Colonizzazione e decolonizzazione

Re: Colonizzazione e decolonizzazione

Messaggioda Berto » dom ago 12, 2018 9:58 am

Come l'Africa è stata lasciata indietro
Marian L. Tupy
11 luglio 2018

https://francescosimoncelli.blogspot.co ... ietro.html

Prima di affrontare l'articolo di oggi vorrei puntualizzare un fatto: non tutte le colpe sono da addossarsi all'Africa per quanto riguarda le sue sfortune economiche. Sebbene l'articolo di oggi metta in evidenza tutto ciò, c'è da dire che anche i Paesi occidentali hanno abbandonato ormai gli stessi principi che l'Africa s'è ritrovata ad ignorare: libero scambio, principio di legalità, diritti di proprietà. Infatti, oltre alla pratica già nota di scaricare nel continente nero i prodotti agricoli finanziati con programmi pubblici, c'è un altro modo in cui l'Europa, ad esempio, alimenta il proprio lato socialista e mercantilista: il sistema dei dazi sui prodotti processati. Ovvero, più un prodotto è lavorato, più il dazio su di esso sale, spingendo il Paese esportatore a commerciare prodotti non lavorati (i semi di cacao non hanno dazi, mentre invece le barrette di cioccolato hanno un dazio del 30%). Nel caso del caffè e della cioccolata, questa direttiva è impostata per impedire all'Etiopia e al Ghana di lavorare i propri prodotti e quindi minacciare l'industria alimentare europea. Il dazio, quindi, limita fortemente l'industrializzazione dei Paesi poveri, spingendoli a rimanere territori agricoli e a non processare i propri prodotti. Non solo, c'è poi la filiera della pesca. Dopo aver imposto quote stringenti sul pescato nelle acque europee, l'UE ha stretto accordi con Paesi africani per pescare nelle loro acque in cambio di una miseria (per circa un miliardo di dollari la Mauritania ha permesso all'Europa di pescare nelle proprie acque per 25 anni). La foglia di fico degli aiuti esteri non cambia questo enorme danno economico.

L'eccellente articolo di Robert Colvile sul fraintendimento del Principe Carlo riguardo le cause della povertà africana, costituisce una buona occasione per approfondire la storia economica dell'Africa.

La povertà africana non è stata causata dal colonialismo, dal capitalismo o dal libero scambio. Come ho già fatto notare, molte ex-colonie dell'Europa si sono arricchite proprio perché hanno mantenuto molte di quelle istituzioni coloniali e hanno partecipato al commercio globale. La povertà africana ha preceduto il contatto del continente con l'Europa e persiste ancora oggi. Questo è un risultato di scelte politiche sfortunate, la maggior parte delle quali è stata effettuata dai leader africani dopo l'indipendenza.

Come l'Europa, l'Africa ha iniziato in condizioni di estrema povertà. Il professore Angus Maddison dell'Università di Groningen ha stimato che all'inizio dell'era comune, il reddito medio pro capite in Africa era di $470 all'anno (in dollari del 1990). La media globale era sostanzialmente uguale a quella dell'Africa. L'Europa occidentale e l'Africa settentrionale, che erano parte dell'impero romano, stavano leggermente meglio ($600). Al contrario, il Nord America rimaneva dietro rispetto all'Africa ($400). Nel complesso, il mondo era abbastanza uguale e molto povero.

Possiamo far risalire le origini della disuguaglianza globale, che hanno visto l'Europa occidentale e, più tardi, il Nord America, diventare delle potenze rispetto al resto del mondo, all'ascesa delle città-stato del Nord Italia nel XIV secolo e nel XV secolo. Nel 1500 un europeo medio era circa due volte più ricco di un africano medio. Ma il vero divario negli standard di vita si sarebbe aperto solo dopo la Rivoluzione Industriale, iniziata in Inghilterra alla fine del XVIII secolo e diffusasi in Europa e nel Nord America nel XIX secolo.

Nel 1870, quando gli europei controllavano non più del 10% del continente africano (per lo più il Nord e il Sud Africa), i redditi dell'Europa occidentale erano già quattro volte superiori a quelli in Africa. L'Europa, in altre parole, non aveva bisogno dell'Africa per diventare prospera. L'Europa colonizzò l'Africa perché era prospera e, di conseguenza, più potente. La cronologia degli eventi non giustifica o difende il colonialismo, ma aiuta a spiegarlo.

Le fortune dell'Africa sotto i governi coloniali sono diverse. Molti progressi sono stati compiuti in termini di salute ed istruzione. Maddison stima che nel 1870 c'erano 91 milioni di africani. Nel 1960, anno dell'indipendenza, la popolazione africana era cresciuta più di tre volte – a 285 milioni. L'OCSE stima che nello stesso periodo la quota della popolazione africana che frequentava la scuola passò da meno del 5% ad oltre il 20%. Sul lato opposto, gli europei trattavano con disprezzo gli africani e li sottoponevano a discriminazioni e talvolta a violenze.

Tali violenze si intensificarono durante la lotta africana per l'indipendenza, in quanto i poteri coloniali tentavano di battere i nazionalisti africani. Di conseguenza i leader africani sono diventati capi di Paesi dove la repressione del dissenso politico era già una normalità. Invece di abrogare le leggi sulla censura e la detenzione, i leader africani le conservarono e le ampliarono.

Proprio perché il dominio coloniale era stato così psicologicamente degradante nei confronti degli africani in generale, e dei leader nazionalisti in particolare, i governi africani dopo l'indipendenza erano determinati ad espellere molte delle istituzioni coloniali. Dal momento che il principio della legalità, il governo responsabile, i diritti di proprietà e il libero scambio erano importazioni europee, dovevano scomparire. Invece molti leader africani scelsero di emulare le politiche sociali ed economiche che rappresentavano l'esatto contrario del libero mercato occidentale e della democrazia liberale – l'Unione Sovietica.

Emulare l'URSS negli anni '60 non era del tutto irrazionale. Durante gli anni '30 il Paese subì una rapida industrializzazione, trasformando una nazione di contadini in una potenza formidabile. L'industrializzazione arrivò al costo di circa 20 milioni di vite umane, ma permise all'URSS di trionfare sulla Germania di Hitler (ad un costo di ulteriori 27 milioni di vite). All'inizio degli anni sessanta, il Paese non solo produsse enormi quantità di acciaio e armamenti, ma sembrava pronto a vincere la lotta scientifica contro l'Occidente, quando il 12 aprile 1961 Yuri Gagarin divenne il primo uomo ad andare nello spazio.

L'arretratezza dell'economia sovietica non si palesò fino agli anni '70. A quel tempo, purtroppo, il bacillo socialista aveva infettato gran parte dell'Africa, la quale adottò un governo monopartitico che distrusse la responsabilità ed il principio della legalità, indebolì i diritti di proprietà e, di conseguenza, la crescita economica. Vennero imposti controlli sui prezzi e sui salari e il libero scambio venne sostituito con l'autarchia.

L'amore dell'Africa per il socialismo è persistito fino agli anni '90, quando, infine, ha cominciato a reintegrarsi nell'economia globale. Le relazioni commerciali con il resto del mondo sono state un po' liberalizzate e le nazioni africane hanno cominciato a deregolamentare le loro economie, scalando così le classifiche nella relazione della Banca Mondiale riguardo la facilità del fare impresa.

Detto questo, ancora oggi l'Africa rimane il continente meno libero dal punto di vista economico e più protezionistico del mondo. È questo il problema, e non il libero scambio.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Colonizzazione e decolonizzazione

Messaggioda Berto » lun ago 13, 2018 7:41 pm

Le idiozie e le falsità di un nazi maomettano a cui molti abboccano sia adestra che a sinistra.


L’AFRICA PUÒ RISORGERE SOLO LIBERANDOSI DEFINITIVAMENTE DAL COLONIALISMO FRANCESE

https://www.facebook.com/RiscossaItalia ... 1335210012

COME E PERCHÈ I GIOVANI AFRICANI SI METTONO IN VIAGGIO VERSO L'EUROPA?
QUALE È IL COMPLICATO SCENARIO POLITICO E QUALI I MECCANISMI ECONOMICI CHE INCATENANO IL CONTINENTE NERO?

In questa intervista, Mohamed Konare, Leader del nascente Movimento Panafricanista, racconta della sua terra, da troppo tempo martoriata, e di popoli e tradizioni che si perdono nella notte dei tempi.

In Africa conflitti e saccheggi non hanno mai visto la fine.
Mohamed Konare, Leader del nascente Movimento Panafricanista, sta guidando gli africani verso una mobilitazione mondiale che potrebbe stravolgere gli equilibri di un sistema che ci coninvolge tutti, come inconsapevoli carnefici. In questa intervista, concessa in esclusiva a Byoblu, Konare racconta della sua terra, da troppo tempo martoriata, e di popoli e tradizioni che si perdono nella notte dei tempi. Come e perchè i giovani africani si mettono in viaggio verso l'Europa?Quale è il complicato scenario politico e quali i meccanismi economici che incatenano il continente nero?
Per Byoblu, intervista a cura di Eugenio Miccoli.

