Il continente nero è tra i più razzisti della terra

Re: Il continente nero è tra i più razzisti della terra

Messaggioda Berto » gio mar 07, 2019 5:56 am

Ciclista umbro massacrato in Ghana. Ma lui: "Africa non è più pericolosa dell'Italia"
Ilaria Paoletti
Perugia, 6 mar 2019

https://www.ilprimatonazionale.it/crona ... osa-107197

Ivan Bianconi è un ciclista umbro che da Foligno stava compiendo un viaggio a pedali nientemeno che sino in Sud Africa. In Ghana, però, la sua corsa si è momentaneamente arrestata: secondo quanto riporta la pagina Facebook 9001 miles su cui l’appassionato di bici racconta la sua avventura africana, Bianconi sarebbe stato “aggredito e malmenato da un gruppo di giovani armati di machete e coltelli, per un’ora e mezza sono stato maltrattato, denigrato e deriso, tenuto ostaggio con la forza nei modi più selvaggi”.
Esibito come un trofeo

“Più volte sono stato spintonato, spinto e lasciato cadere con la faccia a terra continuando a essere esibito come un trofeo lungo il villaggio che è rimasto stordito e immobile, diviso tra quelli che hanno protestato cercando di difendere me e quelli che invece hanno goduto lo spettacolo.” Questo “atto di razzismo e pura pazzia” come definito dallo stesso Bianconi ha avuto fine quando un uomo di un vicino villaggio lo ha aiutato e messo in salvo. “Mi sento fortunato a poter raccontare quello che è successo” dice Bianconi si prende, in parte, la responsabilità dell’accaduto: “Forse mi sono accampato troppo presto” scrive “rendendomi vulnerabile”.

“L’Africa? Non è più pericolosa dell’Italia”

“Presso la clinica di Accra, dove sono stato portato, oltre alle varie lesioni, i medici hanno identificato un timpano rotto, per il quale hanno raccomandato il rimpatrio per un recupero migliore. Sono tornato in Italia pochi giorni fa e eseguendo controlli più approfonditi, è uscita fuori anche una frattura del naso e di un osso metatarsale sul mio piede sinistro per il quale dovrò tenere il gesso per i prossimi 30 giorni“. Ivan si dice altresì “dispiaciuto e incredulo per quello che gli è accaduto”. Ma aggiunge: “sarebbe sbagliato far credere alla gente che è pericoloso viaggiare in Africa. Non è più pericoloso di quanto lo sia in Italia”.
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Re: Il continente nero è tra i più razzisti della terra

Messaggioda Berto » dom giu 09, 2019 7:57 pm

TERRENO MINATO
(Perché i neri non adottano bambini bianchi?)
https://www.facebook.com/giuseppe.matte ... 1530353940

Quindi fa per me.

Come ho già scritto molte volte ho vissuto vent'anni della mia vita in giro per il mondo.
Tra le mille cose che ho visto, ce ne è una che trovo singolare, la butto lì: perché le coppie di colore non adottano mai un bambino bianco?
Mi direte, perché sono poveri, e hanno già molti bambini loro.
Non è del tutto vero; negli Usa, non solo, c'è una aristocrazia nera multimiliardaria;industriali, sportivi, attori.ec ec
Ne ho conosciuti che non avevano figli
mai, hanno pensato di adottarne uno bianco.
Mi direte, per forza di bambini bianchi adottabili ce ne sono pochi.
Non è vero, con la caduta del comunismo, nei paesi dell'est, decine di migliaia di bambini erano in miseria e quindi adottabili.
Per non parlare dei ricchi arabi.
Ebbene, a mia conoscenza, non ho conosciuto un solo caso di bambino bianco adottato da una coppia di colore.
Al contrario delle coppie bianche,
Specie i miliardari radical scic,
fanno a gara ad adottare il pupo nero.
Chissà perché?
Chi ha la verità in tasca,
sicuramente avrà la risposta.
Io no.
Buona Domenica, agli umani di buona volontà.
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Re: Il continente nero è tra i più razzisti della terra

Messaggioda Berto » lun giu 10, 2019 6:46 am

Una giovane coppia bianca giustiziata in un attacco razzista in Sud Africa
Aurora Vigne - Lun, 27/05/2019

http://www.ilgiornale.it/news/mondo/gio ... x94_qLCsD8

Una giovane coppia è stata giustiziata da alcuni rapinatori in un presunto attacco razzista lungo un'autostrada in Sud Africa. Picchiati anche due impiegati di colore che erano in macchina con i ragazzi. Ma a loro è stata risparmiata la morte

Johanco Fleischman, 19 anni, e la sua fidanzata Jessica Kuhn, 23 anni, sono stati giustiziati a sangue freddo mentre aspettavano che un amico di famiglia portasse loro delle bottiglie di diesel in quello che sembra essere un "attacco razzista".

È successo in Sud Africa, a pochi km da Johannesburg, domenica 26 maggio.

Secondo quanto ricostruito dal The Sun, la giovane coppia ha finito il carburante mentre si trovava in autostrada. I due, a quel punto, sono rimasti a piedi e stavano aspettando un amico di famiglia che avrebbe dovuto portare loro il carburante per ripartire.

In tutto erano in quattro sulla Toyota Hilux. Oltre ai due ragazzi, infatti, c'erano anche altri due amici di colore. I quattro erano in attesa di soccorso quando un macchina ha incrociato il loro veicolo parcheggiato. Poco dopo, la macchina è tornata indietro e ha accostato di fianco alla loro auto.

Secondo quanto riportato, gli assassini sono dei minatori d'oro illegali ma ancora non sono stati individuati. Al ragazzo sono stati sparati nove colpi d'arma da fuoco, mentre a Jessica un colpo diretto alla testa che è stato fatale. Gli altri due amici di colore, invece, sono stati picchiati e lasciati andare.

