Il caso degli Halilovich, fatti passare per povere vittime innocenti della discriminazione, da gente irresponsabile
che li copre e difende come questa Irene RuiNon siamo zingari, non siamo nomadi, siamo sinti o romDomenica 6 Novembre 2011
Irene Rui
http://www.vicenzapiu.com/leggi/non-sia ... inti-o-rom Caro direttore, scrivo al vostro quotidiano on-line, che è rispettoso dell'informazione, poiché, a quanto sembra, esiste una censura da parte del noto quotidiano cartaceo "Il Giornale di Vicenza" ad alcune mie dichiarazioni o a mie prese di posizione "contro corrente", anche con interviste, che non appaiono o compaiono in forma distorta o stravolta, per affermare una posizione diversa da quella dichiarata.
Il Giornale di Vicenza (06.11.01) intitola un articolo "Gestione dei nomadi, ora è un caso" come se i sinti o i rom, fossero degli oggetti o degli animali che hanno bisogno di qualcuno che li gestisca. Innanzitutto queste persone ci tengono a specificare che "noi siamo sinti e rom, non zingari, non nomadi, è ora di finirla con questi termini spregevoli nei nostri confronti".
Per quanto riguarda il caso più specifico dei residenti di via Nicolosi, al di là della fedina penale, è disumano lasciare queste persone in quello stato, senza servizi, acqua, energia elettrica, scarichi fognari ecc... Servizi che gli Halilovich avevano richiesto qualche hanno fa, quando avevano acquistato il terreno di via Nicolosi, ma che la Giunta Hüllweck, di cui Sorrentino era vice-sindaco ed assessore, ha non solo negato, ma non ha nemmeno permesso che stendessero del ghiaino, o installassero i bagni chimici, intimando loro di lasciare il terreno, pena una denuncia per abuso edilizio, condannandoli così al nomadismo.
Ora sono tornati nel loro campo, ma dove dovevano andare? Sorrentino si preoccupa dei bambini, ma quando era assessore alla sicurezza non fu lui ad emettere l'ordinanza igienico-sanitaria di sgombero, dopo aver aizzato tutti contro gli Halilovich, all'epoca onesti raccoglitori di ferro, e negando a loro il permesso ad allacciarsi ai servizi, con la scusante di zona agricola? E ora ci si lamenta dello stato di degrado in cui vivono, ma chi ha ascoltato il loro grido di aiuto?
Per quanto riguarda l'area comunale di viale Cricoli, è azzardato e tardivo spostare ora, di qualche mese, gli interventi di adeguamento dell'argine dell'Astichello, superando l'inverno, il periodo di pericolo alluvionale. Però forse, a onor di cronaca, si dovrebbe dire la verità. E' dalla scorsa estate che si parla dell'imminente spostamento dei residenti di viale Cricoli per interventi di sicurezza da effettuarsi, sia sugli argini, sia nell'area. Interventi per i quali sono stati stanziati dei fondi, fondi che circa due anni fa sono stati bloccati dalla Lega e dai "soci" di destra, con un intervento diretto al Ministero degli Interni. I sinti e i rom sono stati convocati più volte dall'assessore Giuliari per comunicazioni, con un esito di sole promesse e, nell'ultimo incontro, di confusione tra i tecnici che, spiazzati dal diniego dell'APA, si sono trovati di fatto senza un'area provvisoria per lo spostamento.
Le fantomatiche micro-aree che dovevano essere presenti nel PAT e promesse ai sinti, i quali erano felici che finalmente avrebbero avuto una possibilità di uscire dal buio, dal ghetto - scelta coraggiosa di Giuliari, piuttosto che di Variati, poiché al primo niet della sua maggioranza le ha ritirate escludendole dal PAT - sono ora un nulla di fatto. Perché?
Ha ragione Chiara Roverotto in un trafiletto pubblicato nella stessa pagina, ad affermare che questi cittadini sono "una spina nel fianco degli amministratori di destra e sinistra", soprattutto perché ledono il loro consenso popolare.
