Caso Diciotti, l'Europa pronta a dare sostegno all'Italia ma Salvini vieta lo sbarco a LampedusaLa nave della Guardia costiera con a bordo 177 migranti ancora ferma in rada. Malta aveva negato l'approdo accusando gli italiani di "intercettazione ingiustificata" perché il barcone, con 177 persone a bordo, "non era in pericolo". Un migrante morto in Tunisia in scontri con la polizia mentre una barca cercava di partire.
ALESSANDRA ZINITI
17 agosto 2018
http://www.repubblica.it/cronaca/2018/0 ... -204304637Caso Diciotti, l'Europa pronta a dare sostegno all'Italia ma Salvini vieta lo sbarco a Lampedusa
Il Viminale prende atto della disponibilità dell'Europa "ad offrire un sostegno all'Italia" per i 177 migranti a bordo della Diciotti da ieri ferma in rada davanti a Lampedusa ma il ministro Salvini resta fermo nella sua intenzione di non concedere l'approdo all'unità della Guardia costiera che ieri notte ha effettuato un'operazione di soccorso in zona Sar maltese.
"Una intercettazione ingiustificata in mare aperto, non sussisteva alcun elemento di pericolo. Le vostre affermazioni secondo cui i migranti vi stavano contattando per informarvi che erano in difficoltà sono false. La vostra è stata un'interferenza". Sono affermazioni durissime quelle contenute nella lettera con la quale il governo maltese ha rifiutato l'approdo alla nave Diciotti della Guardia costiera italiana che ha preso a bordo 177 migranti che - ricorda il governo maltese al Viminale - " sono ora già in territorio italiano". La nave ora è in rada davanti al porto di Lampedusa. Ma non può attraccare. E nessuna trattativa europea sembra avviata dopo la contrastata adesione dell'Italia alla soluzione condivisa per il caso Aquarius. Anche se la Commissione Ue "segue il caso" e si dice "pronta a a fornire sostegno al coordinamento e prestare tutto il suo peso diplomatico per soluzioni veloci", secondo quanto dichiarato dalla portavoce Tove Ernst, che però conferma: "Per il momento non sono al corrente di contatti tra la Commissione e gli Stati membri".
Il ministro dell'Interno Salvini non ha intenzione di far sbarcare in Italia i 177 migranti soccorsi in zona Sar maltese da due motovedette italiane che, inviate dalla sala operativa di Roma, hanno salvato tutti gli occupanti di un barcone con il motore in panne che stava imbarcando acqua. Un soccorso urgente fatto d'iniziativa dalla nostra Guardia costiera senza informare il Viminale, un soccorso non necessario invece, secondo le valutazioni del governo di Malta che ha così motivato la decisione di rifiutare alla Diciotti l'approdo a La Valletta come era stato chiesto invece da Salvini visto che il soccorso è avvenuto in zona Sar maltese e che il barcone, per tutto il giorno di ferragosto era stato seguito e persino rifornito di viveri dai maltesi.
"Non erano in pericolo e non volevano essere soccorsi ma continuare il loro viaggio. Non c'è nessun presupposto giuridico per chiedere il porto a Malta. E' più vicina Lampedusa", la posizione del governo de La Valletta. E la Diciotti, con a bordo il suo carico quasi tutto di somali ed eritrei, resta ferma al largo dopo aver evacuato d'urgenza 13 persone, bimbi e donne tra cui una incinta che ha abortito in barca dopo le violenze subite in Libia.
Nuovo paradosso di una nave militare italiana a cui è inibito l'ingresso in un porto italiano, situazione identica a quella sbloccata un mese e mezzo fa solo dopo l'intervento sul premier Conte da parte del presidente della Repubblica Mattarella.
Il ministero delle Infrastrutture, da cui dipende la Guardia costiera, non dice nulla ma nel mirino di molti c'è proprio l'operato della Guardia costiera e dei suoi vertici che, naturalmente, come aveva chiarito mesi fa il comandante generale Pettorino, antepongono a qualsiasi indicazione la salvaguardia delle vite umane in mare. Come è avvenuto all'alba di ieri nel Mediterraneo.
