Cristo non era laico-non ha inventato la laicità dello stato

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Messaggioda Berto » dom dic 23, 2018 9:18 pm

Cristo l'ebreo non era laico e non ha inventato la laicità dello stato
viewtopic.php?f=176&t=2818


Cristo l'ebreo non era laico e non ha inventato la laicità dello stato, allora gli ebrei erano teocratici compreso Gesù.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Messaggioda Berto » dom dic 23, 2018 9:19 pm

Laicità
https://it.wikipedia.org/wiki/Laicit%C3%A0

La parola laicità, in senso politico e sociale, denota la rivendicazione, da parte di un individuo o di una entità collettiva, dell'autonomia decisionale rispetto a ogni condizionamento ideologico, morale o religioso altrui. In senso morale indica l'indipendenza dell'individuo dall'autorità religiosa che si presenti come depositaria del diritto divino.
La laicità è l'autonomia da qualsiasi autorità religiosa e il rifiuto di qualunque forma (palese od occulta) di teocrazia e la pretesa di autodeterminare le proprie scelte morali ed etiche.
La laicità sostiene l'indipendenza del pensiero da ogni principio morale ed etico, quindi indirizza il dibattito, il confronto e l'apertura, all'autonomia delle scelte personali in ogni settore (politico, sociale, spirituale, religioso, morale).
Negli ultimi anni il termine "laico" viene utilizzato per indicare un generico agnostico o ateo. Tale uso è semanticamente scorretto, in quanto laico ha significato di svincolato dall'autorità confessionale, ma non inficia la pratica di una particolare credenza religiosa.
L'abuso del termine in sede politica, in funzione di sinonimo perfettamente sovrapponibile ad "anticlericale" o "ateo", ha generato l'utilizzo del termine spregiativo "laicista", con un significato simile e opposto all'uso del termine spregiativo "clericale" per indicare persone che si autodefiniscono "laiche" e si comportano come anticlericali.
Nel significato originario del termine, ancora utilizzato in ambito religioso, il laico è un fedele della religione non ordinato sacerdote o non appartenente a congregazioni religiose. Etimologicamente il termine laico deriva dal gr. laïkós ovvero "del popolo" quindi che vive tra il popolo secolare non ecclesiastico.
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Messaggioda Berto » dom dic 23, 2018 9:20 pm

Date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio
è la famosa frase di Gesù a cui i cristiani attribuiscono il fondamento della laicità dello stato moderno.

Molte sono le appropriazione indebite, i plagi che i cristiani atribuiscono a se stessi, a Gesù Cristo e alla loro religione, sintetizzate nella credenza che la civiltà europea e occidentale abbia origini greco romane e giudaico cristiane.
Certo vi sono anche queste ma non solo queste, sia nel bene che nel male.
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Messaggioda Berto » dom dic 23, 2018 9:20 pm

Ecco una discussione dove si afferma tra l'altro che la laicità dello stato è un'invenzione cristiana.


Bonino piange? Ne ha libertà! Prego.
Nicoletta Di Giovanni
22 dicembre 2018

https://www.facebook.com/nicoletta.digi ... nt_mention

Ciò che resta in certi attempati illuministi è quella mentalità che vuole per forza mettere sullo stesso piano le religioni, un sincretismo free a cominciare dalle monoteistiche. Infatti, hanno una falsa idea di libertà, giacché ritengono quest'ultime, in quanto portatrici di un’idea assoluta di “verità”, nemiche del pluralismo e della tolleranza.
Uno schema semplistico e fuori dalla "regole" del monoteismo religioso. Certo, un distinguo è fondamentale trattando di Quella di Pace, perché è religione di “sottomissione“ e non di libertà umana!
Il pluralismo è già insito nella fede se Dio che è uno e trino; nonché, nella distinzione tra politica e religione, il principio di laicità dello stato, in sostanza, "invenzione" cristiana. Giova anche ricordare ai su attempati laicisti che la Chiesa ha impiegato due millenni per far proclamare formalmente i Diritti umani che a lor tanto stanno a cuore, talmente a cuore che coccolano chi non li ha mai vuti sottoscrivere né potrebbero.
Sarebbe pure ora di finirla con tutti questi pretazzi cattocomunisti - rinvigoriti chissà il perché!- che impallidiscono a sentir parlare di liberalismo, ma sono a loro agio tra il vario socialistume riemergente! Carissimi attempati, l'Europa senza il Cristianesimo non sarà più l'Europa e senza la Morale cristiana gli stati liberali crolleranno perché colpiti nelle fondamenta. Quindi + Europa, cioè? Ecco, commuoviti Bonino, ne hai tante di ragioni! Ndg ReteLiberale



Alberto Pento
Non credo proprio che la "laicità dello stato" sia un portato del cristianismo. Credo invece che sia un prodotto della spiritualità naturale e della ragionevolezza areligiosa che da sempre hanno lottato contro la religiosità dogmatica, totalitaria, fideista.

Nicoletta Di Giovanni
Alberto Pento non credo, no!

Flavio Flamigni
"Date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio" afferma Gesù. La laicità (cosa diversa dal laicismo) non esisteva a Gerusalemme e neppure a Roma, dove i primi cristiani, pur riconoscendo l'autorità politica dell'imperatore, si rifiutavano di rendergli culto come a un dio, anche a costo della vita se costretti

Alberto Pento
Flavio Flamigni esatto, ma questa non è laicità ma il suo contrario.

Flavio Flamigni
Alberto Pento quindi per te laicità è adorare l'imperatore (il potere politico, il partito, lo stato ecc) come un dio? Laicità non è laicismo anticristiano come ad es in Cina o durante il Terrore giacobino, ne ovviamente quello di paesi islamici come l'Iran, l'Arabia saudita o la Turchia

Alberto Pento
Gli ebrei, tra cui Gesù che era un ebreo e non un cristiano, volevano adorare il loro Dio e non essere costretti ad adorare un imperatore romano divinizzato; gli ebrei volevano il loro stato teocratico ebraico e non lo stato imperiale romano.
Gli ebrei come anche Gesù non erano laici ma teocratici volevano uno stato fondato sul tempio e sulle leggi divine e in particolare Cristo voleva il regno del cielo sulla terra.

Marcello Placci
Quando entravano illegalmente clandestini a migliaia, e lei che faceva di tutto perché avvenisse, le rispettava le istituzioni, lei? Maligno e contorto essere....


Nicoletta Di Giovanni
cristianesimo è una religione unica nel suo genere possiamo dire in tutta tranquillità che le nostre società liberali sono un suo frutto per lo più.

Alberto Pento
Nicoletta Di Giovanni scusami Nicoletta se ti contrasto su questi temi, io credo sia il contrario...

Flavio Flamigni
Nicoletta Di Giovanni a volte non si vede la foresta a causa degli alberi (e delle ideologie che ci insegnano). Nell'Europa cristiana, poi diffuse nell'Occidente, sono nate e fiorite le scienze sperimentali, i diritti inalienabili della persona, i principi di laicità e pari dignità fra gli esseri umani, l'economia di mercato, ecc. Non altrove

Nicoletta Di Giovanni
Alberto Pento prego fai pure ...
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Re: Cristo non era laico-non ha inventato la laicità dello s

Messaggioda Berto » dom dic 23, 2018 9:23 pm

Ecco alcuni articoli che tratta la cosa


Laica perché cristiana. L'Europa cerca la sua carta d´identità

Una nota di Silvio Ferrari e una postilla di Pietro De Marco su un sogno che è anche quello di papa Wojtyla: il riconoscimento delle radici cristiane della modernità politica
di Sandro Magister
3.10.2003

http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/6978.html


ROMA - Il 4 ottobre si apre a Roma la conferenza intergovernativa che deve varare la nuova costituzione dell´Europa comunitaria. Giovanni Paolo II ha molto a cuore questo traguardo. Ne ha parlato con un crescendo di passione in numerosi interventi pubblici. Ha chiesto che "si riconoscano esplicitamente nel trattato le radici cristiane dell´Europa". Ma le chance che il suo appello sia messo in pratica sono molto basse.

Perché? Una delle ragioni che diffusamente si ripetono è che la futura carta d´Europa dovrà essere d´impronta laica, e che tra laicità e cristianesimo c´è contrapposizione irriducibile.

Ma questa non è una buona ragione. Sia sul piano filosofico che sul piano storico questa contrapposizione è un falso. Il moderno stato laico affonda le proprie radici proprio nel cristianesimo e nella distinzione tra religione e politica da esso introdotta.

Laica perché cristiana: è questa la vera natura dell´Europa. Lo spiega nella nota riportata qui sotto un grande esperto di diritto religioso, Silvio Ferrari, professore all´Università statale di Milano.

La nota è ripresa dalla rivista dei padri dehoniani di Bologna, "Il Regno", n. 16, 15 settembre 2003. Ed è stata illustrata dallo stesso Ferrari alla "Summer School on Religions in Europe" tenuta a San Gimignano, in Toscana, lo scorso agosto, a cura dell´Associazione per lo Studio dei Fenomeni Religiosi, Asfer.

Ciò che distingue l´Europa dalle altre civiltà
di Silvio Ferrari

Sono convinto che l'identità dell'Europa - e quindi la sua specificità rispetto ad altre civiltà - stia nella laicità della politica e che tale laicità affondi le sue radici proprio nel cristianesimo.

Cerco di spiegarmi meglio. In prima approssimazione si può dire che la laicità consiste nel rifiuto di identificare il sistema politico con una specifica concezione del mondo: il rifiuto cioè di una visione totalizzante della società, in cui le istituzioni pubbliche agiscano come braccio di una religione o di una ideologia. Questo rifiuto è in larga misura una acquisizione dovuta al cristianesimo, che ha introdotto nella storia - con ben maggiore nettezza dell'ebraismo e soprattutto dell'islam - la distinzione tra religione e politica.

Da tale distinzione discende che la religione può ispirare le scelte politiche ma non ne costituisce la giustificazione diretta ed immediata: anche le scelte più delicate (si pensi all'aborto o all'eutanasia) non possono essere motivate sul terreno politico semplicemente con l'affermazione "Dio lo vuole". È pienamente legittimo ritenere che aborto ed eutanasia violino la legge divina e quindi impegnarsi per evitarne la legalizzazione: ma nell'ambito della politica questo argomento, da solo, non può bastare. È necessario provare il buon fondamento delle proprie convinzioni e delle proprie scelte, adducendo argomenti che ne dimostrino la ragionevolezza. In questa prospettiva la laicità si configura come lo spazio di una "democrazia argomentativa" dove si realizza il confronto tra le diverse scelte politiche.

Già da sola questa idea di laicità della politica basterebbe a identificare l'Europa rispetto ad altri continenti, civiltà, culture. Ma credo sia possibile fare un altro passo avanti.

Il confronto tra le diverse scelte politiche in cui si sostanzia la laicità dello Stato è fondato su un presupposto: l'esistenza di principi di validità universale che possono essere riconosciuti e condivisi da tutti gli uomini "ragionevoli", capaci cioè di fare buon uso della propria ragione. Senza la convinzione che esista un bene e un male, un giusto e un ingiusto, questo confronto sarebbe una inutile perdita di tempo. Una società politica laica non è necessariamente relativistica: essa può ammettere che esistano valori universali capaci di accomunare persone di differente appartenenza culturale, religiosa, etnica e che queste stesse persone siano in grado di identificare tali valori attraverso una ricerca e un confronto condotto secondo le regole della democrazia argomentativa di cui si è già fatto cenno.

