Coki-cokeria, veła, xmoca, gay e altre stranbarie

Re: Coki-cokeria, veła e altre stranbarie

Messaggioda Berto » ven feb 20, 2015 11:11 am

Coniugare amore gay e fede: libro choc di due studiosi padovani

Beatrice Brogliato e Damiano Migliorini hanno pubblicato il saggio "L'amore omosessuale" in cui si dimostra che i fedeli cattolici sono pronti al cambio di passo

Immagine

http://mattinopadova.gelocal.it/padova/ ... 1.10897384

19 febbraio 2015

PADOVA. Potrebbe essere un testo rivoluzionario. Un libro che fornisce la pasi psicoanalitiche e teologiche per il riconoscimento dell'amore omosessuale nella Chiesa. E' il testo che Beatrice Brogliato e Damiano Migliorini, psicoanalista la prima e filosofo-teologo il secondo, entrambi laureati a Padova, hanno pubblicato per "Cittadella Editrice". Il saggio si intitola "L’amore omosessuale. Saggi di psicoanalisi, teologia e pastorale. In dialogo per una nuova sintesi", ed è una voluminosa opera sul tema cardine del Sinodo sulla Famiglia in programma per il prossimo ottobre.

Un testo inedito destinato a far discutere, soprattutto per i destinatari a cui si rivolge, i padri sinodali e Papa Francesco, a cui è dedicata l’opera. Pur rimanendo pienamente all’interno delle categorie morali della Chiesa, nel saggio si incontrano nuove proposte e nuove analisi che coinvolgono diverse discipline, dalla psicoanalisi alla teologia, alla pastorale, ma anche storia, filosofia, sociologia, antropologia e biologia. Si tratta della più aggiornata sintesi tra le pubblicazioni esistenti, un testo unico e dirompente nel panorama cattolico, per la sua completezza e ampiezza di analisi.

A confermare la scientificità della proposta, sono le introduzioni di due autori noti a livello nazionale, Paolo Rigliano per la parte psicoanalitica e Giannino Piana per la parte teologica.

L’intento degli autori è di lasciarsi interrogare dall’amore omosessuale, compresa la sfera dell’erotismo, in tutta la sua complessità e integralità. Una prospettiva nuova, soprattutto in ambito cattolico, ma anche psicoanalitico.

Il testo vuole aprire un dibattito pacato, serio e senza polemiche, che sappia abbattere le barriere ideologiche che ancor oggi impediscono al mondo omosessuale e a quello cattolico di parlarsi senza scontrarsi. Con questo spirito, il testo è stato inviato a numerosi vescovi e cardinali italiani, per dar vita con loro a un fecondo dialogo, nella speranza che possano portare le istanze del mondo omosessuale nell’assemblea sinodale.

Ciò che distingue questa opera dalle precedenti pubblicazioni sul tema, è l’analisi di questionari somministrati dagli autori nelle parrocchie della provincia di Vicenza durante incontri formativi tenuti prima della pubblicazione. Dai dati raccolti emerge un quadro del tutto inedito della chiesa, che apre numerosi interrogativi e fornisce spunti di riflessione importanti al Sinodo sulla Famiglia in programma quest’anno: i fedeli cattolici, soprattutto nelle fasce più giovani, sembrano pronti ad un cambio di passo, verso un’accoglienza piena e serena delle relazioni omosessuali come forma positiva d’amore. Una risposta indiretta alle famose domande poste dal Papa ai fedeli in vista del Sinodo.

Un libro che si rivolge alla Chiesa, per aprire un dialogo durante il Sinodo, che finora sulla pastorale rivolta alle persone omosessuali non sembra intenzionato a perseguire aggiornamenti di rilievo. La parte pastorale del libro, allora, si armonizza perfettamente con le intenzioni del Sinodo, ed è d’avanguardia, secondo alcuni commentatori.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Coki-cokeria, veła e altre stranbarie

Messaggioda Berto » ven feb 20, 2015 3:50 pm

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Re: Coki-cokeria, veła, gay e altre stranbarie

Messaggioda Berto » lun mag 18, 2015 12:20 pm

http://www.wikipink.org/index.php?title ... _in_Italia

La prima attestazione d'una esecuzione capitale per sodomia in Italia risale al 1293 (vedi). Le cifre finora raccolte sono scarse e frammentarie. Michael Rocke, nel fare un paragone fra l'abbondanza di condanne a una multa a fronte della quasi assenza di condanne a morte nella Firenze del Quattrocento (pratica che contrasta con la strategia degli altri Stati europei d'irrogare poche condanne, ma molto drastiche) osservava che:

« A Venezia, città molto più grande, dal 1426 al 1500 (...) le autorità processarono 411 individui, e dal 1406 al 1500 ne condannarono <a morte> 268.
Mancano cifre attendibili per quasi tutte le altre città italiane,
ma è noto che 8 uomini furono giustiziati a Ferrara per sodomia dal 1440 al 1520;
e sebbene manchino dati aggregati, le condanne nella Lucca del XVI secolo furono piuttosto elevate (43 nel 1556 e 20 nel 1579). A Ginevra solo 5 persone furono condannate dal 1444 al 1500, 33 dal 1501 al 1500, e 32 dal 1601 al 1700.
A Palermo, sotto la dominazione spagnola, si stima che un centinaio di uomini sia stato messo a morte per sodomia tra il 1567 e il 1640.
Nella stessa Spagna, i tribunali secolari giustiziarono fra 100 e 150 uomini a Madrid dagli anni 1580 al 1630,
l'Inquisizione a Barcellona processò 102 casi di sodomia omosessuale e mise a morte 14 persone,
a Valencia ne processò 146 e ne giustiziò 34,
ed a Saragozza ne processò 187 e ne giustiziò 27.
Per contrasto, durante la gestione settantennale degli Ufficiali di Notte <a Firenze> dal 1432 al 1502, arrivarono allo loro attenzione fra 15.000 e 16.000 individui implicati in attività omosessuale, e probabilmente furono irrogate oltre 2.400 condanne.
Tenendo conto delle sentenze emesse da altre magistrature, il numero totale di condanne per sodomia omosessuale in questi anni si avvicina alle 3.000
. »
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Re: Coki-cokeria, veła, gay e altre stranbarie