Sull'operato della Guardia costiera ha presentato un'interrogazione parlamentare il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri che, nel chiedere chiarimenti sulle indicazioni fornite dal governo, ha accusato la Guardia costiera "di aver alimentato negli anni passati il trasporto in Italia di migliaia e migliaia di clandestini andando a prelevarli ovunque".
Nella vicenda interviene il Garante nazionale dei detenuti mauro Palma che ha scritto al comandante della Guardia Costiera, Giovanni Pettorino, e a Gerarda Pantalone, capo Dipartimento Libertà civili del Viminale chiedendo urgenti informazioni perchè, a suo avviso, i migranti potrebbero trovarsi di fatto in una situazione di privazione della libertà.
Da Tunisi intanto arriva la notizia di una sanguinosa repressione di un tentativo di partenza di una barca di migranti verso l'Italia. Uno dei passeggeri, mentre la polizia si scontrava con il gruppo di tunisini e immigrati africanisarebbe morto ma si stanno cercando altri corpi in mare.
Lo ha riferito un funzionario della sicurezza, spiegando che la polizia era intervenuta intorno alle 3.30 al largo di Louata, per bloccare un'imbarcazione partita da Sfax, quando alcune persone a bordo hanno iniziato a tirare bottiglie incendiarie, prima di dare fuoco al mezzo e tentare la fuga a nuoto. Quattro tunisini sono stati arrestati insieme a otto migranti provenienti dalla Costa d'Avorio e a due congolesi, ha riferito il funzionario, aggiungendo che uno di loro è stato ricoverato per ustioni.
Caso Diciotti, la Farnesina chiede l'intervento dell'Europa per suddividere i 177 migranti a bordo. Malta a Salvini; "Apri i porti italiani alla tua nave"ALESSANDRA ZINITI
2018/08/18
http://www.repubblica.it/cronaca/2018/0 ... -204360606Il ministro degli Esteri Enzo Moavero prende in mano il caso Diciotti per sbloccare l'impasse della nave della Guardia costiera che da tre giorni è bloccata in mare con 177 migranti a bordo soccorsi in zona sar maltese su un barcone in difficoltà.
Fonti di governo confermano che la Farnesina ha avviato contatti con gli altri stati membri della Ue per chiedere una nuova soluzione condivisa, sullo stesso modello che, già in cinque casi ( ultimo dei quali quello della Aquarius la scorsa settimana), ha portato alla suddivisione dei migranti tra diversi stati membri.
Già ieri il portavoce della commissione Ue aveva dichiarato la disponibilità " a dare sostegno all'Italia".
In attesa che si giunga ad un probabile accordo, la nave Diciotti della Guardia costiera resta al largo, davanti a Lampedusa, senza alcuna indicazione da parte del Viminale sul porto di sbarco.
Fonti di governo assicurano che i migranti e l'equipaggio della nave sono costantemente monitorati e che la situazione è sotto controllo.
E intanto un'altra imbarcazione con una settantina di migranti è stata avvistata in acque maltesi in navigazione verso l'Italia. È stato proprio Matteo Salvini a darne notizia con un polemico tweet nei confronti di Malta. Scrive Salvini: "Immagini esclusive di un gommone con 70 immigrati, scafista alla guida e motore potente, in acque maltesi. Qualcuno si degnerà di intervenire o li manderanno ancora una volta in direzione Italia???".
Il riferimento, ovviamente, è alla Guardia costiera maltese che, per tutto il giorno di ferragosto, ha evitato di soccorrere il barcone poi preso in carico dalle nostre motovedette nella notte successiva. Un intervento che i maltesi hanno definito "ingiustificato" perchè a loro dire il barcone non era in difficoltà e non voleva soccorso.
In realtà il gommone di cui parla Salvini è stato già soccorso dai maltesi che hanno reso noto di aver portato a termine un'operazione di salvataggio di 61 migranti. Il portavoce del governo de La Valletta replica a Salvini con un altro tweet: " Noi la nostra parte la facciamo e Malta ha appena salvato 61 vite Adesso fai la tua e apri i porti italiani alle 171 persone a bordo della vostra nave".
