Arresto non convalidato, Carola Rackete torna libera
2 Luglio 2019
http://www.ildesk.it/attualita/arresto- ... 06BnR2xGm4
La gip di Agrigento, Alessandra Vella, esclude il reato di resistenza e violenza a nave da guerra, a causa di una “scriminante”: commettere l’illecito sarebbe giustificato dall’adempimento di un dovere, quello di salvare vite umane in mare
La gip di Agrigento, Alessandra Vella, non ha convalidato l’arresto della comandante della Sea Watch, escludendo il reato di resistenza e violenza a nave da guerra. Da stasera Carola Rackete è libera, perché viene meno la misura degli arresti domiciliari. Secondo la gip il reato di resistenza a pubblico ufficiale sarebbe stato giustificato da una “scriminante”, legata all’adempimento di un dovere”, quello di salvare vite umane in mare. La capitana della Sea Watch 3, era stata arrestata e posta ai domiciliari, dopo aver deciso di entrare nel porto di Lampedusa nonostante il blocco.
Alberto Pento
Speriamo che la procura faccia ricorso.
Bisognerebbe che il governo ritirasse lo stato italiano dalla convenzione internazionale sul soccorso in mare per gravi abusi e ragioni di sicurezza nazionale;
nonché dalla convenzione sui rifugiati e sull'asilo politico per le stesse ragioni, abusi e sicurezza nazionale;
e che sospendesse unilateralmente la legge europea di Dublino sino a che non venga modificata e adattata all'oggi.
PERCHÈ È POLITICA
Walter Marrocco
La decisione con la quale il GIP di Agrigento non ha convalidato l'arresto della nuova eroina della sinistra italiana, poggia su una valutazione di carattere politico.
Stando alle notizie divulgate dalla stampa, sarebbe stata riconosciuta la scriminante dell'adempimento di un dovere, prevista dall'art. 51 c.p., sul presupposto che, avendo Malta rifiutato (?) l'attracco, e non potendosi ritenere Libia e Tunisia porti sicuri, alla Rackete non restava che fare rotta su Lampedusa.
Dove sta la forzatura evidentemente ideologica in questo ragionamento? Nel ritenere, oltre alla Libia, anche la Tunisia alla stregua di "porto non sicuro".
La Convenzione di Amburgo del 1979 sulla ricerca ed il salvataggio marittimo, impone un preciso obbligo di soccorso e assistenza delle persone in mare ed il dovere di sbarcare i naufraghi in un porto sicuro (place of safety).
Il luogo sicuro è una "località dove le operazioni di soccorso si considerano concluse, e dove: la sicurezza dei sopravvissuti o la loro vita non è più minacciata; le necessità umane primarie (come cibo, alloggio e cure mediche) possono essere soddisfatte; e può essere organizzato il trasporto dei sopravvissuti nella destinazione vicina o finale".
Dunque, in base alla Convenzione del 1979, porto sicuro è qualsiasi luogo dove è garantita la sicurezza fisica del naufrago.
Ora, secondo una interpretazione estensiva della norma, allorché il naufrago manifesti l'intenzione di avanzare richiesta di asilo, il porto sicuro deve anche garantire l'espletamento della relativa procedura.
Nonostante la Tunisia abbia sottoscritto la Convenzione di Ginevra del 1951 sui rifugiati, taluni giuristi à la page non riconoscono a detto paese la dignità di "porto sicuro" perché, a loro dire, non sarebbe "attrezzato per garantire i bisogni dei migranti".
Le ricadute di simile ragionamento sono pericolosissime.
Se neghiamo che anche la Tunisia (paese tra i più stabili dell'Africa) possa essere considerato porto sicuro, allora mi dite quale stato africano può esserlo?
Seguendo questa tesi, se, per assurdo, avvenisse un naufragio al largo del Senegal, visto che nessuno stato africano può considerarsi porto sicuro, dovremmo sbarcare i naufraghi in Portogallo o in Spagna, circumnavigando mezza Africa.