Messaggioda Berto » ven mag 22, 2015 7:06 pm

Che Guevara organizzò il primo campo di concentramento per gay
17 maggio 2014

http://www.qelsi.it/2014/che-guevara-or ... to-per-gay

Il medico argentino che condusse la rivoluzione cubana organizzò i lager per i dissidenti e gli omosessuali. Questi ultimi furono da lui perseguitati in quanto tali: il “Che” non fu secondo nemmeno ai nazisti. Ecco un ritratto che Massimo Caprara, ex segretario di Palmiro Togliatti, ha descritto del rivoluzionario.

Con la fuga del dittatore Fulgencio Batista e la vittoria di Fidel Castro, nel 1959, il Comandante militare della rivoluzione, Ernesto “Che” Guevara, ricevette l’incarico provvisorio di Procuratore militare.
Suo compito è far fuori le resistenze alla rivoluzione. Lasciamo subito la parola a Massimo Caprara (*), ex segretario particolare di Palmiro Togliatti: “Le accuse nei Tribunali sommari rivolte ai controrivoluzionari vengono accuratamente selezionate e applicate con severità: ai religiosi, fra i quali l’Arcivescovo dell’Avana, agli omosessuali, perfino ad adolescenti e bambini”.
Nel 1960 il procuratore militare Guevara illustra a Fidel e applica un “Piano generale del carcere”, definendone anche la specializzazione. Tra questi, ci sono quelli dedicati agli omosessuali in quanto tali, soprattutto attori, ballerini, artisti, anche se hanno partecipato alla rivoluzione. Pochi mesi dopo, ai primi di gennaio, si apre a Cuba il primo “Campo di lavoro correzionale”, ossia di lavoro forzato. È il Che che lo dispone preventivamente e lo organizza nella penisola di Guanaha. Poi, sempre quand’era ministro di Castro, approntò e riempì fino all’orlo quattro lager: oltre a Guanaha, dove trovarono la morte migliaia di avversari, quello di Arco Iris, di Nueva Vida (che spiritoso, il “Che”) e di Capitolo, nella zona di Palos, destinato ai bambini sotto ai dieci anni, figli degli oppositori a loro volta incarcerati e uccisi, per essere “rieducati” ai principi del comunismo.
È sempre Guevara a decidere della vita e della morte; può graziare e condannare senza processo. “Un dettagliato regolamento elaborato puntigliosamente dal medico argentino – prosegue Caprara, sottolinenado che Guevara sarebbe legato al giuramento d’Ippocrate – fissa le punizioni corporali per i dissidenti recidivi e “pericolosi” incarcerati: salire le scale delle varie prigioni con scarpe zavorrate di piombo; tagliare l’erba con i denti; essere impiegati nudi nelle “quadrillas” di lavori agricoli; venire immersi nei pozzi neri”. Sono solo alcune delle sevizie da lui progettate, scrupolosamente applicate ai dissidenti e agli omosessuali.

Il “Che” guiderà la stagione dei “terrorismo rosso” fino al 1962, quando l’incarico sarà assunto da altri, tra cui il fratello di Fidel, Raoul Castro. Sulla base del piano del carcere guevarista e delle sue indicazioni riguardo l’atroce trattamento, nacquero le Umap, Unità Militari per l’Aiuto alla Produzione (vedi il dossier di Massimo Consoli in queste pagine), destinati in particolare agli omosessuali.
Degli anni successivi, Caprara scrive: “Sono così organizzate le case di detenzione “Kilo 5,5″ a Pinar del Rio. Esse contengono celle disciplinari definite “tostadoras”, ossia tostapane, per il calore che emanano. La prigione “Kilo 7″ è frettolosamente fatta sorgere a Camaguey: una rissa nata dalla condizioni atroci procurerà la morte di 40 prigionieri. La prigione Boniato comprende celle con le grate chiamate “tapiades”, nelle quali il poeta Jorge Valls trascorrerà migliaia di giorni di prigione. Il carcere “Tres Racios de Oriente” include celle soffocanti larghe
appena un metro, alte 1.8 e lunghe 10 metri, chiamate “gavetas”.
La prigione di Santiago “Nueva Vida” ospita 500 adolescenti da rieducare. Quella “Palos”, bambini di dieci anni; quella “Nueva Carceral de la Habana del Est” ospita omosessuali dichiarati o sospettati (in base a semplici delazioni, ndr). Ne parla il film su Reinaldo Arenas “Prima che sia notte”, di Julian Schnabel uscito nel 2000″. Anni dopo alcuni dissidenti scappati negli Usa descriveranno le condizioni allucinanti riservate ai “corrigendi”, costretti a vivere in celle di 6 metri per 5 con 22 brandine sovrapposte, in tutto 42 persone in una cella. Il “Che” lavora con strategia rivolta al futuro Stato dittatoriale.

Nel corso dei due anni passati come responsabile della Seguridad del Estado, della Sicurezza dello Stato, parecchie migliaia di persone hanno perduto la vita fino al 1961 nel periodo in cui Guevara era artefice massimo del sistema segregazionista dell’isola. Il “Che”, soprannominato “il macellaio del carcere-mattatoio di La Cabana”, si opporrà sempre con forza alla proposta di sospendere le fucilazioni dei “criminali di guerra” (in realtà semplici oppositori politici) che pure veniva richiesta da diversi comunisti cubani. Fidel lo ringrazia pubblicamente con calore per la sua opera repressiva, generalizzando ancor più i metodi per cui ai propri nuovi collaboratori.

