La crisi economico-finanziaria della Grecia, colpa dei greci e non di altri
Ricordiamo a titolo di cronaca finanziaria, il problema della Grecia è la Grecia stessa, con il primo posto in Europa per corruzione, evasione fiscale ed economia sommersa, oltre al sistematico ricorso alla spesa pubblica per clientelismo e malcostume politico.
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... =94&t=1590 Altro che colpa della Germania:
https://it.wikipedia.org/wiki/Crisi_eco ... lla_Grecia La crisi economica della Grecia è parte della crisi del debito sovrano europeo. La crisi inizia ufficialmente nell'autunno del 2009, quando il neo primo ministro George Papandreou rivela pubblicamente che i bilanci economici inviati dai precedenti governi greci all'Unione europea erano stati falsificati con l'obiettivo di garantire l'ingresso della Grecia nella Zona Euro.
La Germania fu costretta ad accettare l'euro in cambio della riunificazione
17 settembre 2009 (MoviSol)
http://movisol.org/09news172.htm L'11 settembre il Foreign Office britannico ha rilasciato documenti secretati, che confermano che nel 1990 l'allora Primo ministro Margaret Thatcher e il Presidente francese Mitterrand esigettero che la Germania sacrificasse la sovranità nazionale, attraverso l'integrazione europea, come precondizione per la riunificazione dopo la caduta del Muro di Berlino.
Secondo il Süddeutsche Zeitung del 5 settembre, che ha visionato in anticipo le carte, che coprono il periodo che va dall'aprile 1989 al novembre 1990, "l'accettazione di una moneta unica europea da parte della Germania fu il prezzo che Mitterrand esigé, e ottenne, da Kohl per l'unificazione". In quel modo, la Germania perse l'occasione storica di usare la caduta del Muro per lanciare grandi progetti per lo sviluppo industriale sia dell'Europa orientale che occidentale, come propose il movimento di LaRouche a quel tempo (cfr. il "Triangolo Produttivo Parigi-Berlino-Vienna"). Al suo posto, sotto i criteri suicidi del Trattato di Maastricht, la Germania procedette a smantellare la sua economia produttiva, in modo da calmare le paure degli interessi anglo centrici, al pari degli altri membri dell'UE.
Benché gli atti diplomatici britannici siano di solito secretati per 30 anni, il Foreign Office ha deciso di pubblicare le circa 500 pagine dopo soli due decenni. Secondo il Financial Times del 10 settembre, "La decisione del FO di pubblicare le carte, dopo un anno di deliberazioni dei funzionari di Whitehall, viene vista come un tentativo britannico di chiarire le posizioni e mostrare che i diplomatici inglesi erano favorevoli alla riunificazione, a dispetto delle apprensioni personali della signora Thatcher".
In effetti, nelle rivelazioni non c'è nulla di nuovo, ma vengono pubblicate ora per motivi interni all'establishment britannico. Come questa newsletter ha riportato spesso, Francois Mitterrand e il Presidente USA George H.W. Bush si mossero in consonanza con la campagna britannica contro il "Quarto Reich", per contenere la Germania. Helmut Kohl lo ha ammesso, descrivendo il "regno del terrore" imposto sul suo governo.
Naturalmente la signora Thatcher era la più rumorosa del trio, in modo quasi caricaturale. Il SDZ riferisce che in un seminario alla fine di marzo 1990, la Lady di Ferro fece una sfilza di domande, per finire con: "Ma i tedeschi sono veramente cambiati, o sono rimasti gli stessi Unni di una volta?"
Le sue uscite facevano comunque parte di una strategia generale decisa dall'Impero Britannico nei confronti dell'Europa, espressa allora da Robert Cooper, attualmente assistente di "Mister PESC" Javier Solana. L'approccio consisteva nel contenere la Germania sia attraverso l'UE che la NATO, in modo di trasformare l'Europa nell'alfiere del neoimperialismo liberale teorizzato da Cooper. Il processo iniziò con un bagno di sangue nei Balcani, e poi continuò in altre parti del mondo. Oggi non solo la Germania, ma anche paesi europei neutrali partecipano ad avventure militari neocoloniali, che vedono nell'Afghanistan il progetto pilota. Nel frattempo, i britannici si vantano di come l'UE e la NATO abbiano garantito la pace… in Europa.
Riunificazione: Una moneta, una Germania
Der Spiegel
"Niente euro, niente Berlino". Helmut Kohl e François Mitterrand.
http://www.voxeurop.eu/it/content/artic ... a-germania L'abbandono del marco e l'adesione al progetto dell'euro sono state il prezzo pagato dal governo tedesco per il via libera di Parigi all'annessione dell'Rdt? Alcuni documenti riservati gettano nuova luce sulle trattative tra Kohl e Mitterrand.
