???
Ci sono i valori, certo. Ma poi c'è la realtà che chiama, interroga, provoca. Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant'Egidio, storico della Chiesa, ministro della Cooperazione internazionale nel Governo Monti, non rinuncia alla sfida
https://www.facebook.com/ilGiornale/pos ... 0316407459
"L'Europa deve smettere di piangersi addosso. Riscopra i suoi valori e la sua identità cristiana"
Stefano Zurlo
2 Settembre 2021
https://www.ilgiornale.it/news/politica ... 72467.html
Ci sono i valori, certo. Ma poi c'è la realtà che chiama, interroga, provoca. Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant'Egidio, storico della Chiesa, ministro della Cooperazione internazionale nel Governo Monti, non rinuncia alla sfida: «Il cristianesimo è responsabilità, passione per l'uomo, speranza. Ecco, l'Europa che lascia l'Afghanistan si accorge di essere diventata ormai da tempo irrilevante. E si muove fra paura e decadenza». Silvio Berlusconi sul Giornale ha rilanciato il tema dell'identità cristiana. Qualcuno forse ritiene che il dibattito debba stare dentro un perimetro di teorie e astrazioni, ma Riccardi ha un altro passo: è un intellettuale raffinato, ma con Sant'Egidio, ribattezzata a suo tempo l'Onu di Trastevere, non ha avuto paura di scendere in campo fra le guerre e le contraddizioni del Terzo Mondo e ha dato un contributo importante al raggiungimento della pace in alcuni paesi africani, come l'Angola e il Mozambico.
Professor Riccardi, tutti criticano gli americani e il presidente Biden, che è scappato da Kabul, lei invece accende i riflettori sull'Europa. Perché?
«Perché l'Europa ha radici cristiane, ma di più, l'Europa ha un cristianesimo vivo con tante chiese e comunità».
Ma oggi non prevalgono edonismo, nichilismo, relativismo?
«Io direi vittimismo. Come vede, torniamo all'Afghanistan e alle grandi crisi contemporanee».
Scusi, che c'entra il cristianesimo con il vittimismo e questo con Kabul?
«Mi pare tutto legato. La storia dell'Europa che è una storia cristiana, anche se non solo perché c'è l'Illuminismo e altro ancora, è una storia di estroversione. Pensiamo a San Gregorio Magno che sul finire del sesto secolo si preoccupava degli Angli, pensiamo a San Francesco che voleva portare il Vangelo in Medio Oriente, pensiamo ai monasteri medioevali che non erano oasi nel deserto, ma al contrario luoghi di fede e di costruzione di una civiltà nuova. Capisce?».
Evangelizzazione e promozione umana, per usare un vecchio slogan.
«Faccio un altro esempio: noi pensiamo alle conquiste coloniali come a guerre di conquista e rapina, e non c'è dubbio che ci siano stati massacri, crimini e pure genocidi. Ma dobbiamo anche riflettere sull'epopea missionaria».
Epopea?
«Centinaia di uomini e donne che hanno lasciato i loro paesi e le comodità di una vita sicura per portare il Vangelo dall'altra parte del mondo. E con il Vangelo hanno introdotto le tecniche dell'agricoltura, l'alfabeto, la scienza medica. Il Cristiano ha fatto un incontro che lo rende certo. L'Europa ha questo ottimismo denso di umanità e speranza nel suo Dna».
Oggi questa consapevolezza si è affievolita?
«Oggi l'Europa è come quel servo della parabola evangelica che invece di far fruttare i suoi talenti era andato a nasconderli sottoterra. Non è più capace di moltiplicarli, di avere una visione delle cose, di trasmettere energie. Si piange addosso, è come rattrappita, ha perso la voglia di confrontarsi con le le altre culture e civiltà. Insomma, si chiude in se stessa. Ma attenzione: la chiusura è fatalmente l'anticamera della decadenza»
D'accordo, ma come invertire questa tendenza imbevuta nel pessimismo?
