Evergrande, le 3 date da non perdere sulla crisi. Coinvolte 250 istituzioni finanziarie MilanoFinanza.it
di Elena Dal Maso
17 settembre 2021
https://www.milanofinanza.it/news/everg ... m=facebookTroppo grande per fallire? È quanto si stanno chiedendo gli economisti di Ubs, dopo che il governo cinese ha avvertito le banche che il colosso immobiliare Evergrande non sarà in grado di pagare gli interessi sul debito la prossima settimana. Questa mattina il titolo ha perso fino all'11% a Hong Kong per poi chiudere con un -3,4% a 2,54 dollari locali grazie 14 miliardi di dollari di liquidità iniettati nel sistema finanziario da parte della Banca centrale cinese.
Secondo Ubs, "un evento sul debito sembra inevitabile" a questo punto dal momento che il gruppo immobiliare ha assunto consulenti finanziari per esplorare strade in grado di alleviare i problemi di liquidità e considerate le aspettative di un calo delle vendite di case nei prossimi 1-2 mesi, oltre alla mancanza di progressi nella cessione in corso degli immobili.
Mentre le autorità cinesi hanno cercato di intervenire e chiedere alle banche di consentire dilazioni di pagamento, "la linea di fondo rimane che la capacità di Evergrande di generare liquidità sufficiente nel breve termine attraverso vendite contrattuali e cessioni di attività si è notevolmente deteriorata e, a sua volta, ha aumentato la probabilità che un evento importante si verifichi a breve", scrive la banca svizzera.
Per il settore immobiliare cinese, il canale di finanziamento offshore è costituito dal mercato obbligazionario denominato in dollari, dal prestito sindacato e dal finanziamento di operazioni private. Il mercato obbligazionario, spiega Ubs, è il più grande per dimensioni, con un debito totale attualmente pari a 209 miliardi di dollari, di cui circa il 70% con rating high yield. Sulla base delle stime degli analisti, i debiti totali del settore immobiliare cinese sono di quasi 4.700 mliardi di dollari, con il mercato obbligazionario offshore che rappresenta solo il 4,5%.
La dimensione complessiva del debito di Evergrande è invece di 313 miliardi di dollari secondo la banca svizzera (305 miliardi circa in base ai dati comunicati dal gruppo cinese), ovvero attorno al 6,5% del debito totale del settore immobiliare cinese. In termini di obbligazioni offshore totali in circolazione, Evergrande Group detiene 19 miliardi di dollari (in base al database di Bloomberg in tutto sarebbero quasi 24 miliardi), che equivale a circa il 9% del mercato obbligazionario offshore totale e al 12% del mercato offshore del debito high yield.
I gruppi immobiliari con rating B costituiscono un ulteriore 12,5% del mercato obbligazionario offshore ad alto rendimento (sono i junk bond), "una percentuale importante data l'elevata correlazione tra questi nomi e l'azione dei prezzi di Evergrande". In caso di ristrutturazione, gli analisti di aspettano "che le obbligazioni rimbalzino dai minimi e che il contagio sia limitato, ma in caso di una liquidazione completa il rischio è di un elevato grado di contagio sul sistema".
Incrociando i dati del servizio eMAXX Bond Holders di Refinitiv con il database di Bloomberg, emerge che nei mesi scorsi buona parte del mondo finanziario era investito nel debito di Evergrande, anche perché molti gestori fanno trading sul prezzo delle obbligazioni, cercando di rilevarle al valore più basso confidando in un rimbalzo grazie ad una ristrutturazione del gruppo. Fra i nomi che emergono dai database e che milanofinanza.it ha potuto vedere, vi sono Amundi, Ubs, Blackrock, Pimco, Allianz, Aberdeen, Pictet, Fidelity. Vi sono anche società italiane, in alcuni casi esposte per pochi milioni di dollari.
Secondo Ubs, solo nel caso di una liquidazione totale, con gli investitori che otterrebbero solo una piccola parte di quanto investito, l'evento potrebbe generare "una perdita materiale di fiducia degli investitori nel più ampio settore immobiliare e del mercato offshore asiatico high yield" creando una ricaduta nelle più ampie attività finanziarie cinesi.