Anche questa è un'idea che il cristianesimo ha da tempo fatto propria: l'esistenza del diritto naturale - già affermata dal pensiero grecoromano - e la capacità che gli uomini possiedono di conoscerlo sta al centro della concezione tomistica della società.

A partire da Grozio e Pufendorf questa idea subisce un processo di secolarizzazione, ma non viene distrutta: in altre parole, cade il riferimento a Dio come fondamento del diritto naturale, ma non viene meno l'idea che un diritto naturale esista e sia razionalmente definibile. La concezione, oggi tanto popolare, dei diritti fondamentali della persona umana poggia almeno implicitamente su questo presupposto.

Di nuovo, questo mi pare un elemento che contraddistingue l'Occidente e, in particolare, l'Europa. Non è un caso che la concezione dei diritti fondamentali della persona umana nasca in Occidente e sia accettata con molte riserve in altre parti del mondo: l'idea di diritto naturale - l'idea cioè che esista un diritto che accomuna tutti gli esseri umani ancor prima del diritto che scaturisce dalla loro appartenenza religiosa, politica, nazionale - è molto debole nel pensiero musulmano ed è oggetto di critiche significative nella tradizione culturale ebraica. In assenza di un diritto naturale, il diritto di origine religiosa diviene immediatamente il punto di riferimento per la costruzione anche della società politica, nella quale chi non condivide la religione dominante resta frequentemente emarginato.

Il disegno di uno stato laico dove tutti - credenti, non credenti, fedeli di diverse religioni - possono convivere nasce in Europa perchè l'eredità culturale grecoromana e cristiana ci ha consegnato l'idea di diritto naturale: ciò permette di identificare una piattaforma comune di diritti e di doveri a partire dalla quale persone di diverse appartenenze, tradizioni e convinzioni possono lavorare insieme in pace ed uguaglianza.

Questi, in sintesi, sono i motivi per cui ritengo che la laicità dello stato e della politica stia al cuore dell'identità europea.

Da ciò che ho scritto risulta inoltre chiaro quanto il cristianesimo abbia contribuito allo sviluppo di questa idea di laicità. Il fatto che essa si sia affermata in conseguenza delle guerre di religione e sia poi diventata la bandiera dello stato liberale ottocentesco - il fatto cioè che la laicità si sia imposta in Europa al di fuori delle Chiese e nonostante la loro opposizione - non toglie che affondi le sue radici nella distinzione tra religione e politica propria del cristianesimo. È per questa ragione che, durante il secolo scorso, la laicità della politica ha potuto essere recuperata come valore propriamente cristiano dalle Chiese protestanti, da quella cattolica e, più recentemente, anche da quella ortodossa.

Collocato in questo contesto, il preambolo della nuova costituzione europea appare un po' deludente. Esso contiene una serie di accenni ai diritti, alle libertà, alla democrazia ma omette qualsiasi riferimento alla laicità, cioè all'elemento che contraddistingue l'Europa nel confronto con altre civiltà.

Anche la proposta di inserire nella costituzione europea un riferimento alle radici cristiane dell'Europa non mi sembra pienamente adeguata. Da un lato essa si presta a essere interpretata in chiave "archeologica", come un riconoscimento "alla memoria", un omaggio reso ad un passato poco influente sulle questioni che oggi contano davvero. Dall'altro non dà conto del perchè menzionare la tradizione cristiana in un'Europa che va divenendo sempre più secolarizzata e multireligiosa.

Un generico richiamo delle radici cristiane dell'Europa non evidenzierebbe abbastanza il nesso che lega laicità e cristianesimo e quindi si collocherebbe in posizione un po' eccentrica rispetto a quello che, soprattutto in un testo giuridico e politico come la costituzione, è il centro del problema: la questione dei diritti e delle libertà dei cittadini, che nella laicità dello stato trova la sua garanzia fondamentale. [...]

Ci vuole indubbiamente coraggio per riconoscere le radici cristiane della laicità della politica e, dall'altra parte, il valore della laicità per la costruzione dell'Europa unita. Per troppo tempo laicità e cristianesimo sono stati presentati e percepiti in termini di irriducibile opposizione. E questo spiega perchè nè la laicità nè il cristianesimo siano mai menzionate nel progetto della costituzione europea. In tal modo però si rischia di rimanere prigionieri di logiche del passato, mentre il presente ci insegna che, ormai, laicità e cristianesimo stanno dalla stessa parte della barricata. I loro nemici - per esempio i radicalismi politico-religiosi - sono sovente gli stessi. Oggi più che mai è chiaro che la contrapposizione tra cristianesimo e laicità è falsa. Non soltanto sul piano filosofico ma anche sul piano storico. [...] Per quanto profondamente secolarizzata, l'Europa contemporanea resta fondata su principi e valori di origine religiosa e più precisamente cristiana: è questo il senso dell'affermazione di Carl Schmitt secondo cui "tutti i concetti più pregnanti della moderna dottrina dello stato sono concetti teologici secolarizzati". [...]

Due osservazioni conclusive. Una buona costituzione deve sforzarsi di valorizzare tutti gli apporti che hanno contribuito a formare il patrimonio di civiltà su cui essa è fondata. A tal fine molti hanno suggerito di menzionare nel preambolo della futura costituzione l'eredità "ebraico-cristiana" dell'Europa. [...] In molti campi vi può essere continuità tra ebraismo e cristianesimo: non però in tutti. Il diritto ebraico, per esempio, è molto più vicino al diritto islamico che al diritto canonico o a quelle delle altre Chiese cristiane, che hanno recepito molto più profondamente l'influsso del diritto romano. Mi domando se queste differenze non sarebbero meglio espresse dalla menzione della "eredità ebraica e cristiana" dell'Europa.

Il riferimento all'ebraismo e al cristianesimo lascerebbe fuori, tra le grandi religioni del bacino mediterraneo, soltanto l'islam. A prescindere dall'inopportunità politica di questa esclusione, essa mi pare fondamentalmente ingiusta: attorno alla fine del primo millennio l'Europa ha maturato un debito verso l'islam che i successivi secoli di conflitto non hanno potuto cancellare. La Spagna, l'Italia meridionale, i Balcani conservano ancora splendide tracce della civiltà musulmana e gli studi di Bernard Lewis hanno mostrato quanto esteso e profondo sia stato il contributo che essa ha dato alla scienza ed alla cultura europea. Senza volere in alcun modo equiparare il ruolo che cristianesimo ed islam hanno avuto nella storia dell'Europa, passare completamente sotto silenzio la tradizione musulmana mi sembra miope e poco generoso.

Per tutte queste ragioni, se si ritiene opportuno modificare il secondo comma del preambolo della futura costituzione europea (che attualmente dice: "Ispirandosi alle eredità culturali, religiose e umanistiche dell'Europa..."), si potrebbe pensare a una formula del seguente tenore: "Ispirandosi al patrimonio costituito dalla civiltà greca e romana, dalla tradizione religiosa ebraica e cristiana, in feconda dialettica con quella musulmana, dalle correnti filosofiche del secolo dei lumi...".


(s.m.) Silvio Ferrari tiene a riconoscerlo: "Devo a Pietro De Marco l´idea di integrare il preambolo della nuova costituzione europea con un richiamo alla civiltà ebraica e cristiana ´in fertile rapporto con quella musulmana´". In effetti De Marco avanzò questa sua proposta di integrazione del preambolo già il 4 giugno scorso, proprio su www.chiesa.espressonline.it.

E qui De Marco torna sul tema con una nuova nota, che a sua volta prende spunto dal testo di Ferrari sopra riprodotto:

Europa, laicità, cristianesimo
di Pietro De Marco

In una bella lezione tenuta lo scorso agosto alla "Summer School on Religions in Europe" di San Gimignano, Silvio Ferrari ha ripreso il nodo della menzione del cristianesimo nella costituzione europea con un argomento importante e una proposta di integrazione testuale.

L´argomento dà rilievo alle radici cristiane della laicità della politica: evidenza tanto incontrovertibile quanto sorprendentemente rimasta ai margini della querelle. E la proposta di emendamento del preambolo della costituzione europea è conseguente. Ferrari vi esplicita la "complexio" definita dalla civiltà classica e dalle tradizioni ebraica e cristiana, in dialettica con l´islamica, non meno che dal secolo dei lumi e dalla moderna laicità dello stato. Non entro nel merito di quella che mi appare comunque, nell´orientamento dei costituenti, una sopravvalutazione delle culture illuministiche rispetto ai creativi secoli che hanno predisposto tutti gli strumenti essenziali all´elaborazione settecentesca e al grande secolo che si è opposto ai limiti dell´Illuminismo. Nell´emendamento, Ferrari mi fa anche l´onore di accogliere la mia proposta di indicare come essenziale all´Europa il "fecondo confronto" con la civiltà islamica.

Ambedue intendiamo, credo, opporre questa menzione integrata delle tre civiltà costitutive dell´Occidente all´obiezione, di disarmante banalità, per cui la menzione del cristianesimo sarebbe incompatibile con le forme attuali della presenza islamica oltre e dentro i confini dell´Europa.

L´implicazione tra laicità e cristianesimo resta, comunque, il punto centrale. Ferrari ha colto, nella cultura politico-giuridica dell´Europa comunitaria, l´oblio, se non la cancellazione deliberata, di questo dato. E reagisce a tale oblio con un promemoria pacato ma decisivo.

Per parte mia, consentendo totalmente, voglio sottolineare come la questione della laicità fondata sulla teologia politica cristiana vada oltre la statica separazione tra potestà religiose e civili e tra le rispettive "cittadinanze". Nella sua profonda riflessione di mezzo secolo fa, nel saggio "La nuova scienza politica", Eric Voegelin affermava: "Così termina, nel cristianesimo ortodosso [cioè agostiniano, e non ereticale-millenaristico], la teologia politica [romana di Varrone e Cicerone]. Il destino spirituale dell´uomo nel senso cristiano non può essere rappresentato sulla terra dall´organizzazione di potere di una società politica; esso può essere rappresentato solo dalla Chiesa. La sfera del potere è sottoposta a una de-divinizzazione radicale: è diventata temporale. [In realtà] sono i problemi moderni della rappresentanza ad essere connessi con il processo di ri-divinizzazione della società".

Quest´ultimo processo è il portato, per Voegelin, degli sviluppi eretici, poi secolarizzati, della escatologia trinitaria di Gioacchino da Fiore, ovvero dell´attesa del finale Regno terreno. La fondazione cristiana dottrinalmente ortodossa della laicità comprende dunque - e principalmente - la protezione degli ordinamenti politici dedivinizzati dal rischio costante della loro deriva assolutistica, dall´affermazione della potestà politica unica e salvifica, dalla politica come sacramento. Poiché questo è il vero enjeu della laicità.

