8 ) I protocolli ufficiali per le cure domiciliari del Covid19 e sue variantiINDICAZIONI PER IL TRATTAMENTO DOMICILIARE DEI PAZIENTI CON COVID-19Versione 1.2 del 07/04/2021
https://www.simg.it/Coronavirus/terapia ... e_2303.pdf Covid-19, nuova circolare del Ministero aggiorna le linee guida per le cure domiciliariMinistero della Salute
26 aprile 2021
https://www.salute.gov.it/portale/news/ ... ro&id=5449E’ stata diffusa il 26 aprile la nuova circolare del Ministero della Salute che aggiorna le linee guida per le cure domiciliari dei pazienti Covid dello scorso novembre (Circolare 30 novembre 2020).
Il documento, redatto da un Gruppo di Lavoro costituito da rappresentanti istituzionali, professionali e del mondo scientifico, illustra le modalità di gestione domiciliare del paziente affetto da COVID-19 da parte del Medico di medicina generale e del Pediatra di libera scelta sulla base delle conoscenze disponibili a oggi. Le linee guida si rivolgono anche ai caregiver, agli infermieri e ai pazienti stessi.
Le raccomandazioni si riferiscono alla gestione farmacologica dei casi lievi di Covid-19. In linea generale, per le persone con queste caratteristiche cliniche non è indicata alcuna terapia, al di fuori di una eventuale trattamento sintomatico di supporto.
Tra le indicazioni si introduce la valutazione sui pazienti da indirizzare nelle strutture di riferimento per il trattamento con anticorpi monoclonali, vengono date indicazioni più accurate sull'utilizzo dei cortisonici, vengono specificati gli usi inappropriati dell’eparina, vengono indicati chiaramente i farmaci da non utilizzare. Infine, nei soggetti a domicilio asintomatici o paucisintomatici, viene esplicitato il concetto di "vigile attesa" come sorveglianza clinica attiva, costante monitoraggio dei parametri vitali e delle condizioni cliniche del paziente.
In particolare si consiglia di:
non modificare, a meno di stringente ragione clinica, le terapie croniche in atto per altre patologie (es. terapie antiipertensive, ipolipemizzanti, ipoglicemizzanti, anticoagulanti o antiaggreganti, terapie psicotrope)
utilizzare un trattamento di tipo sintomatico con paracetamolo o FANS in caso di febbre o dolori articolari o muscolari, a meno che non esista chiara controindicazione all’uso, o altri farmaci sintomatici su giudizio clinico
non utilizzare routinariamente corticosteroidi; inoltre, un utilizzo precoce di questi farmaci si è rivelato inutile se non dannoso, in quanto in grado di inficiare lo sviluppo di un’adeguata risposta immunitaria
utilizzare eparina solo nei soggetti immobilizzati per l’infezione in atto
evitare l’uso empirico di antibiotici; il loro eventuale utilizzo è da riservare esclusivamente ai casi in cui l’infezione batterica sia stata dimostrata da un esame microbiologico e a quelli in cui il quadro clinico ponga il fondato sospetto di una sovrapposizione batterica
non utilizzare idrossiclorochina, la cui efficacia non è stata confermata in nessuno degli studi clinici randomizzati fino ad ora condotti
valutare, nei pazienti a rischio di progressione di malattia, la possibilità di trattamento precoce con anticorpi monoclonali da parte delle strutture abilitate alla prescrizione.
Si segnala, inoltre, che, a oggi, non esistono evidenze solide e incontrovertibili (ovvero derivanti da studi clinici controllati) di efficacia di supplementi vitaminici e integratori alimentari (come vitamine, inclusa vitamina D, lattoferrina, quercitina), il cui utilizzo per questa indicazione non è, quindi, raccomandato.
Sulla base dell’analisi della letteratura scientifica disponibile a oggi e sulla base delle caratteristiche tecniche dei saturimetri disponibili in commercio per uso extra-ospedaliero, si ritiene di considerare come valore soglia di sicurezza per un paziente Covid-19 domiciliato il 92% di saturazione dell’ossigeno.
Se la saturazione dell’ossigeno scende sotto il 92% valutare o ricovero e ossigenoterapia a casa.
