Gravo, Grau, Grado - ła prima Venesia

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Messaggioda Berto » dom dic 08, 2013 5:37 am

Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Gravo, Grau, Grado - ła prima Venesia

Messaggioda Berto » ven ott 10, 2014 9:54 pm

San Marco l’evanxełista ebreo el Santo Paròn dei veneti
on santo cristian de łi veneti de mar ma anca de coełi de tera
https://docs.google.com/file/d/0B_VoBnR ... ZQVUU/edit

Immagine


viewtopic.php?f=24&t=211
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Re: Gravo, Grau, Grado - ła prima Venesia

Messaggioda Berto » mer dic 10, 2014 12:56 pm

A Gravo ƚe do çexe sepeƚie soto al mar, co lè cresesto o co ‘l se ga alsà de liveƚo, dapò el I secoƚo de ƚi ani cristiani, ƚe xe dedegà a S. Gotardo e a S. Agata ke ƚi xe do santi de ƚi xermani:

Santi cristiani dei migranti xermani ente l’ara veneta:
viewtopic.php?f=24&t=997

San Gotardo
Gotardo
http://it.wikipedia.org/wiki/Gottardo_%28nome%29
Deriva da un nome germanico reso Godehardus in latino medioevale e, in tedesco, Godehard e poi Gotthard. È composto dalle radici gudha (o god, "dio", da cui anche Goffredo, Gottlieb e Traugott) e heard (hardhu, "forte", "coraggioso", presente in numerosissimi nomi di origine germanica), e si presta quindi a interpretazioni quali "forte mediante Dio", "forte come Dio", "Dio è forte", "guerriero di Dio" e via dicendo.
È proprio del Nord Italia, in particolare della Lombardia.

Ma sto San Gotardo el vien tanto pì tardi:

Gottardo di Hildesheim
http://it.wikipedia.org/wiki/Gottardo_di_Hildesheim
Gottardo di Hildesheim, in tedesco Godehard o Gotthard (Reichersdorf, 960 – Hildesheim, 4 maggio 1038), fu un vescovo benedettino della diocesi di Hildesheim. È venerato come santo dalla Chiesa cattolica, oggetto di culto soprattutto nella regione alpina, dove si è dato il suo nome ad uno dei valichi più importanti dell'arco alpino.

Forse a ghe jera on santo ancora pì vecio o ƚa dedega a sto santo ƚa xe riva dapò ke ƚa cexa ƚa xe sta negà dal mar.

Sant’Agata
http://it.wikipedia.org/wiki/Sant%27Agata



Lagouna veneta (pristoria e storia)
viewtopic.php?f=177&t=1249


Sta carta de ƚi ani veneto-romani ƚa te enbroja su parké ƚa mostra na situasion jeomorfoƚojega ke forse ƚa ghe jera a scuminsiar da el II secoƚo d.C. prima nò ƚa jera difarente, co el stado roman el ga istituio ƚa X Rejo ƚa ƚagouna veneta no ƚa jera cusì:

Immagine
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... istria.jpg



El somexo de Gravo/Grado/Grau


Gravo, Grado, Grau/Grao (etimołoja e storia)

https://docs.google.com/file/d/0B_VoBnR ... ZPak0/edit
viewtopic.php?f=151&t=111

S.Gotardo e S.Agata
S.Gotardo poxidonia riprexe TurSub Grado
http://www.youtube.com/watch?v=X6FstaLgpb8
http://www.youtube.com/watch?v=hKCfuhVZ ... re=related

Immagine
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... -Gravo.jpg

Immagine
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... otardo.jpg

Immagine
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... -Felix.jpg
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Re: Gravo, Grau, Grado - ła prima Venesia

Messaggioda Berto » ven dic 26, 2014 11:40 am

Ƚe çità sepeƚie da ƚa mota dei fiumi e ƚe ixle magnà dal mar
viewtopic.php?f=177&t=1280


15 fevraro 2013
Gravo, l’ixla d’oro de novo sot’acoa, el parer del WWF
http://bora.la/2013/02/15/grado-lisola- ... re-del-wwf