Il portavoce della polizia di Gauteng, il tenente colonnello Lungelo Dlamini, ha dichiarato: "Condannando questi omicidi a sangue freddo, assicuriamo alla famiglia che saranno seguite tutte le possibili piste per rintracciare gli assassini. Questi uomini sono considerati armati e pericolosi, e qualsiasi informazione che porti all'arresto di questi tre assassini sarà premiata".
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Re: Il continente nero è tra i più razzisti della terra

Messaggioda Berto » ven giu 14, 2019 2:45 am

Africa, è strage degli albini: li uccidono e vendono i corpi
Gerry Freda
Gio, 13/06/2019

http://www.ilgiornale.it/news/mondo/lon ... GiqKU3aSvw

I resti mortali degli albini verrebbero smerciati nell’Africa subsahariana perché considerati, dagli stregoni animisti, in possesso di “poteri taumaturgici”

Il 13 giugno è la Giornata Internazionale in difesa degli albini, ma è anche un’occasione per denunciare le violazioni dei diritti individuali subiti in diversi angoli del globo dalle persone caratterizzate da tale anomalia della pigmentazione.

L’Onu ha così tuonato: “Gli atti discriminatori e violenti contro gli albini si manifestano proprio in quei Paesi in cui la maggioranza della popolazione è di colore”.

Di recente, le Nazioniunite hanno condannato con particolare forza la vera e propria “strage” di soggetti colpiti da albinismo in corso nell’Africa subsahariana, in particolare in Malawi, Tanzania e Zimbabwe. Gli ultimi rapporti stilati dall’organizzazione internazionale forniscono infatti un quadro raccapricciante del trattamento riservato dalla maggioranza nera di questi Paesi ai connazionali che scontano, nel proprio organismo, l’assenza o il funzionamento difettoso dell’enzima tirosinasi, preposto alla sintesi della melanina. Proprio nel continente nero, la presenza di soggetti affetti da tale anomalia congenita è molto alta, per lo più a causa delle frequenti unioni tra consanguinei praticate in varie fasce della popolazione locale.

Le persone munite di carnagione chiara verrebbero considerate dagli stregoni animisti “soggetti maledetti” e “portatori di disgrazie”, ma, una volta morti, le parti del corpo degli individui emarginati acquisirebbero “poteri taumaturgici”. Ad esempio, i pezzi del corpo delle bambine appartenenti a tale minoranza vengono ritenute dagli stregoni locali ingredienti fondamentali per realizzare “pozioni contro l’Aids”. Di conseguenza, la popolazione nera dell’Africa subsahariana starebbe conducendo una spietata “caccia all’uomo”, finalizzata a smembrare i soggetti che presentano una totale o parziale deficienza di pigmentazione scura nella pelle, nei bulbi oculari o nei capelli.

Sempre l’Onu ha quindi denunciato ultimamente il fatto che la convinzione delle potenzialità benefiche dei resti mortali degli albini avrebbe dato vita a un imponente“macabro commercio”. In Malawi, Tanzania e Zimbabwe, pezzi del corpo di queste persone vengono infatti smerciate nei villaggi a un prezzo pari a 500 euro, una cifra già di per sé esorbitante per quelle economie, mentre alla loro pelle viene addirittura attribuito un valore “stellare”: dai 1500 fino ai 7mila euro. In Malawi, in particolare, il culmine del commercio delle membra di persone dal pigmento chiaro si registrerebbe periodicamente, a detta delle Nazioni Unite, in coincidenza con le elezioni politiche. Secondo l’istituzione internazionale, che si rifà alle informazioni fornitele dall’Apam (Associazione malawiana per la difesa delle persone affette da albinismo), ogni volta che si svolgono in tale Paese le votazioni generali, migliaia di individui colpiti dall’anomalia in questione vengono “massacrate al fine di assicurare al Paese benessere e coesione politico-sociale”. Sarebbero gli stessi esponenti dei partiti malawiani a pagare a peso d’oro i resti mortali degli appartenenti alla minoranza dalla carnagione chiara, con l’intento di attirare su di sé la “benevolenza degli spiriti”.

Il rapporto stilato dall’Onu in concomitanza con le celebrazioni per la Giornata Internazionale in difesa degli Albini prosegue rimarcando il fatto che, nell’Africa subsahariana, i genitori di bambini soggetti a carenza di melanina, per proteggere questi ultimi dai raid omicidi promossi dagli stregoni animisti, devono restare costantemente chiusi nelle rispettive abitazioni a vegliare i loro figli. Di conseguenza, le mamme e i papà di persone albine devono rinunciare a uscire di casa e ad andare a lavorare nei campi, pregiudicando così la sopravvivenza economica dell’intero nucleo familiare. Altri genitori, al contrario, pur di assicurarsi un lauto guadagno preferiscono “vendere” i loro piccoli ai cacciatori di albini.

La barbarie in corso nel continente nero contro gli individui che scontano anomalie nella sintesi della melanina verrebbe, denuncia sempre l’organizzazione internazionale, “tollerata dai tribunali locali”. Tale dura affermazione dell’Onu è stata subito rilanciata dal sito Internet Osservatoriodiritti.it, specializzato in inchieste e analisi sul rispetto nel mondo delle liberà fondamentali dell’uomo. Il portale web ha appunto ribadito, in merito alle violenze contro la minoranza non-di colore perpetrate nell’Africa subsahariana: “Fino ad oggi sono stati pochissimi i procedimenti giudiziari, che danno un' impressione di impunità verso i soggetti autori dei crimini ai danni degli albini”.

Coloro che, nel contesto geografico in questione, riescono a sfuggire alle persecuzioni, sono comunque destinati a una morte in giovane età, mancando nel continente nero i preparati adatti a proteggere la pelle degli albini dalle forti radiazioni solari che si registrano a quelle latitudini. La pressoché totale assenza, nei dispensari farmaceutici di Malawi, Tanzania e Zimbabwe, di creme solari ad alta protezione, di conseguenza, condanna gli appartenenti a questa minoranza a morire tra i 30 e i 40 anni di età di cancro alla pelle. A tale proposito, Patrizia Floder Reitter, firma del quotidiano La Verità, ha commentato: “Per le forniture delle creme salva-vita si aspettano donazioni internazionali. Intanto, nel mondo milioni di neri pagano cifre esagerate per sbiancarsi la pelle”.

