Il pacco dei 5 Stelle, le scimmie dell'orango genovese

Re: Il pacco dei 5 Stelle, le scimmie dell'orango genovese

Messaggioda Berto » gio mag 03, 2018 6:23 am

Fvg, il M5S non arriva primo in nessun Comune
Francesco Curridori
Lun, 30/04/2018

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 20999.html

Il Movimento Cinque Stelle non riesce a vincere in nessuno dei 215 Comuni del Friuli Venezia Giulia e in molte realtà è sotto il 10%. Molto male nelle grandi città

Dopo il Molise anche dal Friuli Venezia Giulia arriva una sonora batosta elettorale per il M5S.

I grillini, che in questa Regione il 4 marzo scorso avevano preso il 24,5% alle Politiche (pari a quasi 170mila voti), si sono fermati a un misero 11,6% ottenuto dal loro candidato presidente, Alessandro Fraleoni Morgera. Un calo che, al netto dei dovuti distinguo tra le due competizioni elettorali, è di 100mila preferenze. Se si considerano solo i voti di lista, i consensi per il M5S si fermano 7% (pari a 29.835 preferenze).

Ma quel che sorprende è che il M5S non vince in nessuno dei 215 Comuni della Regione, in moltissimi non supera nemmeno il 10% e Morgera, nel migliore dei casi, si classifica terzo. In alcuni casi è superato anche dall’outsider ex presidente di Regione ed ex sindaco di Udine, Sergio Cecconi. Soltanto in una ventina di paesi, tra l’altro scarsamente abitati, i grillini superano il 15% dei consensi. Si va dal 23% di San Pier d’Isonzo (237 preferenze) al 22,6% di San Canzian d’Isonzo, pari a 573 voti. Il 19,5% ottenuto a Ronchi dei Legionari corrisponde a soli 975 voti. Le note dolenti arrivano, invece, dai capoluoghi e dalle grandi città (Monfalcone, Sacile, Cordenons, Codroipo e Tolmezzo).

Il 15,2% di Trieste è pari a 11828 voti, mentre il 14,8% preso a Gorizia corrisponde a sole 2.089 preferenze. Il 10,3% di Udine vale soltanto 4252 preferenze è il 9,2% di Pordenone ha portato in dote al candidato presidente solo 2.022 voti. A Monfalcone, tradizionale roccaforte rossa espugnata dal centrodestra nel 2016, il candidato pentastellato ottiene il 16,7% pari a 1647 preferenze. Va ancora peggio nelle altre città: Cordenons e Sacile 10%, Codroipo e Tolmezzo 9%.


Pd e M5s a picco al Nord Scatta l'emorragia di voti
Franco Grilli - Mer
02/05/2018

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 21509.html

Il dem e 5 Stelle dopo il voto in Friuli rischiano grosso. Il trend può portare ad una riduzione dei consensi anche in chiave nazionale

Una vera e propria emorragia di voti. Il risultato delle regionali in Friuli Venezia Giulia sottolinea come potrebbero cambiare gli equilibri in caso di ritorno al voto.

Il Partito Democratico e il Movimento Cinque Stelle hanno subito una sonora sconfitta che ha permesso a Fedriga, candidato del centrodestra, di prendere il timone della Regione con più del 50 per cento dei consensi. Il risultato del Friuli, come sottolina Roberto Weber, presidente dell'Istituto Ixè, sull'HuffPost, potrebbe essere una sorta di trend che può replicarsi in tutto il Nord.

Di fatto il comparto voti del centrosinistra al nord mostra una progressiva riduzione. Ad esempio, per quanto riguarda il Friuli, nelle elezioni del 2006 inizia la grande emorragia. Circa 50 mila vengono persi alle politiche del 2008. Altri 94mila voti poi spariscono con Bersani nel 2013 e 24mila voti vengono persi dal Pd a guida Renzi. Di fatto si passa da un totale di 211.508 del 2006 a 144.361 del 2018. Il trend del centrodestra è inverso che dopo il calo delle politiche del 2013, ha recuperato la quota che va oltre i 100mila voti con le elezioni del 4 marzo. Più preoccupante lo scenario per il Movimento Cinque Stelle che in Friuli passa dai 196mila del 2013 ai 62mila del 2018. Il trend, secondo Webber potrebbe segnalare una emorragia di voti che potrebbe scattare già in tutto il Nord dopo il precedente Friuli. E dietro il risultato di Fedriga potrebbe esserci, in nuce, lo scenario che potrebbe palesarsi con un ritorno alle urne. Al Nord il centrodestra potrebbe fare il pieno lasciano le briciole ai dem e ai pentastellati.
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Re: Il pacco dei 5 Stelle, le scimmie dell'orango genovese

Messaggioda Berto » gio mag 03, 2018 6:32 am

Di Maio chiude al Pd e attacca "Finisce qui, Renzi sabotatore"
Luca Romano
Mer, 02/05/2018

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 21516.html

Il grillino di fatto chiude le porte prima della direzione dem. Poi ribadisce: "La nostra intenzione è quella di votare"

Dopo aver attaccato Matteo Salvini, Luigi Di Maio, ospite di Porta a Porta su Rai Uno, sposta il mirino su Matteo Renzi.

Il capo politico del Movimento Cinque Stelle ha criticato apertamente la scelta del segretario dem di chiudere la porta ad una trattativa con i 5 Stelle. L'ex premier è stato molto chiaro nella sua ENews: "Personalmente credo che la linea che il PD ha tenuto, la linea del tocca a loro, sia quella più giusta. Qualcuno dei nostri amici e compagni di partito - come Piero Fassino ieri sera a Porta a Porta - ha chiesto al PD di allearsi con il Movimento Cinque Stelle per un nuovo bipolarismo centrosinistra-centrodestra. A me sembra un errore". Insomma di fatto resta chiaro il "Renzi-pensiero": no a governi in compagnia dei grillini. La presa di posizione dell'ex segretario dem non è stata certo gradita da Di Maio che dal salotto di Porta a Porta lo etichetta come un "sabotatore": "Ha sabotato il dialogo tra M5s e Pd.

