Covid, Giorlandino: "questi vaccini non proteggono più. La pandemia era finita, è ripartita con tamponi obbligatori e Green Pass che hanno dato falsa sicurezza"
“Critico questo vaccino perché è creato su una proteina Spike del Covid che ormai non c’è più”, ha spiegato il dott. Claudio GiorlandinoRocco Fabio Musolino
28 Novembre 2021
http://www.strettoweb.com/2021/11/covid ... s/1276464/Adesso il tampone non va più bene. Da principale strumento nel primo anno di pandemia per contenere la diffusione dei contagi, da quando è stato introdotto il Green Pass sempre più i medici che hanno iniziato a ritenere i test rapidi “inattendibili nel 50% dei casi”. È da queste opinioni che parte la domanda della giornalista Myrta Merlino nei confronti di Claudio Giorlandino, direttore scientifico di Altamedica, invitato durante la trasmissione L’aria che tira, in onda su La7. “Noi eravamo totalmente fuori dalla pandemia, poi nei primi di luglio dall’Europa è arrivato l’ordine di dover esibire il Green Pass e dopo quindici giorni tutto è ripartito”, ha affermato il medico, secondo cui l’eccessiva sicurezza avrebbe fatto ripartire i contagi in maniera evidente: “era meglio astenersi da tutto, Green Pass e tamponi, lasciare che la pandemia finisca. Invece, mettendo la gente nelle condizioni di doversi fare i tamponi, che danno un falso negativo molto alto”.
Giorlandino fa notare che in Italia il contagio è ripartito dal 15 ottobre, “quando il Green Pass è stato reso obbligatorio per il lavoro. Gli unici soggetti che non infettano e non si riammalano sono i guariti, lo dice la letteratura medica. Nei Promessi Sposi, chi erano i monatti? I monatti erano i guariti. E faccio un altro esempio: il morbillo si riprende una seconda volta?”. Il dottore porta poi l’esempio di altre Nazioni europee che hanno una percentuale di vaccinati molto simile all’Italia. Eclatante il caso della Spagna, che rispetto al nostro Paese ha più cittadini vaccinati, ma un boom di contagi spropositato: “se al momento in Italia non c’è una nuova esplosione di contagi è perché ci sono tra di noi tanti guariti che neanche si sono accorti di aver preso il Covid. Io non critico, quindi, i vaccini in generale. Semmai critico questo vaccino perché è creato su una proteina Spike che ormai non c’è più. Questo vaccino non protegge, in Europa non protegge più”. A quel punto, però, la conduttrice Myrta Merlino ha subito tacciato il medico, facendo intervenire il deputato Alessia Morani.
Alberto PentoQuante idiozie che dice questo individuo, quante incoerenze e contraddizioni:
1) la pandemia stava finendo, noi eravamo totalmente fuori dalla pandemia
2) il vaccino creato sulla proteina Spike non serve più perché questa proteina non c'è più
I vaccini anti Covid-19 non proteggono dalle varianti del virus e quindi è inutile vaccinarsihttps://www.salute.gov.it/portale/nuovo ... &tagId=881 Affermazione falsa
Affermazione vera
Gli studi in corso indicano la protezione contro la maggior parte delle varianti del virus dopo il completamento del ciclo vaccinale (prima e seconda dose ovvero singola dose fatta preferibilmente entro 6 mesi dall’infezione e comunque non oltre 12 mesi dalla guarigione) anche se, verso alcune di queste, l’efficacia della protezione può essere più bassa.
Affermazione falsa
Il nuovo coronavirus è già mutato quindi i vaccini autorizzati non servono a niente
Affermazione vera
Gli studi in corso indicano la protezione contro la maggior parte delle varianti del virus dopo il completamento del ciclo vaccinale (prima e seconda dose, ovvero singola dose fatta preferibilmente entro sei mesi dall’infezione e non oltre 12 mesi dalla guarigione) anche se, verso alcune di queste, l’efficacia della protezione può essere più bassa.
Affermazione falsa
Se ho fatto il vaccino non posso ammalarmi di Covid-19 e non posso trasmettere l’infezione agli altri
Affermazione vera
La vaccinazione contro Sars-CoV-2 diminuisce drasticamente il rischio di sviluppare forme gravi della malattia e riduce la necessità di ricovero ospedaliero. In molti casi la vaccinazione è efficace anche nella prevenzione dell’acquisizione dell’infezione e/o della sua trasmissione ad altre persone ma non in tutti. Pertanto, al momento anche le persone vaccinate devono continuare ad adottare le misure di protezione anti-COVID-19.