Dopo avere condannato il trattamento barbaro riservato agli albini dalle società dell’Africa subsahariana, le Nazioni Unite hanno puntato il dito contro i Paesi occidentali e la Cina. Ad avviso dell’istituzione globale, neanche al di fuori del continente nero gli individui affetti da carenza di melanina sarebbero infatti immuni da “forti discriminazioni”. In Europa e in America, costoro sarebbero appunto costantemente “guardati con sospetto, derisi ed emarginati”, mentre nella nazione asiatica molti bambini colpiti da albinismo verrebbero “abbandonati” dai rispettivi familiari.
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Re: Il continente nero è tra i più razzisti della terra

Messaggioda Berto » lun lug 01, 2019 9:31 pm

Africa: Allarmante aumento della persecuzione dei cristiani
Uzay Bulut

https://it.gatestoneinstitute.org/14470 ... g.facebook

Secondo Lindy Lowry, che scrive per Open Doors, "nella provincia orientale del Nord Kivu, nella Repubblica democratica del Congo, i capi della chiesa sono stati presi di mira e uccisi. Secondo quanto riferito, almeno 15 gruppi armati estremisti erano attivi nell'area". Nella foto: La città di Beni, nella provincia del Nord Kivu, dove decine di cristiani sono stati uccisi in un attacco, il 22 settembre 2018. (Fonte dell'immagine: Razdagger/Wikimedia Commons)

Secondo un recente rapporto interinale pubblicato nel Regno Unito, "si stima che una persona su tre nel mondo subisce in qualche modo persecuzioni religiose, con i cristiani che sono il gruppo religioso più perseguitato".

Sebbene il rapporto completo – commissionato dal ministro degli Esteri britannico, Jeremy Hunt, e coordinato dal reverendo anglicano Philip Mounstephen, vescovo di Truro – avrebbe dovuto essere pubblicato quest'anno a Pasqua, "l'entità e la natura del fenomeno [della persecuzione contro i cristiani] ha richiesto più tempo", si legge nel report. Di conseguenza, ha spiegato Mounstephen, i risultati "provvisori" diffusi ad aprile sono incompleti e il rapporto finale sarà pubblicato alla fine di giugno.

Conformemente al paragrafo "Quadro generale" dell'"Independent Review of FCO support for Persecuted Christians":

"In alcune regioni, il livello e la natura delle persecuzioni si avvicina verosimilmente alla definizione internazionale di genocidio, secondo i criteri adottati dalle Nazioni Unite".

L'Africa – dove ora vive il maggior numero di cristiani del mondo – è una di queste regioni.

Il 16 giugno, ad esempio, secondo quanto riportato dall'organizzazione per i diritti umani International Christian Concern (ICC), è stata distrutta una scuola elementare cristiana di un villaggio musulmano in Uganda.

Il 15 giugno, "una folla di manifestanti musulmani ha dato alle fiamme una chiesa a Maradi, la terza città più grande del Niger. L'episodio è stato una risposta all'arresto di un influente imam che era stato arrestato dopo aver definito 'anti-islamico' un disegno di legge governativo riguardante l'esercizio di culto".

Il 9 e il 10 giugno, due attacchi terroristici in Burkina Faso hanno causato la morte di 29 cristiani. Questa carneficina mirata dei cristiani è avvenuta a meno di due mesi dal massacro del pastore 80enne Pierre Ouédraogo e di altri membri della sua congregazione in Burkina Faso, per mano di islamisti armati. Un leader locale, che ha chiesto di rimanere anonimo, ha raccontato a World Watch Monitor:

"Gli assalitori hanno chiesto ai cristiani di convertirsi all'Islam, ma il pastore e gli altri hanno rifiutato di farlo. Gli hanno ordinato di radunarsi sotto un albero e hanno preso loro le Bibbie e i telefoni cellulari. Poi, li hanno chiamati uno ad uno, dietro l'edificio della chiesa dove li hanno uccisi".

Il 7 giugno, in Niger, una donna cristiana è stata rapita dai terroristi di Boko Haram e rilasciata tre giorni dopo con una lettera in cui si chiedeva a tutti i cristiani di "lasciare la città entro tre giorni altrimenti sarebbero stati uccisi".

Gli episodi di cui sopra non sono isolati. Secondo la World Watch List 2019 (WWL) redatta da Open Doors (Porte Aperte), un gruppo impegnato nella ricerca sul campo di cause e soluzioni alla persecuzione:

"Mentre i violenti eccessi dell'Isis e di altri militanti sono per lo più scomparsi dalle notizie che arrivano dal Medio Oriente, le loro perdite territoriali comportano che i combattenti si sono dispersi in un maggior numero di paesi e non solo nella regione, ma sempre più nell'Africa subsahariana. La loro ideologia radicale ha ispirato, o infiltrato, numerosi gruppi scissionisti, come la Provincia dello Stato islamico dell'Africa occidentale (ISWAP), un gruppo letale che si è staccato dal nigeriano Boko Haram e che rende altresì schiave le donne e le ragazze cristiane come parte integrante della sua strategia".

I gruppi terroristici non sono le uniche fonti di persecuzione in Africa. Anche numerosi governi e individui musulmani prendono di mira i cristiani.

Secondo il rapporto 2019 stilato da Open Doors , la situazione in molti paesi africani è la seguente:

In Somalia, la comunità cristiana, che conta solo poche centinaia di membri, è oggetto "di violenze e [sottoposta a] isolamento".

