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I demenziali pacifisti pacifinti che stanno con il carnefice contro la vittima che si difende
I demenziali adoratori, sostenitori e giustificatori del criminale nazifascista russo Putinviewtopic.php?f=143&t=3009 https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 0789336381
I «NEUTRALISTI»Ucraina, quelli che non scelgono: «Né con Putin, né con la Nato»
di Antonio Polito
04 mar 2022
https://www.facebook.com/periekon/posts ... NsThfhX1glDa Landini a Donatella Di Cesare e Rifondazione, chi ripete: «Non si risponde alla guerra con la guerra». Le posizioni neutraliste mettono sullo stesso piano aggredito e aggressore. Il corteo dei pacifisti con la Cgil
In ogni talk show ce n’è uno. Quello che dice: più gli ucraini combattono e più dura la guerra. Siccome alla fine vincerà comunque Putin, prima Putin vince e prima ci sarà la pace. Elementare, Watson. Dunque, per il bene degli ucraini, non aiutiamoli a resistere, né con le sanzioni né con l’invio di armi. Questa inversione dell’onere della pace, per cui dovremmo essere noi, Occidente, a «cessare» una guerra avviata da Putin, evitando di farlo arrabbiare e fingendo di non sentire — ovviamente per il loro bene — gli ucraini che ci chiedono aiuto, può avere effetti paradossali.
Libertà e guerra
L’altra sera, per esempio, una valente filosofa, Donatella Di Cesare, cercava di convincere in tv una esterrefatta profuga ucraina, con i familiari sotto le bombe, che «non si conquista la libertà attraverso la guerra» e che «la pace è anche pensare di poter avere torto». Ma gli ucraini la libertà ce l’avevano già, e pure la pace. E tornerebbero volentieri al 23 febbraio, a prima dell’invasione. La guerra non l’hanno cominciata loro. E anche se, adesso che sono stati invasi, combattono per la libertà, negargli questo diritto ci costringerebbe a riscrivere tutti i libri di storia delle nostre scuole, e condannare Mazzini e Garibaldi e le tre guerre di indipendenza, e pure il poeta Byron che andò a battersi e morire per la libertà della Grecia, e strappare centinaia di pagine sulla autodeterminazione dei popoli.
Un esempio dalla storia
La frase chiave di questo argomento dice: «La pace è più importante di tutto, anche della libertà». È più o meno ciò che pensava la folla plaudente che accompagnò nel 1938 Neville Chamberlain, premier britannico, alla partenza per la conferenza di Monaco; dove, per salvare la pace, cedette a Hitler la regione cecoslovacca dei Sudeti, che venne annessa al Reich (le minoranze linguistiche sono sempre state un potente afrodisiaco dei tiranni). Si sa come finì: con la guerra mondiale un anno dopo. Winston Churchill, che era un grande giornalista e farebbe un figurone nei talk show dei nostri giorni, spiegò icasticamente che cosa era successo ai governanti inglesi: «Potevano scegliere tra la guerra e il disonore. Hanno scelto il disonore, avranno la guerra». Perché non c’è pace basata sul sopruso.
Aggredito e aggressore
Ma quel che più preoccupa è che il tentativo di invertire l’onere della pace non si limita ai talk show. Se ne sente per esempio l’eco anche nel movimento che oggi scende in piazza a Roma con la Cgil. L’altra sera abbiamo ascoltato Maurizio Landini a Tg2Post sostenere, con la sua abituale foga, che «noi dobbiamo cessare questa guerra», ed «evitare la Terza guerra mondiale che dice Biden», e che perciò invece di mandare le armi, perché «non si risponde alla guerra con la guerra», «bisogna che scenda in campo l’Onu». Intendiamoci: ottima idea, e lodevoli intenti. Ma chi è che impedisce all’Onu di scendere in campo, se non la Russia che ha posto il veto in Consiglio di sicurezza sul cessate il fuoco? E giustamente, dal suo punto di vista, visto che è il Paese aggressore. Il difetto di queste posizioni «neutraliste», che hanno portato la Cisl a non aderire alla manifestazione, sta proprio nel mettere sullo stesso piano aggredito e aggressore.
Vecchi slogan
La riedizione di un vecchio e famigerato slogan degli anni di piombo, «né con lo Stato né con le Br», conclude il documento con cui Rifondazione comunista ha aderito al corteo di oggi: «Né con Putin né con la Nato». Vi si condanna sì, in due parole, «l’invasione russa dell’Ucraina». E però anche «l’espansionismo della Nato che ha deliberatamente prodotto un’escalation irresponsabile alimentando il nazionalismo ucraino e l’attacco contro le repubbliche del Donbass». Ora, si possono avere tante e legittime opinioni su che cosa sia successo in quella parte dell’Europa fino al 23 febbraio: ma non si può negare che oggi in Ucraina ci siano i carri armati e i missili russi, non la Nato. E se si è contro la guerra, è contro chi la fa che bisogna manifestare.
La resistenza ucraina
Questo fronte contesta spesso al governo e al Parlamento italiano, e all’Europa tutta, di non avere una strategia: a che serve — chiedono — aiutare la resistenza ucraina? Si possono dare due risposte. La prima: a impedire o ritardare la vittoria dell’aggressore, o a mutilarla nel caso che la ottenga sul campo con migliaia di vittime innocenti, facendogli pagare un tale prezzo politico, economico e morale, da chiedersi se ne sia valsa la pena. La seconda: per evitare che lo rifaccia, lui o il suo successore. Perché dopo la Georgia siamo stati zitti, dopo la Crimea quasi zitti, e se tacciamo anche ora, dopo l’Ucraina — statene certi, cari pacifisti — la guerra toccherà anche alla Moldavia, e di nuovo alla Georgia, e magari anche ai Paesi Baltici.
Aiutiamo dunque chi resiste perché è giusto. Ma anche perché amiamo la pace.
Amiamo la pace.
UCRAINA, QUELLI CHE NON SCELGONO: NÈ CON PUTIN NÈ CON LA NATO"di Antonio Polito, Il Corriere della Sera
6 marzo 2022
https://www.facebook.com/luciano.donder ... MCDHUvwKXlIn ogni talk show ce n’è uno. Quello che dice: più gli ucraini combattono e più dura la guerra. Siccome alla fine vincerà comunque Putin, prima Putin vince e prima ci sarà la pace. Elementare, Watson. Dunque, per il bene degli ucraini, non aiutiamoli a resistere, né con le sanzioni né con l’invio di armi.