ASCOLTATELO E CAPIRETE CHI SONO I VERI RAZZISTI OPPRESSORI DEI POPOLI AFRICANI


Anna Bono

https://www.facebook.com/anna.bono.961/ ... 7135184845

dunque, tal Konaré sostiene che l'Africa non è libera perchè delle società segrete europee fanno scoppiare continuamente delle guerre tribali, perchèda 600 anni è dominata dalla Francia ecc...sulla sua pagina FB sintetizza il suo verbo vetero terzomondista con la frase "Il faut maintenir l'Afrique dans la pauvreté pour faire vivre l'Occident dans l'opulence.."
dice di essere leader di un nascente Movimento Panafricanista, tanto nascente che ancora non esiste, dice che farà una manifestazione a Roma contro la Francia perchè se ci prova in un paese africano uccidono lui e tutta la sua famiglia di notte...quindi deve lottare qui... insomma, la solita tiritera sulle colpe dell'Occidente e la poverà Africa depredata, il solito africano che vive in Europa e campa con l'espediente della vittima che si ribella...c'è tanta gente che ci casca...scaltramente dà ragione al ministro Salvini sul blocco degli arrivi di emigranti illegali e quindi si si, che bravo... dice anche che i paesi ex colonie francesi sono del tutto dominati dalla Francia che prosciuga le loro ricchezze, li strozza con tasse e con la valuta Cfa e non li lascia liberi di commerciare con chi vogliono... è talmente vero che alcuni dei paesi Cfa sono tra quelli con i maggiori tassi di sviluppo del continente, che uno, il Camerun, è addirittura nel Commonwealth, che il presidente della Costa d'Avorio in questi giorni è in Cina con molti altri capi di stato africani per trattare accordi economici con Pechino... che il Mali dopo aver lasciato nel 1962 il sistema monetario Cfa tanto esecrato vi è rientrato nel 1984 e la Guinea Bissau ha chiesto e ottenuto di farne parte nel 1997... l'anno scorso la colpa di tutto era la Cina che vuole svuotare il continente per trasferirci la sua popolazione (bella sfida considerando che in Africa nascono quasi 100 mila bambini al giorno), quest'anno invece è la Francia...chi il prossimo?


Il nazista maomettano africano Konarè
https://www.facebook.com/Konar%C3%A8-217456388812805





Pensa prima alla tua gente e al tuo paese che ne hanno bisogno, invece che agli africani e all'Africa
viewtopic.php?f=205&t=2681

Gli africani si debbono arrangiare, nessun aiuto e nessuna accoglienza. Che facciano meno figli. Non esiste nessun sfruttamento e nessuna neo colonizzazione bianca europea e occidentale che sono invenzioni dei catto-sinistri. In Africa hanno già cacciato quasi tutti i bianchi e in Sudafrica li stanno sterminando. L'Africa è il continente più razzista della terra. Buona parte della miseria africana è dovuta al loro tribalismo, alle loro idolatrie, alla loro quota storica di incultura e inciviltà, al nazismo maomettano che genera sottosviluppo, conflitti, guerre e stermini in mezzo continente. Poi l'Italia con il debito pubblico più alto del mondo, con i milioni di poveri, i milioni di disoccupati, i milioni di giovani che non riesccono a farsi una casa, una famiglia e ad avere dei figli, non ha le risorse finanziarie ed economiche per aiutare nessuno.
Sottrarre risorse al pagamento del debito e alle necessità dei cittadini italiani bisognosi, per darle agli africani è semplicemente e palesemente una demenzialità e un crimine.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Colonizzazione e decolonizzazione

Messaggioda Berto » lun ago 13, 2018 7:51 pm

La peggiore colonizzazione in Africa è stata ed è ancora quella arabo-maomettana-islamica
che unitamente al tribalismo e alle idolatrie religiose con le loro superstizioni demenziali, produce profonda miseria, sottosviluppo, deresponsabilità, disumanità, guerre civili e di predazione etnica, schiavitù, dittature politiche, ...



UN AFRICANO CONSIDERA LO SCHIAVISMO ISLAMICO INFLITTO AGLI AFRICANI
AFRICANI LIBERATI DALLE MANI DI UN NEGRIERO ARABO DEL ZANZIBAR NEL 1884 (Ofosu-Appiah, p. 82)
http://www.debate.org.uk/gesu-corano/trattati/t12.htm

I. LE PRETESE DELL’ISLAM

Al giorno d’oggi ci sono parecchi afrocaraibici e afroamericani che si convertono all’Islam. Secondo le ricerche, questi nuovi islamici si sono convertiti primariamente perché avevano l’idea che l’Islam fosse una religione di "fratellanza" e di uguaglianza. Molti di loro credevano che l’Islam non avesse problemi razziali e che non fosse coinvolto nella tratta degli schiavi, come parecchi stati occidentali europei.

‘Abd-al-Aziz’ Abd-al-Zadir Kamal dice nel suo scritto "L’Islam e la questione razziale": "Nell’Islam, l’umanità costituisce una sola grande famiglia, creata (con) ... diversità di colori della pelle ... (perciò) ... adorando Dio tutti gli uomini sono uguali, e un arabo non ha la precedenza su un non arabo... Tutti gli esseri umani sono ... uguali ... e i matrimoni sono conclusi senza alcun riguardo del colore della pelle." Egli asserisce dunque che nell’Islam ci sia l’armonia razziale e che tutti, indipendentemente dal loro colore, abbiano "gli stessi diritti sociali ... obblighi legali ... opportunità di lavoro e ... la protezione della loro persona" (pag. 64).

Ma è vero? Queste pretese sono valide alla luce della storia? Guardiamo per esempio la questione della schiavitù nell’Islam.

II. LE FONTI ISLAMICHE CONFERMANO QUESTE PRETESE?

Sfortunatamente ci sono molte persone di pelle nera che credono che l’attacco accanito degli arabi all’Occidente collimi con la causa africana. È uno sbaglio mortale. I primi scrittori musulmani delle tradizioni islamiche (che sono state redatte abbastanza tardi, cioè fra il nono e il decimo secolo d.C.) ammettono che già al tempo di Maometto era diventato appropriato propagare le sue idee tramite conquiste militari. Il suo obiettivo principale era il controllo politico e militare; perciò non ci sorprende che secondo la tradizione abbia detto: "L’atto più meritevole ... e la migliore fonte di guadagni è la guerra" (Mishkat II, pag.340).

Quando i primi leader della conquista araba (cioè Abu Bakr, Umar e altri) invadevano i paesi, la storia dimostra che gli abitanti innocenti potevano essere dominati da loro oppure "accettare la morte tramite la spada" (Dictionary of Islam, pag.24).

Lo stesso Corano comanda ai musulmani: "...uccidete questi associatori ovunque li incontriate, catturateli, assediateli e tendete loro agguati..." (sura 9:5). Inoltre raccomanda ai musulmani di avere schiavi e schiave (sura 4:24-25).

Secondo la tradizione islamica il generale Abu Ubaidah, durante l’assedio di Gerusalemme, diede l'opzione agli abitanti di "accettare l’Islam oppure di prepararsi ad essere uccisi con la spada" (Rau Zatu, Volume II, pag.241).

I compilatori musulmani del tardo nono secolo ammettono francamente che Maometto fosse un condottiere militare. Mentre le prime descrizioni della vita di Maometto dicono poco della sua attività profetica, abbondano di racconti delle sue battaglie. Al-Waqidi (morto nell’820) stima che Maometto fosse coinvolto personalmente in 19 delle 26 battaglie (Al-Waqidi 1966:144). Ibn Athir dice che il numero era 35 (Ibn Athir, pag.116), mentre Ibn Hisham (morto nel 833) lo valuta a 27 (Ibn Hisham, pag.78).

Il consiglio bellico di Maometto ai suoi seguaci fu questo: "Gareggiate con me in fretta per invadere la Siria, forse avrete le figlie di Al Asfar" (Al-Waqidi 1966:144). C’è da osservare che Al Asfar era un LIBERO uomo d’affari africano con figlie bellissime, fino al punto che "la loro bellezza era diventata proverbiale" (Al-Waqidi 1966:144).

Di conseguenza, i poveri discepoli di Maometto non rimasero poveri per molto tempo. Diventarono straricchi con i bottini di guerra, e accumularono molti animali e SCHIAVI, nonché molto oro (Mishkat, Volume II, pag.251-253, 405-406).

Non c’è da meravigliarsi che Ali Ibn Abu Talib si millantava dicendo: "I nostri fiori sono la spada e il pugnale. Narcisi e mirti non sono nulla; la nostra bevanda è il sangue dei nostri nemici, il nostro calice è il loro cranio dopo averli combattuti" (Tarikh-ul Khulafa, pag.66-67).

Non sorprende che il Corano echeggia questo pensiero dicendo: "Quando (in combattimento) incontrate i miscredenti colpiteli al collo finché non li abbiate soggiogati,..." (sura 47:4) e "Combattete coloro che non credono in Allah ..., e quelli, tra la gente della Scrittura (cioè i giudei e i cristiani)..." (sura 9:29).

III. LA STORIA CONFERMA QUESTE PRETESE?

Il generale musulmano Amr Ibn Al‘As invase l’Egitto dal 639 al 642 (Williams 1974:147-160). L’Egitto non gli bastò e per questo cercò di colonizzare la Makuria, un regno cristiano indipendente. Il re Kalydossas però sventò le sue macchinazioni nel 643. Al‘As cercò nuovamente di soggiogare la Makuria nel 651, ma fallì e fu costretto a firmare un trattato di pace (Williams 1974:142-145).

Nel 745 il generale Omar, il nuovo governatore dell’Egitto, intensificò la persecuzione dei cristiani, ma il re Cyriacus della Makuria riuscì ad arginare questo nuovo attacco (Williams 1974:142-145). Nel 831 il re Zakaria, il nuovo monarca della Makuria, si allarmò per i cacciatori musulmani di schiavi che stavano invadendo il suo paese (l’odierno Sudan). Egli mandò una delegazione internazionale al califfo di Bagdad affinché queste violazioni del trattato di pace fossero fermate, ma non ricevette alcun aiuto (Williams 1974:142-145).

