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Biden e l'Afganistan disastro e vergogna per gli USADichiarazione di Kevin McCarthy (CA-23), Leader di minoranza repubblicano alla Camera dei rappresentanti:
"Per 20 anni, le nostre truppe hanno sopportato dispiegamenti lunghi mesi, difficoltà e tempo lontano dalle loro famiglie per servire il loro paese durante i turni di combattimento in Afghanistan. Hanno doverosamente risposto alla chiamata di servizio e hanno coraggiosamente combattuto per proteggere i nostri interessi nazionali all'estero. Per troppi, quel sacrificio ha significato ferite che hanno cambiato la vita, e alcuni hanno anche pagato l'ultimo sacrificio con la loro stessa vita.
L'Osservatore Repubblicano13 agosto 2021
https://www.facebook.com/ORepubblicano/ ... 7826816886"Avrebbe dovuto essere responsabilità del governo eseguire un'uscita responsabile mentre ritiravamo le forze rimanenti dal paese. Ma nel giro di pochi mesi, l'amministrazione Biden ha condotto un processo di ritiro pasticciato che ha ora prevedibilmente consegnato un intero paese ai terroristi.
"Il presidente Biden deve immediatamente concentrare tutti gli sforzi per assicurarsi che ci sia un piano per estrarre in sicurezza tutti i membri delle forze americane e i civili ancora rimasti in Afghanistan. Egli deve anche al pubblico americano una risposta su ciò che ha intenzione di fare per assicurarsi che la regione non si trasformi in un terreno fertile per un estremismo più violento che porterà ad attacchi terroristici globali su larga scala".
Dichiarazione del leader Kevin McCarthy sulla situazione in Afghanistan dopo il briefing dell'amministrazione
Washington D.C. - Oggi, il leader repubblicano della Camera Kevin McCarthy (CA-23) e i membri della Camera dei Rappresentanti hanno ricevuto un briefing dall'amministrazione Biden sulla situazione attuale in Afghanistan. Ma purtroppo, l'amministrazione Biden ha fornito solo scuse per la loro mancanza di leadership.L'Osservatore Repubblicano
15 agosto 2021
https://www.facebook.com/ORepubblicano/ ... 0013340334Il leader McCarthy ha rilasciato la seguente dichiarazione dopo la telefonata:
"Il mese scorso, il presidente Biden ha detto all'America che il governo dell'Afghanistan aveva 300.000 truppe, che sono - secondo le sue stesse parole - "ben equipaggiate come qualsiasi altre al mondo" e che sarebbero state pronte a difendere il paese contro una presa di potere dei talebani. Il suo Segretario di Stato ha anche espresso abbastanza fiducia per supporre che la presenza diplomatica degli Stati Uniti nel paese sarebbe rimasta, aggiungendo l'avvertimento che anche se la sicurezza si deteriorasse, non pensava che sarebbe successo dal "venerdì al lunedì".
"Proprio negli ultimi tre giorni, abbiamo visto i talebani prendere il controllo della base aerea di Bagram, migliaia di prigionieri - la maggior parte dei quali sono considerati terroristi - rilasciati dal carcere dai talebani, il presidente afgano è apparentemente fuggito dal paese, e al nostro personale dell'ambasciata ancora a Kabul è stato appena chiesto di rifugiarsi sul posto.
"Inoltre, sono preoccupato per gli effetti del deterioramento dell'Afghanistan sulla sicurezza nazionale degli Stati Uniti in patria. Mentre la crisi di frontiera del presidente Biden continua e gli individui presenti nelle liste di controllo del terrorismo sono stati fermati al confine, il rischio che l'Afghanistan torni ad essere un paradiso per i terroristi avrà un impatto diretto sulla nostra sicurezza di frontiera".
"Questa mattina, i membri della Camera hanno ricevuto un briefing dall'amministrazione riguardo all'attuale situazione in Afghanistan. La situazione in Afghanistan è terribile, il nostro confine non è sicuro, ed entrambi hanno impatti diretti sulla nostra sicurezza nazionale. Tuttavia, ho sentito solo scuse. In mezzo al caos in corso e alla conseguente instabilità in patria e all'estero, l'unica soluzione che il presidente Biden ha offerto è quella di fare politica e incolpare senza motivo il suo predecessore. Joe Biden è stato comandante in capo per sette mesi - l'attuale fallimento in Afghanistan ricade esattamente sulle sue spalle.
"Dato che ai membri repubblicani non è stato in qualche modo permesso di fare domande durante la videoconferenza, ho chiesto all'amministrazione di tenere un'altra call nell'immediato futuro per rispondere alle domande dei membri.
Mentre aspettiamo altre risposte dall'amministrazione, chiedo al presidente Biden di smettere di trovare scuse per i suoi stessi errori e di rivolgersi al paese di persona, spiegando come intende garantire gli interessi nazionali degli Stati Uniti, proteggere il nostro personale sul campo, assistere gli alleati afghani che ci hanno aiutato e prevenire la ricomparsa di Al Qaeda.
"La sua mancanza di leadership in questo momento cruciale è stata vergognosa - è servita solo a rafforzare i nostri avversari e a deludere i nostri alleati".
NOTA SULL'AVANZATA TALEBANA
La débâcle occidentale in Afghanistan, in testa Stati Uniti, con ritorno dei talebani al potere dopo un ventennio, certifica una cosa nota, esistono realtà completamente refrattarie alle magnifiche sorti e progressive che l'Occidente ha preteso di incarnare, soprattutto relativamente alle strutture politiche che ha saputo faticosamente darsi. Niram Ferretti
15 agosto 2021
https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063La democrazia è pianta delicata e non cresce ovunque si tenti di radicarla, ci sono terreni che la rifiutano decisamente, e nessun giardiniere, anche il più capace, potrà impedire che ciò accada.
L'Afghanistan ha visto andarsene gli inglesi, i russi, e ora gli americani. Le riforme fatte calare dall'alto, come quella che ha imposto alle donne una maggiore emancipazione, spariranno presto.
C'è un mondo arcaico contro il quale l'onda lunga del progresso deve ritirarsi, come la marea, per lasciare sul terreno usanze e modi di pensare incompatibili con quelli che noi consideriamo acquisiti e irrinunciabili.
Il problema è che la nostra libertà, ciò che noi pensiamo essa sia, non è quella che i talebani considerano preziosa. Un altro problema è che questo mondo chiuso e refrattario ai costumi occidentali può diventare terra da pascolo per potenze che si pongono completamente in alternativa all'Occidente, come la Cina.
A questo punto, l'Afghanistan non è solo il simbolo di una presa di coscienza, ci siamo noi e loro, e loro non vogliono essere come noi, (salvo adottare i vantaggi tecnologici che abbiamo prodotto), ma è anche un ammonimento chiaro. Là dove la democrazia o ciò che tenuamente le somiglia fallisce, avanza inesorabile ciò che le si oppone. Difficilmente avrà la pretesa di restare confinato nel proprio perimetro ristretto.
Dichiarazione di Donald J. Trump, 45° Presidente degli Stati Uniti d'AmericaL'Osservatore Repubblicano
16 agosto 2021
https://www.facebook.com/ORepubblicano/ ... 0496617619Prima Joe Biden si è arreso al COVID, che è tornato di nuovo all'assalto. Poi si è arreso ai talebani, che hanno rapidamente conquistato l'Afghanistan e distrutto la fiducia nel potere e nell'influenza americana.