Chi si è messo contro le microaree? Sorrentino, la Lega, ma anche esponenti dei gruppi consiliari in seno alla maggioranza. Nessuno, effettivamente, ha il coraggio di risolvere la questione ultra trentennale della sicurezza di viale Cricoli. "Siamo gli ultimi - dichiarano i residenti - e ci trattano peggio dei cani". "Noi facciamo paura - continuano - e i pedofili, gli assassini, gli spacciatori che vivono spesso affianco alle vostre case, quelli non vi fanno paura? A quelli non chiedete che siano mandati via dai vostri condomini, dalle loro case?"
"Anche mandare i figli a scuola è stato difficile" afferma la Roverotto. "Certamente - dichiarano i residenti - provate voi, portare i vostri figli a scuola di controvoglia, perché si sentono derisi, trattati da alcuni -soprattutto dopo un'incursione della polizia nel campo - come figli di delinquenti, come diversi. Certamente poiché acquistare i libri, i quaderni, le penne, le matite e poi la mensa, il bus o la benzina per portarli a scuola, costa e a volte è difficile, non mangiamo per curare i nostri figli."
"Eppure, qualcuno è riuscito a cambiare vita, ma molti - scrive la Roverotto - sono rimasti ancorati alle loro roulotte, ai lavori spesso discutibili."
Cosa significa cambiare vita, rinunciare alle loro origini, alle loro tradizioni, per ciò che noi "gagi" o "rakli" vorremmo, la loro omologazione? Non c'è nulla di male a vivere in una casa mobile o roulotte, lo fanno in molti fuori dall'Italia, pur non sinti o rom; e poi quali lavori discutibili, forse la Roverotto non sa che la maggioranza vive di raccolta ferro e non ruba rame, di lavori saltuari come facchinaggio, pulizie per noi "rakli" e aiuto a parenti giostrai. Lavori saltuari e in nero purtroppo, poiché risiedere in viale Cricoli è un buon biglietto di visita, grazie anche alla fama che noi scrittori, giornalisti, politici e cittadini gli abbiamo appioppato e costruito negli anni.
"E comunque - conclude bene la Roverotto - zingari, ma alla fine a chi interessano? A far parlare di loro, semmai, è solo il loro trasferimento", il loro sgombero, i blitz delle forze dell'ordine in cerca di un Halilovich nel campo sinti (senza tenere conto che a volte tra sinti e rom non corre buon sangue proprio per usi e caratterialità diverse), quando qualcuno commette delle irregolarità e oggi (sulla cronaca di Bassano), si parla di loro per i furti in casa che, naturalmente senza averne le prove, si ipotizza siano opera di "nomadi".
Chi scrive ha subito un tentativo di furto in casa, lo scorso anno e quando le forze dell'ordine hanno ipotizzato dagli "zingari" ha risposto "impossibile" e in effetti è risultata essere la banda degli albanesi; ma anche su questi si costruiscono stereotipi.
"Non chiamateci zingari, non siamo nomadi, siamo sinti o rom stanziali, costretti al nomadismo da voi che non ci volete nelle nostre città, ma siamo soprattutto cittadini e persone".
Il funerale del re degli Halilovic causa maxi lite http://www.ilgiornaledivicenza.it/terri ... -1.6280044VICENZA. Non sono d'accordo su come organizzare il funerale del loro "re" e si mettono a litigare per strada. Attorno alle 12 di ieri due pattuglie della polizia locale sono dovute intervenire nel piazzale di via Fratelli Bandiera per riportare la calma tra una ventina di nomadi della famiglia Halilovic. A chiedere l'intervento dei vigili è stato uno dei numerosi passanti attirati dalle urla dei contendenti, preoccupato che la situazione potesse degenerare da un momento all'altro. Gli agenti hanno identificato i contendenti, verificando che nessuno di loro era stato inserito nella lista dell’ultima ordinanza anti-bivacchi all’interno della “zona rossa”. Dopodiché i nomadi sono stati allontanati.
Il reale in questione è Ibrahim Halilovic, scomparso nelle score ore all’età di 59 anni per un malore improvviso. Il sovrano abitava a Roma, ma i parenti desiderano che venga sepolto al cimitero di Bertesina dove riposa la moglie, venuta a mancare più di dieci anni fa.
