Puponei ego rakoi ekupetaris

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Messaggioda Berto » gio giu 12, 2014 8:08 pm

puponei ego rakoi ekupetaris
viewtopic.php?f=89&t=891


(Pa 1, pria o steła foneraria ?)
-pupon.e.i eχorako/.i e.kupeϑar.i.s

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http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... veneta.jpg

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http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... min286.jpg

Immagine ???
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... uponei.jpg

Immagine ???
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... /rakoi.jpg


Cfr. co graikoi

(Este 76 - orna çineraria atestina)
-fougotagraikoiveskes’
fougota graikoi veskes
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: puponei ego rakoi ekupetaris

Messaggioda Berto » gio giu 12, 2014 8:09 pm

L’arna o oca (?) ke ła vien oferta da ła dona a l’omo co l baston, encarnała l’enema del morto (come ke pensa ła Fogolari) o xeła na vitima, na oferta da segrefar?

e l'omo xelo RAKOS el morto, come ke pensa la Fogolari o xelo on pope adeto a l sagrefar ?



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http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... ri-100.jpg

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http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... ta-oca.jpg

La par pì n'arna ke n'oca!
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Re: puponei ego rakoi ekupetaris

Messaggioda Berto » gio giu 12, 2014 8:09 pm

(Da: Le origini della cultura europea, di Giovanni Semerano; da pag 292 a pag 298)

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http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... /kw-41.jpg


Il sacerdozio

La funzione specifica dei Druidi, come osservò Le Roux, era quella sacrificale e senza la loro prestazione ogni sacrifico era irrito (Diodoro Siculo, V, 31).

L’etimologia di Druidi è stata affrontata sempre соn grande corredo filologico e storico non pari al risltato.
Druides di Cesare fu accostato all’irlandese drúi, drái, gaelico draoí degradato semanticamente a “stregone”.
Come é noto, Plinio (Nat. hist. XVI, 249) ha orientato l’etimologia: dа δρũς “quercia” in quanto essi nulla hаnnо di più sacro del vischio dell’albero che essi identificano con la quercia. Ма il passaggio semantico da vischio, quercia a sacerdote e magistrato o stregone è arduo.
Metterebbe conto accennare alla vecchia etimologia di Thurneysen (Keltоrоmаnisсhеs, Halle, 1884) che propose la radice vid-, uid “conoscere” con la componente di un dru- intensivo.
Tale sistema di ricerca fu ricalcato da C. J. Guyonvarc’h e ritenuta ineccepibile da Le Roux.
Comunque, il folklore dei popoli nordici d’Europa ha celebrato la sacralità del vischio, come ancora gli Scandinavi e gli Inglesi.

I Druidi serbarono tale culto e solennizzarono la cerimonia in cui ne coglievano al sesto giorno della luna.
Plinio (Nat. hist., ХVI, 249-251) ha colorito il rito del druida biancovestito con falcetto d’oro, intento a tagliare i sacri germogli che cadevano nel bianco drappo.
Il vischio lo abbiamo ritrovato nel mito di Balder.

Gli elementi mantici dei Celti, la quercia sacra dal cui nome greco Plinio fa derivare la denominazione di druidi, richiamano il centro oracolare preellenico di Dodona, ove lo stormire delle querce era trascritto dal sacro esegeta in voleri della dıvınità.

Con Ζεũ Δωδωναĩε ha inizio la fervida preghiera di Achille (IL.,XVI, 233) e al dio di Dodona andrà a chiedere Ulisse notizie circa il ritorno alla sua Itаса.

La pelasgica divinità dodonea rivive nei culti celtici.
Ma tutto questo può servire solо per chiarire la tendenza a vedere nella voce druidi la presenza di δρũς “quercia” e a spiegare l’esagerazione più volte avvertita nel dare importanza al rito del vischio.
Ciò che non occorre dimenticare, per definire chiaramente lа figura dei druidi è il valore di questa denominazione, la loro nobile funzione, innanzitutto di educatori, di maestri ai quali i giovani vengono affidati per lungo tempo, tanto che si instaurano vincoli di affinità, di рarentela tra discepoli еd educatori dа giungere alla trasmissione del nome e alla successione ereditaria.

Il santuario di Мona (Anglesey) in Вritannia è il centro di un perfezionamento di istruzione dei Celti e sarà anche di resistenza alla penetrazione romana.
Il druida Cathbad, in Irlanda, educa una classe di giovani alle virtù civili.
I druidi in Gallia, e già prima anche in Irlanda, esercitano il potere giudiziario, sono medici, indovini e conoscono le virtù delle erbe salutari.
Е perciò la base del nome i questi notabili “saggi della comunità” si deve riconoscere in una parola cosi comune alla toponomastica celtica: druida ha per base la voce dūrum col senso di “città”, oppidum, corrispondente ad accadico dūrum (‘city wаll, fortress’); la terminazione -ida che da il valore di “saggio”, corrisponde аd accadico idûm (‘to knоw, to be experence’), uddûm (‘to inform, to reveal’), edûm (notabile, ben famoso, conosciuto, ‘well- known, renowned, notable’), wudū (mudū: ‘knowing, experience , wise’ ; ‘wissend, weise’), tutte voci della stessa base.