Il sultano Balbar dell’Egitto continuò a violare il trattato del 651 (vedi sura 9:1-4). Più tardi, nel 1275, i musulmani, del soggiogato Egitto, cominciarono a colonizzare e a distruggere la Alwa, la Makuria e la Nobatia, i tre regni cristiani antichi in Africa. I popoli di queste nazioni, una volta indipendenti e splendide, furono venduti come schiavi.

Mentre l’Islam e la cultura araba dilagavano in Africa, si diffondevano anche lo schiavismo e il genocidio culturale. Si cominciava a fare guerre per avere schiavi africani. Kumbi Kumbi, la capitale del Ghana, fu distrutta dagli invasori musulmani nel 1076. Il Mali aveva una "mafia" musulmana che "incoraggiava" i re africani del Mali ad abbracciare l’Islam. Questa "mafia" controllava le importantissime carovaniere e i porti commerciali dell’Africa. I musulmani riuscirono a impadronirsi dei posti più importanti nel governo e cominciarono a cambiare la storia antica del Mali in modo che gli eventi preislamici fossero cancellati. Per ragioni di sicurezza, il governo ganaense dei Mossi, che era conscio del potere dei commercianti musulmani, istituì un dipartimento governativo per controllare lo spionaggio musulmano (Davidson, Wills e Williams).

La tratta islamica degli schiavi si svolgeva anche intorno al Lago di Ciad negli stati musulmani di Bagirmi, Wadai e Darfur (O’Fahley e Trimmingham 1962:218-219). Nel Congo, i negrieri Jallaba commerciavano con i Kreish e con gli Azande, un popolo nel nord (Barth e Roome). Ugualmente frequentata era la rotta che seguiva lo spartiacque tra il Nilo e il fiume Congo, dove i negrieri arabo-musulmani (per esempio Tippu Tip del Zanzibar) arrivavano dalle zone orientali dell’Africa (Roome 1916, e Sanderson 1965).

Nell’Africa orientale, i promotori del commercio degli schiavi erano i popoli Yao, Fipa, Sangu e Bungu, che erano tutti musulmani (Trimmingham 1969 e Gray 1961). Sulla riva del Lago Nyasa (ora chiamato Lago di Malawi) fu istituito nel 1846 il sultanato musulmano di Jumbe con lo scopo preciso di favorire il commercio degli schiavi (Barth 1857 e Trimmingham 1969). Nel 1894 il governo britannico valutò che il 30 per cento della popolazione di Hausaland fosse costituito da ex schiavi. Era così anche nell’Africa occidentale francese fra il 1903 e il 1905 (Mason 1973, Madall e Bennett, e Boutillier 1968).

IV. L’ISLAM OGGI

A. SONO VALIDE QUESTE PRETESE?

Gli africani moderni hanno per troppo tempo praticato l’amnesia selettiva riguardo allo schiavismo islamico. Quelli di colore hanno messo giustamente l’enfasi sull’impatto distruttivo del colonialismo europeo e del commercio transatlantico degli schiavi, ma stranamente hanno ignorato la molto più duratura e devastante tratta arabo-musulmana degli schiavi in Africa.

Non si sente quasi mai parlare degli africani che erano costretti a migrare a causa delle incursioni dei negrieri musulmani dall’est, dall’ovest e dal nord dell’Africa dopo il settimo secolo. Gli schiavi africani, trasportati per via nave da Zanzibar, Lamu e altri porti estafricani, non erano portati in Occidente (come molti musulmani vogliono farci credere), ma finivano in Arabia, in India e in altri stati musulmani in Asia (Hunwick 1976, e Ofosu-Appiah 1973:57-63). Rapporti non ufficiali valutano che oltre 20 milioni di africani sono stati venduti come schiavi dai musulmani fra il 650 e il 1905 (Wills 1985:7)! È interessante notare che la maggioranza di questi 20 milioni di schiavi non era costituita da uomini, ma da donne e bambini che sono più vulnerabili (Wills 1976:7). È logico, visto che la posizione delle femmine nel Corano è sempre stata inferiore a quella dei maschi (sura 2:224; 4:11,34,176).

I teologi musulmani, come il famoso Ahmad Baba (1556-1527), sostenevano che "... la ragione dello schiavismo imposto ai sudanesi è il loro rifiuto di credere ... (Perciò) è legale impossessarsi di chiunque venga catturato come miscredente ... Maometto, il profeta, ridusse in schiavitù le persone perché erano Kuffar ... (È dunque) legale avere in possesso gli etiopi ..." (Baba pag.2-10).

Hamid Mohomad (alias "Tippu Tip"), che è morto nel 1905, era uno dei più affaccendati negrieri di Zanzibar. Ogni anno vendeva oltre 30.000 africani (Lewis pag.174-193 e Ofosu-Appiah 1973:8). È importante ricordarsi che la tratta degli schiavi a Zanzibar è continuata fino all’anno 1964! Infatti, nella Mauritania la tratta non è stata ufficialmente dichiarata illegale prima dell’anno 1981, mentre nel Sudan continua persino fino al giorno d’oggi secondo un rapporto dell’ONU del 1994 (vedi anche Ofosu-Appiah 1973:57-63; "The Times" del 25 agosto 1995; Darley 1935; MacMichael 1922 e Wills 1985). Tutti questi esempi riguardano uno schiavismo esclusivamente islamico.

B. BISOGNA RICONOSCERE QUESTE PRETESE?

I fatti soprannominati vengono generalmente sorvolati, ignorati o dimenticati nella letteratura di oggi, semplicemente perché non è "politicamente corretto" parlarne. Essendo io stesso africano, dico onestamente che dobbiamo rivalutare il ruolo dell’imperialismo europeo del diciannovesimo secolo riconoscendo che esso, malgrado la "stampa cattiva" che gode, è stato una delle poche forze che hanno fermato l’imperialismo arabo-musulmano nel continente africano. Gli arabo-musulmani di oggi screditano l’imperialismo occidentale del passato senza considerare o discutere l’argomento della loro propria sordida storia nel continente.

CONCLUSIONI:

Questo è stato un breve riassunto dello schiavismo islamico in Africa. I compilatori del Corano e gli scrittori islamici posteriori ammettono che la guerra e la tratta degli schiavi fossero i mezzi più efficaci per impadronirsi di nuovi ed indipendenti paesi in Africa. Questa teologia ha danneggiato gravemente non soltanto la vita familiare africana, ma anche l’antica eredità cristiana in Africa e lo sviluppo economico fino al giorno d’oggi. L’Islam ha attaccato deliberatamente prima le donne e i bambini, la parte più vulnerabile e importante della popolazione africana. Gli uomini che non sono stati venduti come schiavi sono semplicemente stati uccisi. La colonizzazione e lo schiavismo islamici sono cominciati oltre 1000 anni prima della più recente e breve tratta europea e transatlantica (Hughes 1922:49). Molte culture africane, sia pagane che cristiane, sono state distrutte. Perché?

Inoltre, perché i musulmani non protestano contro la schiavitù imposta agli africani nel Sudan odierno, e perché non la fermano? Il loro silenzio è molto eloquente! Mentre gli schiavi nei paesi occidentali sono stati liberati secoli fa, gli africani si chiedono per quanto tempo lo schiavismo durerà ancora nel continente africano.

Il Signore Gesù Cristo ha detto: "Andate e predicate l’Evangelo in tutto il mondo", inclusa l’Africa (Matteo 28:19-20). Non ci ha chiesto di fare la guerra o di ridurre i popoli in schiavitù. Al contrario, quando il Figlio di Dio ti avrà liberato sarai davvero libero. Infatti, la Bibbia condanna ogni tipo di imperialismo, sia arabo, europeo, asiatico che africano (vedi Esodo 23:4-5; Levitico 19:15; Deuteronomio 27:17; Proverbi 10:2-4, Isaia 5:20; Matteo 5:13-16; 38-48; 15:19; Giovanni 18:36-37; Romani 1:16-3:20; Ebrei 11:8-16 e Giacomo 4-5). Gesù ha anche detto: "Li riconoscerete dai loro frutti". I bianchi cristiani moravi della Germania deliberatamente vendevano loro stessi come schiavi per poter predicare l’Evangelo agli schiavi neri nelle Indie occidentali! Gli arabi musulmani hanno mai fatto qualcosa di simile per i neri? Il buon albero di Cristo porta frutti buoni. L’albero cattivo dell’Islam ha portato frutti cattivi in Africa dal 639 in poi, e continua a farlo fino al giorno d’oggi. Sta a te fare il confronto e prendere posizione.

Fratello Banda



Schiavi dell'Islam o del nazismo imperialista maomettano
viewtopic.php?f=149&t=1336




http://www.gliscritti.it/blog/entry/3297

La conquista omayyade del Nord Africa
https://it.wikipedia.org/wiki/Conquista ... ord_Africa

La conquista omayyade del Nord Africa continuò il secolo della rapida espansione araba e musulmana che seguì la morte di Maometto avvenuta nel 632. Nel 640 gli Arabi controllavano la Mesopotamia, avevano invaso l'Armenia, e avevano appena concluso la conquista militare della Siria bizantina, che faceva parte dello stato romano da più di sette secoli. Damasco era la capitale del califfato, e alla fine del 641 tutto l'Egitto era in mano araba. Nel 642, con l'annichilimento di ciò che restava dell'esercito persiano sasanide nella Battaglia di Nihawānd (Nehawand) nel 642, la conquista della Persia sasanide era essenzialmente conclusa.

