Napoli, guerriglia contro Salvini: città devastata dai centri sociali
Gerardo Ausiello
Domenica 12 Marzo 2017
http://www.ilmessaggero.it/primopiano/c ... 12537.html
NAPOLI
Guerriglia urbana per un comizio politico. Quello di Matteo Salvini, contestato da De Magistris e dai centri sociali e autorizzato dal Viminale perché «tutti hanno il diritto di manifestare e di parlare». Anche il leader della Lega Nord nella capitale del Sud. Ma la miscela è esplosiva e gli effetti sono drammatici. Per qualche ora Napoli si trasforma in un campo di battaglia. Gli scontri si concentrano soprattutto nel quartiere Fuorigrotta, nell'area della Mostra d'Oltremare, dove si tiene la contestata convention dei leghisti del Mezzogiorno.
Il corteo dei manifestanti anti-Salvini parte da lontano. Il raduno è alle 14 in piazza Sannazaro, dove accorrono centinaia di simpatizzanti di sinistra. L'ex pm si è sfilato ma al suo posto ci sono assessori e consiglieri comunali della maggioranza arancione. Appena il corteo si mette in moto, spuntano una cinquantina di black bloc, che saranno protagonisti di lì a poco degli scontri con le forze dell'ordine. E in effetti poche centinaia di metri più avanti, tra viale Kennedy e piazzale Tecchio, la tensione sale alle stelle. Manifestanti incappucciati provano a forzare il blocco difeso da polizia e carabinieri. È a questo punto che si scatena il caos. I black bloc lanciano sassi e molotov, una delle quali colpisce un blindato dei carabinieri. Gli agenti, in assetto antisommossa, rispondono con i lacrimogeni, ma i violenti non si fermano. Auto e cassonetti vengono dati alle fiamme mentre tra gli abitanti del quartiere si scatena il panico: i negozianti abbassano le saracinesche, la gente in strada cerca rifugio negli androni dei palazzi. Il bilancio è pesante: 3 arrestati e 3 fermati, tutti accusati di adunata sediziosa, lancio di oggetti pericolosi, lesioni e violenza a pubblico ufficiale. In ospedale finiscono in 26: 15 poliziotti e 11 carabinieri.
«CONIGLI»
All'interno, intanto, la convention leghista entra nel vivo. Salvini sale sul palco e attacca i manifestanti violenti: «Sono delinquenti». Non fa sconti neppure ai rappresentanti dei centri sociali: «Conigli». Ma il bersaglio principale delle sue invettive è De Magistris, di cui poi chiederà le dimissioni. Per il segretario della Lega ha gettato benzina sul fuoco fomentando i ribelli: «È scandaloso che un ex magistrato sfortunatamente sindaco, spero ancora per poco, si permetta di decidere chi può e chi non può venire a Napoli. Quello che ha dichiarato in questi giorni verrà portato in qualche Tribunale dove, magari, qualche magistrato più equilibrato di lui deciderà se può insultare o no». Poi Salvini lo sfida: «La prossima volta faremo il comizio in piazza del Plebiscito». Un preciso riferimento al tentativo di de Magistris di non far svolgere la manifestazione alla Mostra d'Oltremare. Questo accadeva l'altro ieri, quando, dopo la decisione dell'ente Mostra di rescindere il contratto con «Noi con Salvini», è intervenuto il Viminale, che ha chiesto alla Prefettura di obbligare la Mostra a concedere il Palacongressi. Cosa che è avvenuta al termine di un'estenuante trattativa, con il ministero dell'Interno che ha invano tentato di convincere Salvini a spostare il comizio in un altro luogo. Al segretario della Lega replica, a distanza, de Magistris, che parla di sé in terza persona: «Noi non abbiamo mai detto no Salvini a Napoli. Il sindaco ha semplicemente espresso la contrarietà ad un'iniziativa assolutamente inopportuna: la presenza alla Mostra d'Oltremare, in un luogo dell'amministrazione o comunque riconducibile all'amministrazione, di un esponente politico che si è distinto per apologia del fascismo, atteggiamenti xenofobi e razzisti. E che, all'insegna dello slogan Napoli colera, ha fatto della sua vita politica un atto di fede contro Napoli e il Sud».
A Pontida i centri sociali di Napoli per sfidare la Lega
Luigi De Magistris: «Invito tutti i terroni ad esserci». L’appuntamento è sabato 22
Nicla panciera
20/04/2017
http://www.lastampa.it/2017/04/20/edizi ... agina.html
C’è finalmente lo spazio per il corteo antirazzista del 22 aprile a Pontida, quello organizzata dal centro sociale Insurgencia di Napoli, in risposta alla manifestazione di Matteo Salvini l’11 marzo scorso nel capoluogo partenopeo. Ferrovie dello Stato, che due giorni fa aveva negato il permesso ai manifestanti per motivi di “policy aziendale” oggi è tornata sui suoi passi e ha concesso il pratone dove si terrà il concerto di chiusura della giornata, che inizierà alle 14.30. «La nostra libertà è stata più forte dei capricci della Lega Nord», commentano gli organizzatori della manifestazione, secondo cui Fs ha cambiato idea «grazie all’incessante tamtam popolare che ha chiesto a gran voce il rispetto della libertà di espressione dei tantissimi che da settimane lavorano alla riuscita di questa giornata storica».