Il padre dell'unità tedesca è arrabbiato. Wolfgang Schäuble, ministro dell'interno sotto Helmut Kohl e caponegoziatore del trattato di unificazione, non ha parole per esprimere la sua ira. Ha in mano un libro di Peer Steinbrück, ex capo dell'Spd. Cos'è che ha fatto infuriare Schäuble? Una piccola frase del secondo capitolo, ben nascosta in un lungo studio sul "toro zoppo" d'Europa. "L'abbandono del marco tedesco in cambio di un euro stabile è stata una delle concessioni che hanno aperto la strada alla riunificazione tedesca".
"Non abbiamo mai fatto un accordo del genere", afferma Schäuble, anche se Steinbrück è convinto del contrario. Chiunque sia in contatto con il governo francese potrà confermarlo con certezza, spiega l'ex dirigente Spd. Per esempio Hubert Védrine, all'epoca consigliere del presidente Mitterrand, è convinto che il presidente francese non avrebbe approvato l'ampliamento della Repubblica federale tedesca se i tedeschi non avessero ceduto sull'unione monetaria. "Mitterrand non voleva una riunificazione tedesca senza un progresso nell'integrazione europea", spiega Védrine. "E il solo settore in cui questo era possibile era quello monetario".
Non si tratta solo di una disputa politica, ma di un giudizio storico sui principali progetti del governo federale degli ultimi decenni. E se la versione francese dovesse rivelarsi fondata, l'informazione avrebbe delle ripercussioni sulle celebrazioni nazionali tedesche e anche l'euro potrebbe risentirne, poiché dopo il piano di salvataggio della Grecia la moneta europea non gode di grande popolarità. Alcuni critici, come l'ex cancelliere Gerhard Schröder, avevano già definito l'euro "un bambino prematuro dalla salute cagionevole". E adesso potrebbero dire che la moneta europea è stata imposta ai tedeschi.
I documenti – finora confidenziali – degli archivi del ministero degli esteri mostrano che all'epoca la situazione era molto più complicata di quanto si pensasse. In Europa occidentale stava per formarsi una grande alleanza contro la riunificazione tedesca, e l'asse Roma-Parigi rischiava di rompersi. Mitterrand aveva fatto capire chiaramente al governo di Bonn che avrebbe potuto trovarsi isolato "come nel 1913".
Fino alla rapida evoluzione di fine 1989, il dibattito sulla moneta unica seguiva il solito ritmo di Bruxelles, contrassegnato dalla lentezza. Ogni tentativo si scontrava con gli interessi contrastanti dei paesi inflazionisti del sud e i loro rigorosi partner tedesco e olandese. Nel frattempo i francesi mal soffrivano il dispositivo monetario allora in vigore, che consideravano un sistema a due velocità a loro sfavorevole. "Il marco è per la Germania quello che la bomba atomica è per la Francia, ", si diceva all'epoca nei corridoi dell'Eliseo.
Ma ecco che improvvisamente una questione torna in primo piano a livello internazionale, un'idea che anche i negoziatori dell'epoca giudicavano ancora più utopica della moneta unica europea: la riunificazione tedesca. Alla fine del novembre 1989, Kohl presenta il suo progetto di confederazione tedesca in dieci punti per permettere "al popolo tedesco di scegliere liberamente di ritrovare la sua unità".
I partner occidentali non erano stati informati in precedenza ed è probabile che Kohl abbia voluto forzare la mano per imporre la riunificazione. Quando Mitterrand sente le sue parole ha "un lieve accesso di rabbia che dura alcune ore", ricorda un suo consigliere. Il seguito degli eventi mostra bene come il presidente francese si sia sentito tradito. Il ministro degli esteri tedesco, Hans-Dietrich Genscher, è convocato all'Eliseo. L'incontro è memorabile, e mostra meglio di qualunque documento confidenziale quanto il sostegno di Mitterrand all'unità tedesca fosse legato a una concessione tedesca sull'unione monetaria.
Mitterrand minaccia di opporre il suo veto alla riunificazione della Germania. Bonn non avrebbe avuto contro solo il premier britannico Margaret Thatcher. Il ministro degli esteri tedesco si mostra ragionevole e si assume un impegno non trascurabile. "È necessario prendere una decisione a Strasburgo sulla conferenza intergovernativa per preparare l'unione monetaria ed economica", risponde Genscher.
Una vittoria per tutti
L'8 dicembre 1989, quando Kohl e Genscher entrano nella sala conferenze di Strasburgo, sono accolti da un silenzio glaciale. Solo con grande difficoltà riescono a ottenere il sostegno alla riunificazione tedesca dai loro partner europei. In cambio viene approvato il calendario francese per l'unione monetaria. Impossibile però parlare di un'unione politica.
