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Papa Francesco: "Accogliere e integrare i migranti senza minacciare la propria identità"Sergio Rame - Mer, 26/09/2018
http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 80743.htmlPapa Francesco torna a parlare di accoglienza e integrazione. Ma avverte: "Va fatto nella misura che non sia una minaccia contro la propria identità"
"Nei popoli baltici il messaggio sull'apertura è abbastanza avanti. Non ci sono fuochi forti populisti".
Sul volo BT7103, che da Tallinn lo riporta a Roma, papa Francesco incontra i giornalisti per fgare il punto su alcuni temi a lui cari. Si parla del nuovo accordo con la Cina, ma anche della pena di morte e della guerra. Poi, ancora una volta, si finisce per toccare il tema dell'accoglienza. Ma, in questa occasione, Bergoglio invita a farlo "nella misura che non sia una minaccia contro la propria identità".
Durante il volo di ritorno da Tallinn, come riferisce il sito specializzato Vaticaninsider, papa Francesco riferisce che nei discorsi fatti con i presidenti dei paesi baltici, che ha incontrato nei giorni scorsi, le parole "accoglienza" e "apertura" sono state ripetute frequentemente. Questo indica, a suo avviso, "una voglia di universalità nella misura in cui si possa, con lo spazio, il lavoro, l'integrazione, nella misura che non sia una minaccia contro la propria identità". Una condizione che sembra toccare molto il Santo Padre. Che in aereo ci tiene a precisare: "Apertura prudente e ben pensata".
Durante la conferenza stampa sull'aereo che lo riportava a Roma da Tallinn, papa Francesco ha poi rilevato che non ci sono "forti fuochi populisti in Lituania, anche in Estonia e Lettonia". "
Sono popoli aperti che hanno voglia di integrare i migranti ma non massicciamente perché non si può, integrarli con la prudenza del governo - riferisce il Pontefice - abbiamo parlato coi due dei tre capi di Stato su questo e Credo che il messaggio è stato ricevuto". Secondo Bergoglio, l'emergenza immigrazione è, in tutto il mondo, "un problema grave e non è facile di studiarlo e in ogni Paese" dal momento che "in ogni luogo ha diverse connotazioni".
Papa nei Paesi baltici: in Lettonia, ci dicono di discriminare, ma scegliamo la fraternitàAsiaNews.it
24/09/2018
http://www.asianews.it/notizie-it/Papa- ... 45029.html Celebrando la messa nel santuario della Madre di Dio di Aglona, Francesco invita all’accoglienza, “in tempi nei quali sembrano ritornare mentalità che ci invitano a diffidare degli altri, che con statistiche ci vogliono dimostrare che staremmo meglio, avremmo più prosperità, ci sarebbe più sicurezza se fossimo soli”.
Riga (AsiaNews) – “Scommettere di nuovo sul fratello, sulla fraternità universale” anche oggi, “in tempi nei quali sembrano ritornare mentalità che ci invitano a diffidare degli altri, che con statistiche ci vogliono dimostrare che staremmo meglio, avremmo più prosperità, ci sarebbe più sicurezza se fossimo soli”. Accogliere “senza discriminazioni” è l’invito che papa Francesco ha rivolto oggi pomeriggio dalla Lettonia, Paese del quale stamattina aveva lodato a più riprese la capacità di vivere insieme, celebrando messa davanti al santuario della Madre di Dio di Aglona.
Sotto un cielo che a tratti lascia scendere la pioggia, ci sono decine di migliaia di fedeli (nella foto). Giovani in abiti tradizionali e i canti malinconici di questi Paesi che non hanno dimenticato decenni di oppressione. Torna a parlarne anche il Papa, ricordando mons. Boleslavs Sloskans, vescovo lettone sepolto qui, che fu arrestato sia dalla Gestapo che, a più riprese, dalle autorità sovietiche, ma per sottolineare il suo invito: “non lasciate che la vendetta o l’esasperazione si facciano strada nel vostro cuore”.
“Maria e i discepoli di queste terre ci invitano ad accogliere” è la chiave dell’omelia di Francesco. “Maria si mostra in primo luogo così: accanto a coloro che soffrono, a coloro dai quali il mondo intero fugge, accanto anche a quelli che sono processati, condannati da tutti, deportati. Non soltanto vengono oppressi o sfruttati, ma si trovano direttamente ‘fuori dal sistema’, ai margini della società (cfr Esort. ap. Evangelii gaudium, 53). Con loro c’è anche la Madre, inchiodata sulla croce dell’incomprensione e della sofferenza”.
