La ricchezza non è un male ma un bene

Re: La ricchezza non è un male ma un bene

Messaggioda Berto » mer giu 10, 2020 12:28 pm

Aiutati che il ciel ti aiuta e la provvidenza divina
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 141&t=2703

Aiutati che il ciel ti aiuta è la vera provvidenza divina che non appartiene all'idolatria delle varie religioni ma che è insita nella vita, nella natura, nelle leggi fisiche dell'universo e morali o etiche delle creature;
sopratutto è presente nella responsabilità dell'uomo.
La provvidenza divina si realizza esclusivamente nelle opere dell'uomo di buona volontà e non certo nei miracoli soprannaturali per opera di qualche "santo fanfarone".

L'altra, quella religiosa e miracolistica delle preghiere e delle invocazioni/raccomandazioni idolatre, non esiste è una menzogna.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: La ricchezza non è un male ma un bene

Messaggioda Berto » mer giu 10, 2020 12:28 pm

Scuole e Soros, la guerra santa di papa Francesco alla ricchezza
Riccardo Cascioli - Dom, 19/05/2019

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... H56ZxOjtlw

Il cardinale elettricista non è spuntato per caso, ma è figlio di una strategia anti-capitalista

Non è solo una curiosa coincidenza che il blitz del «cardinale elettricista» Konrad Krajewski, che ha ridato la luce a un palazzo occupato abusivamente nel centro di Roma, sia avvenuto all'indomani della convocazione da parte del Papa dell'incontro mondiale di giovani economisti e imprenditori che si terrà ad Assisi dal 26 al 28 marzo 2020.

Entrambi i fatti si collocano in una strategia economica che papa Francesco sta disegnando fin dal suo insediamento in Vaticano: l'interesse per i poveri, la loro liberazione, non la intende in senso spirituale ma economico e politico. «Avete i piedi nel fango e le mani nella carne. Odorate di quartiere, di popolo, di lotta! Vogliamo che si ascolti la vostra voce», disse nel primo incontro sul tema «Terra, casa, lavoro» svoltosi nell'ottobre 2014 rivolgendosi a coloro che «vivono sulla propria pelle la disuguaglianza e l'esclusione». Si trattava in maggior parte di movimenti latinoamericani (ma anche il milanese Centro sociale Leoncavallo), pochissimi cattolici, ma tutti impegnati per la cosiddetta giustizia sociale.

L'anno successivo l'incontro si è ripetuto in Bolivia, organizzato congiuntamente da Vaticano e presidente boliviano Evo Morales, leader sindacalista e indigeno verso cui il Papa ha dimostrato grande amicizia, parte di quella lega dei presidenti sudamericani che promuovono il «socialismo del XXI secolo», creata dall'ex presidente venezuelano Hugo Chavez. E nel terzo incontro mondiale dei «movimenti popolari», ancora in Vaticano nel novembre 2016, papa Francesco sottolineava un altro aspetto della sua «dottrina economica»: «C'è un terrorismo di base che deriva dal controllo globale del denaro sulla terra e minaccia l'intera umanità». Da qui deriverebbero poi tutti gli altri terrorismi, perché «nessun popolo, nessuna religione è terrorista». Il problema per papa Francesco è il denaro, dunque, il profitto messo al primo posto nella scala dei valori che, secondo lui, sarebbe l'essenza del capitalismo: «Questa economia che uccide», frase che ama ripetere spesso, tanto da aver dato il titolo a un suo libro che raccoglie gli interventi in materia. Da qui il lavoro per costruire un nuovo pensiero economico. In questi anni ha dato grande impulso a una sua creazione dei tempi in cui era arcivescovo di Buenos Aires, ovvero Scholas Occurrentes, scuole di quartiere, per costruire ponti tra le scuole di Buenos Aires. «Siamo convinti ha spiegato lo stesso papa Francesco - che i giovani hanno bisogno di comunicare tra loro e di tre pilastri fondamentali: istruzione, sport e cultura».

Oggi queste scuole sono messe al centro del progetto economico di papa Francesco. L'annuncio dell'incontro mondiale dei giovani economisti ad Assisi è venuto infatti in occasione dell'incontro in Vaticano tra il Papa, i responsabili di Scholas Occurrentes e due economisti di fama mondiale come Joseph Stiglitz, ex capo economista alla Banca Mondiale e premio Nobel nel 2001, e Robert Johnson, presidente dell'Inet, Istituto per il nuovo pensiero economico, nonché allievo di George Soros oltre che di Stiglitz, per i dare impulso a livello globale a un'«economia sociale di mercato» che «guardi al futuro con la voce dei più giovani». Insomma sono le ormai consuete parole d'ordine del globalismo contemporaneo, anche se si presenta come una critica della globalizzazione. Cosa c'entra san Francesco con tutto questo, visto che non a caso è stata scelta Assisi come sede dell'incontro? Simbolicamente si può pensare all'attenzione per i poveri, ma l'economia medievale di cui diversi francescani sono stati protagonisti è molto più di questo. Addirittura molti studi trovano proprio in questo periodo e nel concetto di proprietà privata e di responsabilità personale, elaborato dagli economisti cattolici dell'epoca, le radici del capitalismo. Ironia della storia.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: La ricchezza non è un male ma un bene

Messaggioda Berto » mer giu 10, 2020 12:29 pm

Melinda Gates: "Sono ricca, voglio pagare più tasse"
Roberto Vivaldelli - Mar, 08/10/2019

http://www.ilgiornale.it/news/mondo/mel ... ndRyDJr5wY

La "femminista e "filantropa" ultra-milionaria Melinda Gates racconta a Repubblica di voler pagar più tasse ma negli Usa qualcuno ha già posto l'attenzione sulle donazioni dei Paperoni alle loro fondazioni

Secondo Forbes, nella classifica dei Paperoni mondiali con 96 miliardi di dollari Bill Gates è dietro solo al fondatore di Amazon Jeff Bezos: è molto più ricco di Mark Zuckerberg, Ceo e fondatore di Facebook e anche di Michael Bloomberg.

