Gli Sciti e la canapa - The Scythians and the hemphttp://samorini.it/site/archeologia/asia/sciti-canapaAl nome “Sciti” (Skythai) utilizzato dagli antichi Greci corrisponde un insieme di tribù nomadiche che vissero fra il VII secolo a.C. e il III secolo d.C. attorno al Mar Nero. A queste popolazioni viene oggi dato il nome di Sciti europei o del Ponto. L’origine di queste popolazioni è stata alquanto dibattuta fra gli studiosi, sebbene vi sia oggi concordanza in una loro origine asiatica. Il fulcro regionale dei proto-Sciti è probabilmente da ascrivere alle estese regioni degli Urali meridionali e delle zone del Mar Caspio e del Lago d’Aral, e vi sono evidenze per strette relazioni e genesi culturali con le antiche Culture Kurgan dell’Asia centrale.
I Greci incontrarono gli Sciti del Ponto a partire dal VII secolo d.C. nel corso della loro colonizzazione del Mar Nero. Erodoto, che scrisse le sue Storie attorno al 500 a.C., descrisse ampiamente la storia e i costumi di queste popolazioni scitiche. In un suo famoso passo riportò l’uso della Cannabis da parte degli Sciti, internamente a una cerimonia di purificazione eseguita dopo la sepoltura di un re:
“Compiuta una sepoltura, gli Sciti si purificano nel seguente modo. dopo essersi unto e deterso il capo, al corpo fanno questo: piantati tre pali inclinati l’uno verso l’altro, vi stendono sopra tutt’intorno coperte di lana e, stringendole il più possibile, gettano pietre arroventate in una conca posta in mezzo ai pali e alle coperte.
Nasce presso di loro una pianta di canapa, assai simile al lino fuorché per spessore e grandezza: da questo punto di vista la canapa supera di molto il lino. Essa nasce sia spontanea sia seminata, e i Traci ne fanno anche vesti assai somiglianti a quelle di lino, e chi non fosse assai esperto non potrebbe distinguere se sono di lino o di canapa; chi poi non conosce ancora la canapa, riterrà senz’altro che la veste sia di lino.
Gli Sciti dunque, dopo aver preso semi di questa canapa, si introducono sotto quelle coperte, e poi gettano i semi sopra le pietre roventi. Il seme gettato fa fumo ed emana un vapore tale che nessun bagno a vapore greco potrebbe vincerlo. Gli Sciti mandano urla di gioia soddisfatti da questo bagno, perché non si lavano il corpo con acqua” (Plinio, Historiae, IV, 73(2)-75, nella traduzione di Augusta Izzo D’Accini, 1984, Mondadori, Milano, vol. 2, pp. 253-5).
Le ricerche archeologiche parrebbero aver confermato questa particolare pratica di uso della canapa. Nel sito archeologico della valle del fiume Pazyryk, nelle montagne dell’Altai orientale e a un’altitudine di 1600 metri sul livello del mare, sono state portate alla luce alcune decine di tombe a tumulo (kurgan), risalenti al 500-300 a.C. Queste tombe, appartenenti al ciclo culturale dei “Grandi kurgan dell’Altai”, si sono conservate nel ghiaccio e sono in relazione con le popolazioni scitiche asiatiche. Nel kurgan di Pazyryk 2, scavato nel 1947-48 da Sergei Ivanovich Rudenko, vi erano seppellite le mummie di una donna e di un uomo, quest’ultimo un probabile condottiero dell’età di circa 60 anni. Come in tutte le inumazioni di Pazyryk e di altri kurgan eurasiatici, il cadavere veniva sottoposto a un trattamento di mummificazione prima della sepoltura, con estrazione del cervello mediante trapanazione cranica e di tutti gli organi interni e dei muscoli. Accanto ai resti di sette cavalli sacrificati nel corso del funerale e a diversi utensili, strumenti musicali, specchi, nella sepoltura dell’uomo di Pazyryk 2 è stato ritrovato un calderone di bronzo con due manici, che era stato coperto con della corteccia di betulla; nel suo fondo è stato ritrovato del feltro, mentre la parte superiore era stata riempita con delle grosse pietre. Fra queste pietre sono stati ritrovati semi di canapa, alcuni dei quali erano carbonizzati.