Un effetto domino porterebbe le banche creditrici o in generale le società con grandi esposizioni verso Evergrande a essere costrette a una ristrutturazione creando una ricaduta su altre attività finanziarie cinesi. Ubs cita oltre 130 banche e 120 istituzioni non bancarie (250 soggetti in tutto), fra le parti coinvolte come creditori, mentre il colosso immobiliare assume circa 4 milioni di persone ogni anno per effettuare gli sviluppi dei suoi progetti, un fatto che "potrebbe creare maggiori preoccupazioni negli investitori sui rischi per la stabilità finanziaria in Cina", aggiungono gli analisti.
Un punto importante cui il mercato dovrà prestare attenzione nelle prossime settimane, avvertono gli specialisti della banca svizzera, saranno i prossimi pagamenti delle cedole sulle obbligazioni offshore, dal momento che questo potrebbe essere "l'innesco di un evento sul debito". Le date da non perdere sono tre: il 23 e 29 settembre e l'11 ottobre.
«Xi Jinping ha interrotto un sistema che ci rassicurava»Simone Pieranni
https://www.china-files.com/xi-jinping- ... ssicurava/In Cina stanno accadendo molte cose; vista la difficoltà a recarsi nel paese abbiamo cercato una bussola, ponendo alcune domande a Federico Masini, sinologo, professore di lingua e letteratura cinese (tra i suoi libri, oltre quelli sulla lingua e la grammatica cinese, ricordiamo Italia e Cina con G. Bertuccioli, pubblicato da Laterza nel 1996) e grande conoscitore del Paese.
Partirei dal discorso di Xi del 17 agosto: prosperità comune e necessità di redistribuire le ricchezze spropositate.
La storia dell’economia è fatta di accumulazione e distribuzione e i cinesi a un certo punto hanno deciso di muoversi su questo pendolo. Con le riforme si riteneva che l’accumulazione fosse la priorità, lasciando al mercato, come da noi, la distribuzione. Le diseguaglianze però sono diventate intollerabili. Questa inversione di tendenza di Xi da un lato è motivata e comprensibile, abbiamo visto dei fenomeni di arricchimento in Cina davvero macroscopici: in questo senso l’impegno per la redistribuzione appare piuttosto ragionevole. Il metodo però, specie nei cinesi che hanno vissuto una parte della loro vita prima del 1978, ricorda il tentativo di redistribuire una ricchezza che non c’era durante gli anni ’60 e quindi credo che desti qualche preoccupazione.Xi va verso il terzo mandato. Come valutare questa leadership e la sua attuale storia?
Si può rispondere in modo speculativo perché è molto complicato sapere cosa succede nel Pcc. Possiamo partire dal fatto che il sistema che Xi Jinping sembra avere interrotto era un sistema che a noi, in Occidente, appariva più rassicurante, perché avevamo la sensazione dell’alternanza, una percezione di dinamicità, di ciclicità rassicurante. La svolta attuale è un ritorno alla storia millenaria cinese, in cui la ciclicità è data soltanto dalla lunghezza della vita naturale, ovvero il sistema nel quale la Cina ha vissuto per parecchio tempo. La percezione esterna in ogni caso è quella di unicità della leadership e per noi questo è incomprensibile, perché è da sempre combattuta e non apprezzata.
A proposito di percezione dall’esterno: la Cina ha affrontato molte fasi in questo periodo pandemico; dapprima modello, poi origine del virus e infine con l’arrivo di Biden una sorta di avversario letale per l’Occidente. A prescindere dal grado di considerazione della Cina come nemico, perché il Paese fatica a inserirsi in un discorso politico e culturale occidentale?