Nel 1996 Bill Gates sposò la moglie Melinda e nel 2000 lanciarono insieme la Bill & Melinda Gates Foundation, che con con un asset di 50.7 miliardi di dollari è oggi considerata la fondazione più grande del mondo. È proprio Melinda Gates a raccontare in un'intervista a Repubblica il suo nuovo libro in uscita in Italia, Spiccare il volo, edito da Piemme. Il ritratto perfetto della Paperona ultra-milionaria progressista impegnatissima in cause benefiche.

Melinda, "filantropa", femminista", e ora anche scrittrice, ma soprattutto una dolle donne più ricche del pianeta, spiega che "chi fa fortuna in America spesso ha beneficiato di buone università, tecnologia, infrastrutture. Se di queste cose fruiscono solo i ricchi il Paese non cresce. Chi ha di più deve pagare più tasse per assicurare il futuro alle prossime generazioni". La moglie di Bill Gates rivendica le sue origini "umili": "Le nostre famiglie non erano ricche - afferma - hanno lottato per farci studiare e fin da piccoli ci hanno insegnato quali doveri avevamo verso la comunità. Quando ci siamo sposati, siamo partiti da questa base comune. Siamo arrivati fin qui non solo perché abbiamo lavorato duro, ma grazie a una buona dose di fortuna: ci siamo trovati nel posto giusto al momento giusto. Averne coscienza ci permette di non dare nulla per scontato".

Melinda Gates spiega inoltre che il nuovo libro "è solo il primo passo di una campagna appena lanciata su cui investiamo un miliardo di dollari: “Equality can’t wait”, l’uguaglianza non può attendere". Iniziativa che parte dagli Stati Uniti per essere allargata al resto del mondo. Si articola su tre punti, sottolinea: "Smantellare gli ostacoli al progresso professionale delle donne. Monitorare l’impatto femminile nel settore tecnologico, pubblico e dei media. Mobilitare consumatori e azionisti affinché facciano pressione sulle aziende meno aperte in tal senso. Il tutto, appoggiato a progetti di pianificazione familiare". Questo perché, secondo Melinda, migliorare la vita delle donne
significa migliorare quella della famiglia e di conseguenza, dell’intera comunità e dunque del mondo.

Sul sito web della Bill & Melinda Foundation, l'ossessione per l'uguaglianza dei due Paperoni si riflette in maniera ancora più esplicita nello slogan: "Tutte le vite hanno lo stesso valore. Siamo ottimisti impazienti che lavorano per ridurre le disuguaglianze". Nel rapporto sulla disuguaglianza della loro fondazione, Bill & Melinda dicono di essere nati in un paese ricco da "genitori bianchi" e benestanti che vivevano in comunità fiorenti e che erano in grado di mandarci in scuole eccellenti (altro che origini "umili", dunque). Questi fattori, tra molti altri, dicono, ci hanno messo in un'ottima posizione per raggiungere il successo. Ci sono miliardi di persone dall'altra parte di queste linee di demarcazione, tuttavia. Per centinaia di milioni di persone in tutto il mondo, le difficoltà sono quasi garantite. "Crediamo che sia sbagliato. Ogni persona dovrebbe avere pari opportunità di condurre una vita sana e produttiva. Negli ultimi 20 anni abbiamo investito in sanità e sviluppo nei paesi a basso reddito, perché la peggiore disuguaglianza che abbiamo mai visto è dove i bambini muoiono per cause facilmente prevenibili".

Per carità, tanto di cappello a chi investe denaro e risorse in progetti di questo tipo. Ma è il solito "senso di colpa" che spinge i Paperoni mondiali come Bill & Melinda a sposare un'ideologia progressista e cosmopolita: se anche i Gates pagassero più tasse come invocato da Melina, quasi fossero a disagio con la straripante ricchezza di cui possono beneficiare, forse ciò potrebbe rasserenare le loro coscienze e permettere allo stato di reperire qualche risorsa in più, ma questo non cambierebbe di una virgola il loro stile di vita. Come spiega il politologo Francis Fukuyama, quello che vogliono i miliardari come i Gates non è solo possedere case, barche e aerei fino a perderne il conto. Quello che vogliono è altro: possedere la più grande collezione di dipinti di Francis Bacon, o essere al comando dello yacht vincitore dell'America's Cup, o fondare - come Bill e Melinda - la più grande istituzione benefica al mondo. "Quello che i miliardari cercano - osserva Fukuyama nel suo ultimo libro Identità edito da Utet -non è un livello assoluto di ricchezza, quanto piuttosto una posizione di superiorità rispetto agli altri miliardari".

Lo spiegò anche Adam Smith nel suo testo La teoria dei sentimenti morali: "Essere osservato, ricevere attenzioni, esser considerato con simpatia, compiacimento e approvazione sono tutti i vantaggi che derivano" dalla ricchezza. "È la vanità che ci interessa, non il benessere o il piacere. Ma la vanità è sempre fondata sul credere di essere oggetto di attenzione e approvazione". Ma oltre all'aspetto morale e filosofico della vicenda, potrebbe anche esserci una patina di ipocrisia nelle parole di Melinda Gates sul fisco, come spiegato non più di tardi due un paio di anni fa dal noto economista Stephen Moore in un editoriale sul Wall Street Journal, che raccontava come i Paperoni come George Soros e Bill Gates spostassero buona parte del loro patrimonio personale su un ente no-profit per pagare meno tasse. Grazie a questo "escamotage" legale, sottolinea Moore, i Paperoni possono dedurre fino al 20% le donazioni dal loro reddito imponibile per cinque anni e mantenere il controllo del denaro all’interno della fondazione privata per anni o addirittura decenni prima che venga erogato. "Poiché la fondazione può impiegare membri della famiglia con stipendi a sei cifre per amministrarla, anche per tutta la vita, il cordone ombelicale tra il donatore e l’ente no-profit non deve mai essere tagliato”.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: La ricchezza non è un male ma un bene

