Lierza (*Liersa/*Lierxa?)

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Messaggioda Berto » mer ago 06, 2014 9:38 am

Lierza (*Liersa/*Lierxa?)
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http://it.wikipedia.org/wiki/Lierza
Il Lierza è un fiume a carattere torrentizio della provincia di Treviso, lungo 19,5 km e appartenente al bacino idrografico del Piave.
Il Lierza ha le sue sorgenti presso Arfanta, in comune di Tarzo, e Rolle, in comune di Cison di Valmarino; attraversa una delle valli di maggior rilievo paesaggistico della provincia di Treviso, alimentando il Molinetto della Croda, monumento della storia rurale dei colli del Veneto orientale, in comune di Refrontolo; lambisce poi la parte orientale di Pieve di Soligo, toccando i confini nord del comune di Susegana e confluendo nel fiume Soligo, di cui è il maggiore affluente, presso il confine tra la frazione di Barbisano (Pieve di Soligo) e quella di Collalto (Susegana), dove, lungo il tratto che costeggia Villa Toti, residenza della soprano Toti dal Monte, forma una sorta di piccolo canyon, detto Crode del Pedrè, reso famoso dai versi del poeta Andrea Zanzotto.

El Liersa a Refrontoło

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Re: Lierza (*Liersa/*Lierxa?)

Messaggioda Berto » mer ago 06, 2014 9:38 am

Treviso, torrente esonda e travolge la festa: quattro morti e quattro feriti gravi
Il fiume Lierza esonda a Refrontolo e travolge la tensostruttura di una sagra cui stavano partecipando un centinaio di persone. Per tutta la notte i soccorsi hanno continuato le ricerche per escludere la possibilità di dispersi

http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/08 ... vi/1080628

Una massa di detriti e fango ha investito la ‘Festa degli Omeni’ ieri sera a Refrontolo, nel trevigiano, travolgendo strutture, auto, oggetti e trascinando con sé le persone. Intorno alle dieci di ieri sera il fiume Lierza è esondato improvvisamente, abbattendosi sulla sagra a cui partecipavano un centinaio di persone. Il bilancio fanno sapere i carabinieri di Vittorio Veneto, è di 4 morti e 4 feriti gravi. Le vittime sono Fabrizio Bortolin, 48 anni di S.Lucia di Piave, Maurizio Lot, 52 anni di Farra di Soligo, Luciano Stella, 50 anni, di Pieve di Soligo, Giannino Breda, 67 anni di Falzè di Piave. Un’altra ventina di persone è rimasta ferita in maniera non grave. L’esondazione sarebbe stata provocata dallo scivolamento nel torrente di materiali vario, tra cui numerose rotoballe di fieno che hanno provocato un effetto “tappo”, ostruendo il corso del torrente e determinandone lo sversamento. Lo si apprende dal Corpo Forestale dello Stato che sta lavorando a questa ipotesi investigativa.

La dinamica - Secondo la ricostruzione del Soccorso alpino, l’improvvisa tempesta di pioggia che ha investito la zona del Molinetto della Croda ha ostruito la passerella e il ponte soprastanti che hanno fatto da tappo con il materiale accumulato, per rilasciare in un attimo tutta l’acqua, che si è riversata nello spiazzo a lato della strada, sul parcheggio e sul tendone dove si stava svolgendo la festa. La maggior parte dei presenti è riuscita a mettersi in salvo, ma chi si trovava sotto la struttura, crollata, è stato trascinato a valle. In particolare, dai controlli effettuati in mattinata dalla Forestale, “l’esondazione pare sia stata provocata dallo scivolamento nell’alveo del torrente di materiali vari a causa delle ingenti precipitazioni e in particolare risulta che il Lierza sia stato ostruito anche da numerose rotoballe di fieno che hanno provocato un effetto ‘tappo’ col successivo sversamento dell’enorme mole di acqua, fango e detriti”.

