Inps, la verità sulle pensioni agli immigrati: la maggioranza le prende senza contributi2 Luglio 2017
http://www.liberoquotidiano.it/news/ita ... 8.facebook"Gli immigrati ci pagano le pensioni". È il ritornello di chi tifa per porte aperte, accoglienza senza limiti, integrazione a ogni costo. Ma non raccontano tutta la verità. Basta guardare un grafico, pubblicato dal Giornale, per capire che sì, i contributi versati dagli stranieri che vivono e lavorano regolarmente in Italia sono maggiori delle uscite che l'Inps riserva alle loro pensioni, ma è vero anche che la maggioranza degl immigrati che percepiscono pensioni in Italia non ha versato alcun contributo.
Secondo i dati della stessa Inps, nel 2015 gli stranieri che percepivano pensione erano 81.619. Di questi, 49.852 (il 61%) incassano pensioni assistenziali che non prevedono il versamento di alcun contributo. Altri 9.071 percepiscono assegni di indennità o civili (anche questi ottenibili senza contributi) e solo nei casi di incidenti sul lavoro il soggetto garantito ha l'obbligo di aver versato contributi all'Inps.
Che bugiardi, che farabutti!Boeri (Inps) dice che in Italia servono più immigrati - Si rischia di distruggere il sistema di protezione sociale04/07/2017
http://notizie.virgilio.it/top-news/boe ... grati-9613 Roma, 4 lug. (askanews) – La chiusura delle frontiere rischia di “distruggere” il sistema di protezione sociale. Il presidente dell’Inps, Tito Boeri, lancia un monito alla classe politica sul tema dei migranti. “Non abbiamo bisogno di chiudere le frontiere.
Al contrario, è proprio chiudendo le frontiere che rischiamo di distruggere il nostro sistema di protezione sociale”.
Il presidente Inps non nasconde i problemi e i tempi legati al processo di integrazione degli immigrati. “Ma una classe dirigente all’altezza – afferma nella Relazione annuale presentata alla Camera – deve avere il coraggio di dire la verità agli italiani: abbiamo bisogno di un numero crescente di immigrati per tenere in piedi il nostro sistema di protezione sociale”.
Oggi gli immigrati offrono un contributo molto importante al finanziamento del “nostro sistema di protezione sociale e questa loro funzione è destinata a crescere nei prossimi decenni man mano che le generazioni di lavoratori autoctoni che entrano nel mercato del lavoro diventeranno più piccole”. Gli immigrati che arrivano in Italia “sono sempre più giovani: la quota degli under 25 che cominciano a contribuire all’Inps è passata dal 27,5% del 1996 al 35% del 2015. In termini assoluti si tratta di 150.000 contribuenti in più ogni anno. Compensano il calo delle nascite nel nostro Paese, la minaccia più grave alla sostenibilità del nostro sistema pensionistico, che è attrezzato per reggere ad un aumento della longevità, ma che sarebbe messo in seria difficoltà da ulteriori riduzioni delle coorti in ingresso nei registri dei contribuenti rispetto agli scenari demografici di lungo periodo”.
L’Inps ha realizzato uno studio anche una simulazione a sostegno della necessità di avere più immigrati che pagano i contributi.
“I risultati della nostra simulazione a prezzi costanti possono essere riassunti in tre cifre: nei prossimi 22 anni avremmo 73 miliardi in meno di entrate contributive e 35 miliardi in meno di prestazioni sociali destinate a immigrati, con un saldo netto negativo di 38 miliardi per le casse dell’Inps. Insomma una manovrina in più da fare ogni anno per tenere i conti sotto controllo”.
Boeri indica che impedire agli immigrati di avere un permesso di soggiorno è “la strada sbagliata perché li costringe al lavoro nero e li spinge nelle mani della criminalità”. Al contrario “le regolarizzazioni sono state il più potente strumento di emersione del lavoro nero – rileva Boeri – e hanno avuto un effetto duraturo sul comportamento lavorativo degli immigrati: quattro lavoratori regolarizzati su cinque erano contribuenti attivi anche cinque anni dopo la loro regolarizzazione”.
Boeri: “Bisogna dire la verità agli italiani: senza immigrati l’Inps crollerebbe”2017/07/04
http://www.lastampa.it/2017/07/04/econo ... agina.htmlChiudere le frontiere vuol dire distruggere il nostro sistema di protezione sociale. A dirlo è l’Inps nel suo rapporto annuale, in cui ha calcolato che se i flussi di entrata dovessero azzerarsi, avremmo per i prossimi 22 anni 73 miliardi in meno di entrate contributive e 35 miliardi in meno di prestazioni sociali destinate a immigrati, con un saldo netto negativo di 38 miliardi per le casse dell’Inps: insomma, una manovra in più da fare ogni anno per tenere i conti sotto controllo. Per questo il presidente dell’Inps, Tito Boeri - pur «consapevole del fatto che l’integrazione degli immigrati che arrivano da noi è un processo che richiede del tempo e comporta dei costi» - spiega che è necessario «avere il coraggio di dire la verità agli italiani: abbiamo bisogno degli immigrati per tenere in piedi il nostro sistema di protezione sociale». Gli immigrati che arrivano in Italia sono sempre più giovani: la quota degli under 25 che comincia a contribuire all’Inps è passata dal 27,5% del 1996 al 35% del 2015. Si tratta, ha calcolato l’istituto, di 150 mila contribuenti in più ogni anno. Numeri che compensano il continuo calo delle nascite, «la minaccia più grave alla sostenibilità del nostro sistema pensionistico», spiega Boeri.