Il risultato in Afghanistan, compreso il ritiro, sarebbe stato totalmente diverso se l'amministrazione Trump fosse stata in carica. A chi o cosa si arrenderà Joe Biden la prossima volta? Qualcuno dovrebbe chiederglielo, se riescono a trovarlo.
Il presidente degli Stati Uniti: "America non combatte una guerra civile che l'esercito afghano non vuole combattere"Biden: "Basta sacrificare soldati Usa per Afghanistan"
16 agosto 2021
https://www.adnkronos.com/afghanistan-b ... YLpCwvjTu1"È sbagliato chiedere ai soldati americani di combattere una guerra civile che l'esercito afghano non vuole combattere. Quante altre vite, vite americane, dovremmo sacrificare? Sarò chiaro nella mia risposta, non ripeterò gli errori del passato: restare e combattere indefinitamente non è nell'interesse nazionale degli Stati Uniti". Joe Biden, presidente degli Stati Uniti, dalla Casa Bianca prende la parola sull'Afghanistan, controllato ora dai talebani. Biden ritiene corretta la decisione di ritirare le truppe dal paese asiatico. " La nostra missione in Afghanistan non ha mai mirato a costruire una nazione. Non era previsto che creassimo una democrazia centralizzata e unita. Il nostro unico interesse rimane quello che è sempre stato: evitare un attacco terroristico sul suolo americano. Siamo andati in Afghanistan quasi 20 anni fa con obiettivi chiari: colpire chi ci aveva attaccato l'11 settembre 2001 e asssicurarci che al Qaida non usasse l'Afghanistan come base. Lo abbiamo fatto. Non abbiamo mai smesso di dare la caccia a Bin Laden e lo abbiamo ucciso, dieci anni", aggiunge.
"Quando ho assunto l'incarico, ho ereditato l'accordo negoziato dal presidente Trump con i talebani: le forze americane avrebbero dovuto lasciare l'Afghanistan il primo maggio 2021, 3 mesi dopo il mio insediamento. Le forze americane erano state già ridotte durante l'amministrazione Trump. La scelta che ho dovuto fare da presidente era rispettare l'accordo o prepararmi a combattere i talebani: non ci sarebbe stato nessun cessate il fuoco dopo il primo maggio, non ci sarebbe stato nessun accordo per proteggere i nostri militari dopo il primo maggio, nessuna stabilità senza vittime americane dopo il primo maggio. Si trattava di rispettare l'accordo e arrivare ad un'escalation del conflitto, mandando migliaia di americani in Afghanistan per una guerra che sarebbe entrata nel terzo decennio", aggiunge il presidente degli Stati Uniti.
"Non cambio assolutamente idea rispetto alla mia decisione. Dopo 20 anni, ho imparato che non è mai il momento giusto per ritirare i soldati americani", dice prima di puntare il dito contro "i leader politici dell'Afghanistan" che "hanno lasciato il paese. L'esercito afghano è collassato. I soldati americani non possono e non devono combattere e morire per una guerra che le forze afghane non vogliono combattere. Abbiamo speso oltre un trilione di dollari per addestrare e armare le forze afghane, incredibilmente equipaggiate e più numerose degli eserciti di molti nostri alleati Nato: gli abbiamo dato ogni strumento, abbiamo pagato i loro stipendi, abbiamo garantito l'efficacia della loro aviazione, qualcosa che i talebani non hanno. Non abbiamo potuto dar loro la volontà di combattere per il loro futuro", afferma Biden.
"E' sbagliato chiedere ai soldati americani ciò che gli afghani non farebbero. La presenza di soldati americani non farebbe differenza per un anno, 5 anni o 20 anni" se le forze armate afghane non sono disposte a combattere. "Quante altre generazioni di figli e figlie americane avrei dovuto mandare per combattere la guerra civile afghana quando l'esercito afghano non vuole combatterla? Quante vite americane" bisogna sacrificare? "Io non ripeterò errori fatti in passato, con guerre combattute all'infinito" senza che ci fosse "un interesse americano" in gioco.
Quindi, il messaggio ai talebani: "Difenderemo il nostro popolo con forza devastante, se necessario", dice Biden, assicurando che Washington risponderà in modo "veloce e potente" se i talebani attaccheranno cittadini americani o cercheranno di interrompere il ponte aereo dall'aeroporto di Kabul.
I possibili effetti del caos in Afghanistan sull’amministrazione BidenAutore Stefano Magni
18 agosto 2021
https://it.insideover.com/guerra/il-fal ... biden.htmlL’Afghanistan è la “tomba degli imperi”. Ma nei prossimi anni, la ritirata precipitosa dall’Afghanistan può diventare anche la tomba politica del presidente Biden. In due frasi, nel suo discorso del 16 agosto, all’indomani della caduta di Kabul, il presidente statunitense ha spiegato i motivi del ritiro. “This is not in our national security interest. It is not what the American people want”: (la Guerra in Afghanistan, ndr) non è nel nostro interesse di sicurezza nazionale. E non è quel che il popolo americano vuole. La prima affermazione è già smentita dalla storia, la seconda sta per essere smentita dai sondaggi.
“Non è nel nostro interesse di sicurezza nazionale”: per 20 anni gli Stati Uniti hanno combattuto una guerra che non rientrava nell’interesse di sicurezza nazionale? Cinque amministrazioni (due Bush, due Obama e una Trump) hanno sbagliato tutto? È anche difficile pensarlo, nel momento in cui lo stesso Barack Obama, di cui Biden era vicepresidente, aveva definito il conflitto in Afghanistan “guerra per necessità”. Tutte le amministrazioni da Obama in avanti avevano in mente di ritirarsi. Nessuno, però, avrebbe voluto far passare la ritirata come una sconfitta. Il rischio di Biden è proprio quello di far percepire l’uscita dal Paese asiatico come la fuga di un esercito sconfitto.
Biden, nel suo breve discorso, afferma che non vi fosse l’interesse a combattere al posto di un esercito regolare afgano che non ha dimostrato alcuna volontà di difendere il suo stesso popolo. Eppure la politica pro-ritiro si basava sulla convinzione opposta: che l’esercito afgano fosse in grado di difendersi da solo. Altrimenti nessuno avrebbe dato un ordine di ritirata: a nessuno piacerebbe passare per sconfitto e assistere alla presa di una capitale alleata da parte di un nemico ventennale. L’amministrazione era convinta, fino al giorno prima che Kabul cadesse, che l’Afghanistan potesse essere pacificato dopo il ritiro e questo nonostante le analisi dei militari fossero chiaramente disilluse e neppure il Capo dello Stato Maggiore Congiunto, Mark Milley fosse ottimista in merito. Sono contraddizioni che in politica si pagano. Specialmente se l’Afghanistan tornerà a costituire una preoccupazione per la sicurezza nazionale americana.
Se l’intelligence americana ha sottovalutato la forza dei talebani, tanto che la loro avanzata rapidissima ha colto l’amministrazione completamente di sorpresa, è possibile che ora sottovaluti anche il ritorno di una minaccia terroristica in Afghanistan.