Fu a questo punto che gli Arabi decisero di inviare spedizioni militari in Nord Africa, che era in mano bizantina (ed era anch'essa in mano romana da più di sette secoli), aggredendo l'esarcato d'Africa. La prima spedizione partì dall'Egitto, e la guerra che ne seguì durò per anni, terminando con un'ulteriore espansione del dominio dell'Islam. Nel 644, a Damasco Uthman ibn Affan succedeva ad Omar ibn al-Khattab. Durante i dodici anni del suo regno Armenia, Cipro, e l'intero Iran sarebbero diventati province del nascente impero islamico; Afghanistan e Nord Africa avrebbero subito ripetute invasioni; infine, le scorrerie marinaresche avrebbero interessato il Mediterraneo da Rodi alla penisola iberica, oltre a sconfiggere la flotta bizantina nella sua parte più orientale.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Colonizzazione e decolonizzazione

Messaggioda Berto » gio set 06, 2018 6:00 am

Anna Bono sulla Francia in Africa

https://www.facebook.com/anna.bono.961/ ... 7135184845

dunque, tal Konaré sostiene che l'Africa non è libera perchè delle società segrete europee fanno scoppiare continuamente delle guerre tribali, perché da 600 anni è dominata dalla Francia ecc...sulla sua pagina FB sintetizza il suo verbo vetero terzomondista con la frase "Il faut maintenir l'Afrique dans la pauvreté pour faire vivre l'Occident dans l'opulence.."
dice di essere leader di un nascente Movimento Panafricanista, tanto nascente che ancora non esiste, dice che farà una manifestazione a Roma contro la Francia perchè se ci prova in un paese africano uccidono lui e tutta la sua famiglia di notte...quindi deve lottare qui... insomma, la solita tiritera sulle colpe dell'Occidente e la povera Africa depredata, il solito africano che vive in Europa e campa con l'espediente della vittima che si ribella...c'è tanta gente che ci casca...scaltramente dà ragione al ministro Salvini sul blocco degli arrivi di emigranti illegali e quindi si si, che bravo... dice anche che i paesi ex colonie francesi sono del tutto dominati dalla Francia che prosciuga le loro ricchezze, li strozza con tasse e con la valuta Cfa e non li lascia liberi di commerciare con chi vogliono... è talmente vero che alcuni dei paesi Cfa sono tra quelli con i maggiori tassi di sviluppo del continente, che uno, il Camerun, è addirittura nel Commonwealth, che il presidente della Costa d'Avorio in questi giorni è in Cina con molti altri capi di stato africani per trattare accordi economici con Pechino... che il Mali dopo aver lasciato nel 1962 il sistema monetario Cfa tanto esecrato vi è rientrato nel 1984 e la Guinea Bissau ha chiesto e ottenuto di farne parte nel 1997... l'anno scorso la colpa di tutto era la Cina che vuole svuotare il continente per trasferirci la sua popolazione (bella sfida considerando che in Africa nascono quasi 100 mila bambini al giorno), quest'anno invece è la Francia...chi il prossimo?


Il nazista maomettano africano Konarè
https://www.facebook.com/Konar%C3%A8-217456388812805



La peggiore colonizzazione in Africa è stata ed è ancora quella arabo-maomettana-islamica
che unitamente al tribalismo e alle idolatrie religiose con le loro superstizioni demenziali, produce profonda miseria, sottosviluppo, deresponsabilità, disumanità, guerre civili e di predazione etnica, schiavitù, dittature politiche, ...

UN AFRICANO CONSIDERA LO SCHIAVISMO ISLAMICO INFLITTO AGLI AFRICANI
AFRICANI LIBERATI DALLE MANI DI UN NEGRIERO ARABO DEL ZANZIBAR NEL 1884 (Ofosu-Appiah, p. 82)
http://www.debate.org.uk/gesu-corano/trattati/t12.htm



Anche lo schiavismo dei clandestini nella islamica Libia è consentito, autorizzato, giustificato dall'ideologia politico religiosa nazi maomettana che da secoli tiene in scacco quasi mezzo continente africano.
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Re: Colonizzazione e decolonizzazione

Messaggioda Berto » lun nov 05, 2018 7:03 am

La Namibia annuncia riforma agraria diretta a penalizzare i bianchi
Gerry Freda - Mer, 03/10/2018

http://www.ilgiornale.it/news/mondo/nam ... 83579.html

Nell’ex Africa del Sudovest, la minoranza bianca detiene il 70% dei terreni agricoli e, all’interno di tale minoranza, circa 200 latifondisti sono cittadini tedeschi

In Namibia, il governo ha annunciato di volere modificare la Costituzione nazionale, al fine di facilitare l’esproprio dei terreni agricoli ai danni dei coltivatori bianchi e la successiva redistribuzione degli appezzamenti a vantaggio della maggioranza nera.

L’esecutivo dell’ex colonia tedesca ha preso spunto, per tale riforma radicale, dalle recenti politiche promosse dalle autorità sudafricane. Nei mesi scorsi, infatti, Pretoria ha avviato l’iter per l’approvazione di un provvedimento inteso a penalizzare i latifondisti di origine europea.

Hage Geingob, presidente della Namibia, ha affermato in questi giorni di volere sottoporre la Costituzione del Paese a una significativa revisione. Secondo il Capo di Stato, le attuali disposizioni della Legge fondamentale ostacolerebbero i programmi dell’esecutivo diretti a combattere la povertà in cui versa la maggioranza nera. Geingob ha specificato che, all’interno dei programmi governativi anti-povertà, un’importanza cruciale è rivestita dalla “riforma agraria”. Mediante quest’ultima, le autorità dell’ex colonia tedesca intendono mettere fine a una situazione economica “vergognosamente squilibrata”: il 70% dei terreni agricoli del Paese da anni saldamente nelle mani della minoranza bianca (pari al 6,5% della popolazione). Ad avviso del presidente, un imponente piano di redistribuzione di tali appezzamenti produrrebbe, quale principale risultato, il miglioramento del tenore di vita della popolazione nera. Grazie alla riforma agraria, infatti, migliaia di braccianti di colore si vedrebbero assegnare le terre oggi di proprietà dei discendenti dei coloni europei e, di conseguenza, vedrebbe la luce un ceto medio di coltivatori diretti di etnia bantu.

Secondo Geingob, il principale ostacolo alla redistribuzione degli appezzamenti sarebbero le attuali disposizioni costituzionali, accusate di “tutelare i bianchi”. Oggetto delle critiche dell’esecutivo namibiano sono gli articoli della Legge fondamentale che riconoscono ai latifondisti di origine europea il diritto a ricevere dalle autorità un “equo compenso” in caso di esproprio dei possedimenti. Il Capo dello Stato ha dichiarato di volere “superare” tale principio e di volere sostituire, all’interno della Costituzione, l’espressione “equo compenso” con una formula più ambigua: “giusto compenso”. Geingob sostiene che, mediante il cambio di dicitura, il governo avrebbe maggiore potere e discrezionalità nel determinare l’ammontare degli indennizzi da corrispondere ai latifondisti espropriati dei rispettivi appezzamenti. La nuova dicitura costituzionale, ad avviso del presidente, autorizzerebbe pienamente l’esecutivo a condurre le proprie “battaglie per una maggiore giustizia sociale”. Il leader namibiano ha presentato la decisione di rivoluzionare l’impianto costituzionale come una reazione alla “strenua opposizione” della minoranza boera a qualsiasi ipotesi di “condivisione” delle proprietà agricole con i braccianti di etnia bantu.

Nell’ex Africa del Sudovest, una consistente quota degli appezzamenti in mano ai discendenti dei coloni europei risulta incolta e abbandonata. Tra i latifondisti bianchi, inoltre, vi sono circa 200 cittadini tedeschi.
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Re: Colonizzazione e decolonizzazione

Messaggioda Berto » lun nov 05, 2018 7:03 am

Referendum in Nuova Caledonia: vince no a indipendenza
04 novembre 2018

http://www.rainews.it/dl/rainews/media/ ... tml#foto-1

A 165 anni dalla colonizzazione, l'arcipelago nell'Oceano Pacifico meridionale della Nuova Caledonia è chiamato a pronunciarsi, in uno storico referendum, con un'affluenza record, a favore o contro l' indipendenza dalla Francia. Il No vince con quasi il 60% dei voti -


Alberto Pento
Perché ha vinto il no, ed era un voto segreto dove potevano tutti votare senza timore?
Questo è un tipico caso dove si possono riscontrare molte analogie e somiglianze con il voto del 1866 in Veneto, sull'annessione al Regno d'Italia.



NUOVA CALEDONIA INDIPENDENTE? REFERENDUM OGGI: VINCONO I NO!
di MARIETTO CERNEAZ
https://www.miglioverde.eu/nuova-caledo ... cono-i-no/

Che lo avrebbero fatto entro il 2018, lo avevamo scritto, quando, non ancora. Ora, è ufficiale: è previsto infatti per oggi un referendum in Nuova Caledonia che sancirebbe in caso di vittoria del “sì” la separazione dalla madrepatria, cioè la Francia. Però, questi sono stati i risultati: 75% affluenza 57% ha rifiutato l’indipendenza. “Niente di nuovo sotto il sole – spiega Valentina Cavinato – Anche in Martinica il MIM, partito indipendentista, prende un sacco di voti alle elezioni, ma all’ultimo referendum per l’indipendenza solo il 3% votò si”. Ancora: “L’indipendenza dalla dittatura francese fa gola a tante isole, ma questo implicherebbe la rinuncia alla pioggia di sussidi. E allora preferiscono continuare a cantare la Marseillaise. Parassiti nel DNA”. Anche se in mezzo all’oceano, dall’altra parte del pianeta, questo è solo l’ultimo dei tanti casi di paesi europei alle prese con spinte indipendentiste, dall’Irlanda del Nord alla Catalogna, dalla Scozia alla Corsica, tanto per restare in territorio francese. In Nuova Caledonia, sono due le popolazioni che…
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Re: Colonizzazione e decolonizzazione

Messaggioda Berto » dom nov 25, 2018 8:50 pm

La bufala della tassa coloniale francese



La tassa coloniale dei Paesi africani alla Francia — BUTAC - Bufale un tanto al chilo
maicolengel butac

http://www.butac.it/la-tassa-coloniale- ... la-francia

In pochissime ore siete stati in tanti ad avermi chiesto delucidazioni riguardo una fantomatica tassa coloniale che 14 Paesi africani pagherebbero alla Francia. Uno degli articoli che mi avete segnalato di più è apparso su Globalist a fine agosto 2017.

