Pedofilia tra i pretihttps://it.wikipedia.org/wiki/Casi_di_p ... _cattolica Estensione del fenomeno
Nel giugno 2009 il cardinale Cláudio Hummes, prefetto della Congregazione per il Clero dichiarò al settimanale cattolico spagnolo Vida Nueva che «La Chiesa non può chiudere gli occhi di fronte ai casi di pedofilia tra i propri preti, che in alcune diocesi arrivano a coinvolgere quattro preti su cento.»[20], rettificando una propria intervista del 5 gennaio 2008 all'Osservatore Romano, in cui dichiarava che tra i sacerdoti «neppure l'1% ha a che fare con problemi di condotta morale e sessuale»[20].
Nel settembre del 2009 l'arcivescovo Silvano Tomasi, osservatore permanente della Santa Sede all'ONU di Ginevra, in una dichiarazione al Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite a Ginevra, dichiarò che, stando alle ricerche interne, nel clero cattolico solo tra l'1,5% e il 5% era coinvolto in abusi sessuali su minori.[21]
Per Charles J. Scicluna, "promotore di giustizia" della Congregazione per la Dottrina della Fede, tali stime sarebbero sovradimensionate rispetto al numero delle denunce di chierici accusati di abusi su minori di 18 anni pervenute dalle singole diocesi alla Congregazione per la Dottrina, organo vaticano competente in materia, negli anni venti01-2010: le denunce da tutto il mondo presentate alla Congregazione avrebbero coinvolto circa 3000 sacerdoti, dei quali propriamente pedofili circa un decimo.[22] Secondo i dati presentati dalla Chiesa cattolica a fronte di una popolazione media di circa 440.000 membri del clero nel mondo (comprendente diaconi, presbiteri e vescovi, calcolata considerando i dati relativi agli anni 1968, 1970, 1978-2006)[23] i chierici colpevoli di abusi su minori risulterebbero all'incirca lo 0,67%, dei quali propriamente pedofili lo 0,067%.
Preti e pedofilia: celibato e potereIntervista a Sante Sguotti autore del libro 'Prete pedofilo si diventa'
DON SANTE SGUOTTI (Agenzia: EMMEVI) (NomeArchivio: 31980109.JPG)
http://www.lindro.it/preti-la-pedofilia ... -don-santeLa Chiesa e la pedofilia (i preti e la pedofilia), due parole che messe insieme possono condurre a reazioni diverse: lo sdegno di chi associa la prima alla assoluta pulizia morale, la negazione di un’istituzione che cerca di difendersi con tutti i suoi mezzi, lo sbigottimento di chi stenta a credere alle storie che sente, la paura che a farne le spese possano essere i propri figli.
Eppure è un argomento abbastanza recente, piuttosto scomodo, spesso sotterrato. Il servizio di una trasmissione prima, un articolo poi e via via altre storie, una dopo l’altra, con il coraggio che esce fuori per emulazione, con la voglia di far conoscere al mondo il proprio travagliato vissuto.
Don Sante Sguotti ne ha parlato a modo suo, senza risparmiare bordate alla ‘sua’ Chiesa. Tagliente sin dai primi anni di seminario, controcorrente in un mondo spesso caratterizzato dall’eccessiva omologazione, critico nei confronti di un’istituzione a suo dire contraddistinta da una marcata ipocrisia. Una storia complicata la sua, con delle posizioni piuttosto radicali, non in assoluto ma sicuramente scomode per il tradizionalismo clericale.
Classe 1966, ordinato sacerdote nel 1991, è stato viceparroco in tre parrocchie fino al 1999 e poi parroco di Monterosso. Nel 2007 è stato allontanato dalla Curia di Padova, sospeso ‘a divinis’ da papa Benedetto VXI, per la storia d’amore con la sua parrocchiana Tamara Vecil. Poi un’ospitata in una trasmissione domenicale dove annunciava la nascita di suo figlio e l’allontanamento da Monterosso per trasferirsi con la nuova famiglia sui colli Berici, a Lovertino di Albettone per lavorare come camionista in una cooperativa. Forte dell’affetto e della comprensione della sua comunità non ha mai rinunciato alla sua attività pastorale.
