Pia Klemp, l'ex capitano delle navi che salvano migranti, rischia 20 anni di carcereLara Tomasetta
12 Giu. 2019
https://www.tpi.it/2019/06/12/capitano- ... cqlRDj_69Q Capitano nave ong carcere | Pia Klemp, ex capitano delle navi Iuventa e Sea Watch-3, è indagata per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e verrà processata in Italia.
La donna, tedesca, 35 anni, ha iniziato la sua carriera sei anni fa a bordo della nave del gruppo ambientalista Sea Shepard poi è passata alla Sea Watch e infine della Iuventa
Con il suo equipaggio, ha salvato diverse migliaia di profughi. Nel giugno dello scorso anno, tuttavia, la Klemp ha appreso che le autorità italiane stavano indagando su di lei e su altri volontari di varie navi.
Nell’agosto 2017 le autorità italiane hanno sequestrato la nave Iuventa, comandata dalla donna, al largo di Lampedusa. Anche i computer e i telefoni cellulari che erano a bordo sono stati sequestrati.
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Il sequestro faceva parte di un’inchiesta partita nel 2016. Il governo che ha autorizzato la ‘sorveglianza’ è stato quello guidato da Paolo Gentiloni, il successore di Matteo Renzi, del Partito Democratico, due anni prima dell’avvento al potere dell’alleanza tra la Lega e Movimento 5 Stelle.
La decisione della giustizia italiana di poter leggere il contenuto dei dispositivi della Iuventa – posticipata più volte – è arrivata nel maggio 2018 dal procuratore siciliano che ha ordinato il sequestro, Ambrogio Cartosio.
Nel frattempo, quasi 60.000 persone hanno firmato una petizione per chiedere che l’Italia rinunci ai procedimenti penali contro Pia Klemp e gli altri membri dell’equipaggio che hanno salvato migliaia di migranti nel Mar Mediterraneo.
Secondo le informazioni che Pia Klemp ha avuto dal suo avvocato, almeno quattro diverse autorità investigative italiane hanno lavorato sul suo conto e su quello del suo equipaggio, compresi i servizi segreti italiani. In un’intervista rilasciata al quotidiano Basler Zeitung, Klemp ha dichiarato che il processo a suo carico inizierà a breve. Il suo avvocato le ha anche detto che rischia “fino a 20 anni di prigione”.
“Ho lavorato su una nave ong con la talpa della Lega per mesi: ecco come hanno costruito la macchina del fango”
L’inchiesta che ha portato all’attuale processo deve quindi determinare se il capitano Pia Klemp abbia “collaborato” con i contrabbandieri libici per salvare i migranti presi in mare con la sua nave: questa “complicità”, se fosse dimostrata dalla giustizia italiana, trasformerebbe lo status dell’ex capitano della Sea Watch da “soccorritore umanitario di migliaia di persone in mare” a “complice dell’immigrazione clandestina”.
Pia Klemp, cresciuta a Bonn, ha studiato biologia e ha navigato per dieci anni, inizialmente assunta dall’armatore della nave di soccorso “Iuventa” nel 2017.
Un mese dopo, tuttavia, la nave dell’organizzazione per l’assistenza ai rifugiati Jugend Rettet è stata sequestrata. Fino ad allora l’equipaggio aveva salvato più di 14mila persone dal 2016. Dopo il sequestro, è risultato che lo stesso equipaggio era monitorato da mesi dalle forze dell’ordine italiane. Il ponte radio è stato intercettato, come anche i telefoni satellitari.
Fino ad allora, tuttavia, non era noto che le indagini fossero indirizzate nei confronti dei singoli membri dell’equipaggio. Pertanto, poco tempo dopo, nel settembre 2017, la Klemp aveva assunto il comando della “Sea-Watch 3”. Circa nove mesi dopo, è venuta a conoscenza delle indagini ed è rientrata in Germania dietro consiglio del suo avvocato.