Questa inversione dell’onere della pace, per cui dovremmo essere noi, Occidente, a «cessare» una guerra avviata da Putin, evitando di farlo arrabbiare e fingendo di non sentire — ovviamente per il loro bene — ciò che gli ucraini ci chiedono a gran voce, può avere effetti paradossali. L’altra sera, per esempio, una valente filosofa, Donatella Di Cesare, cercava di convincere in tv una esterrefatta profuga ucraina, con i familiari sotto le bombe, che «non si conquista la libertà attraverso la guerra» e che «la pace è anche pensare di poter avere torto». Ma gli ucraini la libertà ce l’avevano già, e pure la pace. E tornerebbero volentieri al 23 febbraio, a prima dell’invasione. La guerra non l’hanno cominciata loro. E anche se, adesso che sono stati invasi, combattono per la libertà, negargli questo diritto ci costringerebbe a riscrivere tutti i libri di storia delle nostre scuole, e condannare Mazzini e Garibaldi e le tre guerre di indipendenza, e pure il poeta Byron che andò a battersi e morire per la libertà della Grecia, e strappare centinaia di pagine sulla autodeterminazione dei popoli.
La frase chiave di questo argomento dice: «La pace è più importante di tutto, anche della libertà». È più o meno ciò che pensava la folla plaudente che accompagnò nel 1938 Neville Chamberlain, premier britannico, alla partenza per la conferenza di Monaco; dove, per salvare la pace, cedette a Hitler e gli consegnò la regione cecoslovacca dei Sudeti, che venne annessa al Reich (le minoranze linguistiche sono sempre state un potente afrodisiaco dei tiranni). Si sa come finì: con la guerra mondiale un anno dopo. Winston Churchill, che era un grande giornalista e farebbe un figurone nei talk show dei nostri giorni, spiegò icasticamente che cosa era successo ai governanti inglesi: «Potevano scegliere tra la guerra e il disonore. Hanno scelto il disonore, avranno la guerra». Perché non c’è pace basata sul sopruso.
Per qualche misteriosa ragione, i più ardenti sostenitori di questa nuova idea di «appeasement» con il tiranno , a prezzo della schiavitù degli ucraini, sono spesso gli stessi che fino a ieri si sono battuti come leoni contro la schiavitù degli italiani, a causa del green pass. E forse si spiega con il fatto che la guerra di Putin riunisce coloro che disprezzano la democrazia: o perché «imbelle» (se sono di destra) o perché «ingiusta» (se sono di sinistra). È un mix di quelli che tifavano per il vaccino Sputnik e quelli che «almeno in Russia non c’è il green pass». Un’antica vena antiparlamentare, ben nota alla storia d’Italia, preferisce l’autoritarismo alla politica democratica. In fin dei conti il movimento dei Fasci è nato qui, ed è nato a sinistra.
Ma quel che più preoccupa è che il tentativo di invertire l’onere della pace non si limita ai talk show. Se ne sente per esempio l’eco anche nel movimento che oggi scende in piazza a Roma con la Cgil. L’altra sera abbiamo ascoltato Maurizio Landini a Tg2Post sostenere, con la sua abituale foga, che «noi dobbiamo cessare questa guerra», ed «evitare la Terza Guerra Mondiale che dice Biden», e che dunque invece di mandare le armi, perché «non si risponde alla guerra con la guerra», «bisogna che scenda in campo l’Onu». Intendiamoci: ottima idea, e lodevoli intenti. Ma chi è che impedisce all’Onu di scendere in campo, se non la Russia che ha posto il veto in Consiglio di sicurezza sul cessate il fuoco? E giustamente, dal suo punto di vista, visto che è il Paese aggressore. Il difetto di queste posizioni «neutraliste», che hanno portato la Cisl a non aderire alla manifestazione, sta proprio nel mettere sullo stesso piano aggredito e aggressore. La riedizione di un vecchio e famigerato slogan degli anni di piombo, «né con lo Stato né con le Br», conclude il documento con cui Rifondazione Comunista ha aderito al corteo di oggi: «Né con Putin né con la Nato». Vi si condanna sì, in due parole, «l’invasione russa dell’Ucraina». E però anche «l’espansionismo della Nato che ha deliberatamente prodotto un’escalation irresponsabile alimentando il nazionalismo ucraino e l’attacco contro le repubbliche del Donbass». Ora, si possono avere tante e legittime opinioni su che cosa sia successo in quella parte dell’Europa fino al 23 febbraio: ma non si può negare che oggi in Ucraina ci siano i carri armati e i missili russi, non la Nato. E se si è contro la guerra, è contro chi la fa che bisogna manifestare.
Questo fronte contesta spesso al governo e al parlamento italiano, e all’Europa tutta, di non avere una strategia: a che serve aiutare la resistenza ucraina? Si possono dare due risposte. La prima: a impedire o ritardare la vittoria dell’aggressore, o a mutilarla nel caso che la ottenga sul campo con migliaia di vittime innocenti, facendogli pagare un tale prezzo politico, economico e morale, da chiedersi se ne sia valsa la pena. La seconda: per evitare che lo rifaccia, lui o il suo successore. Perché dopo la Georgia siamo stati zitti, dopo la Crimea quasi zitti, e se tacciamo anche ora, dopo l’Ucraina — statene certi cari pacifisti — la guerra toccherà anche alla Moldavia, e di nuovo alla Georgia, e magari anche ai Paesi Baltici.
Aiutiamo dunque chi resiste perché è giusto. Ma anche perché amiamo la pace.
Demenziali pacifisti e pacifintiPino Vaccino
11 aprile 2022
https://www.facebook.com/pino.vaccinoVisto che il pacifismo a oltranza cioè quello che non distingue le vittime dai carnefici è fallito miseramente e anche in passato non ha mai prodotto risultati tangibili per capire il fenomeno “ guerra “forse sarebbe il caso di ripartire dai fondamentali e lo fa in maniera magistrale Michael Walzer ebreo americano già professore di Scienze Sociali nell’Institure for Advanced Studies di Princeton nel libro dal titolo “Just and Unjust Wars” (1977) tradotto anche in lingua italiana. Formatosi ad Harvard è uno dei più noti e apprezzati filosofi politici viventi. Lo fa partendo dal discorso tra i generali Ateniesi Cleomede e Tisia ed i magistrati dell’Isola di Melo e dai resoconti della battaglia di Azincourt. Invece di fornire i rudimenti di una teoria generale sulla moralità per poi applicarli ai casi concreti parte da questi ultimi per sviscerarne gli impliciti contenuti morali e argomentare a partire da questi. Un testo fondamentale per comprendere meglio un fenomeno che ha sempre accompagnato l’uomo fin dai primordi.
In Italia c'è gente dispiaciuta perché il ponte da dove ogni giorno e notte passavano tonnellate di armi e munizioni che macellavano i bambini ucraini è stato danneggiato.Gabriele Bonafede
9 ottobre 2022
https://www.facebook.com/gabriele.bonaf ... oWiry1KZSlLa cosa triste è che spesso si tratta delle stesse persone che blaterano di "essere pacifisti" e quindi non vorrebbero inviare armi all'Ucraina per difendersi dall'aggressione.