Vista la costante evoluzione delle conoscenze sull’infezione, sul decorso della malattia Covid-19 e sulle possibilità terapeutiche, il documento verrà periodicamente aggiornato, al fine di rendere le indicazioni conformi alla pratica clinica internazionale, sulla base delle emergenti conoscenze scientifiche.
https://www.trovanorme.salute.gov.it/no ... serie=null Cura domiciliare Covid, dopo l’ok del Senato cambia tutto: cosa fare e cosa noMiriam Carraretto
12 Aprile 2021
https://quifinanza.it/info-utili/video/ ... di/479633/A fare da apripista era stato il Piemonte. Ora, le regole potrebbero cambiare per tutti. Dopo oltre un anno di pandemia, finalmente viene messo mano al protocollo per le cure domiciliari Covid da adottare per i pazienti a casa, che potrebbe subire importanti modifiche e diventare omogeneo in tutta Italia.
Dopo mesi di discussioni, tentativi falliti e “depistaggi”, anche involontari, venerdì 9 aprile il Senato ha approvato, con 212 voti favorevoli, e solo 2 contrari e 2 astensioni, l’ordine del giorno firmato da tutti i gruppi parlamentari affinché il Governo si attivi per l’istituzione di un protocollo unico nazionale per la gestione domiciliare dei malati Covid.
Il testo, esito non scontato di un accordo fra tutte le forze politiche, successivo al ritiro delle precedenti mozioni presentate da M5s e Lega, apre la strada alle cure utilizzate da oltre un anno da centinai di medici in tutta Italia, discordanti rispetto alle linee guida dell’AIFA e del ministero della Salute, che ad oggi ancora raccomandano nei primi giorni di sintomi potenzialmente riconducibili al Coronavirus “Tachipirina e vigile attesa”.
Perché bisogna agire subito: cosa fare con i primi sintomi Covid
Da tempo noi di QuiFinanza abbiamo acceso i riflettori sulle terapie per così dire “alternative”, che per mesi sono state trascurate da moltissimi media, medici ed esperti. Ora, l’evidenza clinica ha dimostrato chiaramente che è proprio nei primissimi giorni di comparsa dei sintomi, anche molto lievi, anche senza febbre, che bisogna agire, “anticipando” in un certo senso il virus, che potrebbe rapidamente degenerare, se affrontato nel modo sbagliato.
Come da tempo evidenziato dal prof. Giuseppe Remuzzi a Bergamo (qui trovate l’approfondimento di QuiFinanza) e dalle centinaia di medici che offrono il loro supporto, in modo completamente gratuito, nel gruppo Facebook #TERAPIADOMICILIARECOVID19 in ogni Regione, bisogna da subito trattare i sintomi potenzialmente Covid, ben prima del tampone, come una qualunque altra malattia infiammatoria, e dunque prescrivendo i cosiddetti FANS, come aspirina e Aulin ad esempio, in grado di inibire l’eventuale processo infiammatorio che potrebbe scatenarsi, fino, nei casi più gravi, alla tempesta di citochine che si abbatte sul corpo portando al ricovero, e in alcuni casi anche alla morte (qui trovate tutti i benefici dell’aspirina, anche in merito al Covid).
I FANS sono da preferirsi al paracetamolo (la Tachipirina è il più famoso paracetamolo, ma ce ne sono altri), perché quest’ultimo non solo ha una bassa attività antinfiammatoria ma, secondo alcuni esperti, diminuisce le scorte di glutatione, una sostanza che agisce come antiossidante. La carenza di glutatione potrebbe portare ad un ulteriore peggioramento dei danni causati dalla risposta infiammatoria, che si verifica durante l’infezione Covid.
Lo strano caso del Piemonte
Dicevamo del Piemonte, prima Regione in Italia ad abbracciare, almeno sulla carta, il nuovo protocollo. Un caso, tuttavia, emblematico. Perché nonostante sia stata la prima ad aggiornare le cure con le nuove indicazioni, pochissimi medici di base le applicano davvero, e l’esito di questo mancato adeguamento è evidente nei numeri dei ricoveri.
Il Piemonte, infatti, si colloca al primo posto tra le Regioni per numero di ricoveri rispetto al totale dei positivi accertati. I dati dell’Agenas fissano la media nazionale al 6%, mentre il Piemonte è al 13,6, fa peggio solo la Provincia autonoma di Bolzano al 15,7.
