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La lista Grasso, una grande occasione perduta
04/12/2017
http://www.huffingtonpost.it/tomaso-mon ... a_23295977
È successo qualcosa, a Sinistra. Finalmente.
La nascita di "Liberi e uguali" è un sasso nello stagno. E davvero si deve guardare con enorme rispetto alla soddisfazione delle migliaia di compagne e compagni che hanno partecipato all'assemblea di Roma.
E c'è un "però". Non è possibile non chiedersi se i milioni che a quel processo non hanno partecipato – i cittadini di sinistra – saranno altrettanto soddisfatti di questa nascita. Al punto di votare in massa per la nuova lista.
Bisogna farlo con delicatezza, per quanto possibile. Perché in un momento così terribile nessuno ha il diritto di uccidere un entusiasmo, per quanto piccolo o magari mal fondato. E perché, è vero: non abbiamo più voglia di prendere atto di fallimenti e insuccessi. "Non facciamo troppo i difficili", pensano in molti: "prendiamo quel che si può, e tiriamo avanti". E poi, nell'Italia di Salvini, Berlusconi, Renzi, quale persona di buon senso e con un cuore normalmente a sinistra potrebbe dare la croce addosso a Civati, Fratoianni, Speranza, o all'ottimo Piero Grasso?
E però. E però non si può tacere. Perché se vogliamo che questa Italia non sia più appunto quella di Salvini, Berlusconi, Renzi, non possiamo continuare a fare quello che si è fatto ieri a Roma: continuare a perdere ogni occasione di svolta.
Perché il succo della vicenda è che tre partiti (due piccoli, uno minuscolo) hanno fatto una lista comune. Hanno costruito un'assemblea dividendosi le quote di delegati. Che sono tutti loro iscritti tranne un piccolissimo numero (meno del 3%, cioè circa 40 sui 1500, cui però si aggiungono altri "interni" al sistema, e cioè quasi 200 membri "di diritto": parlamentari, assessori, sindaci...). Niente di male: ma questa è la cucitura del vecchio, non c'è niente di nuovo. È un progetto fatto per chi è "dentro" la politica, non è un progetto capace di parlare a chi è fuori. Ed è perfino umiliante che quella "società civile" alla quale non si è voluta cedere sovranità attraverso una partecipazione vera e senza piloti occulti, sia poi stata chiamata a fare da "centrotavola" attraverso dei "testimonial". Come alla Leopolda, nella peggiore tradizione del marketing politico.
L'aspetto ironico è che poi questi delegati non hanno fatto che "acclamare" un capo deciso altrove: senza nemmeno votarlo. Il Fatto quotidiano l'ha definita una cerimonia: ecco, non era un'assemblea, era una bella cerimonia. E allora perché, ci si chiederà, blindare con tanta ferocia le quote dell'assemblea? Ma perché sarà poi questa stessa assemblea a dover ratificare le decisioni delle tre segreterie sulle candidature e i loro criteri, e cioè sull'unica cosa che venga ritenuta importante.
Ma torniamo alla cerimonia. Nessuna persona di buon senso ce la può avere con Pietro Grasso: anzi, sarà un piacere avere una voce come la sua nella canea dei leaders politici italiani. Ma è fin troppo scoperto il gioco che ha portato Grasso all'incoronazione di ieri: il gioco di un calcolo mediatico (non fatto da lui, sia chiaro: ma su di lui). Un calcolo fatto sui sondaggi. Una scelta di palazzo: ombelicale, priva di fantasia. Senza un grammo della forza che hanno, per esempio, le storie di Pablo Iglesias, Jeremy Corbyn, Alexis Tsipras, Bernie Sanders. E il dettaglio per cui sul simbolo dovrebbe essere scritto "Liberi e uguali per Grasso" suona come una drammatica smentita del nucleo più carico di futuro della Sinistra che ancora non c'è: tutto quello che sta cambiando in meglio il Pianeta è fondato sul "Noi", non sull' "Io", sulla comunità e non sul capo. Per questo, la fotografia dei quattro piccoli capi insieme al grande capo – tutti maschi – della "nuova sinistra" rischia di essere il rovesciamento simbolico di tutto quello che potranno dire.
Il vicedirettore dell'Huffington Post, Alessandro De Angelis, ha detto ieri, a mezzorainpiù, che "ci voleva più cuore", più coraggio, più radicalismo, più voglia di cambiare: perché così si sta costruendo solo un piccolo "Pd dal volto umano" che non recupererà né i voti degli astenuti, né quelli dei 5 stelle. Lo penso anche io.