Secondo Amnesty International, più di 100.000 cubani sono stati nei campi di lavoro; sono state assassinate da parte del regime circa 17.000 mila persone (accertate), più dei desaparecidos del regime cileno di Pinochet, più o meno equivalente a quelli dei militari argentini. La figura del “Che” ricorda da vicino quella del dottor Mengele, il medico nazista che seviziava i prigionieri col pretesto degli esperimenti scientifici.

Enrico Oliari
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Re: Coki-cokeria, veła, xmoca, gay e altre stranbarie

Messaggioda Berto » mer mag 27, 2015 2:55 pm

Referendum irlandese, una "terza via" per le unioni gay
Lorenzo Dellai 27 maggio 2015
http://www.avvenire.it/Commenti/Pagine/ ... -GAY-.aspx

Caro direttore,

il referendum popolare in Irlanda, che ha sancito a larga maggioranza dei votanti il sì ai matrimoni omosessuali, entra come un tornado anche nel dibattito italiano.
Era più che prevedibile, così come era prevedibile una reazione uguale e contraria. Da un lato si esulta, parlando di una pietra miliare sulla via della civiltà e dall’altro ci si dispera, preconizzando un irreversibile declino. Due schieramenti, più baldanzoso il primo, più sconcertato e rassegnato il secondo: probabile che abbiano torto entrambi. Il referendum non è che l’ennesima espressione di una mutazione, radicale, veloce e confusa della società europea e dei suoi fondamenti antropologici. Ma è più sintomo di crisi dell’identità tradizionale che avamposto di nuovi modelli valoriali e civili. Dovrebbe perciò sorgere una domanda: come mai in una Europa che sconta una progressiva e drammatica crisi demografica i temi prevalenti nell’opinione pubblica sembrano diventare il matrimonio tra persone dello stesso sesso e le misure per contenere l’arrivo di immigrati? Difficile rispondere che si tratta di un nuovo ciclo della civiltà europea. È più plausibile riflettere circa il venir meno di alcuni elementi costitutivi dell’identità collettiva sedimentata in secoli di storia comune.

Perdono senso i segni, i riti e gli istituti attraverso i quali si era consolidato l’equilibrio tra diritti individuali e doveri comunitari. Le questioni eticamente sensibili vengono declinate con la categoria dell’«io» e non del «noi». Si pensi, per esempio, alla trasformazione del valore sociale della maternità, che rischia di essere ridotto, per un crescente numero di persone e di movimenti, alla pretesa di vedere corrisposta l’aspirazione individuale a un figlio, a prescindere da ogni altro elemento, ivi compresa l’età della donna e i diritti del bambino, che non sono solamente quelli della vita biologica. Non dobbiamo vivere però con disperata angoscia questa fase storica; lo penso anche da cristiano. Si tratta di mutazioni antropologiche che pretese dogmatiche e anatemi non possono contrastare.

Occorre piuttosto partire da una dialogante consapevolezza: queste mutazioni antropologiche stanno avvenendo senza il minimo supporto di una cultura che ne interpreti il senso, ne indichi i limiti invalicabili, ne armonizzi il portato rispetto ai valori costitutivi della società europea. Papa Francesco ha avvertito perfettamente questi segni dei tempi e testimonia, dal punto di vista della Chiesa, un nuovo inedito mix tra apertura pastorale, sensibilità ai processi sociali e dolce fermezza nei princìpi, quelli veri. Analogo impegno, francamente, non è dato di vedere nel mondo intellettuale e nella politica. Il mondo intellettuale appare prigioniero, su questa come su altre tematiche, di un approccio di maniera, appiattito su posizioni di acritica partigianeria.

La politica, dissociata dalla sua cultura, naviga con la sola bussola del pragmatismo esasperato: per questo rischia di dividersi tra la furbesca attitudine ad aderire agli umori della pubblica opinione e la scelta di arroccarsi in difesa dell’antico regime. Magari con la tentazione di trasformare le questioni etiche in comode basi per marcare uno spazio elettorale. La politica dovrebbe invece percorrere la difficile ma ineludibile via della mediazione, dell’approfondimento, dell’accompagnamento attivo, consapevole e non arrendevole. Tra l’altro, questa dovrebbe essere segnatamente la vocazione dei cattolici democratici.

Abbiamo un banco di prova in Parlamento. La discussione delle varie proposte in tema di unioni civili sarà un’occasione per vedere se la politica italiana sceglie di rincorrere gli umori, di arroccarsi chiudendo occhi e orecchie, oppure di tentare la via della ragionevolezza, nel rispetto delle diverse sensibilità. Noi siamo per la terza via. Abbiamo presentato da mesi una nostra proposta di legge alla Camera e ci muoveremo secondo l’impianto in essa contenuto: pieno riconoscimento dei diritti delle persone e totale sostegno alle unioni affettive a prescindere dagli orientamenti sessuali e dalla tipologia del legame ma, assieme, esplicita e convinta contrarietà a ogni tentativo di introdurre nel nostro ordinamento forme surrettizie di matrimonio e di famiglia diverse da quella prevista nella nostra Costituzione.

*Presidente dei deputati di 'Per l’Italia-Centro Democratico' ed esponente di Democrazia Solidale (???)