Salvare vite non è reato. Il Gip smonta le accuse contro la capitana Carola
Demolito l'impianto dell'accusa, il procuratore Patronaggio accusa il colpo: "Troppe tensioni politiche". Salvini su tutte le furie: "Sentenza vergognosa e politica". E minaccia vendetta: pronta la riforma della giustizia
Claudio Paudice
2 luglio 2019
https://www.huffingtonpost.it/entry/car ... 6116437322
Il Gip di Agrigento ha smontato su tutta la linea le accuse della Procura: Carola Rackete torna in libertà. E il ministro dell’Interno Matteo Salvini perde il controllo, attacca i giudici e annuncia una riforma della giustizia che, per toni e parole usate, ha il sapore della ritorsione politica nel momento più difficile per la magistratura italiana. Il giudice per le indagini preliminari non ha convalidato l’arresto della capitana della Sea Watch che quattro giorni fa ha infranto il divieto di entrare nel porto di Lampedusa per far sbarcare i 40 migranti a bordo. Notizia per certi versi attesa, non era attesa però la demolizione dell’impianto dell’accusa guidata dall’ufficio di Luigi Patronaggio.
Nessuna misura cautelare disposta, come il divieto di dimora richiesto dai pm, ed esclusione del reato di resistenza a nave da guerra perché la motovedetta della Gdf ‘stretta’ tra la nave dell’Ong e la banchina non può essere considerata tale. Esclusione anche del reato di resistenza a pubblico ufficiale perché entrando in porto in piena notte Carola ha agito in adempimento di un dovere, quello di portare in salvo i migranti. Inoltre, secondo il giudice, il Decreto Sicurezza bis “non è applicabile alle azioni di salvataggio in quanto riferibile solo alle condotte degli scafisti”.
La demolizione dell’impostazione della procura ha innescato il disappunto di Patronaggio: “La richiesta di convalida dell’arresto di Carola Rackete è stata respinta: si evince quanto sia difficile muoversi in una materia che sconta forti tensioni politiche in cui qualsiasi decisione uno prenda ha sempre paura di sbagliare”, ha detto durante l’audizione in Commissione Antimafia, insinuando in altre parole che la decisione del gip sia stata influenzata dal clima politico acceso intorno alla vicenda. Carola torna quindi libera. Patronaggio aspetterà di leggere le motivazioni prima di valutare l’impugnazione: “Il nostro punto di vista era
diverso. Per noi era necessitata l’azione di salvataggio e non era necessitata invece la forzatura del blocco, che riteniamo un atto un pò sconsiderato nei confronti della vedetta della Guardi di Finanza. E’ evidente però che si rispettano le decisioni dei giudici”.
Il Prefetto di Agrigento ha già firmato intanto il provvedimento di allontanamento dall’Italia della capitana della Sea Watch, che sarà accompagnata alla frontiera dalle forze dell’ordine. Non prima però della convalida da parte dell’autorità giudiziaria, e certamente dopo il 9 luglio, quando Carola sarà di nuovo ascoltata dai magistrati in relazione all’altro filone dell’indagine, quella sul favoreggiamento di immigrazione clandestina.
La misura del Prefetto di Agrigento segue di pochi minuti il duro intervento del ministro Salvini. Aveva da poco finito di scattare selfie e scherzare sulla sua passione per gli hamburger durante il ricevimento nei giardini di Villa Taverna per i festeggiamenti dell’Indipendenza americana, quando la notizia della liberazione di Carola gli rovina umore e appetito. “Una fiaba pessima, horror, surreale. Non ho parole. Cosa bisogna fare per finire in galera in Italia? Mi vergogno di chi permette che in questo paese arriva il primo delinquente dall’estero e disubbidisce alle leggi e mette a rischio la vita dei militari che fanno il loro lavoro. Se stasera una pattuglia intima l’alt su una strada italiana chiunque è tenuto a tirare diritto e speronare un’auto della polizia”.
Parole forti persino per il ministro più sgraziato di sempre, Salvini abbandona ogni freno istituzionale: “Permettetemi lo sfogo, sono arrabbiato e indignato, lo faccio a nome dei militari italiani che ogni giorno rischiano la vita e meritano rispetto, non sentenze vergognose che liberano i delinquenti”. Poi l’annuncio di una riforma della giustizia, che non può essere letta diversamente, per l’uso delle parole e per la tensione del momento, da una vendetta del potere esecutivo su quello giudiziario: “Quanto è urgente la riforma della giustizia, cambiare i criteri di assunzione, selezione e promozione di chi amministra la giustizia in Italia. Questa non è la giustizia che serve a un Paese che vuole crescere”. È un affondo senza precedenti, in un momento, peraltro, di particolare tensione per i magistrati, alle prese con uno dei maggiori scandali della storia della categoria, quello sulla spartizione delle nomine per i vertici della Procura di Roma e di altri uffici da parte del Csm. Salvini non si tiene: “E’ una sentenza politica. Si candidi signor giudice e cambierà le leggi, ma intanto le applichi senza interpretarle a vantaggio di chissà chi”.