Di fronte a Fico, incaricato da Mattarella, non solo Martina ma anche Delrio e Marcucci hanno dato la disponibilità al dialogo. Nel frattempo in attesa della direzione del Pd, Renzi va da Fazio e chiude tutto". Poi ribadisce la sua proposta per un ritorno al voto: "Portare gli italiani per un anno - o anche 6-7 mesi - senza governo, penso sia assurdo. Non si può votare a giugno? Allora si voti prima possibile, alla prima data utile. Chiediamo il voto anticipato perché l'alternativa è il governo dell'ammucchiata". Infine mette la parola fine alle trattative con i dem anticipando le conlcusioni della direzione Pd di domani: "Ho rispetto per il momento del Pd, per la Direzione nazionale di domani", ma "a questo punto per noi finisce qui".
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Re: Il pacco dei 5 Stelle, le scimmie dell'orango genovese

Messaggioda Berto » lun dic 03, 2018 10:17 pm

Di Maio ha definitivamente ucciso il Movimento 5 stelle
Andrea Viola
3 dicembre 2018
Avvocato e ex consigliere comunale Pd

https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/1 ... 7iOnYo-OiA

Diciamolo subito: Di Maio ha definitivamente ucciso il Movimento 5 stelle. Le sue bugie e le sue responsabilità sono oramai oggettive, provate e riprovate. I fatti certi sono oramai sempre più gravi e documentati. Il grande paladino dell’onestà a senso unico è naufragato grazie alla sua stessa ed enorme ipocrisia.

Veniamo ai fatti. L’impresa oggetto di causa per lavoro nero è di Luigi Di Maio, come socio al 50% con la sorella. Documentato e provato. Precedentemente l’impresa era intestata alla madre che come dipendente pubblico non poteva legalmente ricoprire quel ruolo. Il perché di questo fatto è molto chiaro: il padre di Di Maio ha un debito con Equitalia di 172mila euro e per eludere eventuali procedure esecutive ha intestato l’azienda alla propria moglie. Anche se non poteva farlo. Prima domanda: il condono fiscale voluto dal governo giallo-verde verrà utilizzato dal padre di Di Maio?

Andiamo avanti. Di Maio aveva sempre detto di aver lavorato nel periodo estivo nell’azienda di famiglia. Seconda domanda: come mai di questo lavoro estivo non vi è alcuna traccia formale? Solo delle busta paga da febbraio a maggio 2008.

Nell’ultima puntata delle Iene altre inquietanti rivelazioni. Sono stati scoperti quattro fabbricati abusivi nei terreni di famiglia. In questo caso sempre Di Maio durante l’intervista delle Iene, fortemente imbarazzato, diceva di ricordare solo una stalla. Smentito in diretta. Infatti, dove Gigino diceva esserci una stalla vi è una piscina con locale per cene e feste. Tutto documentato con le stesse foto pubblicate da Di Maio sulla sua pagina Facebook negli anni precedenti. Capita sempre a chi mente. Dimenticare le cose fatte e dette in precedenza. Terza domanda: perché mentire così spudoratamente?

Insomma, una situazione veramente imbarazzante che rischia di arrivare ben presto davanti la Procura della Repubblica per il reato di concorso in elusione fraudolenta. Infatti, secondo un avvocato dello studio Martinez & Novebaci, consultato dalle Iene, Luigi Di Maio potrebbe incorrere in detto illecito. Motivo semplice. Nell’ultimo servizio sul caso, andato in onda ieri sera, si avanza il sospetto che Antonio Di Maio sia stato il socio occulto, proprietario di fatto dell’Ardima Costruzioni, e che il figlio, ora vicepremier, abbia fatto da prestanome. E qui le responsabilità sono dirette e non scaricabili sul padre (nonostante Antonio tenti di negare ogni coinvolgimento del figlio). Quarta domanda: com’è possibile che il proprietario di una società non sappia nulla di quello che accade all’interno della sua azienda?

Parla Antonio Di Maio, il papà di Luigi: "Chiedo scusa per gli errori che ho commesso alla mia famiglia e agli operai"

Questo il quadro che sempre più sta emergendo. E il vice premier, ministro del Lavoro, più parla e più si aggroviglia nel torbido delle bugie, ipocrisia e della vergogna. Sono fatti incontrovertibili non opinioni, potrà non piacere ma è la realtà. Poco serve continuare a parlare del Pd, di Renzi, Boschi o dei giornalisti cattivi a seconda dei casi. Ed è sempre più inquietante che ogni volta si critichi un esponente del Movimento arrivi la gogna mediatica e una valanga di pesanti offese e minacce. Chi per anni non ha fatto altro che dichiararsi il più bello e onesto del mondo, accusando tutti di gli altri di disonestà, non può di certo scandalizzarsi se poi una volta al governo viene controllato. In altri casi meno gravi si sono chieste le dimissioni di ministri e governi.

In tutto questo, poi, Salvini ha completamente in mano il governo e anche in questo caso le balle politiche di Di Maio sono ancor più gravi. Oltre a non aver abolito la povertà, Gigino aveva detto di aver già dato alla stampa le tessere per il reddito di cittadinanza. Una farsa pazzesca. Smentito da tutti e dal suo stesso governo. Il reddito di cittadinanza oltre a non essere presente nella Manovra finanziaria non è presente in alcun documento formale. Rimane nel libro dei sogni. Altra domanda: come può un vice premier mentire così spudoratamente creando false illusioni ed aspettative?