Vero è, come ha precisato l’assessore regionale alla Sanità Luigi Icardi, che il Piemonte ha una popolazione tra le più anziane, ma soprattutto “ci sono ancora problemi nella medicina territoriale. I dati ci dicono che dove il protocollo per le cure domiciliari viene applicato in maniera diffusa, i ricoveri calano”. Nel capoluogo Torino, ad esempio, il protocollo stenta a decollare: difficile capirne le ragioni, visto che eviterebbe centinaia di accessi in ospedale.
Antonio Barillà, segretario regionale dello Smi, uno dei sindacati dei medici di famiglia, ha spiegato che sul protocollo per le cure domiciliari, sia per la parte che prevede l’attivazione delle Usca sia per quella che contempla l’assistenza domiciliare integrata, ci sono una serie di problemi che sono già stati segnalati alla Regione. “Problemi circa l’effettiva disponibilità e capacità di fornire tutte le prestazioni necessarie, a partire dagli esami del sangue a domicilio, le radiografie e altri accertamenti.
Le Usca, dove attive, faticano, tantissimo. 15mila richieste solo a marzo in Piemonte, eppure l’assistenza domiciliare integrata, con visite del medico e assistenza infermieristica, che vede riconoscere 75 euro al medico per ogni pratica e 27 euro per ogni visita a domicilio, latitano.
Cosa cambia per le cure anti-Covid dopo l’approvazione in Senato
Ora, l’approvazione in Senato potrebbe davvero rappresentare un cambio di rotta per migliaia di italiani che fino ad oggi si sono visti trascurare dai propri medici di base o non curati nel modo corretto, con un eccesso di ricoveri in ospedale che ha portato a un sovraccarico pesantissimo per il sistema sanitario, sia nelle aree mediche che nelle terapie intensive.
L’Italia, a differenza di altri vicini europei, ha raggiunto il plateau, e la curva ha iniziato a scendere, ma ancora troppo lentamente.
La straordinaria esperienza del Comitato Cura Domiciliare Covid-19
Quella in Senato è senza dubbio una vittoria. Una battaglia vinta in primis da parte di tutti i medici del Comitato Cura Domiciliare Covid-19 creato dall’avvocato Erich Grimaldi, che in questo anno hanno curato a casa i pazienti, dimostrando l’efficacia dello schema terapeutico e di un lavoro di squadra mai realizzatosi prima in Italia.
Grimaldi è riuscito a dare vita ad un gruppo di lavoro coordinato e composto da migliaia di professionisti con un solo obiettivo: aiutare i pazienti, curarli in modo tempestivo e adeguato, ed evitare loro il ricovero il ospedale. Tutto in modo assolutamente gratuito.
Nel suo comunicato stampa ufficiale il Comitato ha voluto esprimere un ringraziamento anche a chi, in politica, “ha dato ascolto alle nostre richieste e si è attivato ed impegnato in prima persona per raggiungere il risultato, in particolar modo il senatore Massimiliano Romeo, capogruppo Lega, e il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri”.
Il prossimo passaggio è già operativo: sedersi a un tavolo per ridefinire al più presto il protocollo di cura domiciliare precoce. “Siamo orgogliosi di aver raggiunto questo risultato, al netto di un anno di impegno senza sosta da parte di tutti”, ha commentato il presidente del Comitato Grimaldi, “sono sempre stato certo dell’importanza del lavoro che abbiamo svolto e continuiamo a svolgere e questo risultato ne è la conferma”.
Al tavolo di lavoro Grimaldi auspica che siederanno anche il professor Luigi Cavanna e il dottor Andrea Mangiagalli, membri del consiglio scientifico del Comitato, quali espressione delle due realtà più che mai necessarie in questa pandemia: quella ospedaliera e quella della medicina territoriale, “che hanno collaborato in maniera eccellente per dare vita allo schema terapeutico che ha guarito migliaia di persone nel nostro Paese”.