Pubblica ‘Il mio amore non è peccato‘ (Mondadori, 2007), dove, sulla scia della sue esperienza personale, porta avanti la sua battaglia contro il celibato obbligatorio strettamente legato alla piaga della pedofilia, tema del suo secondo libro, pubblicato a febbraio 2015 e dal titolo particolarmente forte: ‘Prete pedofilo si diventa. Pedofilia e celibato nella Chiesa di papa Francesco‘ (Ed. La Zisa).
Una bomba ad orologeria, anche nelle sue pagine interne, dove Sguotti afferma che: «il prete pedofilo è il miglior prete che si possa immaginare, il prete perfetto che si presenta in pubblico come il miglior sacerdote possibile. L’insospettabile».
Don Sante, il suo libro e le sue affermazioni hanno fatto molto discutere. Su cosa si basano?
Conosco l’ambiente cattolico sin da piccolo, ho frequentato preti, parrocchiani e tutto ciò che sta intorno e ho raccolto diverse testimonianze. La mia è una riflessione sul rapporto tra tutti gli impedimenti all’emersione dei casi di pedofilia e gli effettivi casi emersi. Non riesco, ad esempio, a capacitarmi di come alcuni preti che disobbediscono su cose marginali vengano subito estromessi dalla Pastorale, mentre preti che si sono resi colpevoli di decine di casi di pedofilia, continuino a rimanere al loro posto o al massimo vengano trasferiti. Perché un vescovo emargina un prete che non è disponibile ad un determinato servizio e non tocca un pedofilo, quando la Chiesa stessa ammette che questo si è macchiato del crimine peggiore in assoluto?
Cosa è cambiato da febbraio, data di uscita del suo libro, ad oggi?
Assolutamente nulla, perché continuano ad uscire casi in Italia. Il problema non è stato affrontato alla radice, mi spiego: sicuramente c’è una connessione della pedofilia innanzitutto col celibato obbligatorio e poi con alcuni aspetti come la scelta dei presbiteri e dei sacerdoti, la formazione ed infine il potere e i privilegi della Chiesa che mettono questi soggetti, aventi queste problematiche, in condizioni psicologiche tali da sentirsi di poterla fare franca, di poter essere difesi da autorità, di poter ricattare chi sta sopra perché si hanno delle conoscenze ecc… Adesso c’è tolleranza zero, ma solo quando il prete viene portato davanti al tribunale, solo a quel punto la Chiesa interviene. Se è una figura che non riveste particolare importanza viene dimesso dopo un po’ di tempo dallo Stato clericale. Essendoci i riflettori puntati e maggiore sensibilità, naturalmente c’è un po’ più di severità, ma solo sotto questo punto di vista.
Quali sono le principali falle di questo sistema?
In Italia la Chiesa ha un forte potere economico e politico e una capacità di connessione con la stampa e il tribunale tale che il prete pedofilo sa che potrà essere tutelato. Per il resto, non c’è l’obbligo del vescovo di denunciare questi soggetti, né l’obbligo morale della Curia di mettere a disposizione le documentazioni. L’atteggiamento preponderante è il vittimismo, perché la massoneria, o chi per essa, attaccherebbe la Chiesa con questi metodi.
Si può dire che l’ambiente clericale sia omertoso?
Sì e lo posso affermare in base alle esperienze che ho raccolto nella mia attività pastorale: il sacerdote che non fa nulla davanti ad una bambina che subisce abusi in famiglia e si confessa con lui, i preti che, a vario titolo, sono stati accusati di pedofilia, le persone che hanno confidato di aver subito abusi e violenze durante le confessioni e le violenze delle suore negli asili. Non è una situazione marginale ma capillare e diffusa.
È cambiato qualcosa con Papa Francesco?