Questa la cruda realtà. Ad oggi gli unici provvedimenti approvati dal governo vedono Salvini piglia tutto. Provvedimenti di ultra destra che hanno anche visto la presa di distanza da parte del presidente Fico. Insomma, un Movimento che ha rinnegato se stesso e con un “leader” che rischia di annegare davanti alle sue sempre più frequenti bugie. Salvini che continua a ridere e a fare programmi con Berlusconi. Un Movimento 5 stelle utile solo alla destra e alle poltrone personali. Una sfida, cari grillini: trovate un provvedimento reale che il governo ha approvato secondo il programma del Movimento. Vi stupirete, forse.
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Re: Il pacco dei 5 Stelle, le scimmie dell'orango genovese

Messaggioda Berto » gio gen 17, 2019 8:53 am

Beppe Grillo fischiato a Oxford attacca gli studenti: «Avete lasciato l'Italia»

https://www.ilmessaggero.it/politica/gr ... 33511.html

Si appalesa tra gli studenti della Oxford Union tutto impettito. Cappotto color fumo e una benda sugli occhi, la mano tesa in segno di saluto e il passo ieratico di chi giù pregusta gli incensi sui tabloid d'Oltremanica. Ma dopo una serie di lazzi grotteschi e risposte urticanti l'Elevato finisce fischiato. E così, dopo un'ora e un quarto di resistenza, la platea dell'ateneo britannico travolge la performance di Grillo con un coro di «buu!».

«Buffone!», gli grida qualcuno. «Mettiamo fine a questa farsa», lo incalza un altro. «Imbarazzante. Una caporetto», è la sintesi di Cristian Trovato, studente catanese dell'università di Oxford che ha postato sui social un frammento dello show. Pur di regalarsi vita facile nella prestigiosa sede dei dibattiti dell'ateneo britannico che in passato aveva ospitato giganti del Novecento come il Dalai Lama e Madre Teresa, Beppe Grillo ce l'aveva messa tutta. No ai giornalisti in sala. Ma dove non arriva la stampa («il vero pericolo populista», sibila agli studenti), arriva proprio quella rete magnificata dal comico a puntare i riflettori sul flop. Presentato come «uno dei politici più rappresentativi d'Europa», il Garante si becca la prima ondata di gelo quando prova a spiegare il suo ingresso in sala bendato.

Beppe versione Tiresia risponde che lo ha fatto «perché non vuole vedere questa Uk, imprigionata dalle discussioni su Brexit in una finta democrazia», racconta ancora Trovato. Dopo l'imbarazzo palpabile, il comico però non demorde. Spiega che è contrario a un altro referendum inglese «perché sarebbe la negazione della democrazia». Silenzio perplesso. Prova a scaldare il pubblico con qualche vecchia zampata, ma niente. Tenta con i soliti slogan contro la finanza. Li mescola persino a una digressione sui barboni accampati in giro per Oxford. Si autodefinisce «un comico governativo». Ma niente. Non è aria. Il pubblico comincia a snervarsi.

Grillo continua peraltro a parlare a raffica in italiano, e lascia indietro il povero traduttore che finisce a fare il comprimario involontario del suo spettacolino. «Imbarazzante. La maleducazione di parlare ad una platea internazionale in italiano impedendo al traduttore di tradurre», assicura chi c'era. Ma è quando arrivano le odiate domande, che il clima in sala si fa incandescente. Beppe, memore degli insulti sul web dopo la firma sul manifesto di Burioni in compagnia di Renzi, perde la pazienza. «Nessuno si è mai sognato di andare contro i vaccini, per noi ci vuole un'informazione capillare, non l'obbligo».

Uno studente lo accusa però di essere contraddittorio, tra gli applausi liberatori della sala. È solo l'antipasto dello strappo, che arriva plateale quando gli studenti britannici rinfacciano al Movimento, alfiere della democrazia diretta, un'ondata di espulsioni dei dissidenti senza precedenti. «Nessuno manda via nessuno», nega Grillo. Che poi passa al contrattacco. «Cosa volete? Avete lasciato il vostro Paese», replica agli studenti di stanza a Oxford. Molti, italiani come Trovato, urlano di non aver abbandonato la loro terra e lasciano la sala furiosi. Infine cala il sipario, tra rari applausi e fischi sonori. «Buffone», è il coro che si leva. E Grillo bofonchia imbarazzato: «Non siete cortesi».

A sentire il comico però è andata di lusso. Oxford? «Bellissimo, era pienissimo». Litigi? Ma quando mai. «Non ho attaccato nessuno, nessun insulto». «Penso di aver dato una buona impressione», assicura in tv. Ma in tanti dentro al Movimento pensano invece che l'Elevato non ne azzecchi più mezza. Dal surreale controdiscorso di San Silvestro al manifesto per la scienza non è stato proprio un trionfo, ultimamente. Senza contare le uscite sulla Tav e sulla cannabis, e lo scambio di amorosi sensi con Fico a Napoli che hanno molto indispettito Di Maio. «Se Beppe vuole giocare al guastatore nella speranza di coccolare la sinistra del Movimento che è stata fatta a pezzi, ormai è fuori tempo massimo. Ben gli sta la figuraccia di Oxford, ormai non incanta più nessuno», è la chiosa invelenita di un parlamentare stellato.