Non ci sono prove che la proteina Spike prodotta dai vaccini sia dannosa Facta
Massimo
3 giugno 2021
https://facta.news/senza-prove/2021/06/ ... a-dannosa/Il 3 giugno 2021 la redazione di Facta ha ricevuto più volte via WhatsApp la segnalazione di un articolo pubblicato il 1° giugno 2021 dal sito Database Italia e intitolato “Ricercatore sui vaccini ammette ‘Grave errore, la proteina Spike è una pericolosa tossina’”. L’articolo si fonda prevalentemente sulle dichiarazioni rilasciate dal professor Bryam W. Bridle – immunologo dell’Università di Guelph (Canada) – durante una breve intervista del 28 maggio 2021 con la presentatrice radiofonica canadese Alex Pierson. Secondo Bridle «sappiamo da molto tempo che la proteina Spike è una proteina patogena. È una tossina. Può causare danni al nostro corpo se entra in circolazione» e, riferendosi ai vaccini contro la Covid-19, «il vaccino porta questa proteina in circolazione». In altre parole, secondo Bridle la proteina Spike prodotta nell’organismo grazie ai vaccini potrebbe diffondersi in tutto il corpo e causare danni alla salute, tra cui a organi riproduttivi come le ovaie.
Si tratta di una teoria senza prove e in parziale contrasto con i dati scientifici a disposizione. Andiamo con ordine.
È vero che alcuni studi hanno suggerito che la proteina Spike possa essere coinvolta in alcune delle conseguenze della Covid-19. Esiste anche lo studio, citato nel testo dell’articolo a noi segnalato e menzionato da Bridle nell’intervista, i cui dati mostrano come, per pochi giorni dopo la vaccinazione, si possa ritrovare proteina Spike nel plasma sanguigno di persone che hanno ricevuto una dose del vaccino Moderna contro la Covid-19. Quest’ultimo dato non è «sconcertante» come affermano Bridle e l’articolo su Database Italia. Per esempio, già la valutazione del vaccino Pfizer da parte dell’European medicines agency (Ema) riportava dati su come, nei topi, l’mRna dei vaccini fosse reperibile effettivamente nel plasma sanguigno e in alcuni organi, principalmente il fegato ma in piccola quantità (meno dello 0,1 per cento del totale) anche nella milza, ghiandole surrenali e le ovaie.
Questo però non dimostra che la proteina Spike presente nei vaccini sia pericolosa. Lo stesso studio che ha trovato la proteina Spike nella circolazione sanguigna ha anche misurato che si tratta di una quantità minuscola: al massimo circa 68 picogrammi per millilitro, ovvero circa 60mila volte inferiore alla concentrazione capace di portare, negli esperimenti, a effetti tossici (4 microgrammi per millilitro). Uri Manor, professore all’Istituto Salk e autore di uno degli studi sulla tossicità della proteina Spike che abbiamo nominato, ha dichiarato ad inizio maggio a Euronews che i suoi risultati non dimostrano che il vaccino sia in alcun modo pericoloso, proprio perché la quantità di proteina Spike nei vaccinati è troppo piccola per causare effetti negativi e che anzi «chiunque dovrebbe farlo [il vaccino]». A sua volta Alana F. Ogata, autrice principale dello studio che ha misurato la circolazione della proteina Spike nel sangue, ha scritto su Twitter che «i nostri dati non smantellano» gli studi e i processi che hanno validato i vaccini per la Covid-19. Come ha spiegato il chimico farmaceutico Derek Lowe su Science, la proteina Spike prodotta dai vaccini non è solubile, ma resta pressoché tutta legata alla superficie delle cellule in cui viene prodotta e dove viene riconosciuta dal sistema immunitario. Al contrario, il virus Sars-CoV-2 entra facilmente in circolo e la sua proteina Spike può quindi causare danni più facilmente. Per quanto riguarda la possibilità di danni alle ovaie, possiamo dire che al momento uno studio, pubblicato come preprint il 13 aprile 2021, non ha riscontrato alterazioni della funzionalità di questo organo in seguito ai vaccini o all’infezione da Sars-CoV-2.
Nell’intervista radiofonica, Bridle ha anche affermato che uno studio «ancora in corso di pubblicazione» avrebbe trovato proteina Spike e mRna dei vaccini nel latte materno, e che questo potrebbe causare, quindi, danni nei lattanti. Non essendo uno studio pubblicato non ci è possibile valutarlo. Un altro studio, per ora disponibile solo come preprint, ha però verificato se l’mRna dei vaccini Pfizer e Moderna può passare nel latte materno, e non ne ha trovato traccia.
L’articolo di Database Italia cita in merito un singolo rapporto del sistema di sorveglianza vaccinale statunitense Vaers secondo cui un bambino di cinque mesi, allattato al seno, il giorno dopo la vaccinazione della madre avrebbe sviluppato un disturbo della coagulazione del sangue e sarebbe infine deceduto. Come discusso dai nostri colleghi fact-checker di Snopes, al momento non è chiaro se questo caso sia reale (abbiamo già raccontato, su Facta, di un caso in cui una segnalazione Vaers riguardante il decesso di un bambino è stata completamente inventata) e in ogni caso non sarebbe possibile stabilire, da un singolo caso, alcuna correlazione con la vaccinazione.