«Intanto, mi lasci dire che quando è bruciata Notre Dame la stampa francese, e non solo quella, ha colto benissimo la portata simbolica di un rogo che metteva in forse duemila anni di storia: che ne sarà della Francia e dell'Europa senza Notre Dame? Questa era la domanda che riecheggiava fra un commento e l'altro».
Questo è anche il contesto inquieto del suo ultimo libro: «La Chiesa brucia», Laterza, una riflessione sul futuro del cristianesimo.
«Certo, le radici magari si dimenticano, ma in certi momenti vengono fuori, le vai a cercare, le riscopri con nostalgia. Da un certo punto di vista vale sempre quel che scrisse Benedetto Croce: perché non possiamo non dirci cristiani. Una frase che riassume le nostre origini, i nostri ideali, il percorso compiuto dai nostri popoli; certo, il grande filosofo non pronunciò quelle parole perché si fosse convertito, ma da laico. Quelle radici, come accennavo, non si sono seccate e se le si segue aprono strade straordinarie anche per l'uomo di oggi, ripiegato su se stesso, e m lasci dire anche per il politico che tentenna disorientato».
Che cosa può fare un leader europeo di fronte alle immani difficoltà portate dalla pandemia, dalle guerre, dalla crisi economica?
«Io non pretendo di battezzare tutti al fiume, ci mancherebbe, ma dico che ognuno dovrebbe fare il bagno nel suo fiume. Riprendere la propria storia, contemplarne l'universalità, intuirne la profondità. Spesso si ha la percezione che questa civiltà cristiana sia per tutti noi solo un museo».
E invece?
«È una bussola che dà la direzione».
Dunque, nello specifico cosa chiede alla classe politica?
«La politica europea deve trovare la strada dell'unità. Non è possibile che italiani e francesi, per citare un fatto, si dividano o peggio si facciano i dispetti in Libia o Niger. Il, primo passo per uscire dall'irrilevanza è mettere insieme forze e capacità».
Il secondo?
«Andare a giocare le partite in cui possiamo dire la nostra. Libia, Mediterraneo, Balcani e via elencando».
Ma l'Europa non è solo malata di vittimismo, è pure divisa al suo interno.
«I tempi dell'Est non sono quelli dell'Ovest, all'Est sono rimasti sotto il tallone sovietico per quarant'anni, ora vivono una sorta di Risorgimento e frenano sull'integrazione. Si può andare avanti con chi ci sta, gli altri seguiranno quando i tempi saranno maturi».
In Polonia, ma non solo lì, emerge un forte cattolicesimo di stampo nazionalista, chiuso ai migranti dal Sud del mondo. Questa sensibilità allontana dal sentiero percorso da santi, filantropi, apostoli del bene comune per tanti secoli?
«Mi pare che quella mentalità, arroccata nella difesa intransigente della tradizione, dei valori, dell'identità abbia smarrito quella capacità di uscire dal proprio guscio e di portare al prossimo la novità che è dentro la nostra storia e civiltà. Da questo punto di vista trovo straordinaria la lezione di Papa Wojtyla che era riuscito a dare al suo Paese a al continente una spinta propulsiva quasi messianica»
Insomma, non dobbiamo rassegnarci?
«Siamo in un'epoca in cui molti si arrendono e alzano le mani davanti alla complessità della società. Ma noi sappiamo che la speranza porta al cambiamento e muove la storia. Sì, la speranza offre prospettive inedite e dà una visione di fondo che passa anche attraverso le sconfitte e le crisi. In Mozambico, dove avevamo raggiunto la pace nel 1992, oggi ci sono ottocentomila sfollati e una sanguinaria guerriglia islamista che ha preso il posto dell'utopia guevarista. Ma non ci scoraggiamo. Il cristiano è realista, non sarà mai pessimista».
Alberto Pento
Che personaggio orrendo, fanatico e irresponsabile!
I valori europei sono innanzi tutto universali e precristiani, poi ebraico cristiani poi laici/aclericali e infine scientificamente ragionevoli e spiritualmente areligiosi e aidolatri.