L’alleato Luigi Di Maio si dice “sorpreso dalla scarcerazione di Carola
Rakete”, ma nulla dice sulle parole usate dall’omologo leghista. “Io ribadisco la mia vicinanza alla Guardia di finanza in questo caso. Ad ogni modo il tema è la confisca immediata della imbarcazione. Se confischiamo subito la prossima volta non possono tornare in mare e provocare il nostro Paese e le nostre leggi”.
"Via la ricca fuorilegge Rackete". La capitana Rakete verso l'espulsione
Chiara Sarra - Mar, 02/07/2019
http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... b5i2XhLJ3M
Un'ora dopo la rimessa il libertà, il prefetto firma l'espulsione per Carola Rackete. Salvini: "L'Italia non è una colonia"
A nemmeno un'ora dalla decisione del gip di Agrigento di non convalidare l'arresto di Carola Rackete, la capitana della Sea Watch è stata espulsa dall'Italia.
A confermarlo all'Adnkronos è il prefetto del capoluogo siciliano dopo l'annuncio fatto da Matteo Salvini: "Le confermo che ho firmato il provvedimento di espulsione", ha detto Dario Caputo, "Vedremo cosa accade adesso perché è previsto un ulteriore interrogatorio ma nulla impedisce la firma del decreto di espulsione". Il provvedimento dovrà ora essere convalidato dall’autorità giudiziaria.
"Rispediamo subito in Germania la ricca fuorilegge", aveva tuonato Matteo Salvini pochi istanti dopo la sentenza del gip. Poi, in una diretta Facebook, si è scagliato contro il giudice che ha liberato la comandante: "Quella donna ha provato ad ammazzare 5 militari italiani. Non ho parole. Cosa bisogna fare per finire in galera in Italia?", si è sfogato, "Mi vergogno che in questo Paese arrivi il primo dall'estero e metta in pericolo le vite di militari italiani. Vorrei capire questo giudice cosa fa, se una pattuglia dei carabinieri intima l'alt ognuno è legittimato a speronare l'auto dei militari? Pessimo segnale".
In particolare il ministro dell'Interno e vicepremier ha parlato di "sentenza politica vergognosa", di "fiaba pessima, horror, surreale". E assicura che il Viminale è già al lavoro "per l'accompagnamento coatto della signorina su un aereo che la riporti in Germania". "Così eventuali altri danni li farà nel suo Paese", ha detto, "Il posto di quella signorina questa sera sarebbe stata la galera, un giudice ha deciso che non sia così. Ma questa giustizia la cambiamo per quegli uomini e quelle donne con la toga che non fanno politica, ma fanno giustizia".
Rivolto al giudice Alessandra Vella che non ha convalidato l'arresto, Salvini accusa: "Si candidi signor giudice e cambi le leggi, ma intanto le applichi e lo faccia senza interpretarle a vantaggio di chissà chi. Andrò a letto un po' arrabbiato e indignato, ma permettetemi lo sfogo, lo faccio a nome dei militari italiani che ogni giorno rischiano la vita e meritano rispetto, non sentenze vergognose che liberano i delinquenti".
Perché il Gip Alessandra Vella ha scarcerato Carola Rackete
mercoledì, 3, luglio, 2019
http://www.imolaoggi.it/2019/07/03/perc ... 8vYT9l2PR4
“L’attracco da parte della Sea Watch alla banchina del porto di Lampedusa, che era già da due giorni in acque territoriali, appare conforme al testo unico sull’immigrazione nella parte in cui fa obbligo al capitano e alle autorità nazionali indistintamente si prestare soccorso e prima assistenza allo straniero rintracciato in occasione dell’attraversamento irregolare della frontiera”. Lo sostiene il gip di Agrigento, Alessandra Vella , nel provvedimento con cui ha negato la convalida degli arresti domiciliari della comandante della Sea Watch Carola Rackete.