Alcuni dei semi di canapa ritrovati nell'inumazione maschile del kurgan di Pazyryk 2 (da Russo, 2007, fig. 8, p. 1635)
Al di sopra del calderone sono stati ritrovati sei pali che erano legati insieme nella parte superiore per formare una specie di struttura per una tenda a cui era probabilmente sospeso il calderone. Accanto al calderone sono state ritrovate rimanenze di una coperta di cuoio decorata con motivi animali e che era forse servita per coprire la struttura in modo da completare la tenda per permettere l’inalazione dei vapori dei semi di canapa.
Tripode sopra a un incensiere di rame, uno strumento per l’inalazione dei fumi di canapa. Pazyryk (Altai orientale, 500-300 a.C.) (da Popescu et al., 2001, fig. 134, p. 140)
In un altro angolo dell’inumazione è stata ritrovata un’ulteriore struttura a sei pali coperta con corteccia di betulla, sotto alla quale v’era un braciere rettangolare a quattro gambe e il cui interno era riempito di pietre e di altri semi di canapa (Rudenko, 1970).
Braciere di bronzo ritrovato nel kurgan di Pazyryk 2, contenente semi carbonizzati di canapa (da Jettmar, 1981, p. 532)
Una camicia associata all’inumazione dell’uomo di Pazyryk 2, conservatasi quasi integralmente, è risultata essere costituita da due tipi di tessuto, canapa e kendyr, quest’ultimo ricavato da una specie di Trachomitum, della famiglia delle Apocynaceae (Rubinson, 1990).
Camicia ritrovata nell'inumazione di Pazyryk 2, costituita di canapa e kendyr (da Charrière, 1979, fig. 320, rip. in Rubinson, 1990, p. 51, fig. 4)
Anche in un’inumazione dei kurgan del sito archeologico di Shumaevo, localizzato nel distretto russo di Tashlinsky della regione di Orenburg, al confine con il Kazakhstan, sono stati ritrovati semi di canapa all’interno di una faretra. L’inumazione appartiene alla cultura Sarmata tarda del secondo secolo d.C. (Morgunova & Khokhlova, 2006). Ulteriori evidenze del rapporto degli Sciti con la canapa sarebbero venute alla luce in Ucraina (Pashkevich, 1999). Ma la pratica di bruciare semi su dei bracieri potrebbe essere molto più antica della cultura scita; sono stati ritrovati semi di canapa carbonizzati in un’inumazione (tumulo n. 12) in un sito della cultura neolitica Kurgan a inumazioni a fossa (pit-grave) nei pressi di Gurbanesti, un villaggio distante una cinquantina di chilometri da Bucarest, in Romania, e datato attorno al 2000 a.C. (Rosetti, 1959: 801). Semi di capana sono venuti alla luce anche in un vaso collocato vicino alla testa di un’inumazione dell’Età del Bronzo nella regione settentrionale del Caucaso (Markovin, 1963, p. 98, cit. in Ecsedy, 1979, p. 45).
E’ stata suggerita l’ipotesi che le lastre di pietra a forma di montone, rinvenute in Siberia e nell’Asia centrale, erano forse altari portatili che servivano per bruciare semi e altri prodotti della Cannabis (Jettmar, 1964-65).
Nel passo sopra riportato Erodoto parla dei soli semi di canapa che venivano bruciati per produrre le esalazioni purificatrici, e nei resti archeologici sono effettivamente stati ritrovati solamente i semi di canapa. Non sono note proprietà inebrianti dei semi di questa pianta, e il rito scita descritto da Erodoto e confermato dagli scavi archeologici poteva aver avuto solamente scopi purificatori e non inebrianti. Tuttavia, la pratica di inalare i fumi dei semi bruciati di canapa comporta molto probabilmente la conoscenza degli effetti inebrianti dei fumi del resto della pianta e della sua resina.
