Ki ke ga creansa par ti el mereta considerasion e respeto, a ki ke no la ga, pelà entel cul o dadrio (se se prefarise).
Veneto:etimoloja, xenetega e storia
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https://docs.google.com/file/d/0B_VoBnRLQEo4eEhyQXhaUXQxZzQ/edit
No tuti sti nomi li xe varianse de l’etnego Veneto/Veneti
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Uenet, ueni, uenetoi, uenetos win, wonne, von
etimoloja da voxi veneto bretoni-galo-çelte e xermane
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Xenetega Ouropea e Veneta
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Carte de li abità omani ente la Tera Veneta a partir da li Ani del Bronxo e dapò ente coeli del Fero
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Le raixe de le çità venete
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Na ‘olta, coanti omani ghe jera ente la tera veneta?
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Venetkens
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Secie bronxee de Este, Hallstatt, Vače, Çertoxa, Boxen, Kuffern
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Dalla pace romana alla spuria “pace italiana”
de Xerman Batilana
Na conta xeneral, senpatega e co coalke peca come coela de sitar a doprar la categoria “endouropea”.
Possiamo elencare parecchie varietà di tirannia: le dittature antiche, medioevali e moderne, i dispotismi aperti e dissimulati, le innumerevoli autocrazie, oligarchie e plutocrazie che durante il lungo percorso della storia hanno devastato la società umana. La tirannia non è nulla di nuovo: infatti, non appena l’uomo ha scoperto il principio corruttore del capitale e il potere associato con il possesso della ricchezza materiale, è comparsa sulla terra la tirannia, universalmente condannata come una pessima forma di governo. I tipi più comuni della tirannia sono due: quello spudorato e brutale, senza pretesti o persuasioni artificiose, un potere palesemente illegittimo, fondato sulla forza con arbitrarietà, noncuranza dei diritti fondamentali della popolazione. Il secondo tipo di dispotismo, fondato a volte attraverso l’occupazione militare ma più spesso per l’imposizione economica-culturale, è più sottile del primo: ben intenzionato in apparenza ma totalmente ipocrita; esperto nell’effettuare la cinica occultazione, il lavaggio del cervello che non di rado convince gli oppressi a credere sinceramente che il sistema oppressivo lavori per il bene comune! Come esempi del primo tipo di tirannia, quella non mascherata, posso citare i regime totalitari degli assiri imperialisti, degli unni, mongoli, normanni, turchi seljuki e ottomani; nei tempi più recenti, ci sono gli esempi della Spagna e dell’Inghilterra, i duri e crudeli poteri coloniali par excellence; nel secolo XX° nazisti, fascisti.
La seconda varietà di tirannia, quella “soft” è stata creata dagli antichi persiani, il cui fondatore Ciro “il grande” ha praticato una scaltra politica: invadere il territorio delle nazioni sovrane sotto il pretesto di “portare pace, progresso e unità”; Alessandro re di Macedonia, non ha intrapreso altro quando è partito dalla terra natale verso la conquista del mondo. La Francia giacobina e post-rivoluzionaria, l’Austria imperiale, la Gran Bretagna vittoriana, gli U.S.A e l’Unione Sovietica, tutti hanno sottomesso altri popoli con la furba offerta di una “missione civilizzatrice” (la quale contiene l’allusione malevola di una “cultura superiore” da imporre), “l’unica garanzia di mantenere pace e ordine” nelle zone. La strategia di questa forma di neo-colonizzazione è l’introduzione di un pernicioso cancro di anti-valori che pian piano scalzano e corrodono le tradizioni nazionali. Quanti popoli sono stati schiavizzati così nel nome della libertà! In questi casi, la graduale acculturazione dei popoli sottomessi spesso diventa tanto profonda che l’originale civilizzazione scompare, travolta dall’insidiosa assimilazione con gli invasori.
La storia della penisola italica dimostra lo sforzo del potere centrale (Roma, nei tempi antichi come oggi) di creare una vasta zona di influenza di tendenza sempre più imperialista. Poco tempo dopo lo stabilimento di Alba Longa sulle sette colline, i latini hanno già cominciato a sentire il “bisogno” di espandere la nuova fondazione: di annettere sempre più territorio altrui alla sfera amministrativa romana. Gli antichi romani hanno convertito migliaia di vicini in sudditi, strappando senza scrupoli terre, beni, donne, diritti e ultimamente, perfino l’identità culturale/etnica, attraverso l’imposizione della cultura romana.
