Maometto, il Corano, Allah e i maomettani cos'hanno di buono

Maometto, il Corano, Allah e i maomettani cos'hanno di buono

Messaggioda Berto » dom apr 14, 2019 9:05 am

Maometto, il Corano, Allah e i maomettani cos'hanno di buono? Nulla!
Ma cosa mai hanno da rivelare, insegnare e da trasmettere di buono, di vero, di giusto e di bello Maometto, il Corano, Allah e i maomettani, all'umanità intera e ai non maomettani? Nulla!

viewtopic.php?f=188&t=2850

Prendo lo spunto da questa frase attribuita all'imperatore bizantino Manuele II Paleologo del 14° secolo:
"Mostrami pure ciò che Maometto ha portato di nuovo, e vi troverai soltanto delle cose cattive e disumane, come la sua direttiva di diffondere per mezzo della spada la fede che egli predicava"
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Messaggioda Berto » dom apr 14, 2019 9:07 am

Il contesto in cui è stata riproposta questa frase negli anni scorsi

L'islam usa la spada non la ragione. Così Ratzinger ci aveva avvertiti
Joseph Ratzinger - Mer, 27/07/2016

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 89766.html

La lectio magistralis tenuta dall'allora Pontefice nel 2006 aveva squarciato il velo sulla vera natura del Corano Benedetto XVI fu accusato dalla stampa di islamofobia, ma dieci anni dopo le sue parole appaiono profetiche

Pubblichiamo ampi stralci della lectio magistralis «Fede, ragione e università - Ricordi e riflessioni». L'orazione è stata tenuta da papa Benedetto XVI il 12 settembre 2006 all'università di Regensburg (Ratisbona) durante il suo viaggio apostolico in Baviera. Un discorso profetico nel quale il Pontefice toccava i temi del rapporto tra il cristianesimo e l'islam, parlando anche di jihad. Citando un teologo e la sua analisi di un dialogo tra un dignitario persiano e l'imperatore bizantino del XII-XIII secolo, si parla dell'«irrazionalità» della guerra di religione propugnata da Maometto. La lezione provocò molto clamore e scatenò dure polemiche nei confronti di Ratzinger, ma aprì uno squarcio sulla natura dei rapporti tra le due religioni e sulla vera essenza del Corano.

Un documento che risulta ancora più attuale ed efficace.
Regensburg, 12 settembre 2006


Illustri Signori, gentili Signore!

È per me un momento emozionante stare ancora una volta sulla cattedra dell'Università e una volta ancora poter tenere una lezione. I miei pensieri, contemporaneamente, ritornano a quegli anni in cui, dopo un bel periodo presso l'Istituto superiore di Freising, iniziai la mia attività di insegnante accademico all'università di Bonn. Era nel 1959 ancora il tempo della vecchia università dei professori ordinari.

(...)

L'Università, senza dubbio, era fiera anche delle sue due facoltà teologiche. Era chiaro che anch'esse, interrogandosi sulla ragionevolezza della fede, svolgono un lavoro che necessariamente fa parte del «tutto» dell'universitas scientiarum, anche se non tutti potevano condividere la fede, per la cui correlazione con la ragione comune si impegnano i teologi. Questa coesione interiore nel cosmo della ragione non venne disturbata neanche quando una volta trapelò la notizia che uno dei colleghi aveva detto che nella nostra Università c'era una stranezza: due facoltà che si occupavano di una cosa che non esisteva. Di Dio. Che anche di fronte ad uno scetticismo così radicale resti necessario e ragionevole interrogarsi su Dio per mezzo della ragione e ciò debba essere fatto nel contesto della tradizione della fede cristiana: questo, nell'insieme dell'Università, era una convinzione indiscussa.

Tutto ciò mi tornò in mente, quando recentemente lessi la parte edita dal professore Theodore Khoury (Münster) del dialogo che il dotto imperatore bizantino Manuele II Paleologo, forse durante i quartieri d'inverno del 1391 presso Ankara, ebbe con un persiano colto su cristianesimo e islam e sulla verità di ambedue. Fu poi probabilmente l'imperatore stesso ad annotare, durante l'assedio di Costantinopoli tra il 1394 e il 1402, questo dialogo; si spiega così perché i suoi ragionamenti siano riportati in modo molto più dettagliato che non le risposte dell'erudito persiano. Il dialogo si estende su tutto l'ambito delle strutture della fede contenute nella Bibbia e nel Corano e si sofferma soprattutto sull'immagine di Dio e dell'uomo, ma necessariamente anche sempre di nuovo sulla relazione tra le «tre Leggi»: Antico Testamento, Nuovo Testamento e Corano. Vorrei toccare in questa lezione solo un argomento piuttosto marginale nella struttura del dialogo che, nel contesto del tema «fede e ragione», mi ha affascinato e che mi servirà come punto di partenza per le mie riflessioni su questo tema.

Nel settimo colloquio (controversia) edito dal professor Khoury, l'imperatore tocca il tema della jihad (guerra santa). Sicuramente l'imperatore sapeva che nella sura 2.256 si legge: «Nessuna costrizione nelle cose di fede». È una delle sure del periodo iniziale in cui Maometto stesso era ancora senza potere e minacciato. Ma, naturalmente, l'imperatore conosceva anche le disposizioni, sviluppate successivamente e fissate nel Corano, circa la guerra santa. Senza soffermarsi sui particolari, come la differenza di trattamento tra coloro che possiedono il «Libro» e gli «increduli», egli, in modo sorprendentemente brusco, si rivolge al suo interlocutore semplicemente con la domanda centrale sul rapporto tra religione e violenza in genere, dicendo: «Mostrami pure ciò che Maometto ha portato di nuovo, e vi troverai soltanto delle cose cattive e disumane, come la sua direttiva di diffondere per mezzo della spada la fede che egli predicava». L'imperatore spiega poi minuziosamente le ragioni per cui la diffusione della fede mediante la violenza è cosa irragionevole. La violenza è in contrasto con la natura di Dio e la natura dell'anima. «Dio non si compiace del sangue; non agire secondo ragione (logos) è contrario alla natura di Dio. La fede è frutto dell'anima, non del corpo. Chi quindi vuole condurre qualcuno alla fede ha bisogno della capacità di parlare bene e di ragionare correttamente, non invece della violenza e della minaccia Per convincere un'anima ragionevole non è necessario disporre né del proprio braccio, né di strumenti per colpire né di qualunque altro mezzo con cui si possa minacciare una persona di morte».

L'affermazione decisiva in questa argomentazione contro la conversione mediante la violenza è: non agire secondo ragione è contrario alla natura di Dio. Theodore Khoury commenta: per l'imperatore, come bizantino cresciuto nella filosofia greca, quest'affermazione è evidente. Per la dottrina musulmana, invece, Dio è assolutamente trascendente. La sua volontà non è legata a nessuna delle nostre categorie, fosse anche quella della ragionevolezza. In questo contesto Khoury cita un'opera del noto islamista francese R. Arnaldez, il quale rileva che Ibn Hazn si spinge fino a dichiarare che Dio non sarebbe legato neanche dalla sua stessa parola e che niente lo obbligherebbe a rivelare a noi la verità. Se fosse sua volontà, l'uomo dovrebbe praticare anche l'idolatria.

Qui si apre, nella comprensione di Dio e quindi nella realizzazione concreta della religione, un dilemma che oggi ci sfida in modo molto diretto. La convinzione che agire contro la ragione sia in contraddizione con la natura di Dio, è soltanto un pensiero greco o vale sempre e per se stesso? Io penso che in questo punto si manifesti la profonda concordanza tra ciò che è greco nel senso migliore e ciò che è fede in Dio sul fondamento della Bibbia. Modificando il primo versetto del Libro della Genesi, Giovanni ha iniziato il prologo del suo Vangelo con le parole: «In principio era il verbo», ovvero il logos. È questa proprio la stessa parola che usa l'imperatore: Dio agisce con logos. Logos significa insieme ragione e parola: una ragione che è creatrice e capace di comunicarsi ma, appunto, come ragione. Giovanni con ciò ci ha donato la parola conclusiva sul concetto biblico di Dio, la parola in cui tutte le vie spesso faticose e tortuose della fede biblica raggiungono la loro meta, trovano la loro sintesi. In principio era il logos, e il logos è Dio, ci dice l'evangelista. L'incontro tra il messaggio biblico e il pensiero greco non era un semplice caso. La visione di San Paolo, davanti al quale si erano chiuse le vie dell'Asia e che, in sogno, vide un Macedone e sentì la sua supplica: «Passa in Macedonia e aiutaci!» (cfr At 16,6-10), questa visione può essere interpretata come una «condensazione» della necessità intrinseca di un avvicinamento tra la fede biblica e l'interrogarsi greco.

In realtà, questo avvicinamento ormai era avviato da molto tempo.

(...)

Con questa nuova conoscenza di Dio va di pari passo una specie di illuminismo, che si esprime in modo drastico nella derisione delle divinità che sono soltanto opera delle mani dell'uomo (cfr Sal 115). Così, nonostante tutta la durezza del disaccordo con i sovrani ellenistici, che volevano ottenere con la forza l'adeguamento allo stile di vita greco e al loro culto idolatrico, la fede biblica, durante l'epoca ellenistica, andava interiormente incontro alla parte migliore del pensiero greco, fino ad un contatto vicendevole che si è poi realizzato specialmente nella tarda letteratura sapienziale. Oggi noi sappiamo che la traduzione greca dell'Antico Testamento - la «Settanta», realizzata in Alessandria - è più di una semplice (da valutare forse in modo poco positivo) traduzione del testo ebraico: è infatti una testimonianza testuale a se stante e uno specifico importante passo della storia della Rivelazione, nel quale si è realizzato questo incontro in un modo che per la nascita del cristianesimo e la sua divulgazione ha avuto un significato decisivo. Nel profondo, vi si tratta dell'incontro tra fede e ragione, tra autentico illuminismo e religione. Partendo veramente dall'intima natura della fede cristiana e, al contempo, dalla natura del pensiero ellenistico fuso ormai con la fede, Manuele II poteva dire: non agire «con il logos» è contrario alla natura di Dio.

Per onestà bisogna annotare a questo punto che, nel tardo Medioevo, si sono sviluppate nella teologia tendenze che rompono questa sintesi tra spirito greco e spirito cristiano. In contrasto con il cosiddetto intellettualismo agostiniano e tomista iniziò con Duns Scoto una impostazione volontaristica, la quale alla fine portò all'affermazione che noi di Dio conosceremmo soltanto la voluntas ordinata. Al di là di essa esisterebbe la libertà di Dio, in virtù della quale Egli avrebbe potuto creare e fare anche il contrario di tutto ciò che effettivamente ha fatto. Qui si profilano delle posizioni che, senz'altro, possono avvicinarsi a quelle di Ibn Hazn e potrebbero portare fino all'immagine di un Dio-Arbitrio, che non è legato neanche alla verità e al bene. La trascendenza e la diversità di Dio vengono accentuate in modo così esagerato, che anche la nostra ragione, il nostro senso del vero e del bene non sono più un vero specchio di Dio, le cui possibilità abissali rimangono per noi eternamente irraggiungibili e nascoste dietro le sue decisioni effettive. In contrasto con ciò, la fede della Chiesa si è sempre attenuta alla convinzione che tra Dio e noi, tra il suo eterno Spirito creatore e la nostra ragione creata esista una vera analogia, in cui certo le dissomiglianze sono infinitamente più grandi delle somiglianze, non tuttavia fino al punto da abolire l'analogia e il suo linguaggio (cfr Lat IV). Dio non diventa più divino per il fatto che lo spingiamo lontano da noi in un volontarismo puro ed impenetrabile, ma il Dio veramente divino è quel Dio che si è mostrato come logos e come logos ha agito e agisce pieno di amore in nostro favore. Certo, l'amore «sorpassa» la conoscenza ed è per questo capace di percepire più del semplice pensiero (cfr Ef 3,19), tuttavia esso rimane l'amore del Dio-logos, per cui il culto cristiano è logike latreia, un culto che concorda con il Verbo eterno e con la nostra ragione (cfr Rm 12,1).

Il qui accennato vicendevole avvicinamento interiore, che si è avuto tra la fede biblica e l'interrogarsi sul piano filosofico del pensiero greco, è un dato di importanza decisiva non solo dal punto di vista della storia delle religioni, ma anche da quello della storia universale un dato che ci obbliga anche oggi. Considerato questo incontro, non è sorprendente che il cristianesimo, nonostante la sua origine e qualche suo sviluppo importante nell'Oriente, abbia infine trovato la sua impronta storicamente decisiva in Europa. Possiamo esprimerlo anche inversamente: questo incontro, al quale si aggiunge successivamente ancora il patrimonio di Roma, ha creato l'Europa e rimane il fondamento di ciò che, con ragione, si può chiamare Europa.

