El rasixmo, łe colpe e łe responsabełetà de łi ebreiviewtopic.php?f=25&t=468 “L’anticristianesimo alle origini dell’antigiudaismo” di Don Nicola BuxPubblicato 16 maggio 2010 | Da Libertà e Persona
Una storia che nessuno ricorda. La Chiesa delle origini, composta anche da molti ebrei convertiti al cristianesimo, fu perseguitata dai Giudei. Al punto che le autorità dell’impero romano dovettero emanare norme per difendere i cristiani.
Da il Timone – Aprile 2010
http://www.libertaepersona.org/wordpres ... a-bux-1807Nel suo saggio Ebrei e cristiani. Il mito di una tradizione comune (San Paolo, 2009), il noto studioso ebreo Jacob Neusner demolisce appunto l’idea, diffusasi soprattutto tra i cattolici dopo il Concilio Vaticano Il, che le due religioni abbiano molto in comune. L’autore lo aveva già fatto con un altro testo, Disputa immaginaria tra un rabbino e Gesù, nel quale affermava che «Secondo la Torah, molto di ciò che Gesù ha detto è sbagliato». Joseph Ratzinger nella prefazione lo definiva come «Il saggio più importante per il dialogo ebraico-cristiano dell’ultimo decennio». Neusner ha ragione?
Prendiamo le Scritture: è vero che noi cristiani abbiamo quelle ebraiche che chiamiamo Vecchio Testamento, ma gli ebrei non hanno il nostro Nuovo Testamento; inoltre, la comprensione delle Scritture per noi passa attraverso Gesù. C’è poi un altro aspetto non secondario: la religione giudaica al tempo di Gesù passava attraverso l’interpretazione dei Farisei, invece Gesù si richiamava ai Patriarchi e ai Profeti.
L’attuale religione giudaica è quella rinata dopo la distruzione di Gerusalemme del 70 d C, filtrata attraverso il Talmud – monumentale studio della Torah, la legge divina, compilato tra IV e V secolo, dove il ruolo dei Profeti è minimo – perché proprio i Profeti avevano preso le distanze dalle interpretazioni insopportabili intervenute al tempo della divisione dei regni e degli esili.
Nella recente visita alla sinagoga di Roma, papa Benedetto XVI ha rinnovato il rispetto per l’interpretazione che gli ebrei hanno dell’Antico Testamento: sappiamo che questa è diversa da quella cristiana, soprattutto perché la Torah, come dice Neusner, è filtrata attraverso il Talmud che è il giudaismo. Ma basterebbe solo un punto a marcare la differenza: la fine del Tempio, cioè il luogo della Shekinah, la Presenza divina. Resta il fatto che «La Chiesa, popolo di Dio, della nuova Alleanza, scrutando il proprio mistero, scopre il proprio legame con il popolo ebraico, che Dio "scelse primi fra tutti gli uomini ad accogliere la sua parola"» (Catechismo della Chiesa Cattolica, 839).
I Padri della Chiesa erano convinti che l’antica Alleanza si fosse compiuta in Cristo e se ne sentivano i veri eredi; non solo era avvenuto il passaggio dal giudaismo al cristianesimo, anzi al giudeo-cristianesimo, ma, quasi contemporaneamente, anche quello alla Chiesa dei gentili, ovvero le genti pagane che si convertivano a Cristo. L’Ecclesia ex circumcisione e l’Ecclesia ex gentibus si possono ancora oggi ammirare a Roma come due figure femminili nel mirabile mosaico di S. Sabina all’Aventino.
Allora, perché tanta insistenza da parte cattolica sulla comunanza, quando poi gli stessi ebrei continuamente prendono le distanze, ora sulla persona e l’opera del Venerabile Papa Pio XII, ora sulla "Preghiera per gli ebrei" approvata dal Benedetto XVI per l’uso nella celebrazione della forma straordinaria del rito della Santa Messa, ora sulla revoca della scomunica alla Fraternità San Pio X e così via?
E malgrado le spiegazioni, non sembrano mai appagati? A mio avviso, il motivo di fondo è l’anticristianesimo. Negli Atti degli Apostoli i "nazareni" – così erano chiamati i cristiani dagli ebrei – non pensavano di costituire una religione a parte, malgrado le vessazioni subite dagli stessi Apostoli e dalle comunità; quando furono cacciati dalle sinagoghe, infatti, misero insieme nel primo giorno dopo il sabato – chiamato kyriakè, cioè domenica – la lettura della Torah, che si faceva di sabato, e la celebrazione dell’Eucaristia.
