Come ke ƚi doti (gnoranti) ƚi se enventava ƚa storia:El caxo de porto pixan de *Gradohttps://www.academia.edu/1516037/Inedit ... a_portuale Inediti sul Porto Pisano a San Piero a Grado con schemi dell’iconografia portuale
L’intenzione è quella di stabilire la ‘verità storica’ sull’ubicazione del «Porto Pisano», riportata a una supposta antichità non altrimenti deinibile, in cui questo occupava l’ampio sinus pisano in prossimità della Basilica di San Piero a Grado, sotto cui era il «Grado del Mare», prima delle trasformazioni subite dalla morfologia del territorio nel bacino inferiore dell’Arno.Nonostante la sommarietà con cui tali elementi sono tracciati, la situazione corrisponde plausibilmente al quadro delineato dagli studi geomorfologici e idrogrfici per l’età antica (grosso modo dal Mille Fino al II-I secolo a.C.), quando la linea di riva, nella sua fase di massima ingressione del mare, correva praticamente all’altezza di San Piero (o poco più a ovest), afiancando l’area dei
paduli di Castagnolo e Stagno, più o meno all’altezza della successiva via livornese, permanendo probabilmente nella tarda antichità e oltre, mentre andava formandosi la serie di cordoni sabbiosi alternati a lagune salmastre, poi soggette a impaludamento.
L’andamento del corso dell’Arno in questa posizione corrisponde poi ad uno dei suoi vecchi alvei, in seguito abbandonato, che si staccava assai più a sud del corso attuale, a destra del poggiolo di San Piero. Tale ramo dell’Arno, oggi scomparso – cui forse si riferisce la testimonianza di Strabone (V, 5, 2, c. 222) – risulta documentato dalla fotografia aerea, e va forse riconosciuto nell’ansa della Vettola, con il suo bracciolo d’Arnaccio che scorreva a sud alimentando il padule di Coltano, che era causa di frequenti inondazioni del terreni circostanti, il cui taglio è attribuito al Comune di Pisa alla metà del XIV secolo.
La presenza di uno scalo portuale in dall’età arcaica (VII secolo a.C.), e poi nell’età ellenistica e romana, a San Piero a Grado è nota e documentata (???), collegata alla fonte carolingia che ricorda lo sbarco dell’apostolo Pietro in fuga dalle perse-cuzioni di Nerone, nel 42 d.C. (o 44 d.C.)12, il cui ruolo resta fissato nel toponimo di gradus, termine meno generico di portus, che nel Mediterraneo viene posto in relazione a un doppio scalo, marittimo e fluviale (
??? ente ƚ’età moderna e no ente l’età vecia o antiga e da parte de ƚi doti e no come voxe comoun).
Le ricerche archeologiche nell’area, condotte in più fasi a partire dai primi del Novecento, hanno finora indicato una fitta presenza di strutture a carattere insediativo commerciale, dall’età del bronzo a quella imperiale romana,
più che di vere e proprie attezzature a carattere portuale, mentre qualche indicazione in tal senso viene forse dai dati della prospezione geofisica e della fotointerpretazione aerea più recenti.
La presenza di numerosi frammenti antichi di spoglio qui reimpiegati, secondo un fenomeno ormai noto che caratterizza la Basilica come altri ediici ecclesiali di Pisa, in un momento forse anteriore alla Chiesa matrice, conferma il ruolo significativo rivestito dall’antico ediicio di culto titolato all’apostolo Pietro.
Lo studio di tali elementi antichi, alcuni (come colonne e capitelli) ancora utilizzati in funzione portante all’interno della chiesa, accanto ad altri pertinenti all’arredo funerario (sarcofagi, iscrizioni, un cratere marmoreo), ha dimostrato in qualche caso una provenienza urbana da edifici della Roma imperiale, ma anche riferibili alla topografia antica del sito. Proprio da membri della nota famiglia Alliata, appartenente da sempre al ceto mercantile della città, proprietaria di parte dei territori del padule, al cui archivio personale è attinta la nostra carta, alcuni elementi di questo nucleo di antichità sarebbero conlfuiti all’inizio dell’Ottocento nelle collezioni del Camposanto di Pisa grazie all’opera del conservatore Carlo Lasinio.
Se dunque abbiamo visto riconosciuta l’importanza quale scalo luviale di San Piero a Grado, nel sistema portuale noto per la città di Pisa, non è a San Piero che viene identiicato il Porto Pisano menzionato dalle fonti, mentre le più recenti indagini topograiche e geomorfologiche condotte su questo tratto di costa, sufragate dai sondaggi archeologici, localizzano concordemente il Porto Pisano antico e medievale nell’ansa meridionale del sinus, presso i corsi del Cigna e Ugione, in località Santo Stefano ai Lupi, a ridosso del primitivo borgo di Livorno. Le fonti antiche sembrano generalmente identiicare Pisa con il suo porto, che quindi doveva trovarsi in prossimità di questa, situazione che forse persiste nell’età tardo romana, quando Rutilio Namaziano fa sosta qui nel suo viaggio (De red. I, vv. 531-40) ai primi del V sec. d.C.
