http://archiviostorico.corriere.it/2008 ... 5073.shtmlI manifesti degli scienziati a confronto:
Le razze umane esistonoEcco il primo articolo del Manifesto della razza degli scienziati, datato 1938, firmato da un gruppo di docenti universitari vicini al regime e che anticipò le leggi razziali: I. Le razze umane esistono. La esistenza delle razze umane non è già una astrazione del nostro spirito, ma corrisponde a una realtà fenomenica, materiale, percepibile con i nostri sensi. Questa realtà è rappresentata da masse, quasi sempre imponenti di milioni di uomini simili per caratteri fisici e psicologici che furono ereditati e che continuano ad ereditarsi. Dire che esistono le razze umane non vuol dire a priori che esistono razze umane superiori o inferiori, ma soltanto che esistono razze umane differenti. * * * Le razze umane non esistono Il primo articolo del Manifesto degli scienziati antirazzisti, 2008, sottoscritto da diversi docenti (si può aderire via internet sul sito
http://www.regione.toscana.it): I.
Le razze umane non esistono L' esistenza delle razze umane è un' astrazione derivante da una cattiva interpretazione di piccole differenze fisiche fra persone, percepite dai nostri sensi, erroneamente associate a differenze «psicologiche» e interpretate sulla base di pregiudizi secolari. Queste astratte suddivisioni, basate sull' idea che gli umani formino gruppi biologicamente ed ereditariamente ben distinti, sono pure invenzioni da sempre utilizzate per classificare arbitrariamente uomini e donne in «migliori» e «peggiori» e quindi discriminare questi ultimi (sempre i più deboli), dopo averli additati come la chiave di tutti i mali nei momenti di crisi.
Esistono le razze nell’uomo?http://www.dillinger.it/esistono-le-raz ... 48244.html Capita spesso che si faccia uso della parola “razzista” e con la globalizzazione il fenomeno si ritrova ovunque. Alcuni sono convinti che essa denoti l’odio verso persone di altre regioni, mentre invece indica l’ideologia che vede la specie uomo divisa in gruppi definiti, detti “razze“. ?????????????
In questo articolo vedremo brevemente la parte scientifica della questione.
Dal punto di vista biologico, le razze umane non esistono (???). Le troviamo, però, solo in zoologia.
Per essere considerati razze, i gruppi di individui (umani o animali che siano) devono essere distinti tra loro e questo è possibile solamente qualora vi siano confini non superabili o non superati.
Grazie all’archeologia sappiamo che circa 4 milioni di anni fa nell’Est dell’Africa c’era la forma umana detta Australopithecus afarensis, mezzo milione di anni dopo, in Sud Africa, avevamo l’A. africanus, e così via passando per Homo erectus (Asia, 2 milioni d’anni fa), H. heidelbergensis (Europa, 800 mila anni fa), H. sapiens neanderthalensis (Europa, Medioriente, Asia, 250 mila anni fa) e H. sapiens (dall’Africa in tutto il globo, 100 mila anni fa).
E’ con l’Homo erectus che abbiamo la prima grande migrazione dell’umanità: egli si spostò dall’Africa alla Cina 1 milione di anni or sono.
Queste notizie le abbiamo grazie allo studio dei fossili umani, iniziato nell’Ottocento con il ritrovamento dei primi crani di forma umana in Belgio ed in Germania. Se è vero che fin dai filosofi greci c’è qualcuno che cerca di trovare risposta alla domanda “chi siamo, da dove veniamo?”, è proprio durante la “pubertà della Scienza” che zoologi e botanici provano a classificare i viventi andando alla ricerca di riscontri a questo interrogativo. Nel 1785 il padre della geologia James Hutton espone la “Theory of the Earth” alla Royal Society di Edimburgo in cui ipotizza, tra le altre cose, che i fattori producenti la comparsa e la scomparsa delle creature fossili continuano ad agire anche al giorno d’oggi. Pur non specificando alcunché dal punto di vista genetico, in quanto all’epoca era troppo presto per quella scienza, il metodo di studio della teoria di Hutton suggerisce di osservare come mutano le specie tra di loro e quali siano i fattori che provocano questi cambiamenti.
Il mattone successivo, importantissimo, lo pone il naturalista illuminista Georges-Louis Leclerc, conte di Buffon, il quale scopre che le rocce hanno età diverse, afferma che la Terra ha circa centomila anni (all’epoca si dava per scontato che ne avesse 6 mila, grazie alle fantasie bibliche) ed ipotizza un cambiamento nel tempo degli esseri viventi. Fino ad allora si pensava (o, meglio, si credeva) che ogni cosa fosse stata creata in un dato modo durante la cristiana Creazione e che potesse solamente estinguersi ma non trasformarsi.
Dopo di lui venne il biologo Jean-Baptiste de Lamarck, in un certo senso precursore delle teorie darwiniane. Egli pensava che esseri viventi simili avessero un antenato in comune e che le trasformazioni avvenute nel tempo fossero causa dell’ambiente. Sbagliava invece a dire che le modifiche avute nella vita di un organismo venissero acquisite e tramandate ai discendenti.
