Coki, cocaria, veła, xmoca, gay e altre stranbarie
viewtopic.php?f=44&t=264
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... coki67.jpg
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... la-310.jpg
Coki, gay, homoseksueel, гей, hoyw, ομοφυλόφιλος, home, aerach, buzi, gėjų, homofil, гаы, eşcinsel,
mariposo, mashoga, pederasta, ...
http://xref.w3dictionary.org/index.php?fl=it&id=18913
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La cokeria (omosesoałetà) entel vecio mondo
https://it.wikipedia.org/wiki/Storia_de ... ndo_antico
El batajon sagro
https://it.wikipedia.org/wiki/Battaglione_sacro
Coki ente l’exerçeto grego
https://it.wikipedia.org/wiki/Omosessua ... cia_antica
Pedèrastia grega
https://it.wikipedia.org/wiki/Pederastia_greca
http://it.wikipedia.org/wiki/Erastes
Nell'antica Grecia, si definiva erastes l'uomo adulto che aveva una relazione con un adolescente di sesso maschile, che per legge doveva avere più di 12 anni.
Tale relazione, pur essendo a sfondo erotico-sessuale, si arricchiva tuttavia di molteplici aspetti relazionali e di contenuti pedagogici.
L'erastes infatti insegnava all'eromenos ovvero il fanciullo amato, il senso civico, la cultura e l'amore. In cambio, egli si aspettava dall'eromenos gioia e piacere fisico.
In ogni caso, secondo la morale sessuale greca, l'eromenos non doveva concedersi subito all'erastes, ma importante era il corteggiamento attuato dall'erastes nei suoi confronti, come raffigurano vasi e coppe dell'epoca classica.
L'erastes inoltre doveva prendersi cura dell'eromenos, anche con denaro o proteggendolo politicamente.
http://it.wikipedia.org/wiki/Storia_LGBT
Rinascimento
Per approfondire, vedi Omosessualità nel Rinascimento.
La prima testimonianza di una rete di frequentazioni fra sodomiti nelle città italiane del Rinascimento risale al 1407 a Venezia. I documenti parlano di un processo che coinvolse ben 35 sodomiti, ma non è noto se siano stati scoperti a uno ad uno o tutti insieme. Già 32 anni prima Benvenuto da Imola, nel suo commento alla Divina Commedia, si gloria di aver smascherato una consistente comunità di sodomiti a Bologna.
L'ipotesi che sia esistita una sottocultura sodomita nel Rinascimento è stata avanzata di recente da Giovanni Dall'Orto. La sottocultura omosessuale premoderna prevedeva un rapporto sessuale tra un adulto e un ragazzo di età compresa fra i 14 e i 18 anni. In questo modo, si riproponeva un rapporto basato su criteri normali, che garantisse un margine di tolleranza ai sodomiti, anche se vi era la pena del rogo per gli eccessi. L'adulto esigeva dal ragazzo una sessualità "passiva" nell'atto, quindi non era importante se il ragazzo fosse gay o meno.
Un ragazzo eterosessuale accettava di farsi sodomizzare per denaro, per attirare l'attenzione di un adulto (poiché l'adolescenza non era valorizzata come oggi) e per l'inconfessato piacere di essere iniziato al sesso. I soldi che un ragazzo rimediava prostituendosi non erano malvisti da tutte le famiglie, poiché contribuivano al bilancio familiare. Ad esempio, la madre di Cencio, un ragazzo fattorino di Benvenuto Cellini, aveva approfittato dei gusti omosessuali del famoso scultore, proponendogli di mantenere il figlio. In una lettera del 1514, Michelangelo si dice sconcertato del modo in cui un padre avesse accettato di mandare in casa sua il figlio come garzone, in cambio di prestazioni sessuali.
Per secoli gli arresti in massa si successero, uno dopo l'altro, ininterrottamente.
Venezia
A conferma della presenza di pederasti vi sono le stesse leggi di Venezia, una delle quali, nel 1450, indica i portici vicini a Rialto e il portico della chiesa di San Martino come luoghi d'incontro.
Firenze
L'esistenza degli omosessuali nella Firenze del Rinascimento è documentata da una mappa dei luoghi frequentati, raccolta in una lettera del 25 febbraio 1514, in cui Machiavelli parla dell'esperienza di Giuliano Brancacci, uscito una sera a caccia di "uccelli".
Francesco Scambrilla, poeta minore del Quattrocento, segnala un viavai di omosessuali nelle vie intorno a Sant'Ambrogio. A Firenze e a Siena, San Bernardino pronunciò molte prediche contro la sodomia, una sorta di enciclopedia dei comportamenti devianti del tempo.