Beppe Grillo umiliato dagli studenti di Oxford: «Vai via buffone»
martedì 15 gennaio
Enesto Ciecaquaglia

http://www.secoloditalia.it/2019/01/bep ... QNeigQ6jaE

Pensava che gli studenti di Oxford fossero come certi studenti italiani che sono simpatizzanti per il M5S. Ma si sbagliava di grosso. La giornata passata ieri da Beppe Grillo nella prestigiosa università inglese verrà probabilmente rcordata come una delle più umiliani nella carriere del “garante” del Movimento 5 Stelle.
«Mettiamo fine a questa farsa»

Prima Beppe Grillo sì è presentato con gli occhi bendati ricevendo solo qualche freddo applauso. Certe trovate possono impressionare qualche spettatore di cabaret, non certo studenti e professori di uno dei più importanti atenei del mondo. Al momento del confronto con il pubblico. Grillo – come ricostruisce il Corriere delle Sera– ha cominciato a non rispondere alle domande e a fare battute. A quel punto il pubblico si è innervosto, anche perché il comico, che parlava in italiano, era affiancato da un interprete che sembrava più una spalla comica che un compito professionista. Il finimondo è scoppiato quando Grillo ha parlato dei vaccini «Buu!» , «buffone!», «mettiamo fine a questa farsa!»: queste le parole più “gentile” piovite addosso allo showman genvese. Grillo ha tentato di sdrammatizzare mormorando «non siete cortesi…». Ma la frittata era fatta e la brutta figura rimediata.



Gli studenti di Oxford a Grillo: «Un’occasione persa»
16 gennaio 2019

https://www.corriere.it/politica/19_gen ... f434.shtml

Il 14 gennaio 2019 Beppe Grillo è stato invitato a parlare alla Oxford Union, la storica società di dibattiti basata a Oxford ma indipendente dall’Università. Come studenti e ricercatori italiani a Oxford, siamo andati all’evento con l’intenzione di capire e confrontarci con il pensiero di una figura pubblica che ha influenzato in maniera determinante la cultura politica del nostro paese negli ultimi anni. Dopotutto, la natura stessa della Oxford Union invita non soltanto ad ascoltare, ma anche ad interagire – in maniera informata – con i personaggi pubblici chiamati a dibattere. Molti di noi sono arrivati preparati, come (futuri) specialisti in temi che spaziano dalla scienza all’economia e alla politica. Abbiamo consultato fonti diverse: studi specifici, quotidiani nazionali, opinioni autorevoli e fonti ‘primarie’ quali il blog e video di diversi interventi tenuti da Beppe Grillo. Purtroppo, per come si è svolto l’incontro, riteniamo che si sia persa un’occasione simbolica per un confronto (qui il Caffè di Gramellini, «Oxford Vaffa University»).

Fin dall’inizio dell’evento il traduttore ha fatto fatica a trovare spazio per rendere accessibile la verve espositiva di Beppe Grillo, portando il vasto pubblico non italiano a seguire l’incontro con difficoltà. I maggiori ostacoli comunicativi si sono riscontrati al momento delle domande. Spesso Grillo ha iniziato le sue risposte screditando le fonti d’informazione utilizzate dagli studenti. Ha accusato il mediatore dell’evento di essere stato fuorviato dai media italiani, presentati come di parte. Uno studente italiano ha chiesto all’interlocutore la sua opinione sulla tesi del libro Supernova, secondo cui il Movimento 5 Stelle avrebbe tradito i propri valori fondanti. Grillo ha risposto che l’autore aveva risentimenti personali. Ad altre domande su dichiarazioni attinenti alla scienza espresse nel passato (e.g. AIDS e vaccini), ha risposto che queste non riflettono il suo pensiero in quanto tratte da spettacoli comici. Come fonti affidabili da cui attingere per il suo pensiero e l’influenza sul M5S, Grillo ha citato il suo blog e quello del Movimento, fonti purtroppo difficilmente accessibili a un pubblico straniero a causa della barriera linguistica.

In risposta alle critiche rivolte all’attendibilità delle fonti citate, Grillo ha sviato in molti casi gli argomenti, parlando di altro. Per questo, ci piacerebbe avere un ulteriore chiarimento su quella che ci era sembrata una contraddizione di fondo durante il monologo iniziale e su un punto fondamentale della relazione tra esperti, politica e democrazia. Da un lato, è stata riconosciuta l’importanza dello studio e dell’approfondimento nelle materie scientifiche – riscontrata, tra le altre cose, dalla firma del Patto trasversale per la Scienza di pochi giorni fa. Dall’altro, Grillo ha portato avanti attacchi contro il ruolo degli «esperti». Sfortunatamente, la sua risposta si è concentrata sulle qualità e l’importanza della contraddizione come metodo euristico.

E infine, durante l’intervento, Grillo ha affermato che noi italiani a Oxford abbiamo «abbandonato il Paese». In quanto rappresentanti di un gruppo eterogeneo, di orientamenti politici diversi – accomunato però dall’amore per l’Italia ma anche dal rispetto per l’onestà intellettuale – riteniamo questa affermazione ingiusta. A nostro avviso, il rigore scientifico, l’analisi critica e l’approfondimento nella ricerca sono valori fondanti di ogni disciplina, nonché ricchezze da mettere a disposizione del bene comune. A titolo personale, intendiamo fare esattamente questo, ognuno nell’ambito delle proprie conoscenze e competenze. Il futuro del nostro Paese ci sta a cuore. In democrazia, il dialogo ci porta avanti. Speriamo che, in futuro, ci siano occasioni per riprendere il dibattito di lunedì.

