La criminale menzogna che racconta/narra dello zingaro nomade buono e discriminato, vittima innocente della secolare discriminazione da parte dei non zingari e stanziali che si ripercuoterebbe anche sugli zingari non più nomadi, stanzializzatisi e integratisi.Quanti sono i Rom in Italia? Non esistono dati certi20 giugno 2018
Alessandro Serranò
https://www.agi.it/cronaca/rom_censimen ... 2018-06-20L'assenza di dati certi sulla "composizione etnica e razziale" della popolazione rom in Italia è stata segnalata dal Comitato per l'eliminazione della discriminazione razziale - organismo delle Nazioni Unite - nelle sue "osservazioni conclusive" del diciannovesimo e ventesimo rapporto periodico sulla situazione italiana, datate 9 dicembre 2016. Questo documento è stato trasmesso dal Comitato all'Ue, che lo ha a sua volta consegnato all'Italia in forma di "raccomandazione".
Una serie di raccomandazioni
"Mentre vanno notati i recenti sforzi da parte dello Stato per migliorare la raccolta di dati sui reati commessi con movente razziale - si legge nel documento - il Comitato ribadisce le sue preoccupazioni riguardo alla mancanza di dati particolareggiati sulla composizione razziale e etnica della nazione. Tali dati sono un punto di partenza essenziale per una successiva disaggregazione di più dettagliati indicatori socio-economici per singolo gruppo sociale, che può rivelare fino a che punto sia differenziato il godimento dei diritti previsti dalla Convenzione per quegli individui protetti ai sensi dell'articolo 1 della stessa Convenzione.
Il Comitato Onu sottolinea poi che "tale disaggregazione dei dati statistici è indispensabile per definire una base empirica su cui individuare particolari gruppi soggetti a discriminazione per razza, colore, provenienza o origine etnica o nazionale, per adottare le opportune misure - anche speciali - per correggere situazioni diseguaglianza, e per valutare l'impatto delle misure adottate".
L’assenza di dati
L'Associazione 21 Luglio, che tutela i nomadi, nel suo rapporto 2017 ha richiamato espressamente le conclusioni del Comitato Onu. "Già nel dicembre 2016 - si legge nel rapporto - il Comitato sull’Eliminazione della Discriminazione Razziale delle Nazioni Unite aveva espresso la sua preoccupazione riguardo all’assenza di un sistema per la raccolta di questa tipologia di informazioni" sulla popolazione rom in Italia. "Nell’agosto 2017 la Commissione Europea - ricorda l'Associazione - ha sottolineato la persistente mancanza di dati, di indicatori e di meccanismi di monitoraggio efficaci nell’indagare l’entità dell’impatto sulle azioni a contrasto della discriminazione".
Una delle percentuali più basse di tutta Europa
La presenza in Italia di Rom, Sinti e Caminanti, secondo il rapporto, "è stimata dal Consiglio d’Europa in una forbice molto ampia e compresa tra le 120.000 e le 180.000 persone, che costituirebbe comunque una delle percentuali più basse registrate nel continente europeo".
Il rapporto dell'Associazione 21 luglio rileva ancora che "nel 2017 è stato finalizzato uno sforzo di analisi attraverso un rapporto effettuato dall’Istituto Nazionale di Statistica (ISTAT) e dall’Associazione Nazionale Comuni Italiani (ANCI) in collaborazione con l’Ufficio Nazionale Anti Discriminazioni Razziali (UNAR). Il testo finale raccoglie due ricerche (“Progettazione di un sistema informativo pilota per il monitoraggio dell’inclusione sociale delle popolazioni Rom, Sinti e Caminanti” e “Gli insediamenti Rom, Sinti e Caminanti in Italia”) presentate il 6 febbraio 2017". Ma, osserva l'Associazione, "il lavoro svolto non sempre ha tenuto conto delle variabili socio-economiche e della gamma di soluzioni abitative scelte dai rom, sinti e caminanti in Italia e offre informazioni e dati relativi prevalentemente a quegli individui e quelle comunità “ipervisibili” perché presenti in insediamenti formali o informali".
