Russia-Ucraina: truppe ammassate al confine; Usa: "Putin aggredirà"Antony Blinken segretario di Stato USA
Minsk-Mosca: venti di nuova guerra fredda in Donbass; Usa: "Putin pronto ad aggredire"
Gioia Salvatori
01/12/2021
https://it.euronews.com/2021/12/01/tens ... ad-aggrediCresce il nervosismo nel Donbass, la regione ucraina in mano ai separatisti russi e in guerra con Minsk. La sensazione è che le parti in causa cerchino il pretesto per una svolta, che venti di una nuova guerra fredda spirino sul Donbass: il segretario di Stato americano ha chiaramente accusato Mosca di preparare azioni non meglio specificate contro l'Ucraina. Il Cremlino non ha smentito.
La giornata è stata una prova di forza tra le parti. Prima di Blinken aveva parlato Putin: la Russia cercherà "garanzie per blindare la sua sicurezza" e precludere la strada ad ogni espansione verso Est della NATO. Lo ha detto chiaro il presidente russo Vladimir Putin in un evento diplomatico al Cremlino oggi tuonando di nuovo contro la possibilità che l'Alleanza dispieghi armi nucleari in Ucraina.
"Non potremo porre fine alla guerra senza colloqui diretti con la Russia. Dobbiamo parlare, dobbiamo parlare sapendo che abbiamo un esercito forte e potente", ha provato un invito il presidente ucraino Vlodymyr Zelensky che però a Mosca trova un niet mentre le tensioni si moltiplicano così come il rimpallo di responsabilità.
Mosca: l'Ucraina ha 125.000 uomini al confine
"Le forze armate ucraine stanno rafforzando le loro milizie, ammassando attrezzature e personale. Secondo alcuni rapporti, il numero di uomini nella zona del conflitto ha già raggiunto i 125.000", accusa la portavoce del ministero degli esteri russo.
Il segretario di Stato americano a fine giornata risponde a distanza che è il contrario, dice che ci sono le prove che "un'aggressione russa" all'Ucraina è in preparazione e che, se dovesse succedere, la risposta sarà dura, leggi: sanzioni mai viste prima.
Parole che chiudono sotto pessimi auspici il il vertice Nato di Riga, summit dominato dalla questione ucraina sulla quale anche il segretario dell'alleanza Jens Stoltenberg si è espresso con durezza dicendo che: "Ci sarà un prezzo alto da pagare per la Russia se ancora una volta userà la forza contro una nazione sovrana indipendente, l'Ucraina. Abbiamo dimostrato la nostra capacità di imporre dei costi, con azioni economiche e politiche."
Sanzioni che la NATO può coordinare ma che saranno i singoli Stati individualmente o l'Unione a imporre.
Ucraina, la Nato invia navi e aerei in Europa dell’est. Il Pentagono mette in ‘stato di allerta’ 8.500 soldati. Via il personale Usa e inglese24 gennaio 2022
https://www.ilfattoquotidiano.it/2022/0 ... e/6466192/ Più passa il tempo senza che una delle parti ammorbidisca le proprie posizioni, più il rischio di un’escalation militare aumenta. La Russia continua a chiedere il ritiro delle truppe Nato da Romania e Bulgaria, intimando il blocco Atlantico di frenare la propria ‘avanzata’ versoEst con il possibile inglobamento dell’Ucraina.
Gli Stati Uniti cercano la strada giusta per arrivare a una soluzione diplomatica, ma intanto inviano armi a Kiev, preoccupati da un passo in avanti improvviso di Mosca, e preparano le risposte scritte alle richieste avanzate dal Cremlino dopo l’incontro di pochi giorni fa tra il segretario di Stato, Antony Blinken, e il ministro degli Esteri, Sergej Lavrov.
E anche la Nato non sembra voler compiere passi indietro e sta “inviando navi e caccia in Europa dell’est per rinforzare la nostra capacità di deterrenza e difesa, mentre la Russia continua ad aumentare la propria presenza militare dentro e fuori dall’Ucraina”, si legge in una nota del Patto Atlantico.
Anche gli Stati Uniti stanno valutando l’invio di navi e aerei nei paesi Baltici e dell’est Europa membri della Nato, secondo quanto scrive il New York Times. Non solo: in serata il Pentagono ha annunciato di aver messo 8.500 soldati in stato di allerta. “È molto chiaro che i russi non hanno alcuna intenzione ora di ridurre le tensioni”, ha detto il portavoce John Kirby. Mentre l’Irlanda denuncia l’intenzione della Russia di “effettuare esercitazioni militari a circa 240 chilometri dalla nostra costa sudoccidentale. Sono acque internazionali, ma anche parte della zona economica esclusiva dell’Irlanda”, ha dichiarato il ministro degli Esteri, Simon Coveney. Mosse, quelle dei Paesi dell’Alleanza, alle quali il Cremlino risponde accusando la Nato di “esacerbare” le tensioni.
A confermare i timori per il degenerare della situazione sicurezza in Ucraina arriva anche la decisione, anticipata nei giorni scorsi, di evacuare le famiglie dei diplomatici americani dal territorio ucraino e di ridurre all’essenziale la presenza di personale nella sede della capitale, con Washington che ha emesso anche uno sconsiglio di viaggio a tutti i suoi cittadini in Russia. Stessa mossa, quest’ultima, compiuta dalla Francia ma relativa all’Ucraina. Anche la Gran Bretagna sta evacuando metà del suo personale nelle sedi diplomatiche della capitale. Una mossa, quella di Washington e Londra, che da Kiev considerano “prematura” ed “eccessiva: “Con tutto il rispetto del diritto degli Stati stranieri di garantire la sicurezza delle loro missioni diplomatiche, noi consideriamo questa misura come prematura ed eccessiva”, ha dichiarato in una nota il portavoce del ministero degli Esteri ucraino, Oleg Nikolenko.
In mezzo ai due fuochi, attore interessato dall’evolversi della crisi è senza dubbio l’Europa che teme l’aggravarsi della situazione sicurezza nei suoi confini ad est e le ripercussioni economiche che ne possono derivare, una su tutti un nuovo aumento dei prezzi del gas, già alle stelle, visto che dipende per il 40% dalle forniture russe. Non a caso, oggi è in programma un vertice tra Blinken e i ministri degli Esteri dell’Unione europea per discutere delle eventuali sanzioni da emettere nei confronti di Mosca. Ma l’impressione è che da Washington non arriverà alcun passo in avanti di questo tipo senza una rottura degli equilibri da parte dell’avversario. Anche l’Alto rappresentante per la Politica Estera dell’Ue, Josep Borrell, ha fatto sapere che “sulle sanzioni vogliamo agire in forte coordinamento con i nostri partner: gli Usa, il Canada e il Regno Unito. Al momento stiamo continuando a costruire un forte pacchetto di sanzioni, ma nulla di concreto verrà approvato oggi“, ha spiegato aggiungendo che “il processo è in corso, sarà tutto pronto quando necessario, ma oggi non annunceremo nulla”. E a differenza degli Usa ritiene che “a meno che Blinken non abbia qualcosa da dirci di importante, il personale dell’Unione europea non ha in programma nessuna evacuazione dall’Ucraina”.