Poi le cose procedono molto rapidamente. Nell'estate 1990 la Repubblica federale e la Repubblica democratica tedesca firmano l'accordo di riunificazione e il 3 ottobre l'Europa accoglie la nuova Repubblica federale tedesca. In dicembre i capi di stato e di governo europei si riuniscono a Roma per lanciare la conferenza intergovernativa sull'unione monetaria. E quando nel febbraio 1992 gli stati membri firmano il trattato di Maastricht, che prevede l'introduzione dell'euro, Genscher esprime tutta la sua soddisfazione: "Per me questa decisione rappresenta la concretizzazione della promessa fatta durante i negoziati sulla riunificazione".
L'abbandono del marco era quindi il prezzo da pagare per la riunificazione? Non c'è dubbio che il crollo del potere nella Ddr ha affrettato l'entrata del progetto europeo in una fase decisivaa. "Forse l'unione monetaria europea non sarebbe stata mai realizzata senza la riunificazione tedesca", sostiene l'ex capo della Bundesbank, Karl Otto Pöhl.
Di fatto questa concessione ha finito per favorire entrambi i capi di stato: lasciando alla Germania ovest la possibilità di riunirsi con l'est, Mitterrand ha aiutato Kohl a diventare il cancelliere della riunificazione; in cambio Kohl ha promesso di abbandonare il marco tedesco, una delle più grandi vittorie della presidenza Mitterrand. (traduzione di Andrea De Ritis)
L’Ue e l’Euro, nati per fermare l’egemonia tedesca, potrebbero trasformarsi nel Quarto Reich?
24/06/2012
https://candidonews.wordpress.com/2012/ ... arto-reichIn tempo di crisi dell’Euro, molti osservano con criticità il ‘rigorismo’ tedesco e non pochi accusano la Germania di tentare una egemonia sull’Europa, non piu fatta con i carri armati ma attuata a suon di ‘spread’, ‘deficit’ e fiscal compact.
Eppure dovremmo analizzare meglio le ragioni della nascita dell’Euro per capire i contrasti odierni tra mezza Europa ed i tedeschi. Il progetto di Moneta Unica, nato nella seconda metà del secolo scorso, fu portato ad attuazione proprio ‘a causa’ della Germania, o meglio a causa della riunificazione tedesca.
Quando, nel 1989, cadde il Muro di Berlino e fu avviato il processo politico verso l’unificazione della Repubblica Federale e la DDR, i principali cancellierati europei vivevano con preoccupazione lo svolgersi degli eventi. Se i leader europei, in pubblico, diffondevano parole di approvazione per il progetto della Germania unita, nei colloqui privati avanzavano forti dubbi se non piena ostilità al piano di Kohl.
In un incontro ufficiale tra il Presidente francese Francois Mitterand ed il Primo ministro britannico Margaret Thatcher, svoltosi sul finire del 1989, i due affrontarono lo spinoso ‘affaire tedesco’ e le loro riflessioni furono alquanto critiche. Si temeva una nuova ‘Grande Germania’ , sulla falsa riga del terzo reich di Hitler:
«Prenderanno più terra di Hitler», dice Francois Mitterrand. «Cantano Deutschland über alles, che orrore», dice Margaret Thatcher.
Era noto che Gran Bretagna e Francia si opposero e poi accettarono con diffidenza la riunificazione della Germania, dopo la caduta del muro di Berlino.
Dicembre 1989. Il muro è caduto da un mese. Il premier britannico e il presidente francese si incontrano a Strasburgo. Mitterrand parla male di Kohl, dice che il cancelliere non capisce la sensibilità di altre nazioni rispetto al passato nazista e alle ambizioni della Germania, lo accusa di strumentalizzare sentimenti «nazionalisti». Gennaio 1990. I due leader pranzano all’ Eliseo. Mitterrand dice che la riunificazione farà riemergere i tedeschi «cattivi» che un tempo dominavano l’ Europa. Se Kohl farà quel che vuole, aggiunge, la Germania potrebbe conquistare «più territorio di quello preso da Hitler, e l’ Europa ne pagherà le conseguenze». La Thatcher, per parte sua, reagisce con «orrore» alla notizia che i deputati del parlamento di Bonn, appresa la caduta del muro, hanno cantato in coro Deutschland über alles; e si dice «allarmata» che l’ ambasciatore britannico a Bonn giudichi con favore la riunificazione.
L’ex Presidente dell’URSS Gorbaciov ha dichiarato che Francia e Gran Bretagna, ai tempi del crollo del muro, gli chiesero di invadere la DDR pur di impedire la riunificazione tedesca.