Il giudice, in sostanza, ritiene inapplicabile il decreto sicurezza bis: “Ritiene questo giudice che nessuna idoneità a comprimere gli obblighi gravanti sul capitano della Sea Watch 3, oltre che delle autorità nazionali, potevano rivestire le direttive ministeriali in materia di ‘porti chiusi’ o il provvedimento del ministro degli Interni di concerto con il ministero della Difesa e delle Infrastrutture che faceva divieto di ingresso, transito e sosta alla nave, nel mare nazionale, trattandosi peraltro solo di divieto sanzionato da sanzione amministrativa”.
Il reato di resistenza a pubblico ufficiale deve ritenersi “scriminato per avere agito l’indagata in adempimento di un dovere”. Il dovere di soccorso dei naufraghi” non si esaurisce con la mera presa a bordo dei naufraghi, ma nella loro conduzione al porto sicuro più vicino”.
Non solo, in merito al reato di resistenza e violenza a nave da guerra, spiega il gip: Le unità navali della Guardia di Finanza sono considerate navi da guerra solo quando operano al di fuori delle acque territoriali ovvero in porti esteri ove non vi sia una autorità consolare”.
Anche il caso del presunto schiacciamento della motovedetta della Guardia di finanza, rileva il gip, “da quanto emerge dal video, deve essere molto ridimensionato, nella sua portata offensiva, rispetto alla prospettazione accusatoria fondata solo sulle rilevazioni della polizia giudiziaria“.
Insomma, la decisione assunta dal comandante di Sea Watch risulta “conforme alle raccomandazioni del commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa e a recenti pronunciamenti giurisprudenziali”.
Si legge ancora nel dispositivo del gip: I porti di Malta venivano esclusi perché più distanti e quelli tunisini perché, secondo la sua stessa valutazione, “In Tunisia non ci sono porti sicuri”. Le valutazioni di Carola sono condivise dal giudice “secondo cui Malta non ha accettato le previsioni che derivano dalle modifiche alla convenzione Sar del 2004”. I porti tunisini, inoltre, secondo quanto deciso da Carola, non sono stati ritenuti “conformi alla convenzione di Amburgo“. Il giudice sottolinea che la scelta è stata presa “avvalendosi della consulenza dei suoi legali”. AGI
L'ira della Gdf contro la toga: "Noi rischiamo la vita e Carola passa da eroina"
Sergio Rame - Mer, 03/07/2019
http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... qL0ELMFJ1A
L'amarezza dei finanzieri dopo la decisione del gip su Carola Rackete: "Chi viola la legge diventa un'eroina e chi difende la patria passa per delinquente"
"Il mondo va al contrario...". A parlare, in una intervista all'Adnkronos, è uno dei finanzieri che presta servizio nel gruppo navale della Guardia di Finanza a Lampedusa.
All'indomani della decisione del gip Alessandra Vella di rimettere in libertà Carola Rackete, dopo che questa per forzare il blocco del Viminale aveva speronato una motovedetta delle Fiamme Gialle (guarda il video), l'ira è violentissima. "Chi viola la legge diventa un'eroina e chi ha difeso la patria tra un po' passa per delinquente", spiega il militare che preferisce restare anonimo ma che non fatica a dirsi "molto amareggiato" per il comportamento della magistratura.
"Questo provvedimento è davvero ingiusto ma soprattutto contiene molte inesattezze". Il finanziere intervistato dall'agenzia Adnkronos ha letto e riletto più volte le carte della scarcerazione della comandante della Sea Watch e non riesce proprio a digerire quel passaggio dell'ordinanza sulla nave da guerra. Pur avendo violato il divieto di attracco al porto di Lampedusa impostole dalla Guardia di Finanza, secondo la ricostruzione del gip Vella, la Rackete non avrebbe commesso alcuna violenza nei confronti di una nave da guerra né avrebbe opposto resistenza ad un pubblico ufficiale. "Lo sanno pure i bambini che l'imbarcazione della Guardia di Finanza è una nave da guerra perché issa il vessillo e ha i colori della Marina militare come nave da guerra...", sbotta il finanziere che ricorda come, in caso di guerra, la Guardia di Finanza passa sotto l'egida della Marina militare. Non solo. Tutti i loro equipaggi appartengono al Cem, cioè appartengono al Corpo militare marittimi. Eppure il gip di Agrigento ha rigettato tutte le accuse nei confronti della camandante non convalidando l'arresto e non disponendo nei suoi confronti alcuna misura cautelare.