Salvo poi a essere dispiaciuti perché la Russia ha adesso difficoltà a far passare armi attraverso il ponte che permette di inviarle per continuare a macellare donne e bambini.
Irredimibili, avrebbe detto Giuseppe Tomasi di Lampedusa.
MANIFESTAZIONE PER LA PACEGiovanni Bernardini
6 ottobre 2022
https://www.facebook.com/giovanni.berna ... pVrj9BQAqlI grillini intendono organizzare una grande manifestazione per la pace.
Varie associazioni laiche e cattoliche pare intendano unirsi a loro.
La manifestazione non avrà carattere partitico. I nobili grillini vogliono che non ci siano stendardi o simboli di partito. Solo le bellissime bandiere arcobaleno, simbolo di pace ed universale amore.
Giornali notissimi per la loro equilibrata imparzialità quali “l’Avvenire” ed “il fatto quotidiano” sostengono l’iniziativa.
Bello! Bellissimo! Più bello di così si muore!
Però…
Riusciamo ad immaginare una grande manifestazione pacifista a Londra,o a New York , nell’estate del 1940, dopo che Hitler si era preso Polonia, Danimarca e Francia?
Quale avrebbe dovuto essere il giudizio sui manifestanti?
Avremmo dovuto credere alle loro invocazioni di “pace”?
O non avremmo dovuto pensare che la parola “pace” nascondeva la parola “resa”, e che dire “pace” equivaleva a dire “vittoria di Hitler”?
Chi scenderà in piazza dietro a Conte, e magari a Paragone e Di Battista, Santoro ed Orsini non lotta per la pace. Lotta di fatto per la vittoria della Russia.
Almeno avessero il coraggio di dirlo apertamente! Sarebbero meno spregevoli.
È di nuovo il momento di far sentire la nostra voce contro la guerra, è il momento di chiedere UNO STRACCIO DI PACE.
“SI VIS PACEM, PARA PACEM”: SE VUOI LA PACE, PREPARA LA PACE. Sabato 26 marzo 2022
https://www.facebook.com/EmergencyBolog ... 332907911/ “SI VIS PACEM, PARA PACEM”:
SE VUOI LA PACE, PREPARA LA PACE.
L’appello di EMERGENCY.
Il 24 febbraio la Russia invade l’Ucraina riportando la guerra nel cuore dell’Europa.
La risposta immediata che arriva da chi ci governa è inviare armi all’Ucraina. Noi pensiamo che inviare armi non serva a riportare la pace, ma solo ad aumentare la violenza e il numero delle vittime.
Ancora una volta, chi governa pensa che la guerra sia l’unica soluzione.
Ci dice che la guerra può essere “giusta”, “necessaria”, e “inevitabile”: non è vero, non esistono guerre giuste, la guerra appare inevitabile solo a chi non ha fatto nulla per evitarla con i negoziati e la diplomazia.
Ci dice che la guerra può essere “umanitaria”: non è vero, la guerra porta sempre morte e distruzione, è la negazione dell’umanità.
Ci dice che le spese militari sono necessarie a mantenere la sicurezza: non è vero, negli ultimi 20 anni sono più che raddoppiate ma non viviamo in un mondo più sicuro. Per poter sperare in un futuro migliore, quei soldi andrebbero investiti in ospedali, scuole, lavoro, pensioni.
Ci dice che la guerra serve a costruire la pace: non è vero, solo la pratica dei diritti umani può costruire la pace.
Non ci dice mai, invece, che i civili sono le prime vittime della guerra, di qualsiasi guerra.
I cittadini del mondo sanno benissimo che la guerra è il problema, e non la soluzione, ma spesso non hanno voce.
Per questo motivo vogliamo dare voce a chi non ce l’ha: con un semplice pezzo di stoffa bianca, uno “straccio di pace”. Appeso allo zaino, al balcone, legato al guinzaglio del cane, all’antenna della macchina, al passeggino del bambino, alla cartella di scuola… un modo semplice e immediato per esprimere il nostro ripudio della guerra, del terrorismo, della violenza.
PACIFISTI E PACIFONDAI IN PIAZZA. - ci informa stamani "La Stampa" - LAVORANO PER UNA GRANDE M,ANIFESTAZIONE PER LA PACE ACLI e ARCI, SINDACATI, ORGANIZZAZIONI PACIFISTE E PACIFONDAIE. con il "camaleonte" CONTE che si mette sulla loro scia, "per strappare al PD la sua radice pacifista.
"La Stampa" 6 ottobre, articolo di Federico Capurso. Da leggere tuttoNella foto : il presidente Volodymyr ZELENSKIJ con i soldati ucraini che hanno liberato IZIUM dagli occupanti russi.
Piero Sinatti
https://www.facebook.com/permalink.php? ... 6469772481QUALE PACE ? "TRATTATIVE DIPLOMATICHE" E NIENTE PIU' ARMI A KYIV , sarà la risposta - guida .
Ci spieghino i "pacifsti" con chi SI DOVREBBE aprire una "trattativa DIPLOMATICA": con il criminale PUTIN, con un uomo che ha osato ricorrere alla minaccia-ricatto della GUERRA ATOMICA per sottrarsi all'onta di una sconfitta militare e politica ; che non ha vergogna di indire referendum- farsa per annettere I territori occupati di uno stato sovrano invaso; che si circonda di accoliti-complici , di lacchè "zhukikì i vory", "mascalzoni e ladri" come lui ; di sciovinisti guerraioli come il leader comunista Gennadij ZJUGANOV; di "psicopatici ignoranti" tipo Ramzan KADYROV e di pregiudicati-banditi, ora miliardari, tipo Evgenij PRIGOZHIN ; che manda suoi connazionali (scelti finora tra le minoranze etniche e i ceti più poveri) a uccidere e a morire) ?
Per una vera pace, dobbiamo schierarci con VOLODYMIR ZELENSKI E CON GLI UCRAINI CHE COMBATTONO CONTRO UN ESERCITO INVASORE; CON GLI OPPOSITORI RUSSI COME ALEKSEJ NAVAL'NYJ, ILJA JASHIN, DMITRIJ MURATOV e tanti, tanti altri che osano dire "no alla guerra", "no al Tiranno".
CON VLADIMIR PUTIN NON SI TRATTA.
CHE I CITTADINI della FEDERAZIONE RUSSA , DICANO "NET VOJNE", "NO ALLA GUERRA" SI RIBELLINO, LO CACCINO, NON SIANO SERVI O PECORE DA MANDARE AL MACELLO !