Il pericolo delle armi lasciate in Afghanistan
Qualunque gruppo irregolare, dopo lo scioglimento di fatto dell’esercito regolare (352mila uomini armati ed equipaggiati dagli Stati Uniti), troverebbe oggi, in tutte le province afgane, armi a volontà, di tutti i tipi, anche sofisticate. I combattenti talebani si filmano, trionfanti, a bordo degli elicotteri abbandonati a Herat. Mostrano con orgoglio le montagne di armi e mezzi sequestrati. Nella sola base di Sultan Khil, nella provincia di Wardak, i guerriglieri hanno messo le mani su 70 fucili di precisione, 900 armi da fuoco individuali, 30 Humvees, 20 pickup e 15 veicoli corazzati.
I guerriglieri hanno catturato container carichi di telefoni satellitari, granate e mortai, ancora con la scritta “Proprietà del governo statunitense”. Nell’aeroporto di Kunduz, i Talebani hanno preso droni, veicoli corazzati (Mrap), Humvee ed elicotteri, intatti e funzionanti. Depositi simili ci sono in tutto il Paese. Ha fatto scandalo, all’aeroporto Kabul, il video di una montagna di armi leggere abbandonata all’aeroporto, alla mercé del primo che passa a prenderle.
Il Pentagono non ha alcun piano per recuperare tutto il materiale bellico lasciato sul territorio, fornito all’esercito regolare e finito nelle mani dei Talebani. Non solo questo arsenale può essere usato dai nuovi padroni dell’Afghanistan, ma il rischio ancora peggiore è che venga disperso, venduto, catturato o ceduto a terroristi di altre sigle, come Al Qaeda e Stato Islamico, per cominciare. È dunque solo una questione di tempo, prima che l’Afghanistan torni a costituire una minaccia alla sicurezza nazionale degli Stati Uniti (e nostra).
Rimanere in Afghanistan, “non è quel che il popolo americano vuole” come ha affermato Biden. Ma il popolo americano non voleva neppure assistere ad una ritirata precipitosa che sa di sconfitta. Non voleva vedere Kabul conquistata dai talebani, né le scene di fuga disperata dei suoi abitanti. Il sostegno alla politica di Biden di ritiro dall’Afghanistan ha perso 20 punti percentuali in appena quattro mesi, secondo il sondaggio Morning Consult commissionato dalla rivista Politico.
Il consenso era del 69% alla fine di aprile, mentre oggi è del 49%. Solo il 38% dei Democratici (e prevedibilmente appena il 14% dei Repubblicani) ritiene che il ritiro stia andando bene. Il 48% ritiene che gli Usa non debbano ritirarsi nel caso l’Afghanistan torni a diventare una base terroristica. E questo è solo l’inizio (il sondaggio è avvenuto dal 13 al 16 agosto). Nel caso il pericolo torni a manifestarsi dall’Asia centrale, l’Afghanistan diverrebbe realmente la tomba politica di Biden, non solo degli imperi.
La resa di Biden in AfghanistanJoe Biden cerca di evitare le responsabilità per un ritiro disastroso
20 agosto 2021
https://osservatorerepubblicano.com/202 ... ghanistan/La dichiarazione di sabato di Joe Biden in cui si lava le mani dell’Afghanistan merita di passare come una delle più vergognose della storia da parte di un Comandante in Capo in questo momento del ritiro americano. Mentre la morsa dei Talebani si stringeva attorno a Kabul, il signor Biden ha inviato una conferma dell’abbandono degli Stati Uniti in cui si assolveva dalla responsabilità, girava la colpa al suo predecessore, e più o meno invitava i Talebani a prendere il controllo del paese.
Con questa dichiarazione di capitolazione, l’ultima resistenza dell’esercito afgano è crollata. I combattenti talebani hanno catturato Kabul ed il presidente Ashraf Ghani è fuggito dal paese mentre gli Stati Uniti cercavano freneticamente di evacuare gli americani. Gli jihadisti che gli Stati Uniti hanno rovesciato 20 anni fa per aver dato rifugio a Osama Bin Laden ora sventoleranno la loro bandiera sull’edificio dell’ambasciata statunitense nel 20° anniversario dell’11 settembre.
Il nostro obiettivo come Wall Street Journal è sempre stato quello di offrire consigli costruttivi perché si evitasse questo risultato. Abbiamo criticato l’accordo di Donald Trump con i Talebani e messo in guardia sui rischi del suo desiderio di ritirarsi in fretta, ed abbiamo fatto lo stesso con il signor Biden. I consiglieri del presidente hanno offerto un’alternativa, così come il gruppo di studio sull’Afghanistan. Il signor Biden, come sempre troppo sicuro del suo acume in politica estera, ha rifiutato di ascoltare.
L’auto-assoluzione di sabato del signor Biden rappresenta la sua perfetta disonestà. “Un anno in più, o cinque anni in più, di presenza militare degli Stati Uniti non avrebbe fatto la differenza se l’esercito afgano non può o non vuole difendere il proprio paese”, ha detto il signor Biden. Ma gli afgani erano disposti a combattere e a subire perdite con il sostegno degli Stati Uniti e dei suoi alleati della NATO, soprattutto con la potenza aerea. Alcune migliaia di truppe e contractors avrebbero potuto fare il lavoro ed evitare questa disfatta.
Peggio ancora è stato il suo tentativo di dare la colpa delle sue decisioni a Donald Trump: “Quando sono arrivato in ufficio, ho ereditato un accordo confezionato dal mio predecessore – che ha invitato i Talebani a discutere a Camp David alla vigilia dell’11 settembre del 2019 – che ha lasciato i Talebani nella posizione militarmente più forte dal 2001 ed ha imposto una scadenza del 1° maggio 2021 alle forze statunitensi. Poco prima di lasciare l’incarico, ha anche ridotto le forze statunitensi al minimo di 2.500. Quindi, quando sono diventato presidente, mi sono trovato di fronte ad una scelta: seguire l’accordo, con una breve proroga per portare le nostre forze e quelle dei nostri alleati fuori, in sicurezza, o aumentare la nostra presenza e inviare più truppe americane a combattere ancora una volta nel conflitto civile di un altro paese”.
Si noti che il signor Biden è più critico nei confronti del suo predecessore che dei Talebani.
Ha passato sette mesi a rovesciare ostentatamente una politica di Trump dopo l’altra in politica estera ed interna. Eppure ora sostiene che la politica dell’Afghanistan è quella su cui non ha potuto fare nulla.
Questa è una patetica negazione delle sua stessa capacità, ed è anche una falsa scelta. È come se Winston Churchill, con le sue truppe circondate a Dunkerque, avesse dichiarato che Neville Chamberlain lo avesse messo in questo casino e che gli inglesi avevano già combattuto troppe guerre sul continente.
Il termine previsto per il ritiro dal signor Trump è stato un errore (così dice il Wall Street Journal), ma il signor Biden avrebbe potuto modificare tali termini. Lo sa perché la sua amministrazione ha condotto una revisione politica interna che gli ha fornito delle opzioni. I Talebani avevano già violato le loro promesse, anche senza l’accordo. Il signor Biden avrebbe potuto mantenere la modesta presenza suggerita dai suoi consiglieri militari e di politica estera. Avrebbe potuto decidere di ritirarsi, ma di farlo in base alle condizioni sul terreno, preparando gli afghani con un piano di transizione e di supporto aereo.