Attorno a tale polo, si può osservare in Palestina la differenziazione progressiva della suppellettile liturgica cristiana da quella giudaica, per esempio nei simboli: il sacrificio di Isacco nelle sinagoghe è reso con tutti i dettagli figurativi, invece nelle chiese è ridotto all’agnello legato all’albero posto sotto o dietro l’altare; l’altare dei sacrifici nel cortile del Tempio e la tavola delle offerte all’interno, nelle chiese vengono sintetizzati nell’altare a cui si addossa una mensa. In occidente, molto evidente prima del Vaticano Il.
Si può intravedere in ciò una sorta di antigiudaismo cristiano?
Certamente no, ma solo la consapevolezza del compimento delle figure antiche nelle nuove. Dagli ebrei ciò è ritenuta ancora oggi una eresia. Che il cristianesimo fosse "vino nuovo in otri nuovi", lo provano alcuni altri fatti. Gesù aveva detto: «Quando poi vedrete Gerusalemme circondata da eserciti, sappiate allora che la sua desolazione è vicina. Allora coloro che sono in Giudea fuggano ai monti, quelli che sono nella città si allontanino...» (Lc 21,20-21). Così fecero i seguaci di Gesù nel 70, in gran parte giudei divenuti cristiani, dissociandosi dalla sanguinosa rivolta antiromana. I cristiani non parteciparono nemmeno alla rivolta del 132-135 capitanata da Bar Kochba, anzi pagarono caramente.
Alcuni decenni dopo, Giustino di Nablus scriveva: «I Giudei ci considerano loro nemici e loro avversari. Come voi, anch’essi ci perseguitano e ci mettono a morte quando possono farlo [.. .]. Ne potete avere le prove. Nell’ultima guerra di Giudea, Bar Kochba, il capo della rivolta, faceva subire ai soli cristiani gli stessi supplizi se non rinnegavano Cristo» (Apologia 1,31,6). Eusebio aggiunge: «se non lo bestemmiassero» (Storia Ecclesiastica IV,8). Alcuni ritornarono da Pella, in Transgiordania, ove si erano rifugiati e si stabilirono, secondo la testimonianza di Epifanio nel Trattato dei pesi e delle misure, attorno alla "piccola chiesa" del Sion, nella parte meridionale di Gerusalemme.
La rottura tra cristianesimo e giudaismo si consumò a Yamnia, centro a sud di Jaffa, dove i rabbi farisei presero in mano le redini della nazione, per ridare fiducia ai sopravvissuti al massacro compiuto dai romani e alle deportazioni, prendendo decisioni ardue al fine di riorganizzare la comunità ormai priva del Tempio e delle autorità sacerdotali e nazionali.
Si confrontarono posizioni moderate e conciliazioniste, come quelle di rabbi Johanan ben Zakkai e Rabbi Joshua ben Hananyah, e posizioni dure e intransigenti, come quelle di Rabbi Eliezer ben Hircanos e di rabbi Gamaliel. Queste ultime, maggioritarie, prevalsero al momento di definire e approvare le cosiddette 18 Decisioni vincolanti per la comunità, e di passare alla stesura delle 18 Benedizioni, con l’aggiunta di quella dei Minim, ossia gli apostati – invero una maledizione (Birkat-haMinim) -inclusiva dei giudeo-cristiani.
Nella Mishna – compilazione della legge orale fatta da rabbi Juda agli inizi del III sec. d.C. a Tiberiade – si afferma perentoriamente: «Queste sono alcune delle decisioni che furono prese nella camera superiore di Hananyah ben Hiskiah ben Gurion, quando i saggi salirono per fargli visita. Essi votarono e i saggi della Scuola di Shammay (l’ala dura difesa da un buon manipolo di gente armata pronta a far valere la ragione della forza) si trovarono in maggioranza. Quel giorno furono prese le 18 Decisioni» (Shab 1 ,4).
Nel Talmud babilonese si legge: «Quel giorno Hillel (rabbi simbolo dei moderati in opposizione a Shammay) sedette umilmente come un discepolo davanti a Shammay. Quel giorno fu così penoso come il giorno in cui fu fatto li vitello d’oro» (Shab 171). La Birkat-haMinim finì per sancire la rottura tra l’ebraismo farisaico rappresentato dai Sapienti e la Chiesa Madre di Gerusalemme: sia gli uni che gli altri, infatti, la considerarono una vera e propria scomunica. Il testo, conservato nella ghenizah del Cairo (luogo della sinagoga dove si conservano i libri sacri) recita: «Che gli apostati non abbiano speranza e che il regno dell’insolenza sia sradicato ai nostri giorni.
