Le menzogne del sinto Casadio:non esiste alcuna maggioranza di sinti che si sia integrata, che lavori e che sia divenuta stanziale e che tenga nascoste le sue origini per timore di essere discriminata e di perdere il lavoro.
La verità è che questa presunta maggioranza di sinti integrati si riduce ai casi di poche persone che non hanno alcun motivo di nascondere la loro identità sinta perché i pochi sinti integrati non sono e non sarebbero affatto oggetto di discriminazione, anzi sarebbero più che ben accetti e portati ad encomiabile esempio da tutti, il fatto è che questi casi se esistono sono pochi e costituiscono più delle eccezioni che confermano la regola e sarebbe proprio inopportuno per i promotori e i sostenitori del vittimismo degli zingari il farlo sapere all'opinione pubblica.
Questa storia della odierna discriminazione dei sinti e degli zingari in genere è una storia inventata, una argomentazione menzognera adottata per evitare di dover dare i dati numerici di questa presunta maggioranza integrata che renderebbero evidente come in verità la maggioranza dei sinti non sia affatto integrata e viva in realtà di delitti, di crimini e di vergognoso parassitismo (unico motivo comprensibile e ragionevole, più che giustificato dell'avversione e dell'odio per gli zingari che è tutto fuorché un pregiudizio razzista verso i nomadi) e che si faccia scudo di questa presunta discriminazione etnica razzista per nascondere le sue malefatte e coprirsi le spalle con la complicità del politicamente corretto tra cui i partiti di sinistra e il suo associazionismo civile, i media e la magistratura della stessa area ideologico politica.
I nomadi chiedono nuovi campi. «Le aree attuali non sono dignitose»Gli attuali insediamenti non sono dignitosi e spesso si vedono circolare grossi ratti
3 agosto 2021
https://www.ilgiornaledivicenza.it/terr ... -1.8824433 Dai grandi insediamenti alle microaree familiari, «perché non è vita dignitosa quella che ci vede segregati negli attuali campi nomadi». Davide Casadio, fondatore della sezione berica del movimento Men Sinti, mediatore culturale e attivista di lungo corso per i diritti di rom e sinti, parla di integrazione come di un traguardo ancora lontano per i due gruppi etnici che in tutta la provincia sono rappresentati da un migliaio di persone. E intravede nel miglioramento delle condizioni abitative una ricetta per l’inclusione sociale.
Miglioramento che potrebbe avvenire con l’adozione di un nuovo modello di insediamento urbano, in grado di superare i campi nomadi attraverso l’individuazione, per chi rifiuta la piena stanzialità, di tante piccole aree nelle quali inserire con le loro case mobili (i costi di gestione sarebbero a carico degli ospiti) un numero limitato di famiglie, tutte legate dal vincolo della parentela. Una richiesta, questa, nell’aria da tempo ma mai concretamente affrontata, almeno in città, dalle amministrazioni che si sono succedute. «Eppure non si tratterebbe di una novità – avverte Casadio - l’Emilia Romagna ha già adottato questa soluzione che recepisce la Strategia europea per l’integrazione di rom e sinti, disponendo lo smantellamento dei campi nomadi. Tutto questo allo scopo di eliminare i problemi legati alla convivenza forzata e di eliminare le situazioni di degrado. In alternativa, vorremmo chiedere di poter acquistare dei terreni, occupandoci delle spese di urbanizzazione e dei costi delle utenze». Una questione di «dignità».
Nel mirino, i due insediamenti di viale Diaz e viale Cricoli, dove vivono circa 20 nuclei e dove «non di rado capita di vedere circolare dei grossi ratti», scuote la testa Casadio. È un anniversario doloroso ad offrire l’occasione per parlare dei diritti delle minoranze etniche. Quello dello sterminio di rom e sinti avvenuto il 2 agosto del 1944, la pagina più nera della storia di persecuzioni subite dai due popoli, in cui quasi 3 mila tra uomini, donne e bambini morirono nelle camere a gas del campo nazista di Birkenau. Per ricordare la tragica notte del “Porrajmos”, che in lingua romanì significa “distruzione, annientamento”, ieri mattina Casadio assieme ad altri due esponenti della comunità sinti si è recato in visita al parco della memoria, il filare di gelsi all’interno dell’area di parco Fornaci dedicato “agli uomini e alle donne di Vicenza deportati nei campi di concentramento”. Con la bandiera rom sollevata - un cerchio a raggi rossi su sfondo blu e verde – ha sottolineato il valore della memoria: «Ricordare è un dovere verso il futuro. Questa giornata deve servire da monito contro ogni forma di discriminazione e odio, che si combattono non escludendo, ma includendo. Mai come ora dobbiamo credere nell’integrazione, investendo nelle politiche abitative». Anche per estirpare il pregiudizio: «
Paghiamo per poche persone che non si comportano bene – conclude - ma le pecore nere ci sono dappertutto, i nostri figli vanno regolarmente a scuola, alcuni di noi sono sposati con i “gaggi”, i non rom e sinti, qualcuno è avvocato, medico, anche imprenditore, ma spesso preferiscono non rivelare le proprie origini per non perdere il posto di lavoro».Spari contro ex moglie e figlio, arrestato15 maggio 2017 -
https://www.lanazione.it/prato/cronaca/ ... -1.3115566La Squadra Mobile della Questura di Prato ha arrestato a Rovigo il 42enne Dani Casadio, che il 19 aprile scorso sparò a scopo intimidatorio nel campo nomadi di via Manzoni a Iolo. L'uomo esplose tre colpi per terra, in direzione della ex moglie e del figlio. Nessun ferito, ma le pallottole si conficcarono nei giochi per bambini; poi la fuga.
La Mobile pratese lo ha però rintracciato e tenuto d'occhio fino a sabato, quando, a Rovigo, è scattato l'arresto; adesso è in carcere. Le accuse nei suoi confronti sono di minacce aggravate, spari in luogo pubblico e porto d'arni illegale. L'indagine è stata coordinata dal sostituto procuratore Lorenzo Gestri.
Secondo l'ipotesi degli inquirenti, l'uomo avrebbe agito per un movente passionale, non accettando la fine della relazione ventennale con la donna, madre del loro figlio.
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Anna Tambini e Giuseppe Casadio sono rispettivamente 'Faentina lontana' e 'Faentino Sotto la torre' 2021 Ravenna24ore.it
Sabato 31 luglio le premiazioni al Teatro Masini
https://www.ravenna24ore.it/area/faenza ... orre-2021/Sono state ufficialmente assegnate le onorificenze del “Faentino lontano” e del “Faentino sotto la Torre” per l’anno 2021. I riconoscimenti sono andati rispettivamente ad Anna Tambini e Giuseppe Casadio. La cerimonia per la consegna dei premi è prevista la mattina di sabato 31 luglio, giorno di svolgimento del Palio del Niballo, al Teatro Masini.