Alla tesi che il patrimonio greco, criticamente purificato, sia una parte integrante della fede cristiana, si oppone la richiesta della dis-ellenizzazione del cristianesimo: una richiesta che dall'inizio dell'età moderna domina in modo crescente la ricerca teologica. Visto più da vicino, si possono osservare tre onde nel programma della dis-ellenizzazione: pur collegate tra di loro, esse tuttavia nelle loro motivazioni e nei loro obiettivi sono chiaramente distinte l'una dall'altra.

La dis-ellenizzazione emerge dapprima in connessione con i postulati fondamentali della Riforma del XVI secolo. (...) Così la fede non appariva più come vivente parola storica, ma come elemento inserito nella struttura di un sistema filosofico. Il «sola Scriptura» invece cerca la pura forma primordiale della fede, come essa è presente originariamente nella Parola biblica. La metafisica appare come un presupposto derivante da altra fonte, da cui occorre liberare la fede per farla tornare ad essere totalmente se stessa. Con la sua affermazione di aver dovuto accantonare il pensare per far spazio alla fede, Kant ha agito in base a questo programma con una radicalità imprevedibile per i riformatori. Con ciò egli ha ancorato la fede esclusivamente alla ragione pratica, negandole l'accesso al tutto della realtà.

La teologia liberale del XIX e del XX secolo apportò una seconda onda nel programma della dis-ellenizzazione: di essa rappresentante eminente è Adolf von Harnack. Durante il tempo dei miei studi, come nei primi anni della mia attività accademica, questo programma era fortemente operante anche nella teologia cattolica. Come punto di partenza era utilizzata la distinzione di Pascal tra il Dio dei filosofi ed il Dio di Abramo, Isacco e Giacobbe. (...)Come pensiero centrale appare, in Harnack, il ritorno al semplice uomo Gesù e al suo messaggio semplice, che verrebbe prima di tutte le teologizzazioni e, appunto, anche prima delle ellenizzazioni: sarebbe questo messaggio semplice che costituirebbe il vero culmine dello sviluppo religioso dell'umanità. Gesù avrebbe dato un addio al culto in favore della morale. In definitiva, Egli viene rappresentato come padre di un messaggio morale umanitario. Lo scopo di ciò è in fondo di riportare il cristianesimo in armonia con la ragione moderna, liberandolo, appunto, da elementi apparentemente filosofici e teologici, come per esempio la fede nella divinità di Cristo e nella trinità di Dio. In questo senso, l'esegesi storico-critica del Nuovo Testamento sistema nuovamente la teologia nel cosmo dell'Università: teologia, per Harnack, è qualcosa di essenzialmente storico e quindi di strettamente scientifico. Ciò che essa indaga su Gesù mediante la critica è, per così dire, espressione della ragione pratica e di conseguenza anche sostenibile nell'insieme dell'Università. In sottofondo c'è l'autolimitazione moderna della ragione, espressa in modo classico nelle «critiche» di Kant, nel frattempo però ulteriormente radicalizzata dal pensiero delle scienze naturali.

(...)

Per il momento basta tener presente che, in un tentativo alla luce di questa prospettiva di conservare alla teologia il carattere di disciplina «scientifica», del cristianesimo resterebbe solo un misero frammento. Ma dobbiamo dire di più: è l'uomo stesso che con ciò subisce una riduzione. Poiché allora gli interrogativi propriamente umani, cioè quelli del «da dove» e del «verso dove», gli interrogativi della religione e dell'ethos, non possono trovare posto nello spazio della comune ragione descritta dalla «scienza» e devono essere spostati nell'ambito del soggettivo. Il soggetto decide, in base alle sue esperienze, che cosa gli appare religiosamente sostenibile, e la «coscienza» soggettiva diventa in definitiva l'unica istanza etica. In questo modo, però, l'ethos e la religione perdono la loro forza di creare una comunità e scadono nell'ambito della discrezionalità personale. È questa una condizione pericolosa per l'umanità: lo constatiamo nelle patologie minacciose della religione e della ragione, patologie che necessariamente devono scoppiare, quando la ragione viene ridotta a tal punto che le questioni della religione e dell'ethos non la riguardano più. Ciò che rimane dei tentativi di costruire un'etica partendo dalle regole dell'evoluzione o dalla psicologia e dalla sociologia, è semplicemente insufficiente.

Prima di giungere alle conclusioni alle quali mira tutto questo ragionamento, devo accennare ancora brevemente alla terza onda della dis-ellenizzazione che si diffonde attualmente. In considerazione dell'incontro con la molteplicità delle culture si ama dire oggi che la sintesi con l'ellenismo, compiutasi nella Chiesa antica, sarebbe stata una prima inculturazione, che non dovrebbe vincolare le altre culture. Queste dovrebbero avere il diritto di tornare indietro fino al punto che precedeva quella inculturazione per scoprire il semplice messaggio del Nuovo Testamento ed inculturarlo poi di nuovo nei loro rispettivi ambienti. Questa tesi non è semplicemente sbagliata; è tuttavia grossolana ed imprecisa. Il Nuovo Testamento, infatti, e stato scritto in lingua greca e porta in se stesso il contatto con lo spirito greco, un contatto che era maturato nello sviluppo precedente dell'Antico Testamento. Certamente ci sono elementi nel processo formativo della Chiesa antica che non devono essere integrati in tutte le culture. Ma le decisioni di fondo che, appunto, riguardano il rapporto della fede con la ricerca della ragione umana, queste decisioni di fondo fanno parte della fede stessa e ne sono gli sviluppi, conformi alla sua natura.

Con ciò giungo alla conclusione. Questo tentativo, fatto solo a grandi linee, di critica della ragione moderna dal suo interno, non include assolutamente l'opinione che ora si debba ritornare indietro, a prima dell'illuminismo, rigettando le convinzioni dell'età moderna. Quello che nello sviluppo moderno dello spirito è valido viene riconosciuto senza riserve: tutti siamo grati per le grandiose possibilità che esso ha aperto all'uomo e per i progressi nel campo umano che ci sono stati donati. L'ethos della scientificità, del resto, è volontà di obbedienza alla verità e quindi espressione di un atteggiamento che fa parte della decisione di fondo dello spirito cristiano. Non ritiro, non critica negativa è dunque l'intenzione; si tratta invece di un allargamento del nostro concetto di ragione e dell'uso di essa. Perché con tutta la gioia di fronte alle possibilità dell'uomo, vediamo anche le minacce che emergono da queste possibilità e dobbiamo chiederci come possiamo dominarle. Ci riusciamo solo se ragione e fede si ritrovano unite in un modo nuovo; se superiamo la limitazione autodecretata della ragione a ciò che è verificabile nell'esperimento, e dischiudiamo ad essa nuovamente tutta la sua ampiezza. In questo senso la teologia, non soltanto come disciplina storica e umano-scientifica, ma come teologia vera e propria, cioè come interrogativo sulla ragione della fede, deve avere il suo posto nell'università e nel vasto dialogo delle scienze.

Solo così diventiamo anche capaci di un vero dialogo delle culture e delle religioni un dialogo di cui abbiamo un così urgente bisogno. Nel mondo occidentale domina largamente l'opinione, che soltanto la ragione positivista e le forme di filosofia da essa derivanti siano universali. Ma le culture profondamente religiose del mondo vedono proprio in questa esclusione del divino dall'Universalità della ragione un attacco alle loro convinzioni più intime. Una ragione, che di fronte al divino è sorda e respinge la religione nell'ambito delle sottoculture, è incapace di inserirsi nel dialogo delle culture. E tuttavia, la moderna ragione propria delle scienze naturali, con l'intrinseco suo elemento platonico, porta in sé, come ho cercato di dimostrare, un interrogativo che la trascende insieme con le sue possibilità metodiche. Essa stessa deve semplicemente accettare la struttura razionale della materia e la corrispondenza tra il nostro spirito e le strutture razionali operanti nella natura come un dato di fatto, sul quale si basa il suo percorso metodico. Ma la domanda sul perché di questo dato di fatto esiste e deve essere affidata dalle scienze naturali ad altri livelli e modi del pensare, alla filosofia e alla teologia. Per la filosofia e, in modo diverso, per la teologia, l'ascoltare le grandi esperienze e convinzioni delle tradizioni religiose dell'umanità, specialmente quella della fede cristiana, costituisce una fonte di conoscenza; rifiutarsi ad essa significherebbe una riduzione inaccettabile del nostro ascoltare e rispondere. Qui mi viene in mente una parola di Socrate a Fedone. Nei colloqui precedenti si erano toccate molte opinioni filosofiche sbagliate, e allora Socrate dice: «Sarebbe ben comprensibile se uno, a motivo dell'irritazione per tante cose sbagliate, per il resto della sua vita prendesse in odio ogni discorso sull'essere e lo denigrasse. Ma in questo modo perderebbe la verità dell'essere e subirebbe un grande danno». L'Occidente, da molto tempo, è minacciato da questa avversione contro gli interrogativi fondamentali della sua ragione, e così può subire solo un grande danno. Il coraggio di aprirsi all'ampiezza della ragione, non il rifiuto della sua grandezza: è questo il programma con cui una teologia impegnata nella riflessione sulla fede biblica entra nella disputa del tempo presente. «Non agire secondo ragione (con il logos) è contrario alla natura di Dio», ha detto Manuele II, partendo dalla sua immagine cristiana di Dio, all'interlocutore persiano. È a questo grande logos, a questa vastità della ragione, che invitiamo nel dialogo delle culture i nostri interlocutori. Ritrovarla noi stessi sempre di nuovo, è il grande compito dell'Università.
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Messaggioda Berto » dom apr 14, 2019 9:07 am

Clamoroso: sul sito della Diocesi di Rimini l'imam dà del provocatore a Benedetto XVI
20 Marzo 2019

https://www.riminiduepuntozero.it/clamo ... edetto-xvi

"Una provocazione che proveniva dalla massima autorità del Cristianesimo". Così l'imam Jamaluddin Ballabio, invitato dalla Chiesa riminese per intavolare il dialogo fra cattolici e musulmani, ha bollato il discorso che Benedetto XVI pronunciò a Ratisbona. Un giudizio sprezzante al quale la Diocesi sembra tenere in modo particolare visto che l'ha pubblicato sul proprio sito e lo considera molto utile da far conoscere a "giovani, educatori, volontari Caritas, catechisti, insegnanti di religione".

La parolina magica è dialogo. Che ormai giustifica tutto. La Diocesi di Rimini lo scorso novembre ha dato vita alla prima giornata di dialogo cattolico-islamico. Il tema era “ogni uomo è mio fratello”. Presente anche la massima autorità della Chiesa locale, il vescovo, che portò il suo saluto. Sul settimanale diocesano “Il Ponte” uscì un articolo dal titolo “Conoscersi nella concretezza della vita”. Le relazioni di parte cattolica e islamica furono di don Pierpaolo Conti e dell’imam Jamaluddin Ballabio. “Il Ponte” non riportò nulla di virgolettato delle parole pronunciate dal rappresentante della comunità musulmana. Ma in seguito sul sito della Diocesi sono stati pubblicati gli interventi. Compreso quello clamoroso dell’imam, che campeggia fra lettere pastorali del vescovo e materiali a disposizione di parrocchie.
L’imam in questione va molto di moda perché rappresenta una confraternita sufi, pone l’accento sulla spiritualità, sulla mistica musulmana, e quindi è la figura perfetta dal punto di vista dell’islam dialogante. Non a caso tiene parecchie conferenze in Italia, nelle parrocchie, ad eventi del Grande Oriente d’Italia, in convegni di altra natura.

