Gerusalemme capitale di Israele

Re: Gerusalemme capitale di Israele

Messaggioda Berto » gio nov 21, 2019 8:33 pm

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Re: Gerusalemme capitale di Israele

Messaggioda Berto » gio nov 21, 2019 8:33 pm

ONU NEGA EBRAICITÀ AL MONTE DEL TEMPIO DI GERUSALEMME
21-11-2019
Giacomo Kahn

https://www.shalom.it/blog/mondo/onu-ne ... 9GbuIIIlQs

Ennesima decisione anti israeliana, addirittura antisemita, dell’Onu. Su spinta dei paesi arabi e con la complicità silenziosa di molti altri paesi (tra cui l’Italia), la quarta commissione delle Nazioni unite ha votato una risoluzione che cancella l'identità e le radici ebraiche dal Monte del Tempio di Gerusalemme, stabilendo che venga denominato nelle sedi internazionali solo con il nome arabo di Haram al-Sharif.

La decisione, per diventare operativa, dovrà essere approvata all'inizio di dicembre nell'Assemblea plenaria delle Nazioni Unite. Con Haram al-Sharif si intende solo il complesso islamico sorto secoli dopo, in seguito alla distruzione del Tempio per ordine dell'imperatore Tito.

“L'Italia può ancora rimediare a questo gravissimo errore - lo sottolinea Lucio Malan, vicecapogruppo di Fi al Senato -. Il ministro Di Maio deve riferire con urgenza al Senato su questo voto". "Il Monte del Tempio - ricorda - è da tremila anni il centro del pensiero e della religione ebraica. Questo è il luogo verso il quale gli ebreida millenni si rivolgono per la preghiera. Questo è il luogo dove Gesù di Nazareth venne più e più volte durante la sua vita, incluso nella settimana della sua crocifissione. Persino gli antichi romani che distrussero il Tempio, riconoscevano l'ebraicità del luogo consentendo una volta l'anno agli ebreil'accesso al cosiddetto Muro del Pianto, una struttura di sostegno del Tempio. Designarlo unicamente con il suo nome islamico è negare l'identità ebraica. Importanti intellettuali israelianied ebrei, esponenti cristiani evangelici, hanno detto che è peggio della negazione della Shoah, perché mette in questione le radici stesse dell'ebraismo. E l'ebraismo è la radice del cristianesimo".

“Non possiamo che ribadire che non si può negare la storia né disconoscere Gerusalemmee inventarsi poi che l'Europa ha radici giudaico-cristiane". Lo afferma all'Adnkronos la presidente dell'Ucei Noemi Di Segni commentando la risoluzione della quarta commissione delle Nazioni Unite sul Monte del Tempio di Gerusalemme. "La storia è la storia, anche se certe parti della storia piacciono di più o di meno, non si può discutere sui fatti - continua - Si può discutere sui comportamenti, sulle opinioni, ma sui fatti no". In vista del voto dell'assemblea plenaria delle Nazioni Unite che sarà chiamata ad esprimersi sulla stessa risoluzione, Di Segni si aspetta che "l'Italia sia coerente con quello che continua a ribadire nei confronti di Israelee dell'ebraismo. Ci aspettiamo che l'Italia non si astenga ma che voti contro una simile risoluzione e che sia in grado di guidare e far ragionare altri paesi europei".

"La scelta di una commissione dell'Onu di denominare il Monte di Gerusalemmeunicamente con il nome di derivazione islamica è una scelta che offende la storia ebraica e anche quella cristiana di quel luogo. E' un errore politico gravissimo". Lo dice Emanuele Fiano del Pd all'Adnkronos. "Solo un mutuo riconoscimento delle storie e delle radici di chi abitato quei luoghi può continuare a far sperare in processi di pacificazione. L'Italia - sottolinea Fiano - corregga nell'assemblea generale dell'Onu questo inaccettabile sopruso storico".
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Re: Gerusalemme capitale di Israele

Messaggioda Berto » ven mag 22, 2020 3:40 am

TRUMP, ISRAELE, E LO STATO EBRAICO.
Valentino Baldacci

https://www.facebook.com/zio.Ferdinando ... 5307402935

... Tutti gli atti dell'ultimo presidente americano nei confronti di Israele sono ispirati a una visione che assume come proprio il punto di vista dello Stato ebraico e, in nome della giustizia, lo porta avanti senza esitazioni.
Nessun presidente americano aveva compiuto atti così netti ma anche così ricchi di significato politico: a cominciare dallo spostamento dell’ambasciata a Gerusalemme, nella zona che fin dal 1948 era stata incontestabilmente sotto la sovranità israeliana, abbandonando l’ipocrisia di considerare Tel Aviv la sede delle ambasciate, quando uno Stato sovrano come Israele aveva posto a Gerusalemme, sua capitale storica, tutti gli organi dello Stato, dalla Presidenza delle Repubblica a quella del Governo, dal Parlamento alla Corte suprema.

Gli altri atti compiuti in questo campo sono stati altrettanto chiari: a partire dal riconoscimento dell’annessione del Golan, territorio abitato in maggioranza da drusi e che solo le alchimie diplomatiche che portarono a disegnare artificialmente i confini del Medio Oriente dopo la I guerra mondiale aveva assegnato alla Siria: quella Siria che ripetutamente, a partire dal 1948, ha attaccato Israele proprio da quelle alture finendo per essere sempre sconfitta ma che, nonostante ciò, si è sempre rifiutata di concludere un trattato di pace con Israele e tanto meno di riconoscerne il diritto all’esistenza.

Altrettanta chiarezza e una corretta interpretazione del diritto internazionale ha ispirato un altro atto di Trump, il rifiuto di considerare illegali gli insediamenti in Cisgiordania. Troppi consessi internazionali hanno dimenticato che la Cisgiordania e Gaza, dove, secondo la Risoluzione n. 181 dell’Assemblea delle Nazioni Unite del 27/11/1947, doveva nascere lo Stato di Palestina, furono, dopo la guerra di aggressione del 1948-1949, semplicemente annesse rispettivamente alla Giordania e all’Egitto, mutando così il proprio status giuridico internazionale.

