Lega, chiude la scuola Bosina di Varese fondata dalla moglie di BossiAlessandro Giuliani Venerdì, 12 Settembre 2014
http://www.tecnicadellascuola.it/archiv ... bossi.htmlCon l’avvio del nuovo anno, la scuola ha ufficialmente sospeso le lezioni per l’elevata situazione debitoria. Entro fine mese la nomina di un liquidatore.
Per più di qualcuno era uno dei simboli della prima Lega, quella contrassegnata da Umberto Bossi. Tanto è vero che con l’eclissi de sanatur si è andato man mano “scolorendo”. Stiamo parlando della scuola Bosina di Varese, nata nel 1998 da un progetto educativo in area leghista promosso da Manuela Marrone, moglie proprio di Umberto Bossi: che con l’avvio del nuovo anno scolastico 2014/15, la scuola ha ufficialmente sospeso le lezioni. E di fatto ha chiuso in attesa della nomina di un liquidatore, entro fine mese.
Per i gestori dell’istituto non statale la situazione, spiega l’Ansa, era diventata praticamente insostenibile “dopo aver preso atto dell'elevata situazione debitoria”. Così, “il nuovo anno scolastico non partirà nemmeno per le classi quarta-quinta elementare e terza media, per le quali la scorsa settimana si era deciso che avrebbero lavorato alcune insegnanti a titolo volontario: dopo questa decisione, infatti, la gran parte dei genitori dei bambini rimasti iscritti ha deciso di cambiare scuola per avere certezze. Ora il cda della Bosina, di cui fa parte anche la signora Bossi, metterà in liquidazione la società per ripianare i debiti e cercare eventuali finanziamenti per un nuovo progetto educativo per i prossimi anni scolastici”.
Matteo Salvini, lo smemorato della BosinaMariano Leone - dic 10, 2015
http://www.ilquotidianoitaliano.com/com ... 89197.htmlSalvini, lo smemorato padano. Non vale solo per Matteo il leghista, ma fare politica oggi significa prodursi in dichiarazioni di fuoco nei dibattiti televisivi. Ma solo questo. I nostri rappresentanti politici appaiono come nati ieri, complice di questo atteggiamento c’è una classe giornalistica completamente asservita.
Dopo il fallimento o salvataggio, come preferite, tanto è la stessa cosa, delle quattro banche, e l’evento drammatico del suicidio di quel poveretto cliente di queste banche, il nostro Matteo Salvini si è esibito in una vibrante accusa contro la Banca d’Italia e contro i responsabili di mancato controllo in una trasmissione: L’Aria che Tira su La7.
Per la verità me lo sono perso, me lo hanno solo raccontato ma soprattutto ormai sono in grado di prevedere le argomentazioni di tutto il circo dei politici che gira intorno alle trasmissioni televisive. Sono sempre gli stessi e dicono le stesse cose.
Non esiste un minimo filtro di informazione decente, perché non esiste una categoria giornalistica decente. Queste rubriche televisive sono diventate l’ufficio stampa dei politici grazie anche ai giornalisti che hanno come ambizione professionale quella di essere assunti negli uffici stampa della classe politica o degli enti di governo periferici.
Torniamo al nostro Matteo Salvini. Nessuno gli ha ricordato il dissesto della banca leghista, la Banca popolare Credieuronord. Sì! Quella che finanziava la scuola leghista di Bosina fondata dalla moglie di Bossi e presieduta dall’ex senatore leghista Dario Galli (800 mila euro di finanziamento, se ricordo bene).
Capisco che il tempo annulla la memoria e le responsabilità ma chi gli porge il microfono dovrebbe almeno essere informato. Se il tempo ha cancellato tutto, almeno fare uno sforzo per ricordare gli accadimenti di un anno fa. Alla vibrante appassionata protesta del nostro europarlamentare leghista bisognava almeno replicare che, non un secolo fa, ma il 15 Aprile del 2014 lui stesso non si è opposto alla direttiva europea che oggi ha causato l’azzeramento delle azioni ed obbligazioni delle 4 banche. Quella direttiva a favore delle norme europee avrebbe colpito creditori. Anzi più realisticamente i piccoli creditori. La differenza tra ricchi e poveri esiste anche nei risparmiatori. I più ricchi si salvano ed i piccoli pagano il conto. Salvini c’era o almeno era pagato per stare in quel parlamento. Anche lui si è adeguato come nel caso della Banca Leghista al saggio principio di Ettore Petrolini rilevatosi fine economista: “I soldi bisogna prenderli ai poveri, ce ne hanno pochi ma sono tanti”. Se poi questi poveri ti votano tanto meglio. Oggi è implacabile. Ieri si astenne. Il segretario della Lega, Matteo Salvini, chiama in causa la Banca d’Italia e accusa “chi avrebbe dovuto controllare” nella vicenda del dissesto delle 4 banche salvate da un decreto del governo. “Non si capisce cosa faccia la Banca d’Italia – ha detto Salvini durante una puntata di L’Aria che tira su La7 -. E’ la banca d’Italia, e quelli che ci lavorano super pagati, che dovrebbe vigilare, capire che in Monte dei Paschi, in Banca dell’Etruria forse qualcosa che non va. Dovrebbero pagare anche economicamente e personalmente – ha aggiunto Salvini – se io fossi controllore di una scuola e ne avessi la responsabilità, se crollasse il soffitto della scuola in testa ai bambini, cosa faccio, faccio pagare i bambini che non hanno vigilato? Sono io che vado in galera. Quindi Visco – ha concluso Salvini – dovrebbe rispondere di tasca sua”.