Alberto PentoStando ai protocolli ufficiali l'isdrossiclorochina è ancora al bando, nonostante le ordinanze del Consiglio di Stato del 12 dicembre 2020 e del Tar del Lazio del 2 marzo 2021:" non utilizzare idrossiclorochina, la cui efficacia non è stata confermata in nessuno degli studi clinici randomizzati fino ad ora condotti "Per Szumski invece l'idrossiclorochina va usataIDROSSICLOROCHINA 'RIABILITATA', SZUMSKI: «LO STOP NON AVEVA SENSO» 12 dic 2020
https://www.youtube.com/watch?v=t6ZEAe1H7n8 Il Consiglio di stato ha accolto il ricorso di alcuni medici di base, riammettendo l'uso dell'idrossiclorochina come cura precoce contro il Covid. || L'idrossiclorochina potrà tornare ad essere usata nella cura dei pazienti affetti da Covid-19. A stabilirlo è stato il Consiglio di Stato, ribaltando lo stop decretato dall'Agenzia italiana del farmaco, e accogliendo così il ricorso presentato da un gruppo di medici di base. Fra questi anche il sindaco di Santa Lucia di Piave.L'idrossiclorochina è un farmaco antimalarico, normamalmente usato in ambito reumatologico, ma nella prima fase dell'epidemia era stato utilizzato anche per il trattamento dei pazienti covid. E proprio questo suo utilizzo fuori etichetta, inizialmente consentito, era stato sospeso da Aifa. L'incertezza sull'efficacia terapeutica del farmaco però, che aveva motivato il provvedimento dell'Agenzia, non è ragione sufficiente sul piano giuridico - si legge nella sentenza del Consiglio di Stato - a giustificare l'irragionevole sospensione del suo utilizzo da parte dei medici curanti.Il ricorso all'idrossiclorochina per il covid rimane comunque dibattuto all'interno della comunità scentifica, e ad ogni modo la sua efficacia appare al strettamente collegata ad una somministrazione precoce.
Covid, il Tar dà ragione a Szumski: sospeso il protocollo ministeriale, ok alla cura domiciliare precoceAlvise Fontanella
6 Marzo 2021
https://www.serenissima.news/covid-il-t ... e-precoce/Covid, Riccardo Szumski vince la sua battaglia. Il Tar del Lazio dà ragione ai medici del Comitato Cura Domiciliare Covid-19 e sospende, con effetto immediato, le linee guida ministeriali. I medici sono ora liberi di prescrivere ai pazienti, anche prima del test, le cure che ritengono migliori, senza attenersi al protocollo ministeriale.
Il ricorso al Tar di quattro medici
A far ricorso al Tar del Lazio contro il ministero della Salute e l’Aifa sono stati quattro medici: Riccardo Szumski, Fabrizio Salvucci, Giuseppe Giorgio Stramezzi e Luca Poretti, difesi dall’avvocato Erich Grimaldi e appoggiati dal benemerito Comitato Cura Domiciliare Covid-19, di cui l’avvocato Grimaldi è presidente.
Riccardo Szumski, il ricorso al Tar del Lazio
La battaglia del Comitato Cura Domiciliare Covid-19 e del dottor Riccardo Szumski, medico da 40 anni e sindaco amato e riconfermato a Santa Lucia di Piave, nonché storico indipendentista veneto, era diretta contro il protocollo ministeriale per la cura dell’infezione da Covid-19 e in particolare contro la nota Aifa del 9 dicembre 2020 cche detta i “principi di gestione dei casi Covid-19 nel setting domiciliare”.
La nota prevede nei primi giorni di malattia che il paziente resti a casa in “vigile attesa” e la somministrazione di fans e paracetamolo o dell’eparina (solo per i pazienti allettati), dando indicazione di “non utilizzare” altri farmaci.
Il protocollo ministeriale e l’inutile “vigile attesa”
Il protocollo ministeriale, coniato sulle “linee guida” di queste prescrizioni dell’Aifa, prevedeva quindi che i pazienti che segnalavano al proprio medico sintomi compatibili con il Covid, fossero semplicemente invitati a restare a casa in isolamento, nella cosiddetta, e inutile, “vigile attesa“.
Se sviluppavano febbre, il protocollo prevedeva solo il paracetamolo, cioè la tachipirina, che contrasta la febbre ma non l’avanzata del virus nell’organismo. In seguito, se il paziente guariva da solo, bene, se si aggravava veniva accolto in ospedale.
La cura precoce con l’antinfiammatorio
Il dottor Szumski, invece, come moltissimi altri medici in tutto il mondo, applica sin dalla primavera dell’anno scorso, e con eccellenti risultati (anche l’ex presidente Donald Trump è guarito in pochi giorni con questa cura), una terapia precoce, domiciliare, a base di un farmaco comunemente in uso, un antinfiammatorio che si chiama idrossiclorochina.
Il dottor Riccardo Szumski (foto dalla sua pagina Facebook)
Il virus infatti ha una primissima fase che è di natura infiammatoria, e se viene contrastato in questa fase iniziale con un potente antinfiammatorio, ecco che l’espansione del virus nell’organismo viene frenata e vengono ridotti i sintomi e accelerata la guarigione, evitando anche l’ospedalizzazione.