L'Irlanda dice sì ai matrimoni gay. "Siamo pionieri"
http://www.repubblica.it/esteri/2015/05 ... -115064256

Passa il referendum popolare col 62,1%. Rispettate le previsioni dei sondaggi. A spoglio iniziato, un tweet del ministro per le pari opportunità Aodhan O'Riordain preannuncia il verdetto. La Repubblica della "verde isola" è il primo Paese a modificare la Costituzione passando da una consultazione popolare

DUBLINO - Il 62,1 per cento degli irlandesi ha detto "sì" alle nozze gay. I "no" sono stati il 37,9%. I risultati definitivi del referendum erano stati anticipati in un tweet del ministro per le pari opportunità Aodhan O'Riordain. Erano già 21 i Paesi che in tutto il mondo hanno legalizzato i matrimoni tra omosessuali (Danimarca, Olanda, Belgio, Spagna, Francia, Canada, Sudafrica, Norvegia, Svezia, Slovenia, Portogallo, Inghilterra, Galles, Islanda, Argentina, Uruguay, Nuova Zelanda, Finlandia, Messico, Brasile e Usa, in 38 Stati), ma l'Irlanda è la prima nazione a farlo passando per una consultazione popolare. Cinque anni dopo l'approvazione in Parlamento delle unioni civili per le coppie omosessuali. Inimmaginabile solo 20 anni fa, quando nella Repubblica dell'"isola verde" veniva finalmente cancellato il reato penale di "omosessualità".

Positivi i commenti anche prima dello spoglio definitivo. Dopo O'Riordain, un altro ministro, Kevin Humphrey, ha spiegato che il 75% di voti favorevoli al matrimonio gay nel suo distretto, il sud-est di Dublino, sono stati l'evidente preludio a una vittoria del "sì". Michael Martin, leader del partito Fianna Fail, su posizioni cattoliche ma a favore del matrimonio gay, ha parlato di "chiaro successo del sì" basandosi sul 60% di voti favorevoli riscontrati nella sua città, Cork. Mentre è di John Murray, attivista di primo piano e membro del think tank messo in piedi dal cattolico Iona Institute per orchestrare la campagna per il "no", la prima ammissione della sconfitta. Un altro esponente dello Iona Institute, David Quinn, ha parlato di vittoria "impressionante" del sì: dai primi dati emerge che i voti a favore del matrimonio gay sono "quasi il doppio dei no". Infine, è stata la volta del premier Enda Kenny, che rompendo l'istituzionale riserbo si è detto "ottimista per la vittoria del sì", evidenziando poi come "con questo referendum il popolo irlandese sta mandando un messaggio pionieristico".

...
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Re: Coki-cokeria, veła, xmoca, gay e altre stranbarie

Messaggioda Berto » sab mag 30, 2015 10:17 pm

???
Germania a lezione di gender: bimbi svengono a scuola. E chi protesta va in carcere
La Germania si spacca sui corsi di educazione sessuale e diversità di genere
Giovanni Masini - Ven, 14/11/2014 - 16:16
http://www.ilgiornale.it/news/mondo/ger ... 67842.html

Bimbi che si sentono male in classe, vanno in iperventilazione, svengono. Genitori in carcere per non aver obbligato i figli a partecipare ai corsi sul gender.

Succede nella Germania del 2014, dove chi osa anche solo dissentire dall'ideologia imperante del gender viene perseguito con determinazione, e a norma di legge. Al punto da rischiare di ritrovarsi la polizia sul pianerottolo di casa.

A Borken, vicino a Munster, sei bimbi sono dovuti rimanere a casa da scuola per essersi sentiti male dopo che in classe erano state mostrate loro immagini esplicite a sfondo sessuale, nell'ambito di un progetto di educazione alla "diversità di genere". Dopo che un primo bambino ha dato segni di avere problemi di circolazione, si è scatenata una reazione a catena, con altri piccoli studenti che sono andati in iperventilazione e un alunno che è quasi svenuto, rendendo necessario l'intervento dell'ambulanza. La polizia ha minimizzato l'episodio sostenendo che "non fosse successo niente" e che si trattasse di immagini e disegni "assolutamente normali". Le autorità mediche hanno comunque disposto le analisi del sangue per uno dei bimbi che si sono sentiti male.

Negli stessi giorni a Eslohe, 170 chilometri a sudest di Borken, è scoppiato un caso analogo che sta letteralmente spaccando in due l'opinione pubblica in tutto il Paese: due coniugi di 37 anni, Eugen e Luise Martens, sono stati incarcerati per quaranta giorni perché la figlia, iscritta alle scuole elementari, si era rifiutata di partecipare ai corsi di educazione sessuale previsti dall'istituto. Eugen, che con sua moglie ha altri otto figli, era già stato arrestato l'anno scorso con la medesima accusa: in quell'occasione a Luise era stata risparmiato il carcere solo perché incinta.

In tutta la Germania si stanno formando movimenti e comitati di solidarietà in appoggio ai coniugi Martens, per esprimere il dissenso contro una scuola che obbliga i bambini di sei anni a frequentare regolarmente lezioni di ideologia gender. In Germania i genitori dei bimbi che saltano la scuola possono essere denunciati dall'istituto e processati dal tribunale, anche se lo studente abbandona la lezione di propria iniziativa, come è stato nel caso della figlia dei Martens.

"Il contenuto delle lezioni è perverso - spiega a Tempi Mathias Ebert, fondatore dell'associazione "Besorgte Eltern" ("Genitori preoccupati") - Non solo si mostra ai bimbi come funziona il sesso dei maschi e delle femmine, ma li si mette davanti alle varie pratiche sessuali: sesso orale, sesso anale molto altro. Si dice anche ai bambini, sin dalle elementari, che il loro genere non è determinato e che non possono sapere se sono maschietti o femminucce, che devono pensarci su."

Ebert racconta anche che in Germania c'è molta paura a denunciare episodi come questo, perché "in questo Paese non appena si viene puniti si viene considerati dei criminali": "Chiediamo solo che non vengano turbati i sentimenti dei bambini. Non è giusto. È una violenza nei loro confronti."