Bene, cosa ha detto l’imam in quella occasione? “Dopo “l’incauta” affermazione di Papa Ratzinger a Ratisbona che, citando il Paleologo, disse: “… Mostrami quello che Mohammed ha portato di nuovo, e lì troverai cose solo malvagie e inumane …” si era di fronte ad una provocazione che proveniva dalla massima autorità del Cristianesimo, rivolta alla massima autorità dell’Islam, il Profeta (la pace e la benedizione di Dio siano su di lui). Chissà quante migliaia di affermazioni del genere sono state profferite nei secoli, ma adesso il mondo è globalizzato e davvero il battito di un’ala di farfalla può causare un tornado da un’altra parte del mondo”. Il papa emerito è un provocatore. Invece è la sintesi fatta dall’imam della lectio magistralis di Benedetto XVI a Ratisbona (su Fede, ragione e università) che suona come una provocazione. Quello che il mondo islamico non ha digerito di quella lezione, è stata la chiara affermazione della profonda differenza fra Dio e Allah. Fra la fede che ha evangelizzato l’Europa e il monoteismo islamico (“La violenza è in contrasto con la natura di Dio e la natura dell’anima”). Anche Benedetto XVI intavolò un dialogo, ma senza nascondere le contraddizioni dell’islam. Venne massacrato, accusato di aggressione all’Islam, minacciato di morte, non mancarono cristiani inermi decapitati per ritorsione.

Prosegue Jamaluddin Ballabio: “Dio volle che provvidenzialmente questo incidente portasse le massime autorità religiose del mondo islamico, forzosamente separate dalla caduta dell’impero Ottomano in poi e costrette ad essere rese subalterne ad entità nazionalistiche che sono solo un retaggio nefasto del colonialismo delle potenze occidentali, a riunirsi e produrre una risposta comune che prese il titolo di A common word between us”. Cos’è A Common Word Between Us and You? È l’abbastanza famosa lettera appello dei 138 musulmani “dotti” (poi i firmatari salirono a oltre 400), da molti ritenuto il documento per eccellenza del dialogo interreligioso, da altri il diavolo in sagrestia. La lettera fu indirizzata anche a Benedetto XVI e ad altri leader cristiani (tagliando però fuori le autorità religiose ebraiche) e arrivò poche settimane dopo la lezione di Ratisbona. È un documento che, nella sostanza, sorvola sul tema della libertà religiosa, della libertà dalla religione (che i musulmani non possono abbandonare senza andare incontro a conseguenze anche estreme), della libertà di pensiero, dei diritti umani, del riconoscimento della reciprocità fra cristianesimo e islam. Ma soprattutto quel documento sottolineò solo il Corano “buono”.

E la stessa cosa ha fatto l’imam Ballabio Jamaludin invitato dalla Diocesi, ricordando che “Gesù Cristo e la Vergine Maria si incontrano in circa 100 versetti del Corano, dei quali 26 menzionano Gesù Cristo, 11 il Messia, 36 la Vergine Maria, 12 il Vangelo (il Nuovo Testamento) e 14 i cristiani (nazareni)”. Ma come ha scritto il gesuita e islamologo egiziano Samir Khalil Samir “tutto ciò che si dice di Gesù nel Corano è l’opposto degli insegnamenti cristiani. Egli non è Figlio di Dio: è un profeta e basta. Non è nemmeno l’ultimo dei profeti perché invece il “sigillo dei profeti” è Maometto (Corano 33:40). La rivelazione cristiana è vista solo come una tappa verso la rivelazione ultima, portata da Maometto, cioè l’Islam”. E “il Corano cita Gesù perché pretende di completare la rivelazione di Cristo per esaltare Maometto. Del resto, vedendo quanto Gesù e Maria fanno nel Corano, ci si accorge che essi non fanno altro che applicare le preghiere e il digiuno secondo il Corano. Maria è certamente la figura più bella tra tutte quelle presentate nel Corano: è la Madre Vergine, che nessun uomo ha mai toccato. Ma non può essere la Theotokos; anzi, è una buona musulmana”.

Per la Diocesi questo tipo di dialogo è un valore a tal punto da considerarlo “una proposta che riteniamo abbia un particolare significato per i giovani, educatori, volontari Caritas, catechisti, insegnanti di religione ossia tutti coloro che per diverse ragioni hanno relazioni con persone mussulmane”.

Dialogo o confusione, se non sottomissione? È davvero difficile conciliare “maestri” e iniziative come quella proposta dalla Diocesi, col magistero della Chiesa. La Congregazione per la dottrina della fede nel 2000, proprio a firma di Joseph Ratzinger, pubblicò la dichiarazione Dominus Iesus: “Con la venuta di Gesù Cristo salvatore, Dio ha voluto che la Chiesa da Lui fondata fosse lo strumento per la salvezza di tutta l’umanità (cf. At 17,30-31) [90]. Questa verità di fede niente toglie al fatto che la Chiesa consideri le religioni del mondo con sincero rispetto, ma nel contempo esclude radicalmente quella mentalità indifferentista «improntata a un relativismo religioso che porta a ritenere che “una religione vale l’altra”». La Chiesa di Roma non si è certo entusiasmata per il documento che tanto piace all’imam, A Common Word Between Us and You.

E Benedetto XVI disse con chiarezza che il mondo musulmano deve misurarsi con la sfida di “accogliere le vere conquiste dell’illuminismo, i diritti dell’uomo e specialmente la libertà della fede e del suo esercizio, riconoscendo in essi elementi essenziali anche per l’autenticità della religione”. Sarà per questo che il mondo islamico, anche quello dialogante, lo considera un “provocatore”. Ma che a condividerlo sia la Chiesa è davvero sconcertante.
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Messaggioda Berto » dom apr 14, 2019 9:10 am

Ma quali mai sarebbero i valori spirituali e religiosi, umani e sociali ispirati, rivelati, praticati e trasmessi dal dio/idolo Allah, dal suo profeta Maometto, dalla sua parola scritta nel Corano, dai fedeli maomettani e dalla loro storia lungo 1400 anni?

1
Non certo l'amore e il rispetto dello Spirito Santo Universale o di Dio poiché nessuna religione che presuntuosamente scambi la sua interpretazione del divino o dello Spirito Santo per Dio stesso e pretenda di imporla all'umanità intera con la prepotenza, la violenza e la minaccia, puo essere una buona religione e il suo dio può essere il vero Dio universale; una religione così non può essere altro che una idolatria blasfema e una ideologia politico religiosa disumana e istigando e praticando la violenza anche criminale, da bandire nel modo più assoluto per il bene dell'umanità.

2
Non certo la fraternità umana e la pace fra gli uomini e le loro comunità sociali e politiche.

3
Non certo il rispetto della donna, dei bambini, dei deboli e delle diversità umane.

4
Non certo il rispetto e l'amore per gli animali.

5
Non certo il rispetto della libertà e della responsabilità umane dei singoli e delle loro comunità.

6
Non certo il rispetto delle diversità religiose e culturali e della varietà delle tradizioni dei popoli della terra.

7
Non certo la tolleranza, la comprensione, la compassione, la pietà e la misericordia.

8
Non certo il rispetto e l'amore per la conoscenza, la scienza, la sperimentazione, il progresso scientifico e tecnico, per l'impresa e il lavoro.

9
Non certo il rispetto per i valori umani, naturali e civili universali contenuti nella Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, della non riduzione in schiavitù della donna, dei lavoratori, dei non mussulmani.

10
Non certo il rispetto dei paesi altrui, della democrazia, della sovranità politica dei paesi ospitanti, ... .
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Messaggioda Berto » mar apr 23, 2019 7:19 am

I paesi nazi maomettani non hanno meritato nessun nobel per la scienza e la tecnica:

Premi nobel paesi islamici compreso quello per la pace dato al criminale terrorista Arafat:

Bangladesh 1 (pace)
Egitto 4 (2 pace 1 letteratura 1 chimica vissuto in USA)
Iran 1 (pace)
Palestina 1 (pace)
Pakistan 2 (1 pace e 1 fisica vissuto in occidente)
Turchia 2 (1 letteratura e 1 chimica vissuto in USA)
Tunisia 1 (pace interna)
Yemen 1 (pace)

La sola Ungheria ne ha 14, la Svizzera 24, Israele 11 e gli ebrei del Mondo molti di più 165 mentre i maomettani del Mondo 3.

http://www.webalice.it/gangited/Paesi/Ebrei_Nobel.html
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Maometto, il Corano, Allah e i maomettani cos'hanno di buono

Messaggioda Berto » mar apr 23, 2019 1:44 pm

Ecco cos'è veramente l'Islam o nazismo maomettano, così è stato Maometto il promotore di questa mostruosità disumana.


La guerra criminale dell'invasato idolatra assassino e razziatore Maometto e dei suoi seguaci nazi maomettani,
non vi è nulla di santo in tutto ciò ma solo crimine disumano, demenziale, idolatra, razzista e nazista, nulla più.




Strage di cristiani in Sri Lanka, il rischio di attentati kamikaze era stato segnalato

21 aprile 2019

https://formiche.net/2019/04/attentati- ... g.facebook

Un coprifuoco di 12 ore in tutto il Paese. È la decisione presa dal governo dello Sri Lanka dopo la serie di attacchi contro alberghi e chiese, attacchi che finora hanno provocato la morte di oltre 200 persone. È quanto si legge in una nota della presidenza, secondo cui il cessate il fuoco sarà in vigore dalle 18 ora locale di oggi (le 14.30 in Italia) alle 6 di domani. Il governo ha inoltre annunciato anche un “blackout” dei social e dei servizi di messaggeria con effetto immediato. Gli attentati non sono ancora stati rivendicati. Al momento sono stati arrestati 8 uomini ritenuti responsabili degli attacchi multipli, ma le indagini proseguono.

GLI ATTACCHI MULTIPLI

Una nuova esplosione, l’ottava, è stata segnalata a Orugodawatta, un sobborgo settentrionale di Colombo, capitale dello Sri Lanka, ha riferito la polizia. Le altre esplosioni simultanee si sono verificate in tre hotel di lusso e tre chiese durante le celebrazioni di Pasqua. Secondo quanto riferito dalle autorità locali, almeno due esplosioni sarebbero state opera di attentatori suicidi. Una delle chiese colpite dall’esplosione è Sant’Antonio a Colombo. Le altre due sono San Sebastiano a Negombo, a circa 30 chilometri dalla capitale e una chiesa a Batticaloa, a 250 chilometri a est della capitale. Sono stati sicuramente colpiti anche lo Shangri-La Hotel, il Kingsbury Hotel e il Cinnamon Grand a Colombo.

ARRESTATI OTTO UOMINI

Al momento sono 8 le persone arrestate ritenute responsabili per attentati che hanno ucciso oltre 200 persone. A renderlo noto il premier Ranil Wickremesinghe, specificando che “finora i nomi emersi sono tutti locali” ma che gli inquirenti stanno cercando di verificare se i terroristi avessero eventuali “contatti all’estero”. Il premier ha aggiunto che si sta cercando di capire “perché non siano state prese precauzioni adeguate”, ma che la priorità del governo è “catturare i terroristi”: “Dobbiamo cercare per prima cosa e prima di tutto che il terrorismo non rialzi la testa in Sri Lanka”.

GLI ALLARMI DEI GIORNI PRECEDENTI

A poche ore dai sanguinosi attentati, in Sri Lanka si apre la polemica sulle mancate misure di prevenzione prese dal governo visto che l’allerta su possibili attentati alle Chiese era arrivato in anticipo. Lo ha detto lo stesso premier, Ranil Wickremesinghe: “Dobbiamo capire perché non siano state prese precauzioni adeguate. Né io né i ministri eravamo stati tenuti informati”. Il capo della polizia era stato allertato da un servizio straniero di intelligence e aveva emanato un’allerta a livello nazionale l’11 aprile, segnalando il rischio di attentati kamikaze contro “chiese importanti” e contro la rappresentanza diplomatica indiana a Colombo, pianificati dal gruppo radicale islamico National Thowheeth Jama’ath.

Il capo della polizia dello Sri Lanka, infatti, aveva emanato una allerta a livello nazionale 10 giorni fa segnalando il rischio di attentati kamikaze contro “chiese importanti”. L’ufficiale, Pujuth Jayasundara, aveva segnalato la minaccia l’11 aprile, allertato da un servizio di intelligence straniero, secondo il quale il gruppo radicale islamico National Thowheeth Jama’ath (Ntj) sta pianificando di compiere attacchi suicidi contro chiese importanti come pure l’alta commissione indiana a Colombo”. Il gruppo radicale islamico Ntj è noto dall’anno scorso, quando era stato collegato ad una serie di atti vandalici contro simboli buddisti.

LA NOTA DELLA FARNESINA

La Farnesina ha confermato in un tweet che l’unità di crisi è al lavoro, insieme all’Ambasciata d’Italia a Colombo “per effettuare verifiche sugli attacchi in #SriLanka”. Nel tweet è indicato anche un numero di telefono a cui rivolgersi per eventuali segnalazioni: 00390636225.