“Maria ci mostra anche un modo di stare accanto a queste realtà; non è fare una passeggiata o una breve visita, e nemmeno è un ‘turismo solidale’. Occorre che coloro che patiscono una realtà di dolore ci sentano al loro fianco e dalla loro parte, in modo fermo, stabile; tutti gli scartati della società possono fare esperienza di questa Madre delicatamente vicina, perché in chi soffre permangono le piaghe aperte del suo Figlio Gesù. Lei lo ha imparato ai piedi della croce. Anche noi siamo chiamati a ‘toccare’ la sofferenza degli altri. Andiamo incontro alla nostra gente per consolarla e accompagnarla; non abbiamo paura di sperimentare la forza della tenerezza e di coinvolgerci e complicarci la vita per gli altri (cfr ibid., 270)”.
E se è vero che “a volte, quando ci siamo aperti agli altri, questo ci ha fatto molto male” e che “nelle nostre realtà politiche, la storia dello scontro tra i popoli è ancora dolorosamente fresca”, “Maria si mostra come donna aperta al perdono, a mettere da parte rancori e diffidenze”.
“Sempre costa l’armonia quando siamo diversi, quando gli anni, le storie e le circostanze ci pongono in modi di sentire, di pensare e di fare che a prima vista sembrano opposti. Quando con fede ascoltiamo il comando di accogliere e di essere accolti, è possibile costruire l’unità nella diversità, perché non ci frenano né ci dividono le differenze, ma siamo capaci di guardare oltre, di vedere gli altri nella loro dignità più profonda, come figli di uno stesso Padre (cfr Esort. ap. Evangelii gaudium, 228)”.
“In questa, come in ogni Eucaristia, facciamo memoria di quel giorno. Ai piedi della croce, Maria ci ricorda la gioia di essere stati riconosciuti come suoi figli, e suo Figlio Gesù ci invita a portarla a casa, a metterla al centro della nostra vita. Lei vuole donarci il suo coraggio, per stare saldamente in piedi; la sua umiltà, che le permette di adattarsi alle coordinate di ogni momento della storia; e alza la sua voce affinché, in questo suo santuario, tutti ci impegniamo ad accoglierci senza discriminazioni, e che tutti in Lettonia sappiano che siamo disposti a privilegiare i più poveri, a rialzare quanti sono caduti e ad accogliere gli altri così come arrivano e si presentano davanti a noi”.
Al termine del rito il Papa ha offerto all’immagine della Vergine una speciale corona del Rosario e si è recato all’eliporto di Aglona per prendere l’elicottero che lo riporta a Vilnius, in Lituania.
In Lettonia papa Francesco invita a scommettere sull’accoglienza25 settembre 2018
di Simone Baroncia
http://www.korazym.org/30799/in-lettoni ... ccoglienza“Cari fratelli e sorelle, al termine di questa celebrazione, ringrazio il vostro Vescovo per le parole che mi ha rivolto. E voglio dire grazie di cuore a tutti coloro che in diversi modi hanno collaborato per questa visita. In particolare, esprimo viva riconoscenza al Presidente della Repubblica e alle Autorità del Paese per la loro accoglienza. Offro in dono alla Santa Madre di Dio, in questa ‘Terra Mariana’, una speciale corona del Rosario: la Vergine vi protegga e vi accompagni sempre”.
Con queste parole papa Francesco ha salutato il popolo lettone, che lo ha accolto con grande entusiasmo, come ha detto mons. Janis Bulis,vescovo di Rēzekne-Aglona e presidente della Conferenza episcopale lettone: “La Sua visita capita nel 100° anniversario dell’indipendenza del Paese. Il cammino del nostro popolo è stato un cammino molto difficile.
Pur essendo stati privi di libertà, siamo rimasti fedeli alla nostra fede cristiana. E’ stato per noi un grande onore e un’immensa gioia poterLa accogliere. Grazie per essere venuto, per aver visitato il popolo dei fedeli, per averci incoraggiato a guardare al futuro con speranza e per averci avvicinato a Dio”.
