Pakistan: talebani contro due chiese a Lahore, 15 i morti (15/03/2015)http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... istani.jpgDonne e bambini fra le vittime. Una folla inferocita ha picchiato a morte due persone sospettate e le ha bruciate
http://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/a ... 24aaf.htmlStrage di cristiani in Pakistan. Due attentatori suicidi talebani hanno causato oggi la morte di almeno 15 fedeli ed il ferimento di altri 78 che pregavano in due chiese di Lahore, capitale culturale pachistana, riportando ancora una volta sotto i riflettori la dura condizione di vita della minoranza religiosa perseguitata nel Paese.
I kamikaze, appartenenti al Tehrek-e-Taliban Pakistan (TTP) Jamat-ul-Ahrar, che ha rivendicato l'attacco a sostegno dell'introduzione in Pakistan della Sharia (legge islamica), si sono fatti esplodere in mattinata all'ingresso delle due chiese, vicine fra loro, del quartiere di Youhanabad (la cattolica St John's Church e la cristiana Christ Church), dopo essere stati bloccati da due agenti che hanno perso la vita nel gesto. Gli attentati hanno investito in pieno i fedeli che entravano e uscivano dai luoghi di culto, causando la morte anche di numerose donne e bambini, mentre fra i feriti almeno 30 sono gravi e ricoverati in rianimazione negli ospedali di Lahore. All'Angelus papa Francesco ha evocato la tragedia appena avvenuta: "Con dolore, con molto dolore ho appreso degli attentati terroristici contro due chiese cristiane a Lahore che hanno provocato morti e feriti. I cristiani sono perseguitati e versano il sangue solo perché cristiani". Dopo le scene di panico ed il fuggi fuggi seguiti alla duplice esplosione, una folla di manifestanti furiosi per l'accaduto si è impossessata delle strade della città, sottraendo fra l'altro a forza alla polizia due sospettati di aver collaborato agli attentati, che sono stati torturati in strada e bruciati vivi. Alcune migliaia di persone esasperate e armate anche di mazze si sono dirette verso Ferozpur Road dove, in un gesto insolito per la pacifica comunità cristiana locale, hanno danneggiato vetrine di negozi ed auto in sosta, assaltando anche una stazione del nuovo servizio urbano di Metro-Bus. Molte centinaia di dimostranti sono scesi in piazza per molte ore anche in varie altre città (Peshawar, Faridabad, Multan e Quetta) ed a Karachi, nel sud del Pakistan, dove sono stati incendiati pneumatici per bloccare una via di grande scorrimento. Le autorità cristiane pachistane hanno decretato tre giorni di lutto per le vittime provocate dai talebani, mentre domani resteranno chiuse tutte le scuole cristiane del Punjab. Condannando gli attentati di Lahore, sua città natale, il premier pachistano Nawaz Sharif li ha definiti "non un attacco alla comunità cristiana ma allo stesso Stato pachistano". Da parte sua il ministro della Difesa, Khawaja Muhammad Asif, ha parlato di "un'aggressione contro l'umanità". Dura anche la condanna da parte di Nazir S. Bhatti, presidente del Congresso cristiano pachistano (Pcc) il quale ha sostenuto che il governo del Punjab "non ha adottato sufficienti misure di protezione per le chiese". "La violenza contro i cristiani - ha assicurato - sta aumentando in Punjab dove bambini, donne e uomini cristiani vengono bruciati vivi con il pretesto della legge sulla blasfemia e dove le case di molti cristiani vengono incendiate ogni settimana ed i responsabili restano in piena libertà". Nel 2011, fra l'altro, almeno due personalità politiche pachistane - l'ex ministro per le minoranze, Shahbaz Bhatti, e l'ex governatore del Punjab, Salman Taseer - sono state uccise per aver preso posizione a favore di Asia Bibi, la madre cristiana di cinque figli condannata a morte per un gesto blasfemo da lei negato. L'attacco odierno contro le due chiese è il più grave dal 2013, quando una duplice esplosione in una storica chiesa di Peshawar causò la morte di 82 persone.