Sara Bicknell Federico Bonomi Lorenzo Caravaggi Geri Della Rocca De Candal Beatrice Faleri Roberto Ganau Paolo Marimon Giuliano Natali Nicola Pinzani Flaminia Pischedda Filippo Ugolini Elenza Zanchini di Castiglionchio
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Re: Il pacco dei 5 Stelle, le scimmie dell'orango genovese

Messaggioda Berto » ven feb 08, 2019 8:45 pm

Pansa: "Governo di terroristi. Ne serve uno di tecnici sostenuto da militari. Di Maio e Di Battista non sanno un c..."
Gisella Ruccia
8 Febbraio 2019

https://www.ilfattoquotidiano.it/2019/0 ... JluXZ8p8os

“Governo gialloverde? Non è un banale governo di centrodestra, ma un governo di terroristi. Un governo terrorista che vuole sfasciare tutto, fare piazza pulita dell’Italia e della sua democrazia. Noi siamo sull’orlo di un baratro”. Lo ripete più volte, nel corso di Piazzapulita (La7), il giornalista e scrittore Giampaolo Pansa che parla di “dramma di chi si trova schiacciato da un gruppo di persone che non hanno rispetto per nessuno”.
E rincara: “Ho visto di tutto nella mia vita, ma mai una situazione di questo genere. È una situazione senza via d’uscita, o meglio ne ha una sola: che questo governo se ne torni a casa e non se ne faccia nessun altro dello stesso livello. Non ci sono morti? No, arriveranno, perché una situazione di questo tipo non la regge nessuno“.
Pansa incespica poi in un lapsus: “Questa non è emergenza, è tragica normalità. È la normalità dell’Italia del 1919 e andrà sempre peggio”. E aggiunge: “L’unica alternativa è quella di un governo di tecnici, come Mario Monti, sostenuto dai militari. Non è un golpe, perché non saranno i militari a governare, ma i tecnici”.
Lo scrittore passa ad attaccare il reddito di cittadinanza (“è un regalo che viene fatto a chi non lavora anche perché non ha voglia di lavorare, diciamocelo”) e i 5 Stelle: “Salvini, tutto sommato, è persino meglio di personaggi come Di Battista e Di Maio. Sono due incompetenti, due ignoranti, non sanno un cazzo di che cosa ha bisogno questo Paese, non gliene frega nulla di questo Paese. Il loro è un governo di terroristi. Un paragone che possiamo fare è quello con il fascismo e la marcia su Roma. Di Maio e questo gorilla di Di Battista hanno fatto la loro marcia su Roma“.
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Re: Il pacco dei 5 Stelle, le scimmie dell'orango genovese

Messaggioda Berto » lun feb 18, 2019 1:58 am

Se uno non vale più uno
Francesco Alberoni - Dom, 17/02/2019

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 46519.html

Il grillismo è già in crisi fin dalla sua radice ideologica. Il calo di voti lo dimostra

Ho l'impressione che lo stato di rivolta, di disordine e di smarrimento che ha caratterizzato questi ultimi anni non solo l'Italia ma anche l'Europa, stia raggiungendo il suo apice, dopo di che verrà violenta la reazione.

Un po' come è successo dopo il periodo di terrore nella rivoluzione francese a cui e seguito il Termidoro, in Italia, quando è finito il decennio degli anni di piombo, in Russia quando è stata ammainata la bandiera rossa sulle torri del Cremlino. La gente si sta stancando dell'ignoranza, della disoccupazione, delle promesse economiche che non vengono mantenute, del disordine emotivo, degli amori che non durano, della musica senza armonia, dei no global, dei black bloc, dei dibattiti televisivi in cui i protagonisti urlano e ripetono slogan. E in parallelo cresce il bisogno di persone competenti che spiegano i fenomeni, che fanno proposte razionali. E come segno sintomatico di un mutamento profondo del clima culturale e politico abbiamo avuto due giorni fa la dichiarazione del capo dei Cinque stelle di Maio che, almeno nel governo della cosa pubblica, afferma che «uno non è uguale ad uno» cioè che occorrono delle persone preparate, competenti. Ha aggiunto altre cose sul piano tattico, ma quel che conta è l'affermazione ideologica. Il principio «uno è uguale ad uno» costituisce infatti il fondamento ideologico anarco-comunista del Movimento Cinque stelle come l'ha concepito Gianroberto Casaleggio e portato al successo Beppe Grillo. È il principio sul quale è stato costruita la teoria della democrazia diretta, tutta l'impalcatura e il governo del partito. Esso corrisponde all'idea del plusvalore nel marxismo, alla morte e resurrezione di Gesù Cristo nel Cristianesimo, ne è il fondamento. Ma quando un movimento perde la sua ideologia entra in una crisi terribile, si divide, può spezzarsi o dissolversi. Ho l'impressione che la stampa e il mondo politico italiano non si siano resi conto un tempo della natura ideologica del grillismo ed ora della gravità della sua crisi, e non hanno capito che può minarne le fondamenta. E che d'ora in poi ogni elezione, anche amministrativa, ogni sconfitta contribuirà ad esacerbarlo.
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Re: Il pacco dei 5 Stelle, le scimmie dell'orango genovese

Messaggioda Berto » mer mar 20, 2019 2:13 pm

Arrestato Marcello De Vito (M5s)
Quando diceva: "Dobbiamo colpire la corruzione"
https://www.facebook.com/Messaggero.it/ ... 1826522200


Marcello De Vito, arrestato il presidente M5s del Consiglio comunale di Roma: "Corruzione su stadio e altri progetti"
Andrea Tundo
20 Marzo 2019

https://www.ilfattoquotidiano.it/2019/0 ... ti/5049598

Favori e soldi per “oliare” i provvedimenti amministrativi sulla costruzione dello stadio della Roma e altri importanti progetti immobiliari, come un albergo vicino alla ex stazione ferroviaria di Trastevere e la riqualificazione dell’area degli ex Mercati generali di Ostiense. Corruzione, insomma: con questa accusa è stato arrestato il presidente dell’Assemblea capitolina Marcello De Vito (M5s) coinvolto in un’inchiesta nata da quella sul progetto del nuovo impianto del club giallorosso in cui sono coinvolti il costruttore Luca Parnasi e l’avvocato Luca Lanzalone, prima consulente dei Comuni di Livorno e Roma e poi presidente dell’Acea.