Dopo la guerra dei Sei giorni e soprattutto dopo i trattati di pace conclusi da Israele con l’Egitto e con la Giordania e la rinuncia di questi due Stati ad ogni forma di sovranità rispettivamente su Gaza e sulla Cisgiordania, questi due territori si trovano in uno status giuridico indefinito: mentre Gaza, dopo il ritiro unilaterale israeliano del 2005, è caduta in potere del gruppo terroristico Hamas e di altri gruppi analoghi come la Jihad islamica, la Cisgiordania si trova in una situazione molto complicata: la divisione in tre aree (A, B e C) sancita dagli accordi di Oslo è ancora in vigore ma poiché tali accordi non sono stati perfezionati con una pace definitiva con Israele, a causa del rifiuto di Arafat di accettare il piano di pace proposto da Bill Clinton nel luglio 2000 a Camp David e perfezionato a Taba nel gennaio 2001, lo status di questi territori resta ancora da definire. Cisgiordania e Gaza si trovano perciò, secondo il diritto internazionale, in una situazione indefinita, sono territori contesi, controllati in parte da Israele e per il resto da formazioni politico-militari come Hamas e Fatah che non hanno alcuna legittimazione internazionale che ne giustifichi il possesso. Pertanto l’atto di Trump che dichiara di non considerare illegali gli insediamenti israeliani in Cisgiordania ha il semplice significato di prendere atto di una situazione di fatto, che dovrà essere definita dal punto di vista del diritto internazionale ma che oggi non lo è.

L’ultimo atto di Donald Trump, che non riguarda il Medio Oriente ma lo stesso territorio americano, è forse il più significativo. Dichiarare che quello ebraico costituisce un popolo e non soltanto una religione consente di combattere efficacemente tutte le forme di antisemitismo che – con il camuffamento dell’antisionismo e con l’aiuto di professori compiacenti e ideologizzati – si annidano in molti campus universitari. Significa avere anche strumenti più efficaci per combattere forme di terrorismo come quella che ha portato al massacro in un supermercato kosher di Jersey City, compiuto da un gruppo di suprematisti neri e sul quale i media internazionali, e in particolare quelli italiani, hanno vergognosamente cercato di confondere le idee parlando di delinquenza comune.

Ma se questo è l’aspetto che maggiormente è stato rilevato dagli osservatori, ce n’è un altro che ha una portata e un significato ancora superiori. Che cosa sia l’ebraismo, che cosa sia un ebreo, fa parte di una riflessione e di una disputa che si trascina da secoli, in particolare dalla nascita del sionismo. Aver messo in evidenza che quello ebraico è prima di tutto un popolo, un’etnia, che ha una sua identità specifica che si è formata nel corso dei secoli e che è certamente connessa alla tradizione religiosa ma non si esaurisce e non si confonde con essa, significa fare un passo avanti decisivo vero la piena affermazione della laicità dello Stato d’Israele, una questione che ancora oggi è oggetto di discussioni e di controversie. È vero che l’atto di Trump ha valore per il territorio americano ma è tale il peso e l’importanza dell’ebraismo americano che inevitabilmente l’atto di Trump avrà ripercussioni anche nella stessa autodefinizione dello Stato ebraico.
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Re: Gerusalemme capitale di Israele

Messaggioda Berto » ven mag 22, 2020 3:41 am

Care amiche e cari amici,
buon "Giorno di Gerusalemme", Yom Yerushalaim sameach!

Ambasciatore Dror Eydar

21 maggio 2020

https://www.facebook.com/AmbasciatoreIs ... 407557116/


1. Dal profondo della distruzione, di fronte all’immane devastazione lasciata dall'Impero romano a Gerusalemme, il grande tannaita, il rabbino Akiva Ben-Yosef, ai suoi compagni piangenti, che osservavano dal Monte Scopus le rovine de Santuario sul Monte del Tempio, seppe citare la profezia della consolazione di Zaccaria:

“Si vedranno ancora vecchi e vecchie seduti lungo le vie di Gerusalemme, e persone appoggiate al bastone per l’età avanzata. E le strade della città si riempiranno ancora di fanciulli e fanciulle che giocheranno nelle sue vie” (Zac 8,4-5).

Lo disse con un grande sorriso in volto. In quei momenti, non vi fu più grande visionario di lui. Oggi sappiamo che quel visionario fu un profeta. Chiunque sia stato oggi a Gerusalemme, sa che la profezia di Zaccaria si è avverata. Rabbi Akiva credeva nella sua realizzazione, sebbene Gerusalemme fosse allora in rovina, e l’impero romano al suo culmine. Sapeva infatti che, finché il popolo di Israele è vivo, il suo cuore non può essere estirpato.

2. La frase “Gerusalemme è il cuore del popolo ebraico”, non è solo un bel modo di dire. Da quando siamo stati esiliati dalla nostra terra, e anche da prima, gli ebrei hanno rivolto i loro cuori in preghiera – ovunque si trovassero – verso Gerusalemme.

“Orientamento del cuore” o “Intenzione del cuore”, questo è il termine usato dai nostri Saggi. Ma qui non abbiamo solo l’indicazione di una direzione geografica, bensì principalmente la regolamentazione della relazione spirituale tra Il popolo di Israele e Gerusalemme: regolarizzazione: “Ebrei! Ovunque voi siate, ovunque andiate, sappiate che il vostro cuore si trova a Gerusalemme”.

E non solo nella preghiera. Pensate alla Benedizione per il cibo, la Birkat Hamazon. In ogni popolo e religione si benedice il cibo, e si ringrazia Dio per questo. Ma solo noi abbiamo registrato un “brevetto” speciale: “Grazie infinite Dio, per il cibo che ci hai dato, ma per favore, non dimenticare di ricostruire Gerusalemme”. Questo è sempre stato detto ogni volta che mangiavamo, ogni giorno, di ogni anno, per duemila anni.

L’abbiamo ricordata ogni giorno, abbiamo digiunato in sua memoria, e in ogni occasione abbiamo ripetuto il giuramento degli esuli babilonesi:
“Se ti dimentico, Gerusalemme, si paralizzi la mia destra; si attacchi la mia lingua al mio palato se non ti ricorderò, se non porrò Gerusalemme al di sopra di ogni mia gioia” (Sal 137,5-6).

3. Gerusalemme ci ha preservati nella diaspora, senza farci sparire fra i tanti altri popoli. Quando ricordavamo Gerusalemme, ricordavamo la nostra speranza di tornare a casa un giorno, di risollevare il Paese dalle sue rovine, di far fiorire la sua desolazione, e di far rinascere il regno di Israele.

Infatti, se avessimo incontrato degli ebrei a Roma nel primo secolo, ad Alessandria nel secondo secolo, a Creta nel quarto secolo, a Babilonia nel sesto secolo, a Qayrawan nel Nord Africa nel decimo secolo, in Provenza nel dodicesimo secolo, in Spagna nel quattordicesimo secolo, in Persia nel sedicesimo secolo, nello Yemen nel diciottesimo secolo, in Polonia nel diciannovesimo secolo, e persino nei campi di sterminio di Auschwitz e Birkenau nel Ventesimo secolo - sempre e ovunque, se chiedessimo a questi ebrei, a chi appartiene Gerusalemme? La loro risposta sarebbe semplice, inequivocabile e naturale: al popolo di Israele.