In questi giorni infatti sono stati tanti gli artisti, i musicisti e gli scrittori che hanno invitato pubblicamente a “non censurare un evento senza precedenti, un evento gratuito e pubblico”. Ieri era stato addirittura il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, ha invitare «tutti i terroni ad andare a Pontida».
Per Egidio Giordano, attivista di Insurgencia e tra gli organizzatori dell’evento, «questa è una notizia importantissima che dimostra che il paese non può essere ostaggio dei partiti e, soprattutto, di idee xenofobe e antimeridionali». Gli organizzatori promettono che sabato nella cittadina bergamasca ci sarà una «festa che dimostrerà che la cultura e il lavoro di tantissime realtà di base è più forte dei pregiudizi, degli stereotipi e dei ricatti, un momento importante che unità Sud e Nord, cittadini e migranti, artisti di ogni parte d’Italia per dire no alle frontiere, alla marginalità e alla guerra».
Il partito dei centri sociali tra affari, trame e coperture
I sindaci Pd e M5S li coccolano, legittimando le violenze: cedono palazzi, pagano bollette e tollerano l'illegalità
Luca Fazzo - Mar, 14/03/2017
http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 74847.html
Non sono solo i giudici a essere comprensivi verso i «duri» dei centri sociali. Se nelle aule di tribunale gli antagonisti vengono quasi sempre condannati a pene abbastanza lievi da evitare il carcere, anche se hanno messo a soqquadro una città e aggredito le forze dell'ordine, altrettanta disponibilità incontrano spesso da parte delle amministrazioni locali che scendono a patti con loro.
Affitti simbolici, bollette pagate, occupazioni tollerate, convenzioni, bandi su misura. È lungo l'elenco delle cortesie che sindaci di molte città riservano ai centri dell'ultrasinistra, anche quando sono documentati i loro rapporti con violenze e altre illegalità. Un rapportO in cui i sindaci impiegano risorse pubbliche per garantirsi due contropartite importanti: la pace sociale o l'appoggio elettorale. A volte tutti e due.
A scendere a patti con gli estremisti sono quasi sempre sindaci di giunte di sinistra. Ma a Torino anche la giunta grillina di Chiara Appendino sta continuando e rafforzando la liaison avviata dai sindaci Pd che l'hanno preceduta: Radio Black Out, megafono dell'autonomia e dei No Tav, è ospitata a canone dimezzato in uno stabile comunale, 569 euro di affitto. E i grillini vanno oltre: hanno candidato nelle loro liste una esponente del centro sociale «Gabrio», Maura Paoli, che si è spesa di recente in difesa dei coltivatori di marijuana scoperti dalla polizia all'interno del centro.
Da nord a sud, i casi di feeling sono numerosi. C'è chi, come il sindaco napoletano Luigi de Magistris, ostenta e rivendica (già da prima della baraonda di sabato scorso) i suoi buoni rapporti con «okkupanti» e rivoluzionari, che si sono impadroniti di una sfilza di stabili comunali con il silenzio-assenso della giunta: compreso l'ex asilio Filangieri, per il quale il Comune ha speso sette milioni per ristrutturare. De Magistris ha fatto dichiarare «bene comune» gli stabili occupati: in cambio i caporioni dei centri sociali nel settembre 2016 scortarono il sindaco a Roma a protestare contro il risanamento di Bagnoli.
Continua a tubare con gli ultras la «rossa» Bologna: i centri sociali Tpo, Xm24, Lazzaretto e Vag61 sono tutti legati da convenzioni al Comune; dopo l'ira di Dio scatenata nelle strade il 18 ottobre, il sindaco Virginio Merola ha annunciato lo sfratto di uno di loro, l'Xm24, che però ha già fatto sapere che non se ne andrà: e intanto domenica scorsa ha fatto impazzire gli abitanti del quartiere della Bolognina con un rave durato fino all'alba. La strada era stata segnata d'altronde dal filosofo Massimo Cacciari quando era sindaco di Venezia, e scese a patti con gli sfasciavetrine del centro sociale «Rivolta». Dove non ci sono convenzioni firmate, i Comuni soccorrono gli ultras pagando le loro bollette con i soldi dei cittadini o permettendo che non siano pagate. A Treviso il sindaco Pd paga le bollette del centro «Django», a Torino la Appendino paga acqua e luce al «Gabrio; a Roma la grillina Raggi non fa staccare la luce a case occupate e centri sociali che hanno accumulato - secondo un'inchiesta del Tempo - un arretrato di 12,6 milioni; a Caserta il sindaco renziano Carlo Marino ha fatto riattaccare la luce (non a spese sue) al centro sociale «Canapificio». E via di questo passo.
Si dirà: piccole agevolazioni. Ma che di fatto legittimano comportamenti fuorilegge, e non solo quando gli ultras scatenano violenze che devastano le città: ma tutti i giorni, nel commercio illegale di cibi, bevande, droghe leggere, che avviene all'interno di centri diventati aziende a tutti gli effetti (tranne a quelli fiscali). E qui il caso più vistoso è quello di Milano, dove di sgomberare il Leoncavallo non si parla più: il patto di scambio (a spese del pubblico demanio) offerto agli autonomi dal sindaco Pisapia è ufficialmente ancora sul tavolo, il sindaco Sala non dà segni di voler affrontare la faccenda; anzi permette che uno stabile di proprietà comunale, nell'ex mercato di viale Molise, venga occupato a costo zero dal centro sociale «Macao». E gli paga pure le utenze.