Tra la fine del 2013 e l’inizio del 2014 gli effetti negativi della crisi hanno raggiunto il loro apice. Secondo l’Istat, gli occupati risultavano scesi di circa 4 punti percentuali, cioè circa un milione di occupati in meno: da 23,2 milioni nella primavera 2008 a 22,2 milioni tra il 2013 e il 2014. «Da allora - spiega l’Inps nel rapporto - è iniziata una faticosa ma continua risalita: appena accennata nel corso del 2014, robusta nel 2015, confermata infine nel 2016 e nei primi mesi del 2017». Ad aprile di quest’anno gli occupati risultano risaliti a 23 milioni giungendo a recuperare quasi il livello pre-crisi. «Si tratta di un risultato rilevante seppur largamente insufficiente a riportare la disoccupazione sui valori del 2007-2008, vale a dire attorno al 7%». Il livello massimo di disoccupazione è stato raggiunto nel novembre 2014 (13%) mentre ad aprile 2017 risultava ridotto di quasi due punti (11,1%).
L’aiuto della decontribuzione e l’importanza della mobilità
La decontribuzione per i nuovi rapporti di lavoro a tempo indeterminato, introdotta nel 2015, «ha avuto un successo notevole», scrive l’Inps: oltre 1,5 milioni di rapporti esonerati, oltre 500.000 imprese che vi hanno fatto ricorso. Ma i rapporti di lavoro attivati anche grazie alla decontribuzione sono risultati effimeri? Le attivazioni di rapporti a tempo indeterminato sono state 1,66 milioni nel 2014; nel 2015 sono aumentate di circa un milione e nel 2016 sono ritornate ad un valore prossimo (di poco superiore) a quello del 2014. I numeri contengono sia i cosiddetti rapporti di lavoro «senza requisito», quelli cioè attivati con soggetti che nei sei mesi precedenti erano già occupati a tempo indeterminato (chi cambia datore, ad esempio), ma anche e soprattutto stabilizzazioni all’interno di un’impresa. Quest’ultima categoria per l’Inps «è significativamente mutata da un anno all’altro ed è alla base della crescita nel 2015». Ma ad aiutare i lavoratori e a far aumentare il loro stipendio è anche la mobilità. Lo scorso anno il turnover dei lavoratori è stato del 35%: in altre parole due terzi degli occupati non ha cambiato posto di lavoro nel corso dell’anno nel settore privato. Tra gli immigrati (sia comunitari che non) il turnorver è molto più alto e si attesta al 55%: sono loro inoltre ad essere molto più mobili sul territorio dei lavoratori nativi. Solo il 50% dei lavoratori immigrati continua infatti a lavorare nella stessa provincia a distanza di quattro anni. La maggiore mobilità spiega perché questa categoria di lavoratori riesca a ridurre la propria distanza dalle retribuzioni degli italiani: «La mobilità paga», sottolinea il presidente dell’Inps.
Si riduce l’uso degli ammortizzatori sociali
Nel corso della crisi il ricorso alla Cig è stato importante e ha interessato molte aziende del Paese. Nel totale del periodo 2008-2016 oltre 350.000 aziende hanno utilizzato la Cig nelle sue varie tipologie. Un terzo delle aziende ha utilizzato la Cig in un solo anno, ma sono numerosi i casi di utilizzo prolungato. I lavoratori che hanno beneficiato della cassa risultavano quasi 1,4 milioni nel 2014, sono scesi a poco più di un milione nel 2015, mentre la loro consistenza nel 2016 risulta, secondo il rapporto dell’Inps, inferiore a 700.000: il calo è stato del 25% nel 2015 e del 32% nel 2016. Una riduzione che ha interessato soprattutto i giovani e le donne.
«Una neo-mamma guadagna il 35% in meno»
Sempre in tema di lavoro, l’Inps ha inoltre analizzato quanto costa la maternità: 24 mesi dopo l’inizio del congedo, la donna guadagna nei primi due anni circa il 35% in meno di quanto avrebbe guadagnato se non avesse avuto il figlio. La perdita è più alta per le donne che hanno un figlio prima dei 30 anni e per quelle che al momento del congedo lavoravano con un contratto a tempo determinato. E non a caso la crisi ha fortemente ridotto le nascite (-20% nel Nord del Paese).