Scuola, come difendersi da chi vuole difenderci dal ‘gender’
di Dario Accolla | 2 aprile 2014

http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/04 ... der/935446

L’offensiva antigay messa in atto dalle gerarchie religiose e da certi gruppi cattolici ad esse collaterali ha per bersaglio la cosiddetta “ideologia del gender”. Queste realtà utilizzano tale definizione – agitata come male assoluto – verosimilmente per clericalizzare le scuole pubbliche, rendendole luoghi in cui indottrinare le nuove generazioni.

Il “gender”, per come è narrato, si configura però come un’invenzione dei cattolici. Semmai esistono gli studi di genere o Gender studies, nati dalla sinergia di diverse discipline (giuridiche, sociologiche, psicologiche, linguistiche, ecc). Essi sostengono che fino ad oggi la società si è strutturata sulla prevalenza di un genere su un altro. Il maschilismo, attraverso il patriarcato, ha imposto per millenni il controllo sociale su donne e infanzia, reprimendo le diversità. Una tra tutte, l’omosessualità.

Questo modello ha prodotto fin troppe vittime. Basti pensare al fenomeno delle spose bambine attualmente presente in alcuni paesi islamici e in passato diffuso anche in quelli cristiani. Gli studi di genere affermano che questo è insostenibile: chiunque deve essere messo nelle condizioni di vivere la sessualità secondo la propria identità. Semplificando: se sei gay, lesbica, trans, hai diritto di amare chi vuoi e di essere come vuoi. Se sei eterosessuale, pure.

I movimenti integralisti non possono accettare questa evidenza perché mette in discussione la gerarchia di valori che sta alla base della loro visione della vita e che ha il solo risultato di lasciare la società in preda agli squilibri che nascono dall’idea che essere maschio, eterosessuale e possibilmente bianco e cristiano sia una condizione superiore a qualsiasi altra.

I libretti dell’Unar e i corsi di formazione su come prevenire i fenomeni di bullismo omofobico a scuola mirano sostanzialmente ad evitare violenze e discriminazioni contro una parte della popolazione scolastica percepita come “non eterosessuale” (salvaguardando, quindi, anche quegli/lle adolescenti che non sono Lgbt ma che vengono scherniti/e come tali) ed educando tutti e tutte a un maggiore rispetto reciproco. Cosa c’è di sbagliato in questo? Se fossi genitore non vorrei finire in situazioni già verificatesi in passato per cui un ragazzo si uccide per omofobia e poi ritrovarmi i media a descrivere la scuola dove va mio figlio come luogo in cui si permette di istigare al suicidio persone più fragili. Eppure un’iniziativa di buon senso viene scambiata per proselitismo a favore dell’omosessualità.

A tal proposito alcune di queste associazioni – Manif pour tous Italia, ad esempio – hanno prodotto dei vademecum per difendersi dal “gender”, per cui si opera come segue: si legge il Pof (il piano dell’offerta formativa delle scuole) e se si trovano frasi come “educazione sessuale” o “educazione all’affettività”, si allertano i genitori e si monta la protesta per evitare che si parli di certi argomenti. Si è pure pensato di proporre piani di assenze programmate per opporsi a queste buone pratiche di convivenza civile.

Da insegnante, sostengo che questi ostacoli debbano essere superati con un po’ di buon senso: basterà semplicemente inserire a livello individuale – almeno fino a quando il ministero della Pubblica Istruzione non provvederà in merito – questi argomenti anche nei programmi di italiano, letterature classiche, storia, geografia, educazione alla cittadinanza, lingue, arte e scienze, discipline previste nel piano di studi. Celebrare la Giornata contro l’omofobia (che cade il 17 maggio), come scritto in una circolare dell’allora ministro Profumo che garantisce una copertura burocratica in tal senso. E ricordare, qualora si registrassero ulteriori ingerenze, che la Costituzione tutela il diritto di libertà di insegnamento
(ma na bona costitusion la dovaria tutelar anca ła łebarta de l’aprendemento o no ?).

Se poi pensate che sia una strada in salita, vi racconto una storia: tempo fa fui richiamato dalla dirigenza della scuola in cui insegnavo proprio perché avrei parlato del 17 maggio. Feci notare ai miei superiori che, così come non mi ero curato della “sensibilità” di genitori antisemiti o misogini in occasione del Giorno della Memoria e della Giornata Internazionale della Donna, non mi sarei posto il problema della presenza di genitori omofobi, proprio per quella che era ed è la mia missione: fare dei miei allievi e delle mie allieve persone migliori. Non ci crederete, ma nessuno è mai venuto a lamentarsi.

Gender, i cinque punti per fare chiarezza
http://www.avvenire.it/famiglia/Pagine/ ... REZZA.aspx

Cosa dice la scienza? Cosa dice l’antropologia cristiana? Cosa dicono le associazioni Lgbtq? Il nostro contributo alla verità su una questione che rischia di deflagrare in una battaglia ideologica e rendere la convivenza sociale peggiore per tutti. A cominciare dall’impegno educativo delle famiglie. (articolo tratto da "Noi Genitori & Figli" di febbraio 2015).

1) GENDER, COS’È?
Un insieme di teorie fatte proprie dall’attivismo gay e femminista radicale per cui il sesso sarebbe solo una costruzione sociale. Vivere “da maschio” o “da femmina” non corrisponderebbe più a un dato biologico ma ad usa costrizione culturale. L’identità sessuata, cioè essere uomini e donne, viene sostituita dall’identità di genere (“sentirsi” tali, a prescindere dal dato biologico). E si può variare a piacimento, anche mantenendo immutato il dato biologico

2) GENERI SECONDO IL GENDER? 7, O FORSE 56…
Non più solo maschile e femminile. Ai generi (non corrispondenti ai sessi) esistenti in natura, andrebbero aggiunti quelli previsti dall’acronimo LGBTQ (lesbiche, gay, bisessuali, transessuali e queer, cioè chi rifiuta un orientamento sessuale definito e si ritiene libero di variare a suo piacimento o di rimanere “indefinibile”). Ma il governo australiano ne ha riconosciuti ufficialmente 23. E Facebook USA permette di scegliere il proprio “genere” tra 56 diverse opzioni. Sembra comico ma è tragico.