Dal canto suo, la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, ha dichiarato che l’Ue ha varato un nuovo pacchetto di aiuti finanziari all’Ucraina “da 1,2 miliardi di euro“: “L’Ucraina è uno Stato libero e sovrano e l’Ue è al suo fianco ed è fermamente impegnata” alla soluzione della crisi, ha affermato. Il pacchetto di aiuti sarà composto da prestiti e sussidi e, nella sua prima tanche, sarà di 600 milioni di euro, ha spiegato von der Leyen ricordando che “l’Ue ha già fornito un’assistenza significativa (dal 2014 circa 17 miliardi di euro) all’Ucraina, sia a sostegno della resilienza del Paese che della sua modernizzazione, ma anche specificamente per combattere il Covid-19″. La Commissione, inoltre, quest’anno “procederà al quasi raddoppiamento della sua assistenza bilaterale in sussidi e saranno stanziati altri 120 milioni di euro”, ha concluso.
La situazione è per il momento cristallizzata: Washington si prepara a reagire di fronte a un’offensiva russa e fornirà risposte che siano più generiche possibili alle richieste di Lavrov, così da non prendere impegni troppo stringenti con Vladimir Putin, mentre Mosca rimane in attesa di rassicurazioni dalla Casa Bianca sulla presenza di truppe Nato a est. Una situazione che, nel bene e nel male, potrebbe sbloccarsi dopo l’incontro di domani, a Parigi, dei consiglieri politici di Francia, Germania, Ucraina e Russia, durante il quale si cercherà di riportare la discussione nel campo della diplomazia.
Obiettivo non semplice da raggiungere per diversi motivi: il primo, perché in Europa diversi Paesi godono di rapporti economici privilegiati con Mosca, la Germania in primis, ed hanno quindi molto di più da perdere rispetto a Washington da un’ipotetica escalation militare. Una posizione ben nota anche in Ucraina, tanto che il sindaco di Kiev, Vitali Klitschko, accusa Berlino di “tradimento” e “omissione di soccorso”, in un duro intervento pubblicato in esclusiva dalla Bild. “In Ucraina c’è un’enorme delusione per il fatto che la Germania tenga fede a Nord Stream 2 (il nuovo gasdotto che dalla Russia porta il gas di Mosca in Germania, ndr). E per il fatto che non ci consegni le armi e che in questo modo distolga anche Paesi come l’Estonia dal consegnarcene”. Da parte sua, Borrell assicura che “tutti i membri Ue sono partner affidabili, tutti i membri stanno dimostrando un’unità senza precedenti sulla situazione in Ucraina, con una forte coordinazione con gli Stati Uniti”.
Ucraina, il presidente Zelensky convoca una riunione urgente del Consiglio di sicurezza e difesaRaiNews
24 gennaio 2022
https://www.rainews.it/articoli/2022/01 ... 50310.htmlSale la tensione sulla questione Ucraina: il presidente, Volodimir Zelensky, ha convocato una riunione urgente del Consiglio della Sicurezza e Difesa, "di fronte a minacce interne ed esterne". Dopo una giornata in un crescendo di tensione con dichiarazioni dei vertici della Nato, le amministrazioni europee ed americane, con la Russia. Mentre in borsa i mercati vanno profondo rosso nella prima seduta settimanale, per i timori di una escalation tra Russia ed Usa. Stasera il presidente Biden ha convocato un vertice in video conferenza dalla Casa bianca con i leader dei paesi europei, la presidente della Ue, Von Der Leyen, ed il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg. Mentre Mercoledì a Parigi, si terrà un incontro tra Francia, Germania, Russia e Ucraina a livello di consiglieri diplomatici, ed il presidente Macron, proporrà all'omologo russo Vladimir Putin un "percorso di de-escalation" sulla crisi ucraina in un colloquio "nei prossimi giorni".
Cnn: "Usa stanno scegliendo unità militari da inviare in Europa dell'est"
Secondo la all news statunitense, l'amministrazione Biden sarebbe "nella fase finale dell'identificazione delle unità militari da inviare in Europa orientale in funzione deterrente dell'escalation militare avviata dalla Russia, che sta ammassando truppe sul confine con l'Ucraina". La Cnn precisa che la decisione finale non è stata comunque presa dal presidente Biden, che ha discusso le opzioni dell'aumento della presenza militare americana nella regione, con i vertici militari durante il weekend a Camp David. Notizie confermate dal portavoce del Pentagono, John Kirby che ha annunciato che "gli Usa hanno messo 8.500 soldati in stato di allerta per la crisi", anche se "gli Stati Uniti non hanno ancora preso una decisione finale sul dispiegamento di truppe alla luce della minaccia russa all'Ucraina.
Nato: stiamo inviando navi e caccia in Europa dell'Est
Gli alleati della Nato stanno mettendo le forze in allerta e stanno inviando navi e caccia in Europa dell'Est, "per rinforzare la nostra capacità di deterrenza e difesa, mentre la Russia continua ad aumentare la propria presenza militare dentro e fuori dall'Ucraina". Lo ha sottolineato la Nato in una nota.
Nato, Stoltenberg: tutto il necessario per difendere gli Alleati
"Accolgo con favore gli alleati che contribuiscono con ulteriori forze alla Nato. La Nato continuerà ad adottare tutte le misure necessarie per proteggere e difendere tutti gli Alleati, anche rafforzando la parte orientale dell'Alleanza. Risponderemo sempre a qualsiasi deterioramento del nostro ambiente di sicurezza, anche rafforzando la nostra difesa collettiva", ha commentato il segretario generale Jens Stoltenberg.
In risposta "all'annessione illegale della Crimea da parte della Russia nel 2014", la Nato ha aumentato la sua presenza nella parte orientale dell'alleanza, anche con quattro gruppi tattici multinazionali in Estonia, Lettonia, Lituania e Polonia, si legge sul sito dell'Alleanza. "Queste unità, guidate rispettivamente da Regno Unito, Canada, Germania e Stati Uniti, sono multinazionali e pronte al combattimento. La loro presenza chiarisce che un attacco a un alleato sarà considerato un attacco all'intera Alleanza".
Ma "lo spiegamento di più truppe Nato non deve essere considerato come una minaccia alla Russia, ma come una risposta proporzionata a quanto accade in Ucraina", ha aggiunto.
La risposta del Cremlino
Il Cremlino accusa la Nato di "esacerbare" le tensioni con il dispiegamento annunciato di nuove forze dell'Alleanza in Europa dell'est nel pieno della crisi sull'Ucraina. Il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha affermato che Washington e la Nato stanno aumentando le tensioni attraverso "annunci isterici" e "azioni concrete", aggiungendo che il rischio di un'offensiva delle truppe ucraine contro i separatisti filo-russi nell'est del Paese è "molto alto".