In un anno del tutto eccezionale a causa l’emergenza sanitaria, su proposta del sindaco Massimo Isola, l’apposito Comitato comunale ha inoltre deciso all’unanimità di assegnare una onorificenza specialeal personale sociosanitario, riconoscendone l’alto valore e la grande abnegazione dimostrata nell’affrontare la lotta al Covid-19 e nella cura dei malati.
FAENTINO LONTANO
Anna Tambini, classe 1943, storico dell’arte, vive a Pisa con il marito Franco Strocchi, docente universitario e anch’esso di origine faentina. Prima del trasferimento a Pisa la coppia ha vissuto a Princeton negli Stati Uniti e a Trieste.
Conseguita la Laurea in Lettere Moderne all’Università di Bologna nel 1965 con una tesi sulle Biblioteche di Bologna, Tambini ha poi ottenuto un diploma di perfezionamento in Storia dell’arte medioevale e moderna all’Università di Bologna con una tesi – pubblicata nel 1982 – su Pittura dall’Alto Medioevo al Tardogotico nel territorio di Faenza e Forlì, conseguendo il massimo dei voti e la lode. Abilitata all’insegnamento in Lettere e Storia dell’arte ha insegnato a Roma, Faenza e Pisa per poi ricevere dalla Soprintendenza di Bologna nel 1989 la qualifica di studioso di storia dell’arte.
Ha svolto numerose attività di ricerca sul patrimonio artistico in Romagna con particolare attenzione alla pittura dal Gotico al ‘500 e fornito un contributo significativo allo studio della pittura tardogotica a Faenza e in Romagna. Fondamentale inoltre, il suo lavoro di catalogazione dei dipinti della Pinacoteca di Ravenna, dei dipinti della Biblioteca Comunale Manfrediana e del Museo diocesano di Faenza.
Relatrice in numerose lezioni universitarie e convegni dedicati alla Storia dell’arte, vanta la pubblicazione di numerosi articoli in riviste d’arte specialistiche italiane e straniere e fa parte della Commissione d’arte sacra della Diocesi di Faenza.
Anna Tambini ha sempre conservato un legame strettissimo con Faenza e la Romagna, dove tuttora risiede parte della propria famiglia.
FAENTINO SOTTO LA TORRE
Giuseppe Casadio, “Beppe”, classe 1946, dopo la Laurea in Pedagogia all’università di Urbino con una tesi sul teologo luterano tedesco Dietrich Bonhoeffer, negli anni ’60 entra in contatto con la sezione italiana del Cemea (agenzia internazionale di pedagogia e didattica) e fonda la Cooperativa “Centri Rousseau”, impegnata nel gestire le comunità di vacanza per adolescenti, ispirate a concezioni pedagogiche antiautoritarie e partecipa al movimento studentesco del ’68.
Contemporaneamente inizia l’attività di insegnamento in storia, filosofia e materie letterarie nei licei classici di Conegliano e Vittorio Veneto (Treviso), quindi nelle scuole medie di Susegana (Treviso), Carpanedolo e Rezzato (Brescia) e ad interessarsi all’attività sindacale, che lo porta a ricoprire, prima l’incarico di segretario della Cgil-Scuola di Brescia, poi della Fiom di Ravenna a tempo pieno diventandone segretario generale provinciale.
Nel ’76 entra nella segreteria provinciale della Camera del lavoro di Ravenna di cui viene eletto segretario generale e nella segreteria regionale della Cgil, diventandone il segretario regionale nell’88. Eletto nella segreteria confederale nazionale Cgil, nel 1996 si trasferisce a Roma mantenendo l’incarico fino al 2004. In quell’anno entra a far parte del comitato celebrativo del Centenario del sindacato e, in quello successivo, del Cnel, Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro (VIII legislatura, 2005-2010), ricoprendo l’incarico di presidente della Commissione politiche del lavoro e dei settori produttivi, nella quale è riconfermato nella IX legislatura (2010-2015).
Tra le altre attività di Casadio va segnalata quella pubblicistica. Dal 1996 al 2004 ha prodotto numerose prefazioni e introduzioni a saggi e atti della Cgil nazionale su temi quali il mercato del lavoro, l’occupazione giovanile e femminile, il lavoro dei migranti e il diritto al lavoro per i diversabili; pubblica altresì relazioni e prefazioni a convegni sui temi ambientali e della tutela del territorio, promossi dalla Cgil nazionale, o da strutture territoriali del sindacato; pubblica anche analoghi interventi sui tema della legalità e della lotta alla criminalità organizzata. Dal 2004 al 2008 cura moltissime pubblicazioni e cataloghi su produzioni artistiche ed eventi culturali, storici e di attualità, sul lavoro e sulla sua rappresentazione nelle arti (musica, cinema, arti figurative, fotografia, fumetto, narrativa). Nel 2009 firma un saggio sugli infortuni sul lavoro e le malattie professionali presentato anche alla Camera dei Deputati. Sul web sono rintracciabili oltre 2.900 segnalazioni a suo nome. Da diversi anni Casadio è tornato a risiedere a Faenza.
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Quattromila rom e sinti, la metà integratiMichela Nicolussi Moro
21 giugno 2018
https://corrieredelveneto.corriere.it/v ... f9a2.shtmlVENEZIA Per rispondere al censimento dei nomadi richiesto dal ministro dell’Interno, Matteo Salvini, nel Veneto sono fra i 3500 e i 4mila i sinti e i Rom ormai stanziali. Negli ultimi dieci anni infatti sono quasi del tutto scomparsi i grandi campi (fatta eccezione per quello di Favaro Veneto, che conta ancora un migliaio di persone), per fare spazio alle microaree, con relativi terreni acquistati dai nomadi che vi abitano in roulotte o nei prefabbricati, e ai primi trasferimenti nelle case popolari, come accade a Treviso e a Chioggia.
Microcampi e casette
Nuovi stili di vita che riguardano oltre la metà dei nomadi presenti nella nostra regione. Formule abitative e di integrazione diverse, distribuite in sei province su sette, con l’eccezione di Belluno, che non conta nessun insediamento. A Padova resta il campo di via Longhin ormai fatto di casette (200 persone); a Vicenza ci sono il campo di via Cricoli e le microaree di Costabissara, Creazzo, Torri di Quartesolo e Quinto (in tutto circa 700 tra Rom e sinti); nel Trevigiano si contano i campi di Castelfranco e Vedelago, oltre alla casa comprata da un gruppo di nomadi a Paese; a Verona ci sono l’area attrezzata di via Forte Azzano (100 persone) e il campo di Strada La Rizza (80).