LA SOLA VIA PER LA PACE E' SCONFIGGERE IL MACELLAIO PUTIN. LO STANNO DICENDO ANCHE GLI OPPOSITORI RUSSI.
Queste mie considerazioni nascono dalla lettura di un articolo de "La Stampa" di stamani in cui tra l'altro si legge:
"Quando Giuseppe Conte si augura, in un’intervista ad Avvenire, che la società civile si muova e organizzi una manifestazione per la pace «senza bandiere di partito» e assicura che, con i Cinque stelle, «siamo pronti a fare la nostra parte», sa già che qualcosa si sta muovendo. Le Acli (Associazioni cattoliche dei lavoratori) e l’Arci, la
più capillare associazione culturale del Paese, sono pronte a scendere in piazza, a Roma, tra la fine di ottobre
e i primi di novembre. Una grande manifestazione nazionale per la pace alla quale si dovrebbero unire la «Rete per la pace e il disarmo», di cui fanno parte Acli e Arci, e anche i sindacati, invitati a aderire. Con l’obiettivo finale di produrre un manifesto per la pace e alzare la pressione sul nascente governo. Conte è rimasto in stretto contatto con le due associazioni che per prime si sono fatte promotrici della mobilitazione e anche ieri, dopo la riunione convocata dall’ufficio di presidenza delle Acli in mattinata, si è fatto sentire per restare aggiornato sugli ultimi sviluppi dell’iniziativa. Per il leader del Movimento 5 stelle non è, quindi, solo un pungolo ideale, utile a esercitare pressioni per riaprire il canale della diplomazia, ma anche e soprattutto un’occasione d’oro per strappare al Pd la sua radice pacifista.
Raffaello Caroti
Ma Conte non è colui che ha fatto venire in Italia militari russi ( Italia paese della NATO) per assisterci durante la pandemia? Non è colui che ha accettato che si quattrocento persone, arrivati con una decina di aerei da trasporto a Pratica di Mare , solo una trentina erano sanitari? Non è colui che ha pagato tre milioni di euro per questa trovata? Non è colui che ha permesso a questa masnada di accedere ad uffici e strumenti informatici, contenenti informazioni riservate? Non è colui che è sospettato , insieme al suo degno compare. Salvini, di essere foraggiato dai servizi russi? Non è colui che ora che Putin le sta prendendo di Santa ragione ed è in difficoltà internamente, al punto che non trova di meglio che appoggiarsi a tagliagole, delinquenti e guerrafondai, accentua la pressione e la rivolta contro gli aiuti che vengono forniti all'Ucraina? E una parte degli italiani gli da credito per una elemosina di stato...? A me sinceramente qualche dubbio mi viene...
SULLA PACEEnrico Mentana sui pacifisting:
9 ottobre 2022
https://www.facebook.com/natasha.petrys ... NhRQMKJ7Nl"Bisogna cercare la pace". Chi può non essere d'accordo? Ma come? E soprattutto, quale pace? Putin accetterebbe (forse) solo quella che gli garantirebbe di vedersi riconosciuta dal mondo la sovranità - che lui peraltro ha già proclamato - sui territori occupati in Ucraina, con o senza il consenso di chi glieli dovrebbe cedere, e in barba al diritto internazionale. Davvero sareste disposti a vendervi il territorio altrui per non avere rogne con Mosca? No? E allora cosa altro pensate possa convincere il capo del Cremlino? Una bella mediazione dell'ONU? Vi mostro una foto eloquente. È del 28 aprile. Dopo due mesi di guerra il segretario generale delle Nazioni Unite Guterres compie una missione di pace. Prima va a Mosca, dove incontra un Putin indisponibile a sentire ragioni. Poi si sposta a Kiev per vedere Zelensky. Durante il loro colloquio un missile russo colpisce un obiettivo proprio nel centro della capitale ucraina. Questa è l'attitudine negoziale del Cremlino. Come pensate di modificarla? E già che ci siamo: in grazia di cosa facciamo i fatalisti davanti a attacchi missilistici sulla capitale di uno stato sovrano, e più in generale su sette mesi e mezzo di invasione armata del territorio di quello stato, e poi ci inquietiamo ("Eh però ora Zelensky esagera") per una azione di sabotaggio a un ponte in Crimea, che fino a prova contraria è secondo il diritto internazionale parte dell'Ucraina? Cioè Putin può colpire Kiev, le sue truppe possono occupare (e compiere orrori) a Bucha e Borodjanka, che sono lontane centinaia di chilometri non solo dal confine russo, ma anche dallo stesso Donbass, e invece le forze ucraine non possono compiere un'azione di sabotaggio (posto che siano state loro, come penso) sul loro stesso territorio? Ma almeno abbiate la decenza di ammettere che per voi uno Zelensky, un Kuleba sono dei simboli solo finché le prendono; e che tutto sommato, se adesso Putin offrisse la pace a un'Ucraina mutilata di quattro regioni, sarebbe un risultato da portare a casa. Però, cari pacifisti/opportunisti, è giusto ricordarvelo: la seconda guerra mondiale cominciò proprio così
Gli invasori russi se la danno a gambe. Cosa diranno ora i putinini?I russi stanno abbandonando in massa la Crimea? Sul ponte di Kerch si è formata "una coda di centinaia di auto che si estende per cinque chilometri". Lo dice unian citando media russi e testimoni oculari.
https://www.facebook.com/luciano.donder ... KsReitLqVlEcco la disinformazione di un demenziale filorussoPonte Crimea: Uno Dei Molteplici Attacchi Terroristici UcrainiEttore Lucchesi
08/10/2022
https://www.facebook.com/ettore70r/post ... iGvJxoiADl Se ancora qualcuno aveva dubbi sulle informazioni che riguardavano Kiev e i suoi metodi discutibili nel bombardare per otto lunghissimi anni le repubbliche del Donbass, oggi non può più fingere che quanto è accaduto al ponte di Crimea è una azione terroristica isolata. Prendere di mira infrastrutture e civili non è solo un caso sporadicamente isolato e questo deve cessare a tutti i costi nel bene o nel male.
Durante un conflitto militare, la parte che si trova a difendersi non può e non deve pensare a una strategia alternativa nel riprendersi i suoi territori persi. Ciò che è accaduto al ponte di Crimea, lungo 19 km è un forte messaggio di come Kiev non sappia reagire a un’invasione militare e di come, puntualmente, non si preoccupa di uccidere civili a sangue freddo. Quanto è accaduto al ponte non si discosta minimamente dalle prove raccolte in otto anni di agressioni nel Donbass e degli ultimi otto mesi di conflitto, dove i civili sono sempre stati i veri bersagli dei Nazisti di Kiev e del suo esercito. L’atto terroristico al Ponte di Crimea è solo uno di molti altri attacchi deliberati dai miliziani ucraini che in qualche modo vorrebbero far passare come un chiaro messaggio al mondo che li sostiene di avere ancora molte carte nella manica da giocare.