Biden chiama i leader europei, anche Draghi
Il presidente americano, Joe Biden, ha indetto una video conferenza con i leader europei, nell'ambito delle consultazioni con gli alleati e i partner transatlantici sulla crisi ucraina. Tra loro la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, il presidente francese Emmanuel Macron, il cancelliere tedesco Olaf Scholz, il premier italiano Mario Draghi, il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg, il presidente polacco Andrzej Duda ed il premier britannico Boris Johnson. Lo rende noto la Casa Bianca. Biden terrà le consultazioni dalla Situation Room, la sala operativa nei sotterranei da dove la Casa Bianca dirige tutte le operazioni militari e di sicurezza più delicate. I colloqui cominceranno alle 15 locali, le 21 in Italia.
Gentiloni: fermare l'escalation
Preoccupazione per l'escalation di tensione crescente è stata espressa dal commissario Ue agli Affari Economici, Paolo Gentiloni: "Le sfere di influenza lasciamole agli archivi del Novecento", così Gentiloni in un post su twitter: "fermare l'escalation avviata dalla Russia in Ucraina. Diplomazia, per la sicurezza in Europa"
Perché l’invasione della Russia in Ucraina sarebbe il suicidio di Putin (e infatti non accadrà)Fulvio Scaglione
24 gennaio 2022
https://www.fanpage.it/esteri/perche-li ... n-accadra/Sono mesi, ormai, che non si parla d’altro: la prossima invasione della Russia ai danni dell’Ucraina. Non c’è giornale anglosassone che non abbia pubblicato una cartina con le freccette a indicare le strade che saranno percorse dai reparti del Cremlino. Non c’è giornale latino che non abbia scritto un reportage strappalacrime sugli ucraini che si struggono aspettando l’invasore. Non passa giorno senza che il New York Times, che cita sempre e solo fonti anonime (comodo, eh?), non annunci che i servizi segreti Usa lo sanno per certo, la Russia attaccherà. C’è anche chi si è spinto a prevedere la data d’inizio della guerra, calcolando che con i terreni ghiacciati i carri armati si muovono meglio, e forse dimenticando che dopo i fanghi di primavera arriva l’asciutto dell’estate. Fino alle uscite davvero esilaranti, tipo quella dell’agenzia Bloomberg che, citando fonti diplomatiche cinesi (anche queste anonime, mica male) ha scritto che Xi Jinping avrebbe chiesto a Putin di fargli il favore di non invadere durante le Olimpiadi invernali di Pechino.
Vogliamo dirci, per una volta, ciò che sanno tutti ma proprio tutti? E cioè che questa storia dell’invasione russa è una grande grande bufala? Una bufala non priva di senso, ovvio. È dal 2014 che Russia e Ucraina, in un modo o nell’altro, sono in guerra. Agli americani, poi, conviene promuovere la storia dell’invasione. Intanto, raccontando al mondo che i russi voglio attaccare, demonizzano l’avversario, cosa che non va mai male. E quando sarà chiaro che l’invasione non c’è, potranno sempre dire di averla sventata con la loro ferma opposizione. Comunque vada, vincono la battaglia della propaganda. Ma sempre bufala è. E qui di seguito provo a mettere in fila tutte le assai evidenti ragioni per giudicarla tale.
Le forze
Si parla tanto delle truppe che i russi avrebbero accumulato presso il confine con l’Ucraina. Intanto, quel “presso” vuol dire circa 300 chilometri, ovvero 6-7 ore di marcia per la velocità media dei carri armati russi, non proprio una guerra lampo sotto l’occhio dei satelliti Usa. Ma non importa. I più pessimisti parlano di 100-130 mila soldati. Ma due settimane fa, Oleksy Danilov, segretario del Consiglio nazionale di sicurezza e di difesa dell’Ucraina, ha detto di non essere troppo preoccupato perché per un’invasione ci vorrebbero “quattro o cinque volte più truppe”. È chiaro che le forze armate della Russia sono molto superiori a quelle dell’Ucraina. Per restare ai soldati, più di un milione di uomini per la Russia contro 260 mila per l’Ucraina (comunque uno degli eserciti più grandi d’Europa). Ma gli ucraini combatterebbero in casa, per la patria, per difendere case e famiglie, i russi no. Inoltre, le forze armate ucraine negli ultimi anni sono state rifornite di armi da quasi tutti i molti Paesi che diffidano della Russia (gli Usa per primi, ovviamente), hanno fruito delle “lezioni” di istruttori militari inglesi e americani, e sono affiancate da una milizia territoriale forte di 130 mila uomini.
Le dimensioni
Chi parla di invasione forse non ha idea di quanto sia grande l’Ucraina. Due volte l’Italia, con 45 milioni di abitanti. Occupare un Paese di quelle dimensioni, contro forze ostili come quelle descritte sopra, è di fatto impossibile. Le lezioni subite dagli anglo-americani in Iraq e da mezzo mondo in Afghanistan sono state già dimenticate? Altro argomento: già nel 2015, un anno dopo la riannessione, il costo della Crimea per la Russia era valutato in circa 8 miliardi di dollari. Spese che sono ovviamente cresciute, da allora. Quel che pochi sanno, però, è che il Governo russo, proprio per affrontare le “spese da Crimea”, ha dovuto attingere alla quota di contributi pensionistici (6% sul 16% totale) che i datori di lavoro versano a fondi privati. Nell’onda di entusiasmo nazionalistico di allora nessuno ci fece troppo caso ma in seguito quel “prelievo”, accoppiato alla riforma delle pensioni del 2018 (si va in pensione 5 anni più tardi), ha generato un’insoddisfazione che ha mandato segnali precisi verso il Cremlino. In conclusione, la Russia, che ha un Pil più o meno pari a quello dell’Italia, non avrebbe i quattrini per permettersi di invadere e occupare (altrimenti perché invadere?) l’Ucraina. Il tutto senza nemmeno contare le spese militari e, soprattutto, i, prezzo che la Russia dovrebbe pagare per la reazione internazionale: sanzioni, difficoltà sui mercati, fuga dei capitali dal Paese che già nel 2021 ha fatto segnare la cifra record di 72 miliardi di dollari.
I russi
È assai curioso che si parli così spesso dell’invasione prossima ventura senza mai considerare il parere dei russi. Tutti i sondaggi più credibili confermano che i russi, pur convinti che la colpa sia in gran parte degli americani, la guerra non la vogliono, men che meno in quell’Ucraina che, quando va bene, considerano un Paese fratello e quando va male una dependance della Russia. Il tutto in una situazione sociale che, come dicevo sopra, è di generale insoddisfazione. Il 2021 è stato segnato da un netto aumento del costo della vita (automobili più 20%, affitti intorno a un più 30%, generi alimentari più 10%) e, se guardiamo più in prospettiva, notiamo che la popolarità di Putin è calata, il gradimento di Russia Unita, il partito “presidenziale”, è precipitato e alle ultime elezioni politiche sono state fatte acrobazie incredibili per conservargli la maggioranza assoluta. È facile immaginare che cosa succederebbe nel momento in cui cominciassero a tornare in Russia le bare dei soldati morti per invadere l’Ucraina. Sarebbe la fine politica di Vladimir Putin e dell’intero sistema di potere che intorno a lui si è consolidato.