3) COSA DICE LA SCIENZA?
La scienza ci dice che la differenza tra maschile e il femminile caratterizzano ogni singola cellula, fin dal concepimento con i cromosomi XX per le femmine e XY per i maschi. Queste differenze si esprimono in differenze peculiari fisiche, cerebrali, ormonali e relazionali prima di qualsiasi influenza sociale o ambientale. La “varietà” pretesa dalle associazioni LGBTQ non ha alcun fondamento scientifico e anzi confonde patologie (i cosiddetti stati intersessuali) con la fisiologia (normalità).

4) COS’È L’OMOFOBIA?
Un neologismo inventato dai media per definire gli atti di violenza, fisica o verbale, contro gli omosessuali – che vanno sempre e comunque condannati, come ogni altra violenza - e contro chi, come le associazioni LGBTQ, promuove la teoria del gender. Oggi l’accusa di omofobia è diventata però un vero e proprio strumento di repressione nei confronti di chi sostiene un’antropologia diversa rispetto a quella del gender.

5) PERCHÈ IL GENDER È PERICOLOSO?
Perché pretende non solo di influire sul modo di pensare, di educare, mediante scelte politiche ma anche di vincolare sotto il profilo penale chi non si adegua (decreto legge Scalfarotto); impone atti amministrativi (alcuni Comuni e alcuni enti hanno sostituito i termini “padre” e “madre” con “genitore 1” e “genitore 2”); educativi (la cosiddetta “strategia nazionale” per introdurre nelle scuole testi e programmi “aperti” alla ricezione della teoria del gender e cioè l’eliminazione del maschile e del femminile, quindi dei modelli familiari normali): è un vero e proprio attentato alla libertà di pensiero e di educazione da parte di una minoranza (gendercrazia).


Xughi jender
viewtopic.php?f=181&t=1634
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Re: Coki-cokeria, veła, xmoca, gay e altre stranbarie

Messaggioda Berto » lun giu 01, 2015 10:47 am

Xughi jender
viewtopic.php?f=181&t=1634

Anca entel mondo somexaro, fantastego e metego de łi coki o gay, ła copia natural "femena-mascio, omo-dona, mojer-mario" lè l'arketepo baxe e fondamental; anca lori łi se conforma a sto arketepo e łi vol el maremogno e łi se sente omo e dona, mario e mojer.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Coki-cokeria, veła, xmoca, gay e altre stranbarie

Messaggioda Berto » dom giu 21, 2015 9:54 am

Care famiglie, noi gay non mettiamo in pericolo i vostri figli

La lettera / Certi messaggi che annunciano la vostra manifestazione hanno gettato molti genitori nel panico. E invece noi gay abbiamo tante battaglie comuni con voi da fare
di CRISTIANA ALICATA *

http://www.repubblica.it/cronaca/2015/0 ... /?ref=fbpr

Cari partecipanti al Family Day,

Ho strappato almeno quattro versioni di questa lettera: per me è molto complicato pensare che qualcuno voglia difendere i propri figli da me e dalla mia compagna e dalle tante persone che compongono la comunità omosessuale italiana, alcuni delle quali hanno figli che frequentano già asili e scuole accanto ai vostri.

In questi giorni tanti nostri amici genitori hanno ricevuto sui vari gruppi whatsapp e mailing list un messaggio che li ha gettati nel panico. Ho letto anche io questo messaggio e mi ha ferito profondamente. Ha ferito profondamente per fortuna tantissime persone che da giorni non fanno altro che rispondere e cercare di spiegare che non esiste una lobby gay che sta tentando di corrompere i bambini o di imporre un'inesistente ideologia gender. Mi ha ferito perché la questione omosessuale e il testo sulle unioni civili in discussione al Senato non c'entrano nulla con il contenuto di quel messaggio. Nessuno di noi vuole insegnare ai bambini di quattro anni le cose irripetibili che sono state scritte e nessuno di noi va in giro nelle scuole a dire che non ci sono differenze biologiche tra maschi e femmine. Ci sono eccome le differenze. La questione di genere non è altro che desiderare che tutte le bambine del mondo possano scegliere non se mettersi o no una gonna rosa, ma se con quella bellissima gonna rosa possono arrivare nello spazio come il capitano Cristoforetti oppure fare le mamme appagate di 4 figli sapendo di averlo scelto tra migliaia di altre possibilità, le stesse che hanno i maschietti. L'unica cosa che riteniamo sacrosanta è raccontare ai ragazzi, nel momento giusto, che essere gay non è un problema, non è una malattia e quindi nessuno deve discriminarlo e lui non si dovrà buttare giù da un palazzo perché nessuno gli ha mai raccontato che non ha niente di sbagliato. Nessuno vuole fare diventare omosessuali i vostri figli perché l'omosessualità come l'eterosessualità non è una scelta e non è una malattia.

Mi intestardisco a comprendere le vostre ragioni, il motivo per cui io e la mia compagna possiamo mettere in pericolo i vostri figli. Non riesco a trovarlo. Una legge che riconosca le nostre famiglie non toglierà qualcosa a voi né imporrà il nostro modello di famiglia: semplicemente ci consentirà di prenderci delle responsabilità nei confronti della persona che amiamo e tutelerà i nostri figli. Questa legge ci consentirà in sostanza di assumerci dei doveri davanti allo Stato. Come vedete anche noi difendiamo i nostri figli e vogliamo proteggerli garantendo loro una stabilità non solo affettiva, ma anche giuridica.