Il rischio di una deriva di stampo genetico
Anche nel suo rapporto 2016, l'Associazione 21 Luglio scriveva: "Mancano in Italia dati sulla composizione etnica della popolazione rom. I numeri sulla loro presenza - spiegava l'Associazione - consistono prevalentemente in stime che si mantengono all’interno di un’ampia e controversa forbice compresa tra le 120.000 e le 180.00 unità. Definire il numero dei Rom nel nostro Paese è impresa estremamente difficile visto che prima di farlo, andrebbe innanzitutto stabilito chi è rom e chi non lo è, ed alto potrebbe essere il rischio di cadere in una deriva di stampo genetico”.
L'importante è il numero di chi marginalizzato e confinato nelle baraccopoli
“Resta comunque importante - prosegue il rapporto 2016 - conoscere il numero dei Rom al fine di valutarne le condizioni di vita ed analizzare l’impatto delle misure e delle politiche nazionali e locali. Non è necessario per questo avere contezza di quante sono le persone di origine rom nel nostro Paese, ma piuttosto quante sono, tra esse, coloro che vivono in condizione di povertà, marginalità e segregazione. Quanti, in poche parole, vivono giornalmente la discriminazione che trova la sua espressione architettonica nelle baraccopoli formali e informali che insistono sul territorio".
"Il mio lavoro? Rubo": resta libera la rom con 51 furti alle spalleGabriele Bertocchi - Mar, 24/04/2018
http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 18967.html Si chiama Vasvija H. è una rom del 1986 e alle spalle ha oltre 51 furti. Dopo essere stata beccata ancora una volta ha patteggiato un anno ma avrà l'obbligo di dimora ad Aprilia
"Il mio lavoro è questo: rubo". Parla chiaro Vasvija H., bosniaca di origine rom davanti al giudice monocratico di Roma.
Una sincerità cristallina che fa contrasto con il suo curriculum criminale: 51 precedenti. Una fedina penale di tutto rispetto per una donna nata nel 1986 e con 8 figli a cui badare.
Patteggia ed è libera
La rom è finita davanti al giudice dopo l'ennesimo arresto: è stata pizzicata alla fermata della metro A di piazza Vittorio. Con lei altre 5 complici e una bimba di 12 anni. Nella mani della donna nata a Sarajevo un portafoglio con circa 260 euro e le carte di credito sottratti ad una turista moldava - come spiega Il Messaggero - Pensano di aver messo a segno il colpo e invece un carabiniere in borghese le ha tenute d'occhio. Assiste al borseggio e le arresta. Due fuggono, ma Vasvija e altre tre complici, fra cui la minorenne, finiscono in manette.
Durante la convalida il pm Giuseppe Olivo incuriosito dai curricula della 3 - oltre 70 furti insieme - ha chiesto cosa facessero per vivere. La risposta è arrivata puntuale: "Questo è il nostro lavoro. Noi veniamo a Roma per rubare". Le rom patteggiano un anno per il tentato furto e l' obbligo di dimora nella città di Aprilia.
Gli zingari, perseguitati da cinquecento anni in tutta EuropaAlessandro Marzo Magno sabato 23 giugno 2018
https://www.avvenire.it/agora/pagine/gl ... tta-europaFuggiti dagli ottomani, si diffondono in tutto il continente suscitando simpatie. Poi vengono accusati di furti e rapine e cacciati da ogni governo
Il primo a volerli cacciare è stato Ludovico il Moro: nel 1473 stabilisce che gli zingari vengano allontanati dal territorio del ducato di Milano, pena la morte. Da lì comincia una lunga serie di editti - "grida", come ci ha insegnato Alessandro Manzoni - contro i gitani che termineranno soltanto ai tempi di Maria Teresa. Anche con lei, però, non avranno piena cittadinanza, semplicemente si passerà dalla persecuzione all’assimilazione.