Invece ha ordinato un ritiro rapido e totale all’inizio della stagione dei combattimenti, in tempo per la data simbolica dell’11 settembre. La maggior parte della stampa americana all’epoca salutò la sua decisione come coraggiosa.
Il risultato, appena quattro mesi dopo, è la peggiore umiliazione degli Stati Uniti dalla caduta di Saigon nel 1975. I Talebani dicono di volere un “trasferimento pacifico del potere” a Kabul, ma le scene sono ancora il riflesso della sconfitta degli Stati Uniti. La corsa alla distruzione di documenti classificati. Gli elicotteri che evacuano i diplomatici americani. L’abbandono nelle mani dei Talebani del prezioso equipaggiamento militare degli Stati Uniti.
Peggio di tutto è la situazione degli afgani che hanno assistito gli Stati Uniti per due decenni. Il signor Biden ha detto sabato che le 5.000 truppe statunitensi che sta inviando aiuteranno ad evacuare afghani ed americani. Ma ci sono migliaia di traduttori, le loro famiglie ed altri funzionari che sono in pericolo a causa del dominio talebano e che non se ne sono andati in tempo. L’amministrazione Biden è stata troppo lenta nel farli uscire dal paese nonostante gli avvertimenti urgenti. L’assassinio di questi innocenti aggraverà la macchia che già pesa sull’amministrazione Biden.
Afghanistan, Biden: «In contatto con talebani, ma è l'evacuazione più difficile della storia». Telefonata con DraghiAfghanistan, Biden: «È il trasporto aereo più difficile della storia, non sappiamo quanti americani ci sono»
Venerdì 20 Agosto 2021
https://www.ilmessaggero.it/mondo/afgha ... 48394.htmlJoe Biden nell'occhio del ciclone, costretto ancora una volta a difendersi in tv davanti al suo Paese e al mondo intero: «Gli Usa rispetteranno tutti gli impegni», promette. Ma è difficile tentare di spiegare non solo quanto accaduto con la caduta di Kabul, ma anche un'evacuazione che assume contorni sempre più drammatici col passare delle ore. Sono 13 mila finora le persone evacuate in quella che il presidente Usa definisce «la più difficile operazione di ponte areo della storia». Ammettendo però di non poter garantire l'esito finale: «Non sappiano quanti americani sono in Afghanistan». Ma poi sottolinea: «Siamo in costante contatto con i talebani, per garantire la sicurezza degli americani e dei civili».
Il colloquio con Draghi
Il presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha avuto stasera una conversazione telefonica con il presidente degli Stati Uniti, Biden. Il colloquio si è incentrato sugli ultimi sviluppi e sulle implicazioni della crisi afghana, in particolare l’evacuazione dei connazionali e dei cittadini afghani vulnerabili, la tutela dei diritti umani e delle libertà fondamentali, l’assistenza umanitaria a favore della popolazione. Sono state inoltre discusse le prospettive dell’azione della Comunità internazionale nei diversi contesti, a partire da G7 e G20, a favore della stabilità e dello sviluppo dell’Afghanistan.
Afghanistan, la tela di Karzai: «Dare fiducia ai talebani». Trattative per formare governo «inclusivo»
Afghanistan, Biden parla alla nazione
Le pressioni sul presidente Usa sono fortissime, sia in patria che da parte degli alleati. Tra questi ultimi Emmanuel Macron, che invoca la «responsabilità morale» verso quelle centinaia di migliaia di afghani che in 20 anni di guerra hanno aiutato le truppe della Nato e i diplomatici occidentali: «Non possiamo abbandonarli», il suo appello in una telefonata con l'inquilino della Casa Bianca. Appello che per qualcuno suona più come un monito. Del resto la linea difensiva di Biden sembra ormai vacillare, tra le immagini che arrivano da Kabul e le indiscrezioni che rafforzano la tesi di un'amministrazione Usa consapevole di quanto stesse accadendo, con la rapida e inarrestabile avanzata dei talebani. Tesi che getta un'ombra sulla Casa Bianca, e alimenta più di un sospetto sul fatto che il presidente non abbia detto tutta la verità. La versione ufficiale dei fatti - più volte ripetuta anche dal Pentagono, dal Dipartimento di stato e dai vertici delle forze armate - è che nessuno prevedeva un epilogo del genere, con i talebani che hanno conquistato Kabul in soli undici giorni. Ma a smentire questa narrativa arriva anche uno scoop del Wall Street Journal, che ha tirato fuori un cablogramma dai toni drammatici inviato il 13 luglio scorso direttamente al segretario di stato Antony Blinken da una ventina di diplomatici dell'ambasciata Usa a Kabul. Un memo interno che già metteva in guardia sul probabile collasso della capitale nel giro di poco tempo, a causa della rapidissima avanzata talebana e dell'altrettanto rapido disfacimento delle forze di sicurezza afghane.
LA NATO
«Ci aspettiamo che i talebani permettano il passaggio sicuro per tutti gli stranieri e gli afghani che vogliono lasciare il Paese». La «priorità assoluta» e «più urgente» in questo momento per i trenta ministri degli Esteri della Nato, invece, resta quella di trasferire fuori dall'Emirato islamico i cittadini internazionali e locali che hanno lavorato per gli Alleati. Il segretario generale, Jens Stoltenberg, lo ha ripetuto più volte nella conferenza stampa al termine della riunione con i capi delle diplomazie.
Il capo della Farnesina, Luigi Di Maio: «Non possiamo evitare di lavorare con tutte le parti, comprese i principali soggetti interessati e attori regionali, come Pakistan, Russia e Cina». Perché «il rischio degli ultimi sviluppi è che le attività terroristiche si espandano in altre aree».
New York Post – Dov’è Kamala? “L’ultima persona rimasta a fianco” a Biden tace ormai da giorni sul caos del ritiro afgano
Kamala Harris non è vista in pubblico dal 12 agosto 2021.
Evan Vucci/AP
20 agosto 2021
https://osservatorerepubblicano.com/202 ... ro-afgano/ New York Post – Dov’è Kamala? “L’ultima persona rimasta a fianco” a Biden tace ormai da giorni sul caos del ritiro afgano.
Mentre Joe Biden e i membri chiave della suo team sulla sicurezza nazionale hanno sopportato il peso delle critiche e dell’indignazione per la rapida caduta dell’Afghanistan in mano ai Talebani – e le scene di caos e la carneficina mentre gli americani e gli afgani tentano di uscire dal paese – Kamala Harris ha mantenuto un profilo visibilmente basso.
È ormai un lontano ricordo quel 25 aprile, quando la Harris era apparsa a “State of the Union” della CNN ed aveva affermato con orgoglio alla conduttrice Dana Bash che lei era rimasta, come ha detto Bash, “l’ultima persona nella stanza” con Biden quando ha deciso di porre fine al coinvolgimento degli Stati Uniti in Afghanistan.
“E si sente a suo agio [con la decisione di Biden]?” aveva incalzato la Bash.
“Lo sono, e voglio aggiungere altro”, ha detto Harris. “Questo è un presidente che ha una straordinaria quantità di coraggio. È qualcuno che ho visto più e più volte prendere decisioni basate su ciò che crede veramente – sulla base dei suoi anni di lavoro e di studio di questi problemi – ciò che crede veramente sia la cosa giusta da fare”.