Messaggioda Berto » mer giu 10, 2020 12:29 pm

Disuguaglianze, in 26 posseggono le ricchezze di 3,8 miliardi di persone

http://amp.ilsole24ore.com/pagina/AEldC ... OCESGVDZ18

A dieci anni dall’inizio della crisi finanziaria i miliardari sono più ricchi che mai e la ricchezza è sempre più concentrata in poche mani. L’anno scorso soltanto 26 individui possedevano la ricchezza di 3,8 miliardi di persone, la metà più povera della popolazione mondiale. Nel 2017 queste fortune erano concentrate nelle mani di 46 individui e nel 2016 nelle tasche di 61 miliardari. Il trend è netto e sembra inarrestabile. Una situazione che tocca soltanto i paesi in via di sviluppo? No, perché anche in Italia la tendenza all’aumento della concentrazione delle ricchezze è chiara.

A metà 2018 il 20% più ricco tra gli italiani possedeva circa il 72% dell’intera ricchezza nazionale. Salendo più in alto nella scala, il 5% più ricco era titolare da solo della stessa quota di ricchezza posseduta dal 90% più povero. È Oxfam International, organizzazione non governativa molto attiva nella lotta alla povertà e alle diseguaglianze, a scattare la fotografia nell'ultimo rapporto «Bene pubblico o ricchezza privata?», diffuso alla vigilia del meeting annuale del World Economic Forum di Davos.
Nei dieci anni successivi alla crisi finanziaria - afferma il rapporto - il numero di miliardari è quasi raddoppiato. Solo nell'ultimo anno la ricchezza dei Paperoni nel mondo è aumentata di 900 miliardi di dollari (pari a 2,5 miliardi di dollari al giorno) mentre quella della metà più povera dell'umanità, composta da 3,8 miliardi di persone, si è ridotta dell’11,23.

La situazione in Italia
Alla fine del primo semestre del 2018 la distribuzione della ricchezza nazionale netta (il cui ammontare complessivo si è attestato, in valori nominali, a 8.760 miliardi di euro, registrando un aumento di 521 miliardi in 12 mesi) vede il 20% più ricco degli italiani detenere il 72% della ricchezza nazionale, il successivo 20% controllare il 15,6% della ricchezza, lasciando al 60% più povero appena il 12,4% della ricchezza nazionale. Il top-10% (in termini patrimoniali) della popolazione italiana possiede oggi oltre 7 volte la ricchezza della metà più povera della popolazione. I dati specifici sulla Penisola sono stati raccolti da Oxfam Italia in occasione della diffusione del report internazionale a Davos. Confrontando il vertice della piramide della ricchezza con i decili più poveri della popolazione italiana, il risultato è ancora più netto. La ricchezza del 5% più facoltoso degli italiani (titolare del 43,7% della ricchezza nazionale netta) è pari a quasi tutta la ricchezza detenuta dal 90% più povero degli italiani. La posizione patrimoniale netta dell’1% più ricco (che detiene il 24,3% della ricchezza nazionale) vale 20 volte la ricchezza detenuta complessivamente dal 20% più povero della popolazione italiana.
La ricchezza dei primi 21 miliardari italiani dell’elenco stilato annualmente dal giornale statunitense Forbes (fotografata a marzo 2018) equivaleva alla ricchezza netta detenuta (a fine giugno 2018) dal 20% più povero della popolazione (ovvero 107,1 miliardi di euro). L’evoluzione della quota di ricchezza detenuta dall'1% più ricco italiano mostra un trend di crescita a partire dal 2009, ad eccezione del calo verificatosi nel 2016 e 2017. La quota di ricchezza detenuta a metà 2018 (24,33%) supera di circa 1,5% quella detenuta dal top-1% a inizio del nuovo millennio.
Nei 19 anni intercorsi tra l’inizio del nuovo millennio e il primo semestre del 2018, le quote di ricchezza nazionale netta detenute dal 10% più ricco tra gli italiani e dalla metà più povera della popolazione hanno mostrato un andamento divergente. La quota di ricchezza detenuta dal top 10%, in risalita dal 2009, si è attestata a fine giugno 2018 al 56,13% (contro il 50,57% del 2000), mentre la quota della metà più povera degli italiani è lentamente e costantemente scesa, passando dal 13,1% di inizio millennio ad appena il 7,85% a metà 2018.

Lo scenario mondiale
Tra il 2017 e il 2018 i miliardari sono aumentati al ritmo di uno ogni due giorni ma il dato che preoccupa è che la ricchezza si concentra sempre più in pochissime mani. Il patrimonio dell’uomo più ricco del mondo, ) è salito a 112 miliardi di dollari. Appena l’1% di questa cifra - sottolinea il rapporto di Oxfam - equivale quasi all'intero budget sanitario dell’Etiopia, un Paese con 105 milioni di abitanti. E mentre le loro fortune continuano ad aumentare, gli individui più ricchi del mondo e le società di cui sono proprietari godono anche di livelli di imposizione fiscale tra i più bassi degli ultimi decenni: la ricchezza - affermano gli esperti di Oxfam – è particolarmente sottotassata. Solo 4 centesimi per ogni dollaro di gettito fiscale provengono da imposte patrimoniali.
Nei Paesi ricchi, in media, la più alta aliquota di imposta sul reddito delle persone fisiche è passata dal 62% nel 1970 al 38% nel 2013, mentre nei Paesi in via di sviluppo è pari al 28,32. Tenendo conto delle imposte dirette e indirette, in alcuni Paesi, come il Brasile e il Regno Unito, il 10% più povero della popolazione paga più imposte in proporzione al proprio reddito del 10% più ricco.