La scienza non l'hanno inventata i cristiani, come pure la democrazia, la repubblica, l'illuminismo, il laicismo non sono invenzioni/innovazioni dei cristiani.
L'antisemitismo e la Shoà invece sono un portato dei cristiani, come pure la demenziale santificazione dell'Islam che tanto male fa all'umanità e al suo progresso civile.
Poi cosa vuol dire in senso negativo: edonismo, nichilismo e relativismo?
Certamente l'idolatrismo fideistico religioso con i suoi fanatismi e le sue demenzialità escatologiche, rituali ed etiche che portano le persone a sacrificare inutilmente al loro vita e a disprezzare il sano piacere del vivere dell'uomo di buona volontà che esiste sulla terra e non altrove; cosa mai vi è di più nichilista e relativista di tutto ciò?
Se pensiamo poi al mostruoso idolatrismo fideistico religioso dell'Islam, dei nazi maomettani, idolatrismo santificato dal capo dei cristiani cattolici, Papa Bergoglio, capo anche del professor Riccardi, cosa dobbiamo pensare del cristianismo dei cristiani come Riccardi?
Cristiani che calunniano e demonizzano i bianchi euroamericani e il fare dell'uomo di buona volontà per migliorare l'esistenza e ridurre il male del vivere aumentandone il bene e il piacere; che sostengono il Politicamente corretto e il suprematismo nero dei BLM, l'invasione clandestina e la negazione dei diritti umani naturali e universali, civili e politici dei nativi italiani ed europei.
Il vittimismo poi è quello praticato e predicato dai cristiani sinistrati come Riccardi, applicato ai cosidetti terzo e quarto mondo dell'Africa, dell'Asia e dell'America centromeridionale, vittime secondo la loro demenziale e assurda teoria vittimistica, dell'uomo bianco euro americano colonialista e imperialista, capitalista e multinazionalista, industrialista e scientista che viene demonizzato e incolpato di tutti i mali della terra a cui dovrebbbe fare ammenda accogliendo e ospitando tutti coloro, poveri, sfruttati e ultimi che da questi mondi vogliono venire qua in EuroAmerica per essere risarciti e riscattarsi con pieno diritto a nostre spese.
Ecco chi sono i nichilisti sostenuti dai cristiani sinistrati come Bergoglio e Riccardi.
"Battiamoci per la nostra storia decapitata dai nichilisti"
Grandi storici inglesi non accettano che l'Occidente sia processato e liquidato. "E' come una nuova religione popolata di diavoli: noi". Resistiamo o finiremo come le scuole di New York: un manicomio
Giulio Meotti
2 settembre 2021
https://meotti.substack.com/p/battiamoc ... decapitata
Statue dei santi cattolici decapitate in Canada
“I 320 anni di egemonia occidentale sono finiti”, scrive il caporedattore del Daily Telegraph Allister Heath. Sta parlando della disfatta di Kabul, ma anche di uno dei quattro fattori della crisi. “Stiamo voltando le spalle ai valori che ci hanno reso grandi. C'è un crescente scetticismo riguardo alla ragione e alla ricerca della verità. Le università stanno tornando alle loro radici oscurantiste, anteponendo la politica dell'identità alla conoscenza. Stiamo assistendo a una rinascita del neo-lysenkoismo, per cui la politica ha la meglio sulla scienza. L'ideologia del ‘risveglio’ è la più grande minaccia alla libertà dopo il comunismo e sta guadagnando terreno giorno dopo giorno in Occidente”.
Il fenomeno denunciato da Heath preoccupa molto in questi giorni anche un gruppo di grandi storici che hanno deciso di non soccombere al “risveglio”.