La Guardia costiera libica invece ha intercettato un barchino in difficoltà, con circa 20 migranti a bordo, in acque di responsabilità SAR libiche.
Intanto la tedesca Lifeline, che da due mesi ha la nave sequestrata nel porto di Malta dove e' in corso il processo al comandante per un soccorso ritenuto illegittimo, ha annunciato il ritorno alle operazioni di salvataggio nel Mediterraneo con una nuova imbarcazione. Una missione quasi "segreta". "Abbiamo trovato una nuova nave sostitutiva - annuncia la Ong tedesca su Twitter - ma a causa dell'intralcio illegittimo del salvataggio marittimo da parte di vari stati membri, non possiamo fornire ulteriori informazioni prima che la nave sia arrivata in acque internazionali".
Insomma, riserbo persino sul nome della nave per timore di essere fermati prima come accade ormai da mesi non solo alle imbarcazioni coinvolte in inchieste giudiziarie come la Lifeline a Malta e la Iuventa a Trapani. Nel porto de LaValletta sono bloccate senza alcuna giustificazione, dopo aver dimostrato la regolarita' della loro posizione amministrativa, la Sea eye e la Sea Watch mentre la Aquarius, che da lunedi prossimo sara' costdetta ad ammainare la bandiera di Gibilterra dopo la revoca annunciata dalle autorita' marittime britanniche, ha dovuto lasciare la zona Sar per far ritorno alla base di Marsiglia e chiedere l'iscrizione al registro navale di un altro paese, probabilmente la Germania, per poter riprendere le operazioni.
Sulla Diciotti, nell'attesa di un intervento del ministro delle infrastrutture Toninelli di qui a breve, interviene il Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà, Mauro Palma, che chiede "urgenti informazioni" alle autorita' competenti "in relazione a un caso di rilevanza umanitaria". La nave Diciotti, in mezzo alle polemiche e agli attacchi alla Guardia costiera da parte di Malta e del ministro Salvini, sta ancora navigando al Largo di Lampedusa, con a bordo 177 migranti . La richiesta e' contenuta in una lettera inviata al comandante generale della Guardia costiera, ammiraglio Giovanni Pettorino ,e al Capo Dipartimento libertà civili del ministero dell'interno, prefetto Gerarda Pantalone. Il Garante nazionale in particolare domanda delucidazioni sulla richiesta di un Place of safety, sulle ragioni di un eventuale diniego di approdo, sulle condizioni generali dei 177 migranti a bordo della nave, da 42 ore al largo di Lampedusa "a quanto risulta da foto circolate sui social". L'intervento del Garante deriva dal fatto che è chiamato a vigilare anche su possibili privazioni de facto della liberta' e il caso della nave Diciotti "sembrerebbe avere una configurazione di questo tipo, vista l'apparente prolungata assenza di indicazioni di sbarco".
Lo strano gioco della Guardia costieraGian Micalessin - Lun, 20/08/2018
http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 66363.html Ora per colpa di Salvini il giocattolo si è rotto, ma loro, evidentemente, non hanno alcuna intenzione di rassegnarsi.
«Una volta è un caso, due volte una coincidenza, tre volte è un'azione del nemico». Matteo Salvini e il ministro delle infrastrutture Matteo Toninelli farebbero bene a rileggersi Ian Fleming.