Tre del clan Halilovic dai giudicimassimo coppero
http://www.lastampa.it/2016/10/06/asti/ ... agina.html La famiglia Halilovic è un grande clan di rom di origine balcanica che si è insediato stabilmente da più di vent’anni in Piemonte, tra Torino e Asti, con qualche propaggine a Genova e in Toscana. Nei giorni scorsi la notizia che la procura di Torino ha concluso un’indagine patrimoniale a carico di alcuni componenti del clan residenti anche ad Asti: si è scoperto che sono titolari di conti correnti in Croazia con centinaia di migliaia di euro. La polizia croata, nell’ambito delle attività di cooperazione giudiziaria internazionale ha sequestrato le somme. Il sindaco di Asti, Fabrizio Brignolo, ha chiesto di sapere i nomi dei titolari dei conti per revocare eventuali sussidi comunali a loro concessi perché formalmente nullatenenti.
In aula
In tribunale ieri si è aperto un processo a tre uomini del clan accusati di una serie di furti. La gang era stata individuata nel 2014 dalla sezione Antirapine della polizia astigiana coordinata dal commissario Loris Petrillo ma i magistrati avevano deciso di non disporre le custodie cautelari. Indagati per gli stessi fatti anche due minorenni per i quali si procede separatamente. L’inchiesta era iniziata quando a Casale era stato sradicato un erogatore bancomat da una banda composta da almeno 9 persone, riprese con il volto coperto da una telecamera di sorveglianza.
Nel filmato si notava una Ford Escort sulla quale una parte dei banditi era fuggita dopo il furto. L’auto, rubata ad Asti, venne ritrovata il giorno dopo semidistrutta dalla polizia municipale in località Isolone. Nel video si vedeva anche un’Alfa 156, intestata ad un pregiudicato astigiano in rapporti d’affari con il gruppo di rom che nel 2014 vivevano nel campo di località Boana, successivamente sgomberato dal Comune. La polizia ipotizzò che a compiere il maxi furto a Casale fossero stati i rom della famiglia Halilovic. Tra gli indizi anche il filmato di un casello autostradale dove era stata immortalata l’Alfa 156 uscire senza pagare il pedaggio accodandosi pericolosamente ad un altro veicolo nella corsia Telepass. Venne simulato un controllo casuale all’accampamento, che servì agli investigatori per nascondere i localizzatori gps sotto le auto dei nomadi. In poche settimane di indagini, la gang di rom venne sospettata di aver compiuto almeno cinque furti. Il più grave in una filiale bancaria di Magliano Alfieri, dove utilizzando come «ariete» un’auto rubata a Isola venne sradicato l’erogatore bancomat con un bottino di 20 mila euro. Poi altri colpi a Genova e ad Asti in un’azienda di giardinaggio di corso Alessandria e in due bar di corso Torino e via Sant’Evasio, dove vennero saccheggiati i cambiamonete e le slot machine. Il processo è stato rinviato al 13 dicembre dal giudice Fabio Liuzzo. I nomadi sono difesi dall’avvocato Gianluca Bona.
Arrestati 7 pregiudicati a RavennaCronaca Emilia Romagna
19 Gennaio 2009
https://www.altarimini.it/arrestati_7_p ... _10845.php Sette arresti di altrettanti pregiudicati per furto da parte dei carabinieri di Rimini. Le manette sono scattate ieri sera ad Alfonsine, comune del Ravennate, a conclusione delle indagini condotte dai militari del nucleo operativo di Riccione in collaborazione con quelli della compagnia di Ravenna. Gli arrestati sono: Muharem Halilovic, 33 anni di Prato, residente a Lido Adriano (Ravenna); Sartana Halilovic, 30 anni di Castelfranco Emilia (Modena) residente a Faenza (Ravenna); Rasim Hametovic, croato di 47 anni residente in Olanda; Renato Hametovic, bolognese di 35 anni residente a Riccione; Oliver Milacevic, trentenne croato; Marco Seferovic, 23 anni di Prato e residente a Fermo (Ascoli Piceno); Sibo Suljevic, serbo di 30 anni residente a Rimini. In particolare, ieri pomeriggio i carabinieri, che indagavano su alcuni furti commessi da nomadi, hanno pedinato gli indagati che da Riccione avevano raggiunto la zona industriale di Argenta, nel Ferrarese. Qui i pregiudicati sono entrati in un'officina di assistenza Renault tentando di rubare, ma sono stati interrotti dall'allarme. Inseguiti subito dopo dai carabinieri, sono stati bloccati ad Alfonsine, in una stazione di servizio lungo la statale Adriatica. Nelle auto dei malviventi c'erano un navigatore satellitare e un lettore dvd rubati nell'officina, arnesi da scasso, guanti, passamontagna e numerose apparecchiature elettroniche del valore di circa 4.000 euro, probabile provento di altri furti.