E lo penso anche perché ieri il capo è stato acclamato senza un progetto. Senza un programma. Senza aver prima esplicitato quale visione del paese abbia questa nuova forza elettorale. E senza aver chiarito quale rapporto c'è – se c'è – tra quella visione e la scelta del leader.
C'è, è vero, un manifesto di cinque cartelle: che conosco bene perché ho contribuito a scriverlo anche io. Ma proprio per questo so che è solo una sommaria dichiarazione di direzione. E soprattutto so quanta fatica si è dovuta fare per arrivarci. E so che se ieri un vero programma non è stato presentato è perché su molti nodi cruciali non c'è accordo, tra i contraenti.
Un aneddoto, che serve a spiegare cosa intendo. Nella prima versione di un lungo testo che Guglielmo Epifani (incaricato da Mdp della trattativa per quel manifesto) ci propose, si leggeva questa imbarazzante frase:
Vanno eliminate le forme contrattuali più precarie, e i contratti a termine privi di casuale, il lavoro precario deve essere più costoso per l'impresa rispetto a quello stabile, e vanno introdotti elementi di costo aggiuntivi per le imprese che non rinnovino o stabilizzino. i contratti a termine.
Quello stesso giorno, per puro caso, Papa Francesco aveva detto:
Anche il lavoro precario è una ferita aperta per molti lavoratori (...). Precarietà totale: questo è immorale! Questo uccide! Uccide la dignità, uccide la salute, uccide la famiglia, uccide la società. Lavoro in nero e lavoro precario uccidono.
E niente: è tutto qua. La distanza abissale tra il linguaggio del Papa e quello dell'ex segretario della Cgil è la distanza che una nuova Sinistra avrebbe dovuto esser capace di coprire. Non ci riuscimmo allora: chiudemmo su quelle poche pagine, rimandando al dopo un lavoro serio sul programma. Che però avrebbe dovuto esser fatto prima della presentazione della lista: perché altrimenti, di cosa esattamente parliamo? Per non fare che un esempio: cosa pensano Liberi e Uguali della riforma Fornero?
Se non è ancora possibile, a cerimonia conclusa, rispondere a questa e a moltissime analoghe domande è perché Mdp non ha ancora fatto i conti con la storia del centrosinistra. Se tutto si risolve nell'antirenzismo, se a essere profondamente rimessi in discussione sono solo gli ultimi tre anni, e non gli ultimi venticinque, nulla di nuovo potrà nascere. Il problema della presenza dei vari D'Alema e Bersani è tutta qua: nulla di personale, ovviamente. Ma se la loro presenza lì dentro impedisce di dire la verità su quello che proprio loro hanno fatto, se non si ha il coraggio di sconfessare una storia, allora il nuovo non può nascere. Durante una delle nostre discussioni, Epifani, con il suo garbo, mi disse: "Ma allora tu vuoi dire che nulla di quello che abbiamo fatto quando eravamo al governo andava bene?". Sì, vorrei dire proprio questo. La pagina del centrosinistra alla Tony Blair è una pagina da cui liberarsi. Senza se e senza ma.
E il fatto che il programma non sia ancora uscito, significa che questa liberazione non c'è ancora stata. Se, nelle prossime settimane, Mdp si mangerà Sinistra Italiana sui contenuti, come già se l'è mangiata nei rapporti di forza dell'assemblea, allora il disastro sarà completo.
È questa la principale ragione per cui chi si è riconosciuto nel progetto del Brancaccio ieri non era a Roma: perché quel progetto invocava una radicale discontinuità con i governi del centrosinistra (che hanno sfigurato l'Italia non meno di quelli del centrodestra), una totale democraticità del percorso, una alleanza tra cittadini e partiti, un e un nuovo linguaggio radicale capace di riportare al voto gli astenuti e di contendere i voti non tanto al Pd, quanto ai 5 Stelle.
Nulla di tutto questo c'è, nella "nuova proposta" di Liberi e Uguali.
Certo, molti di noi la voteranno comunque: per mancanza di meglio. Ma è davvero impossibile non dire che questo è l'estremo tentativo di rattoppare il vecchio, non è l'inizio di qualcosa di nuovo.
Per il nuovo bisognerà lavorare ancora molto, duramente e per altre strade. Lo faremo: non c'è altra scelta.