Immagine
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... /Grado.jpg

“L’isola d’oro di nuovo sott’acqua, la zona del porto è finita sotto 30 centimetri d’acqua. Chiusa al traffico, dalle 23 alle 3 di notte, anche la strada che collega Belvedere a Grado, completamente allagata. Danni ingenti sulla diga Nazario Sauro, dove la forza delle onde ha depositato oltre 5 centimetri di sabbia e conchiglie nella zona dello Zipser, nel tratto dove manca la scogliera. Nel punto più basso di Grado, alla fine di Riva Bersaglieri, c’erano 50 centimetri d’acqua sopra il manto stradale.” Questo uno dei resoconti di quanto accade ormai con una certa regolarità: pochi mesi fa, interi tratti di spiaggia (a Grado e a Lignano) erano stati letteralmente cancellati, con danni per milioni di euro.
Effetti vicini, tangibili, locali per un fenomeno di portata globale, quello dei cambiamenti climatici, l’effetto serra, l’innalzamento del livello dei mari, su cui il WWF torna a puntare il dito, dopo le manifestazioni di novembre 2011 e 2012 (Grado) e novembre 2010 (Lignano) nelle quali i volontari del WWF avevano inscenato un pranzo in acqua, con tanto di tavolo apparecchiato e alcune persone impegnate a mangiare e conversare, con i piedi in acqua. Un’iniziativa provocatoria per sollecitare interventi di riduzione delle emissioni di CO2.
“Il riscaldamento globale in Italia è ancora percepito come distante – fa notare Roberto Pizzutti, presidente del WWF del FVG – ma le conseguenze le stiamo iniziando a subire già a casa nostra. Continuando ad immettere CO2 in atmosfera senza controllo, vi sarà un ulteriore incremento della temperatura terrestre, che comporterà la dilatazione termica dell’acqua degli oceani e soprattutto lo scioglimento delle calotte polari. Questo potrebbe far salire il livello dei mari da alcuni decimetri a vari metri, nelle ipotesi più gravi”.
Con queste immagini negli occhi, il WWF FVG segnala la propria adesione all’iniziativa lanciata dalla celebre trasmissione Caterpillar “Mi illumino di meno”, in programma per il 15 febbraio 2013 ed invita i candidati alle prossime elezioni politiche a non trascurare il tema di estrema importanza per il futuro del paese, sia in termini economici che ambientali e salitari.
Il WWF annuncia altresì che il 23 marzo si svolgerà a livello globale la manifestazione Earth Hour, la più grande mobilitazione globale dei cittadini e delle comunità di tutto il Pianeta promossa dal WWF per la lotta ai cambiamenti climatici. Nel 2012 Earth Hour ha visto la partecipazione di oltre 2 miliardi di persone in 152 Paesi ed in oltre 7000 città in tutto il mondo, confermandosi come evento di forte valenza simbolica, un’occasione per rendere esplicita la volontà di sentirsi uniti in una sfida globale, che nessuno può pensare di vincere da solo.
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Re: Gravo, Grau, Grado - ła prima Venesia

Messaggioda Berto » ven dic 26, 2014 12:25 pm

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Re: Gravo, Grau, Grado - ła prima Venesia

Messaggioda Berto » ven dic 26, 2014 12:47 pm

Ƚa falba storia de Gravo/Grau/Grado

https://sites.google.com/site/gradoisoladelsole
https://sites.google.com/site/gradoisol ... ome/storia
Grado nacque come parte estrema del sistema portuale di Aquileia, come primo scalo per le navi che dall'Adriatico per giungere ad Aquileia dovevano risalire il corso del Natisone, che parzialmente avvolgeva la grande metropoli altoadriatica e le offriva difesa in caso di pericolo ma anche facile collegamento verso il mare.
Già porto romano a servizio di Aquileia e castrum, Grado si sviluppò attorno al 452 quando molti abitanti si rifugiarono sull'isola per sfuggire alle orde degli Unni guidati da Attila.

A tuta’ancó no a ghè evidense arkeƚojeghe e/o testemognanse xletrane o scrite ke Gravo/Grado el/ƚa fuse on porto roman e on preporto de Akiƚeja.