IL MESSAGGIO DI SANT’EGIDIO

“Auspicando che le operazioni di soccorso riescano a salvare la vita dei numerosi feriti, la Comunità esprime la più ferma condanna nei confronti di chi ordisce trame omicide contro persone innocenti, inermi e in preghiera”. Sono le parole diffuse con una nota dalla Comunità di Sant’Egidio sulla strage nello Sri Lanka. “È una violenza cieca che ha come unico obiettivo seminare terrore e minare ogni tessuto di coabitazione. Sgomenta la scelta di colpire i cristiani proprio nel giorno di Pasqua, la festa più importante dell’anno, in chiese tra l’altro frequentate anche da musulmani e buddisti e dove si vive uno spirito di coabitazione pacifica tra credenti di diverse religioni. La vita pacifica dei cristiani – prosegue la nota – resta la più grande risposta a chi cerca di seminare odio e divisione. Non lasciamo solo lo Sri Lanka, i cristiani, e manifestiamo la più forte solidarietà di tutte le Chiese e dei credenti di tutte le religioni, percorrendo ogni strada possibile di riconciliazione e pace”.

LE PAROLE DI PAPA FRANCESCO

Della tragedia che ha colpito il Paese situato al sud dell’India, ha parlato anche il pontefice, al termine della benedizione Urbi et Orbi dalla Loggia centrale della Basilica vaticana: “Ho appreso con tristezza e dolore la notizia dei gravi attentati che, proprio oggi, giorno di Pasqua, hanno portato lutto e dolore in alcune chiese e altri luoghi di ritrovo dello Sri Lanka. Desidero manifestare la mia affettuosa vicinanza alla comunità cristiana, colpita mentre era raccolta in preghiera, e a tutte le vittime di così crudele violenza. Affido al Signore quanti sono tragicamente scomparsi e prego per i feriti e tutti coloro che soffrono a causa di questo drammatico evento”.




Sri Lanka, la condanna del "ministro" del Papa: "Barbara violenza islamista"
Matteo Orlando - Dom, 21/04/2019

http://www.ilgiornale.it/news/mondo/sri ... 82922.html

Il cardinale Robert Sarah sui terribili attacchi: "Mostrano ancora una volta come i seguaci di Cristo sono in tutto il mondo vittime di azioni folli e selvagge"

Il "ministro" del culto Vaticano, cioè il prefetto della Congregazione per il culto divino e la disciplina di sacramenti, il cardinale Robert Sarah, ha commentato su Twitter il terribile molteplice attentato terroristico che ha colpito lo Sri Lanka nel giorno di Pasqua.

Il cardinale guineiano ha scritto: "mentre celebriamo la risurrezione del figlio di Dio, i terribili attacchi nello Sri Lanka mostrano ancora una volta come i seguaci di Cristo sono in tutto il mondo le vittime di azioni folli e selvagge. Condanno questa barbara violenza islamista. Preghiamo".

Parole dirette, chiare, che identificano chiaramente le vittime, "i seguaci di Cristo", e i carnefici, i fanatici islamici. Il cardinale Sarah, ammirato dai non progressisti e dai fedeli alla tradizione bimillenaria della Chiesa Cattolica, che mai ha criticato il pontefice regnante, Papa Francesco, è considerato unanimemente un grande uomo di preghiera ed è uno degli alti prelati che parlano e intervengono pochissimo sui media. Tuttavia quando interviene, come in questo caso sullo Sri Lanka, si fa sentire e le sue parole colpiscono nel segno.

Recentemente, a proposito di un pericolo islamista aveva detto che "i musulmani disprezzano l'Occidente ateo. Si rifugiano nell'islamismo rifiutando una società dei consumi che viene loro spacciata per religione. L'Occidente sarà in grado di offrire loro chiaramente la fede?". Ed aveva sostenuto la sua affermazione dicendo: "Il mio paese è in maggioranza musulmano (la Guinea). Credo di sapere di cosa parlo".

Sulla malsana tentazione di una parte della Chiesa di adottare le ideologie del mondo moderno, sotto il falso pretesto di aprirsi ad esso, il cardinale africano aveva spiegato che "la chiesa è Mater et magistra, madre e insegnante. La madre, naturalmente, ascolta il suo bambino, ma sta con lui soprattutto per insegnare, per impostare la direzione, perché conosce meglio dei suoi figli qual è la strada da percorrere. Piuttosto si dovrebbe guidare il mondo ad aprirsi a Dio che è la fonte della nostra esistenza".

Alberto Pento
I nazi maomettani non disprezzano solo l'Occidente ateo e laico (ma che non è solo ateo e laico) e la società dei consumi (che non è solo materialismo ma per lo più sviluppo tecno-scientifico che migliora la vita all'umanità intera), i nazi maomettani disprezzano tutto ciò che non è maomettano, chiunque e in qualsiasi parte del mondo sia diversamente religioso e pensante.
I nazi maomettani come tutti gli idolatri disprezzano Dio e apprezzano solo il loro idolo, quello inventato dal loro demoniaco profeta ladro, razziatore, assassino, terrorista.
Comunque sia meglio ateo dotato di buon senso che idolatra insensato.
È più spirituale un ateo che un regligioso idolatra.
È più vicino a Dio un ateo che un religioso idolatra, che un credente fedele adoratore di idoli di una qualsiasi religione.
Dio non ha bisogno di religioni, di profeti, di rivelazioni, di chiese, di preti, di riti magici, di schiere di adoratori e di schiavi tutte cose che invece si attengono agli idoli e alle loro idolatrie religiose e politiche.


Tiziana Marogna
Alberto Pento dimentichi che odiano gli occidentali al punto che non si integrano mai, ci odiano perché non siamo islamici ma migrano in occidente per portarci via le nostre ricchezze perché non sanno fare altro e una volta installati pretendono di avere. Girare la Francia per credere. La Francia a causa di questa invasione è diventata una polveriera e lo diventeremo anche noi per colpa degli stolti che non capiscono queste poche cose



TERRORISMO ISLAMICO E DEMOCRAZIA
Loredana Biffo

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 9481402083

Sri Lanka, solo pochi giorni fa, l'11 aprile, il capo della polizia, Pujuth Jayasundara, aveva fatto diramare un allarme dell'intelligence ai più alti ufficiali, dichiarando che alcuni kamikaze islamici pianificavano di colpire delle "chiese importanti".
Proprio la domenica di pasqua sei esplosioni simultanee sono avvenute in almeno tre chiese dello Sri Lanka, una delle quali nella capitale Colombo, e in altrettanti hotel del Paese, frequentati da turisti, causando molte vittime tra i fedeli. Fonti ospedaliere locali parlano di almeno 138 morti accertati. Secondo i media locali e internazionali i feriti, alcuni dei quali in gravi condizioni, sarebbero oltre 400.
Gli islamisti sono coerenti nel loro processo di arrivare a dominare il mondo, lo fanno attraverso la persecuzione in primis di ebrei, si veda la situazione in Francia, poi di cristiani, ma non illudiamoci, nel loro mirino ci sono tutti, laici e credenti.
Lo scopo è il raggiungimento della "dimmitudine", attraverso la quale il predominio sarà solo islamico. Eppure c'è ancora chi pensa non sia così grave la situazione. Allora a costoro imputeremo la responsabilità di rendere conto alle future generazioni, ai nostri figli e nipoti degli orrori che ci saranno attraverso l'islamizzazione dell'occidente, il fatto che numerosi musulmani sui social abbiano festeggiato il rogo di Notre-Dame è un segno evidente del degrado che questa ideologia volta al dominio attraverso la religione (che non prevede, anzi, aborrisce la separazione tra Stato e religione) sta inoculando nella modernità.
Nel dibattito contemporaneo si sente spesso asserire, con posizioni opposte, che l’islam è in antitesi con la democrazia, altresì c’è chi sostiene che questa sia una visone draconiana non corrispondente a verità.
È diventato quindi urgente analizzare questo importante aspetto della religione e della sua interdipendenza con la politica, poiché oggi la questione è entrata prepotentemente nelle società occidentali, che sembrano non avere gli strumenti per affrontarla.
Poiché le parole sono importanti, in quanto definiscono le categorie, il confronto tra la società come la intende la visione islamica e come invece la intende quella democratica, appare piuttosto aspro, certamente la definizione “democrazia” non può essere usata nei due ambiti in modo neutro.
È evidente che dopo il crollo del muro di Berlino, con l’ingresso dell’era cristiana nel terzo millennio la democrazia comunicativa ed espansiva si trovano ad affrontare difficoltà assai diverse da quelle che precedentemente si conoscevano in un mondo bipolare. La sfida islamica alla democrazia si pone come “la sfida” per eccellenza.
L’antropologo indiano Arjun Appadurai ha ben evidenziato questa contraddizione nel suo saggio “Modernità in polvere” mettendo in risalto le criticità delle migrazioni di massa, volontarie o forzose che siano, ponendoli come fattori che determinano dimensioni sconosciute dell’immaginazione collettiva potenziandone l’impatto sulle strutture democratiche e sui poteri del sistema mondiale.
Queste trasformazioni se non opportunamente fermate in tempo, corroderanno le basi di quella democrazia che ha importanti contenuti sociali formatisi in particolare, con lacrime e sangue, dopo la seconda guerra mondiale.
È importante non sottovalutare il fatto che l’integralismo si serve dell’egocentrismo dei ricchi per rilegittimare l’egocentrismo dei poveri (in perfetta chiave post-comunista che vede l’immigrato come il fulcro di una nuova dimensione sociale) e proclamare così - il tanto desiderato dal socialismo e dall’islam - ritorno alla dimensione comunitaria, essendo disposti per raggiungere tale scopo a sacrificare vite, libertà individuali, parità di genere, libertà di pensiero e soprattutto l’odiata democrazia.


Sri Lanka, la strage dei cristiani: «Sono stati i jihadisti»
Martedì 23 Aprile 2019
Franca Giansoldati

https://www.ilmessaggero.it/mondo/sri_l ... 45799.html

Sri Lanka, la strage dei cristiani: «Sono stati i jihadisti». Le ultime due esplosioni sono avvenute ieri mattina, in una via semi deserta per via del coprifuoco. Un bagliore accecante, il fuoco e un rumore assurdo, poi a distanza di un paio di secondi, l'altra detonazione. Si trattava di un van imbottito di esplosivo che è stato fatto saltare con un timer nei pressi di una delle chiese che il giorno prima erano state teatro della carneficina.

Sri Lanka, i turisti italiani: «Chiusi negli alberghi, vogliamo andare via da Colombo»
Sri Lanka, l’orrore che spaventa l’Europa

Il santuario di Sant'Antonio, la chiesa di San Sebastiano, la chiesa di Sion sulla costa occidentale, e poi tre alberghi di lusso, Shangri-La, Cinnamon e Kingsbury. Nella festa più importante e simbolica dell'anno, la Pasqua, i cristiani si sono ritrovati nel mirino dei terroristi, bersagli prediletti, agnelli sacrificali solo perché cristiani e strumentalmente associati all'Occidente dall'islam radicale.

È stata un'altra Pasqua irrorata di sangue. Ormai accade puntualmente. L'anno scorso, durante tutto l'anno, la mattanza in chiesa aveva riguardato altre latitudini: Burkina, Nigeria, Filippine, Pakistan, Egitto. Stavolta è accaduto nello Sri Lanka, un'isola bellissima, meta di vacanze, in passato squassata dalla guerra civile.
Purtroppo stavolta il bilancio è raccapricciante, si parla di almeno 300 morti e oltre 500 persone rimaste ferite mentre erano a messa, o negli hotel. Non ci sono italiani. Gli stranieri sono 30, una piccola minoranza, ma provenienti da ben 11 Paesi. Otto dei morti venivano dall'India, quattro dagli Stati Uniti, tre dalla Danimarca, i tre figli dell'imprenditore dell'abbigliamento Anders Holch Povlsen. Due persone, di cui non sono state fornite le generalità, sono svizzere, una delle quali con passaporto anche di un altro Paesi, oltre a una terza persona che faceva parte della famiglia delle altre due vittime elvetiche con due diverse nazionalità, no precisate. Due persone, un uomo e una donna, provenivano dalla Spagna, due dall'Australia, due dalla Cina. Gli altri morti provengono da Olanda, Giappone e Portogallo.
Una successione di esplosioni attraverso kamikaze entrati in azione la mattina della domenica, mentre i riti andavano avanti in un clima di festa, con le palme, i colori liturgici più importanti, i turisti in vacanza, l'allegria del momento. Otto esplosioni a distanza, una raffica di morte che ha sventrato certezze, spezzato famiglie, rovinato i sogni di gente ignara, colpevole di essere nel posto sbagliato al momento sbagliato.
L'esplosione del van, invece, ieri mattina, almeno non ha fatto vittime. La polizia srilankese si è attivata subito, come i soccorsi e le unità speciali mobilitate. La polizia dopo un primo momento di attesa, ha ammesso che si è trattato del peggiore attentato islamico della storia del Paese, almeno da quando l'isola è stata teatro di una orrenda guerra civile finita nel 2009.

