Trump cancella tutti gli aiuti alla UNRWA (agenzia ONU per i palestinesi)
31 agosto 2018
https://www.rightsreporter.org/trump-ca ... alestinesi
Trump cancella tutti gli aiuti alla UNRWA, l’agenzia ONU per i Palestinesi. A sostenerlo è il Washington Post (1) che parla di «un annuncio che verrà fatto le prossime settimane» nel quale l’amministrazione americana comunicherà che il proprio sostegno alla UNRWA non verrà quindi solo tagliato ma verrà cancellato totalmente.
Lo scorso 4 agosto era stata diffusa la notizia che il genero del Presidente Trump, Jared Kushner, aveva intenzione di chiudere definitivamente la UNRWA per superare l’equivoco del numero troppo alto di persone arabe ritenute erroneamente profughi, un numero che secondo fonti vicine alla Casa Bianca dovrebbe passare dagli attuali cinque milioni a circa mezzo milione.
La scorsa settimana l’Amministrazione Trump aveva annunciato anche il taglio degli aiuti ai palestinesi e più precisamente alla Autorità Palestinese, un taglio che sarà di 200 milioni di dollari.
Cancellare la UNRWA per cancellare la questione palestinese
L’operato della UNRWA è sempre stato criticato da Israele e in particolare l’Agenzia ONU per i palestinesi è sempre stata accusata di fomentare odio e di impedire una soluzione pacifica del conflitto arabo-israeliano a causa della sua assurda e illegale richiesta del cosiddetto “Diritto al ritorno” che coinvolge (secondo le loro stime) oltre cinque milioni di arabi, che però secondo il Diritto Internazionale non dovrebbero essere considerati profughi. Il nesso diretto tra UNRWA e causa palestinese appare quindi evidentissimo.
Nel 2016 Rights Reporter insieme ad altre organizzazioni aveva dato il via a una campagna per la chiusura della UNRWA, campagna che ha dato subito i suoi frutti costringendo per la prima volta l’Agenzia ONU per i palestinesi a pubblicare sia i bilanci che la lista dei donatori (che ha riservato diverse sorprese) oltre che a sensibilizzare l’opinione pubblica su questo insulto al Diritto Internazionale. A seguito di diverse (fortissime) pressioni alcune organizzazioni che dipendono dagli aiuti europei hanno hanno però deciso di abbandonare la campagna. Ma non noi che abbiamo deciso di usare un nostro sottodomio dedicato per portare avanti questa e altre campagne. Il tutto è ancora in versione beta ma dovrebbe essere pronto entro pochi giorni.
Trump blocca i finanziamenti alla UNRWA: un messaggio chiaro al mondo intero
Con il blocco dei finanziamenti gli USA lanciano un segnale
Ugo Volli
https://www.progettodreyfus.com/unrwa-palestinesi-trump
L’amicizia di Trump per Israele si conosceva da tempo (anche se durante le elezioni e nei primi tempi della presidenza non sono mancati i soliti sinistri propalatori di fake news a sostenere addirittura che fosse antisemita). In conseguenza a questa amicizia Trump ha fatto scelte importanti, a partire dalla designazione di David Friedman come ambasciatore americano in Israele, prima ancora di essere ufficialmente nominato presidente. Una scelta che per reazione indusse Obama negli ultimi giorni della sua presidenza a far passare una indegna mozione di condanna di Israele al consiglio di sicurezza dell’Onu, come ha raccontato John Kerry nel suo recente libro di memorie.
Poi ci sono stati lo spostamento dell’ambasciata a Gerusalemme, una serie di accordi militari, la difesa di Israele all’Onu e negli organismi internazionali, il rifiuto della giurisdizione punitiva della Corte dell’Aia, la difesa di Israele dall’Iran anche nel colloquio con Putin, la chiusura della rappresentanza diplomatica dell’autorità palestinese a Washington, il blocco dei finanziamenti alla stessa organizzazione e all’UNRWA. Quest’ultima è la scelta più importante, non solo sul piano finanziario (circa 360 milioni di dollari l’anno da decenni).