Attacchi contro chiese in Pakistan. Papa: mondo nasconde persecuzioni anticristianehttp://it.radiovaticana.va/news/2015/03 ... pa/1129578 Papa Francesco ha rivolto il suo grido di dolore all’Angelus per gli attacchi compiuti oggi a Lahore in Pakistan contro due chiese cristiane, una cattolica e l’altra protestante. Numerose le vittime, almeno 14 finora, tra cui anche bambini. Tanti i feriti che versano in gravi condizioni. Hanno rivendicato l’attacco i miliziani di Jamaat-ul-Ahrar, un gruppo scissionista dei talebani. Ma ascoltiamo le parole del Papa:
“Con dolore, con molto dolore, ho appreso degli attentati terroristici di oggi contro due chiese nella città di Lahore in Pakistan, che hanno provocato numerosi morti e feriti. Sono chiese cristiane. I cristiani sono perseguitati. I nostri fratelli versano il sangue soltanto perché sono cristiani. Mentre assicuro la mia preghiera per le vittime e per le loro famiglie, chiedo dal Signore, imploro dal Signore, fonte di ogni bene, il dono della pace e la concordia per quel Paese, e che questa persecuzione contro i cristiani che il mondo cerca di nascondere, finisca e ci sia la pace”.
Sulle notizie che giungono dal Pakistan ascoltiamo padre Bernardo Cervellera, direttore di AsiaNews, al microfono di Sergio Centofanti:
R. – Le notizie sono terribili: sembra che siano due talebani che volevano entrare in chiesa. Hanno cercato di sparare per entrare in chiesa, ma delle guardie di sicurezza alla chiesa fortunatamente li hanno fermati, perché le due chiese erano stracolme di gente che pregava: almeno mille persone. Per cui, se fossero entrati in chiesa sarebbe stato un massacro enorme. E' stata una cosa terribile, perché la gente era in chiesa a pregare, perché è domenica! L’altra notizia che abbiamo è che cattolici e protestanti hanno fatto delle manifestazioni e continuano a farle perché criticano la mancanza di sicurezza da parte del governo – del governo del Punjab – che si trova sempre a dover combattere contro attacchi contro le chiese, contro moschee, violenze continue da parte – appunto – di talebani. Sembra poi – così dicono alcune testimonianze – che alcuni dei poliziotti che avrebbero dovuto essere a guardia di queste chiese, invece fossero in un bar a guardare una partita di cricket.
D. – Perché questi attentati, proprio adesso?
R. – Il governo pakistano è stato sempre ambiguo nei confronti dei talebani: da una parte li ha sempre protetti e ha dato loro ospitalità e rifugio, soprattutto nel Nord del Pakistan; nello stesso tempo, è alleato della comunità internazionale per combattere il terrorismo. E questo gioco continuo adesso è nel periodo in cui sta cercando di combattere il terrorismo. Purtroppo, i talebani sono diffusi ovunque nel Paese perché in tutti questi anni sono riusciti a fondare qualcosa come 20-25 mila scuole coraniche nelle quali si insegna l’islam fondamentalista e quindi ci sono fondamentalisti ovunque che combattono sia i cristiani, sia gli sciiti. Non dimentichiamo che – appunto – ci sono tantissimi attacchi anche a moschee sciite: praticamente, ogni settimana. E poi c’è anche un gruppo, dei cosiddetti “ahmadi” che sono un gruppo che si ispira un po’ a Maometto, un po’ all’islam, ma che è considerato eretico. Quindi, mi sembra che questi talebani pakistani, ormai – stiano emulando le azioni del sedicente Stato islamico.
D. – Quindi c’è un rischio di estensione di questo Stato islamico?
R. – Un rischio di estensione ma soprattutto di alleanze: infatti, lo Stato islamico è molto finanziato da alcuni Paesi del Golfo e quindi ha soldi a non finire, e questo porta tanti gruppi terroristi, tanti gruppi di fondamentalisti islamici a proclamare l’alleanza con loro per avere anche fondi, armi e così via.
D. – La situazione dei cristiani in Pakistan appare sempre più difficile: pensiamo anche i tanti che sono nelle carceri, accusati ingiustamente di blasfemia.
R. – Sì, perché questa ventata di fondamentalismo non permette mai una situazione tranquilla, per cui molti cristiani per una sciocchezza o con falsa testimonianza, vengono accusati di blasfemia contro il Corano, contro il Profeta, e subiscono il carcere. Non solo: spesso subiscono anche una esecuzione sommaria all’interno delle carceri, perché molte volte le stesse guardie carcerarie sono pagate per farli fuori.