Transessualismo
Documentata è pure la presenza nel Rinascimento degli "effeminati", di "transessuali", o meglio, degli ermafroditi. A parlarne per primo è Francesco da Buti, commentando la parola "ermafrodito" che Dante usa in Purgatorio (XXVI 81). Un paio di secoli dopo, nel trattato di fisionomia di Giovanni Battista Della Porta, si legge che: «nell'isola di Sicilia son molti effeminati». Esistono due descrizioni di transessuali nel mondo antico. La prima risale all'epoca carolingia: si tratta di un uomo di entrambi i sessi in un bestiario di autore anonimo.
Il secondo riguarda Rolandino Roncaglia, bruciato a Venezia nel 1354 per sodomia. Egli confessò che: «non ebbe mai rapporti sessuali né con sua moglie né con alcuna altra donna perché non sentì mai alcun appetito carnale né riuscì mai ad ottenere l'erezione del membro virile". Morta di peste la moglie, Rolandino iniziò a prostituirsi, vestendosi da donna in quanto "dato che ha aspetto, voce e movenze femminili - sebbene non possegga l'orifizio femminile ma abbia membro e testicoli come i maschi - molti reputavano che fosse donna a causa appunto del suo aspetto esteriore». Risulta comunque poco chiaro quale fosse il rapporto fra omosessualità ed effeminatezza nel Rinascimento.
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Famoxi coki de ara veneta:
Catulo, Paxolini e Lele Mora: tre veneti a Roma
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... a-Roma.jpg
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Disco de Aoronso
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... enarei.gif
El saçerdos/ forse anca “shaman” (?) del disco de Oronso co a rente e a confronto co ‘n so omołogo/cołega etrusco (o ‘n senpliçe oferente?) ... łe do figure łe par esprimare na stesa esensa mestego-spiritual ... i xe tuti do come spirità, envaxà, ciapà da on spirto (anca par mexo de bevande majeghe) e li par on fià coki (mexifemali).
Serci o diski de bronxo veneteghi
https://docs.google.com/file/d/0B_VoBnR ... hhTFE/edit
Dansa e spasio sagri de li etruski e de li shamani
https://docs.google.com/file/d/0B_VoBnR ... =drive_web
Paleoveneti diski bronxei
http://www.raixevenete.com/forum_raixe/ ... IC_ID=6119
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Enarei
http://www.culturagay.it/cg/recensione.php?id=11260
Dumézil mostra come gli enarei fossero "capi o stregoni effeminati" dotati contemporaneamente di due nature, maschile e femminile.
La loro condizione ha un parallelo nel mito di Xæmyc, nel quale un uomo si sostituisce alla moglie (una dea) nel portare a termine una gravidanza, da cui nascerà un eroe.
...
Un testo decisamente per specialisti, scritto oltre tutto in parte in un'epoca in cui si avevano troppe e troppo granitiche certezze sulla presunta "cultura indoeuropea" che gli studi più recenti stanno demolendo (oggi si discute apertemente del fatto che gli Sciti fossero altaici (turchi) piuttosto che indoeuropei), ma pur sempre un saggio di grande fascino.
Sciti e Sarmati: iraneghi o turco altaeghi ?
https://docs.google.com/file/d/0B_VoBnR ... FNYmc/edit
La tejara e li enarei
https://sites.google.com/site/mitieerbe/erbe/tiglio
Il tiglio prodigioso, farmaco della serenità
Così Filiria, figlia di Oceano, amata da Crono che le apparve in forma di cavallo e la possedette, generò il centauro Chirone e fu subito trasformata dagli dei in un tiglio per sfuggire alla vergogna di quel figlio apparentemente mostruoso. Un mostro che tuttavia si rivelò il più saggio tra tutti i centauri e dotato di straordinarie virtù taumaturgiche che gli provenivano proprio dalla nobile tempra della madre. Questa lasciò poi ai mortali un farmaco, il tiglio, dalle altrettante straordinarie virtù taumaturgiche. Pianta della purezza, dell’innocenza, al riparo delle cui chiome si celebravano riti propiziatori; pianta sacra capace di allontanare ogni spirito maligno, tiglio divinatorio e profetico con l’aiuto del quale c’era sempre qualcuno che dava responsi profetici. I popoli Sciiti degli Enarei praticavano l’arte divinatoria della profezia con la corteccia di tiglio tagliata a strisce: davano così il responso avvolgendola e svolgendola con le dita. Gli androgini Enarei sfruttavano così la loro diversità dedicandosi ad un’ arte divinatoria mandata loro in dono da Afrodite e usando una pianta a lei cara e sacra. Essi avevano una grande colpa da espiare: avevano osato profanare il più antico dei santuari di Afrodite saccheggiando il tempio di Ascalonia, nella Siria, e furono puniti con un implacabile morbo femmineo che li rese incapaci di generare.Il tiglio è pianta maestosa e solenne eppure gli dei vollero accomunarla alla vecchia e umile Bauci perché ne rappresentasse la serenità, la saggezza e la quiete senile; l’unico desiderio di Bauci era quello di morire insieme al vecchio marito Filemone. Vivevano in una piccola casa della Frigia, una casa con il tetto di paglia e le pareti di canne, vivevano lì fin dalla giovinezza e in quella capanna erano invecchiati alleviando la povertà con l’animo sereno di chi non si vergogna di sopportarla. La famiglia era tutta lì, dove nessuno era servitore e nessuno padrone.