Intanto, le due Ong Medici Senza Frontiere e Sos Mediterranee hanno diffuso nuovi dati sulle morti nel Mediterraneo. A un anno dall’annuncio del governo italiano di chiudere i propri porti alle navi umanitarie, “almeno 1.151 persone, uomini, donne e bambini vulnerabili, sono morte e oltre 10 mila sono state riportate forzatamente in Libia, esposte ad ulteriori ed inutili sofferenze”.
Gino QuareloSperiamo le diano l'ergastolo “Salvini ci chiese di spiare le ong per far aprire un’inchiesta”: parla la talpa della LegaLara Tomasetta
19 Apr. 2019
https://www.tpi.it/2019/02/13/talpa-sal ... intervista In esclusiva video, l'ex poliziotto Pietro Gallo racconta del suo ruolo a bordo della nave Vos Hestia di Save The Children e dei rapporti con Matteo Salvini e il suo entourage
esclusiva TPI: parla Pietro Gallo, la talpa della Lega sulla nave Vos Hestia
“Salvini voleva essere aggiornato di tutte le anomalie che noi riscontravamo nel Mediterraneo. Io ho consegnato tutto ciò che avveniva sulla nave Vos Hestia di Save The Children. Cercavano un qualcosa per aprire un’inchiesta”.
L’ex poliziotto Pietro Gallo dice di essere pentito per il ruolo che ha avuto in quella che è poi diventata la “macchina del fango delle ong”, la polemica contro le organizzazioni non governative impegnate nei salvataggi di migranti nel Mediterraneo centrale. In esclusiva video a TPI racconta del suo ruolo a bordo della nave Vos Hestia di Save The Children e dei rapporti con Matteo Salvini e il suo entourage.
Tra il 2016 e il 2017, quando lavorava come agente di sicurezza a bordo della nave, Gallo fornì informazioni e registrazioni sulle ong ai servizi segreti e allo staff di Matteo Salvini; le sue azioni contribuirono a trasformare i salvataggi in mare in un argomento politico controverso e le ong nell’avversario principale di opinionisti e forze politiche contrarie all’immigrazione.
Quando è salito sulla Vos Hestia?
Sono salito a bordo della Vos Hestia il 5 settembre 2016 e avevo il compito della sicurezza a bordo una volta imbarcati i migranti. Vedevamo gli scafisti accompagnare i migranti vicino a queste navi del soccorso umanitario e poi tornavano indietro.
A chi ha proposto inizialmente di fare da talpa?
Inzialmente a nessuno, cercavamo un modo per far uscire quella verità fuori.
Però poi avete contattato i partiti politici.
I partiti li abbiamo contattati dopo aver segnalato le anomalie alle istituzioni. Inizialmente abbiamo mandato un’informativa ai servizi segreti italiani, all’Aise. L’aspetto politico è subentrato in un secondo momento quando, dopo aver informato le autorità italiane non era successo niente.
In che modo vi siete messi in contatto con i partiti?
Abbiamo cominciato a contattare diversi partiti politici, non solo la Lega, anzi, la Lega è stato uno degli ultimi. Abbiamo scritto ad Alessandro Di Battista, che non ci ha risposto. Abbiamo provato a contattare la segreteria di Fratelli d’Italia senza nessun riscontro.
Alla fine abbiamo chiamato la segreteria della Lega a Milano e dopo averla contattata, in dieci minuti, ci ha ricontattato subito l’attuale ministro degli Interni, Matteo Salvini.
Lei ha parlato direttamente con Salvini?
No, ci ha parlato la mia collega. La Lega ci ha fatto richiamare da Salvini, abbiamo raccontato i fatti come si svolgevano nel Mediterraneo, le cose che ci sembravano strane.
Quel giorno eravamo a Trapani e lui voleva scendere per confrontarsi, ma non ci fu occasione perché dovemmo subito imbarcarci nuovamente. E non si concluse questo incontro.
Come vi eravate accordati?
Dovevamo incontrarci allo sbarco successivo, cosa che non avvenne.