4. Sono passati circa 1800 (Mille Ottocento) anni, da quando Rabbi Akiva consolava i suoi compagni, di fronte alle rovine di Gerusalemme e del Tempio, e il 7 giugno 1967 (Mille Novecento Sessanta Sette), – il 28 (Ventotto) di Iyar del 5727 (Cinquemila Settecento Venti Sette) secondo il Calendario ebraico, i soldati dell’Esercito di Israele, discendenti di quegli stessi Tannaiti, discendenti degli Esuli di Babilonia, di Roma e di Spagna, aprirono una breccia alle porte di Gerusalemme, ed entrarono nella città vecchia, restituendola ai legittimi proprietari.

“Perciò rise il padre”, dice Alterman nella sua poesia “Ayelet”; perciò rise Rabbi Akiva, perché nella storia dei popoli del mondo non c'è una storia simile a questa, e ogni tentativo di spiegarla con gli strumenti della logica, volta dopo volta, finisce per infrangersi. “Quel sorriso rimase un enigma”.

Quel sorriso è stato il segreto della nostra forza nelle varie diaspore. Anche nelle situazioni più difficili. Solo in virtù di Gerusalemme, il Sionismo nelle ultime generazioni è potuto riuscire a motivare l’enorme rivoluzione che abbiamo vissuto.
Sion ha sempre chiesto la pace dei suoi prigionieri, che le hanno serbato fedeltà. Non esiste Sionismo senza Sion. Le difficoltà storiche e politiche, non sono motivo di disperazione, mai sia! Richiedono invece pazienza e fede.

5. Non per niente i nostri saggi hanno determinato nel Talmud “E l’eternità è Gerusalemme”. Noi abbiamo fatto di Gerusalemme ciò che è oggi, l’abbiamo santificata e ne abbiamo fatto la capitale del regno d’Israele: “Città in cui Davide si stabilì”, circa tremila anni fa: la Città di Davide, il centro religioso, culturale, politico e spirituale del Regno di Israele.

Qui, i profeti di Israele hanno annunciato giustizia e redenzione al mondo intero. Soltanto sulla base di quanto creato da noi, sono poi venute altre nazioni e religioni a reclamarne una parte.

È vero, Gerusalemme ha luoghi sacri per le tre religioni, ma soltanto sotto la sovranità israeliana della città, vi è stata preservata la libertà di culto per tutti. Ma come città madre, essa è consacrata al popolo ebraico.

Per questo, ogni discorso su una sua ri-divisione o internazionalizzazione, è “Come pulviscolo che si muove nell’aria, e come un sogno che svanisce”. Non è possibile estirpare a un popolo antico e vivo il suo cuore storico, culturale, politico e spirituale.

6. Due anni fa siamo riusciti a ottenere il riconoscimento di Gerusalemme da parte degli Stati Uniti, che hanno anche compiuto un atto concreto, spostando la loro ambasciata nella nostra capitale.

Il mio sogno, per cui prego, è che, nell’arco del mio mandato di ambasciatore in Italia, possiamo riuscire a vedere il trasferimento anche dell’ambasciata italiana da Tel Aviv a Gerusalemme. Sarebbe una commovente e storica chiusura di un cerchio rimasto aperto per duemila anni.

Il profeta Isaia, un uomo di Gerusalemme nell’ottavo secolo a.C. (prima dell’Era Volgare, ci indica che cosa dobbiamo fare: “Per amore di Sion non tacerò, per amore di Gerusalemme non resterò inerte, finché non sorga come astro la sua giustizia, e la sua salvezza non risplenda come lampada” (Is 62,1).

Buon “Giorno di Gerusalemme”!
Dror Eydar
Ambasciatore d'Israele in Italia
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Re: Gerusalemme capitale di Israele

Messaggioda Berto » mer giu 03, 2020 8:56 pm

Lo scandalo del Consolato italiano a Gerusalemme
By Jonathan Pacifici
2 giugno 2020

https://www.corriereisraelitico.it/lo-s ... salemme/Lo


L’Italia, cosí come il resto dei paesi dell’Unione Europea, non riconosce Gerusalemme come capitale d’Israele e notoriamente mantiene la sua Ambasciata in Israele a Tel Aviv. Ciò genera ovviamente delle situazioni paradossali. In primis, dal momento che il Presidente riceve gli accrediti dei diplomatici stranieri e risiede a Gerusalemme, per presentare le proprie credenziali, all’atto dell’assunzione del loro incarico, gli ambasciatori devono recarsi da Tel Aviv a Gerusalemme. Non solo. Le massime cariche della Repubblica sono sistematicamente venute a Gerusalemme, qui hanno avuto qui incontri con Presidenti e Premier ed hanno parlato alla Knesset. Tutto a Gerusalemme. Tutto ufficiale. Peccato che a pochi metri in linea d’aria dalla Residenza del Presidente d’Israele dove Inno di Mameli ed Hatikvà hanno più volte risuonato, il Consolato Generale d’Italia continui ad essere uno schiaffo in faccia ad ogni israeliano ed ogni ebreo.
Il Presidente Mattarella incontra Rivlin nella Residenza del Presidente, a pochi metri dal Consolato Generale.

Il Consolato – simbolo del non riconoscimento della sovranità israeliana – non dipende dall’Ambasciata e non è accreditato in Israele. Dipende direttamente dalla Farnesina. In effetti il Consolato Generale d’Italia a Gerusalemme funziona come una vera e propria Ambasciata presso l’Autorità Palestinese. Spieghiamoci meglio: l’Italia non riconosce Israele a Gerusalemme (salvo doverci venire per incontrarne le cariche), tiene la sua Ambasciata in Israele a Tel Aviv, ma vi mantiene la sua Ambasciata presso i palestinesi. Non è una supposizione, è scritto nero su bianco sul sito ufficiale del Consolato.

“Il Consolato Generale cura le relazioni che il Governo italiano intrattiene con le autorità palestinesi e che si sostanziano in rapporti politici, economici, culturali, di cooperazione allo sviluppo e di dialogo tra realtà locali e tra società civili.

È questo il primo scopo del Consolato. Solo dopo:

Il Consolato Generale assicura inoltre assistenza agli italiani a Gerusalemme, in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza: dalla comunita’ israelitica italiana di Gerusalemme, ai connazionali impegnati in attivita’ di cooperazione internazionale; dai numerosi religiosi di nazionalità italiana qui presenti, al personale italiano che opera presso missioni internazionali, oltre che a tutti i connazionali che si trovino a risiedere o anche solo di passaggio.

Da notare la dicitura comunita’ israelitica. Non israeliani.

Gli uffici sono dislocati in due sedi, situate rispettivamente a Gerusalemme ovest e a Gerusalemme est, dove si trova anche l’Ufficio dell’AICS (Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo).”