Potrei banalizzare, ma noi abbiamo una storia di migliaia di anni di relazioni internazionali, che sono una base della nostra civiltà anche da prima che esistessero le nazioni, di fatto. Sulla base di questo abbiamo sviluppato la nostra storia di guerre e relazioni diplomatiche. La Cina ha avuto una storia diplomatica brevissima che risale al periodo degli Stati combattenti (453 a.C. al 221 a.C. Ndr). Per 2mila anni poi non ha avuto relazioni esterne come le intendiamo noi. Da questo punto di vista mancano proprio di una tradizione. Il primo ministero degli esteri è stato fondato nel 1868; prima esistevano uffici che si occupavano dei tributi. Se guardiamo alla storia della Rpc le relazioni diplomatiche vere e proprie cominciano negli anni 70, compresi i contesti internazionali e le organizzazioni internazionali, dove l’attivismo cinese in realtà è piuttosto recente. Pur avendo probabilmente competenze pesa la propria tradizione e talvolta ingenuità nelle relazioni. Il caso dei wolf warriors mi pare piuttosto chiaro: i loro toni erano talvolta risibili specie nei confronti di paesi sovrani. Avrebbero potuto trarre maggior beneficio con altri comportamenti. Come del resto hanno fatto in passato: a partire dagli anni ’80 la Cina ad esempio in Italia ha goduto di buona stampa, pensiamo al resoconto del viaggio di Pertini, il primo di un presidente italiano. Il post Tiananmen è durato pochissimo: Andreotti andò a Pechino poco dopo. Con Xi Jinping c’è stato un inizio di caduta ma a cambiare radicalmente la percezione è stata la nuova politica americana di Biden. Ma la mia sensazione è che oggi alla Cina non interessi più provare a farsi una buona stampa all’estero. L’idea del soft power è superata. Talvolta usa l’hard power ma con motivazioni commerciali.
Con scopi il più delle volte interni…
Certo, torniamo alla prima domanda: la stabilità cinese si misura nella capacità del proprio governo di garantire prosperità. Se venisse meno sarebbe in grande difficoltà tutto il sistema.
Nella nuova situazione internazionale la Cina ha finito, in sostanza, per proporre un nuovo ordine mondiale partendo da un assunto: che i diritti che l’Occidente concepisce come universali, in realtà non lo sono. Ognuno ha i propri, dicono i cinesi e lo stanno sottolineando in particolar modo con riferimenti agli eventi in Afghanistan.
In questo la Cina non è sola e la fine dell’Afghanistan ha significato questo per Pechino; lo scenario è cambiato nel momento in cui anche la politica nordamericana è cambiata. L’esportazione del modello Usa dopo 20 anni non è più nell’agenda americana: in questo senso si è creato uno spazio per la Cina e per la proposizione di un modello diverso. Ma poi in realtà Pechino cerca di adattarsi – ad esempio negli organismi internazionali – a concetti accettati da tutti, per quanto provi talvolta a scartare dallo status quo.
Trucchi, trucchetti e auto (mai vendute) dietro il crac Evergrande Gianluca Zapponini
22/09/2021
https://formiche.net/2021/09/evergrande ... creditori/Il colosso immobiliare finito sull’orlo del baratro ha investito miliardi nella mobilità elettrica, creando una controllata tra le più capitalizzate della Cina. Peccato che nemmeno un veicolo sia finito sul mercato. I soldi sono serviti molto più semplicemente a riempire le casse del gruppo. Mossa che a quanto pare non è servita
Alla fina la famosa pezza qualcuno ce l’ha messa, forse per la prima volta spaventato che la situazione potesse sfuggire di mano. Evergrande pagherà 35,88 milioni di dollari di interessi (232 milioni di yuan) sul debito onshore, offrendo un po’ di sollievo ai mercati globali sull’orlo di una crisi di nervi, causa possibile default del secondo conglomerato immobiliare cinese.
LA PEZZA DI PECHINO
In un documento congiunto con la borsa di Shenzhen, città sede del quartier generale di Evergrande, da giorni meta di pellegrinaggio di obbligazionisti in attesa di ricevere il dovuto, la capogruppo ha affermato che la società salderà una cedola sul prestito obbligazionario con tasso al 5,8% e scadenza a settembre 2025. Resta in alto mare la questione del debito offshore in dollari che vale almeno il doppio, anche questo in scadenza giovedì 23. Una mossa, collaterale alla decisione della Banca centrale cinese di iniettare 18,6 miliardi di euro nel sistema finanziario, a tasso invariato.
PASSIONE ELETTRICA
Fin qui il tampone per fermare l’emorragia. Ma con il passare delle ore emergono una serie di retroscena sulle cause che hanno portato Evergrande sull’orlo dell’abisso, facendo per un attimo rivivere lo spettro di Lehman Brothers. Come raccontato in precedenza da Formiche.net, uno dei settori extra-mattone dove si era cimentata Evergrande era l’auto elettrica, con Evergrande Nev. Fondata nel 2019 per sviluppare una gamma di auto elettriche che le permettessero in poco tempo di affermarsi tra le big asiatiche della eMobility, la branch automotive, quando fu annunciata due anni fa, destò un enorme interesse, tanto da arrivare ad aprile 2021 a una capitalizzazione di quasi 100 miliardi di dollari.