Titolo:

E potremmo già fermarci qui, perché messa così è quella che a Roma chiamano una fregnaccia. Ma so che non sareste soddisfatti quindi cercherò di dare fonti e spiegazioni di quello che si può recuperare con una semplice ricerca in rete su siti affidabili.

Non è mia intenzione analizzare tutto il contenuto dell’articolo di Globalist, quello che ci interessa è l’affermazione, molto definita, del titolo.

No. L’articolo pubblicato da Globalist è un brutale copia e incolla del suo originale (o meglio, una copia dell’originale pubblicato su SiliconAfrica e riportato su Africa News) a firma Mawuna Remarque Koutonin, un giornalista africano. L’articolo di Mawuna è già stato trattato in Francia, dai colleghi di Les Decodeurs, sito francese di fact-checking legato a Le Monde, che ha analizzato la storia in maniera approfondita. Curioso che Le Monde abbia una squadra apposita per questo genere di verifiche e in Italia siano pochissime le testate con una sezione fact-checking all’interno.

Solo due dei 14 Paesi citati hanno ancora rapporti con la Francia che prevedono restrizioni economiche di qualche tipo: si tratta della Guinea e della Repubblica Centroafricana. Nessuna tassa anche in questo caso, ma comunque qualche impedimento per i due Paesi in esame. Tutti gli altri citati non devono pagare nessuna tassa: hanno scelto, liberamente, di fare parte del gruppo di paesi che utilizza il franco CFA. Una valuta speciale, legata al valore del franco francese (quindi oggi legata all’euro) che fu istituita all’inizio della Seconda guerra mondiale.

Sono quattro le regole che vengono applicate al franco CFA:

La Francia garantisce la convertibilità illimitata del franco CFA e del franco delle Comore in qualsiasi valuta straniera;
il tasso di parità con la valuta francese – prima il franco, poi l’euro – è fisso;
i trasferimenti di capitale all’interno dell’area valutaria sono gratuiti;
in cambio di questi primi tre principi, il 50% delle riserve valutarie dei Paesi della zona monetaria del franco CFA e il 65% delle riserve del franco delle Comore sono depositate in un conto di transazione della Banque de France a Parigi.

Quindi niente tassa coloniale, ma solo un accordo che i 14 Paesi posso recidere quando vogliono. Non ci sono obblighi a restare nel sistema, se un Paese lo fa è perché trova conveniente farlo.

Mawuna (senza fonti) fa una dichiarazione molto precisa:

E’ un sistema malvagio denunciato dall’Unione Europea, ma la Francia non è pronta a spostarsi da quel sistema coloniale che muove 500 miliardi di dollari dall’Africa al suo ministero del tesoro ogni anno.

Le Monde dice:

Le riserve in franchi CFA presso la Banque de France sono stimate in circa 10 miliardi di euro – 4,6 miliardi per CEMAC a gennaio 2016 e 5,1 miliardi per WAEMU a dicembre 2015.

Non è chiaro a cosa faccia riferimento Mawuna, ma la cifra totale che si ricava è 10 miliardi di euro, che sono decisamente lontani dai 500 miliardi di dollari citati di sopra. Si parla di confisca del denaro, ma anche qui non viene portata alcuna prova a supporto.

Nell’articolo di Mawuna sono riportate un po’ di teorie sui colpi di Stato nei Paesi africani addossando la colpa alla Francia, se non addirittura per aver organizzato omicidi di Stato.

Ho cercato tracce che potessero confermare questi golpe francesi costruiti per obbligare questi stati al giogo dei CFA. Non ne ho trovate di valide e affidabili a supporto di queste teorie.

Sia chiaro, Les Decodeurs non danno il sistema dei franchi CFA come perfetto, evidenziano anche le criticità. Ma spiegano chiaramente che quel titolo è una bufala, completando l’opera con fonti approfondite.

Oltretutto non solo la redazione di Le Monde ha trattato l’argomento in maniera completa.

Anche Liberation, altra testata francese con una redazione dedicata alla verifica dei fatti (Desintox), sempre l’anno scorso confermava grossomodo quanto riportato da Le Monde/Les Decodeurs. Liberation oltretutto lo fa usando parole di persone molto critiche verso il sistema del franco CFA. Ma il titolo resta decisamente chiaro:

Nell’articolo le critiche sono ben presenti:

“Nessun paese in Il mondo non può avere una politica monetaria immutabile per settantuno anni. Lo stesso vale per Nubukpo, l’economista togolese, per il quale “la parità fissa tra franco CFA ed euro” penalizza fortemente lo sviluppo economico dei paesi interessati: “Oggi, il franco CFA attraverso il suo attaccamento all’euro è molto più determinato dagli eventi nell’area dell’euro che dalla situazione nella zona del franco. È un’eresia!”

Ma anche la conclusione è decisa:

Ma qualunque cosa si pensi del sistema, non ha nulla a che fare con una “tassa coloniale”

Per quelli che leggono con la bava alla bocca in attesa di arrivare nei commenti a offendere perché sto difendendo qualcuno che gli sta poco simpatico: chiedo solo una cosa, leggete, rileggete, ponderate.

Non sto difendendo le posizioni francesi sull’immigrazione o sulle ex-colonie.

Non sto difendendo “gli immigrati” o i francesi, sto facendo un’analisi dei fatti. Anzi, sto sfruttando le analisi fatte da colleghi per dare delle informazioni aggiuntive su quanto riportato da una testata italiana.

Il fatto che Globalist (e tanti altri) abbiano copiato e incollato pari pari un articolo del 2014 (avranno chiesto il permesso all’autore originale?) per me non è sinonimo di affidabilità. Ho pensato fosse utile mostrarvi cosa ne pensano dei colleghi (dopo aver a mia volta verificato l’affidabilità delle loro fonti).

Respirate, contate fino a dieci, e poi venite a commentare.

maicolengel at butac punto it

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La Francia tiene metà dei soldi donati all'Africa — BUTAC - Bufale un tanto al chilo
maicolengel butac

http://www.butac.it/la-francia-tiene-me ... -allafrica

Siamo sicuri le cose siano come ci racconta Bartolo Dall’Orto sulle pagine del Giornale online? Secondo l’inchiesta di Night Tabloid (citata ma non linkata, la trovate qui):

In sostanza a Parigi rimarrebbe “la metà” dei fondi versati destinati all’Africa. In che modo? “I soldi arrivano qui – spiega il servizio – per essere convertiti in monete africane, ma la metà di quel denaro viene trattenuto a titolo di garanzia”.

Quindi per capirci Dall’Orto sostiene che la metà dei soldi che noi italiani doniamo all’Africa finisca in banche francesi e aiuti così il governo. La prima cosa da dire è che stiamo parlando di accordi tra 14 Paesi africani e il governo francese, 14 Paesi su 54. Non è chiaro a che soldi donati si faccia riferimento, ma se si parla genericamente di Africa gli Stati che la compongono sono 54, quelli a cui si sta facendo riferimento sono circa un terzo. Già questa ritengo sia una precisazione importante.

Ogni euro che spediamo verso l’Africa, spiega Mohamed Konare del Movimento Panafricanista, “passa dalla Banca di Francia per forza”. Qui viene convertita in Cfa (la moneta africana) e viene poi spedito in Africa. Dove sta l’inghippo? “Quell’euro rimane nella banca francese”, spiega Konare.

“Sia le banconote che le monete africane sono stampate in Francia”, aggiunge Kako Nubukpo, ex dirigente della Banca centrale africana. Anche gli aiuti umanitari in dollari, sterline e euro. Tutti verrebbero poi trasformati in Cfa. E questo – spiega il programma Rai – “succede per 14 paesi africani, tutte ex colonie francesi e tutte con un sistema monetario messo in piedi e controllato dalla Francia, il Franco Cfa: cambio fisso e valuta forte”.

Si parla di CFA, argomento che proprio qui su BUTAC avevo già trattato qualche tempo fa, e mi pare che quanto avessi riportato sia tutt’ora valido:

Solo due dei 14 Paesi hanno ancora rapporti con la Francia che prevedono restrizioni economiche di qualche tipo: si tratta della Guinea e della Repubblica Centroafricana. Nessuna tassa anche in questo caso, ma comunque qualche impedimento per i due Paesi in esame. Tutti gli altri citati non devono pagare nessuna tassa: hanno scelto, liberamente, di fare parte del gruppo di paesi che utilizza il franco CFA. Una valuta speciale, legata al valore del franco francese (quindi oggi legata all’euro) che fu istituita all’inizio della Seconda guerra mondiale.