La questione fiscale
Secondo Oxfam, i Governi dovrebbero sforzarsi di raccogliere maggior gettito dai più ricchi, contribuendo in questo modo alla riduzione della disuguaglianza: ad esempio, se facessero pagare all’1% più ricco soltanto lo 0,5% in più di imposte sul proprio patrimonio, otterrebbero un gettito superiore alla somma necessaria per mandare a scuola tutti i 262 milioni di bambini che ancora non vi hanno accesso e fornire assistenza sanitaria in grado di salvare la vita a 3,3 milioni di persone.
I super-ricchi, inoltre, hanno concentrato 7.600 miliardi di dollari nei paradisi fiscali: nell’insieme, ciò sottrae ai Paesi in via di sviluppo 170 miliardi di dollari all'anno. Solo per quanto riguarda l'Africa, si ritiene che il 30% della ricchezza privata sia stata trasferita offshore, sottraendo ai governi africani un gettito fiscale stimato in 15 miliardi di dollari.
Il rapporto Oxfam sottolinea come i governi abbiano ridotto nel lungo periodo sia le aliquote massimali delle imposte sui redditi delle persone fisiche, sia quelle delle imposte sui redditi d'impresa. Solo nel 1980 negli Stati Uniti l'aliquota più alta dell’imposta sui redditi delle persone fisiche era del 70% mentre oggi è del 37%, cioè quasi la metà. Inoltre, grazie a svariate esenzioni e scappatoie, le aliquote a carico dei più ricchi e delle imprese sono di fatto ancora più basse. Di conseguenza, in alcuni Paesi i più ricchi pagano le imposte più basse dell'ultimo secolo. In America Latina, per esempio, l’aliquota effettiva per il 10% di percettori di redditi più elevati è solo del 4,8 per cento.

La responsabilità dei governi
«Le persone in tutto il mondo sono arrabbiate e frustrate – sottolinea Elisa Bacciotti, direttrice delle campagne di Oxfam Italia –. Ma i governi possono apportare cambiamenti reali per la vita delle persone assicurandosi che le grandi aziende e le persone più ricche paghino la loro giusta quota di tasse, e che il ricavato venga investito in sistemi sanitari e di istruzione a cui tutti i cittadini possano accedere gratuitamente. A cominciare dai milioni di donne e ragazze che ne sono tagliate fuori. I governi possono ancora costruire un futuro migliore per tutti, non solo per pochi privilegiati. È una loro responsabilità».
Per Winnie Byanyima, direttore esecutivo di Oxfam International, «il crescente divario tra ricchi e poveri ostacola la lotta contro la povertà, danneggia l'economia e alimenta la rabbia globale. I governi devono assicurare che le multinazionali e i ricchi paghino la loro quota di tasse».




Alberto Pento
La ricchezza posseduta da pochi è comunque un bene per molti, poiché la ricchezza costituita da beni mobili e immobili per essere prodotta, manutentata, custodita e reinvestita comporta un costo e richiede la partecipazione di molti costituendo una forma naturale di ridistribuzione.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: La ricchezza non è un male ma un bene

Messaggioda Berto » mer giu 10, 2020 12:30 pm

Il Papa istituisce un Fondo e dona 750 mila dollari. "Essere per i poveri non è fare il comunista, è il Vangelo"
6 aprile 2020

https://www.huffingtonpost.it/entry/ess ... d76c666382

Avere cura dei poveri “non è fare il comunista, è il centro del Vangelo”. Lo ha detto Papa Francesco durante la messa a Santa Marta, in cui ha fortemente criticato l’iniquità insita nel sistema economico e finanziario internazionale.

Il Pontefice ha istituito un Fondo di emergenza presso le Pontificie Opere Missionarie per aiutare le persone e le comunità che sono state tragicamente colpite dalla diffusione di Covid19. Il Fondo di emergenza sarà utilizzato per accompagnare le comunità colpite nei paesi di missione attraverso le strutture e le istituzioni della Chiesa. Francesco ha destinato la somma di 750.000 di dollari Usa come contributo iniziale per il Fondo e ha chiesto alle realtà della Chiesa che possono di contribuire.

Il Papa guarda inoltre con grande preoccupazione al sovraffollamento nelle carceri nell’emergenza coronavirus. “Penso ad un grave problema che c’è in parecchie parti del mondo. Vorrei che pregassimo per il sovraffollamento nelle carceri - dice Bergoglio -. Dove c’è sovraffollamento, c’è pericolo in questa pandemia che finisca in una grave calamità”. Da qui il monito”:Preghiamo per i responsabili, per coloro che devono prendere decisioni che trovino la strada giusta e creativa per risolvere il problema”.

Papa Francesco critica le organizzazioni umanitarie che, a causa della loro struttura elefantiaca, alla fine destinano solo piccola parte del bilancio ai poveri.
Sempre nell’omelia pronunciata durante la messa a Santa Marta con toni molto chiari, il Pontefice è partito dal passo evangelico in cui Giuda si scandalizza della spesa per un unguento destinato a Cristo, affermando che erano soldi che si potevano dare ai bisognosi, “ma non perchè avesse cura dei poveri, ma perchè era un ladro”. “Questa storia dell’amministratore non fedele è sempre attuale”, ha commentato, “anche ad alto livello”. Ed ha citato “le organizzazioni di beneficenza umanitaria che hanno tanti impiegati e alla fine ai poveri arriva il 40 percento” del bilancio “perché c’è da preparare gli stipendi”. “Anche questo”, ha aggiunto, ”è un modo per prendere i soldi dei poveri”.