Prima di Darwin, però, abbiamo un personaggio le cui teorie erano particolarmente in voga vent’anni fa. Stiamo parlando dell’economista inglese Thomas Robert Malthus, e dell’idea che la “sovrappopolazione” in un territorio (o nel mondo) sia la causa della fame e della povertà. Da Marx ad oggi sappiamo che Malthus sbagliò i suoi conti, eppure anch’egli contribuì allo sviluppo delle teorie del biologo Charles Darwin.
Potremmo considerare la Bibbia, con la sua divisione nelle razze camitica (africani), semitica (asiatici), e jafetica (europei), come il primo tentativo scritto di catalogazione in razze. Ma è solo con Linneo, nel 1700, che abbiamo una vera e propria catalogazione di specie viventi (e dei minerali): egli fonda la scienza tassonomica. Il metodo utilizzato si basa ovviamente sull’osservazione e poi sul confronto tra anatomie e fisiologie per poi stilare uno schema che parta dalla specie, passi per genere, famiglia, ordine, classe, phylum e finisca in uno dei regni. Linneo colloca erroneamente l’uomo tra i Primati e pensa esistano sei razze: africana, americana, asiatica, europea, selvaggia, mostruosa.
I tentativi di raggruppamento in razze sono molti nei decenni.
C’è chi divide l’umanità in due razze, chi in tre, quattro (come Immanuel Kant), e così via fino ad arrivare a sessanta. Queste differenze tra gli studiosi nascono sia per motivazioni ideologiche (l’Ottocento è l’epoca dei nazionalismi), sia per motivazioni pratiche. Le razze sono dei gruppi di individui con caratteristiche ben distinte: forma del cranio, peso, statura, colore degli occhi, carnagione, gruppo sanguigno.
Ora, finché prendiamo come esempio il “classico” finlandese ed il “classico” nigeriano, non abbiamo dubbi perché sono differenti in ogni aspetto.
Facciamolo ancora più semplice, prendendo solo il peso e l’altezza delle persone: ogni individuo apparterrà ad un gruppo ben distinto (facciamo tre), tranne quelli che hanno peso appartenente ad un gruppo ed altezza ad un altro. Però peso ed altezza non ci bastano e quindi prendiamo forzatamente altri fattori come ad esempio il gruppo sanguigno, il colore degli occhi e la carnagione. Se proviamo a disegnare degli insiemi in cui inserire le persone, vedremo una parte maggiore di essi sovrapposta agli altri.
Ecco, non è possibile, in questo caso, parlare di razze. ???
Quand’è che possiamo allora dividere degli individui in razze?
Solo nel caso in cui gli individui di una specie non entrino in contatto tra loro (ad esempio per via di un confine naturale inaggirabile). Guido Barbujani, genetista autore de L’invenzione delle razze, fa tre esempi: il ghepardo, il krill e la lumaca dei Pirenei. I ghepardi hanno pochissima variabilità genetica e compongono un’unica famiglia; i krill, crostacei componenti il plancton, hanno molta variabilità genetica ma non sono divisibili in razze; le lumache dei Pirenei hanno diversità genetica ma gli individui che vivono in una valle costituiscono razza diversa rispetto a quelli che vivono nella valle accanto.
La conclusione è categorica: le razze si formano solo se le popolazioni restano isolate.
E l’uomo, per natura, si sposta fin dalla sua comparsa sul pianeta.
Le razze umane sono un’invenzione sociale, quindi, e non un fatto biologico (e alora ???).
Salve, ho letto l’articolo, non condivido la sua conclusione. Il concetto di razza è un concetto che è stato distrutto e messo in cattiva luce dall’uso che l’uomo ne ha fatto durante la storia. A generare il razzismo (che è assolutamente da rigettare e condannare) non è la razza. L’associazione “esistono razze” = “essere razzista” è tremendamente fuorviante e diffusa.
Il razzismo si genera:
1) ricorrendo a definizioni arbitrarie per la classificazione in razze (peso, altezza, sangue ecc)
2) creando una gerarchia altrettanto arbitraria tra le razze (è assurdo pensare che in base alle razze ci siano diversi tipi di intelligenza ma non per questo si può ammettere che non esistano razze a meno che nella parola stessa non si includa già un senso intragerarchico innato).
Il concetto di razza dunque se manipolato è pericoloso.
Ma questo ci basta per relegarlo nell’albo delle falsità?
Non credo sia intellettualmente corretto anche se riconosco che deve essere sempre maneggiato con estrema cautela. Rimane comunque un termine forte che richiama alla mente tanti orrori e conditio sine qua non per il sorgere di idee razziste. Dico dunque che se si decide di non usare il termine “razza” per queste motivazioni storiche e morali ben venga ma bisogna nella stessa sede informare che ogni popolazione della specie umana contiene tutti i geni umani esistenti ma varia la frequenza con cui questi geni si manifestano. Esistono dunque dei tipi umani. Dunque pur condividendo lo stesso corredo genetico gli uomini di differenziano per le combinazioni dei geni stessi.