Che i Nozrim (i nazareni) e i Minim spariscano in un batter d’occhio. Che siano rimossi dal libro dei viventi e non siano scritti tra i giusti. Signore che abbassi gli orgogliosi». Con tale scomunica vennero così colpite tre categorie: i Giudei collaborazionisti del vincitore romano, l’impero romano in quanto tale e i Giudei seguaci di Gesù. Veniva sancita la rottura definitiva tra la Sinagoga e la Chiesa nascente.
Tale posizione causò la caccia al giudeo divenuto cristiano. AI punto che l’imperatore Costantino nel 315 promulgava alcune leggi, come quella indirizzata ai capi giudei, in cui proibiva di molestare quanti avevano abbracciato la nuova religione, ribadendo la legislazione precedente che proibiva agli incirconcisi di diventare ebrei, insieme all’abolizione del supplizio della croce, del crurifragio – lo spezzar le gambe ai condannati a morte – e del marchio a fuoco sulla fronte degli schiavi.
Nel 329, il 18 ottobre, l’imperatore promulgava una legge per proteggere i convertiti dal giudaismo, condannando a morte i Giudei che avessero lapidato chiunque «era fuggito dalla setta omicida e aveva rivolto gli occhi al culto di Dio (diventato cristiano». Viene alla memoria il protomartire Stefano, ucciso tre secoli prima dagli ebrei ellenisti. Ancora il 21 ottobre del 335, Costantino decretava la punizione per i Giudei che avessero perseguitato un ebreo convertito al cristianesimo. Anche Valentiniano III e Teodosio II l’8 aprile 426 emanarono una legge con cui proibivano alle famiglie giudee e samaritane di diseredare i loro membri convertiti al cristianesimo.
AI tempo dell’imperatore Focas, gli Ebrei o almeno i più fanatici tra loro non perdevano occasione per ripagare autorità e popolazione cristiana con ogni genere di offese, come descrive Giacobbe, un convertito dal giudaismo: «io odiavo la legge dei cristiani e il ricordo di Cristo, e non volevo udire la profezia di profeti che avevano profetizzato a riguardo di lui; ma restavo a macchinare contro i cristiani in ogni sorta di mali e li oltraggiavo enormemente» (Sargis d’Aberga 63).
Tutto questo doveva portare malauguratamente al desiderio di vendetta dei cristiani, al punto che Focas si adoperò per la conversione forzata di tutti gli ebrei dell’impero alla religione di Stato, sebbene già in precedenza papa Gregorio Magno avesse scritto ai vescovi proibendo di battezzare gli ebrei contro la loro volontà e in altro momento ingiungeva al vescovo di Cagliari di far restituire la sinagoga che un neoconvertito dall’ebraismo aveva sottratta ai suoi antichi correligionari.
L’intolleranza cristiana si alimentava con la continua rivalsa giudaica.
Fermiamoci qui alle soglie del Medioevo. Per fortuna oggi uno spirito nuovo da parte cattolica, ma anche da non pochi gruppi di ebrei, ci porta a considerarli come "fratelli maggiori", sebbene talvolta tentati da invidia come quello della parabola del figlio prodigo perché il padre compassionevole ne aveva festeggiato il ritorno ammazzando il vitello grasso.
Don Nicola Bux
Ricorda «Anche noi, abbracciando con la fede il Cristo che viene da Betlemme, divenimmo da pagani popolo di Dio. Egli, infatti, è la salvezza di Dio Padre. Vedemmo con gli occhi il Dio fatto carne. E proprio per aver visto il Dio presente fra noi ed averlo accolto con le braccia dello spirito, ci chiamiamo nuovo Israele". (S. Sofronio, patriarca di Gerusalemme, Discorso 3 su//"’Hypapante", 6,7; PG 87,3, 3293).