Si vedano anche:
- La canapa nell’antica Cina
- La canapa nell’antico Egitto
- La canapa in Israele
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CHARRIÈRE GEORGES, 1979, Crafts of the Early Eurasian Nomads, Alpine Fine Arts Collection, New York.
ECSEDY ISTVÁN, 1979, The people of the pit-grave kurgans in eastern Hungary, Akadémiai Kiadó, Budapest.
JETTMAR KARL, 1964-65, The Slab with a Ram’s Head in the Rietberg Museum, Artibus Asiae, vol. 27, pp. 291-300.
JETTMAR KARL, 1981, Skythen und Haschisch, in: G. Völger (Hg.), Rausch und Realität, Köln, Rautenstrauch-Joest Museum für Völkerkunde, vol. 2, pp. 530-536.
MORGUNOVA N.L. & O.S. KHOKHLOVA, 2006, Kurgans and nomads: new investigations of mound burials in the southern Urals, Antiquity, vol. 80, pp. 303-317.
PASHKEVICH GALINA, 1999, New evidence for plant exploitation by the Scythian tribes during the early Iron Age in the Ukraine, Acta Palaeobotanica, suppl. 2, pp. 597-601.
POPESCU GRIGORE ARBORE, ANDREI ALEKSEEV & JURIJ PIOTROVSKIJ (cur.), 2001, Siberia. Gli uomini dei fiumi ghiacciati, Electa, Milano.
ROSETTI D.V., 1959, Movilele funerare de la Gurbăneşti. (r. Lehliu, reg. Bucureşti), Materiale şi Cercetari Arheologice, vol. 6: 791-816.
RUBINSON S. KAREN, 1990, The Textiles from Pazyryk, Expedition, vol. 32(1), pp. 49-61.
RUDENKO SERGEI IVANOVICH, 1970, Frozen Tombs of Siberia: the Pazyryk Burials of Iron Age Horsemen, University of California, Berkeley.
RUSSO B. ETHAN, 2007, History of Cannabis and its Preparations in Saga, Science, and Sobriquet, Chemistry and Biodiversity, vol. 4, pp. 1614-1648.
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http://samorini.it/site/archeologia/asi ... Q8IPt.dpufUso sacramentale della cannabis nella tradizione indoeuropeahttp://www.sostanze.info/node/4410La pianta di cannabis ha alle spalle una storia antica di utilizzo rituale come mezzo per raggiungere stati di meditazione profonda, per esaltare la coscienza e facilitare il raggiungimento della trance. E per questo motivo è stata impiegata in contesti religiosi in tutto il mondo antico.
Fu sicuramente una delle prime piante coltivate dall'uomo e poichè la sua area di origine è da ricercarsi nell'Asia Centrale, questa pianta ha conosciuto un diffuso uso da parte dei cosiddetti popoli indoeuropei (area turco altaega, mongola), stanziati anticamente in un'ampia fascia che va dall'Asia occidentale (India, Iran, Asia minore) fino all'Europa.
Per esempio uno dei più antichi (500 a.C.) e famosi riferimenti scritti sull'uso della pianta lo si ritrova in Erodoto (Storie, IV, 74-5) in cui a proposito degli Sciti (popolazione seminomade di origine iranica o turco-altaega?) si dice che dopo aver buttato semi di canapa sul fuoco fossero soliti inalarne il fumo, fino a diventare ebbri, come i Greci si inebriavano con il vino. E anche le ricerche archeologiche hanno confermato questa particolare pratica di uso di canapa per evidenti scopi inebrianti.