L’UNRWA infatti, sotto le vesti nobili di un’agenzia umanitaria dell’Onu, è uno dei principali responsabili della continuazione del conflitto fra arabi e israeliani. Ci sono tre aspetti principali di questa responsabilità. In primo luogo, l’UNRWA ha adottato una definizione dei “rifugiati palestinesi” che assiste davvero unica, che di per sé determina la continuazione della violenza. Essa definisce infatti “rifugiato palestinese” una persona “il cui normale luogo di residenza è stata in Palestina tra il giugno 1946 e maggio 1948, che ha perso sia l’abitazione che i mezzi di sussistenza a causa della guerra arabo-israeliana del 1948” La definizione di rifugiato dell’UNRWA copre anche i discendenti delle persone divenute profughi nel 1948 indipendentemente dalla loro residenza nei campi profughi palestinesi o in comunità permanenti. Si tratta di una grande eccezione alla normale definizione di rifugiato (per un approfondimento giuridico interessante è utile leggere anche questo articolo). L’eccezione dell’UNRWA non è affatto innocente, non solo perché porta il numero dei rifugiati veri, cioè ancora vivi e non integrati in altri stati, che oggi è stimabile in circa 50 mila, fino ai 5 milioni che l’UNRWA riconosce come rifugiati. Esso tradisce anche il progetto politico di tenere aperta la ferita della guerra, di evitare a tutti i costi la normalizzazione e l’integrazione dei rifugiati che è l’obiettivo di tutte le agenzie umanitarie e in particolare dell’UNHCR, il centro dell’ONU per tutti i rifugiati. E’ un progetto che ha al cuore l’idea del rovesciamento dei risultati della guerra di indipendenza del 1948 e dunque la distruzione di Israele. Se azioni analoghe fossero state usate per i risultati della Seconda Guerra Mondiale, l’Europa sarebbe sconvolta dal terrorismo di profughi dell’Istria italiana e dei sudeti tedeschi, dei polacchi orientali finiti sotto il dominio russo e di tutte le altre popolazioni che hanno subito lo spostamento dei confini.
Una seconda ragione è altrettanto grave. L’UNRWA gestisce scuoli, ospedali, forniture di cibo e altri soccorsi nei territori amministrati dall’Autorità Palestinese e da Hamas: tutte azioni umanitarie di cui si vanta. Il problema è che in questa maniera l’UNRWA si sostituisce all’amministrazione dell’autonomia palestinese, assume molte funzioni dello stato. Questo fa sì che le organizzazioni palestiniste possano evitare di preoccuparsi di fornire alla propria popolazione tutti i servizi che ogni stato o amministrazione indipendente deve organizzare, lasciandole libere di usare le proprie risorse e il proprio potere per fare la guerra (armata o diplomatica o politica o terroristica) a Israele. I capi palestinisti non sono responsabili del benessere della loro popolazione, ma solo dell’organizzazione dell’odio per gli ebrei. Non si capisce la loro politica e anche gli orientamenti della loro opinione pubblica se non si considera la funzione di supplenza dell’UNRWA.
La terza area in cui l’UNRWA appoggia la lotta armata (cioè il terrorismo) contro Israele è più diretta. Praticamente tutti i suoi dipendenti (oltre 30 mila) sono arabi assunti fra i suoi supposti assistiti. Buona parte di loro sono membri di organizzazioni terroristiche come Hamas, che vince regolarmente le elezioni sindacali. Essi formulano e insegnano libri di testo che sono fanaticamente anti-israeliani, addestrano i bambini all’uso delle armi, diffondono fanatismo e incitamento alla violenza. Spesso le scuole e gli ospedali dell’UNRWA sono usate dai terroristi come depositi di armi, centri di comando e controllo, piattaforme di lancio dei missili. Quando questi usi sono smascherati l’organizzazione li denuncia e si scusa, ma è evidente una sostanziale tolleranza.