Il presidente francese François Mitterrand e la premier britannica Margaret Thathcer chiesero a Mikhail Gorbaciov di impedire con la forza la riunificazione della Germania, occupando militarmente Berlino e dispiegando le divisioni corazzate dell’Armata Rossa nella allora Repubblica Democratica Tedesca, guidata da Erich Honecker.
…
Francia e Inghilterra, rivela l’ex leader dell’Urss, volevano che Mosca impiegasse la forza militare contro la Germania. «Vennero tutti da me, uno dopo l’altro, a chiederlo apertamente». Pretendevano l’impiego dell’esercito sovietico in Germania, delle «truppe di Gorbaciov». L’ultimo incontro, con Mitterrand, a Kiev. Il capo del Cremlino resistette: «Voleva dire far scorrere molto sangue», vedere «i carri armati fuori dalle caserme, in marcia su Berlino», assistere allo spettacolo dell’Europa «in mano ai militari da oriente a occidente, armati fino ai denti, due milioni per parte».
Alla fine però prevalse il buonsenso ed anzi la Francia, da ‘nemica’ della riunificazione divenne il principale alleato della Repubblica tedesca unificata:
Mitterrand, osserva il quotidiano finanziario, fu più abile: divenne il migliore amico di Kohl, rinsaldò l’ alleanza franco-tedesca e usò l’ appoggio francese alla riunificazione per ottenere la rinuncia della Germania al marco e l’ accettazione dell’ euro. Che, senza la Germania unita, forse non sarebbe mai nato.
Quindi l’Euro è nato proprio per ‘impedire’ alla Germania, nuovamente unita, di dare il via ad una nuova politica espansionistica. Un ‘baratto’ , il Marco in cambio dell’Euro. I tedeschi però ci guadagnano eccome. Alcuni ipotizzano che gli alti costi della riunificazione siano stati pagati proprio da noi cittadini europei, grazie all’Euro. Come? Leggete qui:
Il 9 novembre 1989 cade il muro di Berlino e il potente cancelliere tedesco Helmut Kohl si trova ad affrontare un difficile e costoso processo di riunificazione fra la più moderna Germania Federale e l’arretrata Germania Democratica. Gli squilibri fra questi due paesi sono enormi: basta citare un solo dato per avere un’idea, la disoccupazione nella DDR è al 20% e la sua industria è praticamente ferma in termini di sviluppo e innovazione ai primi anni del dopoguerra. Ci sono città intere da ricostruire da zero come la stessa Berlino Est, Dresda, Lipsia. Secondo alcune stime recenti i costi totali della riunificazione tedesca sono stati circa 1.500 miliardi di euro. Un’enormità
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La Germania Federale può contare su un ottimo tessuto industriale, basato sulla chimica, l’industria pesante, l’automotive, ma malgrado l’indubbia caratteristica di affidabilità e resistenza i prodotti tedeschi risultano ancora molto costosi rispetto ad analoghi prodotti delle industrie italiane, francesi, spagnole, che potendo appoggiare le vendite su una moneta più debole del marco, sono sicuramente più avvantaggiate nelle esportazioni. Italia e Spagna soprattutto, considerati dai tedeschi dei veri e propri stati canaglia per la loro aggressività competitiva, hanno ancora una loro piena sovranità monetaria e possono agire liberamente (tramite il supporto tecnico della propria banca centrale di emissione) sulla leva delle svalutazioni competitive esterne della moneta nei confronti del marco per migliorare il livello delle esportazioni e riequilibrare eventuali squilibri della bilancia dei pagamenti.
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Il cancelliere Kohl stringe un patto di ferro con il presidente francese Mitterand e il processo di unificazione monetaria europea subisce un’accelerazione impressionante: già nel 1992 vengono firmati a Maastricht i Trattati di Funzionamento dell’Unione Europea. Il proposito del cancelliere Kohl è abbastanza chiaro a chiunque tranne che ai governanti dei paesi coinvolti nell’accordo, spalmare gli enormi costi dell’unificazione tedesca sui paesi della periferia dell’Europa, che a causa delle loro beghe interne politiche (ingovernabilità, corruzione) e di bilancio (elevati debiti pubblici) o per paura di rimanere isolati sono costretti loro malgrado o per interessi particolari ad aderire al progetto franco-tedesco di unificazione monetaria. Paesi più stabili economicamente e politicamente come Gran Bretagna, Svezia e Norvegia non pensano neanche per un attimo ad unirsi a questa grande ammucchiata, in cui era molto prevedibile che prima o dopo la grande Germania avrebbe fatto un massacro.