In conclusione, la teoria secondo cui la proteina Spike dei vaccini possa entrare in circolo e causare danni alla salute non è in alcun modo dimostrata e, a una lettura attenta degli studi a cui si ispira, sembra poco plausibile. È probabilmente vero, e non è sorprendente, che una piccolissima quantità di proteina Spike entri nella circolazione del sangue: ma in concentrazione decine di migliaia di volte inferiore a quella che sappiamo portare a effetti patologici. Non esiste inoltre, nel momento in cui scriviamo, nessuna prova che le donne vaccinate possano trasmettere l’mRna dei vaccini o la proteina Spike attraverso il latte materno e causare danni ai lattanti. Infine, ricordiamo che i dati della sorveglianza vaccinale finora disponibili non mostrano un aumento del rischio di trombosi o altre malattie del sangue legato ai vaccini, con l’eccezione delle rare trombosi dei seni venosi profondi correlate al solo vaccino AstraZeneca: ne abbiamo parlato in più occasioni.
La variante brasiliana del covid reinfetta chi è guarito15 gennaio 2021
https://www.agi.it/salute/news/2021-01- ... -11033618/Un'infermiera brasiliana, 45enne, si è ammalata con la nuova variante a ottobre, cinque mesi dopo essersi ripresa da una precedente infezione causata da un ceppo più vecchio. Nella seconda infezione i sintomi della donna sono peggiorati. Un primo caso è stato registrato anche in Gran Bretagna
AGI - Un'infermiera brasiliana si è reinfettata con il virus Sars-Cov-2, con la nuova variante del Sud America, sollevando il timore che questa mutazione ostacoli l'immunità. La variante, che ha spinto il Regno Unito a vietare tutti i voli dal Sud America, è caratterizzata da una mutazione che potrebbe rendere il virus in grado di superare l'immunità sviluppata a seguito di una prima infezione con la versione del virus vecchia.
L'infermiera brasiliana, 45enne, si è ammalata con la nuova variante a ottobre, cinque mesi dopo essersi ripresa da una precedente infezione Covid causata da un ceppo più vecchio. Nella seconda infezione i sintomi della donna sono peggiorati. I ricercatori della Fondazione Oswaldo Cruz, un istituto di scienza di Rio de Janeiro, hanno avvertito che le mutazioni sulla nuova variante potrebbero aumentare il rischio di reinfezione.
"Le evoluzioni virali possono favorire le reinfezioni", spiegano gli esperti, sottolineando che le varianti individuate di recente "hanno sollevato preoccupazioni sul loro potenziale impatto sull'infettività". A causa dei crescenti timori sulla variante sudamericana, il governo britannico ha bandito tutti i viaggi provenienti da Portogallo, Sud America, Panama e Capo Verde nel tentativo di proteggere la Gran Bretagna.
Il segretario ai trasporti Grant Shapps ha affermato di aver ampliato il divieto al solo Brasile per "ridurre il rischio di importare infezioni". E il principale consigliere scientifico del Regno Unito, Sir Patrick Vallance, ha ammesso ieri sera che "non sappiamo per certo" come la nuova variante influenzerà i vaccini e l'immunità.
Il report della Fondazione Oswaldo Cruz afferma che la donna è stata infettata la prima volta il 26 maggio scorso e all'epoca aveva diarrea, dolori muscolari e debolezza generale. Ha assunto un farmaco per l'asma chiamato prednisone e si è ripresa in circa 3 settimane senza problemi. Successivamente, a ottobre si è ammalata di nuovo con sintomi simili - diarrea, mal di testa, tosse e mal di gola - ed è nuovamente risultata positiva al coronavirus. Rispetto alla prima volta, le sue condizioni sono peggiorate e ha sviluppato difficoltà respiratorie, mancanza di respiro, dolori muscolari e insonnia.
Quando i ricercatori hanno confrontato i campioni dei test positivi effettuati a maggio e a ottobre, hanno scoperto che l'ultimo presentava mutazioni ora note per essere una componente chiave della variante brasiliana. La mutazione genetica, chiamata E484K, cambia la forma della proteina spike all'esterno del virus in un modo che potrebbe renderla meno riconoscibile a un sistema immunitario "addestrato" a individuare versioni del virus che non hanno la mutazione.
Si pensa che E484K modifichi il virus in un modo che renda più difficile per gli anticorpi legarsi ad esso per impedirgli di entrare nel corpo. Gli anticorpi sono una parte del sistema immunitario che può paralizzare i virus o attaccarsi ad essi e segnalarli come bersagli per altri globuli bianchi "killer".
In questo caso, la parte della proteina spike che viene modificata è chiamata "dominio di legame del recettore", o RBD, che il virus utilizza per attaccarsi al corpo.