"Le stime stanno a indicare che i somali sono musulmani e che tutte le minoranze religiose vengono duramente perseguitate. La comunità cristiana è piccola ed è sotto costante minaccia di attacco. La legge della sharia e l'Islam sono sanciti nella Costituzione del paese e la persecuzione dei cristiani comporta quasi sempre violenza. Inoltre, in molte zone rurali, i gruppi militanti islamici come al-Shabab sono di fatto i governanti. I cristiani somali spesso devono nascondere la loro fede per stare al sicuro".

La Libia ospita appena 38 mila cristiani.

"I convertiti al Cristianesimo fronteggiano abusi e violenza per la loro decisione di seguire Cristo. La Libia ospita anche molti lavoratori migranti che hanno subito aggressioni, anche di tipo sessuale, e che vengono imprigionati, e potrebbero subire di peggio se si scopre che sono cristiani".

In Sudan, vivono 1,9 milioni di cristiani.

"Il paese è governato come uno Stato islamico con diritti limitati per le minoranze religiose e pesanti restrizioni alla libertà di espressione e di stampa. I cristiani, la cui popolazione è di oltre 1.900.000 abitanti, subiscono discriminazioni e pressioni – diverse chiese sono state demolite nel 2017 e nel 2018, lasciando alcuni cristiani senza un luogo di culto. I convertiti dall'Islam al Cristianesimo sono in particolar modo bersaglio di persecuzioni".

In Eritrea, a volte chiamata la "Corea del Nord dell'Africa", ci sono circa 2,5 milioni di cristiani, e molti di loro soffrono in prigione.

"Dal 1993, il presidente Isaias Afwerki controlla un brutale regime autoritario basato su massicce violazioni dei diritti umani. Nel 2018, ci sono state irruzioni nelle chiese e centinaia di cristiani sono stati imprigionati in condizioni disumane. Inoltre, si stima che altri cristiani si trovino attualmente dietro le sbarre nella vasta rete carceraria eritrea, ma non si sa quanti siano o se siano ancora vivi".

La Nigeria, dove vivono oltre 90 milioni di cristiani, è uno dei posti peggiori per i cristiani in Africa.

"Il punteggio nella violenza [contro i cristiani] in Nigeria resta il più alto possibile, principalmente a causa dei crescenti attacchi alle comunità cristiane da parte dei pastori Fulani militanti. Questi attacchi hanno provocato la morte di centinaia di credenti durante il periodo oggetto del rapporto e la distruzione di villaggi e chiese. Inoltre, in alcune parti della Nigeria settentrionale, i cristiani vengono trattati come cittadini di seconda classe. I cristiani di origine musulmana sono perseguitati dalle loro stesse famiglie".

I cristiani in Egitto, il cui numero ammonta a 9.937.600, sono perseguitati in vari modi.

"Coloro che hanno un background musulmano sono sottoposti a enormi pressioni da parte dei familiari più stretti e dal parentado affinché rinuncino alla loro fede e tornino all'Islam. Le forti restrizioni imposte alla costruzione di chiese o le difficoltà incontrate nella ricerca di un posto per il culto comunitario impediscono ai cristiani di riunirsi, oltre all'ostilità e alla violenza nei confronti dei fedeli che si radunano. Negli ultimi anni, i gruppi estremisti islamici hanno preso di mira i cristiani e le chiese in numerosi atti di persecuzione violenti e letali".

Nella Repubblica Centrafricana, la religione principale è il Cristianesimo, e i cristiani sono 3.450.000.

"Lo scorso anno, la situazione è peggiorata per i cristiani della Repubblica Centrafricana, i quali subiscono l'intensificarsi delle pressioni da parte dei musulmani. I cristiani vengono inoltre minacciati dai jihadisti e dai gruppi criminali del paese le cui azioni spesso si sovrappongono. E i civili cristiani sono ancora intrappolati nel violento conflitto tra i Séleka, a maggioranza musulmana, e i gruppi militanti di autodifesa chiamati anti-Balaka".

L'Algeria, dove vivono circa 125 mila cristiani, nell'ultimo anno, "ha visto chiudere un crescente numero di chiese".

"Allo stesso tempo, i convertiti cristiani sono diventati più aperti riguardo alla loro fede, provocando una reazione violenta da parte delle famiglie musulmane e della società intollerante. Le leggi che regolano il culto non musulmano, che vietano la conversione e proibiscono la blasfemia, rendono pericolosi anche il proselitismo e l'espressione pubblica della fede cristiana".

In Mali, sono presenti 425 mila cristiani.

"Il paese dell'Africa occidentale è diventato sempre più militante. Soprattutto nella parte settentrionale del Mali, questa intolleranza ha provocato un aumento della violenza contro i cristiani da parte dei gruppi jihadisti e criminali che sono interessati a mantenere il paese impantanato nel caos e nell'instabilità".

In Mauritania, ci sono circa 10 mila cristiani su una popolazione di 4,5 milioni di abitanti.

"La 'Repubblica islamica della Mauritania' – il governo autocratico dell'undicesimo paese più grande dell'Africa – spesso agisce da custode della religione islamica. Di conseguenza, lo Stato è la fonte primaria di persecuzione contro i cristiani. I predicatori islamici radicali e i militanti contribuiscono alla radicalizzazione della società, alimentando l'antagonismo e l'odio nei confronti dei non musulmani. Inoltre, un sistema di caste emargina i mauritani dalla pelle più scura e coloro che non aderiscono all'Islam".

In Etiopia, dove la principale religione è il Cristianesimo e i cristiani sono più di 84 milioni, "l'Islam radicale sta crescendo a livello locale, regionale e nazionale. Soprattutto nelle zone rurali, dove i musulmani sono la maggioranza, i cristiani vengono vessati e spesso viene negato loro l'accesso alle risorse comunali".

Il Marocco ha una popolazione cristiana di circa 31.500 persone.

"I cristiani subiscono persecuzioni da parte dello Stato e della società. Ci sono restrizioni imposte dalla Stato ai cristiani, come la confisca di materiale cristiano scritto in arabo, restrizioni all'evangelizzazione e difficoltà per i credenti ex musulmani nell'ottenere luoghi di culto. Anche i musulmani radicali all'interno della popolazione generale esercitano pressioni sui cristiani. Nelle aree rurali, la pressione proveniente dalle famiglie allargate e dalla comunità in generale può essere considerevole".