Guerra tra bande di zingariSorelline bruciate, preso rom: già condannato, era tornato libero dopo 20 giorni
Giovanni Neve - Ven, 02/06/2017
http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 04742.html Serif Seferovic fermato per l'omicidio delle sorelline a Centocelle. Era già stato condannato a due anni per lo scippo della cinese morta sotto un treno, ma lo avevano liberato dopo soli 20 giorni
Fermato a Torino da personale della Sezione Omicidi della Squadra Mobile di Roma, in collaborazione con la Squadra Mobile di Torino, uno dei ricercati per il rogo del camper a Centocelle avvenuto la sera del 10 maggio e in cui morirono tre sorelle di etnia rom.
Si tratta di Serif Seferovic, 20enne pregiudicato per reati contro il patrimonio, gravemente indiziato di essere il responsabile dell'omicidio plurimo delle sorelle Halilovic, Elisabeth, Francesca e Angelica, di 20, 8 e 4 anni. Il rom era già stato condannato a due anni per lo scippo di Yao Zhang, la cinese morta sotto un treno, ma era stato liberato dopo appena venti giorni.
L'omicidio delle sorelline a Centocelle
Il provvedimento di fermo era stato emesso dal pm della procura di Roma. L'incendio doloso avvenne all'interno del parcheggio del centro Commerciale "Primavera" di piazza Mario Ugo Guatteri, dove il camper abitato da 13 componenti della famiglia Halilovic era da qualche giorno in sosta. Sin dai primi esiti dell'attività di indagine, basata tra l'altro su informazioni testimoniali e analisi di impianti di videosorveglianza presenti nell'area interessata, era subito emerso che quanto accaduto era da ricondursi a problematiche esistenti tra il nucleo famigliare Halilovic ed uno dei Seferovic, maturate all'interno del campo nomadi di via Salviati dove la famiglia colpita aveva abitato.
In seguito a questi problemi, il padre delle tre vittime era da tempo entrato in forte contrasto con alcuni Seferovic. L'omicidio del 10 maggio era stato preceduto da alcuni episodi di litigi e danneggiamenti, "sintomatici - dicono gli investigatori - del clima esistente fra i due nuclei familiari". È stato, infatti, accertato che pochi giorni prima la famiglia Halilovic aveva improvvisamente abbandonato il campo nomadi di via Salviati. Tutto questo ha portato a rivolgere l'attività investigativa nei confronti del nucleo familiare dei Seferovic. Serif aveva un furgone con le stesse caratteristiche di quello presente sulla scena del delitto e usato dagli autori del rogo.
La cattura di Serif Seferovic
Le indagini hanno consentito di localizzare la compagna di Serif in Sardegna. Mercoledì sera la donna, costantemente e discretamente tenuta d'occhio dai poliziotti, si era imbarcata su un traghetto per Genova da dove, ieri mattina, a bordo di un treno era partita alla volta di Torino dove vivono alcuni parenti della famiglia Seferovic. Arrivata alla stazione ferroviaria "Lingotto" era scesa dal convoglio e, poco dopo, si era incontrata con un giovane subito riconosciuto dagli investigatori come il ricercato. È così che Serif è stato immediatamente bloccato (guarda il video). Su di lui ora pendono i reati di omicidio plurimo, tentato omicidio plurimo, detenzione, porto ed utilizzo d'arma da guerra e incendio doloso.
Il furto alla cinese travolta dal treno
Serif Seferovic era già finito sotto processo all'inizio di quest'anno con l'accusa di furto con strappo ai danni della studentessa cinese Zhang Yao, morta il 5 dicembre 2016, travolta da un treno nei pressi della stazione di Tor Sapienza mentre cercava di recuperare una costosa borsa che le era appena stata rubata. In quell'occasione il rom aveva patteggiato per quello scippo lo scorso 28 febbraio una pena pari a due anni di reclusione. Il ragazzo aveva poi ottenuto la libertà, mentre l'altro nomade che per lo stesso furto aveva patteggiato un anno e mezzo di carcere era rimasto ai domiciliari. Serif si era costituito alle forze dell'ordine per la vicenda della studentessa cinese ed aveva ottenuto la libertà perchè incensurato.