D. – Il caso più noto è Asia Bibi: come sta?
R. – Di Asia Bibi si sa che per proteggerla da una possibile esecuzione extragiudiziaria è controllata giorno e notte. Sta in carcere: questa poverina prega, ogni tanto è visitata da parenti o da ong cristiane che la sostengono … Però non si trova un modo per risolvere il suo caso. Probabilmente, se si potesse fare questo processo di appello, la sua condanna a morte sarebbe cancellata. Il punto è che quando i giudici fissano l’appello, si formano subito manifestazioni di gruppi fondamentalisti che chiedono la sua morte. E spesso i giudici hanno paura e quindi aggiornano, rimandano continuamente questo processo d’appello.
Stragi in Pakistan, i vescovi: la polizia guardava il cricket in tv - 15/03/2015 http://vaticaninsider.lastampa.it/nel-m ... colo/39766 I presuli: una grave negligenza. Aumentano i casi in cui gli agenti diventano complici degli omicidi o braccio armato dei radicali - Paolo Affatato roma
A morire sono stati i giovani volontari cattolici che hanno cercato di fermare i terroristi. Sì, perché i poliziotti che avrebbero dovuto essere davanti alla chiese – disposizione del ministero degli interni – sono sani e salvi: erano impegnati a vedere in tv la partita di cricket, lo sport nazionale in Pakistan.
La nota della Commissione «Giustizia e pace» dei vescovi cattolici pakistani lancia accuse pesanti. «La chiesa di Youhanabad aveva supplicato il governo e la polizia di aumentare la sicurezza, date minacce ricevute di recente. Ma gli agenti presenti erano pochissimi. E, invece di fare il loro dovere di vigilanza, erano occupati a guardare la partita di cricket. In conseguenza di questa negligenza, molti cristiani hanno perso la vita». Di fronte a gravi e ripetuti episodi di violenza sui cristiani, i vescovi reclamano la «volontà politica» di fermare i terroristi.
Da qui l’esasperazione e la protesta della folla che, dopo gli attentati, ha linciato altri due uomini sospettati di essere coinvolti nella strage.
Va detto che la polizia in Pakistan ha un problema sistemico. Quando va bene, le questioni sono negligenza o corruzione. Nel peggiore dei casi, il corpo per la sicurezza dei cittadini si trasforma in braccio armato dei fondamentalisti islamici o si fa complice delle violenze sulle minoranze religiose. E mentre la divisa diventa uno scudo che giustifica l’abuso e l’arbitrio, i cristiani sono vittime privilegiate.
Gli ultimi casi hanno destato l'indignazione di organizzazioni della società civile, cristiane e non. Prima della strage di oggi, i cristiani hanno chiesto a gran voce giustizia per «l’omicidio di stato» consumatosi sempre a Lahore nei giorni scorsi. La polizia ha torturato e ucciso un giovane cristiano innocente. L’unica colpa imputata al 25enne Zubair Masih era quella di essere il figlio di Aysha Bibi, una vedova cristiana accusata di furto da suo datore di lavoro, Abdul Jabar, musulmano di Lahore.
Percosse e insulti non sono bastati a estorcere una confessione alla donna. Tutta la sua famiglia è stata fermata e condotta alla stazione di polizia, che ha continuato il pestaggio (Aysha ne è uscita con le braccia fratturate). Poi tutti rilasciati, tranne Zubair. L'indomani la polizia lo ha scaricato, già cadavere, davanti alla casa di sua madre. Condotto in ospedale, i medici hanno potuto solo constatare il decesso del giovane.
Solo dopo due giorni di pacifica ma ferma protesta, una denuncia è stata ufficialmente registrata a carico del vicecommissario Sarajul Haque, di altri tre poliziotti e di Abdul Jabar. «Ma è molto difficile che in questi casi si arrivi a condanne. Spesso alla famiglia della vittima si offre un risarcimento in denaro, in cambio del ritiro della denuncia», ha spiegato Joseph Francis direttore dell'Ong «Centre for Legal Aid Assistance & Settlement», che ha offerto assistenza legale alla famiglia.
L’abuso di potere è ricorrente quando gli agenti - quasi tutti musulmani - hanno per le mani cittadini pakistani cristiani o indù. Lo testimonia un altro caso che ha scosso la nazione che a novembre del 2014 destò indignazione per l’atteggiamento indifferente della polizia. Allora alcuni agenti lasciarono che i due coniugi cristiani Shahzad Masih and Shama Bibi, accusati di blasfemia, fossero linciati e arsi vivi a Kot Radha Kishan, nella provincia del Punjab.