Storie degli Sciti. Gli "enarei" o "effeminati" nel mito indoeuropeo
recensione di Giovanni Dall'Orto al libro Storie degli sciti (1980) di Georges Dumézil inserita il 20/08/2005
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Quest'opera (che ingloba - ovviamente in traduzione italiana - la monografia Les "énarées" scytiques et la grossesse du Narte Hamyc, già in "Latomus", V 1946, pp. 249-255) alle pp. 167, 184-190, 197 e 208-219 discute degli "enarei" (effeminati/travestiti colpiti dalla "malattia femminile") presso l'antica popolazione degli Sciti, abitanti delle pianure dell'Est europeo.
Leggendo le testimonianze sul fenomeno alla luce di miti indoeuropei provenienti dall'area della Scizia, Dumézil mostra come gli enarei fossero "capi o stregoni effeminati" dotati contemporaneamente di due nature, maschile e femminile.
La loro condizione ha un parallelo nel mito di Xæmyc, nel quale un uomo si sostituisce alla moglie (una dea) nel portare a termine una gravidanza, da cui nascerà un eroe.
L'interesse principale di Dumézil è rivolto a decifrare il mito, più che a ricostruire il ruolo sociale dell'enareo.
Ma anche così, questa monografia resta la più interessante fra quante hanno sino ad oggi affrontato il travestitismo sciamanico delle popolazioni antiche.
Un testo decisamente per specialisti, scritto oltre tutto in parte in un'epoca in cui si avevano troppe e troppo granitiche certezze sulla presunta "cultura indoeuropea" che gli studi più recenti stanno demolendo (oggi si discute apertemente del fatto che gli Sciti fossero altaici (turchi) piuttosto che indoeuropei), ma pur sempre un saggio di grande fascino.
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Castrasion e castetà
Castrasion
Universo del Corpo (1999) di Emilia De Rosa
http://www.treccani.it/enciclopedia/cas ... _del_Corpo)
La castrazione è l'asportazione chirurgica delle ghiandole sessuali o gonadi, chiamata nel maschio orchiectomia e nella femmina ovariectomia. Il termine indica, altresì, l'inibizione temporanea o permanente delle ghiandole sessuali, per lo più a scopo terapeutico, tramite agenti attinici (castrazione radiologica) o tramite agenti ormonali (castrazione chimica). Gli effetti fisici e psichici della castrazione sono diversi a seconda che essa avvenga in fase prepuberale o nell'adulto, nel maschio o nella femmina. In psicoanalisi il complesso di castrazione è uno dei momenti fondamentali dello sviluppo psichico infantile.
1. Effetti fisici e psicologici
La castrazione è stata praticata da tempi immemorabili sia sugli uomini sia sugli animali e le piante. In zootecnica viene eseguita su Uccelli (gallinacei) e su Mammiferi, per rendere più saporite le carni oppure più docili gli animali da lavoro. In botanica è eseguita su fiori ermafroditi, per evitare l'autofecondazione; se si desidera inoltre fare incroci artificiali, si asportano gli stami prima che maturi il polline. In taluni ambiti culturali la castrazione era praticata anche sull'uomo, ossia su soggetti maschi sani, per motivi religiosi (si sacrificava la fertilità alla divinità), o legati all'espressione canora (voci bianche), oppure per rendere sessualmente innocui i guardiani degli harem (eunuchi), o, da ultimo, per disporre di soggetti atti a soddisfare i desideri omosessuali.
La castrazione rituale, di origine antichissima, era collegata al culto della dea madre e riguardava gli uomini che nelle società matriarcali si sottomettevano al potere castrante della Grande Madre. Presso i sacerdoti di Cibele, l'automutilazione era praticata in entrambi i sessi, nella convinzione che disponesse a un godimento superiore.
Nell'antico Egitto, presso i germani, e nel Medioevo, era praticata a scopo punitivo, come sanzione.