Paolo Prodi terminava il suo grande libro del 1992 sul "Sacramento del potere" con una esortazione: "Ai nuovi popoli dobbiamo saper trasmettere e da loro dobbiamo esigere non soltanto il rispetto delle tecniche e dei meccanismi del sistema democratico, ma in primo luogo lo spirito del dualismo [teologico-politico cristiano]. Se è vero che la desacralizzazione della politica è frutto del cristianesimo occidentale, il principio di una doppia appartenenza, di un doppio ordinamento, è il nostro dramma ma può essere la nostra [e l´altrui, aggiungerei] salvezza".

Cosa implica la laicità come originaria e permanente dedivinizzazione della politica? Implica che la modernità politica è costitutivamente cristiana e, al tempo stesso, che le cittadinanze religiose sono necessarie per garantire che la laicità della cittadinanza politica non si corrompa: da cui il riconoscimento del cristianesimo, anzitutto, e delle altre religioni fondanti. Nella multiforme summa costituzionale europea che si viene definendo questo "datum" va posto in assoluta evidenza.

Non pensi la cultura politica, senza spessore storico, delle élites comunitarie e delle subculture cristiane partecipi della loro stessa opacità di poter tacere una struttura irrinunciabile. Non sarebbe la prima volta che la storia punisce queste forme di ignoranza di sé.
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Re: Cristo non era laico-non ha inventato la laicità dello s

Messaggioda Berto » dom dic 23, 2018 9:24 pm

Date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio

https://it.wikipedia.org/wiki/Date_a_Ce ... %A8_di_Dio

Secondo le diverse versioni del racconto, alcuni personaggi decisero di mettere in difficoltà Gesù chiedendogli se gli Ebrei dovessero o meno rifiutarsi di pagare le tasse agli occupanti Romani. Nel Vangelo secondo Luca si specifica che, evidentemente attendendosi che Gesù si sarebbe opposto al tributo, essi intendevano «consegnarlo all'autorità e al potere del governatore», che all'epoca era Ponzio Pilato e che era responsabile della raccolta dei tributi. I vangeli sinottici raccontano che gli interlocutori si rivolsero a Gesù lodandone l'integrità, l'imparzialità e l'amore per la verità, poi gli chiesero se fosse o meno giusto per gli Ebrei pagare le tasse richieste da Cesare. Gesù, dopo averli chiamati ipocriti, chiese loro di produrre una moneta buona per il pagamento e poi di chi fossero nome e raffigurazione su di essa; alla risposta che si trattava di Cesare, rispose «Date a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio» (il Vangelo di Tommaso completa la frase con «e date a me ciò che è mio»). I suoi interlocutori, confusi dalla risposta autorevole e ambigua, si allontanarono contrariati.
Nel Vangelo secondo Marco e in quello secondo Matteo gli interlocutori di Gesù sono farisei ed erodiani; l'autore del Vangelo secondo Luca parla di informatori degli scribi e dei sommi sacerdoti.
Le tasse imposte dai Romani alla Giudea avevano causato in precedenza delle rivolte. Nel 6 fu indetto il censimento di Quirinio allo scopo di determinare le ricchezze da tassare, ma ciò provocò la rivolta di Giuda il Galileo che, sebbene soppressa, portò probabilmente alla nascita del movimento degli Zeloti.

Il tema delle tasse romane e della loro evasione da parte degli Ebrei è ricorrente nel Nuovo Testamento. Durante il processo di Gesù, l'imputato fu accusato di essersi proclamato re dei Giudei, ma nel Vangelo secondo Luca è aggiunta l'accusa di essersi opposto al pagamento delle tasse. Uno degli apostoli di Gesù, Matteo, era stato chiamato proprio mentre stava lavorando, mentre Zaccheo, uno dei principali esattori delle tasse sotto Pilato, era stato convinto da Gesù a pentirsi e abbandonare il proprio lavoro; in diverse occasioni, infine, Gesù parlò male degli esattori, giungendo persino ad accomunarli alle prostitute.




Cristianesimo, secolarizzazione e laicità dello stato
Dario Antiseri
2016/11/25

https://tocqueville-acton.com/2016/11/2 ... ello-stato

«Come mettiamo insieme la laicità di uno Stato che non vogliamo più assoluto (dunque rispettoso delle nostre personali trasgressioni) e la tradizione che vogliamo mantenere e rispettare delle nostre radici giudaico-cristiane?» E, per essere ancora più chiari: non c’è una stridente antinomia tra la concezione cristiana della vita e la laicità dello Stato? Questa una delle domande, a mio avviso di maggior peso sia storico che teorico, che Nicola Porro pone nel suo recente libro La disuguaglianza fa bene (La Nave di Teseo, Milano, 2016). Si tratta di un lavoro istruttivo, scritto in modo chiaro e brillante, dove l’Autore compie un lungo viaggio tra gli scritti di economisti, filosofi, politologi ed anche romanzieri i quali hanno difeso e difendono le ragioni di quella libertà che ha dato forma all’Occidente e che oggi l’Occidente pare mettere disgraziatamente in discussione. Dunque, quello di Porro, un lungo ed affascinante viaggio nel Mondo 3 del pensiero liberale. E non sarebbe stato male, anzi sarebbe stato più che opportuno, se in questo suo viaggio l’Autore si fosse anche addentrato nella provincia del liberalismo cattolico ponendo la dovuta attenzione a pensatori, tra altri, del livello di Rosmini, Lord Acton, Sturzo, Garello, Sirico, Novak e don Angelo Tosato.

Porro chiede: l’essere cristiano è compatibile con la laicità dello Stato? E a lui che ne dubita e a quanti si ostinano a negare tale compatibilità, mi permetto di rivolgere quest’altra domanda: lo Stato laico – cioè la società aperta o Stato di diritto – sarebbe stato possibile senza il messaggio cristiano?

Nel 112 d.C., Plinio il Giovane, a quel tempo governatore della Bitinia, invia una lettera all’imperatore Traiano, dove gli notifica di aver condannato a morte tutti quei cristiani che si erano rifiutati di adorare Cesare come Signore (Kýrios Káysar) e di maledire Cristo (Anáthema Christós). Con il messaggio cristiano aveva fatto irruzione nella storia degli umanini l’idea che il potere politico non è il padrone della coscienza degli individui, ma che è la coscienza di ogni uomo e di ogni donna a giudicare il potere politico. Per il cristiano solo Dio è il Signore, l’Assoluto. Lo Stato non è l’Assoluto: Káysar non è Kýrios. E con ciò il potere politico veniva desacralizzato, l’ordine mondano relativizzato e le richieste di Cesare sottoposte al giudizio di legittimità da parte di coscienze inviolabili, di persone “fatte ad immagine e somiglianza di Dio”. La realtà è che la Grecia ha passato all’Europa l’idea di ragione come discussione critica, ma non fu la Grecia a passare all’Europa i suoi déi. Questi, come ha scritto Giovanni Reale, «erano già stati resi vani dai filosofi a cominciare dai presocratici, Senofane in testa». Il Dio delle popolazioni europee è il Dio della Bibbia e del Vangelo, il Dio giudaico-cristiano: il Dio che desacralizza il mondo e che così, come sostiene Max Scheler, lo rende disponibile alla manipolazione e all’indagine scientifica in una misura prima impensabile; è il Dio che desacralizza il potere politico offrendo così le basi di una prospettiva non teocratica; è il Dio che rende libera, responsabile e inviolabile la persona umana con il conseguente ridimensionamento dell’ordine politico. La secolarizzazione con un mondo non più sacro e con un uomo che, per quanto possa illudersi, non è Dio, è una chiara conseguenza del messaggio evangelico. E, d’altro canto, se le ninfe non aleggiano più su sorgenti d’acqua e non c’è più Zeus a lanciare fulmini dal cielo, tutto questo è una purificazione della fede dalla superstizione e niente affatto la cancellazione della possibilità di una realtà trascendente. In poche parole, il messaggio cristiano libera l’uomo dall’idolatria: il cristiano non può attribuire assolutezza e perfezione a nessuna cosa umana. È, dunque, per decreto religioso che lo Stato non è tutto, non è l’Assoluto. E sia con la dissacrazione di Cesare, vale a dire della de-assolutizzazione del potere politico, sia con il valore dato alla libera e responsabile coscienza di ogni persona, il cristianesimo ha creato, a livello politico, una tensione che attraversa tutta la storia dell’Occidente. Si tratta, infatti, di idee ed ideali che, pur tra tentazioni “teocratiche” o rifiuti “satanocratici” del potere politico, hanno esercitato, nell’evoluzione storica, una pressione a volte travolgente sull’elemento mondano antitetico.

Sta qui un tratto essenziale, costitutivo dell’Occidente: senza Cristianesimo l’Occidente non esisterebbe. Certo, nessuno può ignorare i rivoli che sono confluiti nel grande fiume che ha in-formato, dato forma, all’Occidente – grande fiume che risale a due sorgenti: quella che sgorga da Atene e quella che sgorga da Gerusalemme. E se è vero, per dirla con P.B. Shelley, che «noi tutti siamo greci», è anche vero, come ha scritto W. Röpke, che «soltanto il Cristianesimo ha compiuto l’atto rivoluzionario di sciogliere gli uomini, come figli di Dio, dalla costrizione dello Stato e, per parlare come Guglielmo Ferrero, di demolire l’esprit pharaonique dello Stato antico». Una realtà, questa, pienamente riconosciuta anche da atei quali, per addurre solo qualche esempio, Renan, Croce, Salvemini, Popper. Scrive Popper ne La società aperta e i suoi nemici: «Riconosco che gran parte dei nostri scopi e fini occidentali, come l’umanitarismo, la libertà, l’uguaglianza, li dobbiamo all’influenza del Cristianesimo […]. I primi cristiani ritenevano che è la coscienza che deve giudicare il potere e non viceversa». E la coscienza, quale ultima corte di giudizio nei confronti del potere politico, in unione con l’etica dell’altruismo, «è diventata la base della nostra civiltà occidentale». La realtà, dice Popper, è che «ad eccezione del razionalismo greco, nulla ha esercitato un così forte influsso sulla storia delle idee in Occidente come il Cristianesimo e le lotte nel suo interno». Ed ecco, da parte sua, cosa, «per semplice osservanza della verità», volle precisare Benedetto Croce in Perché non possiamo non dirci cristiani: «Il cristianesimo è stata la più grande rivoluzione che l’umanità abbia mai compiuto». E la ragione di ciò, precisa Croce, «è che la rivolu­zione cristiana operò nel centro dell’anima, nella coscienza morale e, conferendo risalto all’intimo e proprio di ta­le coscienza, quasi parve che le acquistasse una nuova virtù, una nuova qualità spirituale, che fino ad allora era mancata all’umanità». È un ateo come E. Renan a dire che «Gesù restò per l’umanità un principio inesauribile di morali rinnovamenti» e che «tra i figli degli uomini uno più grande di Gesù non è nato mai»; ed è un altro ateo e grande sostenitore della libertà come G. Salvemini a dichiarare che è Gesù Cristo il maestro che «ci ha lasciato il più perfetto codice morale che l’umanità abbia mai conosciuto».