Le azioni della nave Diciotti, il pattugliatore della Guardia Costiera, per la terza volta al centro di uno scontro con il Governo in meno di due mesi e mezzo, sembrano infatti più delle mosse studiate che non delle semplici coincidenze. La cronaca della sorda diatriba tra la Guardia Costiera, da una parte, e il Ministero delle Infrastrutture, da cui in teoria dipende, e il Viminale dall'altra inizia verso il 10 di giugno. Mentre Salvini raccomanda la fine delle operazioni di soccorso davanti alla Libia e la nave Aquarius di Sos Mediterranee viene tenuta alla larga dai porti italiani, il pattugliatore Diciotti compie ben sette interventi in prossimità delle coste di Tripoli caricando 937 migranti. Migranti che Salvini e Toninelli si vedono costretti obtorto collo a far sbarcare a Catania. Ma le incursioni della Diciotti non finiscono lì. Il 9 luglio il pattugliatore accosta il rimorchiatore Vos Thalassa e carica 67 migranti che stando ad una versione mai chiarita - minacciavano il personale di bordo colpevole di volerli sbarcare in Libia anziché in Italia. La versione convince poco Matteo Salvini che fa capire di considerarla un pretesto per giustificare l'intervento dell'unità della Guardia Costiera. Ma la mossa fatale capace di portare allo scoperto lo scontro con la Guardia Costiera arriva mercoledì. Quel giorno il pattugliatore Diciotti interviene in soccorso di un barcone con 177 migranti proprio mentre il governo preme su Malta perché lo accolga in un suo porto. Un intervento assolutamente immotivato visto che il barcone non è in pericolo immediato e viene effettuato, come nota Matteo Salvini, all'insaputa del Viminale. «I maltesi ieri avevano assunto la responsabilità di un intervento in aiuto di un barcone con 170 immigrati a bordo spiega il Ministro degli Interni - e una nave della Capitaneria di Porto italiana, senza che al Viminale ne fossimo informati, ha imbarcato gli immigrati mentre ancora si trovavano in acque maltesi, per dirigersi verso l'Italia». Ancora una volta , a dar retta a Salvini, la Guardia Costiera avrebbe approfittato di una situazione perlomeno lacunosa per contravvenire alle disposizioni del governo e metterlo in difficoltà. Ed infatti l'esecutivo si ritrova, una volta di più, nell'imbarazzante posizione di negare l'accesso ai porti italiani ad una propria nave militare. Ma quali sono i motivi della sorda lotta? Per capirlo bisogna andare indietro fin ai tempi di Mare Nostrum quando le operazioni di soccorso vengono inizialmente affidate soltanto alla Marina Militare, escludendo proprio la Guardia Costiera. Un'esclusione durata solo pochi mesi visto che il governo Renzi nel 2014 allarga ben presto le operazioni ad una Guardia Costiera entusiasta di farne la propria bandiera. Talmente entusiasta da diventare successivamente la principale referente delle Ong con cui concorda decine di operazioni di soccorso fino al limite delle acque territoriali libiche. Non a caso nel luglio di un anno fa l'allora Comandante generale delle Capitanerie di Porto Ammiraglio Vincenzo Melone - chiamato a deporre dalla Commissione Difesa del Senato sulle attività delle navi delle Ong già indagate dal procuratore di Catania Carmelo Zuccaro - non esita a difenderle a spada tratta. Una difesa scontata e obbligata visto che le missioni di soccorso ai migranti erano diventate la vera ragion d'essere della nostra Guardia Costiera e dei suoi vertici. Ora per colpa di Salvini il giocattolo si è rotto, ma loro, evidentemente, non hanno alcuna intenzione di rassegnarsi. Né tantomeno di rinunciarvi.
Disobbedir parlando, il Capo che non ascolta il Viminaledi Alessandro Meluzzi
20 Agosto 2018
https://www.iltempo.it/politica/2018/08 ... no-1082033Vi è un motto famosissimo che appartiene alla tradizione dell’Arma dei Carabinieri, riferito alla propria qualità della Benemerita: “usi obbedir tacendo e tacendo morir”. Sommo esempio di virtù militari e civili per cui l’Italia tanto deve a questa credibilissima istituzione.
Ma proviamo ad entrare all’interno del linguaggio: obbedir a chi? È evidente che la funzione precipua delle forze armate è quella di garantire la sicurezza e la sovranità dello stato per servire il bene dei cittadini e del popolo sovrano, che rappresenta il termine ultimo di riferimento di ogni azione pubblica. Per esempio quella nel cui nome, come recita la costituzione, viene esercitata quella giustizia che si presuppone uguale per tutti. Nella fattispecie delle forze armate tale riferimento è innanzitutto il governo legittimo in carica e il parlamento repubblicano sovrano che assume per esempio in stato di guerra la configurazione del Consiglio Superiore di Difesa composto dai ministri competenti e presieduto dal presidente della Repubblica eletto dalle camere sovrane.