Quindi la politica espansionistica della Germania, che la Francia ha cercato di fermare tramite la creazione dell’Euro, è stata solo rimandanta. Dopo anni passati a ‘risanarsi’ ed a potenziare la propria economia sfruttando la parziale debolezza dell’Euro, ora forse si è passati alla fase 2, ovvero ‘uccidere’ uno per uno le economie gli stati ad alto debito, quei PIIGS (Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia e Spagna) che hanno consentito alla Germania di rafforzarsi perche con le loro debolezze strutturali non permettavano all’Euro di poter intralciare le esportazioni tedesche. La Germania ‘campione’ del rigore, tornata ad essere la Locomotiva d’Europa, sta quindi tornando alla sua ‘storica’ politica di espansione. Senza carri armati ma a colpi di ‘spread’.
La storia ci insegna che la Germania ha alternato periodi di forza a momenti di debolezza o comunque di frammentazione politica. Alla fine del Sacro Romano Impero (il Primo Reich) durato quasi mille anni (962-1806) e che aveva visto il popolo tedesco, seppur diviso in centinaia di principati e staterelli, protagonista nell’egemonia del Continente era seguita una fase di divisioni, ovvero la Confederazione Germanica creata dal Congresso di Vienna nel 1815, dopo le rivoluzioni napoleoniche e che riuniva 39 piccoli stati sovrani tedeschi.
Ben presto però si arrivò alla creazione dell’Impero tedesco, (il Secondo Reich), nato nel 1871. Un impero forte e combattivo, la cui espansione fu la principale causa dello scoppio della Prima Guerra Mondiale, poi persa. Alla fine della guerra la Germania visse un periodo di forte debolezza con la Repubblica di Weimar (1919-1933), nata sulle ceneri del Secondo Reich e che portò il paese alla crisi finanziaria.
Dalle ceneri di Weimar nacque il Terzo Reich di Adolf Hitler con tutta la follìa che ne è seguita, Seconda Guerra Mondiale compresa. Il resto è storia recente, i quarantanni di divisione tedesca terminati nel 1990 con la riunificazione. Poi l’Euro, il ‘rigorismo’ e l’intrasigenza di Angela Merkel nell’impedire il pieno soccorso alle economie europee in difficoltà.
Dopo il Primo Reich del Sacro romano impero, il Secondo Reich di Gugliemo II ed il Terzo Reich di Hitler, l’Unione Europea può diventare il Quarto Reich della Germania? Al momento non è proprio così, anche se le premesse ci sono tutte. E purtroppo il ciclo di espansione tedesca si è sempre concluso con una sanguinosa Guerra.
Ecco come l’Europa cancellò il debito della Germania
10 marzo 2015 in Economia, Europa, Storia
https://keynesblog.com/2015/03/10/europ ... nia-grecia Gli accordi sul debito di Londra (1953) dimostrano che i governi europei sanno come risolvere una crisi da debito coniugando giustizia e ripresa economica. Ecco quattro lezioni esemplari, utili nell’attuale crisi del debito greco.
Il 27 febbraio 1953 fu siglato a Londra un accordo che cancellava la metà del debito della Germania (all’epoca la Germania Ovest). 15 miliardi su un totale di 30 miliardi di Deutschmarks*.
Fra i paesi che accordarono la cancellazione c’erano gli Stati Uniti, l’Inghilterra e la Francia, assieme a Grecia, Spagna e Pakistan (paesi che sono oggi fra i più importanti debitori). L’accordo copriva anche il debito di privati e società. Dopo il 1953, altri paesi firmarono l’accordo per cancellare il debito tedesco: l’Egitto, l’Argentina, il Congo Belga (oggi Repubblica Democratica del Congo), la Cambogia, il Cameroun, la Nuova Guinea, la Federazione di Rodesia e il Nyasaland (oggi Malawi, Zambia e Zimbabwe). (1)
Il debito Tedesco risaliva a due periodi storici: gli anni precedenti la prima guerra mondiale e quelli immediatamente successivi alla seconda. Circa la metà derivava da prestiti che la Germania aveva contratto durante gli anni ’20 e i primi anni ’30 (prima dell’ascesa dei nazisti al potere), e che furono usati per pagare i danni di guerra imposti nel 1919 dal trattato di Versailles. Si trattava del lascito delle colossali riparazioni dei danni di guerra imposte al paese dopo la sconfitta nella prima guerra mondiale.
L’altra metà del debito era legata alle spese di ricostruzione dopo il secondo conflitto mondiale.