Kamala Harris ha interrotto una riunione con gli amministratori delegati per discutere le proposte dell’amministrazione Biden sull’assistenza all’infanzia mentre i Talebani iniziavano a prendere il controllo dell’Afghanistan. Jonathan Ernst/Reuters
Tuttavia, con le orribili e tragiche immagini che emergono ogni ora dall’Afghanistan, la Harris non è vista in pubblico da giovedì, quando ha interrotto una riunione con gli amministratori delegati per discutere le proposte di assistenza all’infanzia dell’amministrazione Biden per partecipare a un briefing sull’intelligence quando i Talebani hanno iniziato la loro offensiva finale.
Da allora, è apparsa solo in foto di scena messe in giro dalla Casa Bianca. Le sue uniche dichiarazioni pubbliche sono state su Twitter. Non era al fianco di Biden, come ha fatto in altre occasioni, quando ha cercato di difendere la sua decisione di ritirare tutte le forze da combattimento degli Stati Uniti dall’Afghanistan in un discorso della Casa Bianca lunedì.
Mentre la situazione in Afghanistan si deteriorava durante il fine settimana, la Harris ha partecipato sabato e domenica a delle videoconferenze con il team sulla sicurezza nazionale di Biden. Immagini ampiamente derise, pubblicate sull’account Twitter della Casa Bianca, mostrano la Harris che si unisce alla conferenza dalla residenza ufficiale del vicepresidente ed occupa una delle diverse caselle su uno schermo di fronte a Biden, che sedeva da solo in una sala conferenze a Camp David.
L’account ufficiale della Harris ha ritwittato l’immagine della videoconferenza di sabato. Lunedì, dopo che Biden ha rilasciato la sua dichiarazione molto criticata in cui giustificava la decisione di ritirare le forze americane, Harris ha twittato: “Per due decenni, i nostri coraggiosi membri in servizio (sic.) hanno messo in gioco la loro vita in Afghanistan. Saremo sempre grati ed orgogliosi”.
Kamala Harris ha partecipato alle riunioni con il team di sicurezza nazionale di Biden durante il fine settimana. Chip Somodevilla/Getty Images
“Mettere fine al coinvolgimento militare degli Stati Uniti in Afghanistan è la decisione giusta“, ha aggiunto.
Martedì, la Harris lo ha ribadito, in un altro tweet che recitava: “Siamo andati in Afghanistan quasi 20 anni fa. Ora, la nostra missione è quella di portare la nostra gente, i nostri alleati e gli afghani vulnerabili al sicuro fuori dal paese”.
Mercoledì mattina, la Casa Bianca ha twittato un’altra immagine di un briefing sulla sicurezza nazionale. La Harris sedeva alla destra di Biden, indossando una mascherina e fissando i fogli del briefing con un’espressione che potrebbe essere letta come pensierosa o sofferta.
L’immagine è stata ritwittata dall’account della Harris.
La Harris dovrebbe terminare il suo silenzio pubblico giovedì con un discorso alla convention annuale dell’Associazione nazionale dei giornalisti afroamericani. Il giorno seguente, è prevista la sua partenza da Washington per Singapore e il Vietnam, il suo secondo soggiorno all’estero dopo un viaggio difficile in Messico e Guatemala a giugno.
Kamala Harris dovrebbe partire da Washington il 20 agosto per il suo secondo viaggio all’estero. Oliver Contreras/Sipa via AP Images
Mentre sarà nel sud-est asiatico, la Harris dovrebbe affrontare le difficili domande sui segnali che il crollo dell’Afghanistan avuto con l’amministrazione Biden lancia agli alleati dall’altra parte del continente, che sono preoccupati per una Cina che agita la sua sciabola.
L’ufficio della Harris non ha risposto alle domande del New York Post se avesse dovuto assumere un ruolo più pubblico con lo svolgersi della situazione in Afghanistan, compresa la domanda se avesse dovuto unirsi a Biden per le sue osservazioni di lunedì.
La resa di Biden in AfghanistanJoe Biden cerca di evitare le responsabilità per un ritiro disastroso
20 agosto 2021
https://osservatorerepubblicano.com/202 ... ghanistan/La dichiarazione di sabato di Joe Biden in cui si lava le mani dell’Afghanistan merita di passare come una delle più vergognose della storia da parte di un Comandante in Capo in questo momento del ritiro americano. Mentre la morsa dei Talebani si stringeva attorno a Kabul, il signor Biden ha inviato una conferma dell’abbandono degli Stati Uniti in cui si assolveva dalla responsabilità, girava la colpa al suo predecessore, e più o meno invitava i Talebani a prendere il controllo del paese.
Con questa dichiarazione di capitolazione, l’ultima resistenza dell’esercito afgano è crollata. I combattenti talebani hanno catturato Kabul ed il presidente Ashraf Ghani è fuggito dal paese mentre gli Stati Uniti cercavano freneticamente di evacuare gli americani. Gli jihadisti che gli Stati Uniti hanno rovesciato 20 anni fa per aver dato rifugio a Osama Bin Laden ora sventoleranno la loro bandiera sull’edificio dell’ambasciata statunitense nel 20° anniversario dell’11 settembre.
Il nostro obiettivo come Wall Street Journal è sempre stato quello di offrire consigli costruttivi perché si evitasse questo risultato. Abbiamo criticato l’accordo di Donald Trump con i Talebani e messo in guardia sui rischi del suo desiderio di ritirarsi in fretta, ed abbiamo fatto lo stesso con il signor Biden. I consiglieri del presidente hanno offerto un’alternativa, così come il gruppo di studio sull’Afghanistan. Il signor Biden, come sempre troppo sicuro del suo acume in politica estera, ha rifiutato di ascoltare.
L’auto-assoluzione di sabato del signor Biden rappresenta la sua perfetta disonestà. “Un anno in più, o cinque anni in più, di presenza militare degli Stati Uniti non avrebbe fatto la differenza se l’esercito afgano non può o non vuole difendere il proprio paese”, ha detto il signor Biden. Ma gli afgani erano disposti a combattere e a subire perdite con il sostegno degli Stati Uniti e dei suoi alleati della NATO, soprattutto con la potenza aerea. Alcune migliaia di truppe e contractors avrebbero potuto fare il lavoro ed evitare questa disfatta.
Peggio ancora è stato il suo tentativo di dare la colpa delle sue decisioni a Donald Trump: “Quando sono arrivato in ufficio, ho ereditato un accordo confezionato dal mio predecessore – che ha invitato i Talebani a discutere a Camp David alla vigilia dell’11 settembre del 2019 – che ha lasciato i Talebani nella posizione militarmente più forte dal 2001 ed ha imposto una scadenza del 1° maggio 2021 alle forze statunitensi. Poco prima di lasciare l’incarico, ha anche ridotto le forze statunitensi al minimo di 2.500. Quindi, quando sono diventato presidente, mi sono trovato di fronte ad una scelta: seguire l’accordo, con una breve proroga per portare le nostre forze e quelle dei nostri alleati fuori, in sicurezza, o aumentare la nostra presenza e inviare più truppe americane a combattere ancora una volta nel conflitto civile di un altro paese”.