Sono quattro le regole che vengono applicate al franco CFA:

La Francia garantisce la convertibilità illimitata del franco CFA e del franco delle Comore in qualsiasi valuta straniera;
il tasso di parità con la valuta francese – prima il franco, poi l’euro – è fisso;
i trasferimenti di capitale all’interno dell’area valutaria sono gratuiti;
in cambio di questi primi tre principi, il 50% delle riserve valutarie dei Paesi della zona monetaria del franco CFA e il 65% delle riserve del franco delle Comore sono depositate in un conto di transazione della Banque de France a Parigi.

Non c’era bisogno di scomodare Massimo Amato della Bocconi come ha fatto Night Tabloid, nessuna di queste regole è segreta, non c’è nulla da scoprire, solo un po’ di voglia di far fact-checking. Quindi ci sono 12 Paesi africani che per libera scelta hanno deciso di aderire a un accordo con la Francia che fa sì che parte delle loro riserve monetarie in franchi CFA sia tenuta da una banca francese. Il PIL sommato dei Paesi africani a cui si fa riferimento è di circa 450 miliardi, lo capite che 10 miliardi sono piccola cosa? Non sono sicuramente l’ago della bilancia. Ma raccontarla come se lo fossero è utile al giornalismo a tesi.

Purtroppo ci siamo abituati.

Spero sia chiaro che i soldi donati all’Africa per lo più non vanno in mani francesi, ma anche quando lo facessero sono comunque soldi a disposizione degli Stati che li hanno versati, con i pro e i contro del caso, ma senza che vi siano obblighi nei versamenti.

Come ripetuto l’altra volta non sto difendendo gli accordi tra Francia e Paesi africani, sto cercando di aiutarvi a capire quanto la cosa sia rilevante e in che termini ha senso indignarsi nel caso. Io, di mio, m’indigno di più per quanto vedo fare giornalismo a tesi senza che nessuno abbia niente da dire al riguardo.



https://www.facebook.com/BufaleUnTantoA ... 4623094462
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Re: Colonizzazione e decolonizzazione

Messaggioda Berto » mar dic 18, 2018 2:09 am

Il terrorismo nazi-maomettano non è una reazione al presunto colonialismo occidentale, europeo, cristiano dei paesi maomettani asiatici e africani (divenuti maomettani a seguito dell'imperialismo coloniale maomettano esclusivamente violento).


Terrorismo islamico: un fenomeno che non va minimizzato
Ugo Volli
16 dicembre 2018

https://www.progettodreyfus.com/terrori ... -attentati

Stiamo dando tutti troppo per scontato il terrorismo islamico, come se fosse un fenomeno naturale, che magari è meglio non nominare neppure, secondo il costume dei giornali e della maggior parte dei politici, come se a non parlare del male esso scomparisse. Eppure il terrorismo non è una fatalità. Fino agli anni Settanta, con l’esplodere del terrorismo rosso e di quello palestinista anche sul suolo europeo, nel nostro continente questo problema era limitato a territori particolari come i paesi baschi o l’Irlanda. Oggi invece è generale e si ripresenta spesso, anche se la censura sistematica dei media cerca di non farci pensare a questo fenomeno. E invece riflettervi è importante, perché solo comprendendo di che cosa si tratta è possibile prevenirlo.

Partiamo dunque da Strasburgo. L’assassino, Cherif Chekatt, come spiega Maurizio Molinari in un editoriale sulla Stampa:

“era un immigrato di seconda generazione divenuto «gangster jihadista» perché trovava nel mondo del crimine la propria dimensione, affiancandole la versione più estrema dell’Islam che lo ha portato a gridare «Allah hu-Akbar» mentre sparava su ignari passanti. Prima di lui «gangster jihadisti» sono stati Mohammed Merah, che attaccò nel 2012 una scuola ebraica a Tolosa, Said e Cherif Kouachi membri del commando del Bataclan nel 2015, Amedy Coulibaly che sempre nel 2015 fece fuoco in un supermercato kosher parigino, Zied Ben Belgacem e Karim Cheurfi che nel 2017 tentarono gravi attacchi, e Redouane Lakim che nel marzo scorso ha ucciso un agente francese.”

In primo luogo dunque Chekatt era musulmano. Non tutti i musulmani sono terroristi, neppure tutti i terroristi sono musulmani (basta pensare al nazista Anders Behring Breivik responsabile della strage di Utoya in Norvegia sette anni fa). Ma la stragrande maggioranza dei terroristi attivi in Europa negli ultimi vent’anni sono proprio musulmani. Ed è vero che il terrorismo islamico è un fenomeno mondiale, che si estende dalla Nigeria alla Cina, dall’India al Caucaso, dagli Stati Uniti naturalmente a Israele e anche all’interno dei paesi musulmani. C’è chi giustifica questo fatto parlando di reazione al colonialismo, ma non risulta che gli induisti o i buddhisti e i membri di altre religioni, che pure sono stati almeno altrettanto oppressi e in parte lo sono ancora proprio dai musulmani, facciano altrettanto.

In secondo luogo è “un immigrato di seconda generazione”, cioè un cittadino francese grazie alla legge dello ius soli vigente in Francia. “Cherif è uno dei 26.000 individui considerati una potenziale minaccia per la sicurezza nazionale in Francia, diecimila circa di questi si considera siano i radicalizzati, ovvero i più pericolosi del gruppo, monitorati dalla DGSI”. In Italia gente così viene immediatamente espulsa, dato che per fortuna la sinistra non è riuscita a far passare lo ius soli. Per questo vi sono molti meno attentati da noi che in Francia o in Belgio. Ricordiamocene quando si tratterà di votare, perché l’idea dello ius soli alberga ancora nei pensieri della sinistra (compresa quelle dei 5s). Un’altra ragione connessa, che spesso è taciuta ma è nota alle autorità, è che anche fra le forze dell’ordine non mancano gli islamisti che proteggono il terrorismo. È vero che anche in Italia il contrasto al terrorismo è talvolta intralciato da magistrati ipergarantisti, ma è un’altra cosa.

La terza cosa su cui riflettere è la categoria dei terroristi gangster. Se sono gangster, cioè criminali che compiono reati per avvantaggiarsi illegalmente con la forza, perché allora tutti costoro vanno a farsi ammazzare, o quanto meno imprigionare, gratis? Questa è chiaramente la sorte dei terroristi. Perché lo fanno? Qual è la ragione di gesti come quelli di Chekatt? Se sono stati “radicalizzati”, come si dice con un eufemismo che non mi piace affatto e vogliono partecipare alla guerra mondiale dell’Islam, perché non vanno nei luoghi che non sono pochi dove questa guerra si svolge davvero al confine fra mondo islamico e altre religioni (Il Caucaso e il Sinkiang e Cipro e la Bosnia e il Kashmir…) e possono contribuire allo scontro militare? Che contributo è investire con un camion o sparare addosso a gente che fa shopping nei mercatini natalizi o fa festa sulle Ramblkas o nella passeggiata di Nizza?

Questo è il problema principale, che il terrorismo non ha una razionalità militare, ma un altro senso, è fine a se stesso, non serve a nulla, se non a terrorizzare, a umiliare a distruggere delle persone che hanno il torto di essere “miscredenti”. Ma questo non è un caso, perché è uno dei pilastri dell’Islam, ciò che rende più pericolosa di qualunque altra questa religione (che non è solo una fede ma una legge, una forma di vita, una politica).

Per capirlo, basta citare qualche frase dal Corano: Circa gli infedeli (coloro che non si sottomettono all’Islam), costoro sono «gli inveterati nemici» dei musulmani \[Sura 4:101\]. I musulmani devono «arrestarli, assediarli e preparare imboscate in ogni dove» \[Sura 9:95\]. I musulmani devono anche «circondarli e metterli a morte ovunque li troviate, uccideteli ogni dove li troviate, cercate i nemici dell’Islam senza sosta» \[Sura 4:90\]. «Combatteteli finché l’Islam non regni sovrano» \[Sura 2:193\]. «Tagliate loro le mani e la punta delle loro dita» \[Sura 8:12\] I musulmani devono essere «brutali con gli infedeli» \[Sura 48:29\] «Instillerò il terrore nel cuore dei non credenti, colpite sopra il loro collo e tagliate loro la punta di tutte le dita» \[Sura 8:12\] * «Essi (gli infedeli ndr) devono essere uccisi o crocefissi e le loro mani ed i loro piedi tagliati dalla parte opposta» \[Sura 5:33\] (Questa selezione viene da qui).

Infine, voglio fare ancora una riflessione. I media e i politici europei cercano di minimizzare il terrorismo islamico, le polizie hanno regole che le obbligano a non dare informazioni sulla provenienza degli assassini o sulle loro motivazioni, la locuzione “terrorismo islamico” fu proibita dall’Amministrazione Obama e ancora tutti subiscono questo ricatto del silenzio. Ma quando si parla delle vittime, esse almeno sono trattate come persone e compiante. Finché si tratta di attentati rivolti contro cittadini europei e sul suolo del nostro continente. Quando gli stessi assassini con la stessa motivazione ammazzano degli ebrei o dei cittadini israeliani, questa pietà scompare. Nessuno condanna l’assassinio di un neonato, l’attacco a una donna incinta, lo sparo o l’investimento automobilistico nel mucchio. Le vittime sono segnate col marchio di infamia dei “coloni” – paradossale atteggiamento da parte di paesi come quelli europei che sono stati davvero a lungo coloniali, cioè hanno sfruttato le risorse e la mano d’opera di paesi lontani con cui non avevano nessun rapporto, il che certo non è il caso degli israeliani che sono indigeni della Terra di Israele e non hanno mai sfruttato la mano d’opera araba neppure lontanamente come gli Europei hanno fatto con gli africani.