Gino Quarelo
Questi sono internazicomunisti, parassiti statalisti, molto peggio dei fascisti e dei nazisti hitleriani, alleati dei nazisti maomettani. Orrore puro.
Gigi Brioschi
proprio un magistrato parla di liberi e UGUALI? Mente sapendo di mentire o finge di non sapere?
Franco Matteo Mascolo
Per cortesia, Quarelo, un po' di autocontrollo circa gli sfoghi con esagerazioni acrobatiche polemiche, sono sempre antifascisti... o no?
Franco Matteo Mascolo
a Gigi: il mio distinto prof di filosofia al liceo "Jacopo Sannazaro" di Napoli (1959-62) Vincenzo Romano (il suo nome sia sempre ricordato in bene ) ci insegnava a distinguere in ogni elemento o figura socio- culturale sia i pregi che i limiti; si prega di ri-leggere l'articolo interamente, e notare la critica di Montanari alla probabile utilizzazione di Grasso "ad usum Delphyni"...
Gino Quarelo
Come può un comunista che di per sé è totalitario e dittatoriale più dei nazisti essere antifascista nel senso di antidittatura?
Franco Matteo
Mascolo lei si sbaglia di grosso perchè confonde il profondo desiderio spirituale di giustizia sociale tipica della origine della filosofia comunista, finita male col "socialismo reale" (Marx non a caso si definiva "fortunatamente non sono marxista!"), con lo schifoso putrido razzismo bestiale e antisemita, che evidentemente lei sponsorizza in mala fede o senza rendersene ben conto, lei confonde i ladri con le guardie, e li mette spudoratamente sullo stesso piano di "dittatura violenta"... Lei è da manicomio!
Franco Matteo Mascolo
Aggiungo che condivido il pensiero di Beltrand Russell quando, in Storia della filosofia occidentale, sostiene che l'esigenza di Marx di difendere le classi lavoratrici dagli abusi dei proprietari sia figlia laicizzata del suo esser pronipote di rabbini ebrei e di antichi profeti ebrei difensori dei poveri, sfruttati. Studi, signor Quarelo, e quereli di meno l'esigenza profetica laica di Marx, anche se andata a male con Lenin e Stalin, ma non con le Luxemburg e tanti altri marxisti democratici!
Gino Quarelo
Mascolo, mi dica dove mai nel mondo il comunismo-socialismo politico abbia realizzato la sua utopia, il suo paradiso terrestre e dove mai non abbia portato ingiustizia, sofferenza e morte. Il desiderio di giustizia sociale più che spirituale è umano. In nessun luogo della terra l'utopia-ideologia comunista ha prodotto/portato benessere e ha potuto essere applicata senza dittatura politica. Forse Mascolo è lei antisemita/antisraeliano e da manicomio ?
Mi dica come mai in Italia paese-stato in cui sono stati e sono fortissimi i comunisti e i socialisti è la realtà occidentale meno democratica, con il debito pubblico più alto e con la maggiore ingiustizia sociale, con la più elevata corruzione e irresponsabilità amministrativa e politica, il maggior parassitismo economico, la realtà dove le paghe di chi lavora sono le più basse mentre quelle di chi non lavora o fa finta di lavorare sono le più alte, dove esistono due diritti del lavoro: uno per i dipendenti statali o pubblici e uno per i non statali e del privato, il paese-stato dove sono violati sistematicamente i diritti umani dei cittadini e dei nativi da parte dei politici, dei legislatori, dei burocrati e di coloro che amministrano la giustizia?
Un paese pieno di comunisti e di cattolici, di mafiosi, di camorristi, di ladri, di farabutti, di bugiardi, di ipocriti presenti ovunque.
Chissà perché poi i comunisti-socialisti italiani ed europei sono tutti antisionisti, antisraeliani e filopalestinesi?
Le ricordo inoltre che sono proprio le dittature, tra cui quelle comuniste a imprigionare nelle galere, nei lagher, nei gulag e nei manicomi le persone che esprimono le loro idee non conformi e il loro pensiero critico.