Si noti che il signor Biden è più critico nei confronti del suo predecessore che dei Talebani.
Ha passato sette mesi a rovesciare ostentatamente una politica di Trump dopo l’altra in politica estera ed interna. Eppure ora sostiene che la politica dell’Afghanistan è quella su cui non ha potuto fare nulla.
Questa è una patetica negazione delle sua stessa capacità, ed è anche una falsa scelta. È come se Winston Churchill, con le sue truppe circondate a Dunkerque, avesse dichiarato che Neville Chamberlain lo avesse messo in questo casino e che gli inglesi avevano già combattuto troppe guerre sul continente.
Il termine previsto per il ritiro dal signor Trump è stato un errore (così dice il Wall Street Journal), ma il signor Biden avrebbe potuto modificare tali termini. Lo sa perché la sua amministrazione ha condotto una revisione politica interna che gli ha fornito delle opzioni. I Talebani avevano già violato le loro promesse, anche senza l’accordo. Il signor Biden avrebbe potuto mantenere la modesta presenza suggerita dai suoi consiglieri militari e di politica estera. Avrebbe potuto decidere di ritirarsi, ma di farlo in base alle condizioni sul terreno, preparando gli afghani con un piano di transizione e di supporto aereo.
Invece ha ordinato un ritiro rapido e totale all’inizio della stagione dei combattimenti, in tempo per la data simbolica dell’11 settembre. La maggior parte della stampa americana all’epoca salutò la sua decisione come coraggiosa.
Il risultato, appena quattro mesi dopo, è la peggiore umiliazione degli Stati Uniti dalla caduta di Saigon nel 1975. I Talebani dicono di volere un “trasferimento pacifico del potere” a Kabul, ma le scene sono ancora il riflesso della sconfitta degli Stati Uniti. La corsa alla distruzione di documenti classificati. Gli elicotteri che evacuano i diplomatici americani. L’abbandono nelle mani dei Talebani del prezioso equipaggiamento militare degli Stati Uniti.
Peggio di tutto è la situazione degli afgani che hanno assistito gli Stati Uniti per due decenni. Il signor Biden ha detto sabato che le 5.000 truppe statunitensi che sta inviando aiuteranno ad evacuare afghani ed americani. Ma ci sono migliaia di traduttori, le loro famiglie ed altri funzionari che sono in pericolo a causa del dominio talebano e che non se ne sono andati in tempo. L’amministrazione Biden è stata troppo lenta nel farli uscire dal paese nonostante gli avvertimenti urgenti. L’assassinio di questi innocenti aggraverà la macchia che già pesa sull’amministrazione Biden.
La Casa Bianca di Biden scommette che l’America è finitaNoah Rothman
https://www.commentary.org/noah-rothman ... -finished/Traduzione di Niram Ferretti
il 21 Agosto 2021
http://www.linformale.eu/la-casa-bianca ... -e-finita/Perché la Casa Bianca di Joe Biden finge che la crisi urgente della sicurezza nazionale in Afghanistan non sia, in realtà, una crisi urgente della sicurezza nazionale? Perché Joe Biden ha trascorso una settimana, durante la quale il governo afgano è caduto e migliaia di americani sono rimasti bloccati dietro le linee nemiche, determinato a terminare le sue vacanze a Camp David? Perché ha dedicato momenti preziosi questa settimana a tenere un discorso sui richiami dei vaccini anti COVID e a pubblicizzare i suoi sforzi per lavorare con i Democratici alla Camera per far avanzare il suo programma “Build Back Better”? Come mai? Perché la Casa Bianca pensa che non ti importi più degli interessi, dei soldati e degli alleati americani. L’amministrazione pensa che il tuo patriottismo sia di natura interamente transazionale. Finché le tue comodità saranno ininterrotte, non ti importerà del disastro che si sta verificando all’estero.
“Il presidente Joe Biden sta ignorando le critiche sul caotico ritiro dall’Afghanistan della sua amministrazione perché lui e i suoi collaboratori credono che le ricadute politiche in patria saranno limitate”, ha riferito venerdì Reuters, citando “alleati della Casa Bianca e funzionari dell’amministrazione”. Questi funzionari basano questa logica su “sondaggi interni e pubblici” che indicano che il pubblico americano sostiene il ritiro dall’Afghanistan, a qualunque costo. Presumono che agli elettori non importi come viene ottenuto l’obiettivo.
Il rapporto Reuters coincide con un articolo pubblicato venerdì su The Atlantic. “L’amministrazione spera che le immagini raccapriccianti di afgani disperati aggrappati a un C-17 svaniscano, sostituite dal sollievo collettivo che nessun altro americano morirà in una guerra confusa e brutale durata due decenni e quattro presidenze”, ha scritto il corrispondente della Casa Bianca Peter Nicholas . Secondo le “persone vicine a Biden” con cui ha parlato questo giornalista, la crisi afgana sarà un lontano – forse anche piacevole – ricordo entro le elezioni di medio termine del 2022, tanto più entro la corsa presidenziale del 2024. In effetti, gli addetti ai lavori con cui Nicholas ha parlato hanno inquadrato la crisi in Afghanistan come un’altra miope fissazione della bolla di Washington, una che gli elettori medi al di fuori della Beltway subordineranno ai problemi di portafoglio e alla pandemia in corso.
Possiamo solo pregare che questi strateghi politici troppo intelligenti abbiano torto.
La scommessa che stanno facendo si basa sul presupposto che tu sia irrimediabilmente stanco e insensibile. La Casa Bianca di Biden sta supponendo che non ti interessi davvero delle notizie credibili relative al pestaggio e alla detenzione di cittadini americani da parte dei talebani, a cui è stata affidata la salvaguardia dei nostri interessi e della sicurezza in Afghanistan. Sperano che non ti dispiaccia quando le decine di migliaia di afgani che hanno aiutato i nostri sforzi contro il terrorismo all’estero vengono lasciati alle nostre spalle ad affrontare un destino raccapricciante. E presumono che, anche se gli eventi peggioreranno (cosa che quasi sicuramente accadrà), il tuo campanilismo supererà la tua repulsione istintiva per le immagini orribili che stai per essere costretto a vedere.
La Casa Bianca di Biden spera che non ti interessino le minacce terroristiche metastatizzanti che sicuramente incubano in un Afghanistan gestito dai talebani (una valutazione che nemmeno i democratici mettono in dubbio). Operano partendo dal presupposto che la perdita di intelligence affidabile dall’Afghanistan non avrà importanza e che potremmo continuare a scoraggiare e interrompere le operazioni terroristiche dal Golfo Persico.
Sperano che non ti importi la perdita dell’influenza americana tra alleati e antagonisti. Certo, potrebbero esserci lievi interruzioni del commercio globale mentre la Cina riafferma la sua influenza nel Pacifico, ma assorbirai il prezzo più alto dei beni di consumo se ciò significherà rinunciare a difendere i nostri partner dalla sottomissione.
Sono sicuri che il deterioramento della coesione dell’Alleanza Atlantica non avrà alcun impatto sul modo in cui si vota, anche se quel deterioramento porterà Mosca a mettere alla prova la sua facoltà di potere riconquistare territori in Europa o a costringere gli americani ad affrontare la prospettiva di un conflitto militare con la Russia su qualcosa di così inane come l’indipendenza degli stati baltici. Sperano che non ti interessi della sicurezza globale ma solo della tua.