I controlli
«Sono sinti italiani, residenti a Verona — spiega Luigi Altamura, comandante della polizia municipale scaligera — che noi controlliamo ogni sei mesi, anche con l’aiuto di polizia di Stato, carabinieri e Ufficio anagrafe del Comune. Verifichiamo arrivi, partenze, proprietà, assicurazione delle roulotte: sappiamo chi sono, li conosciamo tutti, pagano la concessione dei terreni. Sul mio palmare ho costantemente la fotografia della situazione. Poi, in stazione, va e viene una quindicina di Rom dedita all’accattonaggio, che teniamo sotto controllo».
«In Veneto situazione tranquilla»
Nel Veneziano oltre al campo di Favaro Veneto c’è quello tra Portogruaro e Concordia Sagittaria, mentre il Polesine ne conta uno a Badia. «La situazione nel Veneto è tranquilla — assicura Davide Casadio, presidente della «Federazione Rom e Sinti insieme» e residente a Vicenza — i pochi campi rimasti sono già censiti e i grandi assembramenti, di difficile gestione (dove spesso le forze dell’ordine hanno arrestato pregiudicati, ndr), non ci sono più. Concordiamo con il ministro Salvini nell’esigenza di chiudere quelli rimasti, perché ci ricordano i campi di concentramento, sono anti-dignità, ma non sulle modalità. Non si può arrivare con la ruspa e buttare in mezzo alla strada gente magari nata in Italia e che qui abita da generazioni. E non si possono nemmeno trasferire i Rom dal campo direttamente in casa, perché se ne vanno subito. Bisogna procedere per step, cioè passare dal campo alle microaree, dalla roulotte alla casetta e quindi all’alloggio popolare. Ma gradualmente».
Le differenze fra rom e sinti
Casadio tiene poi a sottolineare la differenza tra Rom e sinti: i primi arrivano dalla Romania, i secondi da Francia, Germania e Olanda. «I Rom sono soprattutto commercianti — precisa — noi sinti viviamo in questo Paese da 600 anni e i sinti veneti parlano veneto. Abbiamo portato il divertimento, un tempo facendo ridere re e regine, cantando per i Papi, diventando saltimbanco, ai tempi nostri con le giostre. Noi siamo più stanziali, siamo dediti al lavoro, ormai in tutti gli ambiti: in fabbrica, nell’agricoltura, nel commercio. I Rom appena arrivati si arrangiano con l’accattonaggio e poi fanno compravendita. Mai avuto problemi con loro, ma noi non siamo Rom, non parliamo la loro lingua».
Mediazione culturale
All’integrazione dei nomadi si è dedicata Legacoop. «Siamo intervenuti con educatori e mediatori culturali per agevolarne l’inserimento lavorativo o risolvere problemi sociali o legati ai minori — spiega Loris Cervato, responsabile per il Sociale — ma ormai la situazione si è molto evoluta. Mandano i bambini a scuola, sono stanziali, perciò grandi criticità non ne emergono da tempo».
Stop ai contributi
Ma nel 2015 l’attuale capogruppo della Lega a Palazzo Ferro Fini, Nicola Finco, chiese e ottenne l’abrogazione della legge regionale che prevedeva contributi ai Comuni per i campi e l’integrazione dei Rom. «Così come possono comprarsi i macchinoni sono in grado di pagarsi un affitto, lavorare e mandare i figli a scuola — sostiene Finco —. Nelle case popolari ci devono andare le famiglie in difficoltà che hanno sempre pagato le tasse. E non è il loro caso».
Sinti integrati ???
Veneto - Presa banda di sinti responsabile di oltre 100 furti (12.05.20)
https://www.youtube.com/watch?v=kMzghyyBcb4Circa cento carabinieri del comando provinciale di Venezia sono entrati in azione dall'alba del 12 maggio in un'operazione contro una banda di sinti specializzata in furti che ha portato all’esecuzione di otto ordinanze di custodia cautelare, ...
ASSALTI AI BANCOMAT CON KALASHNIKOV: ARRESTATA BANDA DI SINTI | 15/03/2021
Mar 15, 2021
15/03/2021
https://www.youtube.com/watch?v=-1vwV2TuuEQDecine di colpi nel nord Italia, ma la base era in Veneto, arrestati dai carabinieri di Verona 7 banditi sinti || Pronti a tutto, organizzati e violenti. I colpi in Lombradia ed Emilia Romagna, ma la base logistica era in Veneto tr
Il video e le foto dell'operazione che ha fermato la banda sinti degli sportelli Atm: arresti anche a Treviso 15 marzo 2021
https://primatreviso.it/cronaca/il-vide ... a-treviso/Nelle prime ore del mattino di oggi, 15 marzo 2021, il personale del Reparto Operativo – Nucleo Investigativo del Comando Provinciale Carabinieri di Verona, coadiuvato nella fase operativa dai Comandi dell’Arma territorialmente competenti e dalla Compagnia d’Intervento Operativo del 4° Btg. “Veneto” di Mestre, ha dato esecuzione a 7 provvedimenti di custodia cautelare in carcere, emessi da GIP del Tribunale scaligero, nei confronti di altrettanti soggetti di età compresa tra i 24 e i 50 anni, pregiudicati, residenti nelle province di Verona, Vicenza, Padova e Treviso resisi responsabili, tra l’altro, di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di furti aggravati mediante esplosivo, detenzione illegale di armi ed esplosivo, tentato omicidio, riciclaggio e rapina.
Smantellata una banda responsabile di centinaia di furti: 8 arrestiUna parte del materiale sequestrato
12 maggio 2020
https://www.veneziatoday.it/cronaca/arr ... -2020.htmlDall’alba di oggi è in corso l'esecuzione di 8 misure di custodia cautelare, di cui 6 in carcere e 2 agli arresti domiciliari, nei confronti di altrettante persone italiane di etnia Sinti, più un marocchino, ritenuti responsabili di associazione per delinquere, furto aggravato, ricettazione, utilizzo indebito di carte di credito, maltrattamenti in famiglia, lesioni personali e commercio di armi. Sono in corso, inoltre, perquisizioni a domicilio sia degli arrestati che di altre 15 persone (di cui 4 minorenni), tutte italiane e indagate per gli stessi reati. L'operazione vede impiegati un centinaio di carabinieri dei comandi provinciali di Venezia, Verona, Piacenza e Rovigo, con l’ausilio del 4° battaglione “Veneto”, del 14° nucleo elicotteri di Belluno e del nucleo cinofili di Torreglia.