Altri riferimenti alla cannabis come sostanza psicoattiva si ritrovano anche nel filosofo greco Democrito (460 a.C.), che parla di una bevanda a base di vino, canapa e mirra, usata per produrre visioni.
E anche medici e scienziati del mondo antico come Dioscoride, Plinio, Galeno ed altri citano l'uso della canapa come inebriante.
L'etnofarmacologo Christian Rätsch afferma che probabilmente nella cultura germanica la pianta di cannabis fosse associata alla dea dell'amore e della fertilità Freya.
La cannabis sarebbe stata utilizzata anche dalla cultura di Hallstatt (Austria), di cui i Celti sarebbero eredi.
Ma è soprattutto in India che la cannabis ha svolto e continua a svolgere un significativo ruolo religioso.
L'uso tantrico della cannabis sorse in India attorno al VII secolo d.C. in base ad una mescolanza di dottrine e pratiche dell'Induismo Shivaita e del Buddismo tibetano.
Ci sono tre tradizioni indiane che derivano dall'antico culto vedico del Soma e che si intrecciano nelle pratiche tantriche: l'uso cerimoniale della cannabis, il concetto di bevanda-veleno come atto divino e le pratiche yoga.
L'uso cerimoniale della cannabis è attestato già nell'Atharva Veda e questa pratica è antica quanto quella vedica del soma. Mentre il soma era un sacramento, la cannabis (bhang) era considerata una pianta speciale usata per scopi magico-sciamanici. L'Atharva Veda cita il bhang insieme al soma, entrambe facenti parte delle cinque piante usate "per la liberazione dalla sofferenza".
In Tantric Cannabis Use in India Michael R. Aldrich scrive a proposito della cerimonia del Mahanirvana Tantra (che contiene una descrizione completa del rituale di consacrazione della Cannabis). Questa consiste nell'utilizzo di una piccola palla verde di bhang inumidito nel latte o nell'acqua; più frequentemente, almeno nell'India contemporanea, è un delizioso frullato di latte di cannabis saporito con mandorle, pepe, cardamomo, semi di papavero e altre spezie.
La droga viene purificata e consacrata attraverso la recitazione di specifici mantra e gesti magici, che portano il potere della Dea Kali nella Cannabis.
La cannabis è usata anche dai sadhu indiani come mezzo di illuminazione e di contatto con il divino.
Il chilum nella religione shivaita è una sorta di pipa in cui si fuma la cannabis e che viene impiegata per celebrare la gloria di Shiva.
Come nella religione cristiana il calice e l'ostia sono la comunione con il Divino, così per gli Shivaiti lo è il chilum. Il chilum è Shakti. Quello che brucia è Shiva. E prima di accendere il chilum gli shivati sono soliti enunciare i nomi di Shiva e della sua consorte Parvati. I mantra più conosciuti sono: Bom Shankar, Bolenat, Shambo, Alak Naranjan. O i luoghi delle sue dimore: Kailash, Kasi, ecc..
In una leggenda vedica si dice anche che il dio indiano Shiva trovò riparo all'ombra di una pianta di cannabis, ne mangiò le foglie e da allora ne fece il suo cibo preferito.
E nel rapporto della Indian Hemp Drugs Commission è riportato che:
"L'abitudine di adorazione della pianta della canapa, anche se non è così comune come quella di offrire canapa a Shiva e ad altre divinità Hindù, tuttavia sembrerebbe, dalle dichiarazione dei testimoni, esistere in parte in alcune province dell'India. La ragione per la quale questo fatto non è conosciuto generalmente può forse essere trovata in dichiarazioni come quella di Pandit Dharma Nand Joshi, che dice che tale culto è effettuato in segreto. Ciò può essere un'altra causa della smentita da parte della grande maggioranza dei testimoni indù di alcuna conoscenza dell'esistenza di un'abitudine di adorazione della pianta della canapa, in quanto l'Hindu istruito non ammetterà che adora un oggetto materiale, ma la divinità che esso rappresenta. (...)