I soccorsi – Dalle 21.55 di ieri alle 4.45 di questa mattina, 57 soccorritori delle Stazioni di Prealpi Trevigiane, Pedemontana del Grappa, Belluno, Alpago e Longarone e la Stazione speleo Veneto Orientale sono intervenute sul posto. Sulla zona si sono concentrati oltre 40 carabinieri e numerosi volontari hanno collaborato alle ricerche cercando di dare conforto alle persone coinvolte nell’evento. Molti dei partecipanti alla festa sono stati allontanati con ambulanze, mezzi militari e con auto di amici e parenti che, appresa la notizia, si sono precipitati sul luogo della tragedia.

Eco coel ke scrive el fanfe panpe fonfo de Steła, ognora, dagnora, senpre, ... contro ła so xente veneta, mai kel diga ke ła colpa ła xe de łe rapine de soranetà e de skei del stado tałian e de li tałiani (anca veneti ma tałianixà) a naltri veneti, ke se ghesimo ła nostra soranetà co la so responsabełetà e tuti łi skei nostri a saresimo come ła Xvisara e a podarisimo sistemar par ben łe nostre robe e ła nostra tera e verghene de pì rewardo:


Gli assalti alla natura e la bomba d’acqua: genesi di una strage
Palazzo Chigi: 1,1 miliardi per la sicurezza.
Ma denunce sono state fatte da geologi, ambientalisti e giornali.
E ora un’inchiesta sul peso degli errori umani
di GIAN ANTONIO STELLA

http://www.corriere.it/cronache/14_agos ... edee.shtml

Solo fatalità? No: era già tutto scritto, annunciato, provato da altre frane. Se non fosse caduta la «bomba d’acqua», ovvio, il tendone della sagra non sarebbe stato spazzato via. Ma la strage di Refrontolo è figlia anche (anche) degli assalti al territorio. Come l’abbattimento dei boschi per fare spazio alle vigne del «Prosecco-shire».(Nella foto, il torrente Lierza in piena al Molinetto della Croda di Refrontolo, dove sono morte 4 persone l’altra notte). Davanti alla spianata di fango, il governatore Luca Zaia ha tracciato un parallelo con il Vajont. Giusto. Ma non solo nel senso emotivo che intendeva lui. Anche allora, cantò Alberto D’Amico («Xe sta na note che ‘l Signor / ga vudo un palpito de cuor / el monte Toc se ga spacà / el lago in cielo xe rivà...») la sorte ci mise del suo. La catastrofe, però, fu ingigantita dagli errori umani.

L’inchiesta della magistratura trevisana dirà se e quanto abbiano pesato, stavolta, superficialità, sciatterie e distrazioni nella tutela di un territorio esposto al rischio idrogeologico. Ma se è vero che «del senno di poi sono piene le fosse», stavolta decine e decine di denunce sono state fatte da geologi, ambientalisti e giornali «prima». In tempi non sospetti.
Basti leggere queste righe tratte da un articolo di Daniele Ferrazza su La tribuna di Treviso di un anno e mezzo fa: «Ad ogni inverno, con le prime piogge, in queste colline della Pedemontana si registrano smottamenti e movimenti franosi di ogni tipo. Solo nell’inverno del 2010, quando in tre giorni sono caduti 300 millimetri di pioggia, tra Borso del Grappa e Vittorio Veneto si sono aperte un centinaio di frane. In tutta la provincia di Treviso le frane censite dal progetto Iffi sono 523, ma l’elenco si allunga ogni giorno». Non è il quadro di un territorio normale. Ma fragile.
Quale sia la situazione generale è noto. Dice lo studio «Societal landslide and flood risk in Italy» pubblicato sul «Natural Hazard and Earth System Sciences» che nel periodo 1950-2008 l’Italia ha subito 967 eventi franosi e 613 eventi alluvionali con 3.868 morti per le frane e 1226 per le alluvioni. In questo contesto, la pedemontana veneta è particolarmente esposta. E ogni intervento invasivo sull’ambiente modellato dalla natura nei millenni dovrebbe essere pensato e ripensato settanta volte sette: guai a sbagliare. Guai.
Eppure, nel marzo 2013 il consigliere regionale leghista Andrea Bassi annunciava trionfante un «ritocco» alle norme (già insufficienti) che tutelavano i boschi: «Con l’emendamento al Bilancio regionale andremo a recuperare ad area agricola tutte quelle zone finora considerate boschive da una vetusta («vetusta»!, ndr ) legge regionale, ma che semplicemente recependo un decreto Monti possono essere piantumate e rivalutate dal punto di vista produttivo». Obiettivo: moltiplicare le «aree terrazzate vitivinicole». Di più: fino a un tetto di 10 ettari, un bosco poteva ora essere abbattuto e rimpiazzato da un vigneto senza neppure la Via, la valutazione di impatto ambientale.