Franco Matteo Mascolo
Io oppongo alle sue frenesie pazzoidi da incolto l'opera e il pensiero di don Milani Ebreo, e la sua scuola, e l'assenza in lei di dottrine politiche salvatrici dell'umanità,- in quanto in strutturale contrapposizione al capitalismo reificante e strumentalizzante le classi lavoratrici emarginate,- si sa bene quanto il comunismo marxleninista sia stato affossato e sbeffeggiato da don Milani, che opponeva lo spirito di giustizia biblica sociale ai messianismi politici laici comunisti ma ne rispettava al contempo l'esigenza spirituale popolare di giustizia, gravemente tradita dal socialismo reale statale comunista. Lei non ha niente da proporre e contrapporre per la salvezza politica del globo anche se i poveri a miliardi restano oppressi; lei annaspa nel vuoto dei valori, risponda con sincera chiarezza se ha fegato! La sua difesa dello Stato d'Israele mi appare come soltanto un suo "éscamotage" strumentale per mascherare la sua incapacità di elaborare e sognare nuovi socialismi dal volto più umano, come appunto nella prospettiva politica in don Milani e nella sua scuola, il cui lavoro non è stato inventariato completamente dalla chiesa sempre conservatrice. Lei è un molto probabile neofascista travestito da sincero democratico e da sincero filosemita, da come si esprime.
Franco Matteo Mascolo
Lei scherza o vuole prendere per il sedere i gonzi, quando dice:"mai in Italia paese-stato in cui sono stati e SONO (sic!) fortissimi i comunisti e i socialisti...". Ma dove sono in Italia i comunisti e i socialisti? lei vaneggia e vede socialisti e comunisti dappertutto, mentre in realtà sono morti e seppelliti da un pezzo, ma lei evidentemente non se ne è accorto, perchè ha nuclei psicotici e complessi di persecuzione nel suo sistema psicomentale come berluisconi che li vedeva dappettutto... ...
Franco Matteo Mascolo
Si, io sono per il comunismo, ma non marxista, ma di formazione ebraico-biblica, che era presente "in nuce" nei kibbutzim israeliani, laici e/o religiosi, dei primi decenni dello Stato Ebraico...E che son presenti negli Atti degli Apostoli, quando si parlava della vita delle prime comunità al tempo degli Apostoli, quando tutto era economicamente in comunione fraterna libera e solidale e senza "diktat" dalla dirigenza petrina, e dove l'unico diktat era quello della sincerità e della coscienza (vedi duro episodio della conclusione delle menzogne di Anania e Saffira, episodio esemplare indiziale e significativo negli stessi Atti)...
Franco Matteo Mascolo
Lo stesso Lenin in Stato e Rivoluzione riportava come esemplare questo comunismo libero e fraterno dei beni, presente negli Atti degli Apostoli, salvo che poi non ne seppe estrarre lo spirito per mancanza di cultura biblica profonda, anche se nei suoi scritti accenna alla formazione educativa ebraica come tendenzialmente rivoluzionaria...
Gino Quarelo
Il solco di questa discussione è tracciato e predeterminato dall'incipit dato dall'articolo su questo nuovo partito politico: "liberi e uguali";
in cui il termine comunismo si riferisce all'ideologia politica comunista e socialista (statalista, totalitaria dittatoriale coercitiva, violenta e assassina, parassitaria, disumana, immorale e contro natura),
e non al possibile comunismo/comunitarista naturale dei clan umani del paleolitico, dell'ipotesi protostorica statale di Ur, delle comunità degli ebrei esseni, dei gruppi volontari dei primi discepoli cristiani e poi di quello monacale o conventuale in epoca medievale e moderna e dell'esperienza dei kibbuz israeliani.
Questo breve testo, non mio, esprime abbastanza bene il mio pensiero, con qualche distinguo.
L’utopia comunista e le ragioni del suo crollo
Tra la fine degli anni ’80 e i primi anni ’90 del XX secolo, i regimi comunisti crollano uno dopo l’altro in quasi tutti i Paesi del mondo. Ma che cosa propugnava la dottrina comunista? E perché era destinata a cadere?
di Simone Valtorta
(luglio 2006)
http://www.storico.org/dopoguerra_torme ... nista.html
La decadenza dell’Unione Sovietica è direttamente correlata alla corsa agli armamenti che, dagli anni Settanta del XX secolo, oppone il mondo comunista del Patto di Varsavia alla Nato: il punto più critico nelle relazioni tra le due super-Potenze, sovietica e americana, si tocca nel 1985 – quando lo scoppio della Terza Guerra Mondiale sembra più che un’ipotesi –, poi l’esausta economia russa, troppo arretrata, collassa: nel giro di pochi mesi, tra il 1989 e il 1990, la Russia deve ritirare le sue truppe da quasi tutti i Paesi dell’Est Europeo; poi, l’immenso Impero che sembrava destinato a governare imperituro metà del pianeta crolla, sgretolandosi pezzo dopo pezzo, mentre sulle sue ceneri sorgono altre nazioni. Con il regno sovietico, decade anche la dottrina politica che, fin dalla Rivoluzione d’Ottobre del 1917, era stata eletta a suo fondamento: il comunismo, che all’inizio del III millennio sopravvive solamente in pochi Stati, tra cui la Cina e Cuba.