Putin, appunto. Del leader russo si è detto e si dice di tutto. Nessuno, però, ha mai detto che sia scemo. Perché, quindi, dovrebbe lanciarsi in un’impresa di cui non si vedono i vantaggi e da cui, in sostanza, avrebbe solo da perdere? Molti rispondono: troppo razionale, le guerre scoppiano anche per una decisione sbagliata, una scelta improvvisa, addirittura un caso. Sì, nei secoli scorsi. Ma non siamo più ai tempi di Francesco Ferdinando e dell’attentato di Sarajevo che fece partire la prima guerra mondiale. Quante guerre, negli ultimi decenni, sono scoppiate per caso? E quella tra Russia e Ucraina (ovvero, Russia contro Occidente), nel cuore dell’Europa, non sarebbe una guerricciola da poco.
Tutto questo non vuol dire che non possa succedere qualcosa, o molto, di brutto. I russi hanno fatto agli americani precise richieste, per prima quella che l’Ucraina non entri mai nella Nato. Se gli Usa rifiutassero, come tutto fa pensare, la Russia potrebbe installare i suoi missili in Venezuela o a Cuba, minacciando direttamente il territorio americano. Oppure, potrebbero decidere di ripetere ciò che fece nel 2008 con la Georgia: dare una lezione senza invadere, magari bombardando qualche installazione o infrastruttura importante dell’Ucraina, contando su una blanda reazione americana. Ma intanto i colloqui proseguono, già si parla di un nuovo incontro tra Biden e Putin. Annunciare il peggio a prescindere forse fa vendere i giornali e alzare l’audience, ma non è detto che aiuti a capire la realtà.
Ucraina: il falso alibi della "provocazione" Nato per nascondere la voglia di impero di Putin Atlantico Quotidiano
Stefano Magni
26 Gen 2022
https://www.atlanticoquotidiano.it/quot ... -di-putin/ A quale provocazione starebbe rispondendo Putin? In Ucraina non ci sono missili Usa e l’adesione di Kiev alla Nato non è più in agenda da anni
Dovrebbero metterlo, a questo punto, come avvertenza: una crisi con la Russia può provocare gravi effetti collaterali, fra cui allucinazioni collettive. In una di queste allucinazioni, che troviamo descritte nero su bianco negli articoli di esimi giornalisti, da ultimo Toni Capuozzo (ma è in ottima e vastissima compagnia), la crisi in Ucraina viene scambiata come una crisi dei missili di Cuba alla rovescia. Secondo costoro, la Russia starebbe schierando, da novembre, circa 100 mila uomini ai confini dell’Ucraina, non per minacciare di invaderla, ma solo per reagire ad una provocazione inaccettabile. E dicono che sia come se la Nato avesse schierato i suoi missili in territorio ucraino, puntati nientemeno che al cuore della Russia, esattamente come Chrushev fece a Cuba nell’ottobre 1962, dove schierò segretamente missili balistici nucleari a raggio intermedio puntati sulle città degli Usa. Questa metafora dovrebbe servire a far “comprendere” al grande pubblico perché Putin non sia affatto un aggressore, ma sia semmai costretto a reagire, minacciando anche l’uso della forza militare, se necessario.
La metafora non calza con la realtà, a meno che non si abbiano, appunto, le traveggole. In primo luogo: dove sarebbero mai i missili della Nato, o anche solo americani, schierati in Ucraina? Quali sarebbero questi missili? Dove sono le rampe? Perché John F. Kennedy, prima di ordinare il blocco navale di Cuba, aspettò per lo meno di vedere le foto scattate da un aereo di ricognizione in cui si vedeva la presenza dei missili sovietici in territorio cubano. Ad un atto di guerra non dichiarata, Kennedy rispose con il massimo della prudenza: bloccando l’isola e negoziando. Ma in Ucraina non ci sono missili americani, né missili di alcuna altra nazione membro della Nato. A quale provocazione, di grazia, starebbe rispondendo Putin?
Anche volendo rimanere entro la metafora di Cuba, possiamo pensare che una crisi dei missili sia in preparazione. Quella del 1962 fu il culmine di un braccio di ferro durato tre anni, fra il nuovo regime comunista cubano nato dalla rivoluzione del 1959, e le due amministrazioni che si succedettero in quegli anni, quella di Eisenhower e poi quella di Kennedy. La tensione culminò con il fallito sbarco della Baia dei Porci, quando un piccolo esercito di volontari anticomunisti cubani provò a rovesciare il regime, con il tacito appoggio americano, e non vi riuscì. Il parallelo con l’Ucraina viene comodo, a chi ci vuol credere, considerando che la crisi fra Ucraina e Russia iniziò nel 2014 con la deposizione dell’ultimo presidente filo-russo di Kiev, Viktor Yanukovic, a seguito della rivoluzione del Maidan. Allora la Russia reagì portandosi via un bel pezzo di Ucraina, la Crimea. E poi alimentando una guerriglia separatista nel Donbass che è tuttora in corso.
Ma il governo ucraino non è Castro e la Crimea e il Donbass non sono la Baia dei Porci. Il regime castrista era comunista, dichiaratamente ostile agli Usa e provvide subito a requisire le proprietà statunitensi sull’isola. I governi e i presidenti che si sono succeduti in Ucraina, dopo il Maidan, non sono dichiaratamente ostili alla Russia. Non l’ultimo presidente, per lo meno: Volodymyr Zelensky è stato eletto anche nelle regioni ucraine orientali, prevalentemente russofone, sulla base di un programma che era anti-corruzione, ma anche pro-dialogo. Con gran delusione per molti ucraini, danneggiati dalla guerra del 2014, aveva infatti avviato un dialogo sul Donbass accettando tante dolorose concessioni, territoriali e non. Non è un Castro che si pone da subito nel campo sovietico, antagonista al vicino statunitense: al contrario, Zelensky ha detto da subito di non voler aderire alla Nato. E il parlamento, dominato dal suo nuovo partito, ha votato di conseguenza. E quindi, a quale provocazione, di grazia, starebbe rispondendo Putin?
Esaurita la metafora di Cuba, la schiera di commentatori corsa a giustificare la mobilitazione russa rinvanga nel passato recente e parla di “patti non rispettati” da parte degli Stati Uniti. Quali patti? Secondo i russi e chi ne segue la narrazione, sarebbero accordi presi nel 1990 fra Gorbachev e Bush (padre) in cui gli Usa avrebbero promesso di non ammettere nella Nato alcun Paese membro dell’allora Patto di Varsavia. Anche qui, però, a meno che non si soffra di allucinazioni, non si trova alcun patto simile. Nel 1990 il Patto di Varsavia c’era ancora, così come c’era ancora l’Urss. Un po’ difficile che Gorbachev avesse venduto un accordo che già implicava lo scioglimento dell’uno e dell’altra, considerando soprattutto che lui ne era a capo. Accordi furono presi, nel settembre del 1990, fra il segretario di Stato James Baker e Michail Gorbachev, in vista della riunificazione della Germania, in cui la Nato si impegnava, almeno temporaneamente, a non schierare truppe straniere nella ormai defunta DDR. Ma nulla si disse su quelli che, allora, erano membri a pieno titolo dell’alleanza guidata dal Cremlino e che ancora ospitavano truppe sovietiche sul loro suolo.