Albio, labio, Alba, Albia, Albione, Elba, Alpi, alpago, alveo, …
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L’espansione romana, nell’epoca imperiale, si è estesa dalle coste atlantiche fino all’Asia Centrale: tutto quel territorio essendo obbligato a osservare la stessa legge romana. Ma quel sistema apparentemente omogeneo non ha portato la pace, solo la sottomissione, in molte zone, e il conformismo. Quando i cesari non hanno potuto conquistare con le armi, hanno concertato una politica “soft” offrendo ai popoli limitrofi una “amichevole federazione” “associazione” con Roma.
Anche questa scaltra tattica è quasi sempre risultata nell’acculturazione penetrante o nell’assorbimento sociopolitico del popolo federato.
Quella era la sorte riservata a tutti i gruppi etnici della penisola italica, tranne uno: La nazione Veneta. I paleoveneti, possessori di una brillante e originale civilizzazione, già plurimillenaria quando Enea guidava i primi Latini, dovuta alla fierezza e incorruttibilità morale della loro gente potevano resistere a tutti gli sforzi dei romani di conquistare, assimilare o annettere il territorio Veneto. Gli statisti romani, conoscendo bene l’onore dei paleoveneti nel tempo di pace e la loro intrepidezza nel tempo di guerra, invece di intraprendere azioni belliche hanno preferito firmare con loro un patto di amicizia, cooperazione e mutua difesa. Ma l’inabilità di conquistare quel popolo indomabile ha gravemente ferito l’orgoglio marziale dei romani. Benché lo status dei paleoveneti riguardo all’impero era quello di alleato, i romani per non cadere nel ridicolo hanno confezionato il famoso mito della “decima regio, Veneta et Histria” un territorio”ufficialmente” incluso dentro i confini dell’impero romano. Ma le fonti storiche imparziali, più l’evidenza archeologica, ci dimostrano che quella eterea X Regio non è mai esistita (???). Durante tutto il periodo imperiale, i paleoveneti hanno continuato a promulgare la propria legislazione, a erigere le proprie pietre miliari, a fare affari commerciali e convegni con i barbari, in aggiunta a effettuare missioni di pace e tenere a bada i potenziali nemici transalpini. I nostri antenati Veneti hanno conservato la loro toponomastica, i loro tipici nomi e cognomi, la loro venerabile religione. C’era, sì una certa “verniciatura”, alquanto superficiale, di romanizzazione nel territorio Veneto… specialmente nell’iconografia artistica… ma il fondo della cultura è rimasta autenticamente Veneta.
Certi “studiosi” moderni si sforzano a “provare” al pubblico che la vasta maggioranza dei toponimi Veneti attuali si deriva dall’antico latino. Anche questa è una fallacia capricciosa, creata per glorificare la presunta romanità del Veneto. Toponimi come acelum, bellunum, meduacus amnis, brenta, atria, vecetia, opitergium, tergeste, patavium, aponus, timavus, potrebbero suonare come puro latino: ma tutti sono di indiscutibile origine Venetica. Lo stesso vale per nomi femminili come Carminia, Paetilla, Paetinia, Ostiala, Lemonia, Voltilia; e per nomi maschili come Fugantius, Fremantio, Voltiomnos, Trebiasius…
Brenta, Brent, Brentino, Brentonico, Brendola, Brondolo, Medoacos, Meduna (etimoloja)
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Cognomi dei veneti
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Anche Aquileia… da molto tempo considerato come fondazione romana… contiene il fonema pre latino kw (???), cui variante nella lingua Venetica è kv (???); probabilmente il nome originale era akvilea, ed era un insediamento paleoveneto (???).
Secondo il grande studioso Padovano Giovanni Battista Pellegrini, Aponus “è di origine preromana, luogo di culto delle acque benefiche. E’ verosimile che il toponimo sia derivato di un tema idronimico indoeuropeo (???) assai diffuso: acqua”. Timavus, afferma Pellegrini, contiene il “suffisso -avo-ava assai comune in nomi locali preromani.