Non solo lo stadio: alberghi e mercati – Le contestazioni del procuratore aggiunto di Roma Paolo Ielo – che coordina l’indagine dei carabinieri insieme ai sostituti Barbara Zuin e Luigia Spinelli – non si limitano quindi allo stadio della Roma e coinvolgono anche due progetti dei costruttori Claudio e Pierluigi Toti e dell’immobiliarista Giuseppe Statuto. I primi due sono chiamati in causa per la riqualificazione degli ex Mercati generali perché “a titolo di prezzo della mediazione illecita” per “intervenire nell’iter amministrativo” conferivano un incarico professionale allo studio dell’avvocato Camillo Mezzacapo, anche lui finito in carcere, la somma di 110.620,80 euro. Poco meno della metà di quella cifra (48.800 euro) era poi stata trasferita “su un conto intestato alla società Mdl srl” che è “riconducibile” allo stesso legale e proprio a De Vito. Uno schema replicato, secondo l’accusa, anche con Statuto: in quel caso, per la costruzione di un albergo vicino all’ex stazione ferroviaria di Trastevere, l’incarico professionale a Mezzacapo avrebbe avuto un valore di 24.582,40 euro e la cifra spostata sul conto della Mdl sarebbe stata pari a 16.640 euro.

Il “sodalizio” con Mezzacapo e lo stadio – Il presidente dell’Assemblea capitolina e Mezzacapo, secondo la giudice per le indagini preliminari Maria Paola Tomaselli, avevano messo su un “vero e proprio sodalizio” e dalle intercettazioni (leggi) captate dai carabinieri emerge la volontà di sfruttare “il ruolo pubblico di De Vito per fini privatistici e ottenere lauti guadagni”. Sempre stando a quanto scrive il gip nell’ordinanza, il presidente dell’Assemblea capitolina “ha messo a disposizione la sua pubblica funzione” per “assecondare, violando i principi di imparzialità e correttezza cui deve uniformarsi l’azione amministrativa, interessi di natura privatistica facenti capo al gruppo Parnasi”. Al costruttore arrestato la scorsa estate, sostiene la giudice, “assicurò un intervento su Paolo Ferrara e Daniele Frongia“. In primis, De Vito – arrestato per il rischio di inquinamento delle prove e reiterazione del reato – si era speso per “l’approvazione di una delibera” in consiglio comunale per la realizzazione nella zona dell’ex Fiera di un campo da basket e di un polo per la musica, “superando le limitazioni poste dalla delibera Berdini”.

Chi sono gli undici indagati – Tra gli 11 indagati figurano oltre ai vertici del gruppo Toti nonché l’immobiliarista Statuto, a capo dell’omonimo gruppo imprenditoriale, anche Gianluca Bardelli e l’architetto Fortunato Pititto, entrambi agli arresti domiciliari. Sotto inchiesta a piede libero Paola Comito, l’avvocato Virginia Vecchiarelli e Sara Scarpari, amministratore della società Mdl srl, e lo stesso Luca Parnasi. Perquisizioni sono state disposte, oltre che nell’appartamento di De Vito, anche in Campidoglio, nelle sedi di Acea, Italpol e della Silvano Toti Holding Spa.

Il caso Parnasi – In questo momento, in due stralci diversi, per l’inchiesta sullo stadio ci sono 28 persone già a processo: tra loro, oltre a Parnasi e Lanzalone, anche esponenti del Pd e di Forza Italia. De Vito (leggi il profilo) è stato il primo candidato sindaco del Movimento Cinque Stelle a Roma nelle elezioni del 2013, vinte poi da Ignazio Marino. Nel 2016, risultò secondo a Virginia Raggi alle primarie online del M5S e si impose poi come il consigliere più votato con 6.451 preferenze conquistando la presidenza dell’assemblea capitolina. Avvocato, grillino della prima ora, fa parte dell’ala ortodossa del Movimento, da sempre vicino alle posizioni della ex deputata ora in consiglio regionale del Lazio, Roberta Lombardi.


Roma, arrestato De Vito. Di Maio: “Cancellato per sempre dal Movimento 5 Stelle”
Federico Capurso
20/03/2019

https://www.lastampa.it/2019/03/20/ital ... agina.html

«Per me Marcello De Vito è fuori dal Movimento, potrà difendersi come vuole ma lo deve fare a chilometri di distanza dal Movimento 5 Stelle. Noi come forza politica non abbiamo mai pensato di poter cambiare gli animi delle persone, ma sicuramente reagiamo in trenta secondi e sbattiamo fuori chi si macchia di questi atti». Sono le parole del ministro Luigi Di Maio a margine della cerimonia di consegna dei premi Leonardo a Palazzo Barberini. «Mi sono preso la responsabilità io di cancellarlo dal Movimento per sempre», ha concluso Di Maio. Ma sul futuro della giunta Raggi il vicepremier non si esprime.
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Re: Il pacco dei 5 Stelle, le scimmie dell'orango genovese

Messaggioda Berto » dom giu 02, 2019 7:40 am

È vero, non serve dire "L’avevo detto"
Enzo Trentin
30 maggio 2019

https://www.vicenzareport.it/2019/05/ve ... _XrUi9OtG8

Vicenza – Generalmente non è garbato confutare gli scritti di un altro autore che periodicamente scrive nello stesso giornale; tuttavia la polemica giornalistica ha tradizioni lontane. Si pensi alla disputa che contrappose Ferruccio Macola (fondatore a Genova nel 1886 del quotidiano Il Secolo XIX) a Felice Cavallotti. La disputa politica si concluse con un duello alla sciabola tra Macola e lo stesso Cavallotti, con il risultato fatale per quest’ultimo, colpito alla bocca e alla carotide. Il duello si svolse il 6 marzo 1898 a Roma nella villa della contessa Cellere, presso Porta Maggiore, alla presenza del notaio e dei testimoni.