Nelle parole del finanziere intervistato dall'agenzia Adnkronos si può leggere tutta la frustrazione per quanto accaduto negli ultimi giorni. "Secondo qualcuno dovevamo essere noi a essere puniti", racconta. "È una assurdità. Noi abbiamo eseguito solo ordini legittimi e invece passiamo per chi commette un reato. Non ci sono più regole certe". Al militare sembra di trovarsi a teatro con le comparse. "Ma non so chi è il burattinaio...", dice. "Il collega ha eseguito ordini e gli è andata bene perché poteva rischiare la vita. Per il resto andiamo avanti ma non ci sono più le condizioni per lavorare bene, in serenità". "Quando mi alzo la mattina e leggo queste cose divento matto". Infine si chiede: "Il popolo con chi sta? Noi non abbiamo fatto abusi. Non ci sto a passare per delinquente. Proprio no".
"Recupero sospetto, strana telefonata a Sea Watch". Carola, non è finita: Patronaggio apre un'altro fronte
3 Luglio 2019
https://www.liberoquotidiano.it/news/it ... g.facebook
Non è ancora finita per Carola Rackete, che dovrebbe temere una seconda inchiesta, quella sul favoreggiamento dell'immigrazione clandestina per il recupero dei migranti al largo della Libia. A confermarlo è lo stesso procuratore capo di Agrigento, Luigi Patronaggio: "Finora non abbiamo rilevato la prova di una collusione tra i trafficanti di esseri umani e le Ong. Questo, però, non significa che non si possano registrare chiamate di questo tipo", ha spiegato ieri, martedì 2 luglio, all'audizione davanti alle commissioni riunite Affari costituzionali e Giustizia della Camera.
Nel caso del penultimo sequestro della Sea Watch 3 del 19 maggio - rivela Il Giornale - gli inquirenti hanno a disposizione una telefonata molto sospetta giunta dalla Libia con un cellulare al Centro di soccorso della Guardia costiera di Roma. Chi ha chiamato non parlava benissimo l'inglese e cercava Sea Watch, ma aveva sbagliato numero. Che Tripoli non fosse un porto sicuro lo ha già detto Patronaggio, ma ora gli inquirenti vogliono capire se la presenza della nave umanitaria nella zona di ricerca e soccorso libica (Sar) sia giustificata o meno. Alle 9.53 del 12 giugno, l'aereo Colibrì, dei Piloti volontari francesi finanziato dalla Sea Watch, avvista un gommone a circa 35-40 miglia dalla costa in zona Sar di Tripoli. Come ha fatto a trovarlo in mezzo al mare? Il primo punto oscuro è l'attesa di almeno un'ora prima di dare l'allarme. Questo lasso di tempo avrebbe - secondo il quotidiano - permesso l'avvicinamento dei migranti alla Sea Watch 3. La capitana però si difende affermando che la Guardia costiera libica non ha assunto subito il coordinamento del soccorso. Diverso parere, invece, quello di Tripoli che ammette: "Abbiamo soccorso prima che iniziassero le operazioni di recupero da parte della Ong".
Carola dichiara di "avere lanciato due gommoni veloci per andare incontro ai migranti". Il sospetto è che l'abbia fatto per prevenire l'arrivo della motovedetta libica. I tedeschi hanno intercettato i migranti alle 12.30 e per Sea Watch "il gommone era in difficoltà, senza strumenti di navigazione, con poco carburante e sovraffollato". Tutto questo a parole, perché i fatti dicono altro: la stessa Ong ha pubblicato una foto su Twitter al momento dell'arrivo della motovedetta Talil salpata da Zawhia. L'imbarcazione però mostra il gommone con i tubolari belli gonfi, senza alcun problema di navigabilità. Ai libici non resta che tornare indietro, dato che a prendersi i migranti ci aveva già pensato la Sea Watch.