Aquileia, Akileja
viewtopic.php?f=151&t=317

Spina, Adria, Altin, Akiƚeja tute çità de fiume e no de mar

viewtopic.php?f=177&t=1272

Immagine
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... eleja1.jpg
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Re: Gravo, Grau, Grado - ła prima Venesia

Messaggioda Berto » ven dic 26, 2014 2:05 pm

Come ke ƚi doti (gnoranti) ƚi se enventava ƚa storia:

El caxo de porto pixan de *Grado

https://www.academia.edu/1516037/Inedit ... a_portuale

Inediti sul Porto Pisano a San Piero a Grado con schemi dell’iconografia portuale

L’intenzione è quella di stabilire la ‘verità storica’ sull’ubicazione del «Porto Pisano», riportata a una supposta antichità non altrimenti deinibile, in cui questo occupava l’ampio sinus pisano in prossimità della Basilica di San Piero a Grado, sotto cui era il «Grado del Mare», prima delle trasformazioni subite dalla morfologia del territorio nel bacino inferiore dell’Arno.

Nonostante la sommarietà con cui tali elementi sono tracciati, la situazione corrisponde plausibilmente al quadro delineato dagli studi geomorfologici e idrogrfici per l’età antica (grosso modo dal Mille Fino al II-I secolo a.C.), quando la linea di riva, nella sua fase di massima ingressione del mare, correva praticamente all’altezza di San Piero (o poco più a ovest), afiancando l’area dei paduli di Castagnolo e Stagno, più o meno all’altezza della successiva via livornese, permanendo probabilmente nella tarda antichità e oltre, mentre andava formandosi la serie di cordoni sabbiosi alternati a lagune salmastre, poi soggette a impaludamento.

L’andamento del corso dell’Arno in questa posizione corrisponde poi ad uno dei suoi vecchi alvei, in seguito abbandonato, che si staccava assai più a sud del corso attuale, a destra del poggiolo di San Piero. Tale ramo dell’Arno, oggi scomparso – cui forse si riferisce la testimonianza di Strabone (V, 5, 2, c. 222) – risulta documentato dalla fotografia aerea, e va forse riconosciuto nell’ansa della Vettola, con il suo bracciolo d’Arnaccio che scorreva a sud alimentando il padule di Coltano, che era causa di frequenti inondazioni del terreni circostanti, il cui taglio è attribuito al Comune di Pisa alla metà del XIV secolo.

La presenza di uno scalo portuale in dall’età arcaica (VII secolo a.C.), e poi nell’età ellenistica e romana, a San Piero a Grado è nota e documentata (???)
, collegata alla fonte carolingia che ricorda lo sbarco dell’apostolo Pietro in fuga dalle perse-cuzioni di Nerone, nel 42 d.C. (o 44 d.C.)12, il cui ruolo resta fissato nel toponimo di gradus, termine meno generico di portus, che nel Mediterraneo viene posto in relazione a un doppio scalo, marittimo e fluviale (??? ente ƚ’età moderna e no ente l’età vecia o antiga e da parte de ƚi doti e no come voxe comoun).

Le ricerche archeologiche nell’area, condotte in più fasi a partire dai primi del Novecento, hanno finora indicato una fitta presenza di strutture a carattere insediativo commerciale, dall’età del bronzo a quella imperiale romana, più che di vere e proprie attezzature a carattere portuale, mentre qualche indicazione in tal senso viene forse dai dati della prospezione geofisica e della fotointerpretazione aerea più recenti.
La presenza di numerosi frammenti antichi di spoglio qui reimpiegati, secondo un fenomeno ormai noto che caratterizza la Basilica come altri ediici ecclesiali di Pisa, in un momento forse anteriore alla Chiesa matrice, conferma il ruolo significativo rivestito dall’antico ediicio di culto titolato all’apostolo Pietro.
Lo studio di tali elementi antichi, alcuni (come colonne e capitelli) ancora utilizzati in funzione portante all’interno della chiesa, accanto ad altri pertinenti all’arredo funerario (sarcofagi, iscrizioni, un cratere marmoreo), ha dimostrato in qualche caso una provenienza urbana da edifici della Roma imperiale, ma anche riferibili alla topografia antica del sito. Proprio da membri della nota famiglia Alliata, appartenente da sempre al ceto mercantile della città, proprietaria di parte dei territori del padule, al cui archivio personale è attinta la nostra carta, alcuni elementi di questo nucleo di antichità sarebbero conlfuiti all’inizio dell’Ottocento nelle collezioni del Camposanto di Pisa grazie all’opera del conservatore Carlo Lasinio.