El nome lè Abano, Aponus lè la variansa latina e Abano nol deriva da Aponus come Aponus nol vien da on nome divin.
Abano e Montegroto (etimoloja e storia)
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L’antica radice Venetica pad, con i varianti; pat e p(a)et, è all’origine del nome padus (il fiume Po), di Patavium/padua (=Padova), del cognome Paeto (reso giustamente famoso dal patriota Veneto Trasea Peto), e di tanti altri vocaboli della lingua Veneta attraverso i secoli. Anche il nome Padania ha un’ origine Veneta!
Considerando che la lingua Venetica, come il latino, è sorta dalla madre-stirpe indo-europea, la similitudine di questi due idiomi non deve sorprenderci. Ma è da ricordare che il Venetico antidata la lingua latina da parecchi secoli! In questo caso, e ricordando anche che Plinio enumera una tribù dei Venetulani “fra i popoli laziali”, possiamo anche immaginare che forse i romani hanno preso in prestito terminologia e toponimi dai paleoveneti, e non viceversa! (???).
Altri miti, manipolati per scopi propagandistici sono quello del “buon troiano” Antenore e del “buon romano” Trasea Peto. Il fatto è che tutti e due erano Veneti… buonissimi, genuini Veneti… ma questa è una realtà troppo scomoda per gli storiografi e politici del sistema italiano, che devono, ad ogni costo, cancellare ogni traccia della splendida civiltà Veneta perché, secondo loro, non esiste né è esistita mai una Nazione Veneta con storia, cultura e identità propria. Secondo gli “studiosi” che si sono venduti allo stato invasore, Antenore… se non era un personaggio inventato, di favola… era soltanto un oscuro parente del re troiano Priamo. Dopo la guerra di Troia, lui sarebbe scappato dalle rovine di Ilium con un’amorfa massa di profughi Troiani,Veneti, e Anatolici; forse, fondò un insediamento chiamato Padua, (nell’Illiria!) che diversa dalla verità è questa versione! L’Antenore storico era Veneto (???), il rispettatissimo consigliere e guida morale del suo popolo: supremo portavoce della pace, marito e collaboratore della sacerdotessa di Reitia a Troia (???), fondatore di una nuova, gloriosa patria ad Este, Padova, Altino, persino sulla laguna…
Altino (etimoloja)
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Per quanto riguarda Trasea Peto, questo ammirevole statista e filosofo, lungi da essere un rampollo di Romolo o Remo, era della più illustre stirpe Paleoveneta: un fermo difensore dei caratteristici valori Veneti come la libertà, la giustizia, la pace attraverso la tolleranza. Lui, alleato di Roma, si sedeva con solenne dignità nel Senato ma non è mai stato un suddito servile, mansuetamente fedele al potere romano! Infatti, Trasea Peto lottò tutta la vita, con alto coraggio e integrità di spirito, contro la cinica tirannia imperiale che aveva frantumato l’indipendenza italica. E’ stato lui, Trasea, il principale protagonista nel complotto che ha frustrato i progetti megalomani di Nerone, in particolare, il sinistro piano del demente imperatore a sopprimere le libertà politiche, sociali e religiose della Nazione Veneta. Trasea Peto, degnissimo di lode, ha sofferto il martirio: è martire ed eroe, ma per la causa Veneta, non quella di Roma.
Gli stessi sostenitori “dell’unità d’Italia” che ci negano ogni briciolo di originalità, che rifiutano l’idea della grandezza preistorica dei nostri avi, scartano anche una delle date più importanti del nostro calendario Patrio: la fondazione di Venezia ( 25 marzo 421 d.c.). Quegli ultra-scettici, con una tipica mancanza di logica e di intelligenza, basano la loro incredulità sul fatto che certi manoscritti del basso Medioevo esprimono dubbi sulla veridicità di quella data. Ciò nonostante, tutti i documenti Veneti anteriori al basso Medio-evo affermano la fondazione della repubblica Veneta lagunare precisamente il 25 marzo 421 d.c. Per quale strana ragione gli “studiosi” moderni hanno tanta fede nei manoscritti compilati molti secoli dopo il fatto, ma respingono come invenzione la preziosa evidenza storiografica che risale a una epoca immediatamente successiva alla fondazione?
