La superloggia massonica di Castelvetrano controllava tutto: e sapeva pure dell'inchiesta
21/03/2019
Franco Nicastro
https://www.lasicilia.it/news/cronaca/2 ... iesta.html
CASTELVETRANO - Nella terra di Matteo Messina Denaro si era radicato un sistema di potere che aveva come base una superloggia massonica segreta. E da lì aveva incanalato affari e interessi lungo mille rivoli politici e istituzionali che andavano dal ministero dell’Interno alla polizia, dall’Assemblea regionale ai carabinieri. Quel sistema metteva sabbia nelle indagini della magistratura, violava il segreto su intercettazioni e attività di intelligence, gestiva pacchetti di voti, posti di lavoro, carriere e un mercato di facili pensioni. E sapeva pure dell'inchiesta che oggi ha portato all'arresto di 27 persone tra cui alcuni personaggi eccellenti come l’ex deputato regionale Giovanni Lo Sciuto, eletto tra gli autonomisti del Mpa e poi transitato in Forza Italia, e l’ex presidente dell’Ars Francesco Cascio pure lui di Forza Italia.
È uno scenario impressionante quello descritto nelle carte di un’inchiesta della Procura di Trapani che, affondando le mani nel verminaio di Castelvetrano, con il comune sciolto per mafia, è sfociata nella raffica di arresti.
Lo Sciuto era stato vice presidente della commissione cultura nel parlamento siciliano prima di passare alla commissione regionale antimafia per svolgere, proclamava, il ruolo di «sentinella alla Regione per l’intera provincia di Trapani e per Castelvetrano». Non manca qualche rappresentante del potere locale come gli ex sindaci di Castelvetrano, Luciano Perricone e Felice Errante, e l'ex vice sindaco Vincenzo Chiofalo. E di striscio viene toccato anche Roberto Lagalla, ex rettore dell’università di Palermo e attuale assessore regionale alla Formazione: è sospettato di avere avuto un ruolo nell’assegnazione di una borsa di studio alla figlia di un lobbista di provincia.
Contribuiscono a rendere più torbido il quadro delle collusioni anche tre poliziotti: Salvatore Passanante, ispettore in servizio presso il commissariato di polizia di Castelvetrano; Salvatore Virgilio assistente capo della sezione di Trapani della Dia; Salvatore Giacobbe, in servizio presso la questura di Palermo. Erano loro a fare sapere a Lo Sciuto che era intercettato. Innescando così uno sconvolgimento nella fitta rete di relazioni e di collusioni. Fino alla conferma venuta dall’alto: a certificare che lo Sciuto era ascoltato sarebbe stato Giovannantonio Macchiarola, capo della segreteria particolare del ministro dell’Interno del tempo, Angelino Alfano.
Lo Sciuto è la figura centrale di questa inchiesta in piedi da tre anni. Nata dopo una segnalazione anonima e cresciuta sull'onda di reportage giornalistici, ha subito puntato i riflettori sulla loggia segreta alla quale facevano capo molti dei protagonisti dell’operazione «Artemesia», come l’ha chiamata la Procura diretta da Alfredo Morvillo adottando una pianta medicinale usata per operazioni di pulizia gastrica. In cambio delle «soffiate» avrebbero ottenuto favori personali oppure assunzioni all’Anfe, un ente di formazione presieduto da Paolo Genco, un altro finito nella cerchia degli indagati.
Un corposo capitolo dell’inchiesta è dedicato alle pensioni di invalidità. Sono una settantina quelle sospette concesse grazie al ruolo svolto da Rosario Orlando, già responsabile del centro medico legale dell’Inps e poi componente delle commissioni di invalidità civile. È sua figlia ad avere beneficiato, a quanto pare, della borsa di studio.
Ma il centro del sistema di potere ruotava attorno alla loggia segreta. Un intreccio occulto tra mafia e massoneria deviata sul quale aveva accesso i riflettori anche la commissione Antimafia presieduta da Rosi Bindi, che aveva portato allo scioglimento per mafia del consiglio comunale.