Questo ci dice la legge e la costituzione. Non si da quindi che un comandante militare possa interpretare sulla base della propria libera coscienza, per quanto umanistica e filantropica, gli ordini che gli vengono impartiti dall’autorità legittima salvo cadere in reati di insubordinazione e di fellonia.
Per altri tipi di pubbliche funzioni è prevista per esempio l’obiezione di coscienza., quella che garantisce ai medici anti abortisti nell’attività ospedaliera di essere esentati dalle interruzioni di gravidanza previste da una legge dello Stato. Ma non si da per esempio che un militare divenuto pacifista non violento possa essere esentato dai servizi armati salvo chiedere di essere ridotto ad un servizio civile ed amministrativo.
Quando l’ammiraglio Pettorino, nominato dal governo Genitloni un mese prima delle elezioni con una fantastica tempestività al comando della Guardia Costiera e delle capitanerie di porto, ha gloriosamente proclamato nel mese di luglio di fronte alle autorità governative che per lui l’eterna legge del marinaio è di salvare nelle acque del pelago qualunque vita umana a prescindere dagli ordini ricevuti, ha compiuto una affermazione sorprendente sia per le leggi militari e per i codici internazionali assolutamente inedita.
Che tale dichiarazione d’intenti meritevole, secondo me, dell’attenzione dei suoi superiori e della magistratura militare fosse vestita dalla dotta citazione di un comandante della seconda guerra mondiale che dopo aver affondato una nave belga ne avrebbe salvato parte dell’equipaggio poco importa. Intanto trattavasi in quel caso di una applicazione di un codice di guerra ben noto agli esperti mentre l’ammiraglio Pettorino rivendica il diritto-dovere di accorrere in soccorso al di là di ogni ordine ricevuto di chiunque si trovi in difficoltà in acque, non importa di quale giurisdizione o natura o in quale spazi nazionali perché tale imperativo rappresenterebbe per lui una sorta di legge kantiana assoluta.
Non solo: ma che la volontà del salvato di essere tradotto dove egli desideri prevalga su ogni altra considerazione giuridica e di opportunità. Supponiamo per esempio che uno di quei migranti che staziona sulle scogliere di Ventimiglia decida con un materassino di prendere il largo e di chiamare con un telefonino la guardia costiera e il suo desiderio sarà quello di essere tradotto sulle coste francesi: nulla dovrebbe potere ostacolare il suo disegno. Salvo forse chiedere che cosa potrebbero pensarne le autorità marittime francesi. Al di là di queste paradossali sottigliezze esiste la costatazione di una sorprendente contemporaneità tra movimenti degli scafisti ricerche di sos con telefoni satellitari, qualcuno ben brandito se ricordo anche da un celeberrimo prete eritreo, e operazioni di salvataggio della Diciotti o similari in acque mediterranee lontane decine di miglia dalle coste patrie.
Mi chiedo se le competenze umanitarie dell’ammiraglio ischitano Pettorino potrebbero spingersi fino alle coste del Kerala attualmente flagellate da tragiche alluvioni che meriterebbero salvataggi di migliaia di esseri umani o delle coste siriane reduci da guerre recenti. Ma al di là di queste considerazioni pur non irrilevanti per un militare alla cui responsabilità vengono affidati uomini e risorse dell’Erario, occorrerebbe ricordare che Guardia Costiera e capitanerie di porto sono un organo di polizia istituzionalmente destinato alla protezione delle coste nazionali e del demanio marittimo piuttosto che a grandi navigazioni d’altura per missioni di pace o di guerra, per missioni umanitarie piuttosto che ricerche oceanografiche o azioni di forte significato comunicativo e geopolitico. Le prodezze della Diciotti sulle coste maltesi andrebbero lette attentamente dai superiori dell’ammiraglio Pettornino nei dettagli e dialoghi a mio modo di vedere imbarazzanti tra autorità maltesi, scafisti e guardia costiera italiana posta a guardia delle coste maltesi piuttosto che di quelle italiche, così come pure l’attitudine a competere con le, io credo famigerate, ong migrazioniste nella tempestività a precedere la sovrana guardia costiera libica nell’esecuzione delle sue funzioni d’istituto, soprattutto nella arbitraria interpretazione della presunta insicurezza delle coste libiche sulle quali peraltro operano militari italiani a Misurata e innumerevole personale delle Nazioni Unite che a questo punto non si capisce che cosa ci starebbero a fare su coste così insicure per ricondurvi i presunti “naufraghi”. Comprendo gli entusiasmi umanitari e i protagonismi socio-politici. Ma tutto questo non si attaglia ai militari che hanno nella storia e nel buon senso altre funzioni. Quello per esempio di proteggere lo stato e un popolo da tutte le aggressioni esterne. Ed è fuor di dubbio, illustre ammiraglio Pettorino che una gigantesca operazione di sbarco, ben finanziata ed orchestrata, che ha portato nella nostra penisola, gettata ponte da Domine Iddio tra l’Europa e l’Africa, più di mezzo milione di individui ai quali solo per il 5% è stato riconosciuto lo status di rifugiati la più incredibile invasione marittima dai tempi dello sbarco in Normandia.