Ha fatto tanti proclami e ha detto tante cose, ha creato la Commissione per la lotta alla pedofilia composta da cardinali, ma fino a quando, concretamente, non si interviene sui seminari e sulla questione del celibato obbligatorio non possono esserci le premesse affinché cambi davvero qualcosa. Bisogna eliminare la possibilità della Curia di coprire e di non denunciare ciò di cui viene a conoscenza.
Lei sostiene che il prete pedofilo sia il miglior prete possibile. Vuole spiegare meglio questa sua affermazione?
Ho letto molto sull’argomento, addirittura tre preti americani psicologi hanno fatto uno studio su centinaia di preti accusati o condannati per pedofilia, da cui è emerso che molto dipende dal loro potere. Come ogni essere umano, anche il sacerdote ha bisogno di affetto e contatto fisico ma il suo potere non gli consente di mettersi al pari di una donna, così soddisfa i suoi bisogni con chi considera suddito. Molti di loro hanno grande carisma e godono della totale fiducia dei fedeli, si mostrano come persone affabili, ci sanno fare con i giovani e sanno parlare, inoltre hanno un grande ascendente sui bambini. Per questo possono permettersi di minacciarli o possono farli sentire dei privilegiati. Non sono persone che si comportano apparentemente male dunque. Prendiamo il caso dei ‘Legionari di Cristo’, commissariati da Papa Benedetto XVI per la conclamata pedofilia del loro fondatore, Padre Marcial Maciel Degollado. Quest’ultimo aveva dei figli e le voci sul suo conto erano tante ma nonostante fossero arrivate in Vaticano, il Papa di allora, Giovanni Paolo II, lo aveva sempre difeso e, dopo la sua morte, aveva avviato il suo processo di beatificazione. La venerazione sconfinata dei legionari nei confronti del loro capo non ha trovato riscontro nella realtà, perché tutto è stato poi bloccato. In Italia tali studi non sarebbero possibili, anche solo fare un’intervista sulla affettività dei preti appare impossibile, sono temi da non affrontare.
Nel suo libro precedente ‘Il mio amore non è peccato‘, lei si scaglia contro il celibato obbligatorio. Esso riveste un importante anche nella pedofilia dei preti?
Costituisce un’ipocrisia, nella realtà non esiste. Alla fine, nei fatti, o ci si trova davanti a sacerdoti omosessuali o aventi una o più amanti. Poi c’è anche il prete che non ha nessun rapporto e vive celibe, questo può sublimare su altre cose il suo bisogno. Non sono uno psicologo esperto e conosco solo qualche funzionamento psicologico, ma la pratica è questa e ci sono in tal senso tutti i documenti che si vogliono. Ci sono testimonianze, basta parlare con gli ambienti omosessuali che confermano le frequentazioni da parte dei preti, nei Paesi ognuno conosce la sua storia e crede sia l’unica: quello ha un figlio, l’altro manda i soldi alla donna, uno fa abortire la catechista. Il celibato è una copertura, i motivi sono tanti e tutti sbagliati, esso viene salvaguardato per difendere la sacralità del sacerdote o perché si pensa sia impossibile per il prete gestire l’attività pastorale e una famiglia insieme.
È vero che ha avuto problemi nella pubblicazione e nella diffusione del suo ultimo libro?
Sì, all’inizio non ho trovato una risposta positiva, in generale, anche nella presentazione del libro, ho notato una certa paura. Ammetto che il titolo possa essere un po’ forte e questo può spaventare perché può dare fastidio. Nella diffusione ho avuto problemi a Padova, perché il vescovo ha scritto a tutte le librerie della città intimandole di non vendere i libri. Solo la Feltrinelli li ha venduti, ma su ordinazione.