Penso che queste considerazioni siano sufficienti a dissolvere i dubbi di Nicola Porro. Ma qualche altra idea vorrei sottoporre all’attenzione di quanti perseverano nel vedere nel Cristianesimo la patologia piuttosto che la fisiologia dell’Europa e, più ampiamente, dell’Occidente. Fu Benjamin Constant a far presente che se «popoli religiosi hanno potuto essere schiavi, nessun popolo irreligioso è mai rimasto libero […] Quando il dispotismo si incontra con l’assenza del sentimento religioso, la specie umana si prostra nella polvere ovunque la forza si dispieghi». E Tocqueville ne La democrazia in America annotava di «essere portato a pensare che, se un uomo non ha fede, bisogna che serva e, se è libero, che creda». E ancora uno scrittore liberale del periodo di Napoleone III, e cioè E. Laboulaye, in uno studio sulla differenza fra la libertà antica e la moderna (L’etat et ses limites, 1865), ha sostenuto che noi dobbiamo la nostra libertà moderna al coraggio dei martiri cristiani di fronte alla morte, perché soltanto alla loro inflessibilità va attribuito il fatto che il tardo dispotismo romano poté essere infranto in nome della religione cristiana universale e che si poté conquistare quel diritto dell’anima individuale che contraddistingue la libertà moderna. Scriveva, dunque, Laboulaye: «I palazzi dei papi hanno rimpiazzato il palazzo di Cesare, il Vaticano parla di potenza alla Chiesa; ma al di sotto di questo splendido edificio ci sono le catacombe, le quali parlano di libertà». È questa una idea ribadita dall’allora cardinale Ratzinger in un colloquio con Antonio Socci apparso su «Il Giornale» del 26 novembre 2003. Chiede Socci: «C’è una novità nel suo libro [Fede, verità, tolleranza, 2003] a proposito del relativismo. Lei sostiene che, nella prati­ca politica, il relativismo è il benvenuto perché ci vacci­na, diciamo, dalla tentazione utopica. È il giudizio che la Chiesa ha sempre dato sulla politica?». Ratzinger risponde: «Direi proprio di sì. È questa una delle novità essenziali del cristianesimo per la storia. Perché fino a Cristo l’identificazione di religione e Stato, divinità e Sta­to, era quasi necessaria per dare stabilità allo Stato. Poi l’islam ritorna a questa identificazione tra mondo politi­co e religioso, col pensiero che solo con il potere politi­co si può anche moralizzare l’umanità. In realtà, da Cri­sto stesso troviamo subito la posizione contraria: Dio non è di questo mondo, non ha legioni, così dice Cristo, Stalin dice non ha divisioni. Non ha un potere monda­no, attira l’umanità a sé non con un potere esterno, po­litico, militare ma solo col potere della verità che convin­ce, dell’amore che attrae. Egli dice: “attirerò tutti a me”. Ma lo dice proprio dalla Croce. E così crea questa distin­zione tra imperatore e Dio, tra il mondo dell’imperato­re al quale conviene lealtà, ma una lealtà critica, e il mondo di Dio, che è assoluto. Mentre non è assoluto lo Stato». È per decreto religioso che, per il cristiano, lo Stato non è tutto, lo Stato non è l’Assoluto. E all’intervistatore che fa presente che «questo è uno straordinario punto d’in­contro tra pensiero cristiano e cultura liberaldemocrati­ca», Ratzinger replica: «Io penso che la visione liberaldemocra­tica non potesse nascere senza questo avvenimento cri­stiano che ha diviso i due mondi, così creando pure una nuova libertà. Lo Stato è importante, si deve ubbidire al­le leggi, ma non è l’ultimo potere. La distinzione tra lo Stato e la realtà divina crea lo spazio di una libertà in cui una persona può anche opporsi allo Stato. I martiri sono una testimonianza per questa limitazione del potere assoluto dello Stato. Così è nata una storia di libertà. An­che se poi il pensiero liberaldemocratico ha preso le sue strade, l’origine è proprio questa». Non si può, dunque, dar torto a Thomas S. Eliot allorché scriveva che «se il cristianesimo se ne va, se ne va tutta la nostra cultura. E allora si dovranno attraversare molti secoli di barbarie». E se in Europa le idealità cristiane seguiteranno ad allontanarsi dalle menti dei suoi cittadini, sarà l’Europa a scomparire. Difatti, come giustamente ammoniva Rosmini: «Chi non è padrone di sé, è facilmente occupabile».

Una società laica non è tale perché società atea. Stati atei come fu nel caso del paganesimo nazista e del materialismo comunista sono state società chiuse orribili e crudeli. Società laica significa società aperta. La società aperta è aperta al maggior numero possibile di idee ed ideali diversi e magari contrastanti, ed è chiusa soltanto ai violenti e agli intolleranti. E se più d’una sono le ragioni storicamente via via addotte contro l’idea di società chiusa e a supporto della società aperta, nevralgiche a difesa della società aperta risultano: la consapevolezza che le “verità” delle fedi scelte ed abbracciate possono venir proposte e non imposte; la consapevolezza che nessun uomo è più importante di un altro uomo e che le istituzioni sono in funzione della libertà e della realizzazione della capacità di ciascun individuo; la consapevolezza della fallibilità della conoscenza umana; la consapevolezza che dai fatti non sono derivabili valori; la consapevolezza che il monopolio pubblico o privato dei mezzi di produzione equivale alla cancellazione di ogni libertà, perché «chi possiede tutti i mezzi stabilisce tutti i fini» (F.A. von Hayek). Viviamo in una società laica quando a nessuno e a nessun gruppo portatore di una specifica tradizione è proibito di dire la sua, ma dove nessuno e nessuna tradizione è esente dalla critica nel pubblico dibattito. Laico è chi è critico; non dogmatico; disposto ad ascoltare gli altri – soprattutto quanti pensano diversamente da lui – e al medesimo tempo deciso a farsi ascoltare; laico è chi è rispettoso delle altrui tradizioni e, in primo luogo, della propria; è colui che è consapevole della propria ed altrui fallibilità e che è disposto a correggersi; il laico non è un idolatra, non divinizza eventi storici ed istituzioni a cominciare dallo Stato; non reifica, non fa diventare cose (res), cioè realtà sostanziali, i concetti collettivi (popolo, classe, nazione, sindacato, partito, ecc.) che così si trasformerebbero in entità liberticide; il laico rispetta la voce del popolo ma non la mitizza, perché sa che il popolo, al pari di ogni singolo individuo, può sbagliare: la piazza ha scelto Barabba, ha osannato assassini e dittatori, è andata in delirio per Mussolini, Hitler e Stalin; il laico sa che nello Stato di diritto sovrana è la legge e non il popolo – la legge che pone garanzie di libertà dei cittadini e che protegge le minoranze nei confronti di maggioranze, tentate di governare tirannicamente. Il laico sa che la democrazia è “l’alta arte del compromesso”, ma è colui che anche sa che non sempre il compromesso è possibile giacché esistono valori o ideali inconciliabili, con la conseguenza che la società aperta non sarà mai una società perfetta – anzi la società perfetta è la negazione della società aperta; il laico combatte fin che può con le “parole” invece che con le “spade”, ma sa opporsi con la spada a quanti usano la spada per opprimere gli altri: «Abbiamo non soltanto il diritto, ma il dovere di rifiutare di essere tolleranti verso coloro che cospirano per distruggere la tolleranza» (K.R. Popper). Laico è, dunque, il cittadino della società aperta. Fuor d’ogni dubbio, anche le regole e le istituzioni della società aperta sono frutto di una specifica tradizione, esito di consapevolezze teoriche e di precise scelte etiche – tese a scardinare le “ragioni” di conflitti e catastrofi che hanno inzuppato, e inzuppano, la terra di sangue innocente. Ma si tratta – diversamente che in ordini sociali tribali e dittatoriali – di consapevolezze e scelte etiche che permettono la pacifica convivenza del maggior numero possibile di individui con idee diverse e di tradizioni differenti. Per dirla con Luigi Einaudi, nella società aperta «l’impero della legge è condizione per l’anarchia degli spiriti».
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Cristo non era laico-non ha inventato la laicità dello stato

Messaggioda Berto » dom dic 23, 2018 9:25 pm

Gesù Cristo era un ebreo, nato, vissuto e morto da ebreo, ucciso dagli invasori romani.
Gli ebrei erano molto religiosi e sognavano la libertà dai romani e un loro stato fondato sul tempio e regolato dalle leggi divine.
Anche Cristo auspicava il Regno dei Cieli o di Dio sulla terra



Teocrazia
https://it.wikipedia.org/wiki/Teocrazia
...
Il concetto di teocrazia fu coniato dallo storico Giuseppe Flavio nel I secolo. Egli definì come teocrazia il governo tipico degli Ebrei. La definizione di Giuseppe Flavio fu ampiamente accettata fino all'età dell'Illuminismo, quando il termine cominciò a raccogliere connotazioni più universalistiche e spiccatamente negative, specialmente nelle opere di Hegel. Dopo di ciò il termine "teocrazia" venne usato soprattutto per etichettare alcune particolari forme politiche come qualcosa di "poco razionale" o "sottosviluppato".
La teocrazia è concepita in antitesi alla democrazia, che fonda la legittimità del potere politico e la fonte del diritto nella volontà del popolo, e non nel volere di Dio (ovvero governo dei sacerdoti). Le prime teorie di questo tipo si ritrovano in età moderna nel pensiero di Marsilio da Padova.

Regno dei Cieli e Regno di Dio
https://it.wikipedia.org/wiki/Regno_dei_Cieli
Il Regno dei Cieli (in greco: ἡ βασιλεία τῶν οὐρανῶν, he basileia tōn ouranōn) oppure il Regno di Dio (in greco: ἡ βασιλεία τοῦ Θεοῦ, he basileia tou Theou) è un concetto chiave del Cristianesimo basato su una espressione attribuita a Gesù e riportata nei Vangeli.
A volte è indicato anche come Regno di Cristo o, più semplicemente, Il Regno o Regno.
A Dio Padre nel Regno dei Cieli è riservata l'invocazione iniziale del Padre nostro. sia per la seconda parousia di Cristo che per il progredire del Regno di Dio nel tempo presente (CCC, 2859).

Padre Nostro
https://it.wikipedia.org/wiki/Padre_nostro
«Padre nostro che sei nei cieli, / sia santificato il tuo nome; / venga il tuo regno;/ sia fatta la tua volontà, / come in cielo così in terra. / Dacci oggi il nostro pane quotidiano, / e rimetti a noi i nostri debiti / come noi li rimettiamo ai nostri debitori,/ e non ci indurre in tentazione,/ ma liberaci dal male»
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Cristo non era laico-non ha inventato la laicità dello stato

Messaggioda Berto » dom dic 23, 2018 9:53 pm

Un'altra discussione sulla laicità


Shar Kisshati
Sono atea. Ritengo che la nostra cultura sia un mix greco-romano-giudaico-cristiano e, come Benedetto Croce, ho riflettuto parecchio sulle nostre radici culturali, convincendomi che è stato il cristianesimo a darci quella spinta in più rispetto alle altre culture, perché è per merito dell'esaltazione dell'individuo che siamo quel che siamo. Fondamentale quel "libero arbitrio" che ci ha permesso di scoprire la laicità. Al contrario dell'islam, la vita di un cristiano non è regolamentata da quando si alza alla mattina a quando va a dormire alla sera. Non ci sono dei regolamenti da seguire, bensì una morale e, comunque, sarà sempre Dio a decidere del tuo comportamento. Consiglio di leggere Ratzinger in merito al "logos" greco che ha influenzato molto il cristianesimo. Di seguito linko il saggio di Croce, davvero illuminante.

https://www.facebook.com/notes/shar-kis ... 2708468509


Gino Quarelo
Io sono aidolo (ateo credente: ateo perché non credo negli idoli delle religioni e credente perché credo in modo naturale come tutte le creature nello spirito universale senza bisogno di alcuna religione) e non penso che la laicità sia un derivato del cristianismo, piuttosto penso che sia un portato della libertà dell'uomo ragionevole di buona volontà che da sempre e ovunque nel mondo innova rompendo con i conformismi tradizionali fideistici, idolatri, tabulatri.