Similmente, gli scettici ufficiali negano categoricamente o si beffano dei seguenti dati:
a) Il viaggio dell’Evangelista San Marco nel territorio Veneto: gli “studiosi” diffidenti ammettono che verosimilmente San Tommaso ha predicato nell’India, San Brendano ha scoperto le regioni artiche e il continente Americano; ma non accettano l’idea “osata” che San Marco abbia visitato le nostre coste!
b) La dichiarazione divina: PAX TIBI MARCE…Ma i romanisti accettano ben volentieri l’autenticità del messaggio a Costantino al ponte Milvio…
c) L’acquisto legale delle reliquie di San Marco: i maliziosi convertono questo episodio nel furto delle spoglie mortali del Santo, perpetrato da due mercanti Veneziani senza scrupoli.
Marco (etimoloja)
on santo cristian de łi veneti de mar ma anca de coełi de tera
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d) Il ritrovamento delle reliquie marciane credute perse durante l’incendio del 976 d.c.
e) L’ininterrotta indipendenza Veneta, fino al 1797: quasi tutti gli “storici” italiani insistono che i Veneti erano primi sudditi di Roma, poi di Bisanzio: benché esista abbondante evidenza per smentire quella soggezione.
f) L’esistenza del primo Doge, Paolicio/Paoluccio Anafesto. Più di uno “studioso” lo ha identificato con l’esarca bizantino di Ravenna. Benché nome e cognome sembrano d’origine Greca (sarebbe Pavliskos Anàfestos) questo magnifico personaggio, sia Veneto o Elleno, era sempre un sincero paladino del nostro popolo; lui, con straordinaria energia e lungimiranza, ha costruito i fondamenti del futuro splendore di Venezia.
g) L’abolizione della schiavitù. La libera federazione dei popoli lagunari, nucleo storico della Veneta Serenissima Repubblica, è il primo stato del mondo che ha ufficialmente vietato la schiavitù (proclamazione del Doge Orso Ipato, 8° secolo d.c.)
h) La dedizione spontanea dei comuni e dei territori esteri. Uno dei miti più sfacciati confezionati dai nemici di Venezia è quello del ”progetto imperiale” della Veneta Serenissima Repubblica. Al contrario: la Serenissima da sempre deplorò e condannò tutti i tipi di aggressioni coloniali, cinico espansionismo e invasione. Tanto profondo era l’universale prestigio della nostra repubblica… dovuto alla sua costante difesa di giustizia e autodeterminazione in tutto il mondo… che, molto frequentemente, le città di terraferma e dell’estero hanno richiesto l’incorporazione dentro il dominio Veneto. ( E’ interessante osservare che il vocabolo DOMINIO, in questo senso, deriva non da Dominus, signore, ma da Domus= casa.) Così, la gente che si è dedicata alla Serenissima (dedizione= devozione ) diventano “amici di casa”, godendo tutti i diritti e privilegi della cittadinanza Veneta.
i) Il nostro idioma tradizionale è una lingua vera e propria, non un dialetto. La lingua Veneta ha avuto un’evoluzione parallela a quella dell’italiano, con forte sopravvivenza degli elementi Venetici.
j) Un altro colossale, imperdonabile mito ufficiale è quello della “quasi unanime decisione” dei Veneti di unire il nostro territorio al regno Sabaudo d’Italia nel 1866. Questo cosiddetto “referendum”, una truffa sprezzante, un’insopportabile burla della volontà popolare, è stato effettuato praticamente sulle punte delle baionette. I parroci hanno perfino minacciato i fedeli a votare SI all’annessione, o sopportare le conseguenze, in questo mondo come nell’aldilà! Noi del Veneto Serenissimo Governo dalla fondazione abbiamo sempre insistito sull’urgenza di rifare il referendum del 1866 con legalità e serietà, per determinare la vera volontà politica dei Veneti: se vogliamo considerarci cittadini della “repubblica” Italiana o, invece, affermare il nostro diritto inalienabile all’indipendenza, al pieno godimento delle millenarie tradizioni e norme giuridiche Venete.