Nel 1952, il debito della Germania detenuto da paesi esteri ammontava al 25% circa del reddito nazionale. Si tratta di un debito relativamente contenuto rispetto alle cifre di oggi: Spagna, Grecia, Irlanda e Portogallo hanno tutte un debito verso creditori esteri superiore all’80% del PIL. La Germania Ovest doveva affrontare enormi spese per la ricostruzione, ma le riserve di valuta estera erano scarse. La delegazione tedesca alla conferenza sostenne con successo la tesi che i rimborsi del debito sarebbero cresciuti vertiginosamente nell’immediato futuro, e che ciò avrebbe gravemente ostacolato la ricostruzione. In seguito all’annullamento del debito, la Germania Ovest visse un ‘miracolo economico’ trainato da una vasta opera di ricostruzione, e forti incrementi del reddito e delle esportazioni. Questa stabilità contribuì alla pace e alla prosperità in Europa.
I creditori della Germania Ovest erano ben disposti a stabilizzare il quadro politico ed economico del paese, per rafforzare un ‘bastione contro il comunismo’. Questo sottinteso politico spinse i creditori ad affrontare con un approccio illuminato la questione del debito; approccio purtroppo assente nelle crisi di debito degli ultimi trent’anni – America Latina e Africa (anni ’80 e anni ’90); estremo oriente (metà anni ’90); Russia e l’Argentina (alla soglia del millennio) e oggi l’Europa. In tutte queste crisi, la Germania si è trovata fra i creditori, com’è crudamente emerso nel corso della crisi europea del debito.
Oltre all’entità del debito cancellato, molti altri aspetti degli accordi sul debito di Londra furono di sicuro vantaggio per la Germania; i principî che li ispirarono potrebbero essere applicati al caso degli attuali paesi debitori.
1) Imposizione di limiti espliciti al rimborso del debito
Innanzitutto fu abilmente richiesto (e ottenuto) che il rimborso del debito della Germania Ovest procedesse solo in caso di eccedenza commerciale. In caso di deficit commerciale, non sarebbe stato effettuato nessun pagamento. In altre parole, il governo avrebbe rimborsato il debito unicamente con risorse effettivamente disponibili, invece di ricorrere a nuovi prestiti o utilizzando riserve di valuta estera. Questo meccanismo evitò una nuova recessione o una lunga stagnazione. Inoltre, nell’ipotesi di una bilancia commerciale in passivo, la Germania Ovest era autorizzata a limitare le importazioni.
Se i paesi creditori volevano recuperare i loro prestiti, erano quindi indotti ad importare merci dalla Germania. Il meccanismo che permise di procedere in questo senso fu la rivalutazione contro il marco delle divise dei paesi creditori: con un marco ‘debole’ le merci prodotte in Germania erano più convenienti sui mercati esteri. L’effetto fu una rapida crescita delle esportazioni tedesche, che permise al paese di ripagare il debito residuo. D’altra parte, i paesi creditori riorientarono di fatto le loro politiche economiche interne, spingendo verso maggiori importazioni (e quindi sostenendo i consumi), invece di costringere i debitori ad applicare politiche di austerità. [Quest’ultima è la via scelta dalla Germania attuale, che parallelamente insiste sul mercantilismo e deprime i consumi interni, n.d.t.]
Deficit, surplus e debito
Se un paese esporta più di quello che importa, ha un eccedenza commerciale (o surplus). Ciò comporta un reddito in eccesso, che non è speso in beni importati. Quest’eccesso servirà a riassorbire debito, oppure si trasformerà in credito verso altri paesi, che a loro volta s’indebiteranno.
Se un paese è in deficit commerciale, importa più di quanto esporta. È quindi costretto a contrarre dei debiti con altri paesi, o a mettere in vendita il suo patrimonio.
I debiti tra paesi sono insomma causati da (o causano a loro volta) deficit e surplus nelle bilance commerciali. Perché un paese possa essere in surplus, deve esisterne un altro con un deficit. Più le bilance commerciali sono in equilibrio, più stabile è l’economia mondiale.
Perché un debito possa essere rimborsato, i paesi debitori devono essere in surplus, e i paesi creditori devono trovarsi in deficit commerciale. È molto difficile per i paesi debitori raggiungere un eccedenza di bilancia commerciale, se i creditori non sono disposti ad accettare disavanzi.
Non è teoricamente possibile che tutti i paesi siano in surplus, a meno che il pianeta Terra non si metta a commerciare con un altro pianeta.
La bilancia commerciale della Germania Ovest fu ampiamente in attivo durante il periodo di rimborso del debito, e così la clausola limitativa non venne mai applicata. Ma la sua sola esistenza permise di ricostruire l’economia tedesca e sostenere le esportazioni, creando un potente incentivo ad acquistare merci provenienti dalla RFT, e permettendo la svalutazione del marco rispetto alle altre divise.