Di recente la Corte Suprema, nel chiedere al governo del Punjab di costituire una apposita commissione indipendente, dubitando che la polizia stessa potesse garantire un’inchiesta imparziale, ha censurato il comportamento dei poliziotti «che non hanno agito per fermare il linciaggio».
Solo raramente i cristiani presi di mira dalla polizia riescono ad avere giustizia, sempre dopo un calvario. Pochi giorni fa il cristiano pakistano Imtiaz Masih è stato assolto, dopo una battaglia legale durata quattro anni, durante i quali è stato torturato per costringerlo a confessare un omicidio mai commesso. In tal caso i giudici hanno smascherato i falsi testimoni dell’accusa.
«La prassi di usare false accuse è fin troppo comune in Pakistan. Spesso si usano per distogliere l'attenzione dal vero colpevole», ha spiegato l’European Center of Law and Justice (ECLJ), che ha seguito il caso di Imtiaz Masih.
«I cristiani pakistani, generalmente tra i meno abbienti della società, non hanno i mezzi per affrontare lunghe battaglie legali e diventano un comodo bersaglio. La corruzione dilagante nel dipartimento di polizia facilita la prassi delle false accuse», nota l’ECLJ.
I cristiani pakistani hanno spesso affrontato casi di blasfemia basati su false accuse: quello di Asia Bibi, donna e madre cristiana condannata a morte, ne è l’esempio più eclatante.
Il Vaticano dice sì all'uso della forza: "Fermare il genocidio dei cristiani" 15/3/2015Parole durissime del rappresentate della Santa Sede all'Onu, Silvano tomasi: "Usare la forza per fermare le mani dell'aggressore". Il Papa: "Il mondo cerca di nascondere la persecuzione in atto"
http://www.today.it/mondo/papa-contro-g ... tiani.htmlIl Vaticano dice sì all'uso della forza: "Fermare il genocidio dei cristiani"
Contro il sedicente Stato islamico e "il genocidio" che commette a danno dei cristiani in Medio Oriente serve "una protezione più coordinata, che preveda l'uso della forza per fermare le mani dell'aggressore". A parlare così è l'arcivescovo Silvano Tomasi, rappresentante del Vaticano all'Onu a Ginevra, in un'intervista rilasciata alla rivista cattolica Crux. "Dobbiamo fermare questo tipo di genocidio - ammonisce Tomasi - Altrimenti in futuro ci lamenteremo, chiedendoci perché non abbiamo fatto nulla, perché abbiamo permesso che accadesse una simile tragedia".
Sì ALLA FORZA - L'arcivescovo - le cui parole riecheggiano quelle pronunciate nelle settimane scorse da Papa Francesco, secondo cui l'uso della forza è legittimo per fermare un aggressore ingiusto - sottolinea quindi che "sta alle Nazioni Unite ed ai suoi Paesi membri, specialmente quelli del Consiglio di sicurezza, determinare la forma esatta dell'intervento, ma la responsabilità (di agire) è chiara". Ancora, il nunzio spiega che qualsiasi coalizione contro l'Is deve comprendere i Paesi musulmani del Medio Oriente, perché non può avere "un approccio occidentale", e operare sotto l'egida dell'Onu.
IL PAPA - "Il mondo cerca di nascondere" la persecuzione contro i cristiani, che "versano il sangue soltanto perchè credono in Gesù". Lo ha detto Papa Francesco all'Angelus di oggi in piazza S. Pietro a Roma. "Con molto dolore - ha detto Bergoglio - ho appreso degli attentati di oggi contro due chiese a Lahore in Pakistan, che hanno provocato numerosi morti e feriti. Sono chiese cristiane: i cristiani sono perseguitati, i nostri fratelli versano il sangue soltanto perchè sono cristiani. Mentre assicuro la mia preghiera per le vittime e le loro famiglie, chiedo e imploro dal Signore, fonte di ogni bene, il dono della pace e della concordia per quel paese e che questa persecuzione contro i cristiani, che il mondo cerca di nascondere, finisca e ci sia la pace", ha concluso il Papa.