Inutilmente si levò un coro: «Fermi, è rischioso!» Niente da fare. Poche settimane dopo il giornale on-line Trevisotoday titolava: «Bosco tra Refrontolo, Tarzo e Cison raso al suolo per i vigneti». E spiegava che il Corpo forestale di Valdobbiadene aveva «effettuato un’ispezione dopo aver ricevuto la segnalazione di un escursionista e albergatore di Refrontolo, che per primo ha documentato quanto stava avvenendo sulle colline del Molinetto della Croda». Prendete nota: la zona del disastro di sabato sera. E proseguiva ricordando come l’anno prima «quaranta ettari del bosco intercomunale» fossero stati «venduti all’asta dalla Comunità Montana delle Prealpi Trevigiane ad una cantina vinicola di Valdobbiadene per 225mila euro».
Totale: 56 centesimi al metro. Spiccioli, in confronto a quanto costano, sostiene Ferrazza, i terreni vinicoli che possono esserne ricavati: «Da queste parti il prosecchista conta più di un banchiere. Qui un metro di terra vale dagli 80 ai 120 euro (180 se nel colle di Cartizze): tre volte un terreno industriale».
Va da sé, accusa l’eurodeputato pd Andrea Zanoni, deciso a presentarsi oggi in Procura con un malloppo di documenti, che «le colline della Marca non solo vedono i loro boschi rasi al suolo ma vengono rimodellate in base alle esigenze della coltivazione con degli interventi massicci di potentissime ruspe» con lo stravolgimento dei loro profili «formati da madre natura in centinaia di migliaia di anni».
Risultato? «Il risultato di queste liberalizzazioni sono vaste aree di collina coltivate con nuovi vigneti incapaci di assorbire le quantità d’acqua che un bosco con le sue piante centenarie riesce ad assorbire; in un vigneto l’acqua assorbita, specie se si tratta delle coltivazioni di nuovo impianto, è pressoché nulla. Tutta quest’acqua non più assorbita dai boschi delle colline va pertanto a confluire nei corsi d’acqua naturali che madre natura, con milioni di anni, aveva dimensionato per quantità d’acqua di gran lunga inferiori».

Una tesi che ieri mattina pareva convincere anche la Forestale: «La particolarità del territorio caratterizzato da colline coltivate a vigneti, si tratta infatti della zona del Prosecco, è quella di non offrire grande resistenza in caso di piogge incessanti». Al pomeriggio, retromarcia: «Tutto lascia supporre che proprio la inusuale e smodata quantità di precipitazioni estremamente concentrata nel tempo e nello spazio...» Insomma, le terrazze di vigneti, peraltro bellissime, non c’entrano...
La tesi dei «prosecchisti»: «La presenza dei vigneti è una garanzia di sicurezza in più, perché le acque sono regimentate e la manutenzione è rigorosa e costante», ha detto al Corriere del Veneto Innocente Nardi, presidente del consorzio dei produttori, «Un bosco non gestito non ha una capacità idraulica paragonabile». Ha ragione? Ha torto? Battaglie di periti in vista.
Il paradosso, accusano gli ambientalisti, è che «l’industrializzazione del Prosecco» ha costretto due anni fa il Consorzio del Doc ordinare alle cantine di stoccare il 10% del prodotto così da ridurre l’offerta «in modo che il prezzo della bottiglia non calasse troppo»...
«Prevedere un fenomeno così violento e improvviso era impossibile», ha spiegato ieri Luca Zaia. Vero. Non c’è meteorologo al mondo, per ora, che possa lanciare l’allarme su una «bomba d’acqua» in arrivo. Se capita, capita. Il rispetto per la natura «prima», però, è obbligatorio. Tanto più là dove le frane hanno già colpito spesso. E duramente.