L'ANTISEMITISMO CRISTIANO, PIÙ ANTICO DELL'ISLAMICO.https://www.facebook.com/zio.Ferdinando ... 8868329586 Nella Prima Lettera ai Tessalonicesi di Paolo di Tarso, databile intorno all’anno 50, a proposito degli ebrei vi si legge: “Costoro hanno ucciso il Signore Gesù e i profeti, hanno perseguitato noi, non piacciono a Dio e sono nemici di tutti gli uomini. Essi impediscono a noi di predicare ai pagani perché possano essere salvati. In tal modo essi colmano sempre di più la misura dei loro peccati! Ma su di loro l’ira è giunta al colmo” (2,15-16).
Questo testo di san Paolo trasmette sugli ebrei le seguenti convinzioni:
1) sono colpevoli della morte di Gesù;
2) non piacciono più a Dio;
3) coltivano un senso di inimicizia verso tutti gli uomini;
4) il loro peccato ha suscitato l’ira divina, giunta oramai al colmo.
È da notare anche l’equivalenza tra ebrei che impediscono la predicazione cristiana, ed ebrei che uccisero Gesù. Perché, essendo evidente per ragioni cronologiche che non si tratta delle medesime persone, si ha qui l’inaugurazione del concetto di colpa collettiva.
Franco Matteo Mascolo Probabilmente ce l'aveva soltanto con gli Ebrei più fanatici e chiusi che volevano lasciare i Gentili nel loro brodo...e con i dirigenti Ebrei che preferirono sacrificare Yeshua per evitare contraccolpi armati dei Romani (almeno come deducibile dal vangelo di Giovanni, il discorso di Giuseppe Caifa al Sinedrio, nel caso fosse stata realtà cronachistica oggettiva); non andrei giù così pesante su Saulo-Paolo, era stato fanatico nel perseguitare i "Nozrim",sarà rimasto un poco altrettanto fanatico nell'avercela con gli ex colleghi rigoristi anti-Nozrim---
Inoltre è possibile che alcune espressioni siano state mal tradotte in greco, se dettate a discepoli di lingua aramaica - per non parlare della possibilità di "aggiustamenti" della lettera in senso ambiguo-polemico...Alberto PentoSe si considera il cristianismo come una eresia dell'ebraismo si può convenire che l'antisemitismo religioso cristiano si origina nel conflitto interno all'ebraismo tra l'ortodossia ebraica e l'eresia ebraico cristiana.
Se vi è fanatismo religioso questo è palesemente più quello ebraico cristiano che quello ebraico ortodosso, che è innegabile come è palese e innegabile quello di Cristo originato nel suo fideismo e nella sua esaltazione presuntuosa e idolatra di credersi prima il Messia e poi figlio di Dio e Dio Stesso.
Questa presunzione fanatica e idolatra dell'ebreo eretico Gesù Cristo si è trasmessa ai suoi seguaci nei secoli.LE RADICI dell'anti-giudaismo prima e dell'antisemitismo dopo, nel cristianesimo:La SHOAH con i suoi milioni di morti è occorsa agli ebrei per aver 'rifiutato il messaggio cristiano' ?
Hitler quindi fu uno strumento della collera divina?
https://www.facebook.com/zio.Ferdinando ... 1171664689 Se questa macabra teologia della storia avesse un minimo senso, occorrerebbe chiedersi allora quale potrebbe essere la ragione teologica del genocidio di quasi due milioni di armeni, di fede invece cristiana, avvenuti prima della Shoah. Nonché di tutte le stragi che la storia conosce da Caino ai nostri giorni.
In questo modo si trasforma Dio nel più mostruoso criminale di tutti i tempi, uno da cui prima ci si libera meglio è, il che peraltro è quanto sta progressivamente e sistematicamente avvenendo in Occidente.
Cattedrale di Strasburgo (1230): la chiesa trionfante, la sinagoga sconfitta.
Franco Matteo Mascolo La Torah dei 10 Comandamenti nè è amata dai Gentili, nè è propagandata dagli Ebrei, spesso neanche sotto la forma dei 7 ordini di precetti noachidi, ecco il dramma !! - e i fanatici pseudo credenti musulmani ne approfittano per presentarsi come i salvatori delle patrie internazionali... les neo-parvenus...Alberto Pento Non si tratta di Dio ma dell'interpretazione di Dio scambiata per Dio e quindi divenuta automaticamente idolatria. Da qui si origina il male, da questa presunzione idolatra, dall'idolo religioso scambiato per Dio che come conseguenza porta all'esaltazione, al fanatismo e al disprezzo.
Il fanatismo esaltato maomettano è ancora maggiore di quello cristiano, poiché la sua presunzione è molto più grande come è più grande la violenza che vi si accompagna.