Da qui le continue vessazioni contro la popolazione ebraica che ha bisogno di servizi consolari. Dal celeberrimo codice Gerusalemme (ZZZ) che sui Passaporti Italiani cancella Israele, alle cartoline elettorali con dicitura Gerusalemme (Palestina), salvo poi nascondersi dietro “sviste dei Comuni di origine”.
La Sede del Consolato Generale in Rechov Kaf Tet BeNovember

Da pochi giorni è arrivato a Gerusalemme un nuovo Console Generale, Giuseppe Fedele che ieri ha diramato un messaggio in occasione della Festa della Repubblica. La rinascita del 2 Giugno – che ricordiamolo mette fine alla persecuzione degli ebrei italiani da parte del Governo Italiano – viene trasformata nel preambolo per il sostegno ai palestinesi.

“Questa rinascita non sarebbe potuta avvenire senza una collaborazione tra le diverse anime politiche e sociali del Paese, che scelsero di sedersi allo stesso tavolo per dar vita alla Costituzione. Questa è da allora faro del nostro lavoro ed è basata su principi più che mai attuali oggi, mentre ci risolleviamo insieme ai nostri partner del mondo dall’emergenza sanitaria: libertà, uguaglianza, giustizia e democrazia.
Si tratta degli stessi principi che guidano la presenza dell’Italia e dell’Unione Europea in quest’area. Continuiamo a sostenere le istituzioni dell’Autorità palestinese in vista della creazione di uno Stato palestinese indipendente e democratico, che viva in pace e sicurezza al fianco dello Stato di Israele, nell’ambito di una soluzione negoziata del conflitto che preservi lo status di Gerusalemme quale capitale condivisa dei due Stati. L’intera collaborazione dell’Italia con la Palestina – a tutti i livelli: politico, economico, culturale – resta ispirata a questo obiettivo di fondo.“

Cioè l’Italia sta a Gerusalemme, per aiutare i palestinesi a minare la sovranità israeliana sulla città. Il tono del resto del messaggio va di conseguenza:

“Tengo inoltre a ricordare il nostro impegno per diffondere la lingua e la cultura italiana nella circoscrizione, anche grazie alla preziosa azione della Società Dante Alighieri con i suoi Comitati di Gerusalemme e di Ramallah-Betlemme, e per fornire quanto più efficacemente possibile i consueti servizi alla Comunità italiana di Gerusalemme, della Cisgiordania e della Striscia di Gaza, rappresentata dal Comites che ringrazio per la sempre fruttuosa collaborazione. Mi piace ricordare quanto questa Comunita` sia ricca, articolata e radicata: da quella israelitica a quella palestinese, dai connazionali attivi nella cooperazione allo sviluppo al personale impegnato nelle Organizzazioni e missioni internazionali, fino ai religiosi, che da secoli svolgono un ruolo cruciale in Terra Santa.”

Il Consolato Generale ha una lunga storia di connivenza con le corrotte autorità palestinesi ed il loro sostegno al terrorismo contro gli ebrei ed Israele. Ad onor del vero non gli è (ancora) successo di essere colti in flagrante dalle forze di sicurezza israeliane, come è avvenuto per i dipendenti del Consolato Francese beccati a trafugare armi (nel 2018), ma come mi disse il precedente Console Fabio Sokolowicz “Se non incontrassi chi ha avuto a che fare con terroristi non lavorerei“.

Nei pochi giorni di attività il nuovo Console ha già iniziato i suoi rapporti da Ambasciatore con le controparti palestinesi. Gli è bastato poco per mettersi a regime. Qui nella foto incontra la Ministra per gli Affari Femminili, Amal Hamad.

Hamad, nominata nell’Aprile 2019 nel nuovo esecutivo (non eletto) di Mohammad Shtayyeh era stata fino ad allora direttrice del distretto di Gaza della General Union of Palestinian Women. In questa veste, ha denunciato il Jerusalem Post in un articolo del 8 Marzo 2019, ha usato la Festa della Donna per celebrare il terrorismo femminile.

“Abbiamo avuto donne martiri, ferite e prigioniere” ha detto spiegando che le donne sono state le prime a prendere parte “alla battaglia”. Per poi nominare ed elogiare alcune note terroriste tra le quali Shadia Abu Ghazaleh, condannata per aver preparato esplosivi per attacchi terroristici, Dalal Mughrabi, (terrorista responsabile della morte di 38 persone nel 1978, 12 dei quali bambini), Wafa Idris la prima terrorista suicida, Ayyat Al-Akhras la più giovane terrorista suicida (facendo due morti) e Darin Abu Aisheh, altra terrorista suicida.

Questi i modelli di virtù femminile di cui il Console Fedele ha parlato con la Hammad?

La realtà è che il Consolato Generale resta un entità ostile ad Israele ed al popolo ebraico ed è il simbolo di una politica discriminatoria verso Israele e gli ebrei a Gerusalemme.

Poggiare poi questa politica sull’eredità della Resistenza e del 2 Giugno è ignobile.

Ed è uno scandalo che deve finire.
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Re: Gerusalemme capitale di Israele

Messaggioda Berto » ven giu 19, 2020 9:17 pm

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Re: Gerusalemme capitale di Israele

Messaggioda Berto » ven giu 19, 2020 9:18 pm

“Arrestata perché ho parlato del tempio sul Monte del Tempio”
"Come possiamo parlare di un futuro condiviso con dei partner che negano l’evidenza archeologica e non riconoscono nemmeno che abbiamo una storia?"
Shaina Be Hirsch
11 giugno 2020
(Da: Times of Israel, 11.6.20)

https://www.israele.net/arrestata-perch ... del-tempio

Sono estremamente frustrata. Oggi [11 giugno] sono stata fermata, trattenuta in custodia, hanno cercato di prendere il mio telefono e mi hanno minacciato di arresto. Tutto questo non è avvenuto durante le proteste in corso in America. Stavo semplicemente passeggiando a Gerusalemme, nel mio sito storico preferito – il Monte del Tempio – in compagnia di una vecchia amica.

Ho iniziato a raccontare in diretta su Facebook la storia dei vari templi che si sono succeduti in quel luogo, quando sono stata seccamente informata (mentre ero ancora in diretta) che è illegale affermare che c’era un tempio sul Monte del Tempio.

Fateci mente locale. Mi è stato detto dalle forze di sicurezza del Waqf [l’ente a guida giordana che gestisce il patrimonio islamico a Gerusalemme] che è illegale affermare che sul Monte del Tempio sorgeva un tempio. Qualsiasi tempio. Cioè: in quel sito non c’è mai stato nulla prima che vi fosse una moschea. Sin dai tempi di Adamo [testuale], in quel sito c’è stata solo una moschea e affermare che ci sia mai stato qualcos’altro è una offensiva menzogna sionista [testuale]. Vi esorto a guardare il video su Facebook [cliccando sulla foto qui sotto] e sentire con le vostre orecchie.