In Tunisia, per la piccola comunità di cristiani che conta circa 24 mila membri, "la vita nella società islamica è fatta di ostilità e pressioni quotidiane".

"E la minaccia dell'attività militante islamica – soprattutto da parte di coloro che fanno ritorno nel paese dopo aver combattuto con l'Isis – continua a destare preoccupazione, con un attacco suicida a una stazione di polizia a Tunisi, sferrato a settembre, e un grave attacco nella regione di confine con l'Algeria, compiuto nel luglio 2018".

In Kenya, un altro paese africano dove la religione principale è il Cristianesimo, i cristiani vengono presi di mira dai funzionari musulmani e dai gruppi terroristici.

"Ispirati da influenze islamiche radicali provenienti dalla Somalia, i politici musulmani hanno un programma per eliminare il Cristianesimo. I funzionari spesso chiedono alle chiese di fare cose che non sono in linea con la loro fede, mentre i militanti perpetrano ferocemente attentati suicidi e altri atti brutali contro coloro che sono considerati dei nemici dell'Islam. A causa della corruzione esistente all'interno delle agenzie governative, chi opera contro i cristiani spesso gode purtroppo dell'impunità".

In un articolo del 21 maggio scorso, pubblicato da Open Doors, Lindy Lowry afferma che Boko Haram, fondato in Nigeria nel 2002, si è espanso nei paesi limitrofi:

"Ha compiuto attacchi terroristici in Niger, in Ciad e in Cameroon, che hanno provocato drammatiche crisi dei rifugiati e umanitarie. I suoi membri sono perfino considerati degli 'schiavisti' che prendono di mira le donne nelle incursioni per farne le loro 'mogli' nelle aree intorno al Lago Ciad, che confina con Ciad, Niger, Camerun e Nigeria. ...

"In Ruanda, sono state chiuse migliaia di chiese e almeno sei pastori sono stati arrestati dal febbraio 2018 per 'inquinamento acustico' e per violazione delle norme vigenti in materia edilizia. Nella provincia orientale del Nord Kivu, nella Repubblica democratica del Congo, i capi della chiesa sono stati presi di mira e uccisi. Secondo quanto riferito, almeno 15 gruppi armati estremisti erano attivi nell'area".

Come illustra il rapporto britannico, la persecuzione contro i cristiani e contro altri non musulmani non riguarda l'etnia, la razza o il colore della pelle né dei perpetratori né delle vittime: concerne la loro religione. In Africa, vari gruppi e miliziani islamisti attaccano i cristiani e tentano di annientarli perché sono cristiani. Se tali crimini non vengono fermati, è altamente probabile che il destino del continente africano sarà simile a quello del Medio Oriente: un tempo era una regione a maggioranza cristiana; ora, i cristiani sono una minoranza minuscola, agonizzante e indifesa.

Uzay Bulut, una giornalista turca, è Distinguished Senior Fellow presso il Gatestone Institute.
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Re: Il continente nero è tra i più razzisti della terra

Messaggioda Berto » mer lug 10, 2019 5:59 am

"Crimini di guerra e contro l'umanità". Condannato Terminator, signore del Congo
Sara Mauri - Mar, 09/07/2019

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... mgF6lLyZsQ

L'ex bimbo soldato diventato comandate responsabile di 18 imputazioni

Bastoni, mani legate, teste schiacciate, manganelli, rapimenti, stupri. Arruolamento di bambini-soldato, schiavitù sessuale.

Così tanta violenza da essere soprannominato Terminator. Il re della guerra Bosco Ntaganda, uno degli ex capi ribelli della Repubblica democratica del Congo, è stato riconosciuto colpevole dalla Corte penale internazionale. Ora ha 30 giorni per fare appello. È stato condannato per 18 imputazioni, 13 per crimini di guerra e 5 per crimini contro l'umanità.

Accusato per la prima volta nel 2006, il signore del Congo era diventato un simbolo dell'impunità in Africa, dove le milizie competono per il controllo dei territori ricchi di legname e miniere. Come parte delle prove durante il processo lungo tre anni all'Aia sono balzate all'attenzione del mondo le cronache degli orribili dettagli. Vittime, alcune sgozzate e sventrate (compresi i bambini), stupri. I pubblici ministeri, lo hanno descritto come co-autore delle violenze commesse dai suoi soldati ribelli, ma anche come autore diretto delle violenze. Lui si è difeso dicendo «sono un rivoluzionario, ma non un criminale». La sua condanna sarà determinata in una successiva udienza.

Il caso di Ntaganda si è concentrato sugli anni 2002 e 2003, quando nel corso dei combattimenti erano rimaste uccise almeno 800 persone mentre il Fplc combatteva con milizie rivali nella zona dell'Ituri. In un attacco diretto da Ntaganda 49 vittime sono state uccise a colpi di bastone, manganelli e machete. Ma le violenze di Ntaganda non si fermano qui: anche nel 2008 era implicato in violenze che portarono alla morte almeno 150 persone.

Ma chi è Bosco Ntaganda? Nato in Rwanda nel 1973, è stato cresciuto in Congo. Signore della guerra, è stato a sua volta un bambino guerriero. Ragazzino, fu destinato alla battaglia. Ed è proprio su questo tasto che hanno cercato di far leva i suoi avvocati: lui stesso aveva subito. Per conto del partito dell'unione politica dei xongolesi patrioti (Upc), si occupava della pianificazione e delle operazioni dell'ala militare del partito, le forze patriottiche per la liberazione del Congo (Fplc). Membro fondatore del gruppo ribelle M23, che fu sconfitto dopo sanguinose battaglie dall'esercito governativo congolese nel 2013, Ntaganda - probabilmente per sfuggire a una giustizia sommaria dopo la capitolazione del M23 - si era arreso, entrando volontariamente nell'ambasciata degli Stati Uniti nella capitale del Rwanda.