Quando si parla di comunismo, è vitale distinguere i fondamenti della dottrina dal modo col quale è stata in realtà applicata; è infatti indubbio che i regimi comunisti succedutisi nel corso del XX secolo in vari Paesi hanno provocato la più grave forma di schiavitù che la storia ricordi: burocratizzazione della vita e soppressione di ogni libertà individuale, persino di quella di pensiero, sono stati il loro risultato più eclatante. A farne le spese sono stati soprattutto contadini ed operai, ovvero le classi sociali più povere e deboli che avrebbero dovuto essere le prime a godere dei benefici del «paradiso» comunista (lo Statuto dei Diritti dei Lavoratori è nato in Occidente, in area «capitalista»). La cancellazione della classe borghese, in Russia, ha prodotto un baratro spaventoso tra una ristretta cerchia di ricchi e un oceano sterminato di poverissimi, con un vertiginoso aumento della criminalità – tanto che, nelle grandi città, chiunque ne abbia la possibilità si circonda di guardie del corpo.
La dottrina comunista, ridotta all’osso, è di una semplicità persino disarmante: tutti gli uomini sono fondamentalmente uguali ed hanno bisogni comuni (una casa, un lavoro...); lo Stato deve provvedere a che siano soddisfatti questi bisogni primari, dopo i quali gli uomini non avranno desiderio d’altro – se nessuno possiede più degli altri, non vi saranno aspirazioni ad avere di più, né invidie né gelosie. Tutto in comune e il necessario per chiunque: da questo si può comprendere come il comunismo sia stato ben accolto, almeno inizialmente – prima che se ne producessero le ben note aberrazioni politiche –, dalle classi sociali più misere e dagli idealisti. Ad osteggiarlo, invece, fu sempre la Chiesa Cattolica, preoccupata dall’ateismo e dai conati rivoluzionari che quest’ideologia propugnava (Marx sosteneva che «la religione è l’oppio dei popoli», ma non fece altro che sostituire il culto a Dio col culto al Partito, vera e propria «divinità laica»).
Pur purgata dai suoi eccessi, la dottrina comunista è sbagliata non perché sia moralmente ingiusta, ma perché inapplicabile alla stirpe umana: chiunque abbia un minimo di nozioni di psicologia sa che gli uomini bramano avere sempre più di quello che hanno; è questo il motore del progresso. Inoltre, è errato pensare che debba essere lo Stato a dirigere la vita e le azioni dei cittadini, soffocando le loro aspirazioni, i loro desideri e le loro naturali inclinazioni in nome di un ipotetico «bene comune» a tutto scapito del «bene individuale». I propugnatori del comunismo, quando sono mossi da buone intenzioni e non da sete di potere o clientelismo politico, mostrano di ignorare completamente la psiche umana.
Si potrebbe obiettare che, nel mondo, vi sono gruppi di persone che decidono realmente di vivere mettendo in comune tutti i loro averi e, non di rado, conducendo uno stile di vita austero: basti pensare a molte comunità monastiche o conventuali. Ma bisogna precisare che si tratta di comunità di poche decine di individui di idee convergenti (se non altro sul piano religioso), e il cui ingresso è frutto di una libera scelta, e non imposto dall’alto.
Un esempio di comunismo «etico e giusto» è quello messo in atto in Israele subito dopo il Secondo Conflitto Mondiale: la popolazione venne invitata a riunirsi nei kibbutz, villaggi dove i beni erano messi in comune e dove nessuno possedeva più degli altri. Oggi solo il 2% degli Israeliani è rimasto a vivere lì, tutti gli altri si sono trasferiti altrove scegliendo di lavorare, abitare e possedere secondo i loro reali bisogni personali, anche se questo ha inevitabilmente portato a disuguaglianze economiche e sociali più o meno marcate.
Ma, almeno, l’uomo ha riacquistato la sua dignità, senza divenire un mero numero, un ingranaggio della macchina ideologica comunista che, nella sua ansia di creare l’uomo ideale, ha sempre finito col distruggere l’uomo reale!