I ricercatori di Oswaldo Cruz hanno scritto: "L'analisi delle mutazioni ha dimostrato, per la prima volta, un caso di reinfezione con una variante virale che ospita la mutazione E484K, situata in un residuo chiave del dominio di legame del recettore, che sembra aumentare modestamente il legame tra la proteina Spike e il corpo".
Gli scienziati hanno detto che il caso dell'infermiera è il primo di reinfezione con la variante. E suggeriscono che le differenze causate dalla mutazione alla proteina spike significano che l'immunità naturale sviluppata dal suo corpo dopo la prima infezione non è stata in grado di proteggerla dalla seconda.
La variante brasiliana è già nel Regno Unito. Lo ha confermato uno degli esperti di punta del Paese, la professoressa Wendy Barclay, dell'Imperial College di Londra, secondo la quale inoltre la mutazione rilevata in Brasile ha "due varianti" e solo di una per ora è stata accertata la circolazione in Gran Bretagna. Lo riporta il Daily Mail.
Crolla la narrazione sul Green Pass: colpo alla credibilità di Draghi e sputtanamento dei televirologi Atlantico Quotidiano - Federico Punzi
18 Dic 2021
https://www.atlanticoquotidiano.it/quot ... evirologi/Ora sono in preda all’isteria per Omicron, che sembra in grado di bucare i vaccini. Ma se non ci facciamo impressionare dalle impennate di casi, la maggior parte asintomatici o mild, i dati da Sud Africa (ospedalizzazioni in caduta del 90 per cento) e Regno Unito fanno ben sperare…
È il 18 dicembre ed è impressionante la quantità di pere e peri che cadono dagli alberi. Si tratta di televirologi e burocrati della sanità pubblica che si accorgono, o fingono di accorgersi oggi che la copertura dei vaccini dura 5-6 mesi. Con questa presentata come “scoperta” nelle interviste sui giornali e nei salotti televisivi, cercano di rifarsi una verginità e di smarcarsi da una narrazione che sta facendo acqua da tutte le parti e che sembra improvvisamente senza padri né madri. Vaccinati immuni? E chi l’ha mai detto? La “pandemia dei non vaccinati” l’avevano definita, ricordate? Oggi è chiaro a tutti che il titolo più corretto sarebbe, semmai, “l’ondata dei vaccinati”.
Si sapeva da luglio scorso, infatti, che la copertura dei vaccini durava 5-6 mesi, per poi crollare verticalmente – pur mantenendosi abbastanza elevata contro la malattia severa. Lo ammetteva la stessa Pfizer in un comunicato dell’8 luglio, lo ripetevano le autorità israeliane, che sulla base dei loro dati di giugno-luglio si preparavano a somministrare la terza dose già all’inizio di agosto; lo diceva il dietrofront del CDC Usa sull’uso delle mascherine; lo affermavano i primi studi di fine luglio. Eppure, tutto il caravanserraglio di televirologi, burocrati e giornalisti allineati al governo ha sostenuto il Green Pass a 12 mesi. Esiste una sola parola per descriverli: cialtroni. Competenti, semmai, nel rigirare frittate… Quando vi dimettete?
Ma perché 12 mesi? Chiaro, perché non si sarebbe potuto nemmeno introdurre un Green Pass a 6 mesi, dato il carico che avrebbe significato per la campagna vaccinale. Una durata inferiore avrebbe lasciato molti sanitari senza certificato già a partire da settembre/ottobre e meno di un anno non sarebbe apparso come un incentivo sufficiente a spingere le persone a vaccinarsi. Quindi, 12 sia, anche se già sapevano non avere alcun senso dal punto di vista epidemiologico. Anzi, probabilmente è stato dannoso, perché milioni di persone con il lasciapassare hanno avuto e hanno accesso ovunque, senza test, nella convinzione in buona fede di non potersi contagiare e non contagiare, come d’altra parte garantito dal presidente del Consiglio Draghi in persona nella conferenza stampa del 22 luglio: il Green Pass dà la “garanzia di trovarsi tra persone non contagiose”.
In questi giorni il clip video di questa frase sta circolando sui social, una balla spaziale memorabile, ma attenzione: bisogna sempre ricordare che l’affermazione di Draghi non è falsa oggi, perché è “cambiato il contesto”, sono emerse “nuove evidenze scientifiche”, “abbiamo scoperto che…”. Quel che è grave è che era falsa già allora, proprio mentre veniva pronunciata dal premier. E tra gli applausi del pubblico adorante, in pochi lo facevamo notare…
Capiamo quanto sia dura da ammettere: il capo del governo dei “Competenti” ha egli stesso spacciato certezze che mentre le affermava erano già smentite dalla “Scienza”.