E’ vero che il movimento incide sulla sfumature dei bordi (non confini si badi!) e dove le sfumature sono ormai prevalenti diventa inutile parlare di razza se non con delle forzature perchè diventa, alla luce di estrema sfaccettatura combinatoria genetica più appropriato parlare di etnie (e dunque far riferimento a cultura e usi anzichè ai tratti genetici) . Non capisco infatti perchè lei colloca il paragone finlandese-nigeriano tra altri paragoni che invece sono evidentemente (e volutamente nell’intenzione dell’articolo) di scarso valore scientifico. Per concludere vorrei richiamare alla sua attenzione la definizione stessa di genocidio contenuta nella Convenzione sul genocidio 1948 che configura tale crimine per quattro tipi di gruppi: nazionali, etnici, religiosi, razziali, e che la Camera di prima istanza del Tribunale Internazionale Penale per l’ex-Jugoslavia ha definito il gruppo razziale come quel gruppo basato su tratti fisici ereditari.
Spero di non essere sembrato razzista.
Le razze umane quando sono un’invenzione sociale diventano un pericolo.
Mi perdoni ma credo che il mio intervento sia chiaro e comprensibile.
Dato che evidentemente intendiamo il termine “razza” in due modi non del tutto identici (lei si limita ad ascoltare “l’unica voce che si dovrebbe” della biologia, io invece ascolto ANCHE le voci della genetica e della giurisprudenza più dignificativa in materia) non me la sento di rispondere alla sua domanda con un “sì” o un “no” proprio perchè quel “sì” in particolare sarebbe riferito al concetto di razza che ho formato nel mio bagaglio culturale ed, essendo questo diverso dal suo, inevitabilemente non ci capiremmo. Prima di arrivare a capirci credo dunque dobbiamo comprenderci (io ho compreso il suo punto di vista prettamente biologico e quasi prescrittivo) dunque posso solo invitarla, se non le è di fastidio, a rileggere il mio commento.
Le sarei grato se rispondesse alla parte del mio commento quando sottolineo che non mi è chiaro un passaggio del suo articolo: “…Non capisco infatti perchè lei colloca il paragone finlandese-nigeriano tra altri paragoni che invece sono evidentemente (e volutamente nell’intenzione dell’articolo) di scarso valore scientifico.”
Lei a sostegno della sua tesi dice che l’unica voce che bisognerebbe ascoltare per capire la questione è la biologia. Ad oggi molti genetisti se la prenderebbero.
Ma cosa stai scherzando? Il razzismo esiste perchè esistono le razze? Le razze sono un'invenzione culturale e il razzismo è un pensiero deviato.
Se vuoi mi esprimo meglio il termine razza risveglia recenti tragedie. Il termine pagano no. Pagano è un termine entrato nell'uso comune, privo di qualsiasi connotato positivo o negativo. Razza no. Se vuoi uniformarti alle convenzioni linguistiche bene, altrimenti sappi che prima o poi, vista la tua voglia di essere diverso ed affermare la tua idea sulla razza, qualcuno che ti tira uno sberlone lo trovi Inoltre se vuoi fare la voce fuori dal coro e negare la validità della comunità scientifica e antropologica, non so cosa stai a fare su questo forum.
La razza non esiste per il semplice fatto che non esistono criteri che la definiscono e che si adattano al genere umano. Non è un concetto scientificamente corretto, non serve neppure metodologicamente a colmare lacune perchè esistono concetti più validi che lo sostituiscono più che adeguatamente. E' un'invenzione inutile.
Considerando poi che, sia dal punto di vista biologico, sia da quello culturale, è stata ampiamente dimostrata l'inesistenza di confine netti tra culture e tra tipi umani (termine che spesso sostituisce razza) non vedo proprio come si possa ancora sostenere l'uso del termine razza. Non solo non è accettabile il termine, ma proprio non serve a definire nulla.
Gentile Piedolo
mi sapresti dire da dove viene la parola razzismo se non dalla parola razza?
Vorresti negare l'esistenza della parola razza con le sue origini preistoriche attestate in area mesopotamica?
Nella mia lingua veneta abbiamo espressioni simpatiche che io non intendo certo rinnegare e cancellare dall'uso: ràça de mona, ràça de bauco, li anxoli na raça çeleste e li diavoli na ràça enfernal e mille altre di ogni colore che personalmente trovo bellissime.
Non ti arrabbiare per nulla e per me questo è un forum di persone e no di specialisti accreditati, quando mi sono iscritto nessuno mi ha chiesto se possedevo la laurea in antropologia o se condividevo o meno certe ideologie.
Al mondo c'è sempre qualcuno che tira sberle, fucilate o bombe anche in mezzo alla folla innocente e che ruba il pane, la mente e l'anima ai poveri.
Se vuoi eliminare dal tuo vocabolario la parola
razza devi eliminare anche la parola
razzismo che immancabilmente e inevitabilmente la richiama.