Preti pedofili: quasi 3500 casi in dieci anni, 884 sacerdoti allontanatiI nuovi dati aggiornati sono stati resi noti nel corso dell’esame del rapporto del Vaticano davanti al comitato Onu contro la tortura
6 maggio 2014
http://www.corriere.it/cronache/14_magg ... 414c.shtmlTra il 2004 ed il 2013, il Vaticano ha «cacciato» 884 preti accusati di pedofilia, svestendoli dell’abito talare e riducendoli allo stato di laici, cioè di comuni cittadini. Lo ha detto martedì a Ginevra il nunzio apostolico presso la sede delle Nazioni Unite a Ginevra, Silvano Tomasi, nel corso della seconda giornata di esame del rapporto della Santa Sede davanti ai dieci esperti del 52esimo Comitato Onu contro la tortura. Negli ultimi nove anni, sono stati 3.420 i casi giunti alla Congregazione per la Dottrina della fede, fondati su accuse credibili di abusi sessuali commessi da membri del clero contro minorenni. La maggioranza dei casi si riferisce agli anni ‘50, ‘60, 70’ e ‘80.Per stare ai provvedimenti presi solo negli ultimi due anni, Benedetto XVI aveva sospeso 384 sacerdoti negli ultimi due anni del suo pontificato.
«La Chiesa sta affrontando il problema»
Dal 2004, più di 3.400 casi credibili di abusi sono stati denunciati al Vaticano, di cui 401 nel solo 2013. Altre misure disciplinari sono state prese nei confronti di 2.572 sacerdoti. Tra le sanzioni minori ai 2.572 sacerdoti c’è anche l’imposizione a vivere il resto della vita in penitenza e preghiera, misura spesso usata quando il prete accusato è anziano o infermo. Non sono pochi, ma, precisa Tomasi, si tratta di sacerdoti che vengono «messi in un luogo in cui non hanno alcun contatto con bambini». Del resto, ricorda monsignore, la «Santa Sede non ha la competenza o i mezzi di avviare procedure per crimini fuori dalla Città del Vaticano». Tuttavia «compie ogni sforzo per condurre procedure ecclesiastiche nei confronti di membri del clero contro i quali sono state mosse accuse credibili di abusi sessuali contro minori, ma senza pregiudizio per le procedure giudiziarie nel Paese di residenza». «Direi che il punto più importante da fare entrare nella convinzione degli esperti - afferma Tomasi - è che la Chiesa, da una parte la Santa Sede, nel suo campo, e le Conferenze episcopali e la Chiesa in generale, da 10 anni sono sul fronte per combattere contro ogni abuso sessuale sui minori, per prevenire questo crimine, per aiutare le vittime e per punire anche chi è colpevole. Quindi, non vogliamo che rimanga fossilizzata la percezione che la Chiesa non abbia fatto abbastanza o che la Chiesa abbia cercato di evitare o che stia ancora evitando di affrontare il problema».
Il primo rapporto davanti al comitato Onu contro la tortura
Le conclusioni del Comitato sull’esame del rapporto della Santa Sede sono attese il 23 maggio. Si tratta del primo rapporto della Santa Sede davanti al Comitato Onu contro la tortura. Il Comitato esamina i rapporti di tutti i 155 Paesi aderenti alla Convenzione del 1984 contro la tortura e altri trattamenti o pene crudeli, inumani o degradanti. La Santa Sede ha aderito al Trattato nel 2002. Intanto, un commento del Wall Street Journal afferma che se il Comitato Onu preposto al rispetto della Convenzione contro la Tortura «dovesse accogliere la richiesta» di alcune associazioni e gruppi e «concludere che il Vaticano ha violato la Convenzione» per i casi di abusi sui minori, «questo rappresenterebbe un’interpretazione giuridicamente insostenibile e perversa del trattato» che potrebbe indebolire la sua efficacia e soprattutto «rappresenterebbe un attacco palese alla libertà religiosa». Nell’analisi firmata da David B. Rivkin Jr. e Lee A. Casey - ex funzionari del Dipartimento di Giustizia a Washington durante le presidenze Reagan e George W. Bush - si ricorda che nel passato la Chiesa non si è mossa in maniera adeguata nella lotta alla pedofilia ma «più recentemente ha invece ammesso i propri errori e ha messo in campo riforme fondamentali per risolvere il problema».Per gli editorialisti di Wsj nessuno ha dubbi nel condannare la pedofilia «ma inserire la questione nella Convenzione contro la tortura è legalmente scorretto».