Lo scenario cambiò drasticamente dopo il 25 dicembre 1991, quando si sciolse l’Urss. Uno dei primi atti del primo presidente Eltsin fu quello di riconoscere l’indipendenza delle repubbliche ex sovietiche. Riconoscendone l’indipendenza, liberava anche la loro politica estera: avevano, da allora, il diritto di aderire anche ad altre alleanze. Il Patto di Varsavia era già defunto dal luglio del 1991 e le repubbliche nate sulle ceneri dei regimi comunisti europei erano anch’essi ormai liberi di scegliere nuovi partner e alleati.
Dopo il 1991 non vi è traccia di altri accordi, scritti o verbali che fossero, che impedivano alle repubbliche ex sovietiche o ai Paesi dell’ex Patto di Varsavia di aderire alla Nato, all’Ue o a qualsiasi altra organizzazione internazionale. Impedire il loro ingresso nella coalizione occidentale era semmai una priorità dei partiti nazionalisti e post-comunisti russi, ma non della politica ufficiale russa. Né Eltsin nel 1997, sia pure con molte remore e resistenze, ha posto il veto all’inizio del percorso degli ex “satelliti” sovietici verso occidente, né Putin ha sollevato particolari obiezioni quando questi sono entrati nella Nato e nell’Ue nel 2004.
E quindi, a quale provocazione, di grazia, starebbe rispondendo Putin? Sarebbe dunque ora di considerare questi argomenti, come “i missili americani in Ucraina”, o “l’annessione dell’Ucraina alla Nato” o “i patti violati dalla Nato che si è espansa fino ai confini russi” per quello che sono: allucinazioni collettive. Che in gergo politico hanno un nome ben preciso: propaganda. A chi serve fare propaganda russa in Italia? Questa, semmai, è la domanda che giornalisti e politici dovrebbero porsi, ora che è iniziata la più grave crisi internazionale che coinvolge l’Europa. Nei partiti di destra e centrodestra, soprattutto, sarebbe anche l’ora di farsi un esame di coscienza, prima di farsi percepire nel mondo come unica destra filo-russa del mondo occidentale.
La Cina si chiede come l’America possa essere così stupida ed autolesionistaTucker Carlson
26 gennaio 2022
https://osservatorerepubblicano.com/202 ... esionista/Solo la Cina beneficerebbe di una guerra degli Stati Uniti contro la Russia.
Questo articolo è adattato dal commento di apertura di Tucker Carlson dell’edizione del 21 gennaio 2022 di “Tucker Carlson Tonight”.
Quando la Washington permanente ed effettiva spinge per la guerra con la Russia, chi ne beneficerebbe? Non ci poniamo mai abbastanza questa domanda. Gli Stati Uniti certamente non ne beneficeranno. Questo è ovvio per chiunque ci pensi per un secondo.
È così palesemente ovvio, infatti, che le persone che stanno spingendo per questa guerra ti denunciano immediatamente come un ‘traditore’ se lo fai notare. Loro stanno tradendo gli interessi del nostro paese, ma in qualche modo sei tu quello “sleale”. “I confini dell’Ucraina sono sacri”. “I nostri confini sono razzisti”. “Zitto, tirapiedi di Putin”.
Ma aspettate per un secondo. Perché è sleale stare dalla parte della Russia ma è leale stare dalla parte dell’Ucraina? Sono entrambi paesi stranieri a cui non importa nulla degli Stati Uniti. Un po’ strano. È tutta una rappresentazione assurda, ma alla fine è tutto quello che hanno.
Il fatto è che l’Ucraina è strategicamente irrilevante per gli Stati Uniti. Nessuna persona razionale potrebbe difendere una guerra con la Russia per l’Ucraina. Nessuno pensa che una guerra del genere renderebbe l’America più sicura, più forte o più prospera. Avete dato un’occhiata alla nostra economia di recente? Livelli pericolosi di inflazione, una forza lavoro allo sbando. Oscillazioni selvaggiamente caotiche nei mercati finanziari, nel caso non l’aveste notato.
Leggi anche – Tucker Carlson: La nostra attenzione all’Ucraina sta spingendo la Russia ad allearsi con il governo cinese
Ebbene, unirsi ad un conflitto nell’Europa dell’Est risolve tutto questo? Ma dai! Certo che No. Peggiorerebbe solo la situazione. Se i neoconservatori non verranno fermati, e presto, gli Americani saranno molto più poveri.
Allora perché lo stanno facendo? Questa è una domanda complessa. La hubris, la stupidità, il pregiudizio, il trucco psicologico dei nostri leader. Massicce campagne di lobbying da parte dei politici ucraini e degli appaltatori della difesa americana. Tutti questi fattori giocano un ruolo in tutto questo. Nessuna tragedia ha una causa sola.
Ma quello che non è affatto complicato è chi ne beneficerebbe del nostro conflitto con la Russia. La Cina ne beneficerà, punto. Il governo cinese è l’unico vincitore certo. Possiamo darvi molti esempi per illustrarvelo, ma considerate le ultime sanzioni economiche che la Casa Bianca ha proposto contro la Russia.
L’amministrazione Biden potrebbe usare qualcosa chiamata Foreign Direct Product Rule per tagliare la fornitura alla Russia di semiconduttori fatti con la tecnologia americana. Questo sarebbe, nella valutazione speranzosa del Washington Post “Potenzialmente, privare i cittadini russi di alcuni smartphone, tablet e console per videogiochi”.
Quindi privare di qualcosa i cittadini russi è un bene, ci dicono, perché i cittadini russi sono cattivi. Ok, ma quali saranno gli effetti a lungo termine su di noi? I russi avranno ancora gli smartphone. Solo che prenderanno i loro componenti da qualche altra parte, cioè dalla Cina. I cinesi hanno già promesso di aiutarli, ed hanno tutti gli incentivi per mantenere quella promessa.
In altre parole, l’amministrazione Biden riuscirà a spingere ulteriormente i nostri due principali rivali globali sempre più vicini ad un’alleanza permanente tra di loro. In che modo questo aiuterebbe l’America? Beh, non lo farà. Nel tempo, è pericoloso, e non solo militarmente.
L’unica ragione per cui il governo degli Stati Uniti può applicare sanzioni internazionali è che il dollaro americano è la valuta di riserva mondiale. Alla Russia e alla Cina questo non piace, ovviamente. Quindi diciamo che abbiano convinto le altre potenze globali che il governo degli Stati Uniti stia abusando del suo monopolio sul controllo monetario. “Se lo fanno a noi, potrebbero farlo anche a voi”, direbbero. E poi che altri paesi abbiano deciso di abbandonare il dollaro americano in favore di una nuova valuta. Questo dove ci porterebbe?