La voce vates, οÙάτεις, di Strabone (IV, 4, 4), μάντεις di Dıоdоrо Siculo (V, 31, 3) [nota: Diodoro gli considera φιλόσοφοι e θεολόγοι (Posidonius, F 116, p. 305 Jacoby), con cui si designano gli stessi operatori rituali interpreti della divinità, si identificano nella parola awāti (amāti) genitivo di accadico awātu (amātu : parola divina, ordine, decisione, ‘command, order, dеcisiоn referring to gods, to specific divine acts’) il cui verbo è accadico ’wu, awûm (parlare) : le forme awāti (vates), amāti (μάντις) presuppongono un determinativo šu o ša (lett.: «quello della pаrola divina”).
La nasalizzzione della -t- di amāti in μάντις é suggerita dalla forma accadica āmânû (colui che parla, ‘talker’) della stessa base ’wū.
Lа denominazione euhage trasmessa da Ammiano Marcellino (XV, 9, 8) con le connotazioni specifiche di « scrutantes sublimia, leges naturae pandere conabantur internas », ritenuto un errore di lettura i οÙάτεις (Aly, 456 sgg., si chiarisce come una comunità di sapienti religiosi: accadico еmqu-аḫu (sapiente confratello) da accadico emqu (ewuq-, saggio, ‘wise’) e aḫu (‘colleague, associate’), plurale aḫḫu.

Il nome del sacrificio pagano, idpart, idbart, edpart, aperth, bretone aber(z) fu chiarito come” da *ate-, prefisso intensivo, e -berta, da una radice col senso di portare” (Le Roux).
Tutto questo è gratuito ed ha bisogno di una grande fede per essere creduto.
La voce idpart identifica l’ostia, l’olocausto, l’offerta sacrificale col segno numinoso che vi verrà scorto : *ate- corrisponde in realtà аd antico accadico ittu, assiro ettu, ebraico ōt, aramaico ātā (‘omen, ominous sign : from the base itta-, idat-’ CAD, 7, 304 sgg.) e il presunto -berta corrisponde in realtà ad accadico bārûtu (‘act of divination, craft of the diviner’) da bārû diviner’.




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popa, ae, m.,
popa, vittimario, sacerdote sacrificatore di rango inferiore, che aveva cura del fuoco, dell'incenso, del vino, del sale ecc., e conduceva la vittima all'altare ove l'abbatteva senza scannarla (compito del cultrarius), CIC. Mil. 65; PROP. e a.; come appos., popa venter, ventre di sacrificatore = grosso ventre, PERS. 6, 74
[voce etrusca].

popanum, i, n., focaccia per sacrifici, IUV. [gr.].

popina, ae, f.,
1 bettola, osteria, taverna, PL., CIC. e a.;
2 cibi da osteria, CIC.
[cf. coquina].

popinalis, e, agg.,
da o di osteria, COL.; luxuria popinalis, bagordi delle osterie, APUL.
[popina + -alis].

popinarius, ii, m., oste, bettoliere, LAMPR. e a. [popina + -arius].

popinator, oris, m., frequentatore di bettole, o, forse, bettoliere, MACR. [popinor + -tor].

popino, onis, m., frequentatore di taverne, taverniere, crapulone, HOR. e a. [popina + -o1].

cultrarius, ii, m., scannatore delle vittime, SUET. Cal. 32, 3 [culter + -arius].

cultrix, icis, f.,
1 coltivatrice, CIC. Fin. 5, 39;
2 abitatrice, CATULL., VERG. e a.; anche di cose, PERS. e a.;
3 adoratrice, LACT. e a.

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http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... 1/popa.jpg

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http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... um-392.jpg

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http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... os-249.jpg


Pope

http://xref.w3dictionary.org/index.php?fl=en&id=38199


http://en.wikipedia.org/wiki/Pope_(disambiguation)
http://it.wiktionary.org/wiki/pope (???)

http://en.wikipedia.or g/wiki/Pope
http://en.wikipedia.org/wiki/Pope_Theod ... Alexandria
http://en.wikipedia.org/wiki/Coptic_Orthodox
http://en.wikipedia.org/wiki/Patriarch_ ... Alexandria

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http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... aveneg.jpg
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Re: Puponei ego rakoi ekupetaris

Messaggioda Berto » gio giu 12, 2014 9:39 pm

Ekupetaris

viewtopic.php?f=89&t=146

Ostie, ostiar/ostionar, ostreghe, bastieme, sacramenti, raxie, sarake, porki, straèke, ...
https://docs.google.com/file/d/0B_VoBnR ... M2Z1U/edit
Immagine

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http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... olabra.jpg

Magleton, mactare, mola, adolenda
https://docs.google.com/file/d/0B_VoBnR ... V4M0k/edit
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Copar, couper, secar, segar, secia
https://docs.google.com/file/d/0B_VoBnR ... dXck0/edit
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Re: Puponei ego rakoi ekupetaris

Messaggioda Berto » gio giu 12, 2014 9:55 pm

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Re: Puponei ego rakoi ekupetaris