Le indagini, effettuate tra settembre 2018 e ottobre 2019 sulle comunità sinti residenti a Cavarzere, Mestre e Verona, hanno accertato la responsabilità degli arrestati in una lunga serie di furti in abitazione e su automezzi in sosta, specie nei pressi di supermercati e cimiteri, per un totale di un centinaio di episodi, in varie aree del Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna. È stato calcolato che la refurtiva ammonta a mezzo milione di euro. I carabinieri sono riusciti, inoltre, a risalire al canale di ricettazione, individuando un marocchino, residente a Noventa Padovana, che faceva arrivare il materiale rubato al suo Paese di oririgine. È stato accertato l’indebito utilizzo delle carte di pagamento rubate con prelievi per oltre 50mila euro. Durante le indagini è stata individuata e sequestrata refurtiva per un valore di circa 100mila euro, oltre ad una pistola semiautomatica.
Sinti in Piemontehttps://www.lastampa.it/argomenti/sinti???
Erano accusati di furto e ricettazione: tutti assoltiElisabetta Testa
11 giugno 2021
https://www.lastampa.it/asti/2021/06/11 ... 1.40375414Sono stati assolti tutti gli imputati di etnia sinti, abitanti tra San Damiano e Alba, accusati di furti commessi tra Neive, Castiglione Falletto e Brescia.
La sentenza è arrivata nei giorni scorsi in tribunale ad Asti, pronunciata dal giudice Claudia Beconi.
Gli assolti
Giorgia Camia, Rino Caldaras, Gian Marco Adriano, Guido Rafael, Richard Lamberti e Diego Lebbiati, erano accusati di aver commesso un furto di gioielli preziosi e di device (piccoli dispositivi ad alta teconologia) a Neive. Poi di furto di oro e di una bicicletta dal valore considerevole, nella zona di Castiglione Falletto e infine di aver preso tutto quanto contenuto in una cassaforte all'interno di un'abitazione di una coppia a Brescia.
Le indagini, coordinate dal pm Laura Deodato, si erano avvalse anche del contributo fornito dalle telecamere di videosorveglianza. Il pubblico ministero aveva chiesto la condanna di tutti, con pene tra i tre e i cinque anni di reclusione. Un elemento, questo, che non ha visto per niente d'accordo il gruppo di avvocati difensori, composto da Davide Gatti, William Voarino del foro di Torino, Silvia Merlino, Giorgia Montanara (con il legale Stefano Campanello) e Stefano Ponchione di Alba.
Il giudice Beconi ha assolto tutti, accogliendo le argomentazioni dei difensori. Gli avvocati e in aula avevano sostenuto l'inesistenza di prove certe per collegare i furti ai loro assistiti. Tutti gli imputati avevano scelto il rito abbreviato. Le accuse erano quelle di furto e ricettazione. Il caso era stato preso in carico proprio dal palazzo di giustizia astigiano dopo il primo furto di Neive, territorio di competenza del tribunale di Asti.
Si fingevano vigili urbani per derubare anziani: arrestatiElisabetta Testa
11 giugno 2021
https://www.lastampa.it/asti/2021/06/11 ... 1.40375243Si presentavano come tecnici del gas o agenti di polizia municipale per entrare nelle case di persone anziane e truffarle con facilità.
E' quanto viene contestato dai carabinieri del nucleo investigativo di Genova a tre nomadi sinti residenti nell'Astigiano e nel Torinese (a Moncalieri). I tre – di età compresa tra i trenta e i trentacinque anni – sono stati arrestati perché ritenuti responsabili di almeno una decina di colpi commessi tra Genova e la Lombardia.
La refurtiva ammonterebbe complessivamente a duecentomila euro, tra gioielli, contanti e oggetti preziosi.
Il loro modus operandi era sempre lo stesso. In un primo momento alcuni di loro si presentavano a casa delle vittime presentandosi come falsi tecnici del gas o del riscaldamento e rubavano pochi oggetti di valore. Poco dopo, poi, si presentavano nelle stesse case due finti vigili urbani (con tanto di divise e pettorine), con la scusa di voler riconsegnare gioielli e oggetti rubati qualche momento prima.
In questo modo riuscivano a conquistare appieno la fiducia delle vittime, soprattutto anziani.
A quel punto uno dei finti agenti, forte della fiducia conquistata chiedeva di poter vedere i gioielli, per verificare che ci fossero tutti e non mancasse nulla. Uno dei due distraeva così la vittima, mentre l'altro riusciva a portare via ogni volta il bottino, sempre considerevole.
I carabinieri quindi, una volta unite tutte le denunce ricevute sono riusciti a risalire ai tre grazie all'analisi dei filmati delle telecamere di sorveglianza e a una serie di pedinamenti.
Gli arrestati vivevano in lussuose ville, dove, durante le perquisizioni, sono stati trovati anche quarantacinque mila euro in contanti, centotrenta monete d'oro e le divise usate durante i colpi. —
In attesa di interrogatorio i sinti arrestati dai carabinieri per usuraElisabetta Testa
27 aprile 2021
https://www.lastampa.it/asti/2021/04/27 ... 1.40201504Non si sono ancora svolti gli interrogatori di garanzia degli undici astigiani arrestati dai carabinieri nell’ambito dell'operazione «Sonacai»(oro, in gergo sinto), per usura, ricettazione, riciclaggio e intestazione fittizia di valori. Si tratta dei componenti di due famiglie sinti residenti ad Asti, ovvero Fabio e Daniel Bresciani, Loredana Agazzi, Angela Vailatti, Jenny Agazzi e Maximiliano Cinieri. Ai domiciliari Giulio Gai, Alessio Tropea, Francesco Franco, Elisa Fragale e Wissam Nazha, conosciuto come Mario il Libanese.
Gli arrestati al momento si trovano tra Asti e Torino e gli interrogatori sono attesi in questi giorni. L'operazione è stata condotta dai carabinieri di Imperia, in sinergia con l'Arma astigiana, coordinati dalla Procura. La banda era specializzata in furti in abitazione e in truffe ai danni di persone sole e fragili, soprattutto anziani. Con i bottini ottenuti, facevano la bella vita e «investivano» nel mondo dell'usura. Avevano creato infatti una fitta rete in cui erano finiti artigiani e negozianti in affanno a causa della crisi generata dalla pandemia. Con l’operazione è stata sequestrata una villa in strada San Lazzaro (zona Praia) dal valore di 250 mila euro, un autolavaggio a Nichelino da 60 mila euro, 330 mila euro in contanti, oltre 6 chili di oro in lamine per 350 mila euro, una Bmw serie 5 e una Fiat Cinquecento per un valore complessivo di 50 mila euro nonché gioielli tra cui spicca un bracciale in oro con 70 diamanti e analoghe pietre da 20 carati per un valore di 30 mila euro. Beni mobili e immobili per un valore complessivo di un milione e duecentomila euro.
secondo l’accusa per imprestare i soldi (a tassi folli) reinvestivano il provento di furti e truffe, quindi senza nessun esborso iniziale. —
Pagavano i prestanome per nascondere i loro beniElisabetta Testa
25 aprile 2021
https://www.lastampa.it/asti/2021/04/25 ... 1.40193475Gli 11 sinti astigiani arrestati dai carabinieri nell’operazione “Sonacai” (oro),avevano paura di essere scoperti.