Scandalo Lega - La scuola mangiasoldi. I conti in rosso della Bosina di Varese l’istituto privato di Manuela Marrone (in Bossi)di Vittorio Malagutti da il Fatto quotidiano
http://www.infonodo.org/node/32063Manuela Marrone, la moglie del capo, di Umberto Bossi, se l'è inventata nel 1998. A lei, alla first sciura della Lega, proprio non andava giù la riforma delle elementari. Troppe insegnanti per classe, diceva. Maestra unica. Quello che ci vuole è la maestra unica, predicava la signora Bossi, pure lei maestra, ma baby pensionata a 39 anni. E allora ecco la scuola Bosina, per “un’educazione nel segno della tradizione”, recita lo spot. Sede a Varese, naturalmente, la vera capitale della Padania. È cresciuto a tutta velocità l’istituto lumbard. Nasce come scuola dell’infanzia, il vecchio asilo. A seguire arrivano le elementari, poi più di recente le medie. E, infine, dal 2010 c’è posto perfino per un liceo linguistico, perché il dialetto è bello, ma l’inglese serve.
UN SUCCESSONE: gli iscritti sono più di 300, si è vantato a suo tempo Dario Specchiarelli, il presidente della cooperativa che gestisce la scuola. Solo che adesso si scopre che il fiore all’o c ch i e llo dell’educazione leghista è stato generosamente innaffiato con i soldi pubblici. Fossero solo quelli delle cosiddette “leggi mancia”, i fondi stanziati ogni anno dal Parlamento per accontentare le più disparate richieste di deputati e senatori. Di questo già si sapeva e molto se n’è scritto in passato. Peggio, ancora peggio. Un fiume di denaro, quello dei finanziamenti pubblici ai partiti, è stato dirottato negli anni dalle casse della Lega a quelle dell’istituto fondato dalla signora Bossi. Ne parlano al telefono l’ex tesoriere lumbard Francesco Belsito e la segretaria amministrativa Nadia Dagrada. Nei loro incauti colloqui intercettati dagli investigatori i due dirigenti leghisti hanno alzato il velo sulla contabilità nera del partito. Ce n’è per tutti. Anche per la scuola Bosina. La coppia dà i numeri: un milione e mezzo di mutuo arrivano da Pontidafin, la finanziaria della Lega, che si sommano a un altro obolo da 300 mila euro. Ancora non basta, perché secondo quanto ricostruito dai carabinieri, i coniugi Bossi avevano chiesto a Belsito di mettere da parte un altro milione da destinare all’istituto varesino. Certo adesso servono le prove. Servono riscontri di fatto agli sfoghi telefonici dei due capataz leghisti che tirano in ballo la creatura di Manuela Marrone. Parole in libertà? Deliri di una coppia sull’orlo di una crisi di nervi? Può darsi. Di certo i conti della scuola Bosina, quelli ufficiali, quelli disponibili al pubblico, sembrano fatti apposta per alimentare sospetti. Prendiamo il bilancio del 2010, l’ultimo depositato dalla cooperativa di cui risultano amministratori oltre al presidente Specchiarelli, anche la signora Bossi e Dario Galli, il presidente della Provincia di Varese di fedelissimo di Bobo Maroni nonché consigliere del gruppo pubblico Finmeccanica. Alla voce “ricavi delle vendite e prestazioni”, che poi sarebbero le rette pagate dagli studenti, c’è scritto “z e ro ”. Proprio così, niente di niente. Eppure l’anno prima la stessa voce ammontava a oltre 400 mila euro. In compenso, spuntano oltre 500 mila euro iscritti a bilancio come non meglio precisati “ricavi altri”, circa 100 mila in meno di quelli registrati nel 2009. Come dire che, stando a queste cifre, nel 2010 la scuola Bosina sarebbe riuscita a incassare solo 500 mila euro contro il milione e passa dell’anno precedente. Solo che nel frattempo le spese sono addirittura aumentate: 1,3 milioni nel 2010 contro 1,1 milioni nel 2009. E tra i costi vanno segnalati quelli per imprecisati “ser vizi”, che nel 2010 sono addirittura esplosi (c’è scritto in bilancio) a 748 mila euro dai 300 mila del 2009.
SE I NUMERI sono questi, la Bosina se la passa veramente male. E infatti l’istituto tanto caro all’ex maestra Manuela Marrone ha chiuso il 2010 con una perdita di otre 800 mila euro, quasi il doppio delle entrate. Per tenere in piedi la baracca serve denaro fresco. Ed ecco che, sempre nel 2010, compare un debito di quasi 1,5 milioni. Nel documento non si spiega da dove siano arrivati questi soldi. È stata Pontidafin, la finanziaria della Lega, a correre in soccorso della scuola? Mistero. Il bilancio della coop leghista non è davvero un monumento alla trasparenza. Una dozzina di paginette in tutto, senza lo straccio di una nota che spieghi le singole voci. L’unico fatto certo è che la scuola Bosina si è mangiata un sacco di soldi. Soldi anche nostri, dicono gli atti d’indagine. Soldi gestiti dalla signora Marrone in Bossi. Quella che voleva “l’educazione nel segno della tradizione”.