«Bene il Reddito di inserimento, ma non basta»
Il reddito di inserimento, introdotto dal governo Gentiloni, «è un passo avanti rispetto alle tante misure parziali introdotte negli ultimi anni, ma è ancora una misura basata su condizioni categoriali arbitrarie», la presenza di un minore o di un disabile, di una donna in gravidanza o di un disoccupato over 55. Per Boeri queste condizioni «contribuiscono a contenere la spesa, ma possono finire per escludere molte persone bisognose di aiuto. L’obiettivo, invece, deve essere quello di offrire un sostegno a tutti quelli che hanno veramente bisogno». L’importo del Rei poi sembra «anche troppo basso: non potrà eccedere i 340 euro al mese per una persona sola, quando la corrispondente soglia Istat di povertà assoluta, anche al sud, è superiore ai 600 euro al mese».
Un nuovo nome all’Inps?
Il presidente Boeri ha infine chiesto al parlamento di cambiare la denominazione dell’Inps, da Istituto nazionale della previdenza sociale in Istituto nazionale della protezione sociale: «Non ci sono oneri aggiuntivi per la finanza pubblica. Non servirà neanche cambiare l’acronimo sulle nostre sedi». Una nuova sigla che per Boeri corrisponderebbe di più a quello che l’Inps fa ogni giorno.
Da Elena Vigliano: NON ci pagheranno le pensioni, caro Boeri.https://www.facebook.com/photo.php?fbid ... 7530551424 http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... grante.jpgQuesta è la busta paga di un lavoratore straniero con moglie priva di reddito e tre figli a carico.
I contributi Inps che vengono versati all'Inps dall'azienda sono 479 euro (di cui 349 euro a carico dell'azienda)
ma al contempo, l'Inps versa al lavoratore 317 euro per gli assegni familiari; inoltre il lavoratore ottiene dal fisco uno sconto per detrazioni fiscali per 260 euro quindi non versa un euro di tasse e in aggiunta riceve anche gli 80 euro.
Quindi sommando importi a debito e a credito questo lavoratore allo Stato non versa nulla ma, al contrario, prende. Infatti 479-317-260-80= +178
Tanto è vero che la sua retribuzione netta è superiore a quella lorda.
Ecco questa è una busta paga tipica di un lavoratore dipendente immigrato, quelli che ci pagheranno le pensioni.
C'è poi da considerare che oltre a non versare ma a prendere, infatti la sua rertibuzione netta è addirittura superiore a quella lorda, i suoi tre figli e la moglie utilizzeranno il welfare (scuola, asili nido, sanità).
Tra l'altro molti riescono ad autocertificare familiari a carico che vivono però all'estero.
Le gestioni INPS ed Erario vengono gestite dallo Stato in modo separato, ma quello che conta è che se verso nel settore contributivo ma prendo dal settore assistenza e fiscale per un importo superiore, alla fine lo Stato da te non prende ma versa.
Questo lavoratore non versa un euro allo Stato grava sul welfare con il suo nucleo familiare di 5 persone usufruendo dell'assistenza sanitaria gratuita, asili nido, abitazione del Comune, scuola pubblica.
Ripeto non versando un euro allo Stato, ma a carico del contribuente italiano, figuriamoci se può pagarci la pensione.
Io non voglio pensare che i politici siano in malafede ma voglio credere che non siano informati su queste "cose che hanno a che fare con i numeri" e che quindi siano convinti che facendo entrare immigrati che hanno redditi bassi e nuclei familiari numerosi che gravano sul welfare ritengano che ci pagheranno le pensioni. Ma non è così.
Ci potrebbero essere immigrati che pagano le pensioni: ad esempio se un ingegnere straniero arriva in Italia con moglie anche lei che lavora e tre figli a carico, se guadagna 60.000 euro lordi e la moglie 30.000 euro lordi non otterrà assegni familiari non avrà sconti fiscali e anche se utilizzerà servizi pubblici li pagherà attraverso i versamenti. Questo è il genere di immigrati che dovremmo incentivare una immigrazione qualificata che apporta valore aggiunto e know-how.
Come farsi prendere per i fondelli.Di Giannetto Michelassi
I CONTI-TRUFFA DI BOERI SUI MIGRANTI: SCHEMA PONZI! Secondo il presidente INPS senza immigrati da qui al 2040 avremmo 73 miliardi in meno di entrate contributive e 35 miliardi in meno di spesa pubblica in prestazioni sociali destinate agli immigrati, con un saldo negativo di 38 miliardi. Peccato che e' una bufala contabile sotto diversi aspetti, sia sulle cifre che sulla loro natura contabile:
1) 35 Mld in 24 anni ovvero c.ca 1 Mld e mezzo all'anno sono solo i costi di prestazioni sanitarie; i costi sopportati dal contribuente per importare i migranti, includendo i servizi di salvataggio, traghettamento, identificazione, alloggio (ONG prima e case popolari dopo), sicurezza, delinquenza, rimpatrio.. sono molti ma molti di piu' !! Costi di almeno una decina di Mld che solo in minima parte sono coperti dalle tasse pagati da questi soggetti, la maggior parte dei quali sono lavoratori con aliquote minime o no-tax (se non totalmente in nero)
2) Ma questo e' niente: soprattutto i costi dell'immigrazione sono "investimenti" a fondo perduto che noi italiani facciamo sui migranti, mentre i loro versamenti contributivi sono "prestiti" che loro fanno all'INPS che un giorno dovranno essere restituiti sotto forma di trattamenti pensionistici!