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... istani.jpg http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... -Allam.jpghttp://www.corano.it/corano_testo/8.htmSura VIII
Al-'Anfâl
(Il Bottino)
Post-Eg. n°88 a parte i versetti 30-36 che sono pre-Eg.
Di 75 versettl il nome della sura deriva dal versetto 1
Questa sura fu rivelata dopo la battaglia di Badr, XVII giorno del mese di Ramadan, secondo anno dall'Egira.
In nome di Allah, il Compassionevole, il Misericordioso.
12. E quando il tuo Signore ispirò agli angeli: “Invero sono con voi: rafforzate coloro che credono. Getterò il terrore nei cuori dei miscredenti: colpiteli tra capo e collo, colpiteli su tutte le falangi!
13. E ciò avvenne perché si erano separati da Allah e dal Suo Messaggero”. Allah è severo nel castigo con chi si separa da Lui e dal Suo Messaggero...!
14. Assaggiate questo! I miscredenti avranno il castigo del Fuoco!
15. O voi che credete, quando incontrerete i miscredenti in ordine di battaglia non volgete loro le spalle.
16. Chi in quel giorno volgerà loro le spalle - eccetto il caso di stratagemma per [meglio] combattere o per raggiungere un altro gruppo - incorrerà nella collera di Allah e il suo rifugio sarà l'Inferno. Qual triste rifugio!
17. Non siete certo voi che li avete uccisi: è Allah che li ha uccisi. Quando tiravi non eri tu che tiravi, ma era Allah che tirava*, per provare i credenti con bella prova. In verità Allah tutto ascolta e conosce.
...
39. Combatteteli finché non ci sia più politeismo e la religione sia tutta per Allah. Se poi smettono... ebbene, Allah ben osserva quello che fanno.
40. E se volgono le spalle, sappiate che Allah è il vostro Patrono. Quale miglior patrono, quale miglior soccorritore.
41. Sappiate che del bottino che conquisterete, un quinto appartiene ad Allah e al Suo Messaggero, ai parenti, agli orfani, ai poveri, ai viandanti, se credete in Allah e in quello che abbiamo fatto scendere sul Nostro schiavo, nel giorno del Discrimine*, il giorno in cui le due schiere si incontrarono. Allah è onnipotente.
http://fr.wikipedia.org/wiki/ChariaLa Cour européenne des droits de l'homme, dans un arrêt du 31 juillet 2001 Refah Partisi c. Turquie, fait observer l’incompatibilité du régime démocratique avec les règles de la charia.
« À l’instar de la Cour constitutionnelle, la Cour reconnaît que la charia, reflétant fidèlement les dogmes et les règles divines édictées par la religion, présente un caractère stable et invariable. Lui sont étrangers des principes tels que le pluralisme dans la participation politique ou l’évolution incessante des libertés publiques. La Cour relève que, lues conjointement, les déclarations en question qui contiennent des références explicites à l’instauration de la charia sont difficilement compatibles avec les principes fondamentaux de la démocratie, tels qu’ils résultent de la Convention, comprise comme un tout. Il est difficile à la fois de se déclarer respectueux de la démocratie et des droits de l’Homme, et de soutenir un régime fondé sur la charia, qui se démarque nettement des valeurs de la Convention, notamment eu égard à ses règles de droit pénal et de procédure pénale, à la place qu’il réserve aux femmes dans l’ordre juridique, et à son intervention dans tous les domaines de la vie privée et publique conformément aux normes religieuses. »
Le Docteur Suliman ibn Abdal Rahman Al-Hukail soutient dans un de ses ouvrages, malgré l'arrêt de la Cour européenne des droits de l'Homme, que l'islam est compatible avec les droits de l'Homme. Il y traite de la Déclaration des droits de l'homme en islam, laquelle se réfère en définitive à la charia dans son article 22 al.b, ratifié par 57 États musulmans, compare cette déclaration avec la Déclaration universelle des droits de l'homme et explique les principes fondateurs du droit musulman. Al-Hukail précise au chapitre 5 qu'il existe huit pénalités considérées comme étant fixes en droit musulman en dehors desquelles les juristes ont le moyen incontestable d'innover. Cependant Al-Hukail reste inflexible sur la possibilité d'un moratoire sur les sept peines considérées fixes (hudûd) et, dans un style fort apologétique, affirme qu'elles seraient compatibles avec les droits de l'Homme.
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