La competitività della Germania e la svalutazione del marco segnarono tutto il periodo del rimborso del debito, e finirono per vincolare gli altri paesi dell’Eurozona con la creazione dell’euro negli anni ’90. Negli anni ’50 e ’60, le eccedenze commerciali della Germania Ovest permisero il rimborso del debito; negli anni più recenti, hanno invece contribuito ad aumentare il debito di altri paesi, come la Grecia, l’Irlanda, la Spagna ed il Portogallo.
Grazie alla cancellazione del debito e alla riduzione dei tassi d’interesse, i pagamenti assorbiti dal rimborso costituivano il 2,9% delle esportazioni nel 1958 (il primo anno del risarcimento) e si ridussero con la crescita del surplus. A titolo di confronto, l’FMI e la Banca Mondiale considerano ‘sostenibili’ per i paesi più poveri rimborsi del debito dell’ordine del 15%-25% del valore delle esportazioni.
Nel 2015, l’FMI prevede che la Germania avrà un’eccedenza commerciale pari al 5,8% del PIL, quando invece potrebbe importare merci dai paesi creditori, per aiutarli ad uscire dalla crisi. [Il surplus commerciale tedesca ha violato ripetutamente i criteri della Macroeconomic Imbalance Procedures — MIP. Ma per ora le sanzioni non sono state applicate alla Germania, n.d.t.]
Inoltre, come prima ricordato, i rimborsi attuali del debito sono molto più elevati (in termini di percentuale rispetto al valore delle esportazioni) di quanto pagato dalla Germania Ovest al ritmo massimo dei pagamenti. Attualmente, i rimborsi del governo greco sono dell’ordine del 30% delle sue esportazioni (2).
Situazioni simili si presentano per i paesi più indebitati del sud del mondo: il Pakistan, le Filippine, El Salvador e la Jamaica spendono fra il 10% e il 20% per cento delle loro esportazioni per ripianare i loro debiti esteri (3). Questi valori non comprendono i rimborsi dei debiti privati.
2) Coinvolgimento di tutti i tipi di creditori
Tutti i creditori furono coinvolti nel programma di ristrutturazione, sia gli stati, sia i privati, ai quali furono applicati gli stessi criteri. Questo per limitare gli effetti dei contenziosi eventualmente aperti dai privati per disparità di trattamento.
Ben diverso è stato l’approccio delle ristrutturazioni del debito più recenti. Il programma di normalizzazione del debito dei paesi poveri (Heavily Indebted Poor Countries initiative, HIPC), che ha cancellato 130 miliardi di dollari di debiti a 35 paesi fra i più poveri del mondo (anni 2000), ha riguardato unicamente i debiti verso istituzioni internazionali o paesi terzi. I soggetti privati non sono stati coinvolti nell’accordo. Di conseguenza, paesi fra i più poveri al mondo, come Sierra Leone, Zambia, Repubblica Democratica del Congo, sono stati citati in giudizio presso tibunali occidentali dai ‘Vulture funds’ (fondi speculativi ‘avvoltoio’), per montanti colossali, che non sono in grado di rimborsare.
Alla fine del 2001, l’Argentina si dichiarò insolvente sul proprio debito, semplicemente perché era troppo elevato da rimborsare. Molti dei creditori privati sottoscrissero un nuovo accordo, che prevedeva uno sconto del 70% sul debito nominale. Alcuni creditori, fra i quali ‘fondi avvoltoio’ che avevano riacquistato parti del debito nel pieno della crisi, e a condizioni molto convenienti, esigono oggi -in sede legale- il rimborso totale del debito all’Argentina, oggi non più insolvente.
Nel giugno 2014, la corte suprema USA confermò il giudizio del tribunale di New York in favore di due fondi speculativi (NML Capital e Aurelius Capital) che esigevano 1,3 miliardi di dollari di debiti contratti dall’Argentina durante la crisi del 2001. Il giudizio stabiliva che l’Argentina avrebbe dovuto dapprima rimborsare i debiti verso i due fondi prima di procedere a qualsiasi altro indennizzo. Il rifiuto di ottemperare dell’Argentina comportò un nuovo default sul debito e a uno stallo che dura ancora oggi.
In Grecia sono avvenute nel 2011 due ristrutturazioni, che hanno portato ad una riduzione del debito nominale di più del 50% per 9 creditori privati su 10. Malgrado questa ‘riduzione’ il valore del capitale da recuperare restava comunque superiore al prezzo di vendita dei diritti creditorî sul mercato. E i creditori insittetero perché il nuovo debito fosse sottoposto – nella maggior parte dei casi – al diritto britannico. Con limiti evidenti sul controllo futuro del proprio debito da parte del governo greco.