Mercoledì, nelle sue comunicazioni alla Camera e al Senato sul Consiglio europeo, il presidente Draghi ha affermato che “le regole del Patto di Stabilità si sono dimostrate inefficaci e dannose” e, senza pudore alcuno, di esserne “sempre più convinto”, senza però degnarsi di spiegare come mai non si sia mai espresso in questi termini prima della pandemia. Ecco, sostituite “Patto di Stabilità” con “Green Pass” e avrete la proiezione da qui a 10 anni…
I più temerari tra i televirologi e i burocrati della sanità pubblica arrivano ora a proporre di allineare la durata del Green Pass alla durata della copertura vaccinale: 6 mesi, dunque. Per avere un’idea di cosa significhi, ammesso che ci siano tutte le dosi e le capacità logistiche necessarie, presumendo che la scadenza a 6 mesi valga a partire dal 17 gennaio prossimo, a quella data dovrebbero aver ricevuto la terza dose 26 milioni di persone. Ad oggi l’hanno ricevuta 14 milioni. Ad occhio, milioni di italiani, pur volendo, non avrebbero la possibilità di riceverla prima e quindi di prolungare il loro certificato in tempo. Anche per questo l’ECDC aveva suggerito agli Stati membri Ue di prevedere una durata minima del Green Pass (quello originario, per i viaggi intra-europei) di 9 mesi, 3 in più della copertura dei vaccini, proprio per dare modo alle campagne vaccinali di offrire a tutti la possibilità di riceverla.
Dunque, una ulteriore riduzione della validità del Green Pass, oltre ad essere un duro colpo per la credibilità del governo e delle autorità sanitarie – che erano in possesso fin da luglio di tutti i dati necessari sulla durata della copertura dei vaccini – presenta non poche sfide di ordine pratico e, come vedremo, un ostacolo politico: l’Unione europea.
L’intera narrazione del governo Draghi per giustificare il Green Pass, nelle sue versioni basic e super, come principale strumento anti-Covid sta venendo giù in questi giorni come un castello di carte. L’abbiamo ripetuto allo sfinimento dallo scorso luglio: se i vaccini non impediscono la trasmissione del China virus, qualsiasi obbligo vaccinale, formale o surrettizio, non ha senso, è una misura sproporzionata. È solo una caccia al capro espiatorio, una odiosa discriminazione tra vaccinati e non che divide il Paese, esaspera gli animi dei due gruppi, impedisce di concentrarsi sulla protezione delle persone più a rischio – come dimostra il ritardo in cui siamo con le terze dosi alle fasce di età over 60.
E un colpo micidiale alla narrazione lo ha dato lo stesso governo Draghi, o meglio il ministro della salute Speranza, con l’ordinanza che ha fatto infuriare la Commissione europea e i maggiori partner Ue. Con il super Green Pass è venuta meno per un non vaccinato la possibilità di accedere ad alcune attività persino con un test negativo. Si entra solo se vaccinati o guariti. E cosa ti va a pensare Speranza? Dai Paesi Ue si entra in Italia solo con test negativo, anche se vaccinati. Dunque, vaccinati senza test (12 milioni quelli potenzialmente scoperti, avendo ricevuto la seconda dose da oltre 5 mesi) possono circolare liberamente e accedere ovunque in Italia, ma per entrare nel nostro Paese i vaccinati o i guariti devono presentare un test negativo. Un totale cortocircuito logico al quale la narrazione sul Green Pass non può reggere.
I media di regime hanno provato a mettere una pezza, titolando con sprezzo del ridicolo (e della deontologia professionale), che al Consiglio europeo è passata la “linea Draghi” (la Repubblica: “Passa la linea dell’Italia”; La Stampa: “La Ue: sì al green pass all’italiana”; Il Messaggero: “Draghi convince la Ue”).
Ma la “linea Draghi” è passata solo nei titoli dei giornali italiani. Anzi, dal documento conclusivo del Consiglio Ue la linea Draghi sembrerebbe respinta al mittente, con preghiera, la prossima volta, di consultarsi almeno con i partner europei.
“Occorre proseguire gli sforzi coordinati per far fronte all’evoluzione della situazione sulla base delle migliori evidenze scientifiche disponibili, garantendo nel contempo che qualsiasi restrizione sia basata su criteri oggettivi e non comprometta il funzionamento del mercato unico né ostacoli in modo sproporzionato la libera circolazione tra gli Stati membri o i viaggi verso l’Ue. Il Consiglio europeo chiede la rapida adozione della raccomandazione riveduta del Consiglio sulla libera circolazione in sicurezza e della raccomandazione riveduta del Consiglio sui viaggi non essenziali verso l’Ue. Il Consiglio europeo sottolinea l’importanza di un approccio coordinato in merito alla validità del certificato di vaccinazione Covid digitale dell’Ue e prende atto del fatto che la Commissione adotterà un atto delegato al riguardo”.
E nella raccomandazione citata si sottolinea che decisioni unilaterali degli Stati “possono minare la fiducia nelle misure sanitarie, in particolare nella vaccinazione”.
In conferenza stampa, sia il presidente francese Macron che il cancelliere tedesco Scholz hanno ribadito, pur senza citare l’Italia, ma rispondendo ad una domanda sull’ordinanza del governo Draghi, la linea europea: nessun test per chi arriva da altri Paesi Ue, bisogna salvaguardare il buon funzionamento dello spazio comune.