Anche questo brevissimo elenco dei falsi miti, diffamazione e abusi contro la nostra identità Veneta, ci dimostra la forza e persistenza dell’oppressione ufficiale attraverso i secoli. La vantata PAX romana, in realtà, non era più pacifica di questa fasulla pace e prosperità italiana proclamata dai “bonaccioni” di sinistra come Enrico Letta e ipocriti di centro sinistra, o centro destra. O l’infausto vangelo del presidente Napolitano dell’Italia “fortunata e indivisibile” Sono precisamente politici come loro, e i loro avidi partiti che hanno portato tanti guai a questa penisola nei tempi recenti. Il nostro Veneto, purtroppo, da quasi un secolo e mezzo è classificato erroneamente come parte di una invenzione politica amministrativa chiamata “Italia” Ma noi siamo convinti che, dentro il cuore e dentro la coscienza di ogni Veneto di buona volontà arde il riconoscimento delle nostre vere radici; un’origine etnica che risale all’alba della civiltà europea. Siamo Veneti, un popolo valoroso e fiero. Oggi, nonostante tutte le fallacie che cercano di convincerci che i conformismi sono i migliori cammini da seguire verso il successo materiale, affermiamo che, noi Veneti dobbiamo ritrovare quel coraggio ancestrale che ha ispirato i nostri avi a intraprendere gloriosi gesti nel nome della libertà. Saremo ancora intrepidi e risoluti nella difesa della nostra Veneta Patria, fieri di essere Veneti, saldi nella resistenza, qualsiasi avversità avvenga.
PER UNA RINNOVATA COSCIENZA MARCIANA
Germano Battilana
Veneto Serenissimo Governo
Casella Postale 24 -36022 Cassola (VI)
VENETO
pepiva@libero.it – kancelliere@katamail.it
Tel. +39 349 1847544 – +39 340 6613027
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Scipione Maffei e el so projeto de Reforma de la Repiovega Veneta
(Projeto ke no lè mai stà descuso en Major Consejo e tegnesto senpre sconto)
http://it.wikipedia.org/wiki/Scipione_Maffei
Alla conclusione del viaggio europeo, scrisse, nel 1737, il Consiglio politico, rivolto al governo veneziano, in cui denunciò la debolezza veneziana nei confronti degli stati europei. Nel Consiglio politico, Maffei metteva in discussione tutto il delicato e complesso sistema di equilibri del governo di Venezia (fondato sul dominio di un ristretto numero di famiglie patrizie veneziane e sull’esclusione di uomini dalla Terraferma), svelandone la decadenza e proponendo una soluzione ardita. Avvertiva la crisi anche fisiologica della classe dirigente veneziana, ed offriva una prima critica a quella che sarebbe stata la soluzione poi scelta dal Senato, cioè la cooptazione di un certo numero di famiglie patrizie della Terraferma nei ruoli della città. Questa soluzione rimandava semplicemente il problema. Venezia aveva in realtà creato un sistema opposto a quello dell’antica Repubblica romana, grande esempio seguito da Maffei, estraniando da sé e dalle responsabilità la maggior parte dei suoi sudditi.
La fragilità di Venezia, la sua impossibilità di fare una politica estera convincente, la sua chiusura in una neutralità che nascondeva l’impotenza, erano il frutto di questo sistema, che aveva escluso i patriziati delle città della Terraferma. Mancava l’amor di patria, unica possibilità per resistere alle crescenti pressioni degli stati europei.
La soluzione di Maffei era dunque il coinvolgimento di tutti i cittadini, con un trasferimento del potere dal popolo al Senato e il coinvolgimento delle popolazioni conquistate, “sul modello di Roma Repubblicana” (Mi diria cofà coelo xvisaro!).
A fianco al modello romano Maffei poneva esempi come il modello inglese e olandese, un sistema non assoluto, in cui le rappresentanze conservavano alcuni poteri fondamentali.
Rivoluzione inglese e monarchia costituzionale
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https://www.filarveneto.eu/forum/viewforum.php?f=48
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Veneticones
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