Essere laici significa prendere decisioni e assumere comportamente di qualsiasi natura (individuali, famigliari, sociali, politici) indipendentemente dai precetti religiosi delle fedi e dalle indicazioni delle gerarchie religiose.
In questa prospettiva la laicità accompagna l'uomo fin dalle sue origini, quindi da milioni di anni.
Quando un uomo decide in contrasto con il conformismo religioso imperante e tradizionale è un laico e ciò si è verificato da sempre ogni qualvolta un uomo ha scelto qualcosa di diverso da ciò che era abitudine, consuetudine, tradizione, prescrizione o precetto o comandamento o tabù.
In tal senso generale e universale, la laicità è prerogativa umana dell'uomo di buona volontà che esercità la sua sovranità, libertà, responsabilità, rispondendo in primo luogo alla sua coscienza. Pertanto essa esiste da sempre presso ogni popolazione della terra e non può essere una facoltà derivata dalla religione cristiana, non vi è ragione alcuna che lo giustifichi.

Il termine laico ha una sua origine etimologica che rimanda alla libertà dell'individuo e del popolo di scegliere e di decidere indipendentemente dalla volontà della gerarchia religiosa o casta sacerdotale che deterrebbe il potere di decidere e di scegliere.
Il fatto che questa voce sia sorta o abbia assunto questo valore, in ambito cristiano non significa che il concetto di libertà e di indipendenza sotteso sia nato nel mondo cristiano o sia stato indotto nell'uomo dall'ideologia religiosa cristiana.
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Cristo non era laico-non ha inventato la laicità dello stato

Messaggioda Berto » lun dic 24, 2018 7:38 am

Il cristianismo è un'eresia ebraica e come l'ebraismo non era affatto laico:

non lo era come variante ebraica in Israele ai tempi di Cristo e dei primi discepoli;
non lo è stato nei primi secoli della sua diffusione in ogni parte dell'Impero romano;
non lo è stato quando è divenuto religione di stato, dello stato imperiale romano sia d'occidente che d'oriente;
non lo è stato quando Carlo Magno lo ha imposto ai Sassoni uccidendo i loro "sacerdoti pagani";
non lo è stato nei secoli dello Stato della Chiesa;
...
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Cristo non era laico-non ha inventato la laicità dello stato

Messaggioda Berto » lun dic 24, 2018 7:39 am

La falsità e la presunzione dei cristiani e dei cattolici


Il contributo della Chiesa al progresso della Scienza. Tutta la verità contro le menzogne illuministe e razionaliste
01 Mar 2010
di Giorgio Nadali
https://giorgionadali.wordpress.com/201 ... mment-1364

La cosiddetta rivoluzione scientifica del XVI secolo è stata mal interpretata da coloro che desideravano sostenere un conflitto insito tra scienza e religione. In quell’epoca, infatti, si ottennero conquiste straordinarie, che non vennero però prodotte da un’esplosione di pensiero laico. Piuttosto, esse furono il culmine di molti secoli di progressi sistematici portati avanti dagli scolastici medievali e sorretti da un’invenzione del XII secolo prettamente cristiana: l’università. Scienza e religione non solo erano compatibili, ma addirittura inseparabili, e la scienza nacque grazie a studiosi cristiani profondamente religiosi”.[1] “Quando si parla di come il Cristianesimo abbia contribuito allo sviluppo della ragione e del progresso non si tratta soltanto di chiacchiere; la caduta dell’Impero Romano favorì un’era di invenzioni e innovazioni straordinarie.

Le menzogne dell’Illuminismo

Per apprezzarne la portata è però necessario affrontare un’incredibile menzogna che per lungo tempo ha deformato la nostra conoscenza della storia. Negli ultimi due o tre secoli, le persone istruite sapevano che nel periodo storico che va dalla caduta di Roma fino all’incirca al XV secolo, l’Europa era sprofondata nei cosiddetti Secoli Bui: secoli di ignoranza, superstizione e miseria da cui, all’improvviso e quasi per miracolo, ci salvò prima l’avvento del Rinascimento e, successivamente, dell’Illuminismo. Questo non è vero, anzi la tecnologia e la scienza europee sorpresero e superarono il resto del mondo proprio durante questo periodo considerato oscuro. L’idea che l’Europa fosse precipitata in secoli bui fu creata ad arte da intellettuali antireligiosi e accaniti anticattolici del XVIII secolo che, determinati ad affermare la superiorità culturale della loro epoca, la magnificavano denigrando i secoli precedenti. Voltaire, ad esempio, disse che un’epoca di “barbarie, superstizione, [e] ignoranza coprì la faccia della Terra”. Opinioni di questo tipo furono così frequenti e unanimi che, fino a poco tempo fa, persino i dizionari e le enciclopedie presentavano i Secoli Bui come un fatto storico. Alcuni studiosi parvero persino implicare che le stesse persone vissute, ad esempio, nel IX secolo, descrivessero la loro epoca come sottosviluppata e superstiziosa.[2]

L’Università invenzione cristiana

Quando, nel XII secolo, viene fondata dalla Chiesa l’università era qualcosa di completamente nuovo, un’istituzione dedicata esclusivamente all’istruzione superiore. Quest’invenzione cristiana era abbastanza diversa… Le università non furono istituzioni fondate per ripetere le conoscenze ricevute dai greci, ma assolutamente pronte a criticare e correggere gli antichi. Le prime due università sorsero a Parigi e Bologna alla metà del XII secolo. Poi, intorno al 1200, furono fondate quelle di Oxford e Cambridge, seguite da una marea di nuove istituzioni nel XIII secolo… La scienza nacque proprio in queste prime università. Si tenga presente che si trattava di istituzioni profondamente cristiane: tutti gli appartenenti alle facoltà facevano parte di ordini religiosi e, di conseguenza, si può dire lo stesso per la maggior parte dei primi scienziati… Il vescovo Nicola Cusano (1401-1464) sostenne “che un uomo che si trovi sulla terra, o sul Sole, o su qualche altra stella, crederà sempre che la posizione che occupa è il centro immoto, e che tutte le altre cose sono in movimento”. Ne conseguiva che gli uomini non dovessero fidarsi del fatto che percepivano la Terra come ferma; forse non lo era. Su queste basi non fu certo un salto nel buio sostenne che la Terra ruotava intorno al Sole. Tutte queste teorie formulate durante i Secoli Bui erano ben note a Copernico, che non era un canonico della Chiesa isolato in una zona remota della Polonia, come spesso viene descritto, ma uno degli uomini più colti della sua generazione, formatosi presso le Università di Cracovia, Bologna (probabilmente la migliore università d’Europa), Padova e Ferrara. Nei cosiddetti Secoli Bui il progresso fu tale che, non più tardi del XIII secolo, l’Europa si era spinta ben oltre Roma, la Grecia e il resto del mondo. Perché? Principalmente perché il Cristianesimo insegnava che il progresso era “normale” e che “nuove invenzioni sarebero sempre state prossime”. Questa era l’idea rivoluzionaria. E la fiducia nel progresso non si limitava solamente alla tecnologia e alla cultura più elevata. L’uomo medievale europeo era altrettanto incline a sviluppare modi migliori per fare le cose.[3]

Astronomia cristiana

La verità su Galileo Galilei

All’inizio Galileo e la sua opera furono ben accolti celebrati dagli uomini di Chiesa più eminenti. Verso la fine del 1610 padre Cristoforo Clavio scrisse a Galileo per informarlo che i suoi colleghi astronomi, gesuiti, avevano confermato le scoperte da lui fatte con il telescopio. Quando, l’anno dopo, si recò a Roma, Galileo fu salutato con entusiasmo dalle figure religiose tanto quanto da quelle secolari. In quell’occasione Galileo scrisse a un amico: “sono stato ricevuto accolto con favore da molti illustri cardinali, prelati e principi di questa città”. Galileo ebbe il piacere di una lunga udienza con il Papa, Paolo V, mentre i gesuiti del collegio Romano celebrarono le sue scoperte con una giornata di attività. Galileo ne fu entusiasta: davanti a un pubblico di cardinali, studiosi e intellettuali secolari di spicco, studenti di padre Cristoforo Grienberger e padre Clavio parlarono delle grandi scoperte dell’astronomo toscano. Si trattava di studiosi di distinzione considerevole. Padre Griensberger, che verificò personalmente la scoperta delle lune di Giove fatta da Galileo fu un astronomo eminente: inventò telescopio con montatura “equatoriale”, che ruotava su un’asse parallelo a quello della terra, e contribuì allo sviluppo del telescopio rifrangente in uso oggi. Padre Clavio, uno dei grandi matematici del suo tempo, produsse il calendario Gregoriano (entrato in vigore nel 1582), grazie al quale furono risolte le imprecisioni che avevano piagato il vecchio calendario giuliano. I calcoli fatti da padre Clavio per stabilire la lunghezza dell’anno solare il numero dei giorni necessari a tenere il calendario in linea con l’anno solare – novantasette giorni intercalari ogni quattrocento anni – furono così precisi che gli studiosi, ancora oggi, non sanno capacitarsi di come vi sia giunto.[4]

San Alberto Magno diceva che la donna è un uomo mal riuscito, ma inventa la scienza sperimentale

Un’altra grande figura del Duecento fu sant’Alberto il Grande, detto anche Alberto Magno (c. 1200 – 1280). Alberto studiò a Padova; successivamente abbracciò l’ordine domenicano e insegnò in vari priorati in Germania prima di iniziare la carriera presso l’Università di Parigi, nel 1241… Alberto magno fu celebre naturalista registrò un’enorme quantità di dati sul mondo che lo circondava. La sua prodigiosa produzione compresa la fisica, la logica, la metafisica, la biologia, la psicologia e svariate scienze della terra. Come Roger Bacon, Alberto Magno fu diligente nell’annotare l’importanza dell’osservazione diretta nell’acquisizione della conoscenza del mondo fisico. Nel De mineralilibus spiegò che lo scopo della scienza naturale non era “limitarsi d’accettare le affermazioni altrui, vale a dire ciò che è narrato dalla gente, ma a indagare da sé le cause che operano nella natura…

Il vescovo che crea lo standard per gli esperimenti scientifici

Altra figura di spicco del XIII secolo fu Robert Grosseteste. Cancelliere di Oxford e vescovo di Lincoln (la diocesi più grande d’Inghilterra). Grosseteste ebbe la stessa enorme quantità d’interessi e conseguì la medesima quantità di risultati scientifici che caratterizzano le figure di Roger Bacon e Alberto Magno. Grosseteste era stato influenzato dalla celebre scuola di Chartres, particolarmente da Thierry. Considerato uno degli uomini più eruditi del medioevo, Grosseteste è stato il primo ad aver messo per iscritto una serie completa di passi necessari alla realizzazione di un esperimento scientifico”.[5]

Invenzioni gesuite. Orologi a pendolo, pantografi, barometri, telescopi e microscopi a riflessione.