Ma il vizio di fondo, e di origine, del delirio italiano, e in parte continentale, deriva dall’illusione di poter azzerare i casi, ed evitare ondate, con vaccini che non impediscono la trasmissione del China virus – e non hanno mai promesso di farlo. Se ricordate, all’inizio, si parlava della loro efficacia – oltre il 90 per cento – nel proteggere dalla malattia grave, non dal contagio. Questo significa che la campagna vaccinale non andava fatta? Assolutamente no.
Significa che si è completamente persa di vista la giustificazione originaria dei duri lockdown a cui siamo stati sottoposti: evitare il collasso dei sistemi sanitari, non sradicare il China virus. E in questo i vaccini funzionano: diversamente dalle precedenti ondate, all’impennata di casi positivi non corrisponde una analoga impennata di ricoveri, terapie intensive e decessi, che invece risalgono molto lentamente, facendo supporre che restino accettabili anche scavallato il picco di questa ondata.
E sarebbe potuta andare anche meglio, se invece di concentrarsi a inseguire e criminalizzare i non vaccinati e a reprimere le manifestazioni di dissenso il governo si fosse dato una mossa con le terze dosi, come osserviamo da settimane su Atlantico Quotidiano. Un report dell’Università Cattolica stima che oltre 3 ricoveri su 4 tra i vaccinati (il 76 per cento) e addirittura 7 su 10 in terapia intensiva, si sarebbero potuti evitare se le persone vaccinate da oltre 5 mesi avessero ricevuto la terza dose.
La Danimarca ha in questo momento il picco di casi più elevato d’Europa, e suo record dall’inizio della pandemia, nonostante abbia vaccinato oltre l’80 per cento della popolazione (oltre il 90 degli adulti). Difficile credere possa essere colpa dei non vaccinati… Eppure, decessi e ricoveri non si avvicinano nemmeno a quelli delle precedenti ondate. Stesso discorso vale per l’Italia, come mostrano i grafici qui sotto.
Ora sono in piena isteria per la variante Omicron, che sembra in grado di bucare del tutto la copertura dei vaccini (e in misura significativa anche l’immunità naturale). Ma di nuovo, se non ci facciamo impressionare dalle impennate dei casi positivi, la maggior parte dei quali asintomatici o mild, i primi dati fanno ben sperare. Nel Regno Unito ieri nuovo record di casi: 93 mila in un giorno, con già l’80 per cento di casi Omicron a Londra. Ma i decessi sono stabili dalla scorsa estate (ieri 111) e i ricoveri in lieve risalita (7.611 ordinari, 875 in intensiva, meno che in Italia).
Notizie incoraggianti arrivano dal Sud Africa, dove la variante Omicron è ormai dominante ovunque nel Paese: “Tasso di ospedalizzazioni in caduta”, titola Bloomberg. “Solo l’1,7 per cento dei casi è stato ricoverato in ospedale nella seconda settimana di infezioni della quarta ondata, rispetto al 19 per cento nella stessa settimana della terza ondata di Delta, ha dichiarato il ministro della sanità sudafricano Joe Phaahla in conferenza stampa” (-90 per cento). Il numero di ricoveri in questa ondata è gonfiato anche dal fatto che i pazienti più mild vengono ricoverati perché c’è spazio per accoglierli. “Abbiamo visto una diminuzione della percentuale di persone che hanno bisogno di ossigeno. Sono a livelli molto bassi”.
Potrebbe essere la Omicron quella “poco più di una influenza” che stavamo aspettando, contro la quale i vaccini potrebbero anche non servire se non per le persone più a rischio.
Alberto PentoArticolo costruito per dare un colpo al cerchio e uno alla botte, una critica pretestuosa al governo a favore dei no greenpass e una lode alla vaccinazione. Non aiuta certo a fare chiarezza e a convincere i riottosi a osservare le misure di sicurezza antipandemica e a vaccinarsi, alimenta la confusione e la conflittualità.
Il problema su cui l'autore dell'articolo sorvola o pare non conoscere è che i no greenpass sono la continuazione dei no pandemia, no mask, no distanziamento, no chiusure, no vax, no governo, no no no!
I vaccini limitano la diffusione del virus riducendo la carica virale e quindi la potenzialità di contagio o contagiosità e al contempo riducono gli effetti più gravi e mortali nei contagiati ammalati, nonché riducono la pressione sul sistema sanitario rendendolo disponibile per la cura delle altre malattie.
Naturalmente la vaccinazione (per i suoi limiti oggettivi e soggettivi) non sostituisce, non vanifica ma integra le altre misure di prevenzione come la mascherina, la sanificazione corporale e ambientale, il distanziamento laddove è possibile, l'isolamento dei contagiati.