LA PISTA TERRORISTICA
Il clima resta pesante e non si sa nemmeno quando le autorità faranno rientrare il coprifuoco esteso a tutto il territorio. Il cardinale Rangjit, di Colombo, una autorità nazionale, ha implorato i cittadini a non cedere alle vendette, a non farsi giustizia da soli, ad aspettare gli esiti delle inchieste che non hanno tardato ad individuare i primi segnali precisi. Anche se non sono arrivate rivendicazioni immediate, la polizia ha ben pochi dubbi sulla matrice. Ieri ha confermato di avere arrestato 24 persone collegate al terrorismo e che dietro questo piano dettagliato e terribile c'è il National Thowheeth Jama'th, un gruppo terroristico islamista locale avente ampie ramificazioni internazionali. Sulle quali ora si sta lavorando con le intelligence di mezzo mondo. Secondo il capo della polizia, Pujuth Jayasundara, era stata diffusa almeno una settimana fa una direttiva che ipotizzava un possibile attacco. Si parlava di possibili atti suicidi nel periodo pasquale. Così come è accaduto.


Strage in Sri Lanka: la guerra Santa che non vogliamo vedere

https://www.panorama.it/news/politica/s ... amo-vedere

I terroristi che hanno colpito con le bombe uccidendo 290 persone (almeno) e ferendone altre 500 hanno scelto proprio la Messa della Pasqua per il loro attentato. Le cerimonia più sacra, nel "giorno" per eccellenza di ogni cristiano del mondo.

Hanno colpito quando le chiese erano stracolme, hanno colpito mentre si celebrava la resurrezione di Cristo.

Tutto questo non è un caso. Avessero messo le stesse bombe in uno stadio o in una stazione ferroviaria all'ora di punta, o nel bel mezzo di una festa avrebbero fatto forse ancora più morti.

Ma non era quello il loro obiettivo. Nel giorno in cui ancora questi terroristi restano senza una matrice, le bombe senza una rivendicazione, l'unica cosa sicura è che hanno voluto colpire ed uccidere dei Cristiani in nome di una "Guerra Santa" che oramai va avanti da decenni, in diverse parti del mondo, ma di cui nessuno parla. E chissà poi perché.

Certo, la lontananza di questi episodi non ci porta ad un coinvolgimento totale ma questo non deve distogliere la realtà. I cristiani vengono uccisi in Africa, Asia ogni giorno. Ma facciamo finta di non vedere.

Ci sono persone che mettono bombe in una Chiesa a Pasqua; ce ne sono altre che esultano sul web mentre Notre Dame brucia ("in nome di Allah"). Ma non si può dire. O, chi prova a farlo, è il solito "razzista" che fomentano "un pericoloso clima d'odio"...

Sarebbe ora di smetterla di tacere e di raccontare le cose come stanno.
La stessa chiarezza con cui, ad esempio, dell'uomo che ha fatto strage in una moschea di Christchurch, in Nuova Zelanda abbiamo detto che era: bianco, xenofobo, di destra e razzista.

Se vogliamo almeno difenderci in questa "Guerra Santa" forse dovremmo cominciare anche a descrivere con tutti gli aggettivi del caso quelli che ci ammazzano.

Alberto Pento
Infatti da sempre, da Maometto in poi si tratta di guerra criminale, idolatra, disumana, razziale, razzista, nazista, predatoria, razziatoria.
Non vi è nulla di santo ma solo infernalità demoniaca demenziale, idolatria criminale.




È una persecuzione mondiale 345 cristiani uccisi ogni mese
Gian Micalessin - Mar, 23/04/2019

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 83156.html

I dati sono allarmanti. I leader che ricordano le vittime di Colombo non hanno il coraggio di definirle cristiane

Sono i nostri Fratelli nella fede. Incarnano i nostri valori e le radici della nostra civiltà. Ma sono anche la comunità religiosa più perseguitata nel mondo.

Eppure ce ne freghiamo. E prima di noi se ne fregano i rappresentanti di quella sinistra cultura del politicamente corretto che ha divorato l'Europa e sta contagiando un Vaticano sempre più incline a guardare ai Cristiani come ai propri figli minori. Eppure statistiche e medie mensili sono tremende. Ogni mese 345 Cristiani vengono uccisi per ragioni di fede, 105 chiese o edifici cristiani sono bruciati o attaccati, 219 credenti finiscono sotto processo o in galera per aver professato la fede nel Vangelo. Le inquietanti cifre, diffuse da Open Doors l'organizzazione americana che ogni anno certifica la condizione dei Cristiani nei paesi più ostili, sono il termometro della nostra ignavia. Le scopriamo solo quando i nostri fratelli nella fede vengono dilaniati dalle bombe nello Sri Lanka, vengono bruciati vivi in Nigeria ed India o fuggono dalle mattanza islamiste in Iraq e Siria. Certo coloro che per primi dovrebbero ricordarsene non sembrano assai propensi a farlo. Capita qui in Italia dove i migranti islamici sono il vero grande cruccio di un Vaticano raramente pronto a prendere le difese dei cristiani di Siria. È capitato in Birmania dove - durante la visita di Francesco - si è rischiato l'incidente diplomatico nel nome dei Rohingya musulmani, ma non si è spesa mezza parola per le minoranze cristiane oppresse dei Karen e dei Kachin. Capita nuovamente con i cristiani dello Sri Lanka trucidati dai jihadisti e perseguitati dagli estremisti buddhisti, ma ignorati, in passato, dalla Santa Sede. Eppure le persecuzioni dei cristiani sono la grande tragedia dell'epoca moderna. Rappresentano sia in termini quantitativi che qualitativi una delle più grandi ingiustizie e prevaricazioni di questo secolo. I numeri e le statistiche lo dicono con chiarezza. Ed è triste che fra le più ignorate, vi siano quelle di un'autorevole istituzione del Vaticano come l'Aiuto alla chiesa che soffre (Acs). Nei suoi rapporti Acs rivela che almeno 300 milioni di cristiani, cioè 1 su 7 dei nostri fratelli, vivono in paesi dove basta dirsi cristiani per subire violenza o finire in galera. E ancora peggiori sono i numeri raccolti tra l'1 novembre 2017 e il 31 ottobre 2018 da Watch List 2019, il rapporto annuale di Open Doors. In quei 12 mesi 4136 cristiani sono stati uccisi per ragioni legate alla loro religione, 2625 sono stati sbattuti in galera senza alcun processo e 1266 chiese sono state distrutte da violenze anti- cristiani. Ma il culmine dell'ipocrisia si nasconde nei twitter con cui Barack Obama, Hillary Clinton e Nathalie Loiseau, vice ministro per gli affari europei di Macron, ricordano la strage nello Sri Lanka. Per Obama e Hillary, le vittime non sono «cristiani» ma «Easter worshippers» ovvero «celebranti della Pasqua». Per la Loiseau semplicemente non esistono. Nel nome del politicamente corretto la parola Cristiani diventa tabù. Le vittime trucidate dentro le chiese mentre pregavano per la Resurrezione di Cristo diventano esseri senza identità, fedeli senza un nome. Se poi bisogna identificare i responsabili della mattanza la vaghezza diventa ancora più assoluta. I probabili assassini islamici si trasformano in non meglio identificati «estremisti religiosi» senza nome e senza fede precisa. Eppure il rapporto di Open Doors parla chiaro. «In almeno sette dei dieci paesi in testa alla classifica - scrive Watch List - la causa primaria della persecuzione e l'oppressione islamica. Questo significa che per milioni di Cristiani la fede in Gesù può avere conseguenze assai dolorose... In quei paesi i Cristiani possono essere trattati come cittadini di seconda categoria, venir discriminati nel lavoro o subire attacchi e violenze».
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Maometto, il Corano, Allah e i maomettani cos'hanno di buono

Messaggioda Berto » mar apr 23, 2019 1:53 pm

Avete nascosto la Croce Non nascondete anche le stragi
Alfredo Mantovano - Mar, 23/04/2019

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 83150.html

Per tanti europei le feste religiose sono considerate nulla di più di occasioni per andare in vacanza.

Per i terroristi il calendario cristiano ha invece un peso decisivo: la ricorrenza più importante corrisponde da anni col momento in cui agire.

Ricordate la Pasqua 2016, a Lahore, in Pakistan? Terminata la Messa, una comunità di cristiani - ma c'erano anche non pochi musulmani - si riunisce in un parco: l'attentatore toglie la vita a nove donne, 31 bambini, 38 uomini. L'anno dopo, alla Domenica delle Palme, in Egitto, 45 persone sono uccise in due chiese copte, a Tanta e ad Alessandria. Il 2 aprile 2015 era Giovedì santo; all'università di Garissa, in Kenya, un gruppo di islamici fa irruzione e chiede a ogni studente di recitare la professione di fede coranica e uccidono 148 giovani solo perché cristiani.

Sarà necessario attendere per conoscere matrice e obiettivi degli attentati che alle 8.45 locali di domenica hanno colpito chiese cattoliche, chiese protestanti ed hotel in tutto lo Sri Lanka. Non è così scontato individuare il profilo degli attentatori, in un'isola teatro negli ultimi anni di episodi di estremismo buddista singalese, rivolti soprattutto alla minoranza tamil, quindi induista, e in generale contro le altre minoranze musulmane e cristiane. Un rapporto dell'Alleanza cristiana evangelica dello Sri Lanka, risalente al maggio 2017, censiva - nel quadro di intimidazioni di gruppi radicali buddisti come Bodu Bala Sena o Sinha Le, al fine di imporre la visione di una «nazione singalese» - 89 incidenti contro cristiani nel 2016, 36 nei soli primi cinque mesi del 2017, dalla negazione del diritto di sepoltura dei propri defunti nei cimiteri pubblici alla demolizione e chiusura di talune chiese, fino alle aggressioni e minacce di morte verso singoli. Lo stesso Rapporto, fra l'inizio del 2015 e il maggio 2017, elencava 44 attacchi alla comunità islamica.

Un quadro così complesso fa essere prudenti sull'attribuzione delle stragi. Ma fa emergere qualche punto fermo. Il primo: la libertà religiosa è un bene prezioso, e dovrebbe stare a cuore a tutti, non essere invocata quando si è minoranza perseguitata, come i musulmani nel Myanmar, e calpestata quando si è in maggioranza, come i musulmani nei Paesi in cui vige la sharia. È l'auspicio di Papa Francesco di ieri: che «tutti condannino questi atti terroristici disumani e mai giustificabili». Tutti significa tutti, senza eccezioni di tempo, di luogo e di confessione religiosa.

Il secondo: avere scelto la Pasqua e le chiese cristiane per colpire vuole dire che i cristiani sono le vittime prescelte. Vittime ideali: fanno notizia, il mondo ne parla, ma poi nella realtà nessuno si preoccupa veramente di loro.

E qui veniamo al terzo punto: la strage di Lahore durò mediaticamente due giorni, poi scomparve dalle cronache. Così è stato per Garissa, per Tanta e Alessandria, per quel che accade nella Nigeria di Boko Haram, per le comunità cristiane della Cina e del Venezuela... Da noi a Messa andiamo sempre meno, anche a Pasqua, nascondiamo le croci, e le nostre corti di giustizia ostracizzano i simboli della nostra fede. Qualche anno fa avremmo detto che lo Sri Lanka di oggi, se ignorato dai media e dai governi occidentali, potrebbe diventare l'Europa di domani. Non è più così: è il presente, come attestano tragicamente Londra, Berlino, Parigi, Nizza, Stoccolma... È ineluttabile? Cambierà quando dedicheremo ai nuovi Colossei qualche minuto in più del tempo del servizio in un tg. E quando ci chiederemo che cosa possiamo fare in concreto - e tanto si può fare! - per chi oggi muore a causa di Cristo a Islamabad, a Mosul, ad Abuja, a Caracas. Cambierà per loro. Cambierà soprattutto per noi.



Alberto Pento
I mussulmani non sono perseguitati come minoranza religiosa ma in quanto nazi maomettani che in tutto il mondo hanno sempre portato la discriminazione, lo sterminio e la guerra da Maometto in poi.