Anche Benito Mussolini, in alcuni momenti della sua vita, si è cimentato in famosi duelli alla sciabola, combattuti negli anni che precedettero la sua ascesa al Viminale (l’allora sede della Presidenza del Consiglio). Insomma, la speculazione intellettuale e politica è parte integrante dei mezzi di comunicazione. Ed ora non si considera più necessario arrivare all’uso delle sciabole; pertanto mi sia consentito di obiettare bonariamente a quanto scritto in questo intervento di Giuseppe Di Maio, confessando che per buona parte della sua analisi ho condiviso e apprezzato le tesi esposte, tanto che prima d’arrivare alla fine dell’intervento e leggerne la firma, avevo pensato che le osservazioni esposte fossero del direttore di Vicenzareport.

Orbene non condivido il fatto che «Ad un popolo così, puoi raccontare tutto quello che vuoi…», mentre è verissimo che «Allo stesso modo pare anche che il M5S abbia dimenticato i motivi della sua ascesa. La vittoria del 4 marzo era stata l’apice di un processo di contrapposizione del Movimento contro tutti, appunto un “noi contro loro”, a cui “loro”, tutti gli altri, non si erano sottratti» e ancora «in attesa della “patente di cittadinanza”, virata aristocratica per sottrarre la democrazia dagli artigli del populismo a cui è già stato opposto, teoricamente, il “voto ponderale” per invalidarla, bisogna che i veri rappresentanti del popolo imparino…».

Sicuramente al M5S è mancata una visione autenticamente democratica. Basti osservare quanto non ha fatto per introdurre la democrazia diretta il primo sindaco a 5 stelle, Federico Pizzarotti, al governo di una città di medio-grandi dimensioni: Parma, che annovera 144.822 aventi diritto al voto, di cui 68.663 maschi e 76.159 femmine. Orbene per indire lo strumento principe della democrazia diretta si osservi l’Art. 59 – Referendum:

L’istituto referendario è volto ad agevolare il rapporto tra i cittadini e gli organi elettivi.
Il referendum consultivo e quello propositivo sono indetti su richiesta di almeno cinquemila cittadini residenti che abbiano compiuto il sedicesimo anno di età, mentre il referendum abrogativo è indetto su richiesta di almeno diecimila cittadini residenti che abbiano compiuto il diciottesimo anno di età. Il referendum consultivo, inoltre, è indetto anche su determinazione del Consiglio Comunale adottata con il voto favorevole di almeno due terzi dei componenti assegnati.

Transeat sul fraudolento referendum consultivo considerato che già nel 1981 Costantino Mortati, uno dei padri dell’attuale Costituzione italiana, ebbe a scrivere: «La posizione di organo supremo rivestita dal popolo in regime democratico non può in nessun modo conciliarsi con l’esercizio di una funzione subordinata, come quella che si sostanzia nell’emissione di pareri.»

C’è da osservare che secondo il parere della Commissione di Venezia del Consiglio d’Europa la soglia delle firme da raccogliere dovrebbe essere pari a 1/50 (2%) degli elettori, che nel nostro caso ammonta a circa 2.900. In California, per esempio, le soglie di sottoscrizione, da una prospettiva italiana, sono piuttosto alte: 8% degli elettori (30 milioni circa) nel caso di un referendum propositivo, o un’iniziativa popolare tesa a modificare la Costituzione. Nel nostro caso potrebbe essere lo Statuto comunale; ovvero la piccola Costituzione dell’ente locale. Cosa peraltro impensabile per la partitocrazia italiota. Ma mancano soprattutto gli altri strumenti di democrazia diretta praticati in molti paesi.

Per esempio il Recall o elezione di richiamo, chiamata anche referendum di richiamo rappresentativo, che è una procedura mediante la quale, in alcuni Stati, gli elettori possono rimuovere un funzionario eletto o un burocrate tramite un voto diretto prima che il mandato di quel funzionario sia terminato. Ed è totalmente assente il referendum di iniziativa. A Parma il sindaco Pizzarotti e i pentastellati potevano introdurre queste riforme, ma non lo hanno fatto; come non è stato fatto ovunque i 5 stelle ne hanno avuto la possibilità.

A questo punto posso prendere per buona l’osservazione di Giuseppe Di Maio riguardante «l’80% degli italiani che non ha letto mai la Costituzione. E sono generoso. Mò, che questa massa di “furboni” collettivi debba avere una missione politica è un’idea quanto mai avventata». Ma è indiscutibile che da lungo tempo circa un cittadino su due (il 50%) diserta le urne, proprio perché impossibilitato ad agire incisivamente e democraticamente. Semplicemente non ne ha gli strumenti!

In conclusione è vero che il M5S sta miseramente fallendo, ma è proprio perché non ha voluto mantenere le promesse di partecipazione popolare mediante gli strumenti di democrazia diretta che ci sono, ma sono stati edulcorati dalla partitocrazia, e che potrebbero ancora essere attivati dai 5 stelle pena la loro insignificanza politica presente e futura. E in tutto questo la piattaforma Rousseau non c’entra assolutamente niente.


Gino Quarelo
Democrazia diretta un sogno che non si avvera e che contrasta con ogni dogmatismo, con ogni ideologismo e con ogni sua strumentalizzazione demagogica.
I 5s sono tutto fuorché un insieme di uomini prevalentemente responsabili e di buona volontà capaci di apprezzare, di esercitare e di promuovere la democrazia diretta; basta considerare chi è il loro guro o modello ispiratore, lo sciamano della chiacchera insulsa.
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Re: Il pacco dei 5 Stelle, le scimmie dell'orango genovese

Messaggioda Berto » mer ago 07, 2019 9:28 am

"Così non si va avanti". Luigino assediato dai suoi
Domenico Di Sanzo - Mer, 07/08/2019
Duro documento dei senatori. L'ira della base

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... ZCQo11cP2E

Di Battista, Casaleggio, Fico, Grillo. I gruppi parlamentari, la «base», i territori. Nel Movimento lacerato, «dove ormai ognuno parla per sé come nel Pd», così dice un senatore, il capo politico Luigi Di Maio è sempre più sotto assedio, nonostante i tentativi di minimizzare la crisi interna che arrivano dal gruppo più vicino al vicepremier grillino.

