Cioxa (Chioggia/Clodia) e Sotomarina


Re: Cioxa

Messaggioda Berto » mer dic 18, 2013 7:18 am

Da Sixara:

Chioggiotti on raconto de B.Marin, L’isola d’oro, Edizioni della laguna, Gorizia,1999

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http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... bragos.jpg

Salendo la costa istriana da Orsera, una settimana prima di Natale, col trabaccolo carico di vino, dovemmo far porto nella rada di Umago, perché in golfo c’era fortuna di bora e non si poteva arrischiare la traversata.

A Umago trovammo la flottiglia di pesca gradese, che era in quelle acque per la stagione delle sogliole.

Il tempo era chiaro e faceva freddo acuto.

Sottoprora si teneva acceso il fuoco tutto il giorno, e s’era untuosi e neri di fumo.

Per poter dormire di notte, si bevevano, la sera, delle grandi ciotole di vino caldo. Di giorno ci si annoiava a morte in osteria, dove mio padre giocava a trionfo e a scarabocchio con gli altri padroni di barca.

Dopo il pranzo, che si faceva presto, si andava in frotte, padroni e marinai, a fare una passeggiata fino alla punta di Salvore, al faro, per dare un’occhiata al golfo e vedere se la bora mollava.

Ma il golfo era tutta una fumata bianca e già lì ci si reggeva male in piedi, sotto le raffiche rabbiose.

Disperati , gli uomini scuotevano la testa. Ogni tanto un padrone diceva : Questa volta non si fa Natale a Grado! ; Chi volete che si tenga al largo con questo ordine?. E tornavano a guardare lungamente il mare.

I fanalisti ci facevano coraggio dicendo : Vedrete, gente, la bora cadrà domani, deve mollare; dura già da troppo tempo. Ma la bora non mollava. Tre giorni mancavano a Natale, il vento fischiava più che mai e il golfo era bianco.

Si cominciò a pregare, si fece dire una messa per i morti, ed era già l’antivigilia. Pregammo tutti fervorosamente le anime sante, di intercederci un po’ di bonaccia, perché attraverso non si poteva andare, e a casa ci attendevano e Natale non lo si poteva fare battendo i denti a bordo, con il freddo e con la mexa , le provviste di bordo quasi esaurite.

Mangiato, prima delle undici, un boccone, tornammo sulla punta di Salvore, sugli scogli sopravvento del faro. Il golfo era tutta una foschia. La bora infuriava come sempre e il mare correva a cavalloni verso ponente. Sui cavalloni razzava il brivido, poi la sferzata strappava il merletto, lo polverizzava, e sul mare turbinava tutta una fumata maligna.

I padroni infagottati nei grandi cappotti pelosi di Salonicco, gli uomini nei giacchettoni, le mani in tasca, curvi, con la schiena al vento, tutti silenziosi, fissavano quell'inferno. Uno disse per tutti : Solo Dio può andare traverso!

Silenzio. Ad un tratto una voce urlò : Là, da ponente!. Guardammo tutti. Con sforzo, nella foschia giallastra contro il sole, scorgemmo un qualchecosa di nero, sperduto. Non poteva essere che una barca. I vecchi padroni sussultarono, gli occhi spalancati erano inchiodati su quel guscio nero lontano, sballottato nella rabbia del vento e del mare, che pur veniva avanti, che pur sopravventava.

Disse mio padre, anche lui stordito : Creature, preghiamo che Dio li salvi. E sotto la violenza e il fischio pauroso della bora, sulla scogliera nuda, c'inginocchiammo e pregammo.

Era l'antivigilia. Noi cenammo all'osteria, perché a bordo non si resisteva. Poi a bordo ci cucciammo tutti sottoprora, con il fuoco acceso, e il vino caldo con la cannella e lo zucchero ci fece addormentare.

S'era attraccati alla testa del molo; affiancati a tre, a quattro, i bragozzi dei nostri paesani. Appena addormentati , un gran colpo contro il bordo libero ci risvegliò di soprassalto. Un marinaio aveva già aperta la boccaporta e s'arrampicava in coperta.

La bora sibilava e gemeva fra le sartìe; tra questi sibili lamentosi s'udì più volte un grido sfinito : Aiuto!

Saltammo tutti in coperta. Nel buio c'era venuta addosso una barca. Si accesero i fanali : era un bragosso chioggiotto. Uno strato di ghiaccio copriva la coperta; ghiaccioli ed efflorescenze vitree coprivano pennoni e cordami scintillavano gelidi, sotto la scia giallastra dei fanali quadri, che i nostri facevano dondolare a bordo.

Le vele di fortuna, lacere, sbattevano contro lo stellato freddo, e stioccavano rabbrividendo. Nessuno a bordo, pareva. Ma, da poppa, venne un rantolio fioco.

Nella luce gialla e calma apparve nel vano nero di poppa un ammasso di cenci e di ghiaccio. Un uomo: il padrone. Non poteva muoversi : era rimasto appoggiato alla barra del timone infilata sotto il braccio, e fatto l'ultimo sforzo era svenuto. Ai suoi piedi, accucciato a pagliolo, un altro mucchio di cenci, gelato e indurito. Non si muoveva, non respirava. Questo è morto, sentì dire un marinaio.

Coraggio, ragazzi, bisogna far presto, salvarli; portateli a bordo del trabaccolo e riscaldiamoli disse mio padre.

Sottosopra si attizzò il fuoco, si mise a scaldare il vino nella caldaia di rame della polenta, perché facesse presto, si calarono i due corpi esanimi con precauzione dal boccaporto e finalmente, dopo averli liberati dai cenci ghiacciati e averli ben strofinati e trattati con energiche manate, rinvennero.