Di seguito una sequenza temporale dei bombardamenti terroristici da parte del governo di Kiev (più recenti, molti altri non li ho menzionati):
Martedì 5 Luglio 2022, una bambina di dieci anni, Veronika Badina, è stata uccisa nel centro di Donetsk, a causa dei bombardamenti da parte dei nazionalisti ucraini. Molti altri sono stati feriti.
Il 14 Luglio, 2 civili hanno perso la vita, mentre altri 6 sono rimasti feriti in modo grave a causa dei bombardamenti ucraini nella città di Donetsk.
Il 27 Luglio, un attacco mortale con un drone kamikaze americano da parte delle forze militari ucraine, nella regione russa di Bryansk, hanno perso la vita 4 civili.
Il 29 Luglio 2022, a Elenovka, a sud di Donetsk, dove il centro di detenzione che ospitava un centinaio di prigionieri di guerra ucraini, principalmente membri della milizia neonazista del Battaglione Azov è stato bombardato causando la morte di 53 persone e 75 ferite.
Il 4 Agosto, gli ucraini bombardano il centro di Donetsk con cinque potenti esplosioni nell’arco di dieci minuti, prendendo di mira un hotel che conteneva al suo interno esclusivamente giornalisti, un civile donna è rimasta uccisa fuori dalla struttura. In seguito si è scoperto che le cinque esplosioni hanno ucciso almeno altri 8 civili nel centro di Donetsk. (una settimana fa un altro hotel di soli giornalisti è stato colpito dagli ucraini, lasciano una scia di feriti e senza morti: questi sono gli obiettivi militari ucraini per riprendersi i territori liberati dalle forze speciali russe).
Il 5 Agosto, sempre a Donetsk, l’artiglieria ucraina prende di mira un autobus (mai cambiata la strategia terroristica fino ad oggi; i continui bombardamenti hanno il solo scopo di uccidere più civili), dove hanno perso la vita 3 civili.
Il 13 Agosto, un ragazzino di 15 anni perde un piede dopo aver involontariamente calpestato una mina antiuomo PFM-1 (la mina PFM-1 è definita comunemente “Pappagallo verde” o “Petalo” e sembra però ricordare una “Farfalla“). Le piccole mine antiuomo PFM-1 sono vietate ai sensi della Convenzione di Ottawa del 1997, di cui anche l’Ucraina fa parte. Quando queste non uccidono le persone, e vengono calpestate strappano via il piede. I Nazisti ucraini hanno disseminato nelle settimane precedenti e quelle successive Donetsk di queste mine vietate. La comunità Internazionale, tutt’ora, non ne parla nonostante iniettano vittime di civili.
Il 18 Agosto, a Gorlovka, i bombardamenti dei nazionalisti ucraini hanno causato la morte di 3 civili e altri 9 feriti in modo grave. Tra le vittime dei bombardamenti ucraini ci sono bambini e ragazze. Due ragazze sono state portate all’ospedale di Gorlovka in gravi condizioni. Sfortunatamente una ragazza è morta per le ferite riportate.
Il 20 Agosto, si svolge un’attentato terroristico con una bomba piazzata sotto il sedile della macchina, uccidendo Darya Dugin di 29 anni, figlia del veterano commentatore politico russo Aleksandr Dugin.
Il 14 Settembre, un liceo che ospita un orfanotrofio temporaneo è stato bombardato dall’esercito ucraino con 6 lanciarazzi multipli americani HIMARS. Al mattino presto, i soldati ucraini (Nazisti) hanno preso di mira una scuola superiore a Perevalsk, nella Repubblica popolare di Lugansk. Nessun soldato dell’NRL era sulla scena al momento dell’attacco. Un adolescente è morto e altri 4 sono rimasti gravemente feriti.
Oggi Sabato 8 Ottobre, intorno alle 6:00 ora locale, un camion è esploso sul ponte di Crimea nella regione di Krasnodar, provocando danni significativi all’infrastruttura vitale per la Russia nelle sue operazioni militari in Ucraina. Le morti accertate in questo vile attacco terroristico sono di 3 civili, di cui una donna, a seguito dell’esplosione che ha temporaneamente interrotto il traffico automobilistico e ferroviario.
Sempre oggi Sabato 8 Ottobre, Sergey Surovikin, un veterano della campagna in Siria, assumerà il comando di tutte le operazioni militari.
Sergey Surovikin
Il generale dell’esercito, Sergey Surovikin, che ha guidato il gruppo di truppe “sud” in Ucraina e Donbass, e assumerà il comando generale delle forze russe. Lo riferisceil ministero della Difesa:
«Con decisione del ministro della Difesa della Federazione Russa, il generale dell’esercito Sergey Surovikin è stato nominato comandante del raggruppamento congiunto delle forze nell’area dell’operazione militare speciale», si legge nella dichiarazione del ministero.
Il veterano generale ricopre la carica di comandante delle forze aerospaziali russe dal 2017. Lo stesso anno gli è stato conferito il titolo di Eroe della Russia per il suo ruolo nell’operazione militare in Siria. Prima di allora, ha anche preso parte alle ostilità in Cecenia.
Secondo vari resoconti dei media, a Surovikin è stato dato il soprannome di “Generale Armageddon” dai suoi colleghi, citando il suo approccio intransigente e non ortodosso alle operazioni militari.
La dottrina Marin | Appunti per i pacifisti: la guerra si ferma solo se la Russia lascia l’Ucraina Linkiesta.it
Editoriale Christian Rocca
https://www.linkiesta.it/2022/10/putin- ... populismo/ Nemmeno un editoriale, una manifestazione, una mobilitazione per provare a imporre o a suggerire la pace a Vladimir Putin, cioè a colui che se si fermasse finirebbe immediatamente la guerra in Ucraina.
Niente. Solo miserabili «Zelensky si fermi», rivolti a colui che se si fermasse finirebbe immediatamente l’Ucraina, non la guerra.
Solo «basta aiuti». Solo «basta armi», armi che nel caso dei sistemi antimissili che non abbiamo ancora fornito a sufficienza a Kyjiv salverebbero migliaia di vittime civili ucraine sotto il tiro dei criminali russi e che per il resto sono l’unica ragione per cui un intero popolo, un’intera nazione, un’intera cultura non è stata ancora cancellata dagli invasori.
Solo equidistanza tra aggressori e aggrediti, che equidistanza però non è. Semmai è una capitolazione all’imperialismo rossobruno, dettato dall’illusione che cedere all’aggressore magari ci risparmierà la sua ira, ci farà pagare meno le bollette e poi in fondo gli ucraini sono mezzi russi, scrivono in cirillico, che ce ne frega a noi.