E qui dunque viene fuori un’altra contraddizione dell’atteggiamento diffuso in Europa rispetto al terrorismo: non bisogna parlarne, bisogna fingere che non ci sia, bisogna ignorare la sua natura islamica, ma soprattutto si può condannare e compiangere le vittime purché esse non siano quegli ebrei che l’Europa ha perseguitato per due millenni, fino al culmine della Shoah. Solo quando i media e i politici faranno i conti con queste storture e diranno le cose come stanno, il terrorismo si potrà combattere efficacemente.
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Re: Colonizzazione e decolonizzazione

Messaggioda Berto » dom gen 20, 2019 9:49 pm

Di Maio attacca la Francia: "Hanno ancore le colonie, impoveriscono l’Africa. Per questo i migranti partono"
20 Gen. 2019

https://www.tpi.it/2019/01/20/di-maio-f ... 2bOsolIP7g

Il vicepremier e ministro del lavoro Luigi Di Maio, intervenendo a una manifestazione del Movimento 5 Stelle ad Avezzano, ha parlato della questione migranti: “Basta ipocrisie, dobbiamo parlare della cause e non degli effetti. Se vogliamo continuare a parlare degli effetti, proseguiamo con la retorica dei morti in mare che ovviamente sono una tragedia e hanno tutto il mio cordoglio, ma detto questo noi dobbiamo parlare delle cause”.

Quindi il duro attacco alla Francia: “Se oggi noi abbiamo gente che parte dall’Africa è perché alcuni paesi europei con in testa la Francia non hanno mai smesso di colonizzare l’Africa. Ci sono decine di stati africani in cui la Francia stampa una propria moneta “il franco delle colonie” e con quella moneta si finanzia il debito pubblico francese”.

E ancora: “Se la Francia non avesse le colonie, perché così vanno chiamate, che sta impoverendo sarebbe la quindicesima forza economica mondiale e invece è tra le prime proprio grazie a quello che sta combinando in Africa. Allora, io ho smesso di fare l’ipocrita parlando – come tutti gli altri – solo degli effetti e ho deciso di iniziare a parlare esclusivamente delle cause”.

Di Maio ha poi tirato in ballo l’Unione europea e l’Onu: “Dovrebbe sanzionare tutti quei paesi come la Francia che stanno impoverendo gli stati africani e stanno facendo partire quelle persone. Perché il luogo degli africani è in Africa. Non in fondo al Mediterraneo. Se vogliamo fermare le partenze, cominciamo ad affrontare questo tema e cominciamo ad affrontarlo anche all’Onu, non soltanto in sede di Unione europea”.

E l’Italia? “Si deve far sentire. Nelle prossime settimane ci sarà un’iniziativa parlamentare del Movimento 5 Stelle che impegnerà sia il Governo italiano sia le istituzioni europee e sia tutte le istituzioni diplomatiche sovranazionali a iniziare a sanzionare quei paesi che non decolonizzano l’Africa”.

Infine, un altro affondo: “Quello che sta succedendo nel Mediterraneo è frutto delle azioni di alcuni paesi che poi ci fanno pure la morale… Macron prima ci fa la morale e poi continua a finanziarsi il debito pubblico con i soldi con cui sfrutta i paesi africani”.



Alberto Pento

Dall'Africa partono in tanti, poveri e ricchi, buona gente e criminali; i poveri e i perseguitati se ne vanno per tante ragioni e prevalentemente causate dall'Africa e dagli africani:

1) tribalismo e inciviltà politica, predazione sociale
2) arretratezza economica e culturale
3) mancanza di controllo demografico e irresponsabile aumento della popolazione
4 conflittualità civile e politica dovuta al nazismo maomettano che ovunque porta morte, guerra e distruzione; e persecuzione dei cristiani

Il clima e le politiche delle multinazionali di tutto il Mondo incidono molto meno quantunque taluni attribuiscano loro un ruolo maggiore, spesso per pregiudizio ideologico antieuropeo, antioccidentale e anticapitalista.

Il colonialismo europeo è finito da tempo in tutta l'Africa e le ex colonie francesi sono libere nei confronti della Francia e se tengono particolari rapporti lo fanno esclusivamente per loro interesse e non perché costrette e ricattate dalla Francia.


Dall'Africa arrivano i peggiori criminali mafiosi,stupratori e terroristi nazi-maomettani d'Europa:
marocchini, tunisini/algerini, somali, nigeriani.


Crimini dei nazisti maomettani marocchini e africani in Europa
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Africa razzista, il continente nero è tra i più razzisti della terra
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All'Africa e agli africani non dobbiamo nulla, ma proprio nulla, niente di niente, tanto meno agli asiatici e ai nazisti maomettani d'Asia e d'Africa
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Pensa prima alla tua gente e al tuo paese che ne hanno bisogno, invece che agli africani e all'Africa
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Crimini e delitti dei clandestini, degli irregolari e di altri stranieri più o meno regolari o in attesa di regolarizzazione o di respingimento
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Violenza e stupri africano asiatico maomettani
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Berto
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Re: Colonizzazione e decolonizzazione

Messaggioda Berto » lun gen 21, 2019 7:29 am

Le bufale sul colonialismo francese



La Francia controlla, deruba e impoverisce 14 Stati africani
ItaliaOggi.it
21/08/2018

https://www.italiaoggi.it/news/la-franc ... ni-2292284


Verso metà settembre si terrà a Roma una manifestazione politica piuttosto singolare. A scendere in piazza saranno infatti solo giovani africani, emigrati da tempo in Italia e in altri paesi europei, che si siederanno per protesta davanti all'ambasciata francese, in piazza Farnese, per contestare la politica africana della Francia di Emmanuel Macron. A guidarli sarà Mohamed Konare, originario della Costa d'Avorio, che si definisce «attivista panafricano» ed ha fondato un movimento politico che, per usare un termine corrente, potremmo definire sovranista. L'obiettivo, come lui stesso afferma in una lunga intervista sul web (Byoblu), è di spiegare agli europei i metodi di tipo coloniale con i quali la Francia continua a comandare e depredare in Africa ben 14 Stati, un tempo sue colonie, diventate indipendenti negli anni 60, ma soltanto sulla carta.

Il giogo francese su questi Paesi, sostiene Konare, è soprattutto economico e monetario, ed è congegnato in modo tale da garantire a Parigi un ferreo controllo della loro moneta, oltre a un monopolio esclusivo sulle ricche materie di cui abbondano (oro, uranio, petrolio, gas, cacao, caffè), con un risultato duplice: arricchire la Francia e le sue élites imprenditoriali da un lato, con uno smisurato trasferimento di ricchezza (circa 500 miliardi di dollari l'anno, secondo alcune stime); dall'altro lato. impoverire fino alla miseria i popoli indigeni, che sono così costretti a fuggire per fame verso l'Italia e l'Europa, in cerca di fortuna.

A questo sfruttamento sistematico della Francia, dice Konare, è giunto il momento di dire basta: «Manifesteremo davanti a tutte le ambasciate francesi in Europa e non solo, con l'obiettivo ambizioso, oggi quasi utopico, di giungere alla creazione degli Stati uniti d'Africa, dove i 14 Stati, che sono ancora sotto il giogo francese, diventino veramente sovrani, liberi di usare le loro risorse naturali per lo sviluppo delle economie locali, e non per arricchire sempre più la Francia parassitaria di Macron e i governi burattini da lei insediati in Africa».

Il perno attorno al quale ruota l'intero sistema del controllo francese sui 14 Paesi africani è il franco coloniale, detto franco Cfa, moneta che la Francia impose alle sue colonie nel 1945, subito dopo l'accordo di Bretton Woods, che regolò il sistema monetario dopo la Seconda guerra mondiale. In origine l'acronimo Cfa stava per «Colonie francesi d'Africa», ma negli anni Sessanta, a seguito del riconoscimento dell'indipendenza delle colonie francesi deciso da Charles De Gaulle, il suo significato è cambiato: «Comunità finanziaria africana».

Un riconoscimento puramente formale della fine del regime coloniale, in quanto il franco Cfa ha conservato tutti i vincoli ferrei e giugulatori che aveva fin dall'inizio sulle economie locali. Stiamo parlando di 14 Stati dell'area subsahariana e del Centro Africa, con una popolazione di circa 160 milioni di unità, per i quali la moneta ufficiale è il franco Cfa, coniata e stampata in Francia, paese che ne ha stabilito tutte le caratteristiche e ne detiene il monopolio. Ecco il loro elenco: Camerun, Ciad, Gabon, Guinea Equatoriale, Repubblica Centrafricana, Repubblica del Congo, Benin, Burkina Faso, Costa d'Avorio, Guinea Bissau, Mali, Niger, Senegal e Togo.

Il primo vincolo del franco Cfa consiste nell'obbligo per i 14 Paesi che ne fanno uso di depositare il 50% delle loro riserve monetarie presso il Tesoro francese. In pratica, quando uno dei 14 Paesi del franco Cfa esporta verso un paese diverso dalla Francia, e incassa dollari o euro, ha l'obbligo di trasferire il 50% di questo incasso presso la Banca di Francia. In origine la quota da trasferire in Francia era pari al 100% dell'incasso, poi è scesa al 65% (riforma del 1973, dopo la fine delle colonie), infine al 50% dal 2005. Così, per esempio, se il Camerun, previo un esplicito permesso francese, esporta vestiti confezionati verso gli Stati Uniti per un valore di 50mila dollari, deve trasferirne 25 mila alla Banca centrale francese. Un sistema al quale non sfugge neppure un soldo, in quanto gli accordi monetari sul franco Cfa prevedono che vi siano rappresentati dello Stato francese, con diritto di veto, sia nei consigli d'amministrazione che in quelli di sorveglianza delle istituzioni finanziarie delle 14 ex colonie.