Una cura da fare subito, ai primi sintomi
L’idrossiclorochina, secondo questo protocollo di cura domiciliare precoce, deve però essere assunta dal paziente subito, prima che termini la fase infiammatoria dell’infezione da Covid-19. Senza attendere il test, senza perder tempo nell’inutile “vigile attesa“.
Quattro giorni soltanto di idrossiclorochina a basso dosaggio, ma immediatamente, ai primi sintomi. Se il paziente segue il protocollo ministeriale e attende, poi l’idrossiclorochina non serve più.
Le minacce di provvedimenti disciplinari
Il dottor Riccardo Szumski riferisce che tutti i pazienti che si sono rivolti a lui in fase iniziale e che sono stati curati con questa terapia precoce, sono guariti. Nessuno è morto. Naturalmente Szumski ha tentato di presentare i risultati della terapia precoce alla Regione e alla Asl, ma ha ricevuto soltanto minacce di provvedimenti disciplinari.
Ora però il Tar ha sospeso cautelativamente il protocollo ministeriale, e i medici non devono più temere provvedimenti disciplinari. Sono liberi di prescrivere la cura che ritengono migliore per il paziente.
Il Tar: no all’attesa, è pregiudizievole per il paziente
Nell’ordinanza che sospende cautelativamente con “effetto immediato” l’efficacia delle linee guida Aifa, rinviando al 20 luglio l’udienza di merito, il Tar spiega che il ricorso “appare fondato” in relazione alla giusta richiesta dei medici “di far valere il proprio diritto/dovere di prescrivere i farmaci che essi ritengono più opportuni secondo scienza e coscienza”, e che non può essere “compresso nell’ottica di una attesa, potenzialmente pregiudizievole sia per il paziente che, sebbene sotto profili diversi, per i medici stessi”.
L’avvocato Grimaldi: il ministero riveda le linee guida
“Anche il Tar ha compreso che lasciare i pazienti senza cure precoci a domicilio è inaccettabile – commenta l’avvocato Erich Grimaldi – ora il Ministero riveda le linee guida, cancelli l’assurda “vigile attesa” e consigli invece di contrastare attivamente l’insorgere dell’infezione, consenta ai medici di prescrivere, quando è possibile, le cure precoci a domicilio che se fossero state applicate in tutto il Paese avrebbero forse evitato decessi e ridotto sofferenze di pazienti e delle loro famiglie”.
Salvini e la “battaglia storica”…
Una piccola nota “politica” a piè di pagina. La notizia dell’ordinanza del Tar è stata accolta con soddisfazione dal segretario della Lega, Matteo Salvini, che ha definito quella per la cura domiciliare precoce “una battaglia storica” della Lega.
Francamente, non ce ne eravamo accorti. Anche nel Veneto, Regione governata dalla Lega, il dottor Riccardo Szumski è stato lasciato solo a combattere la sua buona battaglia.
Szumski inascoltato da un anno
Non è stato nemmeno ascoltato quando chiedeva di poter presentare e discutere i risultati della cura precoce, contro di lui sono stati sollecitati da parte del direttore generale della Asl trevigiana, provvedimenti disciplinari dell’Ordine dei Medici.
E anche nel resto d’Italia, i medici del Comitato Cura Domiciliare sono stati zittiti, perseguitati, marginalizzati, intimoriti. E non abbiamo notizia di iniziative politiche della Lega a loro favore, e neppure di semplici dichiarazioni del segretario a difesa dei valorosi medici che si battevano, rischiando provvedimenti disciplinari, nell’esclusivo interesse dei malati.
Una telefonata di scuse a Szumski ci starebbe…
Con ciò non vogliamo addossare colpe al segretario Matteo Salvini e tantomeno al governatore Luca Zaia, che non sono medici ed è giusto si attengano alle indicazioni ufficiali delle istituzioni mediche e ai protocolli ministeriali.
Adesso, però, entrambi hanno l’occasione di rimediare: Salvini esigendo che il ministero tuttora guidato dal ministro Speranza riveda immediatamente le linee guida sbagliate, senza perseverare nell’errore come ha fatto finora, e Zaia facendole sollecitamente applicare nel Veneto.