Magdi Cristiano Allam
23 aprile 2019

https://www.facebook.com/MagdiCristiano ... __tn__=K-R

L’Isis rivendica la strage dei cristiani nello Sri Lanka perpetrata da almeno sette terroristi islamici suicidi che hanno ottemperato a ciò che Allah prescrive nel Corano. Il nemico non sono i musulmani ma è l’islam. Per salvarci mettiamo fuorilegge l’islam dentro casa nostra

Cari amici, ora non si hanno più dubbi. L’Isis, il gruppo terrorista islamico che occupava un territorio tra la Siria e l’Iraq, ha rivendicato la strage di Pasqua in Sri Lanka: 321 morti e circa 500 feriti è il terrificante bilancio di otto attentati, cinque contro chiese cattoliche e tre contro dei grandi alberghi, perpetrati da almeno sette terroristi islamici suicidi che si sono fatti esplodere tra i fedeli e tra la gente. In una dichiarazione l’Isis afferma: "Coloro che hanno condotto l'attacco che ha preso di mira membri della coalizione a guida Usa e cristiani nello Sri Lanka l'altro ieri sono combattenti dello Stato islamico".
Questa mattina il ministro della Difesa Ruwan Wijewardene ha detto in Parlamento che secondo le prime indagini gli attacchi "sono stati compiuti come ritorsione dopo quello di Christchurch", la strage delle moschee dello scorso marzo in Nuova Zelanda. Il governo ha anche rivelato che due gruppi islamici locali sono sospettati dell'attentato: il National Thawheed Jamaat e il Jammiyathul Millathu Ibrahim che avrebbero perpetrato gli atroci attentati terroristici con il supporto di una rete internazionale con il coinvolgimento di terroristi islamici stranieri dell’Isis.
Sono stati identificati due dei terroristi islamici che si sono fatti esplodere nello Shangri-La Hotel nella chiesa di Batticaloa: Zahran Hashim e Abu Mohammed. In un video Zahran Hashim, dice: “Indù, cristiani e buddhisti sono miscredenti”, “Allah ha creato questa terra per i musulmani; solo i musulmani hanno il diritto di governare “. “La lealtà dei musulmani dovrebbe essere rivolta solo verso la nazione governata dai musulmani”.
Cari amici, ancora una volta di fronte ad una tra le più spietate stragi di cristiani nella nostra storia contemporanea, la Chiesa cattolica, l’Unione Europea, i governi europei pur deplorando l’atrocità dell’eccidio, non hanno condannato in modo chiaro e netto il terrorismo islamico. Persino nel lessico si evita di definirli terroristi, indicandoli come “jihadisti, combattenti o militanti”, e soprattutto si evita di accostare la parola terrorismo con la parola islamico, sostituendola con “islamista” come se fosse una categoria diversa o più genericamente “radicale”.
Eppure il terrorismo islamico è connaturato all’islam, i terroristi islamici sono quelli che più di altri ottemperano letteralmente e integralmente a ciò che Allah prescrive nel Corano e a ciò che ha detto e ha fatto Maometto.
«Allah ha comprato dai credenti le loro vite e i loro beni dando in cambio il Paradiso, poiché combattono sul sentiero di Allah, uccidono e sono uccisi. Promessa autentica per Lui vincolante, presente nella Torâh, nel Vangelo e nel Corano. Chi, più di Allah, rispetta i patti? Rallegratevi del baratto che avete fatto. Questo è il successo più grande». (9, 111)
«Combattano dunque sul sentiero di Allah, coloro che barattano la vita terrena con l’altra. A chi combatte per la causa di Allah, sia ucciso o vittorioso, daremo presto ricompensa immensa». (4,74)
«Getterò il terrore nel cuore dei miscredenti: colpiteli tra capo e collo (…) Non siete certo voi che li avete uccisi: è Allah che li ha uccisi» (8, 12-17).
«Combatti dunque per la causa di Allah – sei responsabile solo di te stesso – e incoraggia i credenti. Forse Allah fermerà l’acrimonia dei miscredenti. Allah è più temibile nella Sua acrimonia, è più temibile nel Suo castigo». (4,84)
«Vi è stato ordinato di combattere, anche se non lo gradite. Ebbene, è possibile che abbiate avversione per qualcosa che invece è un bene per voi, e può darsi che amiate una cosa, che invece vi è nociva. Allah sa e voi non sapete». (2, 216)
«Uccideteli ovunque li incontriate, e scacciateli da dove vi hanno scacciati: la persecuzione è peggiore dell’omicidio. Ma non attaccateli vicino alla Santa Moschea, fino a che essi non vi abbiano aggredito. Se vi assalgono, uccideteli. Questa è la ricompensa dei miscredenti». (2, 191)
«Quando poi siano trascorsi i mesi sacri, uccidete questi associatori ovunque li incontriate, catturateli, assediateli e tendete loro agguati (...)”. (9, 5)
«[gli ipocriti e i miscredenti] Maledetti! Ovunque li si troverà saranno presi e messi a morte.» (33, 61).
«Combatteteli finché non ci sia più persecuzione e il culto sia [reso solo] ad Allah. Se desistono, non ci sia ostilità, a parte contro coloro che prevaricano». (2, 193)
«E non chiamare morti coloro che sono stati uccisi sulla via di Dio, anzi, vivi sono, nutriti di Grazia presso il Signore!». (3, 169)
Cari amici, Allah nel Corano e Maometto nella sua vita hanno legittimato il terrorismo islamico suicida, hanno ordinato ai musulmani di uccidere e di morire promettendo in cambio il Paradiso con le 72 vergini perpetue. Ecco perché il nostro nemico non sono i musulmani come persone ma è l’islam come religione. Non commettiamo l’errore di cadere nella trappola letale di una variante del razzismo discriminando e perseguitando le persone che a vario titolo fanno riferimento all’islam. Dobbiamo invece avere l’onestà intellettuale e il coraggio umano di dire la verità in libertà anche sull’islam, prendendo atto che l’islam va messo fuorilegge dentro casa nostra perché è incompatibile con le leggi dello Stato, con le regole della civile convivenza, con i valori della sacralità della vita, pari dignità tra uomo e donna e libertà di scelta individuale che sostanziano la nostra civiltà. Andiamo avanti forti di verità e con il coraggio della libertà. Insieme ce la faremo.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Maometto, il Corano, Allah e i maomettani cos'hanno di buono

Messaggioda Berto » mar apr 23, 2019 7:18 pm

Roma, marocchino accoltella uomo con un crocifisso al collo a Termini Salvini alza il livello sicurezza
23 aprile 2019

https://www.ilmessaggero.it/roma/news/r ... 46802.html

Marocchino vede uomo con un crocifisso al collo e lo accoltella a Termini, a Roma. Nell'area della Stazione Termini un marocchino ha accoltellato un uomo che aveva un crocifisso al collo. L'immigrato sarebbe stato fermato. Non si hanno ancora notizie sulle condizioni della vittima. L'aggressore straniero ha poi tentato la fuga ma è stato fermato da un poliziotto. L'aggressione è avvenuta alla vigilia di Pasqua. Lo straniero, secondo la ricostruzione, ha adocchiato la vittima a bordo di un autobus. Dopodichè, stando alle testimonianze, ha tentato di sgozzarlo senza fortunatamente riuscirci.

Salvini alza sicurezza. Un marocchino ha accoltellato un uomo col crocifisso alla stazione Termini di Roma. Lo rende noto il ministro dell'Interno Matteo Salvini, che in seguito a quest'atto ha scritto a prefetti e questori. «Scrivo a tutti i prefetti e questori - annuncia Salvini - per aumentare controlli e attenzione in luoghi di aggregazione di cittadini islamici, per prevenire ogni tipo di violenza contro cittadini innocenti».

«I veri pericoli per la sicurezza vengono dal terrorismo islamico, non dai rossi o i neri che sono nostalgici». Lo afferma il ministro dell'Interno, Matteo Salvini, in un incontro con la stampa a Pinzolo.

Ad accoltellare l'uomo alla Stazione Termini sarebbe stato un marocchino che ha poi tentato la fuga ma è stato fermato da un poliziotto. L'episodio è avvenuto il 20 aprile scorso alla Stazione Termini di Roma. La vittima sarebbe un cittadino dell'Est. Il marocchino aveva notato la vittima su un bus e ha tentato di sgozzarlo a seguito di una lite.

Ha usato un coltello da cucina il marocchino che ha accoltellato un georgiano, scambiandolo per un italiano, nei pressi della stazione Termini, a Roma, alla vigilia di Pasqua. L'arma è stata sequestrata dagli agenti del commissariato Viminale che pochi istanti dopo l'aggressione hanno bloccato e arrestato il marocchino per tentato omicidio. L'uomo è stato trasferito in carcere.

M5S: «Rimpatri fermi, lettere non bastano». «Dopo Torino, Roma. I tristi fatti di cronaca di questi giorni, con l'aggressione prima a due agenti della polizia da un soggetto che sarebbe dovuto essere già espulso, poi con l'accoltellamento di oggi dimostrano che il vero problema sono i quasi 600mila irregolari che abbiamo in Italia. E sui rimpatri non è stato fatto ancora nulla. Il problema ce lo abbiamo in casa, non è che scrivendo una lettera o una circolare si risolvono le cose. Bisogna fare di più sui rimpatri che sono fermi al palo». È quanto sottolinea il M5S.




"Italiano cattolico di m...". E il marocchino lo accoltella: aggressione choc a Roma
Angelo Scarano - Mar, 23/04/2019

http://www.ilgiornale.it/news/roma/cris ... 83369.html

Terrore alla stazione Termini di Roma: un uomo avrebbe sferrato alcune coltellate contro il passeggero di un bus

Vigilia di Pasqua di sangue poco lontano dalla Stazione Termini a Roma.

Una lite tra due clochard si è trasformata in pochi istanti in un'aggressione violenta a colpi di coltello. Un marocchino dopo aver notato un uomo col crocifisso al collo su un bus, lo ha accoltellato tentando di sgozzarlo. Secondo quanto riferito dai testimoni l'aggressore avrebbe urlato alcuni insulti: "Italiano, cattolico di m...". La vittima è un clochard dell'Est. I due dopo una lite per motivi religiosi a bordo del bus, sono venuti alle mani.

Ma il marocchino dopo aver notato il crocifisso al collo della vittima avrebbe perso la testa. Prendendo il mano un coltello da cucina ha colpito il georgiano per poi darsi alla fuga. L'aggressione si è consumata davanti agli occhi di diversi testimoni che in quel momento si trovavano sul bus e sul piazzale della stazione. Uno di loro ha affermato che il marocchino avrebbe l'aggressore avrebbe mirato alla gola tentando di sgozzare il georgiano. Il marocchino è stato poi fermato da un poliziotto. La sua fuga infatti è durata qualche metro. L'uomo è stato trasferito in carcere. Durante l'attacco, secondo quanto riferisce l'Adnkoronos, il magrebino avrebbe usato un coltello da cucina. "Tutto si è svolto in pochi istanti - spiega un testimone - il georgiano è sceso dal bus e si stava dirigendo verso la stazione della metro in piazza dei Cinquecento dal lato di via Giolitti quando il marocchino lo ha raggiunto e lo ha aggredito. Poi è scappato in direzione di via Cavour".



La sinistra censura l’odio islamico – Il blog di Andrea Indini
23 apr 2019

http://blog.ilgiornale.it/indini/2019/0 ... o-islamico

Quante precauzioni senza senso. Non si riesce proprio a capire per quale strano motivo la sinistra abbia sempre paura di denunciare il terrorismo islamico. Non solo quando gli attentati sono lontani, si guardano dal fare qualsiasi allusione ai seguaci di Maometto. Anche quando l’emergenza è a casa nostra, chiudono gli occhi in nome di un imprecisato politically correct. Che cosa aspettano? Forse l’irreparabile?

Oggi i progressisti si sono infuriati con Matteo Salvini perché ha scritto a Prefetti e Questori chiedendogli di “aumentare controlli e attenzione in luoghi di aggregazione di cittadini islamici” in modo da “prevenire ogni tipo di violenza contro cittadini innocenti”. La levata di scudi è stata generalizzata. Il responsabile della comunicazione del Pd, Marco Miccoli, ha accusato il ministro dell’Interno di “sollevare un polverone”. “Aumenta paura e insicurezza”, ha fatto eco la deputata Giuditta Pini mentre Lia Quartapelle gli ha dato dell’”irresponsabile” ed è addirittura arrivata a dire che “fomenta l’odio e l’aggressività”. E così via. Eppure i fatti sono davanti gli occhi di tutti. Sabato scorso un marocchino ha tentato di sgozzare un passante perché portava al collo un crocifisso. Certo, erano due clochard. E, forse, per la sinistra questo particolare fa derubricare le violenze a una banale lite. Ma l’africano ha urlato “Italiano cattolico di merda”. Tanto che il pm ha contestato al 37enne il reato di tentato omicidio con l’aggravante dell’odio religioso.