Un po’ in tutta Italia, e pure nel resto d’Europa, dal Cinquecento in poi gli zingari diventano oggetto di bandi e persecuzioni, ma da nessuna parte accade con tanta ossessività come a Milano. Con gli spagnoli si arriverà a una sessantina di grida sul tema. Il che, in un paio di secoli, fa una media di una legge ogni poco più di tre anni, con un crescendo di pene talmente esagerato da rivelarne l’assoluta inefficacia.
E pensare che all’inizio gli zingari vengono accolti con simpatia: sono costretti a lasciare i Balcani dopo le conquiste ottomane del XV secolo e sciamano un po’ in tutta Europa. Quando già a Milano li si perseguitava, a Venezia attorno al 1505 Giorgione dipinge un quadro, La Tempesta, destinato a cambiare la storia dell’arte: è il primo dove il paesaggio diventa protagonista. Viene descritto come "paesetto in tela cum la tempesta, cum la cingana et sodato" e se una zingara aveva un tale posto di prestigio all’interno dell’opera di uno degli artisti più celebri dell’epoca, significa che non era ancora stata colpita dalla riprovazione sociale. Mancava poco. «È finito quel brevissimo lasso di tempo in cui lo zingaro, esotico e misterioso, incuriosiva la gente e commuoveva con la sua triste storia di pellegrino: inizia ora la caccia allo zingaro ladro, pigro e imbroglione», scrive Giorgio Viaggio nel suo Storia degli zingari in Italia.
La Serenissima non vede l’ora di prendere gli zingari e incatenarli ai remi delle proprie galee. Il decreto papale del 1557 stabilisce che «gli zingari debbino uscire di Roma e suo territorio» e concede tre giorni di tempo, pena la galera per gli uomini e la frusta per le donne. Nel 1570 a Cremona un gruppo di ventidue zingari viene assalito dalla popolazione cittadina che ne brucia la casa provocando la morte degli occupanti. Nel 1572 trecento zingari nella provincia di Parma vengono attaccati e sterminati dai soldati del duca, accompagnati da una folla inferocita.
A Milano dopo la fine della dinastia Sforza (1498) i francesi ribadiscono le norme anti gitani che vengono riprese e rafforzate dagli spagnoli. Col duca di Terra Nova (1568) e Carlo d’Aragona (1587) inizia la repressione vera e propria, con la condanna a cinque anni di remo per gli uomini e alla «pubblica frusta» per le donne; nel decreto del 1587 si parla di «cingheri, gente pessima, infame, data solo alle rapine, ai furti e ogni sorte di mali». Una grida del 1605 comanda invece che «niuna persona, ancora privilegiata o feudataria, ardisca alloggiare, dare ricetto, aiuto o favorire in alcun modo a detti cingari».
Nel 1624 in una legge contro le delinquenza comune gli zingari vengono definiti i più pericolosi tra i malfattori e si dichiara lecito derubarli delle loro cose, senza tener conto di permessi e licenze da essi posseduti (spesso avevano autorizzazioni all’accattonaggio e al girovagare emesse in Germania). Inoltre si intima il divieto di frequentarli. Evidentemente le autorità del ducato di Milano non riescono a fare nulla di concreto contro i nomadi, visto che autorizzano la giustizia fai da te: nel 1657 si concede alle popolazioni di riunirsi al suono della campane a martello «e perseguitare detti cingari prenderli e consignarli prigioni».