Per evitare misure di prevenzione patrimoniali e sequestri penali, erano disposti a tutto, persino a investire parte del loro patrimonio per stipendiare dei prestanome, tutti consenzienti. L’obiettivo del sodalizio criminale era quello di nascondere il più possibile, di dissimulare il loro ingente patrimonio. Fondevano oro e gioielli preziosi in lamine, mentre pietre preziose e orologi venivano venduti ai ricettatori. Il ricavato di queste vendite si aggiungeva così ai bottini che ogni volta riuscivano a portare a casa da furti e truffe ai danni di anziani, per poi fare prestiti, con interessi folli e alimentare il mondo sommerso e perverso dell’usura. L’accusa a loro rivolta, infatti, è anche quella di essere stati, a vario titolo, degli efferati usurai e di aver alimentato un maxi circuito finanziario, una grande ragnatela in cui erano finiti i più fragili in questo momento di crisi sanitaria ed economica. Muratori, idraulici, meccanici, ma anche rivenditori di veicoli e persino gioiellieri: artigiani e negozianti in affanno, che, pur di portare i soldi a casa a fine mese, si erano rivolti agli strozzini, piegati come non mai da una crisi economica senza precedenti. Gli interessi chiesti dai malviventi arrivavano a toccare anche il 300%. Modeste le cifre richieste dagli artigiani, altissime quelle incassate poi dalla banda. Spesso i malviventi – come avevano accertato le precedenti operazioni, denominate «Cops» e «Cops 1» – riuscivano a entrare in casa delle vittime fingendosi carabinieri o finanzieri, incaricati di svolgere accertamenti su giri sospetti di banconote false. Un gioco criminale perverso, che faceva leva sul buon cuore delle vittime, spesso sole e indifese, portato avanti soprattutto nell’anno 2019. —
Furti e truffe per “investire” in usura, sequestrato anche un bracciale con 70 diamantiElisabetta Testa
25 aprile 2021
https://www.lastampa.it/asti/2021/04/25 ... 1.40193452Facevano la bella vita con i soldi presi da furti e truffe ai danni di persone sole e fragili, soprattutto anziane.
I carabinieri della compagnia di Imperia, in sinergia con l'Arma astigiana, coordinati dalla Procura, ieri 24 aprile, all'alba, hanno condotto una maxi operazione, che ha portato all'arresto di undici astigiani (sei in carcere, cinque ai domiciliari), per usura, ricettazione, riciclaggio e intestazione fittizia di valori.
Nel mirino sono finiti i componenti di due famiglie sinti residenti ad Asti. Si tratta dei fratelli Fabio e Daniel Bresciani, Loredana Agazzi, Angela Vailatti, Jenny Agazzi e Maximiliano Cinieri. Ai domiciliari Giulio Gai, Alessio Tropea, Francesco Franco, Elisa Fragale e Wissam Nazha, conosciuto come Mario il Libanese.
E’' l'operazione «Sonacai», una prosecuzione delle precedenti «Cops», che avevano portato all'identificazione di un gruppo che agiva nell'Imperiese e in diverse parti del Nord Italia, colpendo le persone più fragili e indifese.
A capo c'era Enzo Agazzi, a cui, nei mesi scorsi, era stata sequestrata anche una lussuosa villa del valore di 700 mila euro, con parco, piscina, campi da tennis e calcetto.
Gli arrestati riuscivano a portare via dalle case delle vittime oro e denaro contante utilizzando poche semplici mosse, tutte abilmente studiate a tavolino prima di ogni colpo. Da qui il nome scelto per questa operazione, una onomatopea che indica appunto l'oro, in gergo sinto. Non solo arresti. «Sonacai» ha infatti permesso che a uno degli arrestati venissero sequestrati beni, mobili e immobili, per un valore complessivo da capogiro: un milione e duecentomila euro.
Ad Asti è stata infatti sequestrata una villa in strada San Lazzaro (zona Praia) dal valore di 250 mila euro; a Nichelino ( in provincia di Torino) un autolavaggio da 60 mila euro; 330 mila euro in contanti; oltre 6 chili di oro in lamine per 350 mila euro; una Bmw serie 5 e una Fiat Cinquecento per un valore complessivo di 50 mila euro nonché gioielli tra cui spicca un bracciale in oro con 70 diamanti e analoghe pietre 20 carati per un valore di 30 mila euro. I militari, poi, hanno sequestrato altri beni, come corrispettivo per «equivalente» degli introiti di derivazione illecita riconducibili in particolare all’attività di usura, pari a 110 mila oltre a documentazione utile per ulteriori approfondimenti. Il sodalizio criminale colpiva in tutto il Piemonte, ma anche nel resto delle regioni del Nord Italia.
Secondo i carabinieri gli arrestati, così come i loro parenti, potevano permettersi una vita lussuosa, grazie al provento di furti in abitazione, truffe ai danni di anziani, ricettazione di oro e gioielli, riciclaggio e usura. Un'attività divenuta abituale: una professione criminale a tutti gli effetti, come hanno portato alla luce i vari pedinamenti e le intercettazioni telefoniche e ambientali.
I componenti di queste famiglie, però, avevano un alto tenore di vita, nonostante risultassero privi di entrate regolari. Per dissimulare le loro attività e il loro ingente patrimonio, facevano ricorso a prestanomi. Fondevano oro e gioielli tra loro, per alimentare un maxi giro di usura, in cui erano finiti soprattutto imprenditori in affanno a causa della crisi generata dalla pandemia da Covid-19. —
Partivano da Asti e Alba per derubare anziani in Trentino: arrestati 5 sintiElisabetta Testa
2 febbraio 2021
https://www.lastampa.it/asti/2021/02/02 ... 1.39851467Partivano da Asti e da Alba diretti in Trentino per compiere furti e rapine ai danni di anziani i cinque nomadi sinti arrestati questa mattina dai Carabinieri a Trento.
I nomadi, fingendosi dipendenti dell'acquedotto, raggiravano anziani e si introducevano nelle loro abitazioni, depredandole.
Alla banda gli inquirenti contestano una rapina e ventisei furti tra le province di Trento e Brescia da aprile 2019 a gennaio 2020, per un ammontare di 185 mila euro.
Il colpo più eclatante che viene loro addebitato sarebbe stato commesso a giugno 2019 a Cavedine: in due entrati in una casa hanno immobilizzato gli anziani minacciandoli con una pistola e li hanno derubati di denaro e gioielli, per un valore di 100 mila euro.
I componenti della banda sono stati 'traditi', oltre che dai sistemi di videosorveglianza, anche da alcuni annunci online di vendita di auto di grossa cilindrata, identiche a quelle usate durante i colpi, con targhe contraffatte.