Sono particolarmente appassionata di quel periodo della storia, quello che inizia con il Secondo T***** (qui mettete la parola che, a quanto pare, è illegale pronunciare sul Monte del Tempio). Ma come possiamo parlare di un futuro condiviso con dei partner che non riconoscono nemmeno che abbiamo una storia? E queste riscritture della storia vengono accettate sempre più. Nell’ottobre 2016 Algeria, Egitto, Libano, Marocco, Oman, Qatar e Sudan hanno presentato alle Nazioni Unite una risoluzione che condannava Israele per non aver tutelato il diritto unico ed esclusivo dell’islam sul Monte del Tempio. Nessun tempio ebraico, nessun santuario da cui Gesù cacciò i corrotti cambiavalute: l’islam ha il diritto esclusivo al sito più santo dell’ebraismo, il luogo verso cui da sempre gli ebrei di tutto il mondo si volgono in preghiera, anche se per gli ebrei ora è illegale pregare lassù.

Proprio così. Per chi non lo sapesse, gli ebrei e solo gli ebrei possono essere arrestati per il reato di pregare nel loro luogo più santo. L’attuale obbligo di mascherina anti-coronavirus ha evitato che il movimento delle mie labbra venisse interpretato come una preghiera portando al mio arresto. Ma un’altra volta sono stata espulsa dalla spianata del Monte del Tempio per aver mosso le labbra in un modo che avrebbe potuto essere una preghiera.

Oggi sono stato separata dalla mia amica e prelevata dalla sicurezza del Waqf per essere interrogata. Mi hanno detto che mi avrebbero rilasciato se la smettevo di dire bugie. Ma non stavo dicendo bugie. Mi hanno detto che mi avrebbero rilasciato se avessi potuto dimostrare che lassù c’era qualcosa prima di una moschea. Ho risposto che dovevo solo tirar fuori il mio kit di datazione al carbonio che tengo sempre nello zainetto e l’avrei dimostrarlo in un batter d’occhio. Il sarcasmo li ha disorientati.

Ma ciò che li ha davvero mandati in confusione è che ho continuato a insistere sul fatto che in quel sito sono esistiti diversi templi. Almeno quattro, o forse tre e mezzo. Il Primo Tempio (Beit Hamikdash HaRishon), il tempio asmoneo (che forse era solo a metà, perché costruito su parti già esistenti), il Tempio di Erode (cioè il secondo Beit Hamikdash) e un tempio dedicato a Giove. Il Secondo Tempio è chiamato a buon diritto di Erode poiché egli rimosse ogni pietra degli asmonei prima di costruire il suo edificio.

Mentre continuavo a ripetere i fatti riguardanti l’epoca del Secondo Tempio, tenevo stretto il telefono che loro cercavano di afferrare. Sembrava che non capissero bene come funziona un video live, e soprattutto che non capissero che cancellando la storia delle altre due religioni su cui si basa la loro fede, non fanno che minare la loro rivendicazione su questa terra.

Dopo un po’ di domande sono stata consegnata agli agenti della polizia israeliana, che hanno cercato di rimanere seri mentre mi dicevano che in effetti non avevo fatto nulla di illegale, ma che dovevo rispettare il sito e dunque non potevo dire che in quel posto è sorto un Beit Hamikdash (Tempio ebraico). Devo dire che anche loro sono sembrati molto sorpresi di apprendere che in quel sito ci sono stati più di due templi. E ancora più sorpresi di apprendere che, un tempo, c’è stata anche una chiesa. Ma nessuno conosce più la storia? C’è di bello che annoiare le persone con i particolari della storia ti permette d’essere rilasciato abbastanza velocemente dalla custodia delle forse di sicurezza.

Ho pensato a tutti i turisti che sono venuti a vedere la mia storia ebraica, la loro storia cristiana, e a tutti i visitatori che verranno, si spera, quando si potrà di nuovo viaggiare. Come si può capire perché questa terra è santa per tre religioni se non è nemmeno permesso parlarne?

Quando le Nazioni Unite contribuirono a negare la mia storia, l’allora Segretario Generale Ban Ki-Moon ebbe parole di condanna per quella risoluzione. L’allora Direttrice generale dell’Unesco Irina Bokova affermò che “negare, nascondere o cancellare qualsiasi tradizione ebraica, cristiana o musulmana mina l’integrità del sito: la moschea al-Aqsa è anche il Monte del Tempio, il cui muro occidentale [“del pianto”] è il luogo più sacro dell’ebraismo”.

Ecco perché mi sento così frustrata: per come narrare la storia convalidata sul piano archeologico possa diventare un fatto carico di implicazioni politiche, e per quanto sia facile riscrivere la storia. Quindi: studiamo la storia, apprendiamo i fatti, impariamo la verità.

P.S. Mi scuso per eventuali errori nel video: devo ancora imparare molto sull’era del Secondo Tempio, ma lo farò.
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Re: Gerusalemme capitale di Israele

Messaggioda Berto » lun giu 29, 2020 8:36 pm

I dementi nazi maomettani impropriamente detti palestinesi

“Gerusalemme è nostra Irromperemo a Gerusalemme…”
26 Giugno 2020
Abu Mazen

https://www.italiaisraeletoday.it/gerus ... rusalemme/

L’ultimo rapporto annuale del Dipartimento di stato americano sulla lotta al terrorismo afferma che il presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen) non riesce a mantenere una posizione coerente contro la violenza terroristica.

“Il presidente Mahmoud Abbas ha dichiarato in passato il suo impegno verso il metodo non violento, una soluzione a due stati e i precedenti obblighi dell’Olp, ma ha anche fatto dichiarazioni incoerenti che sembrano contraddire e indebolire i suoi precedenti impegni” afferma il rapporto, che cita fra l’altro un discorso dello scorso agosto in cui Abu Mazen ha affermato: “Gerusalemme è nostra, che gli piaccia o no. Irromperemo a Gerusalemme, milioni di combattenti! Vi entreremo, tutti noi, l’intero popolo palestinese, l’intera nazione araba, la nazione islamica e la nazione cristiana”.
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Re: Gerusalemme capitale di Israele

Messaggioda Berto » lun giu 29, 2020 8:37 pm

Gerusalemme, la Giordania e gli ebrei

http://www.danielpipes.org/19600/jerusa ... d-the-jews

Traduzione in italiano di Angelita La Spada

http://www.linformale.eu/gerusalemme-la ... gli-ebrei/

L’Autorità Palestinese e Hamas negano notoriamente qualsiasi legame storico o religioso tra gli ebrei e Gerusalemme. Per fare un esempio, Ikrima Sabri, mufti della città, nel 2001 annunciò che “Non c’è la minima indicazione dell’esistenza di un tempio ebraico in questo luogo in passato. In tutta la città, non c’è nemmeno una sola pietra che testimoni la storia ebraica”.