Insomma un conto della serva che compara entrate e uscite di cassa di natura molto diversa: noi gli REGALIAMO tutta una serie di servizi per un soggiorno agiato, loro non ci regalano nulla, ci PRESTANO denaro che oggi ci serve per pagare le pensioni ma che poi i nostri (e loro) figli dovranno rimborsare!
Ma intendiamoci Boeri non ha inventato mica nulla. Questa e' la piu' grande truffa della storia dell'uomo, e' lo schema Ponzi o catena di S.Antonio inventata da Keynes per comprarsi la crescita a debito lasciando il cerino in mano alle future generazioni, una truffa economica che tanto successo ha avuto tra i poltici perche' consente di spendere soldi che non hanno per comprarsi voti: soldi delle future generazioni che probabilmente non rivedranno mai ma non sapranno contro chi inveire perche', per allora, i truffatori saranno gia' morti.
Noi italiani di questa truffa siamo i campioni mondiali, e i nostri giovani la conoscono cosi' bene che scappano all'estero: ecco forse questa e' l'unica ragione per cui ci servono migranti: piu' facile far credere a questi analfabeti ingenui che una pensione prima o poi ce l'avranno... ECCERTO!!
Ettore Gotti Tedeschi: "Boeri sugli immigrati si sbaglia"Francesco Boezi - Gio, 06/07/2017
http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 17223.htmlTito Boeri, presidente dell'Inps, si è espresso pochi giorni fa sulla necessità di accogliere gli immigrati: "Non abbiamo bisogno di chiudere le frontiere.
Al contrario, è proprio chiudendo le frontiere che rischiamo di distruggere il nostro sistema di protezione sociale", ha specificato nella sua relazione annuale il presidente dell'Inps. Insomma, la nostra previdenza sociale sarebbe direttamente legata alla crescita del numero degli immigrati presenti in Italia, unica condizione per far sì che il sistema pensionistico possa reggere. Non è la prima volta, del resto, che Boeri si esprime a favore dell'immigrazione per necessità di carattere economico. C'è, però, chi non è affatto d'accordo. Tra questi, Ettore Gotti Tedeschi, economista e banchiere italiano.
Direttore Gotti Tedeschi, Tito Boeri sostiene che l'Inps, senza contributo degli immigrati, possa saltare. Qualcuno potrebbe controbattere sostenendo che la maggior parte di questi, non lavorando, rappresenta semmai un costo aggiuntivo per lo stato...
Non credo ci siano dubbi. A meno che Boeri non ci illustri le cifre in maniera chiara, cosa che ritengo alquanto difficile, se non impossibile. Boeri, però, è innocente di questo squilibrio, sia chiaro. Io credo che questa affermazione sia l’ennesimo tentativo di giustificare il processo di immigrazione che ci viene imposto. Che è stato deciso, pianificato e voluto, ma non tanto per compensare il gap di popolazione (imprevista) nel nostro paese (se così fosse, detta compensazione non sarebbe stata necessaria o sarebbe avvenuta progressivamente negli ultimi 30anni) quanto per realizzare il progetto di sincretismo religioso voluto ed annunciato dai veri segretari Onu (da Butros Gali a Kofi Annan a Ba-Ki moon) necessario per realizzare il famoso piano di omogeneizzazione delle culture nel mondo globale, che deve passare da una omogeneizzazione delle morali religiose. Si vadano a leggeri i Report Kissinger (1974) e seguenti.
Cosa dovrebbe spiegare Boeri agli italiani?
Quello che il presidente dell'Inps dovrebbe spiegare, invece, è come gli immigrati creeranno ricchezza, valore, faranno crescere il Pil, produrranno redditi che genereranno contributi sociali e tasse pagate. Sarei incantato di ascoltare e capire come si potrebbe creare occupazione produttiva per gli immigrati, in un Paese come il nostro, nella situazione economica in cui si trova, con la disoccupazione che è già altissima, avendo perso tanti vantaggi competitivi, e avendo una altissima percentuale di imprese (quelle che lavorano nel mercato domestico) che lavorano al di sotto della capacità produttiva, perciò non guadagnano, non assumono, non pagano tasse. Il nostro Paese, oggi, non può fare azioni di politica economica che creino sviluppo, in un'Europa che ci opprime e boicotta, con governi inconsistenti cooptati (non eletti) che non hanno saputo fare nulla di buono e sostenibile. Sarebbe bene, poi, che ci si chiarisse anche quanti immigrati dobbiamo accogliere nei prossimi 20anni:3 milioni (pari a 150mila l'anno, come lascia supporre Boeri) o 6milioni (325mila anno) come scrisse Stella sul Corriere l’anno passato?
L'Inps è davvero nelle condizioni di poter saltare?