In breve, la Casa Bianca di Biden sta facendo una grande scommessa: scommette che l’America è finita come superpotenza globale e che accoglierai con favore il nostro declino. Stiamo per imparare qualcosa su questo paese. Impareremo se la scommessa dell’amministrazione Biden è corretta: che sei disposto a liberarti degli oneri associati all’essere un faro di libertà globale e un pilastro della stabilità geopolitica. Presumono che tu sia così cinico e così legato ai vantaggi che il nostro potere globale non messo alla prova ci ha fornito che di essi non tollererai nessuna interruzione. Pensano che tu sia irrecuperabile.
Preghiamo di potere ancora dimostrare che si sbagliano.
Tucker Carlson: i funzionari di Biden si stanno rivoltando contro di lui, e non si tratta solo dell’Afghanistan
Hanno infranto la regola più importante di ogni Casa Bianca: Mai screditare il capo.Questo articolo è adattato dal commento di apertura di Tucker Carlson dell’edizione del 20 Agosto 2021 di “Tucker Carlson Tonight”.
21 agosto 2021
https://osservatorerepubblicano.com/202 ... ghanistan/Abbiamo imparato molto negli ultimi cinque giorni. Forse la cosa più importante che abbiamo imparato è che Joe Biden non è in grado di guidare il paese. Joe Biden è vecchio. Dirlo ad alta voce non è un attacco a Joe Biden. Qualsiasi persona perbene si sente dispiaciuta per Biden, guardandolo guardare vacuamente nel bel mezzo del nulla, od inciampare come un uomo ubriaco che cerca di attraversare una strada ghiacciata mentre si dilunga nelle sue osservazioni già preparate. Non c’è nessun divertimento nel guardare tutto ciò. Un giorno potrebbe esserci chiunque di noi. Non è colpa di Joe Biden se non riesce a pensare chiaramente. È un’accusa alle persone che lo circondano.
Nei mesi precedenti alle elezioni dello scorso novembre, la famiglia di Biden sapeva perfettamente che egli fosse in un profondo declino cognitivo. Erano preoccupati per questo. Hanno detto ad altre persone che erano preoccupati, ed è così che lo sappiamo. Ma non hanno fatto nulla per impedire a Biden di candidarsi alla presidenza. Nemmeno Ron Klain, che ora è il capo dello staff della Casa Bianca. Ron Klain sa bene dell’età avanzata di Joe Biden. Ci lavora ogni giorno. Così lo sapevano anche Mike Donilon, Gene Sperling e Susan Rice, ed il resto delle persone che prendono le decisioni in questo paese, compreso Barack Obama. Lo sanno tutti. Queste sono persone cattive, ciniche, con gli occhi chiari. Hanno lavorato con Joe Biden per molti anni. Nessuno di loro ha alcun dubbio che stia fallendo. Ora è ovvio anche per il resto del paese.
Chiunque abbia prestato un po’ di attenzione lo aveva già capito, ovviamente. Ma fino a poco tempo fa, non sembrava avere molta importanza. Avete visto Biden in televisione, sorridendo e borbottando. Era lassù che vi ricordava di mettere la mascherina, o di indossare la cintura di sicurezza, o di andarci piano con il sale. Nessuna di queste cose sembrava particolarmente minacciosa. Queste sono le cose di cui parlano gli uomini anziani: “State attenti là fuori, ragazzi”. Ma nell’ultima settimana, ci è stato ricordato quanto piccole siano in realtà le nostre preoccupazioni domestiche. Sono nevrosi nate dal narcisismo. Un virus dell’influenza cinese? Ma per favore. Non è certo la cosa più spaventosa che sta succedendo nel mondo in questo momento. Neanche lontanamente. L’intero esercito degli Stati Uniti è appena stato umiliato da contadini analfabeti con il turbante – e se questo non è abbastanza offensivo, molti di loro avevano i nostri fucili mentre lo facevano.
Ti fa pensare al futuro dell’Occidente, e a chi ci sostituirà quando non ci saremo più. Qualcuno al potere probabilmente dovrebbe pensare a questo e a molte altre cose. Cosa faremo quando i cinesi finalmente si muoveranno contro Taiwan? Come risponderemo quando ci sarà una sfida credibile al dollaro statunitense come valuta di riserva mondiale? Ecc. Ecc. Ci sono delle questioni là fuori, molte di esse, in altre parole, che contano più del fatto di tenere la mascherina sul naso su quel volo Southwest per Tucson. È vergognoso, è imbarazzante se si pensa a quanto siamo stati frivoli e pieni di noi stessi negli ultimi anni.
Tutto quello che possiamo dire con certezza a questo punto è che Joe Biden non prenderà nessuna di queste grandi decisioni in futuro. Biden non è capace di essere un presidente per una crisi. Quindi chi sarà? Non possiamo dirlo. Ma è chiaro, se si osserva da vicino, che le cose stanno cambiando molto velocemente a Washington. Le persone intorno a Biden si stanno allontanando da lui, in modi che non sono neanche troppo sottili. Perché questo sta accadendo ora? È sempre stato questo il piano? Il partito che odia i bianchi ha finalmente capito di essere guidato da uno di loro? Di nuovo, non sappiamo la risposta. Ma i segni sono ovunque, e sono sorprendentemente evidenti. Alcuni degli incaricati più importanti di Biden lo stanno contraddicendo in pubblico. Se ti occupi di politica, è scioccante vedere questo. Questa è una violazione della prima e più spietata regola di ogni Casa Bianca: Mai screditare il capo.
Ma improvvisamente stanno cominciando a fare proprio questo, e lo stanno facendo apertamente. Solo poche ore dopo che Joe Biden ci ha assicurato che le cose andavano bene in Afghanistan, per esempio, Lloyd Austin, il suo segretario alla difesa, ha descritto la situazione lì come un disastro. E poi Austin lo ha ripetuto, per enfasi. Altri stanno facendo la stessa cosa. Biden questo pomeriggio ci ha detto che i cittadini americani non hanno problemi a raggiungere l’aeroporto di Kabul:
JOE BIDEN: “Non abbiamo indicazioni che non siano stati in grado di entrare a Kabul attraverso l’aeroporto. Finora abbiamo fatto un accordo con i Talebani. Hanno permesso loro di passare. È nel loro interesse che passino.“
Così il presidente degli Stati Uniti è andato in televisione a dirci che le cose stanno andando bene per gli americani a Kabul.
Ma appena un’ora dopo, il portavoce del Pentagono ci ha detto che non era vero.
In realtà, gli americani vengono picchiati a Kabul:
REPORTER: “Il segretario alla Difesa Austin ha appena detto in un briefing con i legislatori della Camera che ci sono rapporti che gli americani sono stati picchiati dai Talebani a Kabul. L’esercito americano ha l’ordine di rimanere all’aeroporto e di non andare a proteggerli?”
JOHN KIRBY: “Penso che abbiano parlato di questo durante tutto il briefing. Siamo certamente consapevoli di questi rapporti e sono profondamente preoccupanti. E abbiamo comunicato ai Talebani che questo è assolutamente inaccettabile, che vogliamo il libero passaggio attraverso i loro posti di blocco per gli americani che hanno i documenti. E nel complesso, questo sta accadendo.”