la tragedia di Refrontolo e il ritorno dei pataccari
http://www.millevigne.it/index.php/blog ... -pataccari

Molinetto della Croda, comune di Refrontolo, zona del Prosecco.
Una festa di paese organizzata in un luogo insicuro, praticamente nell'alveo di un torrente, già lambito da un'alluvione in febbraio; e questo in presenza di previsioni del tempo minacciose e con un suolo già impregnato di acqua dalle abbondanti piogge dei giorni precedenti. Nessuno temeva il peggio, ma il peggio è arrivato e si è portato via quattro vite, con la piena improvvisa del torrente Lierza.

Mi aspettavo da parte dei media una condanna della superficialità con la quale le autorità preposte hanno ritenuto quell'area "sicura". Se per pervenire a questa brillante conclusione il Comune ha consultato un geologo, vorrei conoscerlo e guardarlo nelle palle degli occhi: ma forse non lo ha ritenuto necessario. Mi aspettavo, dunque, che si spendesse qualche parola su come la prima e più importante forma di prevenzione sia quella di "non esserci", da parte dell'uomo, nelle zone soggette a catastrofi naturali. Luoghi dove è bene non costruire, non abitare, non produrre e nemmeno organizzare feste.

Invece molta stampa e qualche ecologista da salotto non ha trovato di meglio che dire che è tutta colpa dei vigneti di Prosecco, improvvidamente piantati dove prima c'era il bosco Caccia ai colpevoli, scoop, sensazionalismo, pseudo-scienza, nessuna analisi seria dei fatti e delle cause. Un tipico caso di quello che gli anglosassoni definiscono "yellow journalism", giornalismo giallo:in italiano potremmo tradurlo, usando i colori più vivi della nostra lingua, come "pataccaro".

Devo dire che anch'io ho disapprovato, più di una volta, l'eccessivo ampliamento della viticoltura del prosecco, ma in questo caso i vigneti non c'entrano niente. A monte di Molinetto della Croda non ci sono praticamente vigneti, prevalgono nettamente i boschi. Inoltre i vigneti di prosecco, sorpattutto in zone declivi, sono tutti inerbiti, per cui l'azione di rallentamento delle acque meteoriche è comunque assicurata, anche se non al livello di un bosco. Ben diverso è il caso dei suoli lavorati e, soprattutto, di quelli cementificati.

Per le organizzazioni agricole l'agricoltura è sempre un presidio del territorio, mai una sua compromissione: questa tesi è vera spesso, ma nei fatti le cose sono un po' più complicate. Dipende da quale agricoltura, ed è sicuramente improbabile che sbancare versanti boscosi per coltivarli possa giovare in qualche modo all'equilibrio idrogeologico. Quello che è certo è che il territorio cementificato e asfaltato è sempre un danno all'equilibrio idrogeologico. Ma nel caso di Refrontolo nessuna delle due spiegazioni é valida.

Il fatto è che l'uomo, nella sua presunzione, pensa di vivere in un tempo sospeso tra un'era geologica e l'altra. Invece tra le ere non c'è soluzione di continuità, viviamo sempre nel pieno della trasformazione del territorio: le montagne e le colline vengono erose a valle, e le pianure si formano dalle alluvioni, come è sempre accaduto. Ora un po' più in fretta di prima, a causa della tropicalizzazione del clima e dei danni fatti dall'uomo all'equilibrio dei versanti.

Per limitare i rischi occorrono lavori di messa in sicurezza su tutto il fragile territorio italiano, decisamente più urgenti di varie grandi opere, raddoppi autostradali, svincoli chilometrici e altre opere di dubbia utilità ma di sicuro impatto negativo sull'equilibrio idrogeologico; ma soprattutto, come ho già scritto, occorre "non esserci" laddove il rischio esiste, perché di fronte alle forze che la natura può mettere in gioco in molti casi, o meglio in molti luoghi, non c'è altra difesa che essere altrove, in luoghi più sicuri.
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Re: Lierza (*Liersa/*Lierxa?)