Però una cosa ve la voglio dire. Io vorrei difendere tutti i figli dalla mancanza di asili nido, dal traffico delle città, dalla mancanza di verde e di servizi, dalla crisi economica che molto spesso si abbatte sul tempo che riusciamo a trascorrere accanto ai nostri cari. Vorrei difenderli da quella parte di politica che si è arricchita tagliando soldi al welfare, sperare per loro un mondo dove non ci siano code in ospedale per fare una risonanza e dove i loro nonni non siano un peso quando invecchiano e non camminano o si ammalano. Vorrei difendere i nostri figli dal fatto che fare un figlio in Italia è ancora un'impresa eroica perché significa il più delle volte fare una scelta drastica tra la propria professione e la genitorialità. Vorrei difenderli da tutto questo e non vorrei mai difenderli da voi. Abbiamo tante cose da difendere insieme, non siamo noi il vostro nemico.

*Cristiana Alicata, ingegnere e scrittrice, è manager di una multinazionale. Prima di entrare nel cda di ANAS, era componente della Direzione Nazionale PD.
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Re: Coki-cokeria, veła, xmoca, gay e altre stranbarie

Messaggioda Berto » dom giu 28, 2015 5:36 pm

On coki pristorego?

Il primo gay della preistoria?

Immagine


Rinvenuti nella Repubblica Ceca i resti risalenti all'Età della Pietra di un individuo maschio, ma in un tipo di sepoltura del "terzo genere”
di Stefania Martorelli fotografie per gentile concessione Società Archeologica Ceca/Prospecto

http://www.nationalgeographic.it/scienz ... _-286873/1

Secondo gli archeologi, non è solo la posizione del defunto a suggerire ipotesi sul suo orientamento sessuale, ma anche gli oggetti del corredo funerario, come il vaso a forma d'uovo nella foto, in genre trovato nelle tombe femminili.

I manufatti contenuti nella sepoltura non sono tipici per nessuno dei sessi della cultura della Ceramica Cordata. Ma gli archeologi non escludono altre ipotesi: "È soltanto molto improbabile che la comunità possa aver commesso un errore durante il funerale, soprattutto per una cultura che seguiva riti funerari così specifici”, dice Kamila Remišová Vašínová.
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Re: Coki-cokeria, veła, xmoca, gay e altre stranbarie

Messaggioda Berto » dom giu 28, 2015 5:52 pm

È una sentenza storica quella di ieri della Corte Suprema degli Stati Uniti d’America, che ha stabilito che vietare di sposare una persona dello stesso sesso è incostituzionale alla luce del XIV Emendamento della Costituzione federale.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/06 ... ia/1819625

Si tratta di una pronuncia dall’esito almeno parzialmente già annunciato. Da una parte, alcuni tra i giudici più liberali come Sotomayor e Ginsburg avevano già manifestato il loro favore per il matrimonio tra persone dello stesso sesso. Dall’altra parte, l’aumento pressoché esponenziale del numero di Stati che permettono alle coppie gay e lesbiche di sposarsi (saliti rapidamente a 37 solo negli ultimi anni) aveva reso impossibile per la Corte ignorare la questione e, grazie alle schiaccianti vittorie giudiziarie conseguite da queste coppie, aveva azzerato gli argomenti contro il matrimonio same-sex.

I temi affrontati sono due: anzitutto, se il XIV Emendamento della Costituzione federale, che stabilisce l’equal protection before the law, dunque l’uguaglianza di fronte alla legge, imponga il matrimonio same-sex; in secondo luogo, se quello stesso principio di uguaglianza imponga altresì il riconoscimento, da parte di uno Stato che di per sé non riconosce o addirittura vieta i matrimoni same-sex, dei matrimonio celebrati in altri Stati.
Prima di dedicarsi alle due questioni, rispondendo affermativamente ad entrambe, la Corte traccia un percorso dell’istituto matrimoniale nella storia. Le sue origini antiche – scrive la Corte – dimostrano la sua centralità, una centralità “che però non può essere isolata dagli sviluppi del diritto e della società. La storia del matrimonio è continuità e cambiamento“. Così come è cambiato nell’ultimo mezzo secolo il trattamento riservato dalla società e dal diritto alle persone omosessuali.

Nel definire il matrimonio come unione tra uomo e donna la giurisprudenza Corte ne ha sempre messo in luce la dinamica di diritto fondamentale dell’individuo, quale mezzo essenziale per il perseguimento della felicità da parte di ciascuno. Ma esso rappresenta anche un istituto “inerente al concetto di autonomia individuale” che per definizione trascende dallo stato sociale di chi vi vuole accedere e permette il godimento di altre libertà “di espressione, intimità e spiritualità“. È uno strumento giuridico che, proprio in quanto costituisce “la chiave di volta dell’ordine sociale“, conferisce dignità sociale, una dignità dalla quale le coppie gay e lesbiche sono state ingiustamente escluse. La lista dei benefici che da esso conseguono è infinita e copre ogni aspetto della vita quotidiana: dalle tasse all’eredità, dalla proprietà all’accesso alle cure mediche, dall’adozione di minori all’etica professionale, dai benefici giuslavoristici agli aspetti assicurativi e previdenziali. Escludere le coppie dello stesso sesso da tutti questi vantaggi non ha alcun senso, anzi dannegga tali coppie.

Soprattutto

Molti di coloro che ritengono il matrimonio same-sex sbagliato raggiungono questa conclusione sulla base di premesse religiose o filosofiche accettate e rispettabili, e nessuna di tali convinzioni risulta qui screditata. Ma quando una siffatta opposizione sincera e personale si traduce in una legge e in politiche pubbliche, la necessaria conseguenza è imprimere il sigillo dello Stato su un’esclusione che diminuisce e stigmatizza le persone alle quali la propria libertà viene negata. Nella Costituzione le coppie same-sex cercano nel matrimonio il medesimo trattamento legale delle coppie di sesso opposto, e negare questo diritto screditerebbe le loro scelte e diminuirebbe la loro persona.