Fu primo l'uomo ch'era a timone. Appena aperti gli occhi si guardò d'attorno stralunato, poi spaventato urlò : Il mio ragazzo, sottoprora!

Qualcuno saltò a bordo del bragozzo e il ragazzo venne portato in coperta a braccia, perché era duro. Pareva che non dovesse più rinvenire. Ma rinvenne e suo padre trovò ancora modo di canzonarlo.

Notte di spavento.

Prima di congedare i nostri ospiti, mio padre chiese al padrone : Ma benedetti da Dio, come si fa a mettersi in mare e venir traverso con un simile ordigno?

Padrone bello - rispose il chioggiotto - avevamo venti quintali di pesce da portare in pescheria a Trieste per la vigilia; se perdevo l'occasione ero rovinato; e allora pensai che era meglio morire e salpai in nome di Dio, con l'equipaggio ridotto al minimo. Buona notte!

Quando all'indomani salimmo in coperta, il chioggiotto non c'era più. Era salpato per Pirano, con tutta la fortuna, per inoltrare il pesce a Trieste col vapore.

Rimanemmo allibiti.

Fioi de cani! Disse un marinaio.
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Re: Cioxa

Messaggioda Berto » lun gen 06, 2014 7:18 pm

Da Sixara:

Vento de bòra a Cioxa.. ma la dovarìa èsare bòra-ciàra, nò scura. A vardavo, zò dal ponte tute ste onde ke la fa tel baçino del Luxenzo.. pare gnàn laguna, a pararia on cualke mare gròso, el tira pì de l oceano, anca el colore: on bèl verdon fooondo.. eeh xe bòra.. tùti a la remoça, tuti drento le so caxete, strete -strete anca lore pa' rexistare a la forza del vento.

Mi ànoscorso a ghevo visto uno ke l ndava pa la via co na sportina n testa dal vento ke ghe jèra.. :? ma forse jèra tramontana ke la volta là.
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Re: Cioxa

Messaggioda Berto » sab feb 01, 2014 3:08 pm

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Re: Cioxa

Messaggioda Berto » gio feb 13, 2014 9:04 am

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Re: Cioxa

Messaggioda Sixara » lun feb 17, 2014 10:23 pm

JohnRambo ( il peschereccio) centra la diga:
http://www.youtube.com/watch?v=rOtfZ1lgGL8

ma vardè ke robe.. po' i fa marcia endrio come se gnente fùse.. :shock:

Fioi de cani! Disse un marinaio.
( vojo dire- no sò sa se capìse- MA i gà sbalià el canale puntando driti verso la spiaja e po' i s à inbricà so na pescalèva o come ke i se ciama kei caxoni lì so la diga.. :? )
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Re: Cioxa: Venti de bòra

Messaggioda Sixara » ven ago 29, 2014 7:42 pm

Berto ha scritto:Vento de bòra a Cioxa.. ma la dovarìa èsare bòra-ciàra, nò scura. A vardavo, zò dal ponte tute ste onde ke la fa tel baçino del Luxenzo.. pare gnàn laguna, a pararia on cualke mare gròso, el tira pì de l oceano, anca el colore: on bèl verdon fooondo.. eeh xe bòra.. tùti a la remoça, tuti drento le so caxete, strete -strete anca lore pa' rexistare a la forza del vento.


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Re: Cioxa

Messaggioda Berto » dom dic 21, 2014 10:18 pm

???

http://www.venessia.com/chioggia.htm
Storia
Le origini di Chioggia affondano nel mito. La città sarebbe stata fondata da Clodio, compagno di Enea, sbarcato in Italia dopo la distruzione di Troia, il quale avrebbe fondato la città con il nome di Clodia.

In realtà la città sarebbe stata fondata dai Pelasgi, abitanti della Tessaglia: infatti molti toponimi dell’area clodiense hanno un’indubbia origine pre-ellenica:
Resa, Lusenzo, Perottolo, Bebbe, Evrone e molti altri.
Lo stesso antico nome della città, Cluza, dal quale deriverebbe il nome in veneto Ciosa, significa ‘fatta artificialmente’. ???

Luxenso (Lusenzo) e Luxia (Lusia)
viewtopic.php?f=45&t=1262
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Re: Cioxa

Messaggioda Berto » mar apr 28, 2015 8:21 pm

“Stravedamento”. Paolo Fidelfatti svela il segreto delle sue magnifiche foto

Scritto da Sara Ferro il 22 febbraio 2013 alle 08:02

http://www.chioggiatv.it/2013/02/strave ... fiche-foto

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Re: Cioxa : mia bèla

Messaggioda Sixara » ven giu 19, 2015 9:20 am

CHIOZA MIA BELA
(racc. Garlato)

Chioza mia bèla, Chioza mia reale,
de oto robe te vogio vantare:
on bel castèlo che fa vardia al mare,
de le saline che fa bon sale,
na bèla loza da incantar le arme,
na bèla piàsa da poder giostrare,
on bel palàso co do servidori,
on bel lerògio ca bate le ore,
na bèla Madona miracoloxa,
chi vuole la bèla dona a vegna Cioxa.

Semo zente da Cioxa, pescaori
che la so vita se la pàse in mare,
in mexo a sènto strùsie e baticuori,
pa vadagnarse on puòco da magnare,
né par questo invidiemo serti siori
ch'i se vede testalta a spasixare.

Par nu càse in dexmentega i dolori,
la providensa cu ne vien catàre,
par lor che mai de gnente i xe cuntenti
el vivare a xe on mare de turmenti,

no serto no vuorave i pescaori
scanbiare la so vita co chei siori.
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