Lo è come lo è il Paese Italia. Io solo penso, dopo aver letto le dichiarazioni di Boeri, che questa sia solo l’ultima manovra intimidatoria per convincerci ad auspicare l’ingresso indiscriminato di immigrati (per le ragioni sopra spiegate)? Si provi a fare il calcolo di quanto dovrebbero contribuire gli immigrati per equilibrare i conti Inps. Poi si calcoli quanto devono guadagnare per poterlo fare, poi si calcoli quanti posti di lavoro a queste condizioni si devono creare, infine, si chieda agli imprenditori privati ( non a chi è occupato in lavori “socialmente utili” a spese dello stato, come oggi) a che condizioni investirebbero per creare posti di lavoro. L’Inps potrebbe andare in default solo volendolo.
Quali sono, secondo lei, le difficoltà dell'Inps in questa fase?
L’Inps, a parte il ben noto squilibrio dovuto al crollo natalità, soffre la passata (non quella di Boeri) cattiva gestione della distribuzione pensioni che ha creato squilibri tra pensioni pagate e contributi versati, camuffando l’assistenzialismo con la “solidarietà", una vera vergogna... Poi soffre il processo di deindustrializzazione del paese legato alla delocalizzazione produttiva che ha impedito investimenti e crescita–stabilità di occupazione. Ancora, soffre il peso fiscale più alto d’Europa. Quindi, soffre l’incapacità della nostra classe dirigente negli ultimi 6 anni, che non ha saputo, non solo reagire alla crisi e gestirla, ma neppure difendere il valore del nostro paese (si pensi solo al fiscal compact), ormai in mano, come dice Boeri, agli immigrati, giovani, forti e sani. Ma per quale ragione al mondo dovrebbe crescere il PIL (risanando i conti) se il numero di abitanti produttivi (immigrati) cresce d’incanto del 15-20%, quando c’è una disoccupazione ufficiale di circa il 12% (e reale ben più alta)?
Esiste un'alternativa programmatica alla visione di Boeri?
Se non facciamo buon viso a cattivo gioco, temo, non resti che l’eutanasia per i pensionati ultrasessantenni. Secondo il ragionamento di Boeri o si aumentano i contributi o si riducono le contribuzioni. I contributi non si possono aumentare, le contribuzioni non si possono diminuire (si può fare solo demagogicamente, populisticamente, come ha dichiarato il Papa: le pensioni d’oro sono un' offesa, un peccato). Certo, l’aiuto alla creazione di famiglie è la cosa migliore, ma darebbe risultati a lungo termine e si scontrerebbe comunque con la cultura, la pessima cultura, che si è creata contro la famiglia.
I sistemi pensionistici delle altre nazioni europee hanno le stesse necessità paventate da Boeri? Sembra che l'accoglienza a tutti i costi rimanga una prerogativa solo italiana...
Mi sembra chiaro.
L'epica bastonata del prof. di sinistra a Renzi: "Ius Soli? È come dire: venite, tanto non vi rimandiamo indietro"10 Luglio 2017
http://www.ilpopulista.it/news/10-Lugli ... ietro.html Luca Ricolfi, docente all’Università di Torino, è sociologo di sinistra con posizioni spesso fuori dal coro. Anche sull’immigrazione. In un’intervista a Libero, mette a nudo le clamorose contraddizioni di un Matteo Renzi che “ha perso la bussola”. E smonta le tesi del presidente dell’Inps sui presunti benefici economici derivanti dagli immigrati. Un uomo di sinistra che ribalta i luoghi comuni della sinistra.
A cominciare dallo ius soli: “L’Italia è già tra i paesi che negli ultimi anni sono stati più generosi nella concessione della cittadinanza. Allargare le maglie ora, con i flussi migratori fuori controllo, può rivelarsi una mossa azzardata”. E si sofferma sul significato politico della cittadinanza facile: “Il punto è il messaggio che si invia a chi desidera trasferirsi in Europa. Per ora i messaggi sono due: in Italia si arriva facilmente, perchè c’è sempre qualcuno che ti salva e ti sbarca nella penisola. E chi riesce ad arrivarci vivo (il 99% di chi parte) può fermarsi anche se non ne avrebbe il diritto, perchè tanto non ti riportano indietro. Allargare le maglie ora rafforzerebbe questi messaggi”.
Sul segretario del PD, che ora afferma il contrario di quanto sostento e praticato per anni, il giudizio è chiaro: “Renzi ha bisogno della battaglia dello ius soli per tenere unito il popolo della sinistra che Pisapia e i fuoriusciti del Pd gli stanno contendendo”. Ma promettendo di approvare lo ius soli e nel contempo auspicando il numero chiuso per gli immigrati, l’ex premier va in evidente cortocircuito: “Quelle di Renzi sono le contorsioni di un uomo che ha perso la bussola. Ha passato tre anni cercando di convincerci che i salvataggi in mare e accoglienza fossero doveri morali, ora dice che bisogna mettere un tetto al flusso dei migranti, ma al tempo stesso difende lo ius soli. Tentativo maldestro di salvare capra e cavoli”.