La sentenza si completa con una chiosa interessante. È vero, dice la Corte, che cambiamenti sostanziali come quello sancito ora dovrebbero spettare, nei meccanismi tipici della democrazia, al legislatore, dunque al Parlamento. Tuttavia, “gli individui non sono tenuti ad aspettare l’azione legislativa per vedersi riconosciuti i propri diritti fondamentali.” Le corti della Nazione sono aperte per ascoltare tutti coloro che, come nel caso di specie, risultano danneggiati dalla condotta dello Stato e lamentano una violazione personale dei propri diritti fondamentali. “I diritti fondamentali non dovrebbero essere messi al voto; essi non dipendono dall’esito delle elezioni.” Per questo alla loro affermazione possono contribuire i giudici, se il legislatore non si attiva.

Come da noi in Italia. Uguale, proprio. Dove i giudici hanno da anni rispettosamente declinato il loro ruolo di giudici dei diritti fondamentali al legislatore, che finora – guarda caso! – non ha fatto nulla. In America il matrimonio gay è ora legale in tutti gli Stati. La battaglia per l’uguaglianza è vinta. Da oggi quella americana è una società migliore, più inclusiva e che non discrimina sulla base dell’orientamento sessuale.

Aspettiamo anche noi di diventarlo.




http://www.repubblica.it/esteri/2015/06 ... =nrct-13#1

Matrimoni gay: l’uomo decisivo è Anthony Kennedy, eletto da Reagan

Una battaglia per i diritti e l’uguaglianza vinta anche grazie alla lotta di alcuni conservatori: uomini, bianchi, eterosessuali e cristiani. Come Joe Biden e Ted Olson

di Maria Laura Rodotà

http://www.corriere.it/esteri/15_giugno ... d278.shtml

A fine giugno 2015, con la sentenza della Corte Suprema americana e dopo una serie di leggi approvate in tutto l’Occidente (Italia esclusa), è diventato offensivo ma soprattutto inesatto parlare di «nozze gay». L’espressione fa pensare a un carro allegorico, più che a un diritto. Mentre ora, nell’Occidente suddetto, due adulti che si amano possono sposarsi. È una vittoria degli attivisti Lgbt, e anche di chi crede nella famiglia, francamente.
Perché: in questo weekend che secondo alcuni decreterebbe la fine della famiglia tradizionale, dei maschi bianchi etero, e forse anche dei barbecue (sono gli etero-grigliatori con moglie e figli, è noto, a profumare le nostre estati di carbonella), i più avveduti celebrano la rifondazione dell’istituto familiare. E degli sforzi estivi delle nuove famiglie, griglie incluse.

La battaglia per i matrimoni gay

E pure gli uomini bianchi eterosessuali e cristiani (due su tre cattolici,) che hanno lavorato, negli anni, negli Stati Uniti (in Europa ce ne sono altri, simili, più giovani, meno epici), per raggiungere l’uguaglianza matrimoniale.
Come Ted Olson, repubblicanissimo, avvocato di George W. Bush sul conteggio dei voti in Florida nel 2000, poi ricorrente alla Corte Suprema della California (insieme al suo rivale nella causa Bush vs. Gore , David Boies) e vincitore in una sentenza anti-bando delle nozze stesso-sesso. O Joe Biden, vicepresidente cattolicone e pater familias democratico, che nel 2012 finse una gaffe in tv e riposizionò la Casa Bianca (prima, un Obama paternalistico, nel discorso alla convention di Denver del 2008, aveva parlato dei «nostri fratelli e sorelle gay» come si trattasse di qualcuno assente); e senza il voto/l’impegno/i soldi Lgbt, il ticket Obama-Biden non avrebbe potuto rivincere.

Il voto decisivo del giudice di Regan

O quello che da due giorni è l’uomo-partita, che con il suo voto ha permesso la legalizzazione in tutti gli Usa, e con la sua sentenza ha fatto piangere milioni di persone, Anthony Kennedy, 79 anni, nominato da Ronald Regan dopo due epic fail (un candidato giudice alla Corte Suprema che si faceva le canne; un altro di estrema destra noleggiatore compulsivo di film porno) , cruciale in tutte le decisioni riguardanti i diritti delle coppie non etero, dei loro figli, il matrimonio per tutti.


Quello che ha scritto che «nessuna unione è più profonda del matrimonio, perché incarna gli ideali più alti di amore, fedeltà, devozione, sacrificio, e famiglia». Che c’è chi chiede «pari dignità davanti alla legge» e «la Costituzione gli garantisce questo diritto». Amen. Lacrime. Loghi di giornali e siti e foto del profilo Facebook colorate di arcobaleno, magari con un pochino di conformismo modernello, ma soprattutto per festeggiare; una nuova libertà che porta garanzie e parecchi obblighi. Temuti da chi - etero, gay, gay sottotraccia - vuol continuare a vedere l’interesse per il proprio sesso solo come un’opportunità per fare esperienze alternative.

E dai benaltristi per cui ben altri sono i problemi, e con la crisi globale non sarebbe il caso di occuparsi di lifestyle liberalism (ci sono lesbiche e gay poveri, qualcuno dovrebbe dirglielo). E dai conservatori inorriditi all’idea che per salvare le istituzioni in cui credono debbano renderle accessibili a tutti.
Però va così, adesso, altrove. Il matrimonio, istituto spesso vilipeso, viene ora neanche troppo diversamente celebrato. Sempre altrove (il rischio di queste emozioni mediatiche globali, di questi arcobaleni sui social network, è di scordarsi che l’Italia è l’unico Paese senza neanche una legge sulle unioni civili nell’area euro; insieme alla Grecia, ma il fatto non consola).
28 giugno 2015
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