Questo proprio perché alle spalle aveva società, Evergrande Group (che partecipava la controllata Nev al 65%), da 123 mila dipendenti e 76 miliardi di dollari di fatturato. Non è tutto. Al Salone di Shanghai 2021 Evergrande Nev ha presentato alcuni prototipi che avrebbero dovuto aprire la strada a una nuova gamma di auto a zero emissioni che in pochi anni avrebbe dovuto far diventare Evergrande un vero e proprio punto di riferimento tra le vetture a batteria. Bene, anzi no.
UNA BOLLA DI SAPONE
A dispetto degli immani capitali immagazzinati dalla branch automotive, il costruttore non ha venduto nemmeno un’auto. Proprio così, ad oggi non un veicolo Evergrande Nev gira per le strade della Cina. La vicenda, che ha del surreale, è stata portata alla luce dal quotidiano Caixin, ben addentro alle vicende industriali del Dragone. Ebbene, fino a pochi mesi fa Evergrande Nev con una capitalizzazione di 674,1 miliardi di yuan alla Borsa di Hong Kong era la società automobilistica quotata di maggior valore in Cina. Il tutto senza vendere una sola auto. Possibile?
Pare proprio di sì, perché lo scopo principale di Evergrande Nev era quello di raccogliere capitali per la capogruppo e non per produrre veicoli. La stessa casa madre ha più volte affermato di aver investito 47,4 miliardi di yuan nelle auto elettriche, ma non pochi analisti ritengono che la maggior parte di tale investimento provenga dal mercato, non dalla stessa Evergrande. In altre parole, il denaro raccolto dal mercato, tramite l’emissione di bond, sarebbe solo servito ad aumentare le dimensioni e il capitale della società e non certo immettere sul mercato veicoli elettrici di ultima generazione.
Basti solo pensare che nel settembre 2018, Evergrande ha acquistato una quota importante nello Xinjiang Guanghui Industry Investment Group per 14,5 miliardi di yuan, diventando il secondo azionista della società. Quell’accordo ha aperto per il colosso immobiliare la strada dell’auto elettrica, perché Guanghui Industry Investment è uno degli azionisti del China Grand Automotive Services Group, uno dei più grandi rivenditori di auto del Paese. Ma di auto Evergrande non se ne sono viste. E nel 2019, una Evergrande a corto di liquidità ha venduto la sua partecipazione in Guanghui Industry Investment per 14,85 miliardi di yuan.
Evergrande sta affondando sotto il peso di 302 miliardi di dollari di debiti, ma il disastro cinese non si ferma qui. Altri 3 colossi immobiliari sono a forte rischio. Vanke ha 235 miliardi di dollari di debiti, Country Garden 272, e Greenland Group 190. Per tutti il timore che non riescano a rimborsare le scadenze si fa più forte ogni giorno che passa.Marco Corrini
2 0ttobre 2021
https://www.facebook.com/roberto.gresle ... 2207009869Anche l'industria non se la passa bene. Samsung, Toshiba e Ericson, giá un anno fa, avevano annunciato la volontá di chiudere le loro sedi in Cina, ma in questo settembre la Samsung Heavy Industries, ha dato una forte accelerata al processo di dismissioni, ritirando i propri capitali dalle joint venture cinesi. Questo ha avuto l'effetto immediato della chiusura dello stabilimento di Ningbo, con migliaia di operai che ieri sono scesi in piazza per protestare contro la perdita del posto di lavoro. La Samsung ha giustificato la decisione con l'arretratezza degli impianti cinesi che si traduce in una produttività insufficiente, ma si rincorrono voci che danno come vera causa la stretta autoritaria del governo cinese e le sue responsabilitá nella pandemia mondiale. Sembra che a ruota del gigante coreano, siano molte le aziende occidentali, sopratutto americane, che si stanno preparando a fare le valige.
Anche un mio caro amico, Ceo di una importante multinazionale dell'automotive, nel 2021 ha chiuso lo stabilimento che aveva in Cina, comprendendo anzitempo i momenti difficili che si prospettano nel paese asiatico.