Questa bizzarra bufala, ha spiegato Itamar Marcus, si basa su una semplice sostituzione: prendere l’autentica storia ebraica, “documentata da migliaia di anni di letteratura”, cancellare il termine ebraico e sostituirlo con arabo.

Questo per quanto riguarda i palestinesi negazionisti. E per quanto concerne il moderato e sobrio governo giordano, partner discreto e di lunga data di Israele? Che ne pensa? Amman non arriva a negare qualsiasi legame tra gli ebrei e Gerusalemme, ma fa confusione storica.

Prendiamo, ad esempio, il libro bianco di 108 pagine intitolato The Hashemite Custodianship of Jerusalem’s Islamic and Christian Holy Sites 1917–2020 CE (“La custodia hashemita dei luoghi santi islamici e cristiani di Gerusalemme, 1917-2020”), appena pubblicato solo in lingua inglese da The Royal Aal Al-Bayt Institute for Islamic Thought (Aal Al-Bayt significa “famiglia della casa” o la famiglia di Maometto, il Profeta islamico.) Sebbene sia formalmente un’organizzazione indipendente non governativa, questo istituto è stato fondato da Re Hussein nel 1980 e da allora è stato diretto continuamente da un membro della famiglia reale. C’è riserbo in merito al suo prodigo finanziamento, l’istituto sembra dipendere interamente dalla generosità del governo.

La custodia hashemita afferma esplicitamente che

“Gerusalemme è sempre stata una città araba”.
“Quando arrivarono gli antichi ebrei, attaccarono, uccisero e distrussero chiunque e qualunque cosa trovarono”.
“Gli arabi palestinesi di oggi sono in gran parte i discendenti diretti degli arabi cananei autoctoni che erano lì oltre 5000 anni fa.

Ci sono però alcuni problemi in questa narrazione. L’identità araba non risale a 5000 anni fa e nemmeno a 3000 anni fa. I Cananei non sono arabi. Gli antichi ebrei fecero qualcosa di più che “attaccare, uccidere e distruggere chiunque e qualunque cosa trovarono”: è necessario puntualizzare che la Bibbia che hanno scritto serve come base dell’Ebraismo, del Cristianesimo e dell’Islam, i cui seguaci costituiscono più della metà della popolazione mondiale?

E mentre le prove del Dna mostrano che i discendenti dei Cananei in Palestina sono presenti in tutto il Medio Oriente, la grande maggioranza dei suoi musulmani e cristiani discende da immigrati. Scrivendo nel 1911, prima delle numerose migrazioni del XX secolo, l’archeologo irlandese Robert Macalister aveva già menzionato 19 etnie straniere oltre agli agricoltori autoctoni e agli ebrei presenti in Palestina, tali gruppi etnici erano i seguenti: algerino, arabo, armeno, assiro, bosniaco, circasso, crociato, tedesco, greco, italiano, curdo, Motawila, Nawar, persiano, romano, samaritano, sudanese, turco e turcomanno.

È deludente il fatto che il Regno hashemita di Giordania, che desidera essere considerato responsabile e moderato, abbia pubblicato tale assurdità in un presunto studio accademico. È ancora più inquietante se si rammenta che Re Abdullah II, sovrano della Giordania dal 1999, ha preso una posizione coraggiosa e decisa contro gli islamisti, definendoli “Totalitari religiosi (…) che cercano il potere con l’intimidazione, la violenza e la delinquenza”. Il sovrano giordano auspicò inoltre “un Islam dinamico, moderato: un Islam che tutela la santità della vita umana, presta attenzione agli oppressi, rispetta allo stesso modo uomini e donne, e afferma con insistenza la fratellanza umana”. Un libro bianco in stile islamista applaudito da un antisionista palestinese mina sostanzialmente queste parole audaci.

Questo libro bianco promuove un imperialismo islamico familiare. Tra gli altri esempi recenti spiccano quello del governo turco di Recep Tayyip Erdoğan che si ostina ad affermare che la Basilica di Santa Sofia fosse originariamente una moschea; e poi ci sono i musulmani che esercitano pressioni per utilizzare la Cattedrale di Cordoba come moschea; e infine, la cosiddetta Moschea di Ground Zero, vicino al sito del World Trade Center a New York [distrutto l’11 settembre 2001].

Paradossalmente, Hashemite Custodianship, in lingua inglese e rivolto a un pubblico internazionale, distorce la storia più dei materiali arabi destinati alla popolazione locale. Ad esempio, il Royal Committee for Jerusalem Affairs della Giordania si limita ad affermare che gli arabi fondarono Gerusalemme 5000 anni fa senza il cattivo corollario che gli ebrei “attaccarono, uccisero e distrussero chiunque e qualunque cosa trovarono”.

Il governo giordano può e dovrebbe impegnarsi di più. Se falsificare la storia antica sembra una bazzecola, di fatto, non lo è. Errori del genere formano opinioni, modellano i governi e rischiano di portare a rinnovate ostilità.

Dove sono gli storici e i teologi a denunciare queste menzogne ? Dove sono gli amici della Giordania a sollecitare un insegnamento responsabile? Dove sono gli israeliani, inibiti da una perenne sindrome dell’amante, a protestare contro questa calunnia?

Uno dei principi cardine degli Accordi di Oslo sottoscritti da Israele e dall’OLP di Yasser Arafat era quello che prevedeva la cessazione di ogni forma di terrorismo da parte palestinese. Questo requisito era stato introdotto già con la lettera dei principi che Arafat aveva mandato all’allora premier israeliano Isaac Rabin. Tale lettera era alla base degli accordi stessi.

Nella realtà dei fatti questo fondamentale punto non è mai stato rispettato ne dall’OLP ne dall’Autorità Nazionale Palestinese che è diventata, con gli Accordi di Oslo, l’interlocutore di Israele nel processo di pace.

In questa sede ci focalizzeremo su un aspetto particolare di appoggio al terrorismo: lo stipendio corrisposto dall’ANP ai terroristi e ai loro famigliari.

Questa “pratica amministrativa” è tanto diffusa quanto celebrata tanto da essere una voce del bilancio stesso dell’ANP. E non è una voce di poco conto visto che da una attenta analisi dei bilanci palestinesi, dal 2011 al 2018, si evince che l’ANP abbia corrisposto circa due miliardi di dollari ai terroristi o ai famigliari dei celebrati “martiri”.