Le manifestazioni pacifiste convocate dal Conte che da premier durante il lockdown ha umiliato l’Italia, l’Europa e la Nato facendo sfilare l’esercito russo per la prima volta in Occidente dalla seconda guerra mondiale, e poi le mobilitazioni sindacali “I Love Gazprom” e i suggerimenti via editoriale agli ucraini di non difendersi, di accettare lo status quo, di lasciar morire i propri connazionali sotto occupazione non sono una novità di metà ottobre.
Li abbiamo sentiti e letti e sopportati fin dal 24 febbraio, anzi da prima. Sono gli stessi mentecatti che prima negavano come fake news americane le notizie sulla mobilitazione russa ai confini dell’Ucraina, poi spiegavano che mai e poi mai Mosca avrebbe attaccato l’Ucraina, poi che Kyjiv sarebbe caduta in tre giorni, poi a mano a mano che l’invasore veniva allontanato dalla capitale che l’obiettivo russo non era mai stato Kyjiv, poi che la fornitura di armi occidentali avrebbe peggiorato la situazione degli ucraini e così via, di panzana in panzana. Erano bugie, analisi campate in aria e propaganda russa, in prima serata tv.
Ora che il favoloso popolo ucraino riconquista ogni giorno una città occupata illegalmente da Mosca, e che Mosca è costretta a mobilitare la popolazione civile per farne carne da macello in Ucraina, gli stessi sapientoni al servizio consapevole o no della propaganda del Cremlino chiedono senza pudore al governo di Kyjiv di fermarsi in nome della pace. Malimorté!
Sono gli “utili idioti” di Vladimir Putin. Sono tanti. Si trovano ai vertici dei giornali, dei partiti, dei sindacati. Sono gli stessi che nel 2018 avevano un programma elettorale ispirato alla peggiori panzane del Cremlino, gli stessi che sfoggiavano magliette di Putin e firmavano accordi politici col suo partito unico, gli stessi che invocano la resa ucraina dal primo giorno di guerra, gli stessi che tuonano ancora oggi contro la Nato e la globalizzazione con la posa caricaturale da reduci del comunismo.
Sono indifferentemente di destra e di sinistra, sono membri fondatori del bipopulismo perfetto italiano che avvelena il nostro dibattito pubblico.
Per fortuna, ci sono ancora i governi europei e occidentali e le istituzioni internazionali che, a differenza delle società (in)civili che animano il discorso pubblico sotto l’egemonia culturale dei troll russi, continuano invece a difendere l’Ucraina, la democrazia e tutti noi.
Quello che è successo nel weekend segna un punto di non ritorno nell’oscenità morale dei volenterosi complici di Putin. Gli ucraini hanno fatto saltare in aria un pezzo del ponte della Crimea, nello stretto di Kherc, costruito dai russi dopo l’invasione militare della penisola ucraina del 2014 e inaugurato con solennità da Vladimir Putin nel dicembre del 2019, quale simbolo monumentale dell’imperialismo aggressivo del Cremlino.
Un ponte costruito in territorio ucraino da Mosca per facilitare il flusso di mezzi militari russi in un’Ucraina occupata illegalmente secondo il diritto internazionale tranne che per i giuristi salviniani, per i Cinquestelle, per la feccia rossobruna e per gli opinionisti sedicenti democratici.
Un ponte costruito anche per trasferire i russi in Crimea e deportare gli ucraini e i tatari dall’altra parte come ai tempi di Stalin, crimini sempre accompagnati dall’ipocrita retorica sovietica – cara anche al Comitato del Nobel che premia russi, bielorussi e ucraini – della fratellanza tra i due popoli che non sono fratelli manco per niente, visto che uno dei due stupra, violenta, affama e massacra impunemente l’altro da secoli.
I volenterosi complici italiani di Putin si sono dunque indignati per l’attacco al ponte che fino a qualche giorno abbiamo visto sui social che i russi hanno usato per trasferire in Ucraina una colonna di carri armati lunga qualche chilometro.
Eppure non hanno espresso alcuna riprovazione per i bombardamenti russi sugli ospedali e sulle scuole ucraine, per le stragi di civili alle fermate dell’autobus e nei centri commerciali, per il rapimento di migliaia di bambini, per le abitazioni private sventrate, per gli stupri, per le razzie. E nemmeno per le fosse comuni e per gli ultimi crimini di guerra commessi nel quartiere residenziale di Zaporizhzhia sabato notte e nel centro di Kyjv questa mattina.
E se gli attuali indignati del ponte hanno parlato o scritto dei crimini di guerra russi lo hanno fatto soltanto per sollevare dubbi sulla veridicità delle notizie, sospettate di essere sceneggiate hollywoodiane come suggeriva la propaganda del Cremlino.
Il fatto che proprio ora che l’Ucraina sta vincendo la guerra sul campo le venga chiesto di fermarsi è ripugnante, ancora più di quando le chiedevano di arrendersi perché tanto avrebbe perso lo stesso. Questi che sfilano in piazza e che postano sui social non sono pacifisti, parteggiano per la parte opposta, quella dei criminali russi.
Il virus della resa a Putin mentre Putin sta perdendo si sta diffondendo anche in ambienti che finora sembravano immuni, come nel Pd guidato da Enrico Letta che è stato il leader di partito piu seriamente solidale con gli ucraini. Ma adesso si è aperto un dibattito sulle ragioni della sconfitta elettorale del 25 settembre, e una di queste, secondo i leader del Pd, sarebbe proprio la scelta di schierarsi con l’Ucraina non apprezzata dagli elettori.
Ci sono già le prime avvisaglie di questa ulteriore capitolazione del Pd a furor di populismo: gli editoriali dei giornalisti d’area, i sette europarlamentari che hanno votato un emendamento dei rossobruni amici di Putin a Bruxelles (prima di rientrare nei ranghi e riprendere a votare insieme con gli altri), i soliti Orlando e Provenzano che inseguono il “leader fortissimo di tutti i partigiani per la pace”, per non parlare dell’alleato Fratoianni (preferito a Calenda) che marcia con Conte e vota contro gli aiuti militari all’Ucraina e contro l’adesione di Finlandia e Svezia alla Nato.
Ovviamente il Pd non è ancora perso. Oggi su Linkiesta ospitiamo l’opinione della vicepresidente del Parlamento Europeo Pina Picierno, la quale spiega che gli elettori non si recuperano certo abbandonando gli ucraini e i principi fondativi del Pd. La stessa cosa scrive quotidianamente su Twitter Filippo Sensi.
Vedremo come si evolverà la partita per la successione a Letta ma – come dice Sanna Marin, la leader di un Paese alleato, la Finlandia, che per ragioni storiche e geografiche è molto più preoccupato dell’imperialismo russo rispetto a noi – «il solo modo per finire la guerra è che la Russia se ne vada dall’Ucraina».