Tra di loro c'era anche un sorvegliato speciale.
Sequestrata la villa del finto maresciallo RoccaElisabetta Testa
16 gennaio 2021
https://www.lastampa.it/asti/2021/01/16 ... 1.39777678Aveva intestato alla moglie una villa (valore stimato 300 mila euro) che sarebbe stata costruita con i soldi delle rapine e delle truffe agli anziani.
Non solo: al fisco aveva dichiarato un reddito di modestissima entità. E’ stato questo uno dei campanelli di allarme che ha fatto scattare le indagini.
La villa, che si trova in strada Peschiera 11 (zona Trincere), riconducibile a Giastin Stentardo, 36 anni, origini sinti, è stata sequestrata.
Lui si trova già in carcere per diversi reati. E' stata così data esecuzione al provvedimento di sequestro emesso dal Tribunale di Torino, su indicazione della Direzione antimafia e dei carabinieri della Polizia Giudiziaria della Procura di Asti. Gli accertamenti sono stati fatti in collaborazione con la Guardia di Finanza. Ad agire una ventina di carabinieri del Comando provinciale di Asti.
Stentardo è stato condannato più volte per diversi reati, tra i quali figura la partecipazione a un’associazione per delinquere specializzata in rapine in ville e abitazioni isolate. Colpi commessi non solo nell’ Astigiano ma in diverse città di Piemonte, Lombardia, Liguria, Veneto ed Emilia Romagna, soprattutto ai danni di persone anziane.
Il modello operativo
Le rapine seguivano tutte lo stesso copione. I malviventi si presentavano alla porta fingendosi appartenenti all'Arma dei Carabinieri, attraverso l'utilizzo di falsi segni distintivi, come tesserini e lampeggianti. Stentarto durante i colpi vestiva i panni del «maresciallo Rocca», sfruttando così il nome dell'amatissimo personaggio Tv interpretato da Gigi Proietti, per conquistare la fiducia delle vittime.
Era il finto capo pattuglia che, abile a farsi aprire la porta di casa, riusciva a distrarre le vittime e impossessarsi di denaro contante, gioielli e orologi. In un caso sono state rubate anche un'auto di lusso e due pistole. Tantissimi i colpi messi a segno dal 2002 al 2018, fino al suo arresto avvenuto nel gennaio 2019 a Cesano Boscone, in Lombardia.
Latitante da mesi, era stato sorpreso da uomini della squadra Mobile di Alessandria e di Asti e dai carabinieri del Nucleo operativo del Comando provinciale di Alessandria, mentre era intento a sorseggiare un caffè in un bar.
E come in un film, mentre lo scortavano fuori dal locale aveva detto: «Bravi, ce l'avete fatta».
La villa posta sotto sequestro, che risulta tra l’altro abusiva, era stata edificata proprio nel periodo in cui l'uomo faceva parte della banda dei finti carabinieri.
Gli accertamenti, eseguiti dalla Guardia di Finanza di Asti, hanno ricostruito la biografia criminale dell'uomo e la posizione reddituale e patrimoniale, anche del suo numeroso nucleo familiare. Un grande lavoro con incroci di dati anche con altri enti, intestazioni, movimenti di denaro. È stato così appurato che il reddito dichiarato, di modestissima entità, era assolutamente incompatibile con gli investimenti per l’abitazione. Da qui gli inquirenti hanno dedotto che il denaro utilizzato sia frutto delle attività illecite commesse. Da qui la conclusione che il denaro per il completamento dell'edificio sia frutto delle attività illecite. —
Arrestati dalla polizia una decina di falsi addetti dell’acqua e del gas che svaligiavano le case20 ottobre 2020
https://www.lastampa.it/asti/2020/10/20 ... 1.39439221Falsi addetti dell’acqua e del gas svaligiavano le case anche durante il lockdown: sequestrati soldi, oro e una decina di Rolex. Alcuni colpi sono stati portati a termine anche in case dei Asti e provincia.
Dieci gli arresti, sei le persone trasferite in carcere e quattro sottoposte a misura cautelare, dai domiciliari all'obbligo di dimora.
È il bilancio di una maxi operazione della Squadra mobile di Cuneo iniziata all'alba di oggi (martedì 20 ottobre), con un blitz al campo nomadi di Cuneo e che ha visto coinvolti 100 agenti di tutto il Piemonte, squadre cinofile e anche un elicottero del reparto volo di Milano della polizia.
Oltre che al campo di Passatore, le perquisizioni hanno interessato il centro di Cuneo, Asti, Carmagnola e Volvera.
Su ordine della Procura di Cuneo, sono finite in manette 10 persone di etnia sinti responsabili di furti e gravi reati contro il patrimonio, ai danni di vittime deboli o anziane.
Si presentavano come addetti dell’acqua o del gas e svaligiavano le case, prendendo di mira specialmente quelle abitate da anziani.
Arrestati: Alfrida Laforè, Osvaldo Barovero, Angela Laura Barovero, Claudia Barovero, Gianni Barovero, Valentino Alex Debar, Selica Barovero, Glenda Barovero, Romano Debar e Giacomo Bresciani.
A loro sono riconducibili almeno venti furti in appartamento avvenuti tra Asti, Cuneo e Torino, che avrebbero fruttato centinaia di migliaia di euro. Sequestrati 20 mila euro in contanti, oro e una decina di Rolex.
Pinerolo, in pochi minuti tenta due volte la truffa dello specchietto: arrestatoantonio giaimo
7 luglio 2021
https://www.lastampa.it/torino/2020/07/ ... 1.39054131PINEROLO. Una truffa ormai collaudata e che, anche per questo, molte volte va a segno: è quella dello specchietto. Il truffatore prende di mira l'automobilista, a volte cerca dei giovani neo patentatati e poi simula di essere stato urtato e che nell'incidente gli è stato rotto lo specchietto. Tutto falso. Ma molte volte mette in soggezione l'automobilista al quale propone per chiudere la vicenda, senza denuncia all'assicurazione con conseguente aumento della polizza, un risarcimento di 50 euro.
Doppio (inutile) tentativo
Il doppio fatto è accaduto, nel giro di pochi minuti, per due volte a Pinerolo. Inizialmente in via Des Geneys, dove un arrotino residente a Noto, in provincia di Siracusa, ha tentato la prima truffa: ma il colpo è andato male, e la donna che era al volante ha chiamato i carabinieri. A quel punto l’uomo di origini sinti si è allontanato. E mentre in via Poirino stava intascando 50 euro, frutto del colpo questa volta almeno inizialmente riuscito, è stato arrestato dai carabinieri di una pattuglia del nucleo radiomobile.