La loggia seguiva anche le mosse della magistratura sul sistema di potere occulto di Castelvetrano. A diffondere l’informazione che a Giovanni Lo Sciuto aveva creato il panico era stato Arturo Corso, odontotecnico e massone di Salemi. A Lo Sciuto aveva anticipato, nel novembre 2016, che la magistratura stava per emettere 23 avvisi di garanzia. E che avesse puntato sulla massoneria come snodo della rete di potere era dimostrato dal fatto che aveva censito 19 logge massoniche in provincia di Trapani e ricostruito le liste con 460 iscritti.
Queste notizie, ma anche alcune anticipazioni giornalistiche, avevano suscitato grande apprensione in Lo Sciuto. Al fratello Antonino aveva ordinato di cancellarsi dalla loggia Hypsas e al venerabile gran maestro aveva chiesto di fare scomparire il suo nome. Aveva perfetta cognizione sulla direzione dell’indagine. E a un amico confidava «Anche a Roma lo sanno».
Ma la rivelazione che lo aveva impressionato era soprattutto quella di Corso sui possibili destinatari dei provvedimenti del gip: «Tuo fratello c'è, tuo fratello c'è».
Castelvetrano, scoperta una superloggia segreta. Ai domiciliari l’ex deputato Cascio, rivelò l'indagine
Nella città di Messina Denaro, un gruppo di potere guidato dall’ex deputato regionale Lo Sciuto, arrestato pure il candidato sindaco Perricone e l’ex sindaco Errante. Indagato l'ex segretario del ministro Alfano, avrebbe svelato l'inchiesta a Cascio. Avviso di garanzia all'assessore regionale Lagalla
SALVO PALAZZOLO
21 marzo 2019
https://palermo.repubblica.it/cronaca/2 ... -222119820
Castelvetrano, la città dei misteri. Non solo attorno al superlatitante Matteo Messina Denaro. Ora, salta fuori pure una superloggia segreta formata da massoni, politici e professionisti che riusciva ad orientare le scelte del Comune, ma anche nomine e finanziamenti a livello regionale. Una loggia in grado di ottenere persino notizie riservate sulle indagini in corso della magistratura.
La notte scorsa, 27 persone sono state arrestate dai carabinieri del nucleo Investigativo di Trapani, altre dieci sono indagate a piede libero: a capo del gruppo ci sarebbe stato l'ex deputato regionale di Forza Italia Giovanni Lo Sciuto; dell'associazione segreta avrebbe fatto parte anche il candidato sindaco di Castelvetrano Luciano Perricone e l'ex sindaco Felice Errante, entrambi finiti ai domiciliari. Stessa misura cautelare per l'ex deputato di Forza Italia Francesco Cascio, accusato di aver favorito il gruppo di Lo Sciuto: avrebbe rivelato l'esistenza delle intercettazioni di Trapani dopo averlo saputo - questa l'accusa - dall'allora segretario del ministro dell'Interno Angelino Alfano, Giovannantonio Macchiarola, che è indagato per rivelazione di notizie riservate, sarà interrogato domani.
In carcere sono finiti invece tre poliziotti, Salvatore Passannante, Salvatore Virgilio (in servizio alla Dia di Trapani) e Salvatore Giacobbe. Erano loro a fare sapere a Lo Sciuto che era intercettato. Innescando così uno sconvolgimento nella fitta rete di relazioni e di collusioni. Fino alla conferma venuta dall'alto: a certificare che lo Sciuto era ascoltato sarebbe stato Macchiarola.
Un avviso di garanzia è stato notificato all'ex rettore di Palermo Roberto Lagalla, oggi assessore regionale all'Istruzione: secondo la ricostruzione della procura di Trapani avrebbe avuto un ruolo nella concessione di una borsa di studio alla figlia di uno dei professionisti arrestati. E adesso è indagato per abuso d'ufficio.
Castelvetrano, scoperta una superloggia segreta. Ai domiciliari l’ex deputato Cascio, rivelò l'indagine
Giovanni Lo Sciuto
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L'inchiesta coordinata dal procuratore Alfredo Morvillo, dall'aggiunto Maurizio Agnello e dai sostituti Sara Morri, Andrea Tarondo e Francesca Urbani è stata chiamata "Artemesia" (una pianta medicinale usata per operazioni di pulizia gastrica) e descrive "un'associazione a delinquere segreta" attorno a Giovanni Lo Sciuto, che nel 1998 un esposto anonimo indicava come finanziatore della latitanza di Matteo Messina Denaro. All'epoca, le indagini dissero che era in società con la sorella e il cognato del superboss, ma non emerse altro e il caso venne archiviato. Nel 2012, il medico di Castelvetrano era diventato deputato regionale con il movimento per le autonomie, poi dopo una parentesi nell'Ncd l'arrivo in Forza Italia. Lo Sciuto aveva lasciato la commissione Lavoro per entrare nella commissione Antimafia, con tanto di proclama: "Cercherò di essere la sentinella alla Regione per l'intera provincia di Trapani e per Castelvetrano in particolare".