La “dottrina Sanna Marin” è l’unica ricetta possibile per la pace.
FERMARE CHI?Giovanni Bernardini
10 ottobre 2022
https://www.facebook.com/giovanni.berna ... p5k9zNaEplDunque, vediamo.
Il 6 Giugno 1944 gli alleati sbarcano in Normandia. Verso il 10 agosto le loro armate sono in vista di Parigi. A quel punto molti grandi intellettuali europei cominciano a strillare: “Eisenhower fermati!”
Tutto da ridere vero? Si, tutto da ridere, eppure, è questo il senso di ciò che i finti pacifisti strillano a proposito dell’Ucraina.
Qualcuno fermi Zelen’skiy. Questo il grido che si leva dai media, questo lo slogan che unisce coloro che stanno organizzando una “grande manifestazione per la pace”.
Uno stato straniero ti può invadere, annettersi, dopo dei referendum farsa, tue importanti e ricche regioni, tu NON hai diritto di cercare di riconquistarle. Se lo fai sei un bieco guerrafondaio che aggredisce uno stato sovrano. Si, sei TU il guerrafondaio perché ormai quelle regioni non sono più tue, visto che l’aggressore se le è annesse, un po’ come dire che se un ladro ti ruba il portafogli e tu cerchi di recuperarlo diventi un aggressore che viola altrui diritti.
I “pacifisti” non chiedono a Putin di fermarsi, NO, lo chiedono a Zelens’kiy. Siamo al ridicolo, al rovesciamento della logica, del buon senso, della morale comune.
Se la “logica” dei “pacifisti” alla Conte dovesse prevalere passerebbe il principio secondo cui ogni prepotente può fare quello che vuole; chiunque disponga o possa disporre di armi atomiche, o anche solo chimiche, o anche solo abbastanza potenti, può ricattare tutti ed ottenere ciò che vuole, impunemente.
Se una simile logica passasse inizierebbe una escalation di ricatti e controricatti che ci porterebbe davvero sull’orlo della catastrofe.
Come al solito i finti pacifisti preparano le guerre peggiori.
L’intera Ucraina è da sette ore sotto le bombe.Michilin Roberto
10 ottobre 2022
https://www.facebook.com/permalink.php? ... 1873830005Tutte le principali città sono senza energia, acqua calda, internet, traporto pubblico. I danni alle infrastrutture sono ingenti. L’allarme aereo non è ancora cessato e non si sa quando terminerà l’attacco missilistico russo. Ora, se difronte alle prima vera risposta di Mosca a mesi di provocazioni e attentati terroristici, si proseguirà con sanzioni e invio di armi diventa oltremodo evidente che della pace e della vita degli ucraini all’Occidente frega meno di zero.
Immediato cessate il fuoco e tavolo di negoziati che porti in brevissimo tempo alla neutralità di Kiev e al riconoscimento dei referendum nei territori russofoni. È tempo che la politica si faccia carico di questa non più rimandabile, urgentissima esigenza. Diversamente si sta semplicemente usando la povera gente come carne da cannone per combattere una guerra per procura. E non sarebbe certo la prima volta. Questo è. Il resto è propaganda.
Antonio Di Siena
PACE O LASCIATI IN PACE?Giovanni Bernardini
11 ottobre 2022
https://www.facebook.com/giovanni.berna ... E5z8gvJrxlIncapace di vincere sul campo, col suo esercito costretto sulla difensiva, Putin si ricorre alle rappresaglie indiscriminate sui civili. Mentre piovono missili su obbiettivi civili il degno compare di Putin, il ceceno Kadyrov, quel bel personaggio rappresentato in foto, sbeffeggia Zelkens’ky invitandolo a fuggire.
Non si tratta di “danni collaterali”, delle inevitabili vittime civili che ogni conflitto comporta. No, si tratta di attacchi deliberati volti a terrorizzare la popolazione, nella speranza di fiaccarne lo spirito di resistenza. E questo nel corso di una guerra di pura e semplice aggressione, anzi, addirittura di una guerra che l’aggressore nega sia tale, riducendola ad semplice operazione di polizia, l’operazione militare speciale, appunto.
Stiamo vivendo una situazione che ricorda tempi lontani, esperienze che credevamo superate per sempre. C’è una guerra, non una remota guerra civile in qualche lontano paese, NO, una guerra in piena regola nel cuore d’Europa, a poche ore di volo da casa nostra.
A questo punto non sono più possibili, ammesso lo siano mai state, ambiguità. I “pacifisti” che invocano “trattative” devono dire chiaramente, una volta per tutte, cosa vogliono.
Per avere la “pace” l’Ucraina deve arrendersi? Deve rinunciare a sue fondamentali regioni? Deve abbandonare al loro destino le popolazioni delle stesse? Su cosa dovrebbe vertere, in concreto, una eventuale trattativa con Putin?
Ce lo dicano, una volta per tutte, i “pacifisti” della domenica. Vogliono una pace vera, basata sul riconoscimento dei diritti di persone e nazioni o vogliono semplicemente essere LASCIATI IN PACE?
IL PACIFISMO – UN APOLOGO Carmelo Palma
8 ottobre 2022
https://www.facebook.com/carmelo.palma. ... Bo32QJp65lAntonio Russo, inviato di Radio Radicale, fu ucciso nel 2000 a Tbilisi, mentre indagava sui crimini russi in Cecenia. L’anno prima era stato l’ultimo giornalista occidentale rimasto a Pristina tra i musulmani kosovari assediati da Milosevic.
Questa tenacia, unita a una posizione inflessibile contro ogni cedimento ai pretesti e alla retorica di Milosevic, che con il Partito Radicale voleva imputato al Tribunale dell’Aja, gli guadagnò le attenzioni della polizia serba e il discredito tra i pacifisti italiani.
Nascosto in un convoglio di profughi, uscì dal Kosovo dove era ricercato e tornò in Italia. Alla stazione di Mestre, fu riconosciuto da un gruppo di pacifisti reduci da una manifestazione ad Aviano, che lo picchiarono per fargli pagare la militanza guerrafondaia.
Intervenne la polizia per salvarlo dai pacifisti, che dovevano prendere il suo medesimo treno; al che Russo, essendo un uomo pacifico, scelse prudentemente di prendere quello successivo.