Se questa aggressione non dovesse bastare a fare aprire gli occhi, domenica pomeriggio un senegalese, tal Ndiaye Migui, ha aggredito due poliziotti con una sbarra di ferro. Mentre gliela dava addosso ha urlato “Allah Akbar”, l’esclamazione che solitamente usano i terroristi islamici prima di attaccare. I due agenti se la sono cavata con una ferita alla testa e una alla mano. Ma avrebbe potuto andargli peggio. Come sarebbe potuto andare peggio se la polizia non fosse riuscita ad anticipare le mosse di due lupi solitari, Giuseppe “Yusuf” Frittitta e Ossama Ghafir, che volevano fare un’azione eclatante a bordo di un camion. Li hanno arrestati la scorsa settimana prima che potessero colpire. Al telefono dicevano: “La legge di Allah non si applica se non con la spada. E bisogna essere crudeli con i traditori. Devono morire tutti”.

Per i dem “non bisogna dare giudizi affrettati”. Ogni volta trovano il modo di girare intorno alle parole per censurare chi sono i colpevoli. La parola “terrorismo” raramente viene affiancata dall’aggettivo “islamico”. Basta scorrere i titoli della stampa progressista all’indomani di un qualsiasi attentato. La matrice viene quasi sempre omessa. E lo stesso vale per i fatti di cronaca. E puntualmente, quando ci ritroviamo in campagna elettorale, tornano a proporre ricette che hanno sonoramente fallito: ius soli, accoglienza indiscriminata dei migranti e apertura dei porti, corridoi umanitari, cooperazione e così via. Mai nessuno di loro che abbia il coraggio di parlare di sicurezza, contrasto all’estremismo islamico e prevenzione nelle comunità musulmane. Mai. E i risultati sono davanti agli occhi di tutti noi.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Maometto, il Corano, Allah e i maomettani cos'hanno di buono

Messaggioda Berto » mar apr 23, 2019 7:18 pm

Per salvare l'umanità tutta e anche quella infettata dal nazismo maomettano si dovrebbe seguire questa linea di condotta, affermare e difendere sempre e ovunque la libertà di parola, di pensiero e di critica:

-criticare e denunciare pubblicamente, in tutte le sedi possibili tra cui le piazze e i media, l'idolatria, l'ideologia e la pratica politico-religiosa nazi maomettana inventata Maometto;
-denunciarla nelle sedi istituzionali e giudiziarie e promuoverle contro procedimenti penali e la sua messa al bando come mostruosità criminale disumana come già fatto con il nazismo hitleriano;
-criticare e denunciare il suo ideatore Maometto come invasato criminale razzista e assassino, il suo Allah come idolo assetato di sangue e le loro prescrizioni contenute nel Corano come demenzialità e mostruosità disumane e criminali.

L'errore più grande che si possa fare è santificare l'Islam definendola religione di pace, di fraternità umana e di elevazione spirituale, giustificandone la violenza alle critiche, alla satira e all'ironia come ha fatto Bergoglio dopo la strage di Charlie Hebdo.
Il silenzio, la mancanza di critica è il primo passo verso la dhimmitudine e l'affermazione della violenza maomettana come cosa buona e giusta.


Islamici mettono a ferro e fuoco Copenhagen contro ‘blasfemo’
aprile 16, 2019

https://voxnews.info/2019/04/16/islamic ... o-blasfemo

https://youtu.be/KOgVD78F0AA

Copenhagen stile Islamabad. Gang di islamici ha messo a ferro e fuoco la un sobborgo ormai islamico della capitale danese, perché un danese ha ‘dissacrato’ il Corano.
Rasmus Paludan, leader politico e attivista per la libertà di espressione, aveva tenuto una manifestazione in cui ha lanciato in aria il Corano. Questo ha scatenato la guerriglia degli immigrati di seconda e terza generazione: veicoli e arredi incendiati, e 23 arresti.




La strage di cristiani in Sri Lanka: per salvarci mettiamo fuorilegge l'islam
Magdi Cristiano Allam
23 apr 2019
https://www.youtube.com/watch?v=gDBNpGq ... ture=share
L’Isis rivendica la strage dei cristiani nello Sri Lanka perpetrata da almeno sette terroristi islamici suicidi che hanno ottemperato a ciò che Allah prescrive nel Corano. Il nemico non sono i musulmani ma è l’islam. Per salvarci mettiamo fuorilegge l’islam dentro casa nostra.


Libertà delle "religioni" e libertà dalle "religioni", da tutte le idolatrie religiose, specialmente da quelle totalitarie, disumane, terroristiche e violente come quella nazi maomettana.
viewtopic.php?f=201&t=2827


Criticare l'Islam è una necessità vitale primaria, un dovere civile universale prima ancora che un diritto umano;
poiché l'Islam è il nazismo maomettano.

Non va solo criticato ma denunciato, contrastato, perseguito e bandito.
viewtopic.php?f=188&t=2811

La blasfemia vera è quella che sta alla base delle religioni, ossia la presunzione sacrilega di detenere il monopolio di Dio, dello Spirito Universale;
questa blasfemia è la fonte di ogni male, specialmente laddove questa presunzione demenziale si accompagna alla mostruosa e disumana violenza coercitiva.
L'odio e la violenza sono intrinsici all'Islam, a Maometto e al Corano, vanno denuciati, perseguiti e banditi come il male assoluto.


Bandire e combattere l'Islam come nazismo maomettano, prima che distrugga l'Europa e il Mondo
viewtopic.php?f=188&t=2374





Allam: "L'Europa deve bandire l'Islam o perirà"
Francesco Curridori - Lun, 29/04/2019

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 85943.html

Magdi Cristiano Allam ne è convinto: "L' unico modo per salvaguardare la nostra civiltà è mettere fuori legge l' Islam, come è stato in Occidente per 1300 anni"

Un'idea chiara, netta e radicale esplicitata diffusamente da Magdi Cristiana Allam nel suo ultimo libro "Stop Islam" nel quale il giornalista di origine egiziana spiega come la religione di Maometto sia "incompatibile con le leggi laiche dello Stato, le regole di civile convivenza e i valori fondamentali della civiltà occidentale".

Allam, in un'intervista al quotidiano Libero, fa una netta distinzione tra i musulmani e l'Islam:
"I fedeli possono essere moderati, ma la fede in Allah non lo è, perché prescrive l' odio verso i miscredenti e la loro sottomissione attraverso la violenza". "Pensa - dice rivolgendosi al direttore Pietro Senaldi - agli attentati di Pasqua in Sri Lanka: per noi i ragazzi che si sono fatti esplodere sono terroristi, ma nel loro mondo sono considerati dei buoni musulmani, perché si sono comportati come Maometto, che decapitava personalmente i propri nemici, e hanno ottemperato a quanto prescrive la Sunna, ovverosia il codice di comportamento islamico".
Secondo l'ex vicedirettore del Corriere della Sera "il vero pericolo mortale però non è il terrorismo, che possiamo sconfiggere perché siamo superiori militarmente e come intelligence, ma l' occupazione capillare che l' islam sta facendo del nostro territorio attraverso la proliferazione di moschee, scuole e centri di assistenza islamici finanziati da Paesi che sono nostri nemici".
Esiste una vera e propria sottomissione dell'Occidente nei confronti dell'Islam non solo perché "temiamo la loro reazione violenta e per questo, un pezzo alla volta, ci arrendiamo a essi" ma anche per motivi geopolitici ed economici.
"Noi ci facciamo invadere dalle loro moschee e dalla loro cultura come contropartita per i soldi che ci danno", dice attaccando, poi, direttamente, l'Unione Europea che"punta a eliminare la sovranità degli Stati e le identità localistiche per creare un unico mega soggetto" per "competere con i colossi Usa e Cina".
Una bugia, sostiene Allam, creata ad arte per "spalancare le frontiere a un' immigrazione incontrollata e creare un enorme meticciato".



Radio Maria lancia il monito "L'islam punta a farci fuori"
Fabio Marchese Ragona - Dom, 24/07/2016

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... JtTvkUBoW4

Padre Fanzaga sulla strage di Nizza: "Pericolo grave: più che politico è un problema soprattutto religioso"

L'islam vuole sostituirsi al cristianesimo.

Non usa mezzi termini e non sembra avere alcun dubbio Padre Livio Fanzaga, storico direttore di Radio Maria, finito spesso al centro delle polemiche per le sue esternazioni radiofoniche da molti considerate troppo «spinte» per un uomo di Chiesa.

Contro ogni coro islamofilo, il religioso bergamasco questa volta ha affidato i suoi pensieri senza filtri a un breve messaggio scritto sul sito web della radio cattolica: parlando della recente strage di Nizza, il padre scolopio ha infatti detto: «È doveroso chiedersi che cosa i musulmani pensino di noi e della religione cristiana; l'obbiettivo dell'islam di qualsiasi tendenza è quello di sostituirsi al cristianesimo e ad ogni altra espressione religiosa. I mezzi per farlo dipendono dalle circostanze storiche».

Un messaggio chiaro, un sasso lanciato nello stagno che apre di certo un dibattito sulla questione islam, considerato anche che a pronunciare queste parole non è stato un sacerdote sconosciuto nel corso di un'omelia in una chiesetta di campagna, ma l'ormai celebre Padre Livio, seguito ogni giorno da milioni di ascoltatori e di cybernauti che visitano il suo sito. «Il terrorismo di matrice islamica - scrive Don Fanzaga - rappresenta uno dei pericoli più gravi che incombono sulla nostra società. Il problema non è soltanto politico, ma anche e soprattutto religioso. Non vi è dubbio che la grande maggioranza di musulmani che vive in Occidente sia gente che vuole fare una vita tranquilla, ma l'obiettivo dell'Islam è di sostituirsi al cristianesimo».

A sostegno di queste parole, il religioso ha pubblicato a seguire un breve estratto del suo volume «Non praevalebunt. Manuale di resistenza cristiana», in cui il direttore di Radio Maria, riporta alla luce una vecchia pubblicazione di Stefano Nitoglia secondo cui, nonostante le differenze tra Islam moderato, radicale e di matrice terrorista, i fini appaiono sempre gli stessi: «La soggezione di tutto il mondo all'islam, considerato il sigillo e il compimento di tutte le rivelazioni, con il mondo (secondo la dottrina classica dell'islam, accettata da tutti i musulmani) suddiviso in due parti, il territorio dell'islam, dove vige la legge dell'islam e il territorio di guerra dove sono gli infedeli. Quest'ultimo territorio dev'essere conquistato e assoggettato all'Islam».

Parole che Padre Livio ha fatto sue, ritenendo peraltro inutile un ipotetico dialogo interreligioso con l'Islam in cui i cristiani proporrebbero la visione della fede cristiana ai musulmani «perché per essi il cristianesimo è quello che viene interpretato dal Corano e nessun argomento umano potrebbe cambiare quella che per loro è una rivelazione divina».

Una posizione, quella espressa da don Fanzaga, secondo cui l'islam vuole sostituirsi al cristianesimo, in netto contrasto con quella ufficiale del Vaticano, con il cammino intrapreso da Papa Francesco, impegnato sin dall'inizio del suo pontificato in un dialogo con l'islam sunnita e con quello sciita, convinto che «con i musulmani si può convivere». Proprio qualche giorno fa, ad esempio, uno stretto collaboratore del Papa, il vescovo spagnolo Miguel Angel Ayuso Guixot, segretario del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso ed esperto di Islam, è volato al Cairo per un incontro all'Università di Al-Azhar, uno dei maggiori centri d'insegnamento dell'Islam sunnita, retto dalla guida suprema, lo sceicco Muhammad Ahmad al-Tayyib. Nell'incontro, l'inviato papale ha discusso i termini e le modalità per un prossimo incontro che «segna la ripresa del dialogo tra Santa Sede e Al-Azhar per rafforzare i legami tra cristiani e musulmani». Nonostante ciò, Radio Maria e il suo direttore rimangono di un altro avviso: l'islam è un pericolo per i cristiani e in un altro editoriale intitolato «La donna e il drago» pubblicato qualche giorno fa, Fanzaga, parlando di terrorismo islamico ha ribadito: «Per quanto gli Stati si diano da fare, difficilmente verranno a capo di questo scatenamento infernale dell'impero delle tenebre. Per uscire vincitori di questo tremendo passaggio storico non bastano i mezzi umani, per quanto necessari».