Beh, improvvisamente, gli Stati Uniti non sarebbero più in grado di gestire un’economia basata sul debito. Ci troveremmo impoveriti immediatamente e da un giorno all’altro. Nessuno a Washington ha pensato a questo? Apparentemente, No. Imporre nuove e dure sanzioni qualche mese alla volta alimenta la loro vanità morale. Li fa sentire come persone buone. Che sciocchi che sono.
Entrambi i Partiti, tra l’altro, partecipano a tutto questo. Fare lo sbruffone sulle sanzioni in televisione è molto più facile che migliorare la vita delle persone nel proprio paese. Così è quello che fanno.
Ecco il senatore repubblicano Joni Ernst dell’Iowa che vi dice che proteggere i sacri confini dell’Ucraina è molto più importante che, diciamo, salvare gli americani di Des Moines dall’overdose di droga.
JONI ERNST: “Quindi dobbiamo andare avanti ed imporre sanzioni alla Russia. Ora abbiamo bisogno di mostrare loro che facciamo sul serio e che saremo lì per l’Ucraina se dovessero invadere. Certamente, dobbiamo assicurarci che qualsiasi aiuto difensivo sia messo nelle mani degli ucraini, così come tutto l’aiuto letale che possiamo fornire in questo momento.”
Questi sono i nostri leader, totalmente ignoranti, che leggono solo il copione. Sarebbe bello sentire qualcuno della stampa, perché è il loro lavoro, chiedere l’ovvio seguito, che sarebbe: Perché esattamente, Senatrice Ernst, lei crede che sia così vitale inviare più aiuti letali all’Ucraina e che “andare avanti ed imporre” più sanzioni alla Russia? Perché? Come risponderebbe a questa domanda?
Non sapremo mai come risponderebbe, perché nessuno dei media glielo chiederà mai. I giornalisti sono il più bovino degli animali da allevamento. Se tutti quanti dicono che è una buona idea, danno per scontato che lo sia. I giornalisti la pensano così su tutto, ma specialmente sui conflitti armati.
La guerra più lunga della storia americana si è appena conclusa l’anno scorso, quando abbiamo lasciato l’Afghanistan. Il nuovo tema di consenso a Washington è: “abbiamo bisogno di un’altra guerra, ora“. E questo punto di vista è particolarmente prevalente nei notiziari televisivi. Questo fantino del Teleprompter ha cercato di spingere il nostro segretario di stato che odia la Russia ad odiarla ancora di più.
ANTONY BLINKEN: “Stiamo procedendo in entrambi i passi allo stesso tempo. Saremo pronti. In ogni caso, la scelta è il libro di Vladimir Putin.”
MARGARET BRENNAN: “Ma cosa state negoziando? Se le richieste della Russia non sono iniziali, voglio dire che il presidente Biden ha già detto che l’Ucraina non entrerà presto nella NATO, avete fatto questa offerta di reciproche esercitazioni militari, di cosa è rimasto da parlare?”
Che cosa è rimasto da dire? Troppa diplomazia, signor Segretario, e non abbastanza sangue. Questa è la sua posizione, a quanto pare.
Max Boot del Washington Post è ferventemente d’accordo con tutto questo. A questo punto bisogna che sappiate che ogni progetto nella vita di Max Boot si è tramutato in un disastro, dai suoi affari personali alla guerra in Iraq, che ha promosso all’infinito. Arrivato alla mezza età, Max Boot è inequivocabilmente un fallito. Ma sta cercando un’ultima guerra per redimersi del tutto. Sta pensando che il conflitto con la Russia, armata di armi nucleari, potrebbe essere la guerra che sta cercando.
MAX BOOT: “Dovremmo armare gli ucraini come pazzi. Dovremmo prepararci alla guerriglia. Se i russi entrano e penso che la cosa più importante che possiamo fare in questo momento è stabilire un menu di sanzioni in modo che Putin sappia esattamente cosa gli succederà se andrà oltre la linea. Perché in questo momento, con queste vaghe minacce, può essere lasciato con la sensazione, Beh, forse gli Stati Uniti e gli europei, forse noi no. non faranno davvero nulla.”
Di nuovo, bisogna chiedersi, perché è più patriottico prendere le parti di un paese piuttosto che quelle dell’altro? Non abbiamo alcun obbligo di difendere alcun paese, nessuno di questi due paesi. Nessuno dei due è americano. Nessuno dei due ha i nostri stessi interessi. Perché è sbagliato sostenere uno e non l’altro?
Ciò che è sbagliato è sostenere o l’uno o l’altro. I loro interessi non sono gli stessi dei nostri. Sono molto diversi. A Max Boot non interessa. “Armate gli ucraini, preparatevi alla guerriglia“. Solo un uomo completamente alieno dalle conseguenze della sua sete di sangue potrebbe parlare così. Ci sarà sempre un altro lavoro in qualche think tank per Max Boot o per persone come Max Boot.
Ma qual è la scusa di POLITICO? Il blog politico alla moda, il blog liberal, sta spingendo per la guerra in Ucraina da mesi ormai. Perché? Cosa ci guadagnano? Beh, vediamo.
Qualche giorno fa, POLITICO ha pubblicato questo titolo terrificante “Psaki: la Russia potrebbe in qualsiasi momento lanciare un attacco in Ucraina“. Il pezzo continua a promettere che “esperti e politici si stanno preparando ad una serie di escalation“.
Beh, questo suona spaventoso. Faremmo meglio a mandare subito altri miliardi di dispositivi militari in Ucraina. Scorrendo l’articolo, si capisce perché POLITICO sia così coinvolto. Perché la storia è “sponsorizzata dalla Lockheed Martin“. Aha! In altre parole, gli appaltatori della difesa pensano che sia giunto il momento di spendere molto di più in contratti di difesa in Ucraina. POLITICO è felice supportare la loro causa in cambio di denaro.
Al Washington Post, potreste aver visto un articolo con questo titolo: “Biden deve dimostrare che gli Stati Uniti sono pronti a sostenere militarmente l’Ucraina, se necessario“. Ora, quel pezzo è stato scritto da un uomo chiamato Michael Vickers. Chi è Michael Vickers, tra le altre cose. Michael Vickers siede nel consiglio di amministrazione dell’appaltatore di armi chiamato BAE Systems.
Questo sembrerebbe rilevante perché la guerra con la Russia sarebbe potenzialmente, in ogni caso, altamente redditizia per BAE Systems. Ma in qualche modo, il Washington Post non si è preoccupato di dirlo ai lettori. È rimasto celato.
Allora, come sembra questo dall’altra parte del mondo? Beh, i cinesi staranno guardando tutto questo con la bocca spalancata, completamente deliziati. Non possono credere alla loro buona sorte. Guardano come l’intera classe dirigente politica degli Stati Uniti corre a tutta velocità verso la direzione sbagliata. Lontano dall’Asia, che è così chiaramente il futuro, e verso il torbido passato ai margini dell’Europa Orientale. L’Ucraina. La Russia.
I cinesi si staranno chiedendo: come può questa gente essere così stupida e così autolesionista?