Così il presidente ci dice che abbiamo un “patto d’acciaio” con i Talebani e che tutto è a posto. Un’ora dopo, John Kirby ci dice che siamo profondamente preoccupati per quello che i Talebani stanno facendo.
In un’amministrazione normale, con un presidente che ha pianificato di portare a termine il suo intero mandato quadriennale, quello che avete appena sentito si qualificherebbe come una sorta di scandalo. Il portavoce del Pentagono sarebbe in guai seri. Ha appena contraddetto il suo capo, l’uomo che si suppone abbia il controllo dell’intero ramo esecutivo del governo. Ma, come abbiamo notato, le cose stanno cambiando molto velocemente. È successo di nuovo. Biden oggi ci ha detto che Al Qaeda è stata cacciata dall’Afghanistan:
JOE BIDEN: “Che interesse abbiamo in Afghanistan a questo punto, se Al Qaeda non c’è più? Siamo andati in Afghanistan con l’esplicito scopo di sbarazzarci di Al Qaeda in Afghanistan, oltre a prendere Osama Bin Laden. E ci siamo riusciti.”
Ancora una volta, appena un’ora dopo aver detto questo, il presidente degli Stati Uniti viene contraddetto in pubblico dal suo stesso impiegato, ancora una volta il portavoce del Pentagono:
JOHN KIRBY: “Sappiamo che Al Qaeda è una presenza, così come l’ISIS in Afghanistan, e ne abbiamo parlato per diverso tempo.”
GIORNALISTA: “Ma il presidente ha appena detto che non c’è alcuna presenza di Al Qaeda in Afghanistan. Questo non sembra essere corretto.”
JOHN KIRBY: “Quello che non pensiamo è – quello che crediamo è che non c’è una presenza che sia abbastanza significativa da meritare una minaccia alla nostra patria come c’era l’11 settembre, 20 anni fa.”
Quindi questo è il contrario di quello che ha detto Biden. Il portavoce di punta dell’agenzia più potente del governo che ci informa che il presidente degli Stati Uniti non ha idea di che cosa stia parlando. Non lo si vede tutti i giorni. In effetti, non lo si vede mai. Ma non sono solo i dipendenti di Biden che sembrano voltargli le spalle in pubblico. Lo sono anche alcuni dei suoi alleati politici.
I neocon – quei liberal che hanno usato il Partito Repubblicano per i loro scopi per decenni, prima di abbandonarlo quando è arrivato Trump – stanno ora attaccando Joe Biden apertamente e molto aggressivamente. Non c’è voluto molto tempo.
Ma la cosa più eloquente di tutte è questa, dalla CNN.
CLARISSA WARD: “È un casino assoluto. E abbiamo sentito il presidente Biden dire ieri nei suoi commenti a ABC News che questo non è un fallimento. E penso che un sacco di gente fuori da quell’aeroporto, in particolare quelli che hanno intrapreso il tipo di azioni estreme di cui stiamo parlando, vorrebbero sapere: se questo non è un fallimento, che aspetto ha esattamente un fallimento?”
Quindi, Joe Biden ha fallito. E sta mentendo su questo. Questo è quello che ha detto la CNN. È difficile sopravvalutare il significato di questo.
La CNN non è un network di notizie. È un’organizzazione politica. I suoi conduttori e reporter non decidono da soli cosa dire davanti alla telecamera. Gli viene detto, in termini altamente specifici, ogni mattina dei giorni feriali durante una telefonata con il loro comandante, Jeff Zucker. Non c’è nessun freelance intellettuale alla CNN: “Ecco cosa penso”… No. È un fronte compatto – un solo ed unico coro per l’intera congregazione. Quando la CNN cambia la sua posizione su qualcosa, cambia come un sol corpo – tutti, dai cinguettanti dingbats del mattino al Don Lemon del turno di notte. Dicono esattamente quello che gli viene detto di dire. Avete mai guardato quel canale?
E ora, stanno dicendo qualcosa di molto, molto diverso. Considerate questa persona, un ex membro dell’equipaggio di quello zoo del mattino, su una stazione di hit contemporanee a Yakima, Washington. In giornata buona, probabilmente opera con un QI funzionale di circa 85. Quindi è giusto dire che non si sta inventando quello che deve dire. Eppure, eccola qui, visibilmente indignata in onda su quanto sia una cattiva persona ed incompetente Joe Biden:
BRIANNA KEILAR: “La rapida caduta dell’Afghanistan ha stupito l’amministrazione Biden e questa nazione, francamente. E molte delle promesse, previsioni e parole del presidente e della sua Casa Bianca stanno tornando a perseguitarli.”
Cosa sta succedendo qui? Queste sono letteralmente le persone che hanno fatto eleggere Joe Biden. Non sarebbe presidente senza queste persone. Ora, dopo soli sette mesi, vi dicono che ha fallito a livello personale? Non ha senso.
L’Afghanistan non è certo il primo disastro di Biden. Il nostro confine meridionale è crollato, il tasso di omicidi sta aumentando nelle nostre città, i vaccini Covid non funzionano, l’inflazione è fuori controllo e l’intera popolazione scolastica del paese non viene istruita da più di un anno. Tutto questo sta accadendo. Niente di tutto ciò sembrava però preoccupare minimamente la CNN. Infatti, hanno riservato tutte le loro energie per attaccare chiunque abbia notato queste tendenze. Ma ora, improvvisamente, i loro conduttori stanno piangendo in onda perché gli americani sono intrappolati in Afghanistan. Non notano i 70.000 che muoiono ogni anno per overdose di droga. Ma questo li ha mandati in una rabbiosa auto-rivolta. Chiamateci cinici, ma non ce la beviamo. Qui sta succedendo qualcos’altro. Non sappiamo cosa, esattamente, ma è abbastanza ovvio…
“Tucker Carlson Tonight” è un talk show americano e programma di attualità condotto dal commentatore paleoconservatore Tucker Carlson. Lo show viene trasmesso in diretta da Washington, D.C., su Fox News Channel alle 8:00 P.M. ET nei giorni feriali. Lo show include tipicamente commenti politici, monologhi, interviste e analisi. Ha debuttato come programma nella lineup di Fox News Channel il 14 novembre del 2016. Nel luglio 2020, “Tucker Carlson Tonight” ha battuto il record di programma con il più alto indice di gradimento nella storia delle notizie via cavo degli Stati Uniti, raccogliendo un’audience media di 4,33 milioni di spettatori.
Tucker Carlson è un conduttore di Fox News. Si è unito alla rete nel 2009 come collaboratore. Sostenitore dell’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump, si dice anche che abbia influenzato alcune decisioni politiche chiave di Trump stesso. Le sue controverse dichiarazioni su razzismo, immigrazione e femminismo hanno portato al boicottaggio degli inserzionisti contro lo show. Fiero oppositore del progressismo politico, è stato definito un “nazionalista” ed un “paleoconservatore”. È un critico dell’immigrazione. Originariamente sostenitore della politica economica libertaria, ha poi criticato l’ideologia come “controllata dalle banche” ed è diventato un “protezionista”. È anche uno scettico sugli interventi militari all’estero degli Stati Uniti.