La scure di Trump sui Fratelli musulmani: pronto a considerarli terroristi
Mauro Indelicato
30 aprile 2019

http://www.occhidellaguerra.it/trump-fr ... roristiche


Anche se il provvedimento riguarderebbe per intero il movimento, la possibile mossa di Donald Trump di inserire i Fratelli Musulmani nella lista delle organizzazioni terroristiche è inquadrabile come un nuovo intervento diretto dell’attuale amministrazione Usa nel quadro libico. La notizia della possibile scelta di campo netta da parte del presidente americano contro la fratellanza, arriva direttamente dalla Casa Bianca: ad annunciare come “imminente” la mossa di Trump è la portavoce Sarah Sanders.

“A breve il provvedimento a firma di Trump”

Anche se manca l’ufficialità e la stessa Sanders parla anche di “valutazione in corso”, a Washington si è sempre più convinti che oramai l’inserimento all’interno della lista di organizzazioni terroriste dei Fratelli Musulmani da parte di Trump è cosa fatta. La prima conseguenza pratica che andrebbe a colpire il movimento nato in Egitto nel 1928, riguarderebbe l’arrivo di gravi sanzioni economiche: chiunque intrattiene rapporti di tipo economico o politico con movimenti o società ricollegabili ai Fratelli Musulmani, verrebbe sanzionato. Questo di fatto isolerebbe maggiormente la fratellanza, la quale tra partiti politici ed istituti culturali è ben presente in tutto il medio oriente ed anche in Europa.

Trump si sarebbe convinto di attuare questa strategia, dicono da Washington, dopo la visita nella capitale Usa da parte del presidente egiziano Adel Fatah Al Sisi. Cioè di colui che appare come primo oppositore della fratellanza, dichiarata illegale nel suo paese dopo il suo arrivo al potere. Il movimento nasce in Egitto, si inserisce all’interno del contesto del cosiddetto “Islam politico”, in cui viene perseguito un ideale di società fedele ai dettami musulmani senza però ricorrere alla lotta armata. Soppiantato durante gli anni dei governi panarabi, la fratellanza ritorna in auge con le primavere arabe del 2011. Arriva al potere proprio in Egitto con Mohammed Morsi, il quale però nel 2013 viene cacciato dalla protesta di migliaia di manifestanti che invocano l’intervento dell’esercito.

Secondo quanto annunciato dalla portavoce Sanders, Trump starebbe pensando al provvedimento dopo “essersi consultato con il suo team del Consiglio di sicurezza nazionale e con i leader della regione per condividere le preoccupazioni sul movimento”.


Le conseguenze sullo scenario libico

Il fatto che il presidente Usa voglia inserire nella lista dei movimenti terroristici i Fratelli Musulmani in questo momento, non appare affatto casuale. La mossa potrebbe arrivare a pochi giorni dalla chiamata dello stesso Trump al generale Haftar, in cui il presidente Usa rivolge all’uomo forte della Cirenaica il riconoscimento per il proprio ruolo nella lotta al terrorismo. Khalifa Haftar è acerrimo nemico dei Fratelli Musulmani, in Libia li considera già alla stregua dei jihadisti e con il suo esercito nelle regioni orientali li combatte al pari di come combatte contro gruppi estremisti. In poche parole, con l’inserimento della fratellanza tra le organizzazioni terroristiche, verrebbe meno la differenza tra islam politico e islam radicale. Una posizione che Haftar assume già da tempo e che verrebbe appoggiata dal presidente Usa.

Tutto ciò si traduce in un ulteriore intervento americano in Libia. Anche perché il governo di Al Sarraj, che ufficialmente continua ad essere riconosciuto dagli Usa, ha al suo interno diversi membri della Fratellanza Musulmana. Il sempre più probabile intervento di Trump, dimostra ancora di più che in Libia è in corso una guerra per procura con Haftar appoggiato dall’Egitto ma soprattutto da Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti. Gli Usa, dichiarando la fratellanza alla stregua dei gruppi jihadisti, farebbero un grande favore agli alleati sauditi in funzione anti Qatar: l’emirato infatti, assieme alla Turchia di Recep Tayyip Erdogan, è principale finanziatore del movimento.

Anche se il ruolo dei Fratelli Musulmani appare discutibile, nel medio oriente come in Libia, sia per le posizioni ideologiche espresse che per il posizionamento geopolitico, dichiararlo organizzazione terroristica potrebbe apparire rischioso per diversi motivi. In primis perché la mossa si manifesterebbe come una decisa presa di campo in Libia da parte Usa con il rischio, nel contesto attuale, di generare ulteriori tensioni specie a Tripoli. In secondo luogo perché, proprio nell’ottica della lotta al terrorismo, mettere sullo stesso piano jihadismo ed Islam politico potrebbe generare, a lungo termine, maggiore confusione ed inedite pericolose alleanze interne all’islamismo.


Libia e l'IS, il colonialismo, Gheddafi e i clandestini
viewtopic.php?f=188&t=2250

Fratellanza mussulmana
viewtopic.php?f=188&t=2027
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Maometto, il Corano, Allah e i maomettani cos'hanno di buono

Messaggioda Berto » mer apr 24, 2019 8:35 pm

Magdi Cristiano Allam
24 aprile 2019
https://www.facebook.com/MagdiCristiano ... =3&theater
Cari amici, dietro alle recenti violenze a Roma e in Arabia Saudita c’è l’islam. Dare la caccia ai musulmani sarebbe una deriva di stampo razzista e sarebbe del tutto inefficace perché ci si limiterebbe a scalfire la punta dell’iceberg senza intaccare e scardinare l’iceberg. Dobbiamo avere l’onestà intellettuale e il coraggio umano di dire che la radice del male non sono tanto i terroristici islamici ma è l’islam che ispira, legittima, giustifica e premia coloro che uccidono e muoiono per la causa di Allah. Solo se diremo la verità in libertà anche sull’islam, saremo pienamente noi stessi dentro casa nostra. Andiamo avanti. Insieme ce la faremo.
Ne parliamo alle ore 18 nella Diretta Facebook «Mezz’ora culturale con gli Amici di MCA» su questa pagina Facebook.com/MagdiCristianoAllam. Siete tutti invitati a partecipare con i vostri commenti e le vostre domande. Vi aspetto.


Chi a Roma ha tentato di sgozzare un cristiano con il crocifisso al collo e le 37 condanne a morte in Arabia Saudita tramite decapitazione, impiccagione e crocifissione si ispirano a ciò che Allah prescrive nel Corano

https://www.facebook.com/MagdiCristiano ... __tn__=K-R

Cari amici, che cosa hanno in comune il tentativo di un marocchino alla vigilia di Pasqua a Roma di sgozzare con un coltello da cucina nella centralissima ed affollata Stazione Temini un uomo solo perché aveva il crocefisso al collo dicendogli “italiano, cattolico di merda”, e le pubbliche esecuzioni in piazza di 37 arrestati per terrorismo ieri in Arabia Saudita, tramite decapitazione, impiccagione e crocifissione? Entrambi gli atti di violenza e morte sono pienamente legittimati e sono prescritti da Allah nel Corano.
Sbagliano quindi Salvini, il Movimento 5 Stelle e la Meloni a puntare il dito sui musulmani come persone anziché sull’islam come religione. Il Ministro dell’Interno ha detto: «Scrivo a tutti i prefetti e questori per aumentare controlli e attenzione in luoghi di aggregazione di cittadini islamici, per prevenire ogni tipo di violenza contro cittadini innocenti».
Per il M5S il problema non sarebbero neppure i soli musulmani ma i quasi 600 mila stranieri irregolari. In evidente polemica con il Ministro dell’Interno e capo della Lega Salvini, ha detto: "Dopo Torino, Roma. I tristi fatti di cronaca di questi giorni con l'aggressione prima a due agenti della polizia da un soggetto che sarebbe dovuto essere già espulso, poi con l'accoltellamento di oggi dimostrano che il vero problema sono i quasi 600mila irregolari che abbiamo in Italia. E sui rimpatri non è stato fatto ancora nulla. Il problema ce lo abbiamo in casa, non è che scrivendo una lettera o una circolare si risolvono le cose. Bisogna fare di più sui rimpatri che sono fermi al palo".
Questa è stata invece la reazione di Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia: "Se i musulmani pensano di portare la guerra santa in casa nostra, è arrivato il momento di prendere provvedimenti anche drastici: non resta che bloccare ogni tipo di immigrazione islamica finché non si saranno chiariti meglio le idee. Intendiamo difendere le nostre radici classiche e cristiane dal processo di islamizzazione dell'Europa, se ne facciano una ragione i buonisti e i sultani di mezzo mondo".
La verità è che il marocchino che ha tentato di sgozzare un cristiano identificato dalla croce che portava al collo, ottemperava a ciò che Allah prescrive nel Corano:
«Combattete coloro che non credono in Allah e nell’Ultimo Giorno, che non vietano quello che Allah e il Suo Messaggero hanno vietato, e quelli, tra la gente della Scrittura, che non scelgono la religione della verità, finché non versino umilmente il tributo e siano soggiogati». (9,29)
«Vorrebbero che foste miscredenti come lo sono loro e allora sareste tutti
uguali. Non sceglietevi amici tra loro, finché non emigrano per la causa di
Allah. Ma se vi volgono le spalle, allora afferrateli e uccideteli ovunque li
troviate. Non sceglietevi tra loro né amici né alleati». (4, 89)
«Dicono i giudei: “Esdra è figlio di Allah”; e i nazareni dicono: “Il Messia
è figlio di Allah”. Questo è ciò che esce dalle loro bocche. Ripetono le parole
di quanti già prima di loro furono miscredenti. Li annienti Allah (…)” (9, 30)
«O voi che credete, non sceglietevi per alleati i giudei e i nazareni, essi
sono alleati gli uni degli altri. E chi li sceglie come alleati è uno di loro. In
verità Allah non guida un popolo di ingiusti». (5, 51)
«Sono certamente miscredenti quelli che dicono: “Allah è il Messia, figlio
di Maria!”. Mentre il Messia disse: “O Figli di Israele, adorate Allah, mio Signore e vostro Signore”. Quanto a chi attribuisce consimili ad Allah, Allah gli preclude il Paradiso, il suo rifugio sarà il Fuoco. Gli ingiusti non avranno chi li soccorra! Sono certamente miscredenti quelli che dicono: “In verità Allah è il terzo di tre”. Mentre non c’è dio all'infuori del Dio Unico! E se non cessano il loro dire, un castigo doloroso giungerà ai miscredenti». (5, 72-73)

In Arabia Saudita questa è la motivazione per la condanna a morte di 37 cittadini sauditi, secondo l’Agenzia di stampa ufficiale: "La pena di morte è stata comminata ad alcuni criminali per aver adottato ideologie estremiste terroristiche, per aver formato cellule terroristiche e per aver messo a repentaglio la sicurezza oltre che per aver cercato di spargere il caos e provocare conflitti ideologici".
Ebbene i termini usati per sostanziare la condanna a morte e la modalità della condanna a morte corrispondono a ciò che Allah prescrive nel Corano:
«La ricompensa di coloro che fanno la guerra ad Allah e al suo Messaggero e che seminano la corruzione sulla terra è che siano uccisi o crocifissi, che siano loro tagliate la mano e la gamba da lati opposti o che siano esiliati sulla terra: ecco l'ignominia che li toccherà in questa vita; nell'altra vita avranno castigo immenso». (5, 33)

Cari amici, dietro alle violenze a Roma e in Arabia Saudita c’è l’islam. Dare la caccia ai musulmani sarebbe una deriva di stampo razzista e sarebbe del tutto inefficace perché ci si limiterebbe a scalfire la punta dell’iceberg senza intaccare e scardinare l’iceberg. Dobbiamo avere l’onestà intellettuale e il coraggio umano di dire che la radice del male non sono tanto i terroristici islamici ma è l’islam che ispira, legittima, giustifica e premia coloro che uccidono e muoiono per la causa di Allah. Solo se diremo la verità in libertà anche sull’islam, saremo pienamente noi stessi dentro casa nostra. Andiamo avanti. Insieme ce la faremo.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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