Messaggioda Berto » sab lug 05, 2014 8:30 pm

Immagine
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... ta-oca.jpg

Pì ke n'oca o n'arna (come ke dixea ła Jułia Fogołari), ła par mejo na cołonbina:

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http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... lomba1.jpg




Cosa gała ente ła man sanca sta dona?
viewtopic.php?f=171&t=909

Do fuxi come ke ga scrito ła Jułia Fogołari?
Xełi do o xełi tre e se łi fuse do parké?

http://it.wikipedia.org/wiki/Moire_(mitologia)

Fate, Moire, Parke, Norne, Matronae, Angoane
Pora Reitia Sainatei Vebelei
https://docs.google.com/file/d/0B_VoBnR ... dtd1U/edit

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Re: Puponei ego rakoi ekupetaris

Messaggioda Berto » dom lug 20, 2014 9:36 am

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Re: Puponei ego rakoi ekupetaris

Messaggioda Berto » mar ago 05, 2014 8:59 am

http://kenoms3.altervista.org/altorenot ... rdismi.htm

Il parroco Fumagalli ricorda questa tradizione nella Valle del Randaragna:

"LA FESTA DELLE PALME: Più che celebrare l'ingresso trionfale di Gesù in Gerusalemme, accolto dalla folla con i rami di palma e al grido: "Osanna al Figlio di Davide, benedetto Colui che viene nel nome del Signore", la comunità boscaiola, pur avendo presente questo fatto, sembra celebrare un altro avvenimento dell'Antico Testamento. Più che festa delle Palme è festa dell'Ulivo. Noi sappiamo che l'ulivo è simbolo di pace e di vita. "Avendo noi aspettato altri sette giorni Noè mandò fuori dall'arca la colomba la quale ritornò a lui verso sera portando nel becco un ramo di ulivo con verdi foglie. E Noè capì...". La presenza della gente a questa festa, ancor oggi è più massiccia che non il giorno di Pasqua. Anticamente poi in questo giorno, come attesta l'elenco ricordato nel 1718, oltre che messa cantata e il 'Passio solenne ad usum religionis', il predicatore parlava del Purgatorio. Questo accostamento con la festa dell'Ulivo non è puramente gratuito, ma ha un suo preciso significato: la morte è il passaggio ad una altra vita; le Anime del Purgatorio un giorno potranno godere della nuova vita" (P.A. CIUCCI- D. FUMAGALLI, "Una Valle da scoprire. Valle del Randaragna dell'Alta Val del Reno, Bologna, 1981, p. 210).

Una citazione, oltreché singolare, di enorme interesse perché ci consente di rintracciare nella memoria collettiva di questa festività non solo la sopravvivenza del rito arboreo germanico - longobardo (rappresentato dall'ulivo), ma anche la sopravvivenza del rituale della "pertica" (rappresentato dalla colomba):

"Nella cultura longobarda le perticae erano praticamente lunghe aste sormontate dalla riproduzione di una colomba: quando una persona moriva lontano da casa oppure risultava dispersa in battaglia e quindi non si poteva celebrare il funerale, i famigliari al posto della sepoltura piantavano nel terreno una di queste aste con la colomba, orientata verso il punto in cui si pensava fosse morto il proprio congiunto" (S. ROVAGNATI, I Longobardi, Xenia, Milano, 2003, p. 102).

"Si quis enim in aliquam partem aut in bello aut quomodocumque extintus fuisset, consanquinei eius intra sepulcra sua perticam figebant, in cuius summitate columbum ex ligno factam ponebant, quae illuc versa esset ubi illorum dilectus obisset" (P. DIACONO, "Historia Longobardorum", V, 34).

Del resto anche i luoghi di culto cristiani nascondono appena una più antica realtà sacra di tipo arboreo celtica o germanica (es: la Madonna dell'Acero e la Madonna del Faggio). Anche il cosiddetto "Miracolo della Quercia" all'origine della processione del Venerdì Santo a Quarrata (P. DE SIMONIS - C. ROSATI, "Atlante delle tradizioni popolari nel pistoiese", M&M Artout, Pistoia, 2000, p. 78)sembra fatto apposta per esorcizzare e cristianizzare antichi riti germanici di adorazione degli alberi (in tema di coincidenze segnaliamo che per Frazer il culto di Baldr / Baldur e quello della quercia tendono ad identificarsi. cfr. J. G. FRAZER, "Il ramo d'oro", Newton Compton Editori, Roma 1999, p. 734).
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Re: Puponei ego rakoi ekupetaris

Messaggioda Berto » mer dic 03, 2014 10:32 am

rakoi

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http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... filius.jpg

Madderakka
Immagine
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... akka-c.jpg


Forse el cognome Rakas el se liga a ste voxi,

cfr. co çelto *wraki, gaƚexe gwraig, *wrakka, irlandexe fracc, ...
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Re: Puponei ego rakoi ekupetaris

Messaggioda Berto » mar mar 17, 2015 11:59 am

Cosa gała ente ła man sanca sta dona?
viewtopic.php?f=171&t=909


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Ke robi xełi sti kì ke ła ga ente ła man sanca?
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