Amnesty International spera che il verdetto offra «consolazione alle migliaia di persone colpite dai suoi crimini». Secondo i gruppi per i diritti umani, più di 60mila persone sono state uccise dalle violenze esplose nella regione dal 1999. Intere provincie dello stato sono state insanguinate dai conflitti. Vittime e attivisti vedono in questa condanna un momento di giustizia. Il processo di Ntaganda è anche un monito per gli altri signori della guerra.
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Re: Il continente nero è tra i più razzisti della terra

Messaggioda Berto » mar lug 16, 2019 9:01 pm

Sudafrica in mano alle bande criminali: governo schiera l’esercito
Matteo Orlando - Lun, 15/07/2019

http://www.ilgiornale.it/news/mondo/sud ... XURqLSVkcs

Negli ultimi sei mesi sono state più di duemila le persone uccise nella sola Provincia del Western Cape, la quarta provincia per estensione del Sudafrica.
In Sudafrica, per affrontare la crescente violenza nei quartieri più poveri della capitale legislativa del Paese, è stato schierato l’esercito per le vie di Città del Capo.
Il governo intende prendere di mira le bande che tengono spesso in ostaggio interi quartieri della terza città più popolosa del Sudafrica, nazione che non si è evoluta come sognava Nelson Mandela.

L'esercito sarà schierato nelle strade di Cape Town, almeno all’inizio, per una missione che dovrebbe durare circa tre mesi. Tuttavia in molti credono che la missione durerà molto di più perché, negli ultimi anni, la violenza è cresciuta in maniera esponenziale.

Secondo Al Jazeera negli ultimi sei mesi sono state più di duemila le persone uccise nella sola Provincia del Western Cape, la quarta provincia sudafricana per estensione (con i suoi quasi 130 mila chilometri quadrati), in un’area situata lungo la costa sudoccidentale del Sudafrica che conta poco più di sei milioni e mezzo di persone. In proporzione, paragonandolo la situazione agli abitanti delll’Italia, è come se in sei mesi fossero stati uccisi da noi poco meno di ventimila persone.
Andando a spulciare i dati, la metà dei due mila omicidi commessi nell’ultimo semestre è collocabile in un'area (di circa 25 km) conosciuta come Cape Flats (le "pianure del capo"), una zona situata a sud-est del centro urbano della Città del Capo, considerato il "ghetto nero" della città dominato dalla gang.

Come riporta la Fox, il ministro della polizia sudafricano Bheki Cele è stato chiaro: "non si può continuare così, la gente sta morendo. Dobbiamo fare qualcosa in più". Veicoli militari corazzati e truppe in equipaggiamento da combattimento scenderanno nelle strade nel tentativo di combattere le varie gang. L'esercito manterrà posti di blocco, utilizzerà il supporto aereo - per lo più elicotteri - per osservare, effettuerà pattuglie a piedi e sui veicoli e tenterà di identificare i laboratori illegali di produzione di droghe.

Il generale di brigata Mafi Mgobozi, ha detto che i soldati sono stati "informati" delle "condizioni sul terreno" nelle aree in cui andranno a schierarsi. Si tratta, in particolare, di 10 punti caldi: Bishop Lavis, Delft, Elsies River, Kraaifontein, Khayelitsha, Manenberg, Mfuleni, Mitchells Plain, Nyanga e Philippi.
La polizia, da parte sua, ha assicurato che si farà una caccia ai criminali "casa per casa, per cercare di sradicare i criminali" ed ha istituito una taglia (di 70 mila rand sudafricani, pari a poco meno di 4500 euro) per ricevere informazioni sugli assassini, probabilmente sei uomini, che venerdì scorso hanno ucciso sei giovani donne, di età compresa tra i 18 e i 26 anni, in una casa nell'insediamento intitolato a "Marcus Garvey" che si trova nella comunità di Philippi East. Nell’ultimo fine settimana sono stati undici i morti a causa diverse sparatorie avvenute a Città del Capo.

L'arcivescovo anglicano di Città del Capo, monsignor Thabo Makgoba, ha descritto gli omicidi di Philippi East come particolarmente scioccanti "sullo sfondo di quello che per lungo tempo è stato un livello spaventoso e inaccettabile di gangsterismo, violenza e criminalità. So che le comunità hanno chiesto l'esercito, ma usare i soldati per il lavoro di polizia quando non hanno esperienza pratica può comportare dei pericoli".
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Re: Il continente nero è tra i più razzisti della terra

Messaggioda Berto » sab lug 27, 2019 6:35 am

Africa, un amico racconta
di Costanza Miriano
19 luglio 2019

https://costanzamiriano.com/2018/07/19/ ... JiWHYUkn4E

Sai qual è il principale problema dell’Africa?

Il mio amico appena tornato da un lungo viaggio mi interroga, ma io sono preparata. Ho già pronta la lezione sullo sfruttamento delle risorse da parte dell’uomo bianco, la so, non l’ho capita bene ma la so dire. Ma prima che possa partire si risponde da solo. “E’ la stregoneria”.

E parte a raccontarmi una realtà incredibile, un mondo primitivo in cui se grandina forte e il raccolto è distrutto lo stregone sgozza un pollo, ne osserva il sangue e in base a quello decide quale donna andrà punita. Perché, si sa, è sempre colpa di una donna. Se c’è un uomo che odi con tutto il cuore, auguragli di rinascere donna in Africa, mi dice (non odio nessuno così tanto, e non credo nella reincarnazione, ma certo uno stage da donna africana per due mesi a qualcuno lo auspicherei, quasi quasi). La donna individuata come responsabile verrà cacciata dal villaggio, bandita, oppure a volte messa viva nell’acqua bollente o buttata nel fiume coi coccodrilli (se sopravvive era innocente). In certi casi, se la colpa della grandinata o di qualsiasi altro evento negativo verrà attribuita con certezza a lei – secondo una cultura per cui nulla succede per motivi naturali o spiegabili scientificamente – verrà uccisa e le verrà mangiato il cuore.