Da diversi anni, l’istituto di ricerca Palestinian Media Watch svolge un capillare lavoro d’analisi sui bilanci dell’ANP. Quello che è emerso è sconcertante, come ha riferito Maurice Hirsch, capo della sezione legale dell’istituto di ricerca, “L’ANP utilizza sistematicamente i fondi di Stati Uniti e UE per finanziare organizzazioni quali il Fronte popolare di liberazione della Palestina e il Fronte di liberazione palestinese che sia gli USA che la UE hanno riconosciuto come organizzazioni terroristiche. Il tutto semplicemente assegnando i fondi all’OLP che a sua volta li gira alle organizzazioni terroristiche”.

Il sistema per eludere i già molto allentati controlli di USA e UE sulla destinazione dei fondi è molto semplice: l’ANP che è tenuta a rendicontare i soldi ricevuti li mette a bilancio come spese di finanziamento dell’OLP, poi l’OLP che non è tenuta a rendicontare nessuna spesa li destina direttamente alle organizzazioni terroristiche in una sorta di gioco delle tre carte.

Mentre un altro capitolo è il finanziamento diretto dei terroristi, descritti nei bilanci come “martiri” e le loro famiglie.

In questa voce di bilancio, Palestinian Media Watch, ha scoperto che nel solo 2017 l’ANP ha corrisposto 183 milioni di dollari direttamente alle famiglie dei “martiri” uccisi durante atti terroristici e 160 milioni di dollari ai “martiri” detenuti nelle prigioni israeliane per aver compiuto attacchi contro civili. Per il 2017 il totale delle donazioni straniere ricevute direttamente dall’ANP (esclusi i soldi dell’UNRWA) è stato di 693 milioni di dollari dei quali, come abbiamo visto, 343 milioni sono finiti ai terroristi. Quindi, la metà dei soldi che arrivano dall’estero ogni anno all’ANP servono a pagare i terroristi.

Nel dettaglio è emerso che circa 13.000 terroristi ricevono, annualmente, uno stipendio di 12.307 dollari, che è molto più alto dello stipendio medio percepito da chi lavora nei territori palestinesi. In pratica l’attività di terrorista è assai più remunerativa di una qualsiasi attività lavorativa svolta nei territori palestinesi.

Dopo queste prime indagini è emerso un altro aspetto sconcertante della vicenda: esiste un vero e proprio onorario per le attività terroristiche, come si può vedere dal documento qui di seguito:

Questa tabella è stata pubblicata dal Jerusalem Post in seguito alla diffusione del rapporto sul pagamento dei salari. Le cifre riportate sono in Shekel israeliani (1 dollaro equivale circa a 3.5 Shekel). Quindi dalla tabella si deduce che il “salario” per un atto terroristico non “troppo grave” con condanna fino a 5 anni di carcere da diritto ad una paga di circa 500 dollari al mese. Ma se il terrorista ha commesso uno o più omicidi ed è condannato a oltre 20 anni di reclusione la paga aumenta a 2.500 dollari al mese. Ma oltre la “paga base”, i terroristi, possono contare su ulteriori benefit: se il terrorista è sposato ha “diritto” a ulteriori cento dollari mensili, se ha figli ha diritto a ulteriori 15 dollari per figlio. Se i terroristi sono residenti a Gerusalemme o in altro territorio israeliano possono contare su una maggiorazione rispettivamente di 100 o 150 dollari dello “stipendio”. Tutto questo succede nell’indifferenza dell’ONU, della UE e degli USA fino all’Amministrazione Trump (nel marzo del 2018 ha firmato il Taylor Force Act, legge con la quale l’amministrazione può bloccare fino ad un terzo degli aiuti USA destinati all’Autorità palestinese).

Lo stesso governo israeliano per numerosi anni non ha fatto nulla di concreto per porre fine a questa vergognosa pratica. E’ solo da due anni a questa parte che ha iniziato a trattenere dai soldi raccolti (relativamente ai dazi doganali sulle esportazioni) per conto dell’ANP, l’equivalente dei soldi versati ai terroristi dall’Autorità palestinese: quasi 350 milioni di dollari all’anno. Dopo questa decisione del governo Netanyhau è piovuta l’immancabile sequela di critiche e accuse da parte dell’ONU, della UE e di numerosi altri paesi. Ovviamente nessuna critica è mai stata espressa nei confronti dell’Autorità Palestinese per aver avviato e portato avanti una pratica tanto odiosa e piena di disprezzo verso la vita umana.

Alla luce di questa politica portata avanti con orgoglio – tutti i dirigenti palestinesi a cominciare da Abu Mazen hanno dichiarato che non sospenderanno mai tali pagamenti perché li trovano giusti e legittimi – dai “moderati” dell’ANP diventa poco plausibile parlare di volontà di pace. Nel migliore dei casi bisogna sperare in una sorta di coesistenza quasi pacifica per gli anni a venire.

Al netto del suo benemerito passato, Amnesty International è, oggi, un’organizzazione con vedute ambigue che, sempre più spesso, impiega i «diritti umani» come grimaldello per scardinare le sovranità nazionali e portare avanti una lotta che poco sembra aver a che fare coi diritti dell’uomo. I suoi operatori sembrano lavorare più con intenti politici (anticolonialisti, antisovranisti) che con intenti autenticamente professionali. Sotto il tema dei diritti umani, si può rilevare una ben precisa visione del mondo.

Amnesty International è un’avanguardia del moderno progressismo transnazionale, il cui obiettivo è un ordine mondiale post-nazionale e post-sovrano, retto da un’astrazione giuridica che l’associazione fondata da Benenson chiama «diritto umanitario internazionale». Con questo non si vuole affermare che Amnesty sia priva di autentici difensori dei diritti umani, ma come istituzione si colloca alla sinistra dello spettro politico. Non a caso, sceglie di esercitare la sua pressione maggiore su quegli Stati disinteressati alla formazione di un mondo post-nazionale e scettici nei confronti delle grandi strutture sovranazionali. La nota organizzazione manifesta una inusitata fissazione per Israele, considerato un violatore seriale di diritti umani e un criminale di guerra.

La principale accusa che Amnesty muove nei confronti di Israele ruota attorno alla nozione di risposta «sproporzionata». Trattasi dell’assurda accusa secondo cui i contrattacchi israeliani causerebbero tassi più elevati di vittime e danni alle proprietà maggiori degli attacchi palestinesi.

Questa sarebbe una prova delle violazioni dei diritti umani. In tale argomento, manca il fatto che Hamas e altri gruppi terroristici palestinesi usano abitualmente i propri civili come scudi umani. Postazioni civili come moschee, ospedali e scuole vengono abitualmente utilizzate come depositi di armi e rampe di lancio per i missili. Di questa realtà, gli «eyewitness» di Amnesty non sembrano accorgersi.