Voi che cosa dovevate dargli?
In quella telefonata lui ci mise in contatto con un suo collaboratore, eravamo rimasti che gli inviavamo tutte le anomalie che riscontravamo nel Mediterraneo.
Salvini voleva essere aggiornato di tutte le anomalie che noi riscontravamo nel Mediterraneo.
Lei ha consegnato anche un audio ai suoi intermediari?
Io ho consegnato tutto ciò che avveniva sulla nave Vos Hestia nel Mediterraneo. Cercavano un qualcosa per aprire un’inchiesta.
Quindi questa richiesta è arrivata da loro?
Si, è arrivata da loro.
Come mai ha deciso di tirar fuori questa storia adesso?
Adesso perché in realtà, in questo momento, come soggetto mi sento abbandonato dallo Stato, e il ministro Salvini rappresenta lo Stato.
Perché il suo comportamento si discosta completamente da quelle che erano le mie, le nostre intenzioni. Noi ci eravamo imbarcati sulla nave non per fare le talpe, ma per salvare delle persone.
Come si sono diradati i rapporti con Salvini e la Lega?
Il 30 novembre si chiude il primo contratto e scendo dalla nave. Si chiudono anche i rapporti con l’enturage di Salvini. Ma rispetto a quanto si dice, non ho mai chiesto un posto di lavoro a Salvini.
Non le era stato detto che in qualche modo veniva protetto per la sua attività?
Quando avevamo fatto presente “guardate che qua se esce fuori qualcosa perdiamo il lavoro”. Dall’altra parte ci era stato risposto di non preoccuparci.
Dall’altra parte chi?
Dall’entourage di Salvini, da Salvini. Non a me personalmente ma alla mia collega. Però le promesse sono state disattese.
Si è pentito di quello che ha fatto?
Pentito di aver dato delle informazioni a un partito politico, sì. Pentito delle segnalazioni che ho fatto no. Perché le segnalazioni non erano per infangare le ong. Certo non mi aspettavo che venissero così tanto strumentalizzate.
Lei racconta di aver subito di minacce?
Sì, ho ricevuto minacce di morte a fine 2018. Ho ricevuto una lettera con proiettile dove c’era scritto il mio nome, quello del ministro Salvini e quelli di due altri operatori che erano a bordo uno della Iuventa, uno a bordo della Vos Hestia.
Ha fatto comunicazione al ministro Salvini di queste minacce?
Sì, immediatamente, all’entourage del ministro e alla segreteria del capo della Polizia. Senza ottenere risposta. Ma una risoluzione del problema, quantomeno una solidarietà.
Ha sentito la risposta del ministro Salvini in merito all’interrogazione parlamentare del question time del 30 gennaio sulle sue rivelazioni?
Sì ma Salvini non ha risposto. Non è stato chiaro nella sua risposta, è stato evasivo. Però Salvini in un articolo ha ammesso di aver incontrato la mia collega a Milano e ha anche detto che è una ragazza coraggiosa e valida.
Quale è stato il ruolo di Cristian Ricci, responsabile della Imi Service, in questa storia?
Cristian Ricci non era assolutamente a conoscenza delle relazioni che abbiamo inviato all’Aise e dell’interrogazione con Salvini. Lui curava l’aspetto commerciale.
Le dichiarazioni di Gallo sono state considerate attendibili dagli organi giudiziari italiani. La procura di Trapani ha indagato 20 persone, tra comandanti delle navi e volontari delle ong Jugend Rettet, Save the Children e Medici senza frontiere.
Attualmente sono in piedi tre procedimenti: uno nella procura di Trapani, sulle navi Juventa, Vos Prudence e Vos Hestia, uno della procura distrettuale di Catania sulla motonave Aquarius, e una di Ragusa sulla motonave Open Arms.
Le altre sono state archiviate. La procura ha sempre precisato: gli eventuali reati sono avvenuti esclusivamente per salvare vite umane.