I gesuiti avevano contribuito allo sviluppo degli orologi a pendolo, dei pantografi, dei barometri, dei telescopi e dei microscopi a riflessione, ed esposto diverse teorie in vari campi scientifici, come il magnetismo, l’ottica e l’elettricità. Osservarono, in alcuni casi prima degli altri, le fasce colorate della superficie di Giove, la nebulosa di Andromeda e gli anelli di Saturno. Avanzavano teorie sulla circolazione del sangue (indipendentemente da Harvey), sulla possibilità teorica di volare, sul modo in cui la luna provoca le maree e sulla natura della propagazione della luce tramite le onde. Le mappe delle stelle nell’emisfero meridionale, la logica simbolica, le misure per controllare i flussi del Po e dell’Adige, l’introduzione dei segni “più” e “meno” nella matematica italiana, furono tutti successi tipici della Compagnia, e scienziati influenti come Fermat, Huygens, Leibniz e Newton il non furono i soli a tenerli da conto come preziosi consulenti…

Trentacinque crateri dalla luna hanno preso nome da scienziati e matematici gesuiti

I gesuiti vantarono anche numerosi matematici straordinari, che apportarono alla propria disciplina importanti contributi. Nella lista dei più eminenti matematici esistiti tra il 900 a.C. e il 1800, stilata da Charles Bossut, uno dei primi storici della matematica,sedici su trecentotre sono gesuiti. Questa cifra, corrisponde al 5% dei maggiori matematici in un periodo di 2700 anni, diventa ancora più impressionante quando pensiamo che i gesuiti sono esistiti per appena due di quei ventisette secoli! A ciò si aggiunga che circa trentacinque crateri dalla luna hanno preso nome da scienziati e matematici gesuiti. Ai gesuiti si deve anche l’introduzione della scienza occidentale in luoghi remoti quale la Cina e l’India. Nella Cina del XVII secolo, in particolare, i gesuiti portarono significativo corpus di dati scientifici e un vasto repertorio di strumenti logici per la comprensione dell’universo fisico, fra le quali la geometria euclidea, che rendeva comprensibile il moto planetario”.[6]

La “scienza dei gesuiti”. La geologia

Qual è la scienza che è stata chiamata “la scienza dei gesuiti”? La geologia! E il fondatore della geologia e della stratigrafia moderna fu padre Niccolò Stenone (1638-1686), un prete gesuita convertito dal luteranesimo. Fu in seguito eletto vescovo. Beatificato da Giovanni Paolo II nel 1988. Il suo De solido intra solidum naturaliter contento dissertationis prodromus, ne fa uno dei principali fondatori della moderna geologia. La sua famosa frase “pulchra sunt quae videntur, pulchriora quae sciuntur, longe pulcherrima quae ignorantur” (belle sono le cose che si vedono, più belle quelle che si conoscono, bellissime quelle che si ignorano) potrebbe ben essere presa come esempio di giusta curiosità intellettuale, fondamento per la ricerca scientifica di tutti i tempi. Come anatomista Stenone scoprì il dotto parotideo (dotto di Stenone); a lui spetta anche il merito della corretta interpretazione della funzione ghiandolare e della distinzione tra ghiandole secernenti e linfonodi. Dimostrò che il cuore è un muscolo, e non la fonte del calore o la sede dell’anima. Interpretò correttamente le circonvoluzioni cerebrali come sede delle funzioni cognitive superiori, ponendosi in contrasto con le allora dominanti teorie cartesiane. Scoprì la funzione delle ovaie e delle tube uterine.

Il padre gesuita dell’egittologia

Fu padre Athanasisus Kircher (1602-1680). Kircher è stato paragonato al suo confratello gesuita Ruggiero Giuseppe Boscovich e a Leonardo da Vinci per la sua enorme varietà di interessi, ed è stato onorato con il titolo di “maestro in un centinaio d’arti”.

Il prete che inventa il pendolo convincendo nove confratelli a contare ottantasettemila oscillazioni in un giorno

Furono numerosi i gesuiti che nel tempo si distinsero in campo scientifico; tra gli altri, padre Giambattista Riccioli, noto a molti di noi per i suoi numerosi contributi scientifici tra i quali – fatto poco noto – l’aver misurato l’accelerazione di un corpo in caduta libera… Agli studiosi non è sfuggito che i gesuiti ebbero un apprezzamento particolarmente acuto per l’importanza della precisione nella pratica della scienza sperimentale. Padre Riccioli fu la prova vivente di tale impegno. Al fine di sviluppare un accurato pendolo da un secondo, padre Riccioli riuscì a convincere nove confratelli a contare circa ottantasettemila oscillazioni in un solo giorno. Grazie questo accurato pendolo, fu in grado di calcolare la costante di gravità.

Il prete gesuita che sviluppò il primo metodo geometrico per calcolare l’orbita planetaria

Uno dei maggiori scienziati gesuiti fu padre Ruggero Boscovich (1711-1787) Padre Boscovich sviluppò il primo metodo geometrico per calcolare l’orbita planetaria sulla base di tre osservazione della sua posizione. La sua Theoria philosophiae naturalis, pubblicata per la prima volta nel 1758 attrasse ammiratori ai suoi tempi e sempre ne ha attratti, da allora per il suo ambizioso tentativo di comprendere la struttura dell’universo avendo come punto di riferimento una singola idea… L’originale contributo di Boscovich anticipò gli obiettivi e molti degli elementi della fisica atomica novecentesca…Padre Athanasius Kircher (1602-1680) ricorda padre Boscovich per l’enorme gamma dei suoi interessi; egli è stato paragonato a Leonardo da Vinci e onorato con il titolo di “maestro di 100 arti”.[7]

Alcuni scienziati cristiani

Albert Einstein 1879 – 1955

“La scienza senza la religione è zoppa. La religione senza la scienza è cieca”.

Isaac Newton 1642 – 1727

Fra i più conosciuti scienziati della storia dell’umanità. Fondamentali i suoi lavori sull’ottica, le sue tre leggi della dinamica, pose le basi per il calcolo differenziale ed integrale ecc. Sebbene la sua religiosità non aderiva integralmente ad una particolare dottrina, egli era molto attirato dal Cristianesimo, tanto che interpretò l’Apocalisse di San Giovanni. Alcuni suoi biografi affermano che il libro che leggeva più di ogni altro (scientifico o non) era la Bibbia.

“Questa notte io fui assorbito dalla meditazione della natura. Ammiravo il numero, la disposizione, la corsa di quei globi innumerevoli. Ma ammiravo ancor più l’Intelligenza infinita che presiede a questo vasto meccanismo. Dicevo a me stesso: Bisogna essere ben ciechi per non restare estasiati a questo spettacolo, sciocchi per non riconoscerne l’Autore, pazzi per non adorarlo”

“L’uomo che non ammette Dio è un pazzo”

Renè Descartes 1596 – 1650

“[…] non mancherò di accennare nella mia fisica a parecchie questioni metafisiche e, le verità matematiche, che voi dite eterne, sono state particolarmente, a questa: stabilite da Dio e ne dipendono interamente, al pari di tutto il resto nelle sue creature. Sarebbe infatti parlare di Dio come di un Giove o di un Saturno ed assoggettarlo allo Stige o al Destino, sostenere che queste verità sono indipendenti da lui. Non abbiate timore – vi prego – di assicurare e pubblicare ovunque che è Dio che ha stabilito queste leggi in natura, come un re stabilisce le leggi nel suo regno”.

Guglielmo Marconi 1874-1937

“La scienza è incapace di dare la spiegazione della vita; solo la fede ci può fornire il senso dell’esistenza: sono contento di essere cristiano “.

Michael Faraday 1791 – 1867

Le sue dimostrazioni stabilirono che un campo magnetico variabile produce un campo elettrico. Questa relazione è espressa matematicamente mediante la Legge di Faraday-Neumann-Lenz, che divenne successivamente una delle quattro equazioni di Maxwell. Queste si sono evolute nella generalizzazione conosciuta come teoria dei campi.

“La notizia e il rispetto di Dio giungono al mio spirito attraverso vie così sicure come quelle che ci conducono alle verità nell’ordine fisico”

“L’uomo può scorgere anche nelle cose materiali e nella creazione del mondo le tracce invisibili di Dio, cioè riconoscerlo nel suo operato e nella sua potenza eterna e divina.”

Galileo Galilei 1564 – 1642

Un’errata interpretazione letterale di un testo dell’Antico testamento della Bibbia, portò alla condanna di Galileo: “Allora, quando il Signore mise gli Amorrei nelle mani degli Israeliti, Giosuè disse al Signore sotto gli occhi di Israele: «Sole, fèrmati in Gàbaon e tu, luna, sulla valle di Aialon». Si fermò il sole e la luna rimase immobile finché il popolo non si vendicò dei nemici. Non è forse scritto nel libro del Giusto: «Stette fermo il sole in mezzo al cielo e non si affrettò a calare quasi un giorno intero”. (Giosuè 10,12-13) Galilei ha cercato di sostenere le sue ricerche circa il movimento della Terra sostenendo che la Scrittura insegnava quello che lui indicava, e cercando anche un’interpretazione non letterale dei testi sacri. Galileo stesso, cattolico fervente, si difese affermando che le Sacre Scritture usano metafore e simboli e non pretendono di spiegare come la natura agisca, esprimendo lo stesso concetto della celebre frase del cardinale Cesare Baronio. quindi di un eminente rappresentante della Chiesa, secondo il quale: “Le Scritture spiegano come si vada in cielo e non come va il cielo”: cioè che esse hanno lo scopo di insegnare agli uomini la fede e la morale, e non l’astronomia e le altre scienze. Egli, cioè, negava proprio l’inerranza della Bibbia nelle sue parti storiche e scientifiche. Il 31 ottobre 1992 Giovanni Paolo II annullò la condanna inflitta a Galileo, e riconobbe come valida per la Chiesa cattolica la posizione di Galileo. Fu una “tragica reciproca incomprensione” disse nel discorso alla Pontificia Accademia delle Scienze.

” la Scrittura non ci insegna come vada il Cielo , ma come si vada in Cielo “

“Nelle mie scoperte scientifiche ho appreso più col concorso della divina grazia che con i telescopi”.

Niccolò Copernico 1473 – 1543

Copernico, in Polonia, ricopriva la carica di canonico. Fu il primo a mettere in dubbio il sistema astronomico geocentrico, proponendo la sua concezione eliocentrica. Ancora oggi si parla di “rivoluzione copernicana”. E’ considerato l’iniziatore della rivoluzione astronomica moderna. Copernico fu inoltre consultato dal quinto Concilio lateranense in merito alla riforma del calendario, fatto che dimostra ulteriormente la sua stretta adesione alla Chiesa cattolica e alla sua fede.