“Tucker Carlson Tonight” è il programma televisivo di punta della rete conservatrice americana Fox News, nemico giurato delle bugie, della superbia, dell’autocompiacimento e del pensiero unico. “Noi facciamo le domande che voi fareste – ed esigiamo delle risposte”. Tucker Carlson è fondatore e caporedattore del “The Daily Caller”, un sito di notizie politiche che ha lanciato nel 2010.
Giovanni Chiacchio1 Perché è giusto stare con l’Ucraina? Perché l’Ucraina ha deciso di perseguire una politica estera libera da vincoli e coerente con i valori occidentali incarnati dagli Stati Uniti, la Russia no, profonda differenza.
2 L’Ucraina è strategicamente irrilevante? Proprio no, lasciarla in balia della Russia significherebbe in primis, permettere ad un attore insoddisfatto della distribuzione di potere nel sistema internazionale di ottenere una facile vittoria che lo porterebbe ad adottare una politica estera ancor più aggressiva (la Siria nel 2013 e la Germania degli anni trenta insegnano) e in secundis, annienterebbe la credibilità americana bei confronti delle nazioni dell’est Europa, che hanno subito in passato angherie da parte della Russia e temono fortemente una sua invasione, lasciare l’Ucraina a se stessa, significa perdere i nostri alleati in est Europa e mostrare ai nuovi partner nel Pacifico che l’America è un interlocutore inaffidabile (vedesi la reazione indiana dopo il ritiro dall’Afghanistan)
3 Non so cosa i neoconservatori (ormai tirati in ballo ogni tre per due) ci azzecchino con l’amministrazione Biden, ma tant’è.
4 Chi andrebbe avrebbe da perdere in questo conflitto non sono gli Stati Uniti, bensì la Russia. L’economia di Mosca è (per gentile concessione della gestione economica e della politica estera di Putin), a pezzi, così come la loro demografia. Laddove la Russia invadesse l’Ucraina, si infilerebbe probabilmente in un disastro (non entro nel merito).
5 La partnership tra Russia e Cina (e anche quella tra Russia e Iran), è piuttosto problematica e contraddittoria, ma ben solida e va avanti dagli anni novanta, nei quali si è rivelata fondamentale per mantenere il complesso militare industriale russo, dare a Putin quello che vuole in Europa, non la smonterà, ne tantomeno eliminerà le altre ragioni di conflitto (politica russa in Africa e MENA).
6 La partnership Cina Russia, sta allontanando Mosca dai suoi partner nel sud est asiatico ,Vietnam e India, cosa che sta portando queste due nazioni in ascesa (a differenza della declinante Russia) nell’area prioritaria per la politica estera americana, a riavvicinarsi agli Stati Uniti. Questo sta aprendo nuove opportunità al commercio americano, alla vendita delle armi USA e alla politica estera di Washington (si vedano i dati sul commercio con l’India). Inoltre, laddove la Russia dovesse trovarsi a “mettere tutte le uova nel paniere cinese”, la Cina si ritroverebbe ad avere un tale peso sull’economia russa da allontanarla ulteriormente dai suoi partner asiatici e da generare probabilmente un forte malcontento tra la popolazione russa, esacerbando le tensioni latenti tra le due nazioni
7 la Russia è stata indicata come “potenza revisionista” nella NSS del 2017 firmata da Donald Trump, forse a Carlson è sfuggito che il mandato del suo presidente preferito è stato proprio quello in cui le relazioni sono peggiorate maggiormente, tanto da definire ormai la Russia una potenza ostile in un documento come l’NSS. Un presentatore che si dice un repubblicano vorrebbe lasciare i nostri alleati senza protezione. Davvero siamo caduti in basso.
Perché non condivido quelle che Tucker Carlson dice sulla Russia.Le Opinioni dei lettori del Blog.
30 gennaio 2022
https://osservatorerepubblicano.com/202 ... la-russia/Riceviamo e volentieri pubblichiamo questo contributo che ci è arrivato dal lettore Giovanni Chiacchio, che ci teneva a far sapere di non vederla allo stesso modo del conduttore di Fox News Tucker Carlson sulla questione Russia-Ucraina.
0)
Recentemente, il popolare personaggio televisivo Tucker Carlson, già noto per aver esaltato il Primo Ministro ungherese Viktor Orban definendo ridicole le accuse di autoritarismo ai suoi danni, a dispetto dei rapporti di Freedom House sulla progressiva deriva autoritaria del paese e delle numerose leggi che hanno minato la capacità delle istituzioni indipendenti di limitare i poteri del governo, si è prodigato in un discorso nel quale si è duramente scagliato contro la politica estera americana nei confronti della Russia, denunziando improbabili influssi neoconservatori sull’Amministrazione Biden e sostenendo che l’unico attore ad uscire vincitore da tale confronto sia la Cina. Oggi colui che scrive cercherà di smontare questo paradossale ragionamento.
1)
In primis, Tucker Carlson si domanda perché sarebbe scorretto schierarsi al fianco della Russia e leale allearsi con l’Ucraina, data l’irrilevanza strategica dell’Ucraina per gli Stati Uniti. Plausibilmente, prendere posizione a favore dell’Ucraina, poiché il paese ha chiaramente deciso a seguito di una rivoluzione spontanea provocata da profonde ragioni economiche e sociali, di perseguire una politica estera indipendente ed in linea con i valori di emancipazione e democrazia portati avanti dagli Stati Uniti, senza che ciò determinasse alcuna intimazione nei confronti della Federazione Russa, avendo dichiarato il Primo Ministro ucraino Yatsenuk di non avere intenzione di entrare nella NATO. Ma questo non è bastato alla Federazione Russa, che ha occupato illegittimamente il territorio della Crimea e parte del Donbass, profanando la sovranità nazionale Ucraina, nonché il Memorandum di Budapest del 1994, firmato dalla Russia stessa. Lasciare l’Ucraina a se stessa, in balia della Russia, significa perdere ulteriore credibilità dopo il disastro afghano, vuol dire mostrare agli alleati NATO in Europa Orientale e ai nuovi partner nell’Indo Pacifico (fondamentali nel contenimento della Cina) che gli Stati Uniti sono un interlocutore inattendibile. Consentire ad un attore scontento della distribuzione di potere nel sistema internazionale di poter perseguire senza opposizione una politica estera espansionistica, storicamente ha sempre generato più problemi che soluzioni: probabilmente la lezione data dalla Germania negli anni ‘30 del secolo scorso non è stata compresa. La Russia, risulta inoltre uno dei principali partner marziali dell’Iran, principale avversario di Washington in Medio Oriente.