Se dunque abbiamo visto riconosciuta l’importanza quale scalo luviale di San Piero a Grado, nel sistema portuale noto per la città di Pisa, non è a San Piero che viene identiicato il Porto Pisano menzionato dalle fonti, mentre le più recenti indagini topograiche e geomorfologiche condotte su questo tratto di costa, sufragate dai sondaggi archeologici, localizzano concordemente il Porto Pisano antico e medievale nell’ansa meridionale del sinus, presso i corsi del Cigna e Ugione, in località Santo Stefano ai Lupi, a ridosso del primitivo borgo di Livorno. Le fonti antiche sembrano generalmente identiicare Pisa con il suo porto, che quindi doveva trovarsi in prossimità di questa, situazione che forse persiste nell’età tardo romana, quando Rutilio Namaziano fa sosta qui nel suo viaggio (De red. I, vv. 531-40) ai primi del V sec. d.C.

Da tale testimonianza ricaviamo almeno due considerazioni importanti circa il porto della città di Pisa, connotata quale emporio ancora famoso per i suoi traffici: in primo luogo che non si trattava di un porto costru-ito, ben protetto e riparato, ma di un seno aperto dove l’unica azione frenante ai lussi delle maree era offerta dai banchi di alghe. In secondo luogo che esso non era poi così distante dal centro urbano se era possibile raggiungerlo con un percorso a piedi, nonostante il poeta scelga di usare un mezzo di trasporto: «Ipse vehor Pisas, qua solet ire pedes».
Nell’alto Medioevo i pochi elementi superstiti inducono a cogliere evidenti segnali di crisi nelle attività commerciali legate al mare, fino a che – dalla seconda metà del XII secolo – diviene più chiaro l’intervento di fortiicazione della città e del porto di Pisa, con la costruzione delle torri dette del Magnale e lo spostamento degli impianti portuali più verso Livorno, fatto riportato nelle antiche cronache. In seguito la scelta da parte della politica fiorentina, più pragmatica, vede l’allontanamento ulteriore da Pisa del suo porto, messo in comunicazione con la città per mezzo del canale artificiale dei Navicelli, scavato alla metà del XVI secolo. La dizione allora invalsa di ‘Porto Pisano’ verrebbe quindi a ribadire un’appartenenza alla città di Pisa che non era più così ovvia.

L’ipotesi sulla localizzazione del Portus pisanus nei pressi della Basilica di San Pietro a Grado, poco a sud della foce dell’Arno, rilette quindi la tradizione erudita sul porto di Pisa nata in ambiente antiquario, di cui il canonico Martini era illustre esponente, attento alle memorie storiche della città e alla lettura comparata delle fonti antiche. Sappiamo del resto quanto fosse presente la recezione degli itinerari antichi e della rappresentazione pittograica della Tabula Peutingeriana, nella formazione culturale seisettecentesca, anche sulla scia di quanto elaborato dagli studi che iniziavano allora a mostrare interesse per la rappresentazione geografica dei luoghi in piano. Un interessante esempio a questo proposito ci viene oferto nella «Carta della Tuscia antiqua» redatta dall’abate Abraham Ortelius, geografo ufficiale di Filippo II, in data 1584, che segna appunto il Porto Pisano alla foce dell’Arno, cumulando insieme le scritte di Arni ostium et Pisanus portus a quella di PISANUS Sinus, mentre sulla riva sinistra compare il toponimo Triturrita, in base alla tabula peutingeriana; poco più all’interno la città di Pisa è rappresentata alla conluenza di Arno e Serchio (Auser).

Quanto infine alla visualizzazione in immagine dell’assunto da dimostrare, l’estensore non poteva che adottare l’iconografia convenzionale per i porti fortificati in cui compaiono di solito, variamente assemblati, elementi fissi come la torrefaro, il portico, la cinta fortificata, ecc. In primo piano è riconoscibilissima la tipologia generalmente identificata con il faro di Ostia, in forma di tre dadi digradanti sovrapposti, tradizionalmente riferita al faro di Alessandria, uno dei tipi più comuni adottati nelle scene portuali, scelto come rappresentazione abbreviata di questo, in forma di edificio a tre o più piani (spesso cinque), su cui si aprono variamente porte e finestre, con la lanterna con il fuoco acceso, oppure una statua alla sommità. Lo schema ricorre frequentemente in età imperiale romana, in redazioni a mosaico in bianco e nero, da Ostia antica, al centro di grandi composizioni marine o quale motivo di soglia (ad esempio dal pavimento del Foro delle Corporazioni, statio, dalle Terme del Faro, dal Caseggiato del Mosaico del porto, datato al III sec. d.C.).