Gino Quarelo
Demenza idolatra assoluta.
Quest'uomo è tra i più responsabili se c'è tanta gente in carcere, per aver sempre promosso e giustificato l'invasione criminale dei clandestini con la loro delinquenza diffusa che intasa le carceri, per aver sempre santificato e giustificato il nazismo maomettano con i suoi crimini idolatri e disumani, per aver sempre vittimizzato l'inciviltà criminale degli zingari e sminuito la gravità della loro sistematica e quotidiana predazione razzista.
Tutta gente che non ha nulla a che fare con la vera povertà.

Alberto Pento
Infatti una buona religione dovrebbe mettere al centro l'uomo in generale e in tutte le sue condizioni e non solo una delle tante categorie.
Bergoglio è peggio di un comunista.
Eppoi chi mai sarebbe il povero?
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: La ricchezza non è un male ma un bene

Messaggioda Berto » lun ott 05, 2020 5:43 am

.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: La ricchezza non è un male ma un bene

Messaggioda Berto » lun ott 05, 2020 5:44 am

Papa Francesco: "La ricchezza è un bene solo se aiuta gli altri"
Roma 19 febbraio 2014

https://www.rainews.it/dl/rainews/artic ... 9a7de.html

Martedì prossimo la presentazione del libro del Cardinale Müller
Nella prefazione del libro "Povera per i poveri. La missione della Chiesa", Bergoglio parla della povertà, non solo economica, ma anche spirituale, sociale e morale. Il Papa esorta a non utilizzare i beni solo per i propri bisogni, se offerti ad altri possono portare a "un frutto inatteso"

Il denaro è di per sé uno strumento buono, che allarga le nostre possibilità, ma può essere anche un mezzo che allontana l'uomo dall'uomo, confinandolo in un orizzonte egoistico. Le parole sono di Papa Francesco; l'occasione è la prefazione - in anteprima sul Corriere della Sera - a "Povera per i poveri. La missione della Chiesa", il libro del cardinale Gerhard Müller.

Bergoglio scrive di un vero e proprio "disagio" nell'affrontare la parola "povertà", perché nel mondo occidentale il termine sarebbe legato all'assenza di potere economico, che si traduce nell'irrilevanza politica sociale e persino umana. "Chi non possiede denaro, viene considerato solo nella misura in cui può servire ad altri scopi".

Ma Papa Francesco sottolinea che "non esistono solo le povertà legate all'economia. È lo stesso Gesù a ricordarcelo, ammonendoci che la nostra vita non dipende solo dai nostri beni". Il Papa esorta a non utilizzare i beni solo per i propri bisogni, se offerti ad altri possono portare a "un frutto inatteso".




Il Pontefice parla inoltre del bisogno di solidarietà, di aiuto fin da quando si è bambini. Prima servono le cure dei genitori, poi in ogni tappa della vita sarà necessario l'aiuto di qualcuno, nessuno "riuscirà mai a strappare da sé il limite dell'impotenza davanti a qualcuno o qualcosa".


http://www.unavox.it/ArtDiversi/DIV1671 ... ndana.html


https://www.frasicelebri.it/frasi-di/francesco/



Il Papa benedice gli immigrati: "Una ricchezza e una risorsa"
Sergio Rame - Gio, 21/04/2016

https://www.ilgiornale.it/news/politica ... 49448.html

Bergoglio torna a pungolare i leader europei: "Sui migranti servono politiche più lungimiranti". Poi l'appello alla Caritas: "Continui nell'impegno dell'accoglienza"

"Il fenomeno delle migrazioni oggi presenta aspetti critici che vanno gestiti con politiche organiche e lungimiranti".

Nel discorso riviolto alla Caritas Italiana e alle sue articolazioni diocesane e parrocchiali, papa Francesco ha ribadito che l'arrivo degli immigrati "rimane pur sempre una ricchezza e una risorsa, sotto diversi punti di vista". Proprio per questo il Santo Padre ha incoraggiato la Caritas a "proseguire nell'impegno e nella prossimità nei confronti delle persone immigrate".

Il Papa considera "prezioso" il lavoro della Caritas a favore degli stranieri perché "accanto all'approccio sinodale, tende a privilegiare scelte che favoriscano sempre più l'integrazione tra popolazioni straniere e cittadini italiani, offrendo agli operatori di base strumenti culturali e professionali adeguati alla complessità del fenomeno e alle sue peculiarità". Secondo Francesco, "di fronte alle sfide e alle contraddizioni del nostro tempo, la Caritas ha il difficile, ma fondamentale compito, di fare in modo che il servizio caritativo diventi impegno di ognuno di noi, cioè che l'intera comunità cristiana diventi soggetto di carità". "Ecco quindi l'obiettivo principale del vostro essere e del vostro agire: essere stimolo e anima perchè la comunità tutta cresca nella carità e sappia trovare strade sempre nuove per farsi vicina ai più poveri, capace di leggere e affrontare le situazioni che opprimono milioni di fratelli - in Italia, in Europa, nel mondo".

Secondo Bergoglio, particolarmente rilevante è il ruolo di promozione e formazione che la Caritas riveste nei confronti delle diverse espressioni del volontariato. Un volontariato che, a detta di papa Francesco, "è chiamato a investire tempo, risorse e capacità per coinvolgere l'intera comunità negli impegni di solidarietà che porta avanti". "Come pure - ha concluso il Santo Padre - è essenziale il vostro compito di stimolo nei confronti delle istituzioni civili e di un'adeguata legislazione, in favore del bene comune e a tutela delle fasce più deboli; un impegno che si concretizza nella costante offerta di occasioni e strumenti per una conoscenza adeguata e costruttiva delle situazioni".