Oggi, la castrazione in chirurgia umana viene eseguita per lo più a scopi terapeutici, in presenza di gravi malattie delle gonadi (tumori, infiammazioni croniche), oppure se la produzione di ormoni sessuali può danneggiare l'intero organismo (adenocarcinoma della mammella).
http://umbriaceltica.webs.com/belenaelevirazione.htm
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... rtelet.jpg
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Narsete
http://it.wikipedia.org/wiki/Narsete_(g ... _bizantino)
Narsete (greco Ναρσής [Narsēs]; 478 – Roma, 574) è stato un generale bizantino.
Eunuco di origini armene, è meglio noto per aver portato a termine la conquista dell'Italia avviata da Belisario sotto Giustiniano, sconfiggendo gli ultimi re goti Totila e Teia e i Franchi. Dopo la conquista dell'Italia (553), Narsete la governò per conto dell'Imperatore, ma le proteste dei Romani persuasero l'Augusto Giustino II, successore di Giustiniano, a rimuoverlo dal governo dell'Italia, sostituendolo con Longino. La notizia, fornitaci dalle fonti primarie, secondo cui Narsete avrebbe per ripicca invitato i Longobardi in Italia è considerata dalla storiografia moderna inattendibile. Morì vecchissimo a Roma nel 574.
Eunuco di origine armena, nacque nel tardo V secolo in territorio persiano, ma fu cresciuto alla corte di Costantinopoli, dove fu istruito come servitore al palazzo imperiale. Acquisì grande influenza alla corte di Giustiniano I grazie al favore di Teodora. In breve tempo scalò la gerarchia dei servitori della camera da letto imperiale, raggiungendo la posizione di tesoriere e primo ufficiale (sacellarius e comes sacri cubiculi) nel 530-531. Per le sue capacità diplomatiche gli fu dato il compito di corrompere i soldati persiani con denaro, in modo da indurli a disertare ed unirsi ai Bizantini: in questo modo, nel 530, convinse Narsete e Arazio, guerrieri persiani, a passare dalla parte bizantina. Nel 531 divenne uno spatharius.
http://it.wikipedia.org/wiki/Spatharius
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http://www.goldenbookhotels.com/eureka2 ... onti/1.pdf
Una delle mie passeggiate preferite, partiva dalla zona delle Luprie, dove si trovano le saline della città: superando il ponte di legno di Rialto, incontravo la chiesa più antica della città, dedicata a San Giacometto, ed entravo in un mercato tra i più vivi e ameni che abbia mai conosciuto.
A lato del mercato, si trova una colonna dalla quale vengono bandite le leggi della Repubblica, e dove si frustano i malfattori condannati a quella pena.
Proseguivo poi verso il Campo San Polo per giungere nel quartiere così detto delle Carampane, che nel dialetto veneziano indica le prostitute.
Quell’anno in città ve n’erano ben dodicimila, accorse da ogni parte, a causa del gran movimento di mercanti, artisti e nobili in visita turistica. Tollerate abbastanza bene dalle autorità, svolgono addirittura una funzione moralizzatrice, in quanto sono divenute un’arma legalizzata contro la sodomia.
Divenuta un fenomeno assai diffuso tra i giovani, le autorità avevano disposto che le Carampane salissero su un ponte a seno nudo, in modo da invogliare gli uomini e distoglierli dall’amore maschile. Questo bizzarro ponte è chiamato “ponte delle tette”, che in veneziano significa seni. Ogni venerdì il collegio dei deputati si riunisce per esaminare i casi accertati e procede sottoponendo i denunciati alla cura “ delle tette al vento “ come dicono i mordaci veneziani. Soltanto nel caso in cui i sodomiti perseverino nelle loro attività, senza trarre beneficio dalla cura, vengono portati nella piazza e impiccati.
Una particolarità architettonica tutta veneziana, sono i sottoporteghi, passaggi tra una calle ed una corte, oppure un campiello. Spesso sono arricchiti da sculture o immagini sacre, dedicate ai Santi o alla Madonna e danno gran riparo nelle fredde giornate di pioggia, assai frequenti a Venezia.
Alcuni di questi costeggiano i canali, offrendo rifugio allo scarico delle merci e sono la migliore sintesi di quanto il gusto architettonico dei veneziani riesce a fare, unendo la bellezza alla praticità.
Nel sottoportego della Madonna si trova una scultura che ricorda l’arrivo del papa Alessandro, in fuga dal nostro Federico Barbarossa. A lui si deve la cerimonia dello sposalizio del mare, nel giorno dell’ascensione, ma c’è chi afferma che quella festa, detta della Sensa, è dedicata in realtà alla conquista della Dalmazia da parte del gran Doge Pietro Orseolo.