Blaise Pascal 1623- 1662

Riuscì a formalizzare i fondamenti per la teoria della probabilità, inventò la prima calcolatrice, inventò la siringa, approfondì il concetto di “pressione” (una delle unità di misura della pressione è il “Pascal”), elaborò il “Principio di Pascal” e il “Teorema di Pascal” ecc. Profondamente religioso (cattolico) volle scrivere un’immensa opera per rendere ragione della verità della fede cristiana. Non vi riusci’ perché morì (confessato e comunicato) a soli 39 anni. Fra le altre frasi in difesa del Cristianesimo e della religione, scrisse: “Gli uomini disprezzano la religione; la odiano, e hanno paura che sia vera. Per guarire da tutto questo, bisogna incominciare a dimostrare che la religione non è affatto contraria alla ragione, che è degna di venerazione, bisogna averne rispetto; poi, bisogna renderla amabile; fare desiderare dai buoni che essa sia vera; e poi dimostrare che è vera”.

“La natura ha delle perfezioni per dimostrare che essa è l’immagine di Dio e ha dei difetti per mostrare che ne è solo un’immagine”.

“Il cuore, non la ragione, sente Dio; ecco ciò che è la fede: Dio sensibile al cuore, non alla ragione”.

Augustin Louis Cauchy. 1789 – 1857

Importantissimo militante cattolico della Francia del periodo rivoluzionario. Grande matematico che lavorò molto sulle funzioni di variabile complessa, sulla teoria delle equazioni differenziali, sulle formulazioni dei teoremi dell’analisi infinitesimale.

“Se non ammettiamo l’esistenza di Dio come cristiani, dobbiamo ammetterla come matematici”

Georges Lemaître 1894 -1966

Il prete che formula la teoria del Big Bang

Fu questo prete gesuita belga, fisico e astronomo – insieme a George Gamow – a formulare la teoria del Big Bang sull’origine dell’ universo.

Gottfried Leibniz 1646 -1716

Realizzò la prima calcolatrice in grado di moltiplicare e dividere, introdusse il sistema numerico binario, contese la paternità del calcolo infinitesimale ad Isaac Newton, introdusse il calcolo differenziale e il simbolo dell’ integrale, teorizzò il Principio di ragion sufficiente per dimostrare l’ esistenza di Dio.

Ruggero Bacone (Roger Bacon) 1214 -1294

Il frate che ha inventato i tuoi occhiali

Se stai leggendo questo libro con gli occhiali, puoi ringraziare questo teologo, scienziato, filosofo e alchimista inglese, detto “Doctor Mirabilis”. Fu questo frate francescano l’inventore di questo prezioso aiuto per la vista. La sua “Opus Majus” contiene trattazioni di matematica, ottica, alchimia e manifattura della polvere da sparo, le posizioni e le estensioni dei corpi celesti, compresa la chiara affermazione della rotondità della terra; l’opera inoltre anticipa successive invenzioni – oltre agli occhiali – anche il microscopio, il telescopio, le macchine volanti e le navi a vapore. Bacone studia anche l’astrologia ed è convinto che i corpi celesti esercitino una influenza sul fato e la mente degli umani. A lui si deve anche una critica al calendario giuliano allora in uso. Per primo dopo gli scienziati ellenistici riconosce lo spettro visibile in un bicchiere d’acqua, secoli prima dei lavori di ottica di personaggi come Marcantonio de Dominis, Cartesio e Isaac Newton. A lui si devono anche misurazioni sull’arcobaleno.

Jérome Lejeune 1926 -1994

Il pediatra beato della sindrome di Down

Pediatra e genetista cattolico francese. Scoprì l’anomalia genetica (trisomia del cromosoma 21) che causa la sindrome di Down. Fu il primo a promuovere l’uso dell’acido folico come prevenzione della spina bifida. Molte sono le sue ricerche e pubblicazioni su varie sindromi cromosomiche (monosomie, trisomie, delezioni e translocazioni autosomiche, sindromi di Klinefelter, di Turner e X-fragile, mosaicismi). Attualmente è in corso la sua causa di beatificazione da parte della Chiesa cattolica.

«Una frase, una sola giudicherà la nostra condotta, la parola stessa di Gesù: «Ciò che avrete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avrete fatto a me»

Carl Gustav Jung 1875 -1961

Il padre cattolico della psicanalisi

Figlio di un pastore e teologo protestante (Paul Jung) fu uno psichiatra e psicoanalista svizzero. La sua tecnica e teoria di derivazione psicoanalitica è chiamata “psicologia analitica”. Carl Gustav Jung osservò che i suoi pazienti non guarivano sintanto che non acquisivano «un atteggiamento di rispetto o di umiltà nei confronti di una realtà più grande di loro»[8].

Alessandro Volta 1745 – 1827

Il catechista inventore

Inventore della pila, il primo generatore di corrente continua, importantissimo per lo sviluppo delle scienze sperimentali. Fervente cattolico. Frequentatore della Santa Messa (anche quotidiana) e dei sacramenti (Comunione e Confessione), recitava quotidianamente il Rosario, insegnava la dottrina cattolica ai ragazzi.

Louis Pasteur 1822 – 1895

l cattolico fondatore della microbiologia

E’ il fondatore della moderna microbiologia, scoprì il ruolo dei microorganismi nelle fermentazioni, classificandoli in aerobici ed anaerobici, scoprì che la produzione indesiderata di acido lattico e acido acetico nelle bevande alcoliche è dovuta a microorganismi, ideò il processo di conservazione del latte, detto pastorizzazione, isolò il bacillo del carbonchio, sviluppò una forma attenuata del virus responsabile della rabbia, utilizzabile come vaccino. La sua attività salvò la vita di migliaia di persone. Era un fervente cattolico. Si ricordano sue affermazione in opposizioni a una certa filosofia atea: “In nome di quale nuova scoperta, filosofica o scientifica, si possano estirpare dall’animo umano queste grandi preoccupazioni?. Mi sembrano di essenza eterna, perché il mistero che avvolge l’Universo e di cui esse sono emanazione è esso stesso eterno per natura»

“Se pretendere di introdurre la religione nella scienza è da spirito falso, più falso ancora è lo spirito di chi pretende di introdurre la scienza nella religione, poiché egli è tenuto al più grande rispetto del metodo scientifico”

Antonino Zichichi 1929 –

Anche in matematica esistono cose vere, ma non domostrate

Scienziato e fisico italiano impegnato nelle ricerche nel campo della fisica delle particelle elementari. Zichichi è anche autore e sostenitore di un’aspra critica alla teoria darwiniana dell’evoluzionismo, per quanto riguarda la specie umana. A suo avviso sarebbe priva di sufficienti prove scientifiche e di una solida base matematica, e sarebbe da alcuni usata per negare l’esistenza di Dio. Infatti, afferma Zichichi, non esiste un’equazione matematica dell’evoluzione delle specie animali, e dunque la teoria evoluzionistica non sarebbe fondata sul metodo galileiano che si regge sulla matematica. Inoltre, sostiene che anche da un punto di vista biologico e paleontologico la teoria evoluzionistica sia carente di prove, e abbondante di anelli mancanti e passaggi miracolosi. Zichichi non risparmia critiche anche ai creazionisti che non tengono conto della scienza, e propone una diversa visione della ricerca scientifica in questo campo. Egli infatti ritiene, come esplicita chiaramente nel suo libro Perché io credo in Colui che ha fatto il mondo, che esistano prove concrete dell’evoluzione delle specie viventi e anche dell’uomo, che però egli pensa non si possa ridurre a un semplice prodotto dell’evoluzione biologica. Zichichi ricorda che anche in matematica esistono assiomi creduti, ma non dimostrati e cita la congettura di Goldbach, uno dei più vecchi problemi irrisolti nella teoria dei numeri – l’editore britannico Tony Faber offrì un premio di 1.000.000 di dollari per una dimostrazione della congettura nata nel 1742. Il premio sarebbe stato assegnato solo per dimostrazioni inviate per la pubblicazione entro aprile 2002, ma mai reclamato. La congettura dice che ogni numero pari maggiore di 2 può essere scritto come somma di due numeri primi (lo stesso numero primo può essere usato due volte). Creduta sì, ma mai dimostrata. Per cui Zichici conclude che “l’uomo sa di non poter dimostrare tutti i teoremi possibili della logica dell’Immanente. Ecco perché non ha senso dire: “crederei in Dio se esistesse il Teorema di Dio e se qualcuno riuscisse a dimostrarlo”. [9]

“Se l’uomo dei nostri tempi avesse una cultura veramente moderna , dovrebbe sapere che la teoria evoluzionistica non fa parte della Scienza galileiana. A essa mancano i due pilastri che hanno permesso la grande svolta del milleseicento: la riproducibilità e il rigore. Insomma, mettere in discussione l’esistenza di Dio, sulla base di quanto gli evoluzionisti hanno fino a oggi scoperto, non ha nulla a che fare con la Scienza. Con l’oscurantismo moderno, sì… Promuovere la Teoria dell’Evoluzione Biologica della specie umana al rango di teoria scientifica corroborata da prove sperimentali e in grado di negare l’esistenza di Dio, è uno degli atti di mistificazione culturale più gravi che siano stati commessi da quando è nata la Scienza”.[10]

Evoluzionismo, Creazionismo o Concordismo?

Creazionisti – La creazione avviene esattamente come è descritta nei primi undici capitoli della Genesi. Fondamentalismo protestante, Mormoni, Amish, Chiese ortodosse, Testimoni di Geova.

Concordisti (Evoluzionisti teisti) – Accetta le tesi dell’evoluzionismo, ma anche un’eventuale evoluzione diuna specie animale al livello richide necessariamente un intervento di Dio. Chiesa cattolica, Chiesa anglicana. Il cardinale Christoph Schönborn ha rilasciato al New York Times un’intervista fortemente critica verso la teoria scientifica del neodarwinismo e vicina alle posizioni dei sostenitori del cosiddetto Disegno intelligente.

Evoluzionisti – La vita umana è solo frutto di un’evoluzione casuale di una specie animale. Ateismo, agnosticismo

La particella di Dio

Nel 1993 il bosone di Higgs, data la sua importanza nella teoria del modello standard, è stato soprannominato dal Premio Nobel per la Fisica, Leon Max Lederman, come la “Particella di Dio”. Il bosone di Higgs è una ipotetica particella elementare, massiva, scalare, prevista dal modello standard della fisica delle particelle.