Insomma l’UNRWA è parte del problema del terrorismo palestinese, non certo della sua soluzione. E’ chiaro che nel breve termine il fatto che essa canalizzi aiuti internazionali sugli arabi di Giudea, Samaria e Gaza diminuisce la pressione sul governo e sull’esercito israeliano perché forniscano assistenza (anche se si tratta di cittadini di quel che pretende di essere uno stato autonomo) e che chi nello stato israeliano si trova a interagire con le masse arabe (per esempio il COGAT, l’amministrazione militare che governa le zone C e in parte B degli accordi di Oslo) può vedere con preoccupazione la perdita di finanziamenti dell’agenzia. Ma a medio e lungo termine il suo ridimensionamento e possibilmente lo scioglimento sono fra le condizioni per il ritorno alla calma nella regione. Ha dunque fatto benissimo Trump a togliere i finanziamenti americani. Peccato che, come per tutte le buone scelte dell’amministrazione americana, l’Unione Europea si opponga e cerchi di sostituirsi agli Stati Uniti. In questo progetto di aiuto al terrorismo purtroppo è presente anche l’Italia. E’ una vecchia eredità terzomondista, dominante nel nostro ministero degli esteri. Speriamo che cambi.
ONU - UNESCO e altri FAO - UNICEF (no grazie!) - e Facebook ?
Mito e organizzazioni parassitarie e criminali che non promuovono affatto i diritti umani, le libertà, il rispetto e la fraternità tra gli uomini, le genti, i popoli, le etnie, le nazioni, gli stati.
viewtopic.php?f=205&t=2404
Stati Uniti: congelati tutti i conti della OLP. Espulso “ambasciatore” palestinese
17 settembre 2018
https://www.rightsreporter.org/stati-un ... alestinese
I conti correnti della OLP (Organizzazione per la Liberazione della Palestina) negli Stati Uniti sono stati congelati su disposizione della Casa Bianca mentre al cosiddetto “ambasciatore palestinese” a Washington e alla sua famiglia sono stati revocati i visti, il che vuol dire espulsione immediata dal territorio americano.
Questa mossa dell’Amministrazione Trump arriva dopo che nei giorni scorsi il Presidente americano aveva annunciato la chiusura degli uffici della OLP a Washington e il taglio dei fondi alla Autorità Palestinese e alla UNRWA. Una vera e propria offensiva americana su quello che sta più a cuore alla dirigenza palestinese, cioè il denaro.
L’inviato palestinese negli Stati Uniti, Husam Zomlot, ha fatto sapere ieri sera a diversi media arabi che il visto che consente a lui e alla sua famiglia di rimanere negli Stati Uniti è stato revocato e che gli è stato chiesto di lasciare immediatamente il territorio americano. I conti correnti personali dell’inviato palestinese e della sua famiglia sono stati chiusi mentre quelli riferibili alla OLP sono stati congelai.
A confermare la decisione americana è arrivato anche un comunicato ufficiale della OLP nel quale oltre alla conferma del blocco dei conti si legge che «l’amministrazione statunitense ha revocato anche i visti della moglie e dei due figli dell’ambasciatore Husam Zomlot, nonostante siano validi fino al 2020». Poi la dichiarazione continua affermando che «il figlio dell’ambasciatore Zomlot Said, 7 anni, che è in seconda elementare, e la figlia Alma, 5 anni, che frequenta l’asilo sono stati ritirati dalla scuola elementare di Horace Mann a Washington DC la scorsa settimana e da allora hanno lasciato il paese».
Trump attacca quello che è più importante per i palestinesi, il denaro
La strategia del Presidente americano appare chiara, andare a intaccare quello che per la dirigenza palestinese è il fattore più importante, il denaro, per costringerli a sedersi al tavolo delle trattative con USA e Israele. Peccato che non si possano bloccare anche i conti in Svizzera dei dirigenti palestinesi e che non si riesca a convincere gli Stati europei (Italia compresa nonostante il nuovo governo) a smetterla di accorrere in soccorso di questi organismi che ormai da oltre 70 anni si arricchiscono alle spalle dei palestinesi e della stessa comunità internazionale e impediscono ogni passo avanti verso la pace.