Quella ondata di conformismo per cui la società chiusa sarebbe l'unica possibile in pandemia Atlantico Quotidiano
Matteo Milanesi
https://www.atlanticoquotidiano.it/quot ... -pandemia/Una cosa su tutte abbiamo imparato in questi lunghi mesi di pandemia: nei momenti di emergenza, media e popolo italiano hanno sempre cercato di stringersi attorno ad un leader, ad una figura autorevole, o in grado di esprimere sicurezza attraverso l’abile uso dell’ars oratoria, a cui veniva delegato il compito di risolvere personalmente la situazione.
Questo è successo col governo Conte II, dove l’avvocato vide schizzare alle stelle i propri indici di gradimento con l’arrivo della prima ondata; ed anche con l’esecutivo di unità nazionale guidato da Mario Draghi, accolto da giornali ed istituzioni come un salvatore della patria, descritto con chissà quali poteri taumaturgici capaci di risolvere l’emergenza pandemica ed economica.
Invece di affidarsi al metodo democratico, e di rigettare scelte poco rispettose dei diritti fondamentali, violati con il plauso quasi unanime degli italiani, gran parte della classe politica e del circuito mediatico ha scelto la strada del socialismo e abbandonato quella della libertà; quella della società chiusa in contrasto con quella aperta; quella della consegna di poteri straordinari a uomini della provvidenza.
In questa sede, non ci permettiamo di discutere gli orientamenti degli italiani in questi due anni di pandemia. A differenza del senatore a vita Mario Monti, che vorrebbe “un’informazione meno democratica”, qui riteniamo si debbano rispettare anche le idee contrarie alle nostre.
Ciò che ci permettiamo di sottolineare è che, da due anni orsono, tira un’aria di totale conformismo: sembra che le scelte del potere esecutivo, in particolare del presidente del Consiglio, prima Conte poi Draghi, non possano essere messe in discussione, senza vedersi attribuita l’etichetta di “negazionista” o “no-vax”; o che debba essere accettata per il nostro bene qualsiasi cosa, dal prolungamento dello stato di emergenza, oltre i limiti stabiliti dalla legge, all’estensione del Green Pass, senza poter offrire una strada alternativa a quella dominante.
Non serve essere negazionisti, no-pass o no-vax per comprendere come, in molte circostanze, anche le parole del competente Mario Draghi sono state errate e prive di qualsiasi fondamento scientifico; pronunciate per legittimare scelte di natura politica, molte volte distaccate dall’aspetto sanitario, hanno messo a repentaglio il buon andamento della campagna vaccinale.
Nel pieno dell’estate, per esempio, quando l’esecutivo decideva di imporre l’obbligo della certificazione verde, l’ex numero uno della Bce affermava che il lasciapassare sarebbe stato la “garanzia di ritrovarsi tra persone che non sono contagiose”. Eppure, fin dall’inizio della campagna vaccinale, si sapeva perfettamente che il vaccino non sarebbe stato in grado di offrire uno scudo totale contro il rischio del contagio. Oppure, in risposta al leader del Carroccio, Matteo Salvini, che sottolineava l’importanza del vaccino solo per i fragili e per gli over 60, il premier ribatteva affermando che “l’appello a non vaccinarsi è appello a morire. Non ti vaccini, contagi, lui o lei muore”.
Tralasciando il fatto che, come già detto, anche i vaccinati possono trasmettere il contagio, è chiaro a tutti che, per le fasce d’età più giovani, il China virus non porta a conseguenze estreme – morte o terapia intensiva – salvo casi in cui la salute del singolo fosse già compromessa da altre patologie pregresse. Infatti, da febbraio 2020, poco meno di 40 bambini hanno necessitato il ricovero in terapia intensiva. Anzi, per di più, sappiamo che la stragrande maggioranza di chi contrae il virus è asintomatica o paucisintomatica, senza arrivare al decesso o alla ospedalizzazione.
Insomma, i due governi succedutisi si sono presentati come spacciatori di certezze, molte volte rivelatesi inesatte, all’interno di un contesto costellato di incognite. Non sappiamo quanto possa durare esattamente la difesa vaccinale; non sappiamo quante dosi dovranno essere somministrate; non sappiamo se in futuro potranno esserci nuove varianti in grado di “bucare” il vaccino; non sappiamo se gli aumenti dei contagi, in concomitanza con la somministrazione delle terze dosi, siano dovuti alla percentuale minoritaria di non vaccinati, posto il fatto che anche i vaccinati possono contagiare; non sappiamo quanto potrà prolungarsi l’emergenza; e, ancora, non sappiamo quanto può essere contagioso il virus – inizialmente, qualcuno affermava di mantenere la distanza di almeno un metro, altri addirittura due, e così via.