Chiesa ed economia/6. Ricchi sempre più ricchi
Stefano Zamagni
sabato 1 febbraio 2014

https://www.avvenire.it/agora/pagine/ch ... economia-6

«Il mercato è necessario però può incepparsi: la globalizzazione ha diminuito lo povertà assoluta, ma ha accresciuto quella relativa. Francesco ci sprona a intervenire sulle cause dei malfunzionamenti senza per questo sostenere il pauperismo, come pure qualche commentatore frettoloso ha scritto»

Come c’era da aspettarsi, la pubblicazione dell’Evangelii gaudium, il messaggio per la Giornata mondiale della pace del 1° gennaio, il messaggio al World Economic Forum di Davos del 21 gennaio di papa Francesco hanno suscitato una ridda di prese di posizione, in Italia come all’estero, in gran parte di taglio non favorevole. Perché? La ragione è facile a dirsi: il Papa, non interessato ad alcun compromesso, non si preoccupa di sposare una sorta di linea mediana di pensiero nella quale ognuno possa trovare una qualche traccia del proprio punto di vista. Piuttosto, la sua è la scelta della minoranza profetica, di chi cioè si adopera non ad anticipare il futuro, ma a denunciare, con coraggio, il presente. Il filosofo della scienza direbbe che quello di Francesco è un esercizio non di “scienza normale”, ma di “scienza rivoluzionaria” che propone un paradigma diverso da quello dominante. A tal proposito, bene ha fatto Luigino Bruni a chiarire il senso preciso del termine esortazione che, in latino, significa sia “incitare con forza” sia “consolare, rialzare”. Tutt’altro dunque di mere raccomandazioni per buonisti.Quali i pilastri portanti della linea di pensiero del Pontefice circa il modo di intendere, alla luce della Dottrina sociale della Chiesa, il fenomeno dell’economia capitalistica di mercato, quale è oggi all’opera? Il Papa – si badi – non fa riferimento a un astratto modello di economia di mercato quale è quello narrato nella più parte dei libri di testo. In primo luogo, Francesco dimostra di aver ben compreso che a partire dall’ultimo trentennio, in seguito al dispiegarsi degli effetti congiunti della globalizzazione e della terza rivoluzione industriale, si è materializzata un’inversione del rapporto tra sfera economica e politica: l’economia è diventata il regno dei fini e la politica il regno dei mezzi. Non così – come sappiamo – nei due secoli precedenti, quando era la politica, in quanto azione organizzata responsabile del bene comune, ad indicare i fini che la società doveva raggiungere e al mercato si chiedeva la ricerca dei mezzi più efficaci per conseguirli. Occorre perciò agire – ci sprona il Papa – per rimettere a posto le cose.Da ciò consegue – e questo è un secondo pilastro – l’invito a cercare una via d’uscita pervia dalla soffocante dicotomia che vede, su un fronte, la tesi neoliberista secondo cui i mercati funzionano quasi sempre bene – e dunque non vi sarebbe bisogno di invocare speciali interventi regolativi – e sull’altro fronte la tesi neostatalista secondo cui i mercati quasi sempre falliscono – e pertanto occorre affidarsi alla mano visibile dello Stato. Invece, proprio perché i mercati – che sono necessari – spesso non funzionano bene, è urgente intervenire sulle cause dei tanti malfunzionamenti, soprattutto in ambito finanziario, piuttosto che limitarsi a correggerne gli effetti. È questa la via che è favorita da chi si colloca nell’alveo dell’economia civile di mercato – un alveo nel quale papa Francesco pare muoversi, in sintonia con l’insegnamento dei suoi ultimi due predecessori.Il mercato non è solo un meccanismo efficiente di regolazione degli scambi. È soprattutto un ethos che induce cambiamenti profondi delle relazioni umane e del carattere degli uomini che vivono in società. Di qui l’insistenza del Papa sul principio di fraternità che deve trovare un posto adeguato dentro l’agire di mercato e non fuori, come vuole il “capitalismo compassionevole”. Si osservi che papa Bergoglio non si scaglia affatto contro la ricchezza di per sé né si dichiara a favore del pauperismo – come più di un commentatore frettoloso ha scritto. Peraltro, ciò sarebbe incompatibile con l’idea cristiana di creazione e con quanto papa Giovanni XXII nel 1318, nella bolla Gloriosam Ecclesiam, già aveva chiaramente precisato. Il suo giudizio severo riguarda piuttosto i modi in cui la ricchezza viene generata e i criteri con cui essa viene distribuita tra i membri del consorzio umano – modi e criteri che un cristiano non può non sottoporre al giudizio morale.Ciò mi porta al terzo pilastro del pensiero di papa Francesco: la tesi della "ricaduta favorevole", di cui si parla nell’Evangelii gaudium, meglio nota come tesi "dell’effetto di sgocciolamento" ; una tesi che è efficacemente resa dall’aforisma – per primo usato, pare, dall’americano Alan Blinder – secondo cui «una marea che sale solleva tutte le barche». Per chi crede ad essa, non vi sarebbe da preoccuparsi della distribuzione di redditi e ricchezza, perché, alla fine, tutti finiranno con lo stare meglio; l’importante allora è aumentare la crescita della torta.Ora, è bensì vero che le gocce di ricchezza che scendono verso il basso avvantaggiano anche i poveri; ma se si accoglie la prospettiva della Dottrina sociale della Chiesa, la domanda rilevante da porre è un’altra: è moralmente accettabile che chi si trova verso il fondo della gerarchia sociale, pur migliorando la propria posizione di benessere, veda aumentare la distanza che lo separa dal gruppo sociale di testa? Questo è proprio quanto è accaduto nel corso dell’ultimo trentennio, come Luigi Campiglio ha inequivocabilmente mostrato.
Invero, il Papa dimostra di capire quel che troppi osservatori e studiosi fingono di non vedere e cioè che povertà assoluta e diseguaglianza sono cose diverse. La globalizzazione ha certamente diminuito la povertà assoluta – quella di chi mette assieme meno di due dollari al giorno, in media – ma ha accresciuto in modo preoccupante i poveri relativi, ossia chi ottiene meno della metà del reddito pro capite prevalente nella comunità di appartenenza.Ecco perché la lotta alla povertà assoluta, di certo sacrosanta, non può essere sbandierata come rimedio anche per la lotta alle diseguaglianze sociali. Il fatto è che, mentre per condurre la prima lotta, è sufficiente intervenire sui meccanismi redistributivi – ad esempio tassazione, filantropia, ecc. – se si vuole agire sulla riduzione delle diseguaglianze occorre intervenire sui meccanismi stessi di produzione della ricchezza. E questo dà fastidio! Perché? Per la segreta (o meglio tenuta segreta) ragione che ciò verrebbe ad interferire con quello che J. Schumpeter chiamò (1912) il vero motore del capitalismo: la «distruzione creatrice». Il mercato capitalistico deve "distruggere", cioè eliminare imprese e persone per poter crescere indefinitamente. Agli espulsi penseranno poi, se del caso, i programmi assistenzialistici. L’economia civile di mercato mai potrà accettare la darwiniana distruzione creatrice che riduce le relazioni economiche tra persone a relazioni tra cose.Per chiudere. Un saggio recente di Marco Vitale ci informa che nel 1980 gli attivi finanziari erano pari al Pil mondiale (27 trilioni di dollari). Nel 2007, questi erano saliti a quattro volte il Pil mondiale (240 trilioni a fronte di 60 trilioni) ed, oggi, a crisi finanziaria ormai conclusa, quel totale è ancora aumentato. Nello stesso periodo, nella gran parte dei paesi i redditi da lavoro sul Pil sono scesi di oltre nove punti in media e la concentrazione della ricchezza ha raggiunto punte mai viste in precedenza. E si potrebbe continuare a lungo. Di fronte alla violenza di questi e altri fatti, papa Francesco, senza preoccuparsi di essere tacciato di "papismo" – la posizione che identifica il cattolicesimo con il Papa – ha ritenuto e ritiene di non poter tacere, perché sa che più la Chiesa è se stessa, più conosce critiche e riceve attacchi, di ogni tipo. D’altro canto, non è forse vero che la necessitas passionis della Chiesa discende direttamente dalla necessitas passionis del suo Fondatore?