Di fronte a questa drammatica prova è nato un colossale affare che ha mosso interessi mafiosi in Africa, organizzazioni criminali come la mafia nigeriana con la sua droga, la sua prostituzione e i suoi omicidi, terroristi islamici e foreign fighters oltre ad un peloso business di carità rischiose che ha arricchito di un paio di miliardi di euro, negli anni, cooperative di incerto pedigree, secondo il giudice Gratteri che ha esplicitamente dichiarato che attraverso la migrazione la ‘ndrangheta si è arricchita ma anche ineffabili caritas diocesane per circa un miliardo di euro e parroci che hanno riempito contemporaneamente portafogli e solitudini sentimentali.
Insomma una gigantesca business-invasione di fronte alla quale un militare con funzione di polizia marittima dovrebbe guardare, io credo, con ben altro senso critico e responsabilità. Una riflessione per i superiori dell’ammiraglio Pettorino che riguarda la storia: un bellissimo libro di uno storico, già vicedirettore di Repubblica, Giani Rocca, intitolato: “Fucilate gli ammiragli”. Parla della controversa consegna del naviglio militare italiano a Malta, alla flotta inglese nell’inquietante passaggio storico tra Cassibile e l’8 settembre. Non entreremo in quella dolorosa querelle storica. Ma vorremo ricordare all’ammiraglio Pettorino e ai comandanti di tutte le forze armate che la parola patria e quelle sovranità nazionale oltre che legalità e diritto dovrebbero apparire gloriose e non imbarazzanti a chi porta le stellette. Quanto poi al doloroso computo delle vite salvate o perdute, difficile in ogni guerra se questa in qualche modo lo è, occorrerebbe mettere a confronto il numero di migranti raccolti con quello di quelli annegati nell’irresponsabile illusione che il traghettamento già prepagato, come ben si sa, fosse facile e scontato per tutti. E ciò appare ancora più evidente in una realtà in cui i sociologi africani ci parlano di decine di milioni di giovani africani desiderosi più che di contribuire alla crescita economica e sociale dei loro paesi, di tentare la sorte per godere del solidissimo welfare che gli italiani hanno creato al prezzo del sacrificio di generazioni di lavoratori. Se poi gli ordini che vengono dai legittimi rappresentanti dello stato italiano la cui costituzione incontrovertibilmente proclama che “la difesa dei confini della patria è un sacro dovere del cittadino” dovesse apparire discutibile all’ammiraglio Pettorino e alla Guardia Costiera, esiste sempre la possibilità di passare a mettere le proprie arti marinare al servizio di qualche ben retribuita e sorosiana ong. Perché per un militare esiste un confine sottile tra l’ambivalenza morale e l’alto tradimento. Oppure, se mi è consentita una battuta, proporsi ad uno stato sovrano, che so Città del Vaticano, per la costituzione di una flotta marittima umanitaria che a questo punto però dovrebbe sbarcare il suo carico, magari risalito il Tevere, al di là delle mura leonine e del colonnato di San Pietro.