Quindi la stoccata a Tito Boeri e ai suoi calcoli sul fatto che bloccare l’immigrazione costerebbe al Paese 38 miliardi, ovvero una sciagura economica. Per Ricolfi si tratta di un “ragionamento tendenzioso”. “Nel calcolo di Boeri, secondo cui gli immigrati ci farebbero risparmiare 1.7 miliardi l’anno nei prossimi 22 anni, mancano almeno 5 voci essenziali: quel che ci costa oggi l’accoglienza; quello che ci costano gli immigrati che non lavorano; quello che ci costano, anche in termini di criminalità, gli immigrati irregolari; quel che ci costano gli immigrati in carcere (un detenuto su tre); quello che ci costeranno le pensioni degli immigrati quando ne matureranno il diritto (la simulazione di Boeri si ferma al 2040, giusto in tempo per non includere questa voce). E la prima voce da sola, il costo dell’accoglienza, è già oggi più del doppio del risparmio calcolato da Boeri”.
Il sociologo torna anche sul concetto della sinistra “che disprezza il popolo”, già sviscerato in diverse pubblicazioni e in un’intervista al Populista: “La passione della sinistra per i migranti è una sorta di compensazione per la sua rinuncia alla difesa dei ceti popolari. La sinistra non ama il popolo, ma per potersi ancora chiamare sinistra ha bisogno di amare i migranti. I migranti sono una specie di ‘succedaneo’ della classe operaia”. Parliamo della stessa sinistra, non solo politica ma anche mediatica, che s’indigna quando il popolo vota in “modo sbagliato”. Brexit e Trump insegnano: “Il popolo è anni che viene ignorato, o deriso, o addirittura disprezzato da chi pensa di avere il monopolio della verità, della giustizia, della civiltà”. Del resto “la sinistra non ha più idee generali, né progetti convincenti, e così le resta solo la competizione fra galli che ci regala oggi”.
Boeri: "Servono più migranti regolari, versano 8 miliardi di contributi a Inps e ne ricevono soltanto 3 in pensioni"di F. Q. | 20 luglio 2017
http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/07 ... ni/3742201 "Gli immigrati regolari versano ogni anno 8 miliardi in contributi e ne ricevono 3 in pensioni, con un saldo netto di circa 5 miliardi per le casse dell’Inps", ha spiegato il presidente dell’istituto, in un’audizione alla commissione parlamentare d’inchiesta sul sistema di accoglienza. "La forte crescita di rifugiati non compensa il mancato arrivo di immigrati regolari", ha spiegato ancora l'economista denunciando "il sostanziale azzeramento delle quote del decreto flussi" per i lavoratori stranieri
“Abbiamo calcolato che sin qui gli immigrati ci hanno regalato circa un punto di Pil di contributi sociali a fronte dei quali non sono state loro erogate delle pensioni“. Tito Boeri torna ad avventurarsi in un terreno minato: per la terza volta in due mesi tenta di spiegare all’opinione pubblica l’importanza del ruolo che gli immigrati regolari rivestono nella tenuta complessiva del sistema pensionistico. Un tentativo in cui non viene minimamente sostenuto dal principale partito della sinistra, il Pd, e in cui si trova sotto il fuoco incrociato delle opposizioni guidate dalla Lega Nord. Per Salvini il presidente dell’Inps “vive su Marte”, mentre Deborah Bergamini (Forza Italia) usa l’ironia, sottolineando che “l’Inps non è l’Istituto nazionale previdenza stranieri”. Detto del silenzio del Partito Democratico (tranne il timido tentativo dei deputati Patriarca e Gelli e della senatrice Puglisi), l’unica a sostenere la posizione di Boeri è la presidente della Camera Laura Boldrini. Una coppia, quella formata da Boldrini e Boeri, a cui quel pezzo di sinistra che coincide con il Pd sembra aver demandato le questioni più spinose per il centrosinistra. In tal senso, val la pena sottolinearlo, quello dei migranti è un tema così scottante da consigliare il silenzio ai vertici dem, con Boeri usato come parafulmine per gli strali del centrodestra.
LE PAROLE DEL PRESIDENTE DELL’INPS – “Gli immigrati regolari versano ogni anno 8 miliardi in contributi sociali e ne ricevono 3 in termini di pensioni e altre prestazioni sociali, con un saldo netto di circa 5 miliardi per le casse dell’Inps”, ha spiegato il presidente dell’Istituto nazionale di previdenza sociale, in un’audizione alla commissione parlamentare d’inchiesta sul sistema di accoglienza dei migranti. “I lavoratori che sono stati regolarizzati con le sanatorie non hanno sottratto opportunità ai loro colleghi – ha proseguito Boeri – le analisi evidenziano che la probabilità di separarsi da un’impresa per i colleghi degli emersi è pari al 42%, e se il numero di emersi cresce tale probabilità aumenta solo del’1%. L’effetto di spiazzamento è dunque molto piccolo e riguarda unicamente i lavoratori con qualifiche basse. Non ci sono invece effetti per i lavoratori più qualificati, né in termini di opportunità di impiego né di salario”. “Mentre i migranti che entrano nel mercato del lavoro italiano sono per la maggior parte dei casi a bassa qualifica, la quota degli italiani non laureati che scelgono di emigrare per motivi economici è dimezzata tra il 2007 e il 2015. Sembra difficile perciò ipotizzare che la fuga dei giovani dal nostro Paese possa essere dovuta alla competizione sul mercato del lavoro con gli immigrati”, ha aggiunto il presidente dell’Inps.