Non si riesce a farli star buoni? E allora che non entrino nemmeno: il 15 marzo 1663 una nuova grida vieta l’accesso agli zingari nel ducato, pena sette anni di galera agli uomini e alle donne di essere pubblicamente frustate e mutilate di un orecchio (la pena della galera non significa andare in prigione, ma diventare "forzati da remo" a bordo delle unità militari: Milano "affittava" vogatori forzati a Venezia). Trent’anni dopo, nell’agosto 1693, è prevista l’impiccagione immediata per gli zingari che fossero trovati nel territorio milanese. Di più: qualunque cittadino ha diritto di «ammazzarli impune» e poi di «levar loro ogni sorta di robbe, bestiami denari che gli trovasse», in regime di esenzione fiscale, «senza che s’habbia a interessare il regio fisco». Si ha diritto di ammazzare e di far bottino come se si fosse in guerra, ma il nemico, in questo caso, non sono i soldati stranieri, bensì gli zingari.
È un ladro, la polizia gli spara Rom risarcito con 60mila euroLuca Romano - Dom, 24/06/2018
http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 44557.html Il Ministero dell'Interno ha versato sul conto corrente di un nomade coinvolto in un furto circa 60mila euro.
L'uomo è stato colpito da un proiettile durante la fuga proprio dopo avre tentato di mettere a segno un furto. Il nomade, secondo quanto riporta il Corriere della Sera, si trova al centro di una vicenda assurda che la dice lunga sulla Giustizia italiana. Magaiber Sulejmanovic è un irregolare sul territorio italiano. Vive in un campo rom e la sua principale occupazione per anni è stata quella di dedicarsi ai furti.
Nel 2013 ha rubato una Fiat Punto. Intercettato ad un posto di blocco della polizia a Torino, non si è fermato all'alt. Ne deriva un inseguimento. Un poliziotto spara per forare una delle gomme della Punto ma il proiettile rimbalza e colpisce alla schiena il nomade alla guida. Per le lesioni riportate dal nomade, il poliziotto è stato condannato a nove mesi. Al rom undici mesi di reclusione per il furto. Il legale del nomade ha però chiesto il risarcimento allo Stato per quella ferita riportata alla schiena dal suo cliente. Così nel 2016 è scattata la provvisionale che proprio in questi giorni è stata accreditata sul conto corrente. Al suo avvocato non sono state pagate le spese legali: sono state sottratte per ripianare un debito col fisco di 8mila euro da parte del nomade. Ma di certo quel risarcimento da 60mila euro farà certamente discutere...
Effetto Salvini a Torino: maxi blitz dei carabinieri in un campo romFranco Grilli - Mar, 26/06/2018
http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 45291.htmlLa retata ha visto impiegati un centinaio di militari, che hanno recuperato circa 200mila euro di refurtiva
Un maxi blitz dei carabinieri in un campo rom di strada Aeroporto a Torino si è concluso con 14 misure cautelari, 15 denunce e 200mila euro di refurtiva recuperata dall’Arma.
La linea dura del Viminale contro l’illegalità esiste davvero e dà i suoi frutti. La retata dei militari, per mettere fine ai roghi tossici, a furti e ricettazioni, è partita all’alba di martedì, vedendo impiegati circa un centinaio di uomini, ancora impegnati a perquisire l’area e le baracche dei nomadi che ci vivono.
Rom in arresto
Come riporta Il Secolo d’Italia, la vasta operazione dei carabinieri è stata organizzata e condotta in cooperazione del Reggimento Piemonte e del personale del Nucleo Elicotteri. E come già anticipato, le forze dell’ordine hanno eseguito 14 misure cautelari, tra cui tre custodie cautelari in carcere, 9 obblighi di presentazione alla polizia giudiziaria, 2 misure del divieto di dimora, e 15 denunce a piede libero nei confronti di altrettanti rom, disposte dall’autorità giudiziaria nell’ambito di una indagine su reati gravi in materia ambientale, oltre che tutta una serie di delitti contro il patrimonio: tutti Fatti accertati dal luglio 2017 al marzo 2018.
L’attività investigativa, coordinata dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Torino, è stata avviata e sviluppata dai carabinieri della Stazione di Leini. Infine, durante l’indagine sono stati eseguiti 6 fermi per ricettazione e recuperata refurtiva per un valore di circa 200mila euro.