Dalle parti del cerchio magico, la panacea di tutti i mali è una riorganizzazione che, nelle intenzioni di chi l'ha partorita, dovrebbe ridare vitalità ed efficienza alla creatura fondata dieci anni fa da un comico genovese e da un imprenditore milanese convinto che la «rete» avrebbe guidato i processi decisionali della politica.

Ma, per il momento, a riorganizzazione in alto mare, occorre elencare i fronti su cui Di Maio dovrà combattere per non farsi sfuggire dalle mani il giocattolo pentastellato: Tav, autonomia, strapotere della Lega di Matteo Salvini nel governo. Su quest'ultimo tema è incentrato un documento preparato ieri dai senatori del M5s e indirizzato al capo politico. Durante l'assemblea pentastellata a Palazzo Madama in molti hanno messo in discussione la linea di Di Maio e confezionato un testo in cui si chiede a «Luigi» di rialzare la testa nei confronti degli alleati del Carroccio. È tutto un «così non si va più avanti» e un «dobbiamo fare qualcosa». Tra le voci critiche anche senatori non certo bollati col marchio della dissidenza, come Mario Michele Giarrusso e Gianluigi Paragone. A fare da sfondo a questo finale estivo di battaglia parlamentare le 6 mozioni sulla Tav, tutte al voto oggi. Tra cui quella grillina per lo stop all'opera, che sarà appoggiata soltanto dal M5s compatto, nonostante le minacce di Salvini sulla tenuta del governo.

Intanto sale la febbre delle proteste della base. Basta dare un'occhiata ad alcuni commenti sotto ai post Facebook di Di Maio per rendersi conto del disagio. Daniela Albano, consigliera comunale No Tav di Torino scriveva prima del voto sul dl Sicurezza bis: «Ma smettetela. Siete ridicoli e con i 2 voti di oggi e domani perderete anche quegli ultimi che finora non hanno avuto il coraggio di abbandonarvi. Chi ti ha mandato per distruggere il M5s?». Luca Marelli prende in giro il capo politico: «Con molta humilté da apriremo il Parlamento come una scatoletta di tonno a mi godrò un'aragosta in Costa Smeralda è un attimo, vero Giggino?». Ancora Salvio Cozzolino: «Giggì ma le dirette streaming nel Parlamento, le hai abolite insieme alla povertà?». Roberto Comegna è lapidario: «Ci siamo suicidati».

Nei territori soffiano forti i venti delle divisioni. A Torino è già cominciata la battaglia per il dopo Chiara Appendino tra «pragmatici» e «ortodossi», in una riproposizione in miniatura, ma più pericolosa, per Di Maio, di quanto accade a livello nazionale. Nell'altra regione pilota del grillismo, l'Emilia Romagna, a pochi mesi dalle regionali la base è disorientata per il mezzo passo indietro del plenipotenziario locale Massimo Bugani. Nel M5s bolognese c'è chi taglia corto: «Bugani, anche in previsione delle prossime regionali, ha trovato un modo per prendere le distanze dalla politica di Di Maio a Roma e salvare la faccia, qui lui continuerà a tirare le fila».
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Re: Il pacco dei 5 Stelle, le scimmie dell'orango genovese

Messaggioda Berto » mer ago 07, 2019 11:44 am

"Un obbrobrio, ai pm un potere mai visto. Così...". Nordio svela la follia manettara del grillino Bonafede
3 Agosto 2019

https://www.liberoquotidiano.it/news/po ... nvk9fbKJQM

"Siamo di fronte a una riforma della giustizia che consegna ai magistrati un potere unico al mondo, un potere insindacabile, un potere che sconfina nell'arbitrio. Ma è anche una riforma che sospende la prescrizione dopo il primo grado di giudizio, lo ritengo un obbrobrio. La prescrizione non è il luogo dell'impunità ma è la risposta al fallimento della giustizia". Carlo Nordio, magistrato oggi in pensione, parla apertamente - in un'intervista a Il Giornale - di tutti i dubbi su quella che è la riforma della Giustizia presentata dal grillino Alfonso Bonafede. "Innanzitutto non mi sembra si possa parlare di riforma, ma di parariforma, di riformina. Questa finirà indubbiamente per allungare i processi all'infinito. Nonostante la riforma fissi un termine per quanto riguarda la durata dell'indagine, non prevede che siano termini tassativi. Prevede solo sanzioni disciplinari per i magistrati che non chiudono i processi in termini ragionevoli, e questo non servirà a nulla".

Non solo, la paura più grande per Nordio è il potere che i procuratori potrebbero ottenere: "Immensi. A loro sarà consentito di decidere quali reati debbano essere trattati per primi. Il rischio è avere nel Paese una giustizia disomogenea. Ogni procura seguirà un suo criterio". E così si rischia di avere arbitri senza arbitrio: "In realtà arbitrio senza arbitri - commenta -. Oggi, un magistrato, ha già ampi poteri discrezionali. Domani, con la riforma, aumenteranno. Quello affidato ai pm, sarebbe l'unico potere al mondo senza responsabilità correlate. Un rimedio esiste. Fare stabilire al Parlamento, che è eletto, quali indagini debbano avere priorità. Un catalogo fatto dal parlamento che se ne assume la responsabilità ma non un procuratore".
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