Secondo quanto emerge dai dati delle ispezioni di vigilanza Inps nel periodo 2013-2015 nelle aziende, un lavoratore in nero su tre è clandestino. Boeri spiega che la regolarizzazione dei lavoratori immigrati porta a “un’emersione persistente nel tempo di lavoro altrimenti svolto in nero”: dopo le sanatoria del 2002 del 2012, l’80% degli immigrati risulta contribuente alle casse dell’Inps anche cinque anni dopo la regolarizzazione. “Il confronto pubblico – afferma Boeri – dovrebbe incentrarsi su come inserire gli immigrati stabilmente nel nostro mercato del lavoro regolare. L’integrazione nel mercato del lavoro contribuirebbe anche a migliorare la percezione che gli italiani hanno degli immigrati”.
“La forte crescita di rifugiati non compensa il mancato arrivo di immigrati regolari”, ha spiegato ancora Boeri denunciando “il sostanziale azzeramento delle quote del decreto flussi” per i lavoratori stranieri. Infatti “i centri di accoglienza dei rifugiati sono concentrati in aree rurali, dove ci sono meno opportunità di impiego”. Ad esempio, i Cas del Piemonte ospitano mediamente tre rifugiati per 1000 abitanti, ma questo rapporto è pari alla metà a Torino ed è quasi sempre inferiore nei comuni capoluogo che nelle relative province. Inoltre “gli incentivi al lavoro regolare da parte dei rifugiati – dice Boeri – sono limitati dal fatto che il permesso per attesa richiesta asilo politico non può comunque essere convertito in permesso di soggiorno per motivi di lavoro”.
BOERI E IL RUOLO DEI MIGRANTI: I PRECEDENTI – Boeri aveva affrontato la questione già il 16 giugno: “Se oggi chiudessimo le frontiere agli immigrati non saremmo in grado di pagare le pensioni e i nostri sistemi di protezione sociale: versano 8 miliardi e ne prelevano 3, con un surplus di circa 5 miliardi”, aveva già spiegato il presidente dell’Inps partecipando alla Repubblica delle Idee. “Molti migranti tornano nei paesi di origine prima di arrivare all’età pensionistica e spesso, malgrado ci siano le leggi, non la richiedono. Usiamo moltissimo questi contributi che – conclude – finiscono per essere a fondo perduto“. Il 4 luglio l’economista ribadiva le proprie ragioni illustrando alla Camera la relazione annuale dell’Inps: “Non abbiamo bisogno di chiudere le frontiere. Al contrario, è proprio chiudendo le frontiere che rischiamo di distruggere il nostro sistema di protezione sociale”, spiegava commentando una simulazione che guarda all’ipotesi di azzeramento dei flussi guardando all’evoluzione da qui al 2040 “in entrata di contribuenti extracomunitari“. Questo, ha spiegato Boeri, porterebbe “73 miliardi in meno di entrate contributive e 35 miliardi in meno di prestazioni sociali destinate a immigrati, con un saldo netto negativo di 38 miliardi” per le casse dell’Istituto. Valori che comporterebbero“una manovrina in più da fare ogni anno per tenere i conti sotto controllo”.
LE REAZIONI: CENTRODESTRA ALL’ATTACCO, PD IN SILENZIO – Immediato è scattato il fuoco di fila di chi fa dei migranti il nemico da combattere. Durissima la critica del leader della Lega Nord Matteo Salvini: “‘Gli immigrati ci pagano le pensioni… Gli immigrati fanno i lavori che gli italiani non vogliono più fare… Servono più immigrati’. Tito Boeri, presidente dell’Inps, vive su Marte” ha scritto su Twitter il segretario del Carroccio, che sintetizza in 140 caratteri le posizioni già espresse dai suoi colleghi di partito. Tra questi, da segnalare Roberto Calderoli: “Sbaglia il presidente INPS, Tito Boeri, ad ostinarsi a ripetere che gli immigrati non hanno sottratto il lavoro agli italiani – ha detto Calderoli – Una bugia contraddetta dai numeri forniti dallo stesso Boeri incrociati con quelli forniti dall’Istat: se da una parte la percentuale di giovani immigrati che pagano regolari contributi previdenziali è salita al 35%, dall’altra la percentuale di nostri giovani che non hanno un lavoro è intorno al 40%, questo significa semplicemente che i giovani immigrati hanno tolto il lavoro ai giovani italiani che sono costretti ad andarsene all’estero in cerca di opportunità professionali”. Non meno tenere le parole utilizzate sempre su Twitter da Deborah Bergamini di Forza Italia: “Inps = Istituto nazionale di previdenza stranieri? No, perché a legger Boeri viene il dubbio…” ha scritto la responsabile comunicazione di Forza Italia. Già lo scorso 4 luglio, del resto, Bergamini aveva fatto notare al presidente Boeri che “i costi dell’immigrazione irregolare, di qui al 2040, andrebbero a creare un buco nei conti dello stato di 85,6 miliardi”.