Una giornata trascorsa dal papa in Lettonia con molti incontri e conclusasi con la celebrazione eucaristica nella grande piazza del Santuario Internazionale della Madre di Dio, in cui ha sottolineato la fermezza della Madre di Dio nello stare ai piedi della croce:
“Con loro c’è anche la Madre, inchiodata sulla croce dell’incomprensione e della sofferenza. Maria ci mostra anche un modo di stare accanto a queste realtà; non è fare una passeggiata o una breve visita, e nemmeno è un ‘turismo solidale’. Occorre che coloro che patiscono una realtà di dolore ci sentano al loro fianco e dalla loro parte, in modo fermo, stabile; tutti gli scartati della società possono fare esperienza di questa Madre delicatamente vicina, perché in chi soffre permangono le piaghe aperte del suo Figlio Gesù.
Lei lo ha imparato ai piedi della croce. Anche noi siamo chiamati a ‘toccare’ la sofferenza degli altri. Andiamo incontro alla nostra gente per consolarla e accompagnarla; non abbiamo paura di sperimentare la forza della tenerezza e di coinvolgerci e complicarci la vita per gli altri”.
Ed ha ricordato il martirio di mons. Sloskans sull’esempio di Maria: “Maria e i discepoli di queste terre ci invitano ad accogliere, a scommettere di nuovo sul fratello, sulla fraternità universale. Ma Maria si mostra anche come la donna che si lascia accogliere, che accetta umilmente di diventare parte delle cose del discepolo.
In quel matrimonio che era rimasto senza vino, col pericolo di finire pieno di riti ma arido di amore e gioia, fu lei a ordinare che facessero quello che Lui avrebbe detto loro. Ora, come discepola obbediente, si lascia accogliere, si trasferisce, si adatta al ritmo del più giovane”.
E nella cattedrale di san Giacomo a Riga il papa ha ricordato l’epistola dell’apostolo sulla costanza cristiana: “Vi incoraggio ad essere anche voi, in seno alle vostre famiglie e alla vostra patria, esempio di entrambi questi atteggiamenti: sopportazione e speranza, tutt’e due impregnate di pazienza.
Così continuerete a costruire il vostro popolo. Voi, che avete attraversato molte stagioni, siete testimonianza viva di costanza nelle avversità, ma anche del dono della profezia, che ricorda alle giovani generazioni che la cura e la protezione di quelli che ci hanno preceduto sono gradite e apprezzate da Dio, e che gridano a Dio quando sono disattese. Voi che avete attraversato molte stagioni, non dimenticatevi che siete radici di un popolo, radici di giovani germogli che devono fiorire e portare frutto; difendete queste radici, mantenetele vive perché i bambini e i giovani si innestino lì…”.
Il papa nell’incontro ecumenico ha chiesto unità ai cattolici dalla cattedrale evangelica luterana, partendo dall’armonia musicale: “Se la musica del Vangelo smette di essere eseguita nella nostra vita e si trasforma in una bella partitura del passato, non saprà più rompere le monotonie asfissianti che impediscono di animare la speranza, rendendo così sterili tutti i nostri sforzi.
Se la musica del Vangelo smette di vibrare nelle nostre viscere, avremo perso la gioia che scaturisce dalla compassione, la tenerezza che nasce dalla fiducia, la capacità della riconciliazione che trova la sua fonte nel saperci sempre perdonati-inviati. Se la musica del Vangelo smette di suonare nelle nostre case, nelle nostre piazze, nei luoghi di lavoro, nella politica e nell’economia, avremo spento la melodia che ci provocava a lottare per la dignità di ogni uomo e donna di qualunque provenienza, rinchiudendoci nel ‘mio’, dimenticandoci del ‘nostro’: la casa comune che ci riguarda tutti.
Se la musica del Vangelo smette di suonare, avremo perso i suoni che condurranno la nostra vita al cielo, trincerandoci in uno dei mali peggiori del nostro tempo: la solitudine e l’isolamento. La malattia che nasce in chi non ha alcun legame, e che si può riscontrare negli anziani abbandonati al loro destino, come pure nei giovani senza punti di riferimento e opportunità per il futuro”.