La loggia
L'impegno antimafia era solo una facciata, Lo Sciuto avrebbe avuto a cuore soprattutto il suo bacino elettorale, da ampliare attraverso una serie di affari gestiti con il "gruppo occulto": fra i componenti, i massoni Giuseppe Berlino (ex consigliere comunale di Castelvetrano) e Gaspare Magro (commercialista) - entrambi finiti in carcere - nonché il vice sindaco della città, Vincenzo Chiofalo, ai domiciliari. Controllavano nomine, facevano segnalazioni e raccomandazioni, avrebbero imposto persino quattro assessori massoni nella giunta Errante. Gli inquirenti parlano di un "controllo generalizzato e penetrante delle scelte politiche e amministrative". Non solo al Comune, ma anche al parco archeologico di Selinunte, all'Inps di Trapani e persino alla Regione, dove Berlino avrebbe ricevuto gli appoggi giusti per entrare nella segreteria tecnica dell'assessore ai Beni culturali. Lo Sciuto avrebbe controllato pure finanziamenti regionali e soprattutto un fiume di pensioni di invalidità, sono 70 quelle al vaglio degli inquirenti.
L'ex deputato regionale sarebbe riuscito a pilotarne tante, grazie a "uno stabile accordo corruttivo", dicono i magistrati, con Rosario Orlando, già responsabile del centro medico legale dell'Inps e poi componente delle commissioni di invalidità civile. La figlia di Orlando avrebbe beneficiato di una borsa di studio, per questa vicenda è indagato l'assessore regionale Lagalla.
Un altro grande elettore dell'esponente politico era Paolo Genco, presidente dell'ente di formazione professionale Anfe, pure lui è finito in manette: avrebbe fornito sostegno economico e assunzioni, in cambio Lo Sciuto si sarebbe prodigato per l'approvazione di delibere e progetti di legge regionali riguardanti l'Anfe. Un intreccio occulto tra mafia e massoneria deviata sul quale aveva accesso i riflettori anche la commissione Antimafia presieduta da Rosi Bindi, che aveva portato allo scioglimento per mafia del consiglio comunale.
Accuse e nomi
I reati contestati dalla procura di Trapani vanno dalla corruzione alla concussione, dal traffico di influenze illecite al peculato alla truffa aggravata, alla falsità materiale, alla rivelazione di segreto d'ufficio, al favoreggiamento, all'abuso d'ufficio, all'associazione a delinquere segreta finalizzata ad interferire con la pubblica amministrazione (la violazione della cosiddetta legge Anselmi). Per gli stessi reati sono stati notificati anche cinque obblighi di dimora, una misura interdittiva e quattro avvisi di garanzia.
I nomi degli arrestati: Giovanni Lo Sciuto, Paolo Genco, Gaspare Magro, Giuseppe Angileri, Isidoro Calcara, Salvatore Passanante, Salvatore Virgilio, Salvatore Giacobbe, Rosario Orlando e Giuseppe Berlino.
Vanno ai domiciliari: Maria Luisa Mortillaro, Vincenzo Giammarinaro, Francesco Cascio, Adelina Barba, Sebastiano Genna, Giovanna Di Liberto, Giuseppe Cammareri, Vincenza Daniela Lentini, Gaetano Salerno, Antonio Di Giorgio, Alessio Cammisa, Antonietta Barresi, Francesco Messina Denaro, Vincenzo Chiofalo, Tommaso Geraci, Felice Errante, Luciano Perricone.
L'obbligo di dimora è stato imposto a Valentina Li Causi, Filippo Daniele Clemente, Arturo Corso, Gaetano Bacchi e Zina Maria Biondo. Una misura interdittiva è stata notificata a Giorgio Saluto.