Sequestrati beni a Sena Halilovic, regina "zingara"sabato 10 gennaio 2015
http://www.primocanale.it/notizie/seque ... 51110.htmlGENOVA - Anche se non vive più a Genova, il suo nome è molto conosciuto soprattutto agli esperti di cronaca cittadina. Sena Halilovic è considerata, infatti, la "regina" degli zingari. Risiedeva nel campo di via dei Pescatori, poi le era stato assegnato un alloggio popolare (assegnazione revocata), quindi con la famiglia si è trasferita ad Asti.
Ed è qui che i Carabinieri, in osservanza di una disposizione dell'Autorità Giudiziaria genovese, ha sequestrato un appezzamento di terreno in località San Marzanotto (ove aveva spostato la dimora), due furgoni-autocaravans e la somma di 40.000 euro depositati su vari libretti postali.
Il compagno della donna, Salko Halilovic, arrestato nell'aprile 2013, era a capo del gruppo familiare dei nomadi rom di Genova, composto essenzialmente dagli oltre 10 figli, tutti dediti alla commissione di reati contro il patrimonio ed in particolare furti di autoarticolati. Nell’ambito dell’attività investigativa convenzionalmente denominata ‘Fast Cargo’, svolta tra gli anni 2004 e 2005 dal Nucleo Investigativo di Genova, era emerso il potenziale criminoso del gruppo familiare, capace di appropriarsi di autoarticolati e di ricettare/riciclare qualsiasi tipo di merce trasportata.
Dopo furto cittadino chiama CC e insegue due nomadi: carabinieri speronati, spari ed arresti1° novembre 2011
http://www.vicenzapiu.com/leggi/cittadi ... arabinieriIl 1° novembre 2011 alle ore 19,00 in Torri di Quartesolo (Vi), carabinieri del nucleo radiomobile della compagnia di Vicenza, nel corso di un servizio straordinario di controllo del territorio predisposto per il contrasto dei possibili furti in abitazione in occasione della giornata festiva e condotto dal N.o.r.m. e dalle stazioni CC di Camisano Vicentino e Longare, con ausilio di personale in borghese, hanno tratto in arresto in flagranza di reato Adriano Halilovic, classe 1983 e Domenico Halilovic, classe 1987, entrambi cittadini italiani di etnia rom, pluri-pregiudicati e residenti a Vicenza presso il campo nomadi di viale Nicolosi (qui la photo gallery).
Ciò a a seguito a una segnalazione giunta da un cittadino animato da elevato spirito civico che, transitando in Montegalda (Vi), via Vegri all'altezza del civico 36, si accorgeva di un furto in atto presso la ditta "P.F.G.".
Dopo aver avvisato il "112", alla guida della propria autovettura ed in continuo contatto telefonico con la centrale operativa provinciale dei carabinieri, il cittadino si poneva all'inseguimento dei ladri che fuggivano a bordo di un furgone. Intercettato da personale in borghese del dipendente nucleo operativo, il mezzo incappava nel posto di controllo di un'autoradio del nucleo radiomobile, attuato in emergenza in Torri di Quartesolo, via Longare incrocio con via Boschi, dove il conducente del furgone proseguiva la corsa incurante della presenza sulla strada del militare capo equipaggio all'esterno dell'autoradio e che gli intimava l'alt. Questi, vistosi puntato dal mezzo in velocità, esplodeva con la propria pistola in dotazione personale due colpi che colpivano il furgone nella parte anteriore, evitando poi di essere investito lanciandosi lateralmente e rotolando sull'asfalto. Il mezzo, quindi, speronava violentemente nella parte anteriore l'autoradio con a bordo ancora il militare conducente, finendo poi in un fossato. I tre occupanti tentavano la fuga ma, dopo una breve colluttazione, due di essi venivano bloccati dai carabinieri mentre un terzo riusciva ad allontanarsi ed è al momento attivamente ricercato. In conseguenza del sinistro e della colluttazione, i due militari ricorrevano a cure mediche presso l'ospedale "San Bortolo" di Vicenza, ove venivano dimessi con prognosi entrambi di gg. 11 salvo complicazioni per forti traumi contusivi, mentre il solo Domenico Halilovic riportava nell'incidente una ferita lacero-contusa alla testa con prognosi di gg. 7 s.c. L'automezzo militare, a seguito dello speronamento, risultava gravemente danneggiato e non marciante, come anche il furgone, posto sotto sequestro, un Fiat Ducato non oggetto di furto ed intestato ad un vicentino classe 1954, incensurato, che ora dovrà chiarire la propria posizione. Recuperati e restituiti al proprietario circa 200 kg. di materiali ferrosi rubati, che la predetta ditta avrebbe dovuto utilizzare nei processi di produzione dei macchinari. Gli arrestati, al termine delle formalità di rito, sono stati rinchiusi nella casa circondariale di Vicenza a disposizione dell'autorità giudiziaria.