LE REAZIONI: LAURA BOLDRINI STA CON BOERI – L’unico nome di peso della politica italiana a sostenere il presidente dell’Inps è stata Laura Boldrini. “Il 65% degli italiani (contro il 21% dei tedeschi) considera i rifugiati un peso perché godono di alcuni benefit, secondo loro, mentre si ignora il contributo positivo che invece danno in termini di saldi fiscali e contributivi, come ci ricorda sempre il Presidente dell’Inps Tito Boeri” ha detto la presidente della Camera, presentando i dati della relazione finale della Commissione Cox sui fenomeni di odio, intolleranza, xenofobia e razzismo. Per la Boldrini sui temi dell’immigrazione c’è una “clamorosa divaricazione tra i numeri e la realtà percepita. E sono soprattutto le persone che non conoscono, che non hanno accesso ai dati, le persone che probabilmente si limitano ad ascoltare certi esponenti politici o a leggere alcuni giornali, che sono più frequentemente portatrici di atteggiamenti di odio. Purtroppo chi non sa è portatore di odio“.
Quanti danni fa il teorema degli immigrati salva-pensioniFrancesco Forte - Ven, 21/07/2017
http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 22853.htmlQuanti danni fa la favoletta del presidente Inps secondo cui gli immigrati generosi salveranno le nostre pensioni
Tito Boeri presidente dell'Inps dice abbiamo bisogno di nuovi immigrati perché ci pagano la spesa sociale e fanno lavori che gli italiani non fanno.
Sostenere che perciò bisogna accogliere gli enormi flussi migratori attuali è assurdo.
Gli immigrati che pagano la sicurezza sociale sono quelli che lavorano, non gli irregolari, i clandestini e i disoccupati e i profughi, con diritto all'assistenza. Oramai i pronto soccorso sono intasati di immigrati senza tessera sanitaria; La disoccupazione supera l'11 per cento, è più grave fra i giovani e al Sud. Se si liberalizzasse il mercato del lavoro e si ponesse un limite all'immigrazione condizionandola alle offerte di lavoro e alla capienza urbanistica, la spesa pubblica sarebbe minore, i giovani ora disoccupati pagherebbero nuovi contributi sociali, avremmo meno poveri, una vita migliore per tutti, immigrati compresi. Boeri invece vuole il taglio retroattivo delle pensioni degli italiani residenti all'estero che hanno lavorato in Italia o all'estero e hanno pagato i contributi.
Anche una riforma per il futuro, contro questi concittadini è aberrante perché non si può obbligare un pensionato Inps a stare in Italia anziché in un paese con tasse più basse e minor costo. Ma applicare questi tagli al passato implica la violazione di diritti acquisiti. Le proposte di riforme pensionistiche retroattive sommandosi alla mala gestione delle crisi bancarie dei governi Pd, ante Gentiloni, e alle loro tasse patrimoniali generano due effetti negativi. Molti italiani non credono più che avranno la pensione che la legge promette. E quelli che hanno capitali all'estero non aderiscono alla voluntary disclosure.
La gente non crede più che i politici Pd rispettino le regole dello stato di diritto. Nel loro Dna ci sono dirigismo e razionalismo perfettista assieme alla pretesa d'esser quelli che conoscono il vero e il giusto. E lo vogliono imporre anche quando per mancanza di cognizioni storiche e giuridiche fanno la battaglia per lo ius soli adottato dagli inglesi per colonizzare l'America, che ora servirebbe agli afroasiatici per colonizzare noi. Boeri segue lo «ius boeriano» che in parte ha basi astrattamente contributive in parte basi di equità da lui pensate giuste. Le pensioni per gli italiani all'estero dovrebbero esser depurate dalla «spesa impropria» a favore di chi ha lavorato meno di dieci anni e beneficia dell'integrazione al minimo e di chi ha diritto alla quattordicesima.
L'integrazione al minimo per lui è una misura impropria. Ciò benché sia ispirata al principio mutualistico di suddivisione del rischio fra tutti coloro che pagano i contributi. La retribuzione e la pensione annua possono essere date in 12 o 13 o 14 mensilità, essendo solo un modo diverso di rateizzarle, come gli acquisti a rate differite. Secondo Boeri si tratterebbe di rendite pensionistiche inique quando vanno a un italiano residente all'estero anche perché fanno risparmiare allo stato estero prestazioni assistenziali equivalenti. È una tesi pericolosa: gli italiani che risiedono in Italia possono ben pensare: ora tocca a loro, poi toccherà a noi. Proprio come per le pensioni «di lusso» di categorie che svolgono attività aleatorie che comportano rischi umani e la perdita di altre opportunità, come gli uffici pubblici e quelli politici e di pubblica difesa. Esse non possono obbedire al mero criterio socio-contributivo boeriano. E se lo si vuol adottare, non lo si può fare in modo retroattivo. L'Inps, secondo i rilievi della Corte dei Conti ha bisogno di una riforma del suo management e di un miglioramento della gestione dei crediti deteriorati per medicare le ferite ai suoi bilanci.
Per chi gestisce l'Inps o vi sovrintende vale la massima «medice cura te ipsum»: medico cura te stesso, invece che suggerire cure improprie per gli altri.