Le donne peraltro sono le uniche a lavorare, lì. Le vedi al mattino con un figlio legato davanti, uno al fianco, la cesta sulla testa che vanno nei campi. Per gli uomini in molte culture dell’Africa meridionale è un disonore lavorare, ed è impossibile per loro da adulti imparare il rispetto delle donne. Appena non dipendono più dalla mamma, smettono di seguirla al lavoro e se ne stanno fermi al villaggio.

Ovviamente questa non è una ricerca scientifica, ma è il racconto di un amico, che ha visto segmenti di una realtà e me la racconta. Nessuna pretesa di oggettività, ma un’esperienza toccata con mano. Non stiamo parlando di immigrazione, di flussi, di rifugiati, niente di tutto questo, perché non so come la pensi politicamente e non voglio litigarci. So solo che è andato lì a portare aiuti, e racconta quello che ha visto.

Di una cosa però è certissimo. I missionari danno davvero la vita per gli africani. Vivono con loro, come loro, fanno la stessa fatica e subiscono le stesse privazioni degli abitanti del posto, e l’ultima cosa che fanno è mettere una croce al collo agli africani. Però gli oratori sono stracolmi di persone, le messe durano tre ore e la gente li segue, perché parlano di Cristo con la loro vita. Questi missionari hanno dato un incarico al mio amico: aiutateci a non far partire la gente da qui, aiutateci a educarli. Insegniamo agli uomini che lavorare, insegniamo a combattere le credenze della stregoneria. Mandateci materiale edile e soldi, costruiamo delle scuole. Mandateci aiuti, intelligenze, soldi, persone.

Il mio amico ha incontrato tante persone che lavorano lì, e non so neanche se vada a messa la domenica, ma mi ha detto chiaramente: se vuoi mandare qualcosa, manda ai missionari non ad altre organizzazioni, perché a differenza di queste loro non sprecano un centesimo, non tengono niente per sé, fanno fruttare tutto, al massimo, perché loro lì danno la vita davvero. Ha visto arcivescovi zappare la terra, preti dormire tra gli insetti, suore consumarsi fino all’ultimo respiro. Il fatto è che se non lo fai per Cristo non riesci a farlo, non in quel modo, come serve.

Ecco, questo è solo un racconto, non ha pretesa di assoluto, non è un trattato di geopolitica, non è una proposta di soluzione. E’ una fotografia. Sicuramente altri ne avranno scattate altre, il continente è grande e le realtà sono tante. Comunque questa è vera di sicuro, e volevo condividerla.

Aggiungo quello che ho letto: minori affidati a donne che non sono le loro veri madri e che poi spariranno una volta sistemate le cose in Europa, e centinaia di donne che saranno invece dirottate a fare le prostitute, ognuna delle quale vale 60 mila euro d’incasso per la mafia stessa. Solo mettendone 100.000 nel “mercato del lavoro” in Italia la mafia nigeriana muove un giro di affari di 600 milioni di euro all’anno.

A questo si somma quello che perde l’Africa: risorse giovani. Leggo di ghanesi che hanno venduto il taxi o le proprie piccole mandrie per venire in Europa e ritrovarsi su una strada a elemosinare o a guadagnare 3 euro all’ora se gli va bene, trattati come bestie, e che non riescono neanche a mettere ovviamente da parte un capitale come era nei loro progetti. E anche se desiderano tornare non lo faranno mai per la vergogna perché non saprebbero cosa dire al villaggio, non saprebbero come giustificare quei soldi spesi per arrivare in Europa, anzi alimentano altre partenze facendosi selfie su facebook fingendo che tutto vada bene per non dire la verità, per vergogna. Risultato: altri giovani (diciottenni, non scolarizzati) cercano di venire qui perché pensano che sia facile arricchirsi. ”
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Re: Il continente nero è tra i più razzisti della terra

Messaggioda Berto » gio set 05, 2019 8:00 pm

In Sudafrica i cittadini stranieri vengono cacciati ed uccisi
Mauro Indelicato
5 settembre 2019

https://it.insideover.com/migrazioni/in ... vFMpdWUxtg

Il Sudafrica ha un problema con una parte della sua popolazione di colore. E non si sta parlando del Sudafrica dell’apartheid, ma di quello attuale nato con la liberazione di Nelson Mandela. In questi giorni, infatti, si assiste a diversi episodi di violenza sia a Johannesburg che a Pretoria. Autori delle violenze, culminate anche con cinque uccisioni ed il saccheggio di almeno 50 negozi appartenenti a cittadini stranieri, sono gruppi di sudafricani che il governo definisce come “mere bande delinquenziali”. In realtà quello che non si vuole ammettere è che nel Sudafrica post apartheid la violenza xenofoba è ben presente ed è perpetuata da giovani di colore contro altri cittadini di colore. Una guerra civile africana proprio nel Paese della lotta alle discriminazioni.

Quei precedenti pericolosi

Nel 2008 il Sudafrica è in gran fermento: si costruiscono nuovi stadi e nuove infrastrutture per i mondiali di calcio che si disputeranno nel 2010, il primo grande evento sportivo di sempre organizzato in Africa. Il Paese sembra vivere una sorta di “sogno africano” e interpretare le speranze di un intero continente. Ed invece in quell’anno si assiste ad un’ondata xenofoba contro cittadini somali, ma anche del Malawi, dello Zimbabwe e di altri Paesi africani. Parte tutto nel maggio del 2008, quando nella township di Alexandra, periferia di Johannesburg, gruppi di stranieri vengono circondati e malmenati da cittadini sudafricani. Sembra un caso isolato, ma in realtà non lo è: dalla periferia della capitale economica del Paese, pestaggi ed a volte anche linciaggi contro stranieri si diffondono nelle periferie delle altre metropoli sudafricane. Alla fine di quell’anno, si contano 67 omicidi e centinaia di africani in fuga dal Sudafrica. La stessa organizzazione dei mondiali viene messa in discussione per motivi di sicurezza, il governo è costretto a schierare l’esercito nelle strade.