http://it.wikipedia.org/wiki/San_Piero_a_Grado
In epoca medioevale, prima dell'inesorabile avanzata della linea di costa, la località si trovava ai margini dello scalo portuale di Pisa. Il nome deriva dalla particolare morfologia del territorio in epoca medievale, caratterizzata da terrazzamenti naturali, o gradoni, generati dalle costanti esondazioni del fiume Arno che in quel luogo si diramava creando il grande bacino del porto fluviale e marittimo di Pisa.
In epoca romana il nome del piccolo insediamento era infatti Gradus Arnensis.
Secondo la tradizione qui approdò san Pietro nell'anno 44 d.C., proprio nel luogo in cui oggi si erge una grande basilica. Infatti, sulla strada carrozzabile Viale Gabriele d'Annunzio, che corre lungo l'Arno fino alla foce, prima di giungere a Marina di Pisa e facendo una breve deviazione, si trova la Basilica di San Pietro Apostolo, il principale edificio della località.

???

http://web.tiscali.it/legambientepisa/erosione.htm

Immagine
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... -Pixan.jpg


E sel el mar el se fuse alsà?

Lagouna veneta (pristoria e storia)
viewtopic.php?f=177&t=1249

Immagine
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... eatego.jpg
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Re: Gravo, Grau, Grado - ła prima Venesia

Messaggioda Berto » ven dic 26, 2014 2:11 pm

Gravisca porto etrusco de Tarquinia

http://it.wikipedia.org/wiki/Gravisca

Gravisca (oggi nota anche come Porto Clementino) è un'area archeologica situata nel comune di Tarquinia, in provincia di Viterbo, nel Lazio. Gravisca (nota in lingua latina anche come Grauisca, o Graviscae) fu un fiorente porto etrusco, legato ai commerci con il Mediterraneo orientale; dopo la conquista romana, divenne una colonia marittima vitale fino alla distruzione, durante le invasioni barbariche del V secolo.

Le prime tracce di insediamento umano nell'area di Gravisca sono databili al VI secolo a.C., periodo in cui sorse nella zona il porto etrusco dell'importante città di Tarquinia, situata alcuni chilometri nell'entroterra. Probabilmente in questo periodo venne fondato un santuario emporico greco, notevole centro religioso internazionale dedicato a tre divinità femminili: Era, Afrodite e Demetra. Il santuario rimase attivo fino alla conquista romana dell'Etruria meridionale, avvenuta attorno al 281 a.C.

Nel 181 a.C., sui resti dell'abitato etrusco in abbandono, i Romani fondarono una colonia maritima civium Romanorum con il nome di Gravisca: ... ???
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Re: Gravo, Grau, Grado - ła prima Venesia

Messaggioda Berto » ven mar 18, 2016 3:21 pm

Grau
???
https://fr.wikipedia.org/wiki/Grau
Grau est un terme occitan signifiant « estuaire » ou « chenal », dérivé du latin « gradus » (???) signifiant « pas, degré » ou du gallo-roman d'origine gauloise « grauus » signifiant « grève, rivage sablonneux, plage ».
Le grau de l'étang d'Urbino, sur la côte orientale corse.
En matière maritime, un grau est un espace opérant une communication entre les eaux de la mer et les eaux intérieures. Un grau s'ouvre au point le plus faible du cordon littoral, à l'occasion d'une crue ou d'une tempête. Les eaux des graus (mi-douces, mi-salées) sont généralement très poissonneuses.
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Re: Gravo, Grau, Grado - ła prima Venesia

Messaggioda Sixara » ven ago 25, 2017 12:00 pm

En matière maritime, un grau est un espace opérant une communication entre les eaux de la mer et les eaux intérieures. Un grau s'ouvre au point le plus faible du cordon littoral, à l'occasion d'une crue ou d'une tempête. Les eaux des graus (mi-douces, mi-salées) sont généralement très poissonneuses.

Sì, pòe èsare, anca el Littré el lo conferma; però el dixe anca ke
Le grau Blanc-Nez est en Normandie ; c'est un tout autre pays ; et je ne sache pas qu'en langue d'oïl gradus ait donné grau., e cioè ke l grau ke se se riferìse n Normandia l è tuta naltra ròba da la Camargue, par ex. e ke lu nol sà dire se n lengoa d'oil el lat. g r a d u s l àbia dà grau stéso modo de la langue d'oc.
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