Nel corso degli anni, Amnesty International ha propagandato un’immagine deformata di Israele, equiparando le necessarie misure antiterrorismo israeliane in Cisgiordania e a Gaza con le politiche di segregazione dell’apartheid Sudafricana. Promuovendo la finzione contorta, secondo cui i palestinesi sarebbero vittime di violenze coloniali sistematiche. Nel rapporto 2019-20, possiamo leggere: «Israele ha mantenuto il suo blocco illegale sulla Striscia di Gaza, sottoponendo i suoi abitanti a punizioni collettive e intensificando la crisi umanitaria» e più avanti «I soldati israeliani, la polizia e gli ufficiali della Agenzia di sicurezza israeliana hanno continuato a torturare e maltrattare i detenuti palestinesi, compresi i minori, impunemente».

Amnesty non scrive da dove prende queste informazioni, ma è probabile che arrivino da alcune delle ONG palestinesi con cui collabora, il cui obiettivo è la demonizzazione della democrazia israeliana. La nota organizzazione umanitaria presta il fianco a quanti mirano a boicottare Israele e cercare di negargli il diritto all’autodifesa contro gli attacchi terroristici, bollando come «crimine di guerra» o «reazione spropositata» qualsiasi azione militare compiuta dallo Stato Ebraico.

I documenti di Amnesty in merito alle vicende mediorientali sono cronicamente sfavorevoli a Israele in modo ideologico e infondato. L’organizzazione ha sostenuto le manifestazioni palestinesi in memoria della «Nakba» e condannato le azioni militari a difesa della frontiera, omettendo i tentativi dei manifestanti di entrare illegalmente e armati in territorio israeliano.

La vera ragione per cui Israele è così inviso all’organizzazione per la difesa dei diritti umani non si colloca tanto nelle azioni militari del suo esercito, quanto nell’idea di ordine politico che esso incarna. Israele è uno Stato nazionale geloso della sua sovranità, diffidente rispetto ai processi di ruminazione diplomatica delle agenzie globali e animato da una visione eraclitea del mondo, dove il conflitto è fondamento dell’essere. Per questi motivi Amnesty è così sbilanciata a sfavore dello Stato Ebraico, inimicizia più volte sottolineata anche dal Foreign Office britannico.

Per le medesime cause anche gli Stati Uniti d’America finiscono sovente sotto lo sguardo inquisitorio di Amnesty International, che non manca mai di mettere sotto accusa l’«unilateralismo» americano e la tendenza di Washington, soprattutto durante le presidenze repubblicane, a difendere in solitaria la propria sicurezza nazionale, scavalcando le Nazioni Unite.

Fece scalpore, dieci anni fa, la relazione fra Amnesty International e l’associazione «Cageprisoners» di Moazzam Begg, un talebano jihadista catturato in Afghanistan e detenuto nel carcere di Guantánamo. Pur di attaccare il governo statunitense, l’organizzazione per i diritti umani fece causa comune con un islamista. I rapporti tra Amnesty e Begg vennero pesantemente criticati dall’attivista Gita Sahgal, che venne censurata e sospesa dal suo ruolo nell’organizzazione.

Queste posizioni non sorprendono, le ONG come Amnesty International attingono ai sensi di colpa dell’Occidente per il passato coloniale e il razzismo. Prendere di mira Israele e gli Stati Uniti è redditizio e consente di ottenere ampia visibilità. Il posizionamento di Amnesty rispetto a molte e decisive questioni dimostra il suo collocamento a sinistra.

Nelle fasi più accese della crisi migratoria europea, la «candela nel filo spinato» ha impiegato il tema dei diritti umani per negare ai popoli europei il diritto alla sicurezza e alle frontiere. Così facendo, ha, nuovamente, manifestato la sua antipatia ideologica nei confronti dell’Occidente. Non a caso, l’organizzazione è stata finanziata da George Soros, da anni impegnato a plasmare un mondo senza nazioni né confini e amministrato da impersonali autorità globali.
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Re: Gerusalemme capitale di Israele

Messaggioda Berto » mer lug 01, 2020 7:47 am

Israele, gli americani mettono in vendita residenza dell’ambasciatore con vista sul Mediterraneo
Davide Frattini
30 giugno 2020

https://www.corriere.it/esteri/20_giugn ... 4102.shtml



Dopo il trasferimento della sede a Gerusalemme. Prezzo record di 78 milioni di euro: piscina, giardino di 4 mila metri quadrati, tra i vicini di villa, Abramovich e altri oligarchi

Israele, gli americani mettono in vendita residenza dell'ambasciatore con vista sul Mediterraneo Le preparazioni per i festeggiamenti del 4 luglio alla residenza

Via delle Onde Azzurre, piscina, quattromila metri quadrati di giardino. Vista sul Mediterraneo e su cinquant’anni di Storia, di segreti e negoziati diplomatici. Gli americani mettono in vendita – scrive il New York Times – quella che è stata dal 1962 la residenza dell’ambasciatore in Israele, rinomata anche per le celebrazioni del 4 di luglio, i palloncini a ricreare i colori della bandiera con i fuochi d’artificio a far da stelle.

Costruita lungo una delle strade più esclusive di Herzliya, sobborgo per ricchi quasi tutti nuovi a nord di Tel Aviv, è valutata 300 milioni di shekel (quasi 77,5 milioni di euro) e se il prezzo alla fine resterà quello, batterebbe il record sul mercato immobiliare: sempre da queste parti Roman Abramovich, il miliardario russo-israeliano proprietario del Chelsea calcio, ha acquistato una magione per 58 milioni di euro. Un altro oligarca è vicino di casa e nelle scorse settimane il suo rientro in villa ha messo nei guai il vicedirettore generale del ministero della Sanità, che ha garantito a Terry Sagi, magnate del gioco d’azzardo online, l’ingresso nel Paese – su volo privato da Cipro – senza dover sottostare alle due settimane di quarantena obbligatorie per tutti gli israeliani che arrivano dall’estero.

Dopo che Donald Trump ha deciso di spostare l’ambasciata americana a Gerusalemme, l’inviato David Friedman ha lasciato la residenza e dalla nuova sede sta in questi giorni premendo perché il governo di Benjamin Netanyahu proceda con l’annessione di parte della Cisgiordania, la data prevista sarebbe domani, 1 luglio. Avvocato del presidente, sostenitore dei coloni e dell’ultradestra israeliana, è contrastato dentro la Casa Bianca da Jared Kushner. Il genero di Trump è contrario alle mosse unilaterali, preferisce che gli israeliani rispettino le tappe del piano presentato dagli americani e tornino a negoziare con i palestinesi (che per ora si rifiutano).
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