Ma quello non è il primo caso. L’insofferenza dei neri sudafricani verso persone di altre etnie africane si manifesta già nei primi anni post apartheid. Fin quando si lotta contro il precedente sistema dominato politicamente dai sudafricani bianchi, nelle periferie si convive tra cittadini africani provenienti da diversi Paesi. Anzi, attratti anche da prospettive di lavoro difficilmente riscontrabili nel resto del continente, centinaia di africani si riversano in Sudafrica per trovare un impiego e contestualmente dare manforte politica ai “fratelli” neri pro Mandela. Finito l’apartheid, tensioni di natura etnica e sociale, provocate anche da un’economia sempre più debole e dall’emersione di maggiori disparità, esplodono fino a provocare veri e propri massacri.


Gli episodi delle ultime notti

Gli ultimi bilanci, come detto, parlano di sette vittime ma potrebbero essere molti più coloro che nelle ultime ore sono rimasti coinvolti nei gravi episodi di violenza. Vetrine spaccate, automobili in fiamme, le township di Johannesburg e Pretoria tornate ad essere vero e proprio campo di battaglia. Ma non solo. Le cronache delle ultime ore parlano anche di persone bruciate vive, come ha spiegato anche il portavoce della polizia metropolitana di Johannesburg, Wayne Minnaar: “Abbiamo trovato due corpi carbonizzati nel negozio”.

La polizia in assetto anti sommossa spara anche proiettili di gomma pur di allontanare bande agguerrite che vanno alla ricerca di cittadini stranieri. Diversi gruppi inneggiano al potere dei neri sudafricani e contro la presenza di altri africani nei propri quartieri. Quando cala la notte nelle periferie delle metropoli sopra citate, inizia l’incubo per molti: c’è chi scappa, c’è chi si barrica in casa e c’è chi manda altrove la propria famiglia.

Sui social gira un appello di un gruppo denominato “Sisonke Peoples Forum”, che in poche ore fa il pieno di condivisioni e che invita i cittadini sudafricani a cacciare gli stranieri accusati di vendere droga e portare delinquenza. La tensione è alle stelle ed è specchio dell’attuale situazione che vive il Sudafrica: economia allo sbando, società disgregata che non riesce ad emergere dalle piaghe della corruzione e delle disuguaglianze, un paese dunque quasi piegato su se stesso e senza sbocchi all’orizzonte. E adesso c’è chi, tra i seguaci delle lotte di Mandela negli anni Ottanta e Novanta, ammette amaramente che forse per i neri la situazione in Sudafrica era migliore durante il precedente regime.
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Re: Il continente nero è tra i più razzisti della terra

Messaggioda Berto » mer set 11, 2019 7:01 am

Le violenze in Sudafrica contro gli stranieri che "rubano il lavoro"
lunedì 9 settembre 2019
Sono iniziate la scorsa settimana e hanno provocato la morte di almeno dieci persone: ora la Nigeria ha annunciato il rimpatrio di 600 suoi cittadini

https://www.ilpost.it/2019/09/09/violen ... FJa4_jlqWM

Dalla scorsa settimana in Sudafrica ci sono episodi di violenza contro gli stranieri, nei quali sono state uccise almeno dieci persone. Le violenze sono iniziate dopo uno sciopero indetto dai camionisti per protestare contro l’impiego di lavoratori stranieri, accusati di “rubare il lavoro” ai cittadini sudafricani. Negli ultimi giorni sono aumentate anche le tensioni tra il Sudafrica e i paesi di provenienza degli stranieri, in particolare la Nigeria, che ha annunciato il rimpatrio di circa seicento persone.

Il Sudafrica è da tempo una delle principali destinazioni dei migranti africani cosiddetti “economici”, cioè quelle persone che lasciano il loro paese per cercare lavoro e condizioni economiche migliori: sono soprattutto migranti provenienti da paesi vicini del Sudafrica, come Lesotho, Mozambico e Zimbabwe, ma anche da alcuni stati dell’Asia meridionale e dalla Nigeria.

La scorsa settimana la polizia sudafricana ha arrestato più di 420 persone accusate di avere partecipato alle violenze contro gli stranieri, prendendo di mira soprattutto edifici e automobili. Domenica ci sono state nuove violenze dopo un discorso pubblico pronunciato nella città di Johannesburg da Mangosuthu Buthelezi, ex leader di un importante partito di opposizione ed ex ministro del governo di unità nazionale formato dopo la fine del regime dell’apartheid. Buthelezi si è presentato come “mediatore” delle tensioni durate tutta la settimana e ha sostenuto di avere provato «vergogna» a causa delle violenze contro gli stranieri, che stavano macchiando il nome del Sudafrica in tutto il continente. Diverse persone si sono però riunite in una marcia diretta verso dove stava parlando Buthelezi, urlando slogan come «gli stranieri devono tornare da dove sono venuti»: quando hanno raggiunto il luogo del comizio si sono scontrate con la polizia, che ha usato granate stordenti e proiettili di gomma.

Parlando delle violenze di domenica, il presidente sudafricano Cyril Ramaphosa ha detto che non sarebbero stati tollerati altri episodi di quel genere e ha specificato che la maggioranza degli stranieri in Sudafrica ha i documenti in regola e ha tutto il diritto di vivere tranquillamente. Secondo i critici, però, il governo non sarebbe stato in grado di prevenire le violenze xenofobe, che avvengono ormai da anni su larga scala nel paese (nel 2008, per esempio, più di 60 persone furono uccise in Sudafrica per motivi xenofobi).

Nonostante l’economia del Sudafrica sia tra le più grandi del continente, il paese ha una disoccupazione del 29 per cento e livelli molto alti di corruzione, soprattutto nel partito di governo, l’African National Congress, che è anche la forza politica a cui appartiene il presidente Ramaphosa.
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