Ed in mattinata, salutando le autorità civili al suo arrivo, papa Francesco aveva ricordato l’indipendenza del Paese: “Sono lieto di sapere che nel cuore delle radici che costituiscono questa terra si trova la Chiesa Cattolica, in un’opera di piena collaborazione con le altre Chiese cristiane, il che è segno di come sia possibile sviluppare una comunione nelle differenze.
Realtà che si verifica quando le persone hanno il coraggio di andare al di là della superficie conflittuale e si guardano nella loro dignità più profonda”.
Migranti, vescovi critici. Salvini non cede: "Mi pagano gli italiani"Roberto Scafuri - Ven, 28/09/2018
http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 81614.htmlBassetti (Cei) contro il decreto sicurezza: "Alcune norme sono incostituzionali"
Visto dall'alto delle Mura Aureliane, il ministro dell'Interno Matteo Salvini non dovrebbe avere propriamente le sembianze di quell'acclamato salvatore della Penisola dall'invasione dei migranti, come mediaticamente forse appare.
E per quanto Sua Santità Francesco abbia ammesso che il segreto di una buona accoglienza sta nella necessaria organizzazione del Paese ospitante che ne sappia curare l'integrazione, i vescovi sono preoccupati dalla politica salviniana. L'aveva anticipato il segretario della Cei, monsignor Galatino, qualche giorno fa, giudicando «brutto segnale» il fatto che «si parli di immigrati all'interno del decreto sicurezza: significa giudicare già l'immigrato pericolo pubblico per il suo essere immigrato e non per i comportamenti che può avere».
Ma ieri, al termine del Consiglio Episcopale Permanente, è stato lo stesso presidente della Cei, Gualtiero Bassetti a esprimere in chiaro questi timori profondi nutriti Oltretevere. «Un decreto dovrebbe fronteggiare un periodo di emergenza e, per quello che ho letto, il nostro decreto abolisce i permessi per motivi umanitari...», ha esordito. Per poi entrare nel dettaglio: «In sostanza, si toglierebbe a prefetti e giudici quella discrezionalità sulla protezione umanitaria mentre rimarrebbero solo permessi per cure mediche o per necessità di rientro nei paesi d'origine per breve tempo». Ciò però che il capo dei vescovi ritiene addirittura incostituzionale è l'espulsione al primo grado di condanna. «Se basta questo, mi sembra si faccia qualcosa che non è proprio in pieno con quanto previsto dalla Carta, perché non tiene conto dei tre gradi di giudizio».
Trattandosi di fatti e legislazioni interne a un altro Stato, ovviamente il cardinale ha ammantato le sue critiche di prudenza, sottolineando che «il decreto è ancora in fieri, quello che dico lo dico a pelle, non ho avuto tempo di leggerlo e di approfondirlo, e sembra poi che possa essere ancora ritoccato: deve intervenire ancora il presidente della Repubblica ed, essendo questa una bozza, credo che le osservazioni della Chiesa possano essere utili...». Parole ulteriormente interpretabili come auspici, se non come veri e propri suggerimenti in vista di modifiche parlamentari o, persino, quando sarà, dinieghi di controfirma e promulgazione da parte di Mattarella. Certo è, ha ancora sottolineato Bassetti, che «noi siamo pastori e come tali ci interessa la solidarietà e l'integrazione anche se ci vogliono criteri, come ha precisato il papa. Francesco ha detto che l'accoglienza è un conto, l'integrazione è importante, ma serve poi un discernimento... Si tratta di capire di quanti ogni Stato si può far carico ance se non in un modo indiscriminato. Però, nel momento in cui accolgo, mi impegno e do la cittadinanza». L'accoglienza ricevuta da tali preoccupazioni da parte di Salvini, invece, non è stata diversa da quella che ci si poteva immaginare, e non molto diversa dal «pensino alle anime» dichiarato qualche giorno fa dal suo collega Centinaio. Da Tunisi, Salvini ha tagliato corto: «Mi fa piacere che in Vaticano e altrove ci sia gente che si occupa di migranti in Italia, ma il mio stipendio è pagato da 60 milioni di italiani che vogliono sicurezza... Vogliamo garantire persone che scappano davanti a vere guerre e vogliamo dichiarare invece guerra agli scafisti, ai mafiosi e ai trafficanti di esseri umani. Siamo riusciti a ridurre il numero di clandestini, portandolo a 20mila dai 100mila di un anno fa».