C'è un passaggio citato da Rudrayanmal Danakand e Karmakaud nel rapporto sull'uso delle droghe della canapa nello Stato di Baroda, che mostra anche che il culto della pianta del bhang è incoraggiato negli Shastras. E' dichiarato così: "Il Dio Shiva dice a Parvati - 'Oh Dea Parvati, ascolta quali benefici derivano dal bhang. Il culto del bhang innalza il praticante alla mia posizione'. Nel Bhabishya Purana è dichiarato che nella tredicesima luna di Chaitra (marzo ed aprile) chi desidera vedere aumentare il numero dei suoi figli e nipoti deve adorare Kama (Cupido) nella pianta della canapa".
E secondo una leggenda indiana Indra, signore della folgore e del temporale, provando pietà per il popolo degli umani, regalò loro una bevanda a base di cannabis cosicché anch'essi potessero sperimentare le sue virtù: euforia, ampliamento delle percezioni, perdita della paura ed eccitazione sessuale.
Infine, nel mare magno delle speculazioni sull'identità del soma vedico e dell'haoma mazdeo (bevande sacre dalle proprietà inebrianti), qualcuno ha creduto che fossero ottenute da miscugli di cannabis, oppio ed efedra (
http://it.wikipedia.org/wiki/Ephedra).
Fonti : M. Aldrich - Cannabis e "veleni" nella pratica sessuale tantrica della Mano Sinistra; B. Parrella - Breve storia della cannabis; DrugLibrary - The Indian Hemp Drugs Commission Report; G. Samorini - Gli Sciiti e la canapa; G. Samorini - L'uso tantrico della cannabis in India; G. Samorini - Soma e Haoma; Kalimandir.it, Encarta.msn.com; Wikipedia.org
http://www.psiconautica.in/index.php?op ... i&Itemid=2LA CANAPA NELL'ANTICA CINA
di Giorgio Samorini
I dati archeologici hanno dimostrato che in Cina l'uso della canapa, per lo meno come fibra tessile, risale ad almeno l'8000 a.C.. Si tratta della documentazione più antica al mondo circa il rapporto uomo/cannabis. L'origine della coltivazione di questa pianta è probabilmente cinese.
Nel vasellame del sito neolitico di Yang-shao (provincia di Honan), datato al 6000-3500 a.C., sono state rinvenute impronte di tessuti tessili fatti con fibra di canapa. La cultura di Yang-shao si estese lungo la valle del Fiume Giallo verso il nord-est della Cina. L'analisi di depositi di pollini nel sito archeologico di Pan-p'o, nella provincia di Shensi, ha dimostrato la presenza di Cannabis (Li, 1974a).
Nell'antica lingua degli scritti chuan - prototipo dell'antico cinese - alla canapa era dedicato un articolato vocabolario, che partiva dal carattere ma, che sta per canapa.
L'antico scritto Pen-ts'ao Ching, attribuito al leggendario imperatore Shan-nung nel 2000 a.C. circa, fu compilato nel primo o secondo secolo d.C.
In esso è riportato che: "ma-fen [il frutto della canapa] se preso in eccesso produrrà la visioni di diavoli.
Se preso a lungo permette di comunicare con gli spiriti e di illuminare il proprio corpo" (Li, 1974b). Riferimenti bibliografici
LI HUI-LIN, 1974a, The Origin and Use of Cannabis in Eastern Asia. Linguistic-Cultural Implications, Economic Botany, vol. 28, pp. 293-301.
LI HUI-LIN, 1974b, An Archaeological and Historical Account of Cannabis in China, Economic Botany, vol. 28, pp. 437-448.
SCHULTES R.E., 1973, Man and Marijuana, Natural History, 82/7 : 59-63.
TOUW MIA, 1981, The Religious and Medicinal Uses of Cannabis in China, India and Tibet, Journal of Psychoactive Drugs, vol. 13(1), pp. 23-34.
fonte:
http://www.samorini.net