Tra il bottino dei sinti che per scappare si sono sbarazzati dell’oro rubato anche sette fedi nuzialiirene famà
7 marzo 2020
https://www.lastampa.it/torino/2020/03/ ... 1.38562890 TORINO. Sette fedi nuziali rubate, con incisi nomi e date dei matrimoni, sono state ritrovate dalla polizia. Gli agenti delle Volanti hanno fermato in strada del Villaretto due uomini a bordo di un'auto con indosso cappellino e giacca blu, auricolari e mascherine. Un travestimento per riuscire a raggirare le vittime, per lo più anziani.
Tra il bottino dei sinti che per scappare si sono sbarazzati dell’oro rubato anche sette fedi nuziali
La fuga
Per sfuggire al controllo hanno lanciato fuori dal finestrino un sacchetto di plastica con dentro oro e gioielli: sette fedi, due orologi, due gemelli, quattro spille, cinque bracciali, tredici collane, quattordici orecchini, sedici anelli, venti pendenti. I due uomini, sinti piemontesi 44 e 45 anni già noti alle forze dell'ordine, sono stati arrestati con l'accusa di ricettazione. Durante la perquisizione, i poliziotti hanno sequestrato due spray al peperoncino e 2640 euro in contanti. Le indagini proseguono per risalire alle date dei furti e per rintracciare i proprietari delle fedi e dei gioielli.
In due a processo per circonvenzione d’incapace ed estorsione, l’allarme dato dal direttore delle posteMARCO BENVENUTI
12 febbraio 2021
https://www.lastampa.it/novara/2020/02/ ... 1.38460189Tutto è partito con la segnalazione del direttore delle poste ai carabinieri: «Ci sono prelievi anomali. E il conto della coppia è stato prosciugato. Mi hanno chiesto un prestito perché altrimenti “quelli si sarebbero arrabbiati”». I militari hanno cercato di capire chi fossero «quelli» e, ascoltato il drammatico racconto di due sessantenni galliatesi che ai conoscenti avevano consegnato la bellezza di 37 mila euro in pochi mesi, oltre a oro e gioielli, hanno teso un tranello durante l’ennesima consegna di soldi. Era il 12 dicembre del 2017.
È quanto emerso ieri in tribunale al processo per circonvenzione d’incapace ed estorsione che vede imputati due sinti di Novara, un uomo di 36 anni, e la moglie di 39, difesi dall’avvocato Giuseppe Ruffier. Stanno cercando di restituire il denaro ratealmente e finora, a detta delle vittime parti civili con l’avvocato Paolo Mastrosimone, hanno dato circa 8 mila euro. Ma, si difendono, «si trattava di prestiti o donazioni, non abbiamo mai minacciato nessuno». Ieri in aula sono stati ascoltati i coniugi, che una psichiatra dell’ospedale Maggiore, ausiliario della polizia giudiziaria durante le indagini, ha definito «facilmente suggestionabili» e «affetti da una deficienza psichica riconoscibile a vista anche da non esperti»: «Se andavano avanti così ci mangiavano la casa. Abbiamo conosciuto prima lei, perché veniva a vendere piantine a domicilio. Diceva che avevano problemi economici, il camper rotto, che dovevano pagare le bollette, e poi una serie di tristi vicende familiari. Se non davamo i soldi che ci chiedevano ci sentivamo in colpa».
Nonostante l’evidenza dei fatti, i due sessantenni non si erano nemmeno accorti di aver svuotato il loro conto corrente. Il direttore delle poste di Galliate: «La legge ci impone di segnalare movimenti anomali. A me erano sembrati strani tutti quei prelievi ravvicinati, tant’è che poi ho chiesto al cliente a cosa gli servisse tutto quel denaro. Le argomentazioni erano molto vaghe. Gli ho anche sottoposto il questionario che facciamo in questi casi in base alle normative, ma non rispondeva mai alla domanda principale. Quando ha chiesto un prestito, e mi disse “Se non prendo questi soldi si arrabbiano”, mi si è acceso un campanello di allarme e ho avvisato i carabinieri». A casa dei due, il 12 dicembre, si erano presentati i militari: «Abbiamo organizzato un incontro per la consegna di 700 euro perché ho visto marito e moglie spaventati, e perché si sentivano obbligati a effettuare altri pagamenti». All’udienza del 3 marzo parleranno gli imputati.
Telecamere, Ris, indagini incastrano due sinti per furto in casa di gioielli18 gennaio 2020
https://www.lastampa.it/asti/2020/01/18 ... 1.38347984Questa mattina, 18 gennaio, i carabinieri della stazione di Montechiaro d’Asti, al termine di un anno e mezzo d’indagini, hanno chiuso il cerchio su due persone che, nell’agosto del 2017, avevano commesso un furto nell’abitazione di un imprenditore.
Il bottino: gioielli d’oro per duemila euro. I ladri per entrare avevano forzato la porta d’ingresso e rovistato in tutte le stanze.
Il sistema di videosorveglianza delle strade vicine aveva ripreso le fasi di avvicinamento e successiva fuga dei due autori.
L’analisi dei fotogrammi e delle foto segnaletiche di coloro che, per sembianze e caratteristiche somatiche erano parsi tra i possibili autori, corroborate dalla comparazione tecnica offerta dal Ris dei carabinieri di Parma, ha consentito di raccogliere elementi indiziari convergenti su due astigiani di etnia sinti.
Sono stati quindi denunciati per furto in abitazione due astigiani di 31 e 47 anni, con precedenti per reati contro il patrimonio.
Sono in corso accertamenti, da parte dei carabinieri della Compagnia di Villanova d’Asti, per risalire al canale di smistamento dove sarebbero stati venduti i gioielli.
Piastrelle Versace e marmi nella villetta in zona Trincere sequestrata ai sintiManuela Macario
12 novembre 2021
https://www.lastampa.it/asti/2019/11/12 ... 1.37889716Pavimenti di marmo, tanto lucidi da specchiarsi. Piastrelle di Versace nel bagno. Letto patronale degno di una reggia e divani Chester di pelle bianca. Una scalinata a vista porta al piano superiore. La villetta di località Trincere è solo uno dei beni confiscati alla famiglia Olivieri.
Una cancellata perfetta e costosa, come le mattonelle usate per costruire la recinzione, racchiude la tenuta vicino al fiume. Giardino, erba e piante sono impeccabili. In quella casa da sogno ci vivevano e c’erano anche una dependance e un garage. Troppo per una famiglia che dichiarava in media meno di 20 mila euro l’anno negli ultimi anni.