Poi, magari, una telefonata di scuse e di apprezzamento a medici come Riccardo Szumski, ci starebbe…
https://www.quotidianosanita.it/allegat ... 239942.pdfNo, l’idrossiclorochina non è raccomandata contro Covid-19 Si riaccende la polemica sulla somministrazione di idrossiclorochina per il trattamento a domicilio delle forme non gravi di Covid-19. Ma se per alcuni medici funziona, la letteratura scientifica e le autorità sanitarie dicono altro
11 marzo 2021
https://www.wired.it/scienza/medicina/2 ... efresh_ce= Dopo che il Piemonte ha aggiornato il proprio protocollo per le cure domiciliari prevedendo la possibilità di somministrare idrossiclorochina a pazienti Covid-19 in fase precoce di malattia, si riapre la polemica sull’ormai noto antimalarico. Gli esperti più o meno famosi, ancora una volta, si dividono. Ma per le principali autorità sanitarie e la letteratura scientifica il responso è unanime: l’idrossiclorochina non ha dato prove di efficacia né come trattamento in fase sintomatica di Covid-19 né come farmaco preventivo, e pertanto se ne sconsiglia la somministrazione.
Non serve nelle forme gravi, in pazienti ospedalizzati
Sebbene all’inizio della pandemia sia stata parecchio sostenuta anche da alcuni governi, ben presto ci si è resi conto che somministrare idrossiclorochina in pazienti ospedalizzati non dava alcun beneficio. In altre parole il suo impiego non abbassava il tasso di mortalità delle persone in trattamento rispetto a quello di pazienti di controllo che non l’avevano ricevuta. La forza di queste evidenze è tutta nei grandi numeri di Solidarity e di Recovery, i due più grandi trial clinici al mondo sulle terapia per Covid-19, che insieme hanno coinvolto migliaia di pazienti.
Sulla base di queste evidenze sia l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) sia Ema e Aifa sconsigliano l’impiego di idrossiclorochina.
Non sembra servire per la prevenzione dell’infezione
A febbraio 2021 è stata pubblicata una meta-analisi Cochrane che ha compreso 14 studi clinici su l’idrossiclorochina svolti in diversi paesi, per un totale di oltre 8.500 adulti, tra pazienti Covid e persone che hanno assunto il farmaco a scopo di prevenire l’infezione. I risultati dell’indagine sono stati deludenti, scrivono gli autori, che ritengono improbabile che l’idrossiclorochina protegga dall’infezione del coronavirus. Inoltre i dati confermano che l’idrossiclorochina ha poco o nessun effetto sul rischio di morte e sulla probabilità che la malattia si evolva verso forme più gravi.
Di recente l’Oms ha pubblicato una nota in merito: una “forte raccomandazione contro l’uso dell’idrossiclorochina in via preventiva per gli individui che non hanno Covid-19“, basata sulle evidenze della prima living Guideline (ossia una linea guida in continuo aggiornamento) pubblicata sul British medical journal che prende in esame 6 studi (più di 6mila partecipanti).
Non è raccomandata per il trattamento a domicilio
Sulla base dei risultati ottenuti dai grossi trial internazionali e delle conclusioni delle meta-analisi, non solo l’Oms ma anche l’Agenzia del farmaco europea (Ema) e la nostra Aifa non raccomandano l’impiego di idrossiclorochina per Covid-19. Nemmeno come trattamento delle forme asintomatiche o lievi nella presa in cura domiciliare. Anche in questo caso, infatti, i grandi numeri non confermano l’utilità del farmaco.
E allora perché lo scorso dicembre il Consiglio di Stato si è espresso a favore dell’impiego di idrossiclorochina? In realtà la decisione del Consiglio di Stato non ha sovvertito le indicazioni di Aifa. Come si legge chiaramente nel documento della nostra agenzia del farmaco, infatti, “nei pazienti con infezione da Sars-Cov-2 gestiti a domicilio, di bassa gravità e nelle fasi iniziali della malattia, esistono evidenze più limitate che dimostrano la mancanza di efficacia a fronte di un aumento degli eventi avversi, seppur non gravi”. Aifa dunque non raccomanda l’utilizzo dell’idrossiclorochina, ma non vieta la sua prescrizione off-label, che in quanto tale non è rimborsabile dal servizio sanitario nazionale e può avvenire (proprio come ribadito dal Consiglio di stato) “sotto la responsabilità del medico prescrittore e previo consenso informato del singolo paziente”.