Furti e ricettazioni: arrestate sei persone. Tra i colpi contestati a due indagati anche la violenta rapina ad imprenditore e modella2017/02
http://www.tvprato.it/2017/02/furti-e-r ... -e-modellaSei arresti e sette denunce per furti, rapine e ricettazione da parte dei carabinieri del nucleo investigativo di Prato. L’operazione “Prato sicura 2”, che ha visto coinvolti 40 militari, è stata coordinata dal sostituto procuratore Antonio Sangermano e prende le mosse dall’inchiesta sulla banda del Soccorso. Uno dei componenti di quel gruppo è accusato di aver ceduto della refurtiva ad uno degli arrestati di oggi: Thomas Halilovic, finito in carcere assieme a Daniele Cannavò e Sebastian Ahmetovic. Gli arresti domiciliari hanno riguardato Michele Maraventano, Simone Ahmetovic e Qianggiang Zhou (nella foto).
Gli investigatori hanno fatto luce su una serie di episodi delittuosi nell’arco temporale di un anno, raccogliendo prove a carico dei sei soggetti arrestati, permettendo di accusarli di diversi furti in abitazione e in attività commerciali, tra cui l’O.B. Stock di via San Giusto.
L’obbiettivo dei malfattori – alcuni dei quali giovani nomadi nati a Prato e dimoranti in camper a Vergaio, in viale Marconi e al campo di Poggio a Caiano – era il denaro ma anche beni di lusso quali orologi preziosi e monili in oro, mentre in due casi gli indagati sono entrati in ditte tessili per rubare decine di macchine da cucire destinate ad essere vendute al mercato nero. Le indagini sono state portate avanti grazie all’analisi di immagini di videosorveglianza ed intercetttazioni telefoniche, ma anche con metodi “classici”: pedinamenti e riconoscimenti fotografici delle vittime.
Tranne il cittadino cinese, i soggetti sono tutti pregiudicati per reati contro il patrimonio e proprio la loro condotta nei crimini contestati ha fatto emergere una spiccata pericolosità sociale che ha convinto il gip Pallini ad emettere le misure cautelari. In totale gli episodi contestati sono 12 e, assieme ai sei arrestati, risultano indagati altre sette persone che avrebbero partecipato a vario titolo agli episodi criminosi.
Tra i fatti contestati a due indagati (ma i gravi indizi di colpevolezza sono stati respinti dal gip per la mancata certezza del riconoscimento fotografico) c’è anche la violenta rapina subita nell’aprile 2015 dall’imprenditore della Beste Marco Santi e dalla fidanzata, la modella russa Yulia Sadchikova, che furono pedinati e costretti ad uscire dall’automobile sotto la minaccia di una pistola. I due banditi colpirono alla testa l’imprenditore con il calcio dell’arma e presero a pugni la donna per farsi consegnare i due orologi Rolex indossati dalla coppia.
Durante l’operazione di stamani, i militari hanno trovato e sequestrato nell’abitazione di uno degli arrestati una pistola ad aria compressa, priva del tappo rosso e del tutto identica ad un’arma vera. L’arma (nella foto sopra) era nascosta in un armadio e non si esclude possa essere servita a scopo intimidatorio per commettere dei reati. Durante l’indagine, i carabinieri in alcuni casi sono riusciti a recuperare della refurtiva per poi restituirla ai legittimi proprietari, come le macchine da cucire, un orologio prezioso e alcuni strumenti elettronici di valore (smartphone e tablet).