Come affermato da Gilberto Corbellini ed Alberto Mingardi, nel libro “La società chiusa in casa. La libertà dei moderni dopo la pandemia”, pare essere certi solamente di una cosa: l’idea che la pandemia non fosse affrontabile da una società aperta è l’opinione più politicamente corretta dal febbraio 2020. Poco conta se la Gran Bretagna, con una campagna vaccinale all’avanguardia e con un sistema decisamente più orientato alla libertà e alla vita normale, abbia più o meno lo stesso numero di decessi al giorno; o che, attualmente, abbia un minor numero di ricoverati in terapia intensiva; o, ancora, che oltre 47 milioni di britannici abbiano aderito alla somministrazione senza obblighi, limitazioni e restrizioni. Nonostante questi straordinari risultati, l’ondata informativa conformista ha sempre presentato la società chiusa come unica soluzione ai mali della pandemia.
In questi due anni, i media tradizionali non hanno cercato, bensì hanno esclusivamente guidato. Non hanno confutato, ma hanno solamente riportato; non hanno valutato gli effetti, ma solo le intenzioni. Questa ondata di unanimismo continua ad offrire un racconto pandemico dogmatico, limitativo, emotivamente controproducente, che rischia di avvolgere sempre più persone nella spirale della paura e dell’ossessione del “contagio zero”.
Eppure, riprendendo uno dei tanti moniti del padre del liberalismo, John Stuart Mill: una ristretta casta non ha l’autorità di “decidere la questione per tutta l’umanità, togliendo a chiunque altro la possibilità di giudizio”. Né il governo pro tempore, né il circuito informativo mainstream. L’orientamento di chi ha a cuore la democrazia e la libertà sarà sempre lo stesso: sì al vaccino, alla ricerca, all’innovazione; no all’obbligo, alle restrizioni, alle discriminazioni in un clima di conformismo mediatico e politico.
Essere (quasi) d’accordo con Marco Travaglio. di Marco Travaglio
Ecco il discorso che Draghi non ha (ancora) tenuto.
“Care italiane e cari italiani, abbiamo sbagliato totalmente la comunicazione sul Covid e sui vaccini, un po’ perché disorientati dai continui stop&go della scienza, un po’ perché dire la verità avrebbe scoraggiato molti di voi dal vaccinarvi.
Me ne scuso e prometto di non farlo più.
Le bugie hanno le gambe corte, smentite ogni giorno dai dati che aumentano la sfiducia nelle autorità e portano acqua al mulino No Vax.
La verità è che i vaccini ‘durano’ molto meno del previsto e non immunizzano dal rischio di contagiarsi e contagiare.
Quindi abbiamo sbagliato a fissare in 12 mesi la durata del Green Pass e in 9 quella del Super Green Pass: secondo l’Iss, dopo 5 mesi dalla seconda dose ‘l’efficacia del vaccino nel prevenire la malattia scende dal 74 al 39%’.
In più ci siamo scordati di rendere revocabile la carta verde, lasciando i vaccinati contagiati liberi di infettare col lasciapassare. Io per primo ho sbagliato a promettere ‘un Natale normale per i vaccinati’, creando l’equazione antiscientifica ‘vaccinato uguale immune’ e l’illusione controproducente di ‘zone protette’ col Super Green Pass, che non protegge nessuno, anzi induce chi lo possiede a trascurare distanze, mascherine e tamponi.
Quindi aboliremo il Super Green Pass e il Green Pass per lavorare, inutilmente discriminatori e dannosi.
Abbiamo diviso l’Italia in buoni e cattivi, mettendo i vaccinati contro i No Vax (per non parlare dei bimbi), additati come untori e unica causa di un contagio che invece è figlio di molti fattori: i No Vax, i vaccinati “scoperti”, i ritardi sulla terza dose, l’inerzia sulle distanze e l’aerazione in scuole, bus, metro e treni regionali, l’abbandono del tracciamento e la folle revoca dello smart working negli uffici pubblici.
Unici al mondo col Green Pass per lavorare, non siamo affatto i primi della classe: almeno 13 Paesi hanno Rt e decessi più bassi dei nostri.
E anche in quelli con più vaccinati di noi la pandemia avanza a prescindere.
Quindi diffidate dei fanatici No Vax e Sì Vax e leggete i dati dell’Iss: dal 22 ottobre al 21 novembre (senza Omicron) i ricoverati nei reparti ordinari sono stati 4.402 non vaccinati e 4.532 vaccinati (1.616 da meno di 5 mesi e 2.916 da più di 5 mesi) e, nelle terapie intensive, rispettivamente 618 e 348.
Con l’85% di copertura, la percentuale dei No Vax è molto più alta, ma pure quella dei vaccinati in ospedale è spaventosa rispetto all’illusione che abbiamo avallato.
Quindi continuate a vaccinarvi, ma respingete la retorica dell’altruismo: quello è un atto di sano egoismo, perché l’unica certezza che dà è abbattere il rischio di Covid in forma gravissima o mortale.
Di più non possiamo garantire: di bugie ve ne abbiamo già raccontate troppe”.
FQ. 14 Dicembre