Papa Francesco: "Occuparsi dei poveri non è comunismo, è Vangelo"
Orlando Sacchelli - Dom, 11/01/2015

https://www.ilgiornale.it/news/cronache ... 81747.html

Bergoglio: "Il Nuovo Testamento non condanna i rischi ma l'idolatria della ricchezza". Poi critica duramente la cultura dello scarto, con cui crescono disparità e povertà

Più di una volta Papa Francesco è stato attaccato perché considerato troppo "comunista". Lui lo sa bene, perché segue i giornali italiani (e non solo).

A questa accusa risponde oggi con un'intervista, pubblicata da La Stampa, contenuta nel libro "Questa economia uccide", scritto dai vaticanisti Andrea Tornielli e Giacomo Galeazzi. Veniamo subito al succo del discorso: l’attenzione e l’amore per i poveri "è nel Vangelo e nella tradizione della Chiesa, non è un’invenzione del comunismo e non bisogna ideologizzarla". In altre parole il Santo padre dice questo: occuparsi dei poveri non è comunismo, è Vangelo. Il pontefice prosegue nella sua analisi sottolineando che "oggi i mercati contano più delle persone, è un’economia malata. Dire questo non vuol dire essere comunisti".

Bergoglio si sofferma dunque sull'economia, chiarendo bene alcuni concetti relativi ai rapporti tra la Chiesa e il capitalismo, e non solo. "Innanzitutto - spiega il Papa- è bene ricordare che c’è bisogno di etica nell’economia, e c’ è bisogno di etica anche nella politica. Più volte vari capi di Stato e leader politici che ho potuto incontrare dopo la mia elezione a vescovo di Roma mi hanno parlato di questo. Hanno detto: voi leader religiosi dovete aiutarci, darci delle indicazioni etiche. Sì, il pastore può fare i suoi richiami, ma sono convinto che ci sia bisogno, come ricordava Benedetto XVI nell’enciclica Caritas in veritate, di uomini e donne con le braccia alzate verso Dio per pregarlo, consapevoli che l’amore e la condivisione da cui deriva l’ autentico sviluppo, non sono un prodotto delle nostre mani, ma un dono da chiedere".

"E al tempo stesso -rimarca il Pontefice- sono convinto che ci sia bisogno che questi uomini e queste donne si impegnino, ad ogni livello, nella società, nella politica, nelle istituzioni e nell’ economia, mettendo al centro il bene comune. Non possiamo più aspettare a risolvere le cause strutturali della povertà, per guarire le nostre società da una malattia che può solo portare verso nuove crisi. I mercati e la speculazione finanziaria non possono godere di un’ autonomia assoluta. Senza una soluzione ai problemi dei poveri non risolveremo i problemi del mondo. Servono programmi, meccanismi e processi orientati a una migliore distribuzione delle risorse, alla creazione di lavoro, alla promozione integrale di chi è escluso".