“Nelle università e nelle scuole c’è una nuova ortodossia, un insieme di verità indiscutibili a cui è moralmente imperativo aderire”, scrive il grande storico di Cambridge David Abulafia sul Daily Telegraph. L’ortodossia riguarda il modo in cui leggiamo, processiamo e purifichiamo la storia dell’Occidente. “Questa è una nuova religione con diavoli e dèi” scrive Abulafia, la cui Storia del Mediterraneo è stata pubblicata in Italia da Mondadori e il suo Federico II da Einaudi. “I diavoli sono il colonialismo, l'imperialismo, il razzismo, il capitalismo, senza dimenticare la disuguaglianza di genere: grandi forze informi con facce bianche che vengono citate più e più volte senza alcun tentativo di definizione”. Dobbiamo aborrire il pregiudizio razziale in tutte le sue forme. “Ma non possiamo permettere di vincere a chi vuole sovvertire il presente distorcendo il passato. La domanda ‘chi possiede il passato?’ dipende dall'esito della domanda ‘chi possiede il futuro?’”.
Per questo, Abulafia ha organizzato “History Reclaimed”, organizzazione che intende battersi contro “la distruzione nichilista” della storia condotta dall’estrema sinistra, a favore di una “storia che richiede interpretazioni di complessa evidenza”. Una iniziativa che dietro ha anche Robert Tombs dell’Università di Oxford, lo storico scozzese di Stanford Niall Ferguson, il biografo di Winston Churchill Andrew Roberts e lo storico di Oxford Nigel Biggar. “Dobbiamo resistere alla nuova ortodossia predicata nell'istruzione, nelle istituzioni culturali e persino nelle chiese”, scrive Tombs sul Times. Di “nichilismo” parlano anche sul New York Post di ieri due accademici di Princeton. Uno di loro, Sergiu Klainerman, lo avevo intervistato ad aprile per la newsletter. Un loro collega, Joshua Katz, in questi giorni è messo alla gogna per la sua difesa della libertà di pensiero. Ho avuto uno scambio con il professor Katz, in cui definisce la situazione negli Stati Uniti “orribile”.
Philippe d’Iribarne, direttore di ricerca al CNRS, su Le Figaro di lunedì spiegava che anche le università francesi sono ormai contaminate da questa ortodossia. A febbraio, 70 scienziati tedeschi avevano lanciato un'iniziativa simile a difesa della libertà di pensiero in Germania.
Uno dei promotori dell’iniziativa inglese, Zareer Masani, celebre storico di origini indiane, sul Telegraph sostiene che non solo non dobbiamo chiedere scusa, ma che furono gli esecrati colonialisti ad avere un ruolo decisivo nel preservare i tesori dell’antichità: “È stata la loro dedizione, spesso con un enorme sacrificio personale, a salvare le meraviglie di molte civiltà classiche perdute... Non abbiamo idea di cosa ne sarebbe stato di queste se non fossero state conservate nelle collezioni dell’Occidente. I tesori del Palazzo di Pechino sarebbero sopravvissuti alla rivoluzione culturale di Mao? I marmi di Elgin sarebbero sopravvissuti alle guide turistiche turche che tagliavano pezzi da vendere come souvenir? L’Isis avrebbe risparmiato i manufatti mediorientali che sopravvivono nei musei europei?”.
Se non avremo la meglio in questa battaglia finiremo come le scuole di New York raccontate dal New York Times.
Un insegnante di matematica della Grace Church School, Paul Rossi, un giorno si incontra con un esperto in diseguaglianza razziale che ha stilato l’elenco delle caratteristiche della “supremazia bianca”. Queste sarebbero l’individualismo, il “culto della parola scritta” e l’“obiettività”. Rossi contesta questo approccio e la scuola condiziona il rinnovo del suo contratto alla sua sottomissione. Rossi si dimette. Alla Dalton School si è proposto di abolire i corsi nei quali gli studenti afroamericani avevano ottenuto risultati peggiori degli studenti di diversa etnia. La Brearley School si è proclamata “scuola antirazzista” e ha reso obbligatori corsi di antirazzismo per genitori e docenti, mentre i bambini della scuola materna della Riverdale Country School imparano a identificare il colore della loro pelle mescolando le varie tinte a tempera. Il delirio nordamericano non ci riguarda? In Scozia, non in Nuova Scozia, in questi giorni è diventata realtà a scuola…
Il rischio, come mi ha spiegato Michel Onfray, è che “l’Occidente diventi un manicomio”.