Il pacifismo italiano è tutto in questo brevissimo, esemplare e verissimo apologo. Chi ne vuole sentire il racconto dalla voce dello stesso Antonio Russo, lo trova a questo link
Dementi e vili filorussi.Punti di riferimento fortissimi | L’appello pacifista degli intellettuali rosso-bruni è la vera piattaforma dei Democratici per Conte - Linkiesta.it
Francesco Cundari
17 Ottobre 2022
https://www.linkiesta.it/2022/10/appell ... ire-conte/Sulla questione della pace e della guerra in Ucraina è in corso da tempo il tentativo di imprimere una svolta alla linea seguita sin qui dal nostro paese, cercando nella chiesa e in papa Bergoglio un punto di riferimento più popolare di Henry Kissinger per giustificare il riposizionamento. Si tratta di una spinta che viene da più parti, con diverse motivazioni. A sinistra, la manovra si salda con il tentativo di ottenere un sostanziale ripudio delle scelte compiute con il governo Draghi, non solo sulla guerra, e un generale riallineamento al Movimento 5 stelle sotto l’egida di Giuseppe Conte.
Dopo l’appello firmato da Rosy Bindi, Tomaso Montanari e vari altri intellettuali e politici perlopiù di area catto-populista in favore di una riapertura del dialogo tra democratici e grillini, pubblicato sul Fatto quotidiano qualche settimana fa, ieri è stato Avvenire, organo della conferenza episcopale italiana, a pubblicare l’appello per un «negoziato credibile» firmato da un gruppo di intellettuali di destra e di sinistra, laici e cattolici, nella forma di una lettera al direttore. Significativamente, gli unici due quotidiani, a parte Avvenire, che ieri riportavano la notizia erano la Verità, con un ampio resoconto della genesi e del merito della proposta, e il Fatto, che ne pubblicava «ampi stralci» (corrispondenti più o meno al cento per cento del testo, escluse le parole «caro direttore»).
Non per niente, tra i firmatari più noti c’è Massimo Cacciari, che si è conquistato già da tempo i favori di entrambi i quotidiani con le imprese della «Commissione dubbio e precauzione» messa su assieme a Carlo Freccero e Ugo Mattei, dove i dubbi e le precauzioni erano ovviamente da intendersi come riferiti ai vaccini, al green pass e alle altre misure anti-Covid (quelle sì di precauzione), mica al virus. Una parabola simile, del resto, hanno seguito gran parte dei movimenti, gruppi e gruppetti no vax che hanno funestato in questi anni talk show e social network, trasformatisi tutti molto rapidamente in gruppi contro la guerra. Dove ovviamente la guerra da fermare, gratta gratta, si capisce che non è mai quella della Russia sul suolo ucraino, ma quella dell’Ucraina per respingere l’offensiva russa. Insomma, così come ieri non bisognava difendersi dal Covid, ma da vaccini e green pass, così oggi il pericolo è rappresentato dalla capacità di difendersi degli ucraini, che potrebbe spingere Vladimir Putin, si dice, a utilizzare la bomba atomica.
La lettera-appello pubblicata da Avvenire comincia infatti proprio così: «La minaccia di un’apocalisse nucleare non è una novità. L’atomica è già stata usata. Non è impossibile che si ripeta». Basta questo incipit – nel merito, nel tono e nelle allusioni ai precedenti storici – per capire subito da dove si parte e dove si vuole andare a parare. Secondo questa logica, qualunque tiranno in possesso dell’atomica decidesse di invadere un paese vicino – non importa quanti massacri, torture, deportazioni imponesse nel frattempo alle popolazioni civili – dovrebbe ottenere subito in premio un bel negoziato in cui discutere quanta parte del territorio da lui occupato resterebbe per sempre di sua legittima proprietà. Al di là della questione morale, strategica e politica, siamo proprio sicuri che un simile approccio renderebbe il mondo più sicuro, e il rischio di una «apocalisse nucleare» più basso?
Il piano in sei punti pubblicato ieri da Avvenire consiste fondamentalmente nel dare a Putin tutto quel che vuole, dandogli pure ragione (infatti ha già raccolto l’entusiastica adesione di Alessandro Di Battista). Merita una segnalazione in particolare il punto due, dove si parla di «concordato riconoscimento dello status de facto della Crimea, tradizionalmente russa e illegalmente “donata” da Krusciov alla Repubblica Sovietica Ucraina». Passaggio degno di nota perché condanna l’«illegale» donazione della Crimea all’Ucraina da parte di Krusciov nel 1954 e non cita nemmeno, anzi, così dicendo chiaramente giustifica, l’annessione della Crimea manu militari da parte di Putin nel 2014. Seguono poi «autonomia delle regioni russofone di Lugansk e Donetsk entro l’Ucraina secondo i Trattati di Minsk, con reali garanzie europee o in alternativa referendum popolari sotto la supervisione Onu» e la «definizione dello status amministrativo degli altri territori contesi del Donbass per gestire il melting pot russo-ucraino che nella storia di quelle regioni si è dato ed eventualmente con la creazione di un ente paritario russo-ucraino che gestisca le ricchezze minerarie di quelle zone nel loro reciproco interesse».
E qui, arrivati al «melting pot», ai «territori contesi» e soprattutto al «loro reciproco interesse», diventa difficile separare il tragico dal grottesco, e anche continuare a leggere. Parliamo di zone dove ogni giorno la controffensiva ucraina, a mano a mano che libera città e villaggi, scopre nuove camere di tortura e nuove fosse comuni.
Due giorni fa, a Kherson, il direttore della Filarmonica Yuriy Kerpatenko è stato ucciso dai russi in casa sua perché si era rifiutato di dirigere un concerto in favore dell’invasore. Chi vuole la pace si augura che Kherson sia liberata al più presto da simili assassini o che i fratelli, i figli e i genitori delle vittime si siedano a discutere di quanta parte delle risorse naturali del paese dovrebbero cedere ai loro carnefici, in un bel comitato paritario formato per metà dagli scampati alle camere di tortura e per metà dai torturatori? La verità è che l’unico esercito che si vorrebbe concretamente fermare, oggi, è quello che sta liberando l’Ucraina da tali aguzzini.
Vedremo quanto i firmatari di destra dell’appello – tra i quali nomi come Pietrangelo Buttafuoco, Franco Cardini, Marcello Veneziani, certo non estranei alla tradizione da cui proviene Fratelli d’Italia – si dimostreranno isolati anticonformisti o magari invece avanguardia di un movimento più largo. Ma a sinistra è evidente che la partita per ridisegnare i confini e la natura dell’intero schieramento è già cominciata.
È sempre un bene che le posizioni politiche siano espresse chiaramente, affinché ciascuno possa valutarne in piena coscienza tutte le implicazioni strategiche e morali. Se questa idea di pace – e di collocazione internazionale dell’Italia – è il discrimine su cui si vuole costruire una nuova sinistra che vada dal Pd al M5s, è un’ottima cosa che sia esposta limpidamente nel dibattito pubblico, e che tutti i dirigenti impegnati in una simile prospettiva dicano esplicitamente come la pensano.