Per di più, i creditori che detenevano il ‘vecchio’ debito sotto legislazione non greca (britannica o elvetica) sono rimasti fuori dall’accordo, e sono attualmente in grado di esigere il pagamento completo della somma originaria, più del doppio dei creditori ‘ristrutturati’. Molti di questi debiti sono detenuti da fondi speculativi che hanno comprato il debito a prezzi stracciati, e che stanno quindi speculando, con vasti profitti, a danno del popolo greco. Inoltre, i prestiti accordati alla Grecia per ricoprire il suo debito negli ultimi due anni lo hanno di fatto trasferito da creditori privati verso soggetti istituzionali, l’FMI e i governi dell’UE. Questa parte non ha subito alcuna riduzione, e quindi il debito detenuto da creditori esteri è oggi ben al di là del 100% del PIL.
3) Applicare la ristrutturazione a tutti i debiti, non solo quelli verso i governi.
Gli accordi sul debito di Londra furono applicati a tutti i debiti contratti dalla Germania Ovest: verso privati, governi e società estere. Comprendeva quindi i debiti dei privati e delle società tedeschi, oltre al debito pubblico.
La maggior parte della crisi del debito odierna è scaturita da debiti inizialmente a carico di società private, soprattutto banche. Per esempio, i prestiti contratti dal settore privato in Irlanda hanno spinto nel 2007 il debito totale del paese al 1000% del PIL. Il governo irlandese, invece, ha potuto approfittare di un avanzo di bilancio in quegli stessi anni, e il suo debito totale (detenuto sia da risparmiatori irlandesi, sia da creditori esteri) era ‘appena’ l’11% del PIL nel 2007. Perché un’economia esca dalla stagnazione causata da debito eccessivo, devono essere ristrutturati tanto il debito detenuto dai privati quanto quello detenuto dai governi.
4) Negoziati piuttosto che sanzioni
Se la Germania Ovest non avesse voluto, o non fosse stata in grado di rimborsare il debito, l’accordo prevedeva consultazioni fra il debitore e i creditori, sotto la supervisione di un organismo internazionale terzo. Un approccio del tutto diverso da quello che ha ispirato i ‘negoziati’ più recenti sul debito, nei quali i governi e le istituzioni creditrici (il Club di Parigi, l’FMI, la BCE) hanno imposto i termini dell’accordo ai paesi debitori, obbligandoli a instaurare politiche di austerità e liberalizzazioni sui mercati. Come ci si poteva aspettare, la Germania Ovest non ebbe ulteriori problemi di debito, e anche questa clausola non venne mai applicata.
Il caso Grecia: spezzare le catene
Ispirandosi all’antica idea del Giubileo, in occasione del quale i debiti erano annullati, gli schiavi erano liberati, e la terra ridistribuita, la Jubilee Debt Campaign lancia un appello per un nuovo ‘Giubileo del debito’ per risolvere l’attuale crisi economica globale. Quest’iniziativa costituirebbe il quadro per rompere l’attuale spirale della crisi debitoria e bancaria in Europa, e alleggerire il fardello perpetuo che grava sui paesi del sud del mondo.
In altre parole:
– Cancellare i debiti ingiusti dei paesi più indebitati;
– Promuovere una tassazione giusta e progressiva, piuttosto che ricorrere a nuovi prestiti;
– Uscire dalla logica di nuovi prestiti che spingono i paesi poveri nella voragine del debito
La Grecia è indiscutibilmente fra i paesi che più hanno bisogno di una cancellazione del debito. Dopo più di quattro anni di austerità, il debito greco è salito dal 133% al 174% del PIL. Il salario minimo è caduto del 25%, la disoccupazione giovanile è oltre il 50%. E più del 20% della popolazione è sotto la soglia di povertà. È necessario che i creditori di Atene capiscano la lezione dell’accordo sul debito tedesco del 1953, e spezzino le catene del debito che attanagliano oggi la Grecia.
Traduzione: Faber Fabbris
Fonte: jubileedebt.org.uk
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Note
* La cancellazione del debito riguardò la Germania Ovest, che aveva ereditato la totalità del debito tedesco verso i paesi occidentali dopo la seconda guerra mondiale. Si trattò quindi dell’annullamento del debito della Germania pre-bellica, anche se le trattative furono fatte con la sola Germania Ovest.
1. Questa, e molte altre informazioni utilizzate nell’articolo, sono tratte da: Kaiser, J. (2003). Debts are not destiny! On the fiftieth anniversary of the London Debt Agreement. Erlassjahr.de (Jubilee Germany), ed altri due testi da Erlassjahr.de : Double standards applied e About the London Debt Accord for Germany, 1953.
2. IMF, World Economic Outlook database.
3. World Bank, World Development Indicators database.