2)
Tuttavia, la cosa più bizzarra, è che la Russia sia stata definita una minaccia agli interessi americani non da improbabili neoconservatori, decisamente non presenti nell’amministrazione Biden (non risulta che questa corrente sia decisiva nel determinare la politica estera di questa Presidenza), ma dallo stesso Donald J. Trump. La National Security Strategy del 2017, definisce la Russia una potenza “revisionista” e la accusa nello specifico di: primo, definire una propria sfera d’influenza invalicabile nello Spazio post-sovietico, come dimostrato dal mancato riconoscimento di fatto della sovranità di Ucraina e Georgia; secondo, il ricorso a pratiche sediziose per indebolire la credibilità dell’impegno americano nel mondo, minare l’unità euro-atlantica ed indebolire i governi e le istituzioni del continente europeo; terzo, la proiezione d’influenza in Europa e in Asia Centrale attraverso la leva dell’energia ed il controllo delle infrastrutture strategiche. L’Amministrazione Trump ha visto un rafforzamento delle sanzioni alla Federazione Russa attraverso il CAATSA Act nonché un forte impiego dell’hard power americano nei confronti del regime siriano di Bashar al Assad e verso l’Iran, paesi, a livello strategico, legati a doppio filo alla Federazione Russa. L’Amministrazione Trump ha imposto sanzioni anche sul progetto del gasdotto North Stream 2.
In ultima analisi, nel 2017 Donald Trump ha posto fine alla politica di assistenza militare di Obama all’Ucraina limitata alla fornitura di equipaggiamento non letale, autorizzando la fornitura di equipaggiamento letale, tra cui i sistemi missilistici Javelin. In una chiara operazione volta ad aumentare il costo di un’eventuale invasione russa dell’Ucraina, così da distogliere Mosca da intenti ostili. Viene quindi da chiedersi, quali siano stati gli affari così importanti che hanno attirato a tal punto l’attenzione del signor Tucker Carlson da non fargli notare che il suo presidente preferito abbia contrastato la politica estera russa in maniera più attiva rispetto al suo predecessore.
3)
In secondo luogo, l’idea di lasciare alla Russia mano libera in Ucraina confidando in una improbabile fine della partnership di Mosca con Iran e Cina è decisamente fallace. La partnership tra le due nazioni è segnata da divergenze, controversie e obbiettivi differenti, ma è longeva e ben solida e dunque difficilmente potrebbe rompersi. Tale partnership va infatti avanti sin dagli anni Novanta ed è stata basilare per mantenere il complesso militare industriale russo nel Post Guerra Fredda. La Cina è tra i maggiori acquirenti di armi russe, nonché uno dei principali partner commerciali di Mosca. Fare concessioni alla Russia dopo le violazioni alla sovranità ucraina nel 2014 non comporterà un’interruzione di tale partnership, ne tantomeno eliminerebbe le altre ragioni di conflitto tra la Russia e l’Occidente. La Federazione Russa sta infatti perseguendo attivamente una politica estera aggressiva nel continente africano attraverso il ben noto gruppo “Wagner”, che si sta distinguendo per violazioni dei diritti umani e furto delle risorse locali. Come se non bastasse, lasciare alla Russia mano libera in Est Europa non eliminerebbe neanche le ragioni di conflitto con l’Ucraina, le quali hanno ormai raggiunto una dimensione che va al di là delle semplici dispute territoriali. Abbandonata dall’Occidente, l’Ucraina potrebbe rivolgersi ad altri interlocutori meno interessati alla stabilità dell’area per rafforzare le proprie forze armate, le tensioni tra i due stati rimarrebbero altissime e potrebbero sfociare in un nuovo sanguinoso conflitto (come avvenuto nel Nagorno-Karabakh).
4)
In terzis, il signor Tucker Carlson appare molto sicuro nell’affermare che un eventuale conflitto in Ucraina, finirebbe per coinvolgere anche gli Stati Uniti. Tuttavia, ciò è in contrasto con quanto affermato dall’Amministrazione Biden, che ha più volte escluso un coinvolgimento militare di Washington nell’area. Un’eventuale invasione russa dell’Ucraina, non comporterebbe dunque un intervento militare americano, ma avrebbe invece effetti disastrosi proprio sulla Federazione Russa. L’economia di Mosca è stata infatti fortemente colpita dalle sanzioni occidentali imposte a partire dal 2014 e la situazione demografica del paese è in costantemente peggioramento. L’Europa rimane il principale partner commerciale di Mosca nonché il principale mercato per il gas ed il petrolio russo. L’export di gas e petrolio rappresenta ormai il 39% del bilancio russo. Laddove Mosca invadesse l’Ucraina, le conseguenti sanzioni imposte da Europa e Stati Uniti potrebbero quindi colpire una parte assolutamente fondamentale del bilancio statale russo, indebolendo ulteriormente la già disastrata economia di Mosca. La Russia, indebolita da questi tre importanti fattori, dovrebbe occupare militarmente un paese dall’enorme estensione geografica come l’Ucraina affrontandone poi la conseguente insurrezione e gestendone il territorio. È opportuno ricordare che la Federazione Russa sta sopportando un enorme peso economico per mantenere il controllo della Crimea. Conservare il potere nell’intero territorio ucraino, sarebbe enormemente più costoso e comporterebbe anche l’obbligo di affrontare la conseguente insurrezione attuata dalla popolazione ucraina.
In sostanza, laddove Mosca decidesse effettivamente di invadere l’Ucraina, gli Stati Uniti non avrebbero neanche bisogno di intervenire militarmente. Mosca si ritroverebbe a dover affrontare ulteriori sanzioni che aggraverebbero ulteriormente la sua situazione economico-demografica, per poi procedere all’occupazione di un paese dall’enorme gestione geografica, sopportando abnormi spese per gestire il territorio e affrontando un’insurrezione potenzialmente vastissima della popolazione.
5)
In ultima analisi, il ravvicinamento tra Russia e Cina ha provocato un allontanamento (seppur parziale) tra Mosca e i suoi partner nell’Indo Pacifico, nello specifico Vietnam e India, aprendo così nuove opportunità alla politica estera americana nell’area. Le vendite di armamenti russi verso l’India hanno subito un forte declino negli ultimi anni mentre gli Stati Uniti hanno guadagnato una notevole influenza nel subcontinente. L’India è entrata a far parte del nuovo QUAD nel 2017 e gli Stati Uniti sono recentemente divenuti il primo partner commerciale di Nuova Dehli superando la Cina, cosa che ha rappresentato la prima vittoria commerciale americana nei confronti della Cina dopo anni di sconfitte. In sostanza, l’avvicinamento tra Mosca (una potenza declinante a livello economico e demografico) e Pechino, non ha comportato danni agli interessi nazionali americani, ma ha invece aperto nuove opportunità agli Stati Uniti nell’area maggiormente prioritaria per la loro propria politica estera.
6)
In conclusione: perdere la propria credibilità lasciando mano libera ad un attore aggressivo e declinante come la Russia senza che ciò comporti alcun concreto vantaggio, rappresenta una strategia priva di senso che potrebbe potenzialmente compromettere la stabilità dell’alleanza tra Stati Uniti ed Europa e i recenti guadagni ottenuti nell’Indo Pacifico, impattando negativamente sugli interessi nazionali americani. Viceversa, una buona linea da adottare nei confronti di Cina e Russia è stata espressa dai superbi analisti della Heritage Foundation. Gli Hitler, gli Stalin e tutti gli aspiranti despoti e tiranni del ventunesimo secolo, non aspettano altro che l’America faccia un passo indietro lasciandogli mano libera. Personaggi come Tucker Carlson, potrebbero rendere possibile questo terrificante futuro.