La sorprendente precisione dell’architettura gotica

L’architetto gotico nel suo piccolo, tentò di formare la dimora terrena di Dio secondo i supremi principi della proporzione della bellezza. La proporzionalità geometrica che è dato rilevare in queste cattedrali è veramente impressionante. Consideriamo la cattedrale inglese di Salisbury: misurando la crociera della cattedrale ovvero il punto di intersezione tra il transetto principale e la navata, scopriamo che misura 1188,72 cm per 1188,72 cm. A sua volta questa dimensione primaria è la base di quasi tutte le altre dimensioni della cattedrale gotica. Per esempio, sia la lunghezza che l’ampiezza di ciascuna delle dieci campate della navata è di 594,36 cm.: la metà esatta della lunghezza della crociera. La stessa navata formata da venti spazi identici che misurano 594,36 centimetri quadrati, e da altri dieci spazi che misurano 594,36 cm. per 1188,72 cm. Altri aspetti della struttura offrono altrettanti esempi della coerenza geometrica complessiva che permea la cattedrale gotica.[11]

La fortuna di vivere in un Paese cattolico

L’economia moderna è un invenzione cristiana

La storia ufficiale del pensiero economico inizia, sostanzialmente, con Adam Smith e gli altri pensatori del Settecento. I cattolici stessi, soprattutto quelli ostili all’economia di mercato, hanno avuto la tendenza a identificare principi e i concetti economici moderni, quale più quale meno, con i pensatori dell’Illuminismo. In realtà, i commentatori medievali e scolastici comprendevano e formulavano teorie circa l’economia libera in modi che si sarebbero rilevati profondamente fruttuosi per lo sviluppo del sano pensiero economico occidentale. Pertanto l’economia moderna costituisce un altro importante ambito in cui l’influenza cattolica è stata, fino a non molto tempo fa, troppo spesso offuscata o trascurata, e dalla quale oggi i cattolici sono considerati i fondatori… La scuola austriaca può vantare una serie di brillanti economisti, da Carl Mengera Eugen von Bohm-Bawerk a Ludwid von Mises. Nel 1975 un eminente membro di questa scuola, Friedrich August von Hayek, è stato insignito del premio Nobel per l’economia…

Il cardinale che giustifica il mercato internazionale

Un’opera importante di teoria economica fu svolta da Tommaso de Vio, il cardinale Cajetano (1468 – 1534). Il cardinale Cajetano fu un uomo di Chiesa straordinariamente influente importante e attraverso altre cose ingaggiò un dibattito con Martin Lutero il fondatore del protestantesimo, che fece cadere sulla questione dell’autorità papale… Nel suo trattato del 1499, intitolato intitolato De cambiis, che intendeva giustificare il mercato internazionale da un punto di vista morale, Cajetano fece notare che il valore del denaro nel presente potrebbe essere alterato dalle aspettative concernenti lo stato probabile del mercato nel futuro…

Il denaro benedetto

Tra i principi economici più importanti che si svilupparono e maturarono con l’aiuto della tarda Scolastica dei suoi più immediati predecessori vi fu la teoria soggettiva del valore. Ispirati in parte dalle proprie analisi e in parte dai commenti sul valore fatti da Sant’Agostino nella Città di Dio, questi pensatori cattolici sostenevano che il valore derivasse non da fattori oggettivi come il costo di produzione o la quantità di lavoro necessaria, ma dalla valutazione soggettiva individuale. Quando San Bernardino da Siena e gli scolastici Cinquecento difendevano la teoria del valore soggettivo, stavano formulando un concetto economico di cruciale importanza, che implicitamente anticipava e confutava uno dei grandi errori economici dell’età moderna… Un’analisi dell’influenzadel pensiero cattolico sullo sviluppo dell’economia non può non tener conto dei contributi di Emil Kauder. Kauder fu l’autore di un blocco di opere importanti con cui cercò di scoprire, tra l’altro, perché la (corretta) teoria del valore soggettivo si fosse sviluppata e fosse fiorita in paesi cattolici, mentre la (non corretta) teoria del valore deò lavoro fosse stata tanto influente in quelli protestanti.[12]

I diritti civili invenzione del Cristianesimo

All’inizio del IV secolo, la carestia la malattia colpirono l’esercito dell’imperatore romano Costantino. Pocomio, un soldato pagano che militava in quell’esercito, guardava sbalordito i molti commilitoni romani che portavano cibo agli afflitti e che, senza fare discriminazioni, porgevano aiuto a chi ne aveva bisogno. Incuriosito, Pocomio chiese chi fossero quelle persone e scoprì che erano cristiani. Che tipo di religione era, si domandò, una religione che poteva ispirare tali atti di generosità e umanità? Cominciò a conoscere quella fede e prima di rendersene conto si trovò sulla strada della conversione. Questo genere di meraviglia ha accompagnato in ogni tempo le opere di carità cattoliche. Persino Voltaire, forse il più prolifico propagandista anticattolico del Settecento, fu toccato dallo spirito eroico di sacrificio che animava tanti figli e tante figlie della Chiesa Cattolica. “Non vi è forse nulla di più grande, sulla terra”, disse Voltaire, “del sacrificio della giovinezza della bellezza compiuto dal gentil sesso – giovani spesso di nobili natali – al fine di poter lavorare negli ospedali per l’alleviamento della sofferenza umana; la vista di quel sacrificio è così rivoltante, per il nostro animo delicato. Gli individui che si sono staccati dalla religione romana hanno imitato in modo sarà imperfetto un così alto spirito di carità”.[13]

La confisca dei beni della Chiesa

L’opera di carità della Chiesa è stata così straordinaria che perfino i suoi nemici hanno malvolentieri dovuto riconoscerla. Luciano di Samosata osservò costernato: “la sollecitudine con cui la gente di questa religione si aiuta nelle sue necessità è incredibile. Non risparmiano alcuno sforzo per raggiungere questo scopo. Il loro primo legislatore mise nelle loro teste le idee che erano tutti fratelli!”

I poveri viaggiatori potevano fare affidamento sull’ospitalità monastica, e le cifre in nostro possesso indicano che perfino i viaggiatori abbienti venivano spesso accolti, in conformità con l’insegnamento espresso da San Benedetto nella Sua regola, secondo cui i monaci dovevano ricevere il visitatore come avrebbero ceduto Cristo.

Nel novembre 1789, il governo francese rivoluzionario razionalizzò (cioè confiscò) i beni della Chiesa. L’arcivescovo di Aix en Provence ammonì che tale atto di rapina minacciava il patrimonio educativo alla ricchezza futura del popolo francese. Aveva ragione, naturalmente. Nel 1847, la Francia aveva il 47% in meno di ospedali rispetto all’anno della confisca, e nel 1799 i 50.000 studenti iscritti all’Università dieci anni prima erano diminuiti ad appena 12.000.

Il primo sistema giuridico moderno lo ha inventato la Chiesa Cattolica

Papa Innocenzo IV considerò la questione se i diritti fondamentali della proprietà e quello della creazione di governi legitimi appartenessero solo ai cristiani, o se non appartenessero a buon diritto a tutti gli uomini… Fu pertanto con il diritto canonico della Chiesa che il mondo occidentale vide il primo sistema giuridico moderno, e fu alla luce di quel modello che si formò la tradizione giuridica occidentale moderna. Similmente, il diritto penale occidentale fu profondamente influenzato non solo dai principi giuridici racchiusi nel diritto canonico, ma anche dalle riflessioni teologiche cattoliche, specialmente dalla dottrina dell’espiazione nel modo in cui fu sviluppata da sant’Anselmo. Infine, lo stesso concetto di diritti naturali. Che a lungo si è pensato che fosse emerso pienamente formato dai pensatori liberali del Seicento e del Settecento, deriva di fatto dai canonisti, dai papi, dai professori universitari e dai filosofi cattolici. Più gli studiosi esplorano il diritto occidentale, più emerge l’impronta della Chiesa Cattolica sulla nostra civiltà e più diventa persuasiva la sua pretesa di esserne la mente costruttrice.[14]

Lo stesso diritto occidentale è in ampia misura un dono della Chiesa. Il diritto canonico fu il primo sistema legale moderno europeo, a dimostrazione di come fu possibile produrre un corpo di leggi sofisticato e coerente a partire dal guazzabuglio di statuti, tradizioni, usanze locali e simili, spesso contraddittori, con i quali sia la Chiesa, sia lo Stato dovettero confrontarsi durante il Medioevo.[15]

Il Marxismo si è impossessato di eresie cristiane

I concetti introdotti nel mondo dal Cattolicesimo sono così radicati, che molto spesso erfino i movimenti che vi si oppongono sono loro malgrado imbevuti di idee cristiane. Murray Rothbard ha sottolineato in quale misura il Marxismo, ideologia inesorabilmente secolare, si sia impossessato di idee religiose di eresie cristiane del Cinquecento. Gli intellettuali dell’era progressista americana, agli inizi del Novecento, si compiacquero di aver abbandonato la propria fede (ampiamente protestante) e tuttavia un linguaggio tipicamente cristiano continuò a dominare i loro discorsi.

Questi elementi non fanno che sottolineare ciò che abbiamo già visto: la Chiesa Cattolica non si è limitata a contribuire alla civiltà occidentale. La Chiesa Cattolica ha costruito la civiltà occidentale. La Chiesa si è impossessata del modo antico, certo, ma lo ha fatto, caratteristicamente, in un modo che ha trasformato, in meglio, la tradizione classica. Si può dire che nell’Alto Medioevo non vi era stata una sola impresa umana che i monasteri non abbiano contribuito a compiere. La rivoluzione scientifica si radicò in un’Europa occidentale le cui fondamenta teologiche e filosofiche, cattoliche fin nel midollo, si dimostrarono terreno fertile per lo sviluppo dell’impresa scientifica. L’idea del diritto internazionale dalla tarda Scolastica, così come i concetti essenziali alla nascita dell’economia in quanto disciplina autonoma… Tutti questi ambiti: il pensiero economico, il diritto internazionale, la scienza, la vita universitaria, le opere di carità, le idee religiose, l’arte, la moralità, sono le fondamenta stesse della civiltà, e in Occidente ciascuno di essi è nato dal cuore stesso della Chiesa Cattolica…

L’amnesia storica che l’Occidente si è imposta non può cancellare il passato né il ruolo centrale svolto dalla Chiesa nel costruire la civiltà occidentale. “Non sono cattolica”, ha scritto la filosofa francese Simone Weil, “ma considero l’idea cristiana, che ha le sue radici nel pensiero greco e che nel corso dei secoli ha nutrito tutta la nostra civiltà europea, come un qualcosa a cui non si possa rinunciare senza degradarsi”.[16]

http://www.giorgionadali.it

Giorgio Nadali – Cristianesimo Curioso (Titolo provvisorio), Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo (MI), 2010, ISBN 978-88-215-6784-1
[1]

Rodney Stark, La vittoria della Ragione

, Torino, Lindau, 2006, p. 35

[2] Ibid. pp. 69-70

[3] Ibid. pp. 93-96

[4] Thomas E. Woods Jr. – Come la Chiesa Cattolica ha costruito la società occidentale, Siena, Cantagalli, 2007, pp. 77-78

[5] Ibid. pp. 102-103

[6] Ibid pp. 108-109

[7] Ibid. pp. 110-116

[8] Giorgio Nadali – Op. cit.. p. 268

[9] Antonino Zichichi, Perché io credo in Colui che ha fatto il mondo, Milano, Il Saggiatore, 1999, p. 143

[10] Ibid. pp. 85 e 93

[11] Ibid. pp. 128

[12] Ibid. pp. 161-171

[13] Ibid. pp. 178-179

[14] Ibid. pp-208-209

[15] Ibid. p. 13

[16] Ibid. pp. 227-232

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Alberto Pento
Questo lungo articolo è una manipolazione menzognera: non fu il loro essere cristiani, la loro fede cristiana a favorire la loro scienza, le loro scoperte scientifiche.
Tutti questi studiosi, scienziati, scopritori, inventori furono tali non tanto in quanto o perché cristiani e cattolici ma perché uomini intellettualmente laici e liberi dai condizionamenti e dai pregiudizi religiosi, della loro religione e nonostante la loro religione.


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Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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