Si erano circondati di beni che non si sarebbero potuti permettere. Quella tenuta delle Trincere vale oltre 180 mila euro. Poi avevano anche un appartamento in una traversa di corso Alessandria del valore di oltre 56 mila euro. Per non parlare dei veicoli, otto, non di grande valore, ma che comunque facevano reddito: si passa da una Fiat Panda nuova, a una Seicento vecchiotta, e poi autocarri, un Iveco, un motociclo, rimorchi, una Punto Gt. La famiglia possedeva anche quote societarie di un locale di Torino, l’Alex Bar e altre quote di altre partecipazioni societarie. Anche la paninoteca mobile che stazionava al fondo di corso Savona è loro. Il tutto per un valore stimato di circa 400 mila euro. Somma che padre, madre e figlio ( Renato Olivieri, 55 anni, detto Ciccio, Rosa Vinotti 52 anni, Francesco Oliveri 34 anni )avrebbero accumulato in dieci anni, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti.
I tre sono soggetti dediti a incroci di attività non chiare, molte delle quali, le più evidenti, sono state ricostruite durante le attività d’indagine della procura e della guardia di finanza. Se la disposizione del tribunale di Torino non verrà impugnata dai proprietari dei beni confiscati nei prossimi dieci giorni, la confisca diventerà definitiva, tutto sarà sequestrato, e andrà allo Stato.
Sequestrato l'enorme tesoro dei SintiFeb 13, 2017
https://www.youtube.com/watch?v=r5CAG1Ad_SI La Dia di Roma e del Gruppo Carabinieri di Ostia, con l'ausilio di quello della Guardia di Finanza, ha eseguito nel territorio di Ladispoli (RM) e Cerveteri (RM), un sequestro di beni nei confronti di 5 famiglie di etnia Sinti, accomunate da stretti vincoli familiari e gravate da numerosi precedenti penali, che avevano dato vita ad un'associazione per delinquere attiva
I nuovi zingari e le altre mafie, ecco le famiglie che stanno conquistando Roma13 novembre 2017
https://notizie.tiscali.it/cronaca/arti ... zio-roma./Sempre più ricchi e sempre più pericolosi. I sinti hanno cominciato a impadronirsi di vaste aree di Roma tra gli anni 60 e 70. Secondo le cronache dell’epoca, si occupavano esclusivamente di cavalli da corsa. Tuttavia, quasi subito alcuni di loro furono ingaggiati dalla banda della Magliana e dalla mafia come riscossori di crediti particolarmente difficili. Da allora, i nomadi hanno fatto un considerevole salto di qualità, mettendo radici nelle borgate romane, acquisendo un peso importante sul territorio grazie a vincoli parentali molto stretti. I legami di sangue sono per queste comunità un elemento molto prezioso. Inizialmente era stato chiesto loro di occuparsi di affari "marginali" della grande criminalità organizzata, come la riscossione e l’estorsione, ma anche della distribuzione di stupefacenti come l'eroina.
Le famiglie
(La Stampa)
Non bisogna fare di tutta un’erba un fascio, tuttavia la situazione con il passare degli anni si è incancrenita. Quanta responsabilità delle classi dirigenti e della cultura del nostro Paese in tutto ciò? Una domanda che meriterebbe una risposta. Perché i silenzi, gli errori e le omissioni che hanno accompagnato questo problema nel corso degli anni, hanno reso la Capitale (e delle sue borgate) invivibili. Con l’arrivo alla Procura di Roma del procuratore Giuseppe Pignatone e del coordinatore della Dda, il procuratore aggiunto Michele Prestipino, le indagini hanno fatto un salto di qualità, ma ha anche messo in rilievo che il problema, l’alleanza mafia-sinti, poteva essere affrontato prima, con la prevenzione e con un’attenta azione di polizia.
I recenti fatti di Ostia, la testata di Roberto Spada al giornalista di Nemo (Rai 2) Daniele Piervincenzi, sono solo lo scampolo di uno scenario, di una cancrena, preoccupante. Le conseguenze di questa penetrazione criminale sono evidenziate anche nelle numerose statistiche ufficiali che fotografano una regione condizionata dalla presenza di “imprese” sinti ormai abbastanza simili a quelle mafiose. Determinato, molto probabilmente, da “un perverso scambio di utilità criminali tra gruppi che si riconoscono e si rispettano reciprocamente”, si legge nel rapporto della Regione Lazio sulle infiltrazioni mafiose.
La forza di queste vecchie e nuove mafie sta nella solitudine delle sue vittime. Grazie al lavoro di Pignatone, si può essere moderatamente ottimisti, “perché altre volte è stato dimostrato come la sinergia tra società civile e istituzioni possa rovesciare rapporti di forza immaginati come immodificabili ed aprire relazioni di fiducia affinché sempre più imprenditori denuncino estorsioni e usura di cui sono vittime”, si legge nel rapporto. Per combattere questo fenomeno, le forze di polizia hanno, sostanzialmente, disegnato la mappa dei clan e la loro suddivisione territoriale. Nel Lazio sono state contate almeno 378 infiltrazioni mafiose.
Con loro operano anche i Casamonica il cui territorio va dai Castelli romani, a Ostia, comprendendo soprattutto il litorale laziale e qualche insediamento nella periferia Est (Anagnina, Romanina, Tuscolano). “Si tratta, spiegano gli investigatori, di famiglie di sinti e rom stanziali che approdate a Roma negli anni Settanta si sono imparentate con le famiglie romane, creando vere e proprie dinastie criminali”, ha spiegato il quotidiano romano.
Si sta ritagliando un suo spazio anche la ‘ndrangheta, molto attiva negli investimenti immobiliari, alberghieri e ristorazione. Oltre ovviamente al traffico di sostanze stupefacenti e al gioco d’azzardo, che in alcune zone le ’ndrine gestiscono assieme ai clan locali. Grandi interessi anche in due città laziali, Anzio e Nettuno, per i collegamenti portuali. Molto attive anche le famiglie siciliane dei Triassi degli Accardo. Quel che è più grave, le “famiglie” ormai si sono divise i territorio. Altrimenti ci sarebbe già stato un bagno di sangue.
“I colpi di pistola sparati da due criminali nell’incrociare una pattuglia a Napoli, fotografano né più e né meno la stessa aberrante realtà testimoniata dalla testata di Roberto Spada a un giornalista a Ostia. Tutto questo è frutto di un problema gravissimo e non più trascurabile: la sempre più diffusa mentalità che in certe zone del territorio le regole dello Stato democratico non esistano, ma che si tratti piuttosto di una giungla in cui ci si deve comportare come vuole il prepotente e il violento di turno che detta il passo a proprio piacimento. E’ inutile fingere che non sia così e sbandierare risultati e numeri che distolgano l’attenzione da ciò che è sempre più drammaticamente evidente: ci sono parti di questo Paese che sono ‘realtà parallele’ e, in termini di mentalità diffusa su legalità e sicurezza, sono completamente fuori dalla realtà civile, democratica, libera che vogliamo assicurare ai cittadini", ha detto Domenico Pianese, Segretario Generale del Coisp, Sindacato Indipendente di Polizia.