Piero Benbohttp://it.wikipedia.org/wiki/Pietro_Bembo Pietro Bembo (Venezia, 20 maggio 1470 – Roma, 18 gennaio 1547) è stato un cardinale, scrittore, grammatico, traduttore e umanista italiano. Regolò per primo in modo sicuro e coerente la lingua italiana fondandola sull'uso dei massimi scrittori toscani trecenteschi. Contribuì potentemente alla diffusione in Italia e all'estero del modello poetico petrarchista. Le sue idee furono inoltre decisive nella formazione musicale dello stile madrigale nel XVI secolo.
Da scrittore, Bembo fu uno dei più eminenti rappresentanti dei ciceroniani, gruppo che si prefiggeva la restaurazione di uno stile ispirato alla classicità romana, contrassegnato dall'imitazione dei due modelli principali della lingua latina (trasportati anche in quella volgare): Cicerone per la prosa e Virgilio per la poesia.
Fu anche l'iniziatore del Petrarchismo, proponendo lo stile del poeta come esempio di purezza lirica e come modello assoluto. Su questa indicazione la poesia dell'epoca prenderà esempi e imitazione dalle rime petrarchesche.
Scriti sol raxonar torno a ła łengoa volgarhttp://it.wikipedia.org/wiki/Prose_nell ... gar_linguaLe Prose nelle quali si ragiona della volgar lingua (meglio note come le Prose della volgar lingua) sono un trattato di Pietro Bembo. Il titolo completo è Prose di M. Pietro Bembo nelle quali si ragiona della volgar lingua scritte al Cardinale de Medici che poi è stato creato a Sommo Pontefice et detto Papa Clemente Settimo divise in tre libri.
Pubblicate nel 1525, le Prose costituiscono un momento fondamentale nella Questione della lingua. L'idea di base espressa nell'opera è che, per la scrittura di opere letterarie, gli italiani debbano prendere come modello due grandi autori trecenteschi: Francesco Petrarca per la poesia e Giovanni Boccaccio per la prosa.
A livello storico il trattato può essere considerato come uno dei primi tentativi di storia letteraria italiana.
L'opera si fonda sulla cancellazione della tradizione più recente: pur conoscendo a fondo la letteratura del suo tempo, Bembo non riprende nessun esempio di questa origine, anche se menziona alcuni poeti quattrocenteschi: in particolare Lorenzo de' Medici (I,1), padre del suo interlocutore Giuliano de' Medici duca di Nemours, e i veneziani Niccolò Cosmico e Leonardo Giustinian (I, 15; questi ultimi soprattutto per rilevare l'inferiorità della tradizione veneta rispetto a quella toscana).
La coestion de ła łengoahttp://it.wikipedia.org/wiki/Questione_della_lingua Con questione della lingua, si indica una disputa di carattere sociale in ambito letterario, che ebbe la sua fase più acuta agli inizi del Cinquecento e che si protrasse con alterne vicende almeno fino ad Alessandro Manzoni. Verteva sul problema di quale lingua utilizzare nella penisola italiana.
L'origine del dibattito può ricercarsi nel De vulgari eloquentia di Dante, dove si riprendeva l'allora comunemente accettata teoria della monogenesi di tutte le lingue del mondo (che sarebbero derivate dall'idioma di Adamo: l'ebraico, la lingua delle Sacre Scritture) e si identificava la lingua volgare con lo sviluppo delle varietà plebee locali già parlate nell'antichità a seguito dell'episodio della Torre di Babele in cui Dio avrebbe punito gli uomini facendo sì che le lingue da essi parlate si differenziassero tra loro. Il latino, lingua d'uso internazionale, allora generalmente adoperata nelle scritture e nei discorsi ufficiali, era definito da Dante come gramatica per antonomasia, cioè lingua convenzionale creata artificialmente perfetta. Tuttavia il volgare d'Italia, suddiviso al suo interno in tredici principali ripartizioni dialettali, aveva meritato, grazie alla Scuola poetica siciliana, di elevarsi all'uso scritto. Restava però aperto il problema sulla conformazione di quel volgare illustre che secondo Dante avrebbe dovuto avvalersi del concorso di tutti i dialetti d'Italia.
Pietro Bembo nella storia della lingua italianahttp://www.bsu.by/Cache/pdf/258763.pdf http://www.homolaicus.com/letteratura/q ... lingua.htm
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