Evergrande, la Banca centrale: il rischio può essere gestito. Ma Fitch taglia il ratingIl Governatore Yi Gang interviene a calmare le preoccupazioni degli investitori stranieri mentre i dati sull’inflazione di novembre segnalano una frenata
Rita Fatiguso
9 dicembre 2021
https://www.ilsole24ore.com/art/la-banc ... to-AEUzWq1La Banca centrale cinese promette che il rischio di Evergrande «sarà adeguatamente gestito» e che i diritti di creditori e azionisti saranno rispettati perché si tratta di «un evento di mercato e i diritti e gli interessi dei creditori e degli azionisti saranno esauditi nell’ordine del loro risarcimento legale». Così il Governatore della Banca centrale cinese, Yi Gang, durante un seminario online sul ruolo dell’hub finanziario di Hong Kong. Così i titoli Evergrande balzano del 4,62% a Hong Kong, risollevandosi dai minimi storici toccati per il mancato pagamento di coupon offshore per 82,5 milioni di dollari alla scadenza di lunedì scorso dei 30 giorni di grazia. Intanto, però, la società di rating Fitch ha deciso di tagliare il giudizio a «restricted default».
I dubbi sulla ristrutturazione
Il gigante immobiliare in difficoltà si è impegnato a “coinvolgersi attivamente” con i creditori offshore per creare un piano di ristrutturazione, ma il ruolo del Partito comunista sarà essenziale. I funzionari della Provincia del GuangDong sono già entrati in pista ma per i creditori internazionali, il ruolo pratico del governo è una benedizione mista. In caso di piano di ristrutturazione saranno soddisfatti per ultimi.
Il nuovo comitato rischi composto da sette persone include manager delle imprese statali del Guangdong e di China Cinda Asset Management Co., il più grande gestore di crediti inesigibili della nazione. Un altro proviene da uno studio legale, mentre solo due membri provengono da Evergrande, incluso il presidente Hui Ka Yan, l’azionista di controllo della società. Per il comitato, la parte difficile sarà capire quali risorse prendere di mira. È probabile che si dia priorità alla stabilità sociale, con un “bail-in” di investitori istituzionali da utilizzare in caso di necessità.
Il peso degli asset negativi
Evergrande finora ha riportato 1,97 trilioni di yuan ($ 310 miliardi) di passività al 30 giugno, il più alto del settore. Quasi la metà di tale importo è rappresentata da fatture a fornitori e altri debiti, mentre il debito è stato pari a 572 miliardi di yuan, in calo del 20% rispetto a sei mesi prima.
La società ha ridotto il suo rapporto debito/capitale netto al di sotto del 100%, rispettando una delle “tre linee rosse” del governo cinese, parametri imposti per limitare l’indebitamento delle società immobiliari. La società ha in circolazione 19,2 miliardi di dollari in obbligazioni offshore, la maggior parte tra gli sviluppatori cinesi. Un altro rischio per i creditori sono le garanzie dell’impresa sui debiti delle parti correlate, comprese le obbligazioni di collocamento privato con informativa limitata.
Cina, Evergrande segnala i progressi nella ripresa delle consegne di immobili MF Milano Finanza
27 dicembre 2021
https://www.milanofinanza.it/news/cina- ... 0916506412Il colosso immobiliare cinese Evergrande ha dichiarato di aver fatto progressi nella ripresa dei lavori di costruzione. Il suo presidente, Hui Ka Ya, ha promesso, infatti, di consegnare 39mila unità di proprietà a dicembre, rispetto alle circa 10mila consegnate in ciascuno dei tre mesi precedenti.
Evergrande continua comunque a essere lo sviluppatore immobiliare più indebitato al mondo, con oltre 300 miliardi di dollari di passività. Il gigante sta lottando per rimborsare obbligazionisti, banche, fornitori e sta cercando di consegnare le case promesse agli acquirenti. La sua situazione è il riflesso di un'industria gonfia che soffre della campagna di riduzione dell'indebitamento del governo cinese.
Il presidente della società, una riunione tenutasi nella giornata di ieri ha esortato i dipendenti a combattere giorno e notte in modo che le vendite possano essere riprese e i debiti rimborsati. "Con la società che riprende i lavori di costruzione a pieno regime, il gruppo prevede di consegnare 115 progetti a dicembre", ha detto Hui. "Con cinque giorni rimasti questo mese, dobbiamo fare di tutto per assicurarci di raggiungere l'obiettivo di consegnare 39mila unità entro dicembre".