Messaggioda Berto » mer ago 06, 2014 9:39 am

???

L’edronemo Lierza a naxo el dovaria partegner a sta granda fameja:

Ixarco, Ixere, Isara, Sarca

Immagine
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... ra-191.jpg

Immagine
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... Ixarco.jpg


Serio, Serioła/Sariol, Sercio/Auser, Aiser, Sarno, Saar, Sars, ... Sernja/Sernaglia, Cernaia, Cernusco, ... Ixarco, Ixer/Isara, ... Ozzeri, Ozieri, ... Ozero, Jozero, Jezioro, Jezero, Jazero, (Jexolo ?), ... Zero, Zeriolo e Zerra (Xeriol e Xera), Cervio, Cervo, Cervia, Cervignano, Cervarexe, ...
https://docs.google.com/file/d/0B_VoBnR ... twMmc/edit

Lari, Lario, Larione, Larino, Lariano, Lora, Loria, Lorina, Loreja, Loreto, Loira, Liri, Lira, Liroxa, Lura, Luria Lutrano, ...
https://docs.google.com/file/d/0B_VoBnR ... tqOU0/edit



Liersa (Lierza) = *Liversa/*Litersa ???

Cfr. co : Livergon, Liviera, Livensa (Livenza), Lierna sol Lario, ... (???)

Allier
http://it.wikipedia.org/wiki/Allier_(fiume)
L'Allier (in occitano Alèir) è un fiume del centro della Francia, principale affluente della Loira per lunghezza, che ha dato il proprio nome al dipartimento dell'Allier.
Anticamente Elaver, il nome viene dal ligure el (albero) + ar (fiume al cui valle è in forma di pianura), con il significato di fiume degli alberi, senza dubbio perché utilizzato nella fluitazione del legname.
http://upload.wikimedia.org/wikipedia/c ... Allier.JPG

Allia
http://it.wikipedia.org/wiki/Allia
Allia è un piccolo fiume, affluente del Tevere, noto per essere stata sede di una battaglia fra i Romani e i Galli Senoni nel 390 a.C. (o 388 a.C.)

Allia da Albia ???

Albio, labio, Alba, Albia, Albione, Elba, Alpi, alpago, alveo, ...
https://docs.google.com/file/d/0B_VoBnR ... g3UDg/edit



cfr. co i kinomi-toponemi françoxi: (???)

Liers
http://fr.wikipedia.org/wiki/Liers
Lierneux
http://fr.wikipedia.org/wiki/Lierneux
Liergues
http://fr.wikipedia.org/wiki/Liergues
Leers
http://fr.wikipedia.org/wiki/Leers
Lier/Lierre
http://fr.wikipedia.org/wiki/Lierre_(Belgique)
Lierschied
http://fr.wikipedia.org/wiki/Lierschied
Leersum
http://fr.wikipedia.org/wiki/Leersum
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Re: Lierza (*Liersa/*Lierxa?)

Messaggioda Berto » mer ago 06, 2014 10:35 am

Dapò se pense a łe tere e a łe çità desfà da l’acoa de łi fiumi, de łi torenti e del mar e coerte dal mastego, dal paltan de crea, da ła jara e da ła mota sabioxa e salsa, longo łi miłegni:

Altin, Akiłeja, Metamauco, Aguntum ente l'Aostria e tanti altri:

Akileja, Aquleia
viewtopic.php?f=45&t=317&p=1044#p1044

Altin (etimołoja)
https://docs.google.com/file/d/0B_VoBnR ... ZybjQ/edit

Medoacos, Meduna, Medola/e, ... Metamauco, Metauro...
-meola, , -mego, -maza, -macia, -mede, -mide, -maize, -mato, ...

https://docs.google.com/file/d/0B_VoBnR ... 00Mjg/edit
viewtopic.php?f=151&t=498
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Re: Lierza (*Liersa/*Lierxa?)

Messaggioda Berto » gio ago 21, 2014 8:15 am

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