Da tale testimonianza ricaviamo almeno due considerazioni importanti circa il porto della città di Pisa, connotata quale emporio ancora famoso per i suoi traffici: in primo luogo che non si trattava di un porto costru-ito, ben protetto e riparato, ma di un seno aperto dove l’unica azione frenante ai lussi delle maree era offerta dai banchi di alghe. In secondo luogo che esso non era poi così distante dal centro urbano se era possibile raggiungerlo con un percorso a piedi, nonostante il poeta scelga di usare un mezzo di trasporto: «Ipse vehor Pisas, qua solet ire pedes».
Nell’alto Medioevo i pochi elementi superstiti inducono a cogliere evidenti segnali di crisi nelle attività commerciali legate al mare, fino a che – dalla seconda metà del XII secolo – diviene più chiaro l’intervento di fortiicazione della città e del porto di Pisa, con la costruzione delle torri dette del Magnale e lo spostamento degli impianti portuali più verso Livorno, fatto riportato nelle antiche cronache. In seguito la scelta da parte della politica fiorentina, più pragmatica, vede l’allontanamento ulteriore da Pisa del suo porto, messo in comunicazione con la città per mezzo del canale artificiale dei Navicelli, scavato alla metà del XVI secolo. La dizione allora invalsa di ‘Porto Pisano’ verrebbe quindi a ribadire un’appartenenza alla città di Pisa che non era più così ovvia.
L’ipotesi sulla localizzazione del Portus pisanus nei pressi della Basilica di San Pietro a Grado, poco a sud della foce dell’Arno, rilette quindi la tradizione erudita sul porto di Pisa nata in ambiente antiquario, di cui il canonico Martini era illustre esponente, attento alle memorie storiche della città e alla lettura comparata delle fonti antiche. Sappiamo del resto quanto fosse presente la recezione degli itinerari antichi e della rappresentazione pittograica della Tabula Peutingeriana, nella formazione culturale seisettecentesca, anche sulla scia di quanto elaborato dagli studi che iniziavano allora a mostrare interesse per la rappresentazione geografica dei luoghi in piano. Un interessante esempio a questo proposito ci viene oferto nella «Carta della Tuscia antiqua» redatta dall’abate Abraham Ortelius, geografo ufficiale di Filippo II, in data 1584, che segna appunto il Porto Pisano alla foce dell’Arno, cumulando insieme le scritte di Arni ostium et Pisanus portus a quella di PISANUS Sinus, mentre sulla riva sinistra compare il toponimo Triturrita, in base alla tabula peutingeriana; poco più all’interno la città di Pisa è rappresentata alla conluenza di Arno e Serchio (Auser).
Quanto infine alla visualizzazione in immagine dell’assunto da dimostrare, l’estensore non poteva che adottare l’iconografia convenzionale per i porti fortificati in cui compaiono di solito, variamente assemblati, elementi fissi come la torrefaro, il portico, la cinta fortificata, ecc. In primo piano è riconoscibilissima la tipologia generalmente identificata con il faro di Ostia, in forma di tre dadi digradanti sovrapposti, tradizionalmente riferita al faro di Alessandria, uno dei tipi più comuni adottati nelle scene portuali, scelto come rappresentazione abbreviata di questo, in forma di edificio a tre o più piani (spesso cinque), su cui si aprono variamente porte e finestre, con la lanterna con il fuoco acceso, oppure una statua alla sommità. Lo schema ricorre frequentemente in età imperiale romana, in redazioni a mosaico in bianco e nero, da Ostia antica, al centro di grandi composizioni marine o quale motivo di soglia (ad esempio dal pavimento del Foro delle Corporazioni, statio, dalle Terme del Faro, dal Caseggiato del Mosaico del porto, datato al III sec. d.C.).
http://it.wikipedia.org/wiki/San_Piero_a_Grado In epoca medioevale, prima dell'inesorabile avanzata della linea di costa, la località si trovava ai margini dello scalo portuale di Pisa. Il nome deriva dalla particolare morfologia del territorio in epoca medievale, caratterizzata da terrazzamenti naturali, o gradoni, generati dalle costanti esondazioni del fiume Arno che in quel luogo si diramava creando il grande bacino del porto fluviale e marittimo di Pisa.
In epoca romana il nome del piccolo insediamento era infatti Gradus Arnensis.
Secondo la tradizione qui approdò san Pietro nell'anno 44 d.C., proprio nel luogo in cui oggi si erge una grande basilica. Infatti, sulla strada carrozzabile Viale Gabriele d'Annunzio, che corre lungo l'Arno fino alla foce, prima di giungere a Marina di Pisa e facendo una breve deviazione, si trova la Basilica di San Pietro Apostolo, il principale edificio della località.
???
http://web.tiscali.it/legambientepisa/erosione.htm http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... -Pixan.jpgE sel el mar el se fuse alsà?Lagouna veneta (pristoria e storia)viewtopic.php?f=177&t=1249 http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... eatego.jpg