"Prima che arrivasse Francesco d’Assisi c’erano i pauperisti -ricorda Papa Francesco - nel Medio Evo ci sono state molte correnti pauperistiche. Il pauperismo è una caricatura del Vangelo e della stessa povertà. Invece san Francesco ci ha aiutato a scoprire il legame profondo tra la povertà e il cammino evangelico. Gesù afferma che non si possono servire due padroni, Dio e la ricchezza. È pauperismo? Gesù ci dice qual è il protocollo sulla base del quale noi saremo giudicati, è quello che leggiamo nel capitolo 25 del Vangelo di Matteo: ho avuto fame, ho avuto sete, sono stato in carcere, ero malato, ero nudo e mi avete aiutato, vestito, visitato, vi siete presi cura di me. Ogni volta che facciamo questo a un nostro fratello, lo facciamo a Gesù. Avere cura del nostro prossimo: di chi è povero, di chi soffre nel corpo nello spirito, di chi è nel bisogno. Questa è la pietra di paragone. È pauperismo? No, è Vangelo".


In Italia ci sono molti italiani poveri, non serve la ricchezza per stare bene.
Se noi accogliamo i migranti ogni italiano povero sarà ricco nello sprito.


Papa: "Chi non accoglie non è cristiano e non entrerà nel regno dei cieli"

2016/06/18

http://www.adnkronos.com/fatti/cronaca/ ... 3YAgP.html

"Chi non accoglie non è cristiano e non sarà accolto nel regno dei cieli". Papa Francesco, nella sua visita a Villa Nazareth nella capitale, è tornato sul tema dell'accoglienza. "Stiamo vivendo in una civiltà di porte chiuse e di cuori chiusi. Ci difendiamo l'uno dall'altro. C'è una paura ad accogliere e non parlo solo di migranti - che è un problema politico mondiale - ma anche di accoglienza quotidiana. Mi fa male - dice Francesco - quando vedo le chiese a porte chiuse. Ci saranno alcuni motivi giustificabili, ma una chiesa a porte chiuse significa che quella comunità cristiana ha il cuore chiuso".

"Se non accogliamo non siamo cristiani e non saremo accolti nel regno dei cieli: è così", sottolinea il Pontefice invitando alla responsabilità sociale ed ecclesiale. È necessario, avverte il Papa, "insegnare e fare capire che questa è la porta della strada cristiana. L'accoglienza fa fruttificare i talenti. C'è la grande accoglienza di chi viene da terre lontane e la piccola accoglienza di chi torna dal lavoro e dopo una giornata di lavoro ascolta i figli. L'accoglienza è una bella croce perchè ci fa ricordare l'accoglienza che il buon Dio ha avuto ogni volta che noi andiamo da lui per consigliarci e chiedere perdono".

Papa Francesco denuncia l'"immoralità" del mondo economico: "Il mondo economico, oggi come è sistemato nel mondo, è immorale. Ci sono eccezioni, c'è gente buona. C'è gente e istituzioni che lavorano contro questo, ma abbiamo capovolto i valori". Nel suo intervento, una nuova denuncia ai trafficanti di armi: "la guerra è l'affare che in questo momento che rende più soldi. Anche per fare arrivare gli aiuti umanitari in paesi di guerriglia è una difficoltà: tante volte la Croce Rossa non è riuscita, ma le armi arrivano sempre, non c'è dogana che le fermi perchè è l'affare che rende di più".

Il Papa tuona contro le "grandi ingiustizie" e dice "dobbiamo parlare chiaro: questo è peccato mortale. Mi indigna e mi fa male quando - ed è una cosa di attualità - vengono a battezzare un bambino e ti portano uno dicendo 'Lei non è sposato in chiesa quindi non può fare il padrino'. E poi ti portano un altro che è un trafficante di bambini e uno sfruttatore, e ti senti dire 'Ah no, lui è un buon cattolico: abbiamo capovolto i valori".
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: La ricchezza non è un male ma un bene

Messaggioda Berto » mer ott 28, 2020 9:48 pm

.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: La ricchezza non è un male ma un bene

Messaggioda Berto » mer ott 28, 2020 9:49 pm

Questo yacht a forma di cigno ha un collo reclinabile e una testa meccanica che si muove: la torre di controllo si trasforma in un tender di lusso

https://www.facebook.com/giacomo.maiora ... &ref=notif


Dario Brandino
W la fame nel mondo.......

Gino Quarelo
Dario Brandino
Questo aiuta a distribuire la ricchezza in modo corretto (senza creare parassiti e senza espropriare) e a ridurre la fame nel mondo.

Dario Brandino
Gino Quarelo
Credo che lei abbia un concetto non proprio EQUO....riguardo nella distribuzione della ricchezza....

Giacomo Maiorana
L'URSS é finita il 25 dicembre 1991.

Gino Quarelo
Dario Brandino
L'esproprio social comunista o comunistoide è un crimine sia nella sua versione atea che nella sua versione cristiano-bergogliana. L'equità a cui ri riferisce lei implica la violenza coercitiva ed è un crimine contro l'umanità.
La libera costruzione di questa imbarcazione preziosa, tecnologicamente avanzata e di lusso ha dato libero lavoro a molte persone e da vivere a molte famiglie e ciò è cosa buona e giusta.
I ricchi sono benefattori dell'umanità e se non ci fossero i poveri sarebbero ancora più poveri.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: La ricchezza non è un male ma un bene

Messaggioda Berto » ven lug 16, 2021 6:47 am

Solo la ricchezza ottenuta predando il prossimo con la truffa, l'estorsione (anche fiscale), la rapina, il furto, il ricatto, il sequestro, la minaccia, la violenza, la concorrenza sleale, il monopolio forzato, l'invasione imperiale violenta, la violazione del domicilio e della proprietà e l'esproprio politico religioso, è un male;
negli altri casi è sempre un bene e pur se accentrata essa si riversa in mille rivoli intorno beneficando anche i meno ricchi e i poveri.
La demonizzazione della ricchezza in quanto tale è pura demenzialità e malvagità ideologica, religiosa, politica.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

PrecedenteProssimo

Torna a Altre credenze e credenze universali

Chi c’è in linea

Visitano il forum: Nessuno e 1 ospite

cron