Grazie a questo trasferimento di ricchezza monetaria, la Francia gestisce a suo piacimento il 50% delle valute estere delle 14 ex colonie, investendoli massicciamente in titoli di Stato emessi dal proprio Tesoro, grazie ai quali ha potuto finanziare per decenni una spesa pubblica generosa, sovente ignara dei vincoli di Maastricht. E Konare, nell'intervista sul web, ricorda che quando Angela Merkel ha chiesto ai vari governi francesi di depositare il 50% delle riserve delle 14 ex colonie presso la Bce, invece che presso la Banca centrale francese, la risposta è sempre stata un secco no.

Tra i numerosi vincoli imposti dagli accordi sul franco Cfa, vi è anche il «primo diritto» per la Francia di comprare qualsiasi risorsa naturale scoperta nelle sue ex colonie. Da qui il controllo di Parigi su materie prime di enorme valore strategico: uranio, oro, petrolio, gas, caffè, cacao. Soltanto dopo un esplicito «non interesse francese», scatta il permesso di cercare un altro compratore. Ma attenzione: i maggiori asset economici di tutte le 14 ex colonie sono in mano a francesi che si sono insediati da tempo in Africa, diventando miliardari a palate (su tutti, Vincent Bolloré e Martin Bouygues). Tanto che Konare trova giusto dire che «gli africani vivono in Paesi di proprietà dei francesi. Mentre agli africani, la Francia di Macron lascia solo le briciole. E spesso neppure quelle: soltanto miseria».

Da questa povertà diffusa, sostiene l'attivista panafricano, hanno origine le ondate migratorie verso l'Europa. «Un viaggio che sono il primo a sconsigliare», dice Konare. «L'Italia non ha lavoro a sufficienza per i suoi giovani, non è pensabile che lo trovi per quelli africani. Per questo ha fatto bene Matteo Salvini a chiudere i porti. I giovani africani devono impegnarsi di più nei loro Paesi per chiedere la fine del colonialismo e delle ruberie francesi, e costruire gli Stati Uniti d'Africa, una federazione di Stati indipendenti e sovrani. Un'utopia che può diventare realtà».



La Francia sottrae all’Africa 10 miliardi di euro all’anno
Autore Andrea Costa

https://www.electoradio.com/mag/uomo-av ... ro-allanno

Dicono: i francesi sono più ricchi degli italiani, quindi possono sforare, sforare sforare e tanto meglio se lo faranno anche oltre il 3% per soccorrere i poveri, per soccorrere chi è rimasto indietro, per aiutare le vittime del feticismo del debito pubblico.

Debito rigidissimo per la Grecia, debito rigidissimo per l’Italia, debito rigido per la Spagna, debito rigido per il Portogallo, debito flessibile per gli amici.

Quello che non ci si chiede mai è: ma la Francia da dove prende questa montagna di soldi?

Per non porgere le terga alla commissione europea, il governo italiano è stato costretto, per il prossimo triennio, a sottrarsi alla logica di porre il lato B davanti al calcio già in canna.

E per evitare la temutissima procedura di infrazione, una roba che solo a pronunciarla fa tremare le vene ai polsi, ha dovuto negoziare la propria politica economica. Pensate: la procedura di infrazione, che manco avessero detto la recisione dell’arteria femorale.

Però non importa, andiamo avanti, facciamo finta che si tratti di cosa buona e giusta, ma cerchiamo di capire per quale ragione, al contrario di altri paesi UE, la Francia può permettersi di fare ciò che vuole. La risposta per certi aspetti è perfino banale: i francesi emettono debito sapendo di poterlo sostenere.

Il problema è che la sostenibilità di queste operazioni (che peraltro fanno tutti gli Stati per mantenersi) riconduce ad un’arma segreta, o perlomeno ad un’arma semi sconosciuta, una specie di super missile che in questo caso corrisponde a una moneta battuta da Tesoro francese al di fuori del sistema europeo, e con la funzione di regolare i rapporti commerciali con 14 ex colonie africane.

Si tratta di una specie di turbo finanziario concesso soltanto alla Francia da parte dell’Unione Europea, una divisa super fotonica e privilegiata e “spintaneamente” imposta alle 14 ex colonie, di cui non dispone nessun altro paese facente parte del pollaio Ue: si tratta della Guinea Bissau e della Repubblica Centroafricana e poi di altri 12 stati (Benin, Burkina, Costa d’Avorio, Mali, Niger, Senegal, Togo, Camerun, Ciad, Congo-Brazzaville, Guinea Equatoriale e Gabon), stati questi che utilizzano la valuta CFA, stampata in una città della Francia, e ora legata al valore dell’euro ma che fu istituita all’inizio della seconda guerra mondiale.

Cosa prevede l’accordo? Come denuncia da anni il leader panafricano, Mohamed Konarè, la Francia garantisce: a) la convertibilità illimitata del Franco CFA e del Franco delle Comore in qualsiasi valuta straniera; b) il tasso fisso fisso di parità con la valuta francese (prima il Franco, poi l’euro); c) i trasferimenti di capitale all’interno dell’area valutaria gratuiti.

Il problema è che in cambio di questi primi tre principi, il 50% delle riserve valutarie dei Paesi della zona monetaria del franco CFA e il 65% delle riserve del franco delle Comore sono depositate in un conto di transazione della Banque de France a Parigi.

Tanto per capirci, se tizio volesse investire 1000 € per un progetto in Senegal dovrebbe farlo con il franco CFA e la Francia tratterrà il 50% del valore del cambio. Proprio così.

In altre parole, la Francia trattiene le riserve in franchi CFA (Franco delle Colonie Francesi d’Africa coniato nel 1945) presso la Banque de France, e queste riserve sono stimate in circa 10 miliardi di euro (4,6 miliardi per CEMAC – Comunità economica e monetaria dell’Africa centrale – a gennaio 2016 e 5,1 miliardi per WAEMU – West African Economic and Monetary Union – a dicembre 2015).

La fonte è il prestigioso Le Monde, che conferma il meccanismo messo in piedi dalla Francia. Conferma che arriva anche dalla comunità scientifica composta da numerosi economisti.

Come ad esempio il professor Massimo Amato dell’Università Bocconi di Milano, e come conferma anche un servizio di Raidue firmato da Filippo Barone, mandato coraggiosamente in onda nelle tenebre della notte.

La cifra totale che, insomma, i francesi trovano ogni anno sotto il tappeto, è di 10 miliardi di euro, un doping monetario come denunciato anche da Claudio Messora di Byoblu che lungi dall’essere il risultato di politiche economiche, oppure di emissione di titoli pubblici, è in realtà frutto di una tassa dei ricchi imposta ai poveri per sostenere la crescita economica francese.

Si spiega così, o perlomeno si spiega in parte, il motivo per cui nonostante le varie crisi susseguitesi negli anni, l’Eliseo è sempre riuscito a mantenere un rapporto deficit Pil più basso rispetto a quello di altri paesi, come ad esempio l’Italia.

Tutto questo, come è facile intuire, a scapito dell’economia dei paesi in cui è in vigore questa divisa, la quale, essendo molto forte ed avendo un tasso di cambio pari al 50%, praticamente strozza ogni forma di credito, il che equivale a creare i presupposti del disastro. E non è che i francesi non lo sappiano, anzi lo sanno benissimo.

E infatti se ne guardano bene dal rinegoziare gli accordi con i paesi africani, e si guardano bene anche dal difendersi dagli attacchi della Germania della Merkel, la quale più volte ha cercato di mettere in discussione questo sistema parallelo, senza peraltro riuscirci, ma ottenendo in cambio la sopravvivenza dell’asse carolingio. Tant’è vero che non c’è traccia di una revisione dei trattati, né per l’anno in corso, né per quello successivo, e a quanto pare neppure per quelli a venire.

La Francia, insomma, usa il pugno di ferro. Ma anche la maschera di ferro. Questi trattati non si toccano. Questa moneta non si tocca. La nostra divisa non è in discussione. Punto.

Il problema è la ricaduta sui paesi africani, che è paradossale e drammatica. Tra le altre cose, non ultima quella di non avere una propria moneta sovrana, gli africani lamentano di essere costretti ad usare la divisa francese, che però ha un valore talmente alto da non essere prestabile per mancanza di garanzie finanziarie o materiali, perché nessuna banca sarà mai disposta a erogare credito senza garanzie, e poiché l’Africa non ha una banca centrale, nessuno riesce a mettere le mani su questa valuta per creare sviluppo.

In sostanza, gli africani sono ancora schiavi, e non solo perché non hanno una loro valuta, ma perché sono costretti ad acquistarla dalla Francia, lasciando ai francesi il 50% del valore degli scambi. Libertè egalitè, ma i soldi a me.

A Dakar, ad esempio, le banche non prestano soldi, manco per sbaglio. Perché i soldi a Dakar servono a difendere il cambio fisso, e in ogni caso anche quando (raramente) i prestiti vengono erogati, il tasso di interesse varia dal 15 al 25%.

Il sistema di cambio del sistema CFA, quindi, costringere gli istituti di credito a non finanziare alcuna attività, ma senza il microcredito queste terre continueranno ad essere povere in eterno pur essendo tra le più ricche del mondo per quanto riguarda le materie prime tra le quali l’uranio che la Francia preleva per alimentare le sue centrali nucleari.

Così la povertà avanza, la gente vive di stenti, il lavoro non c’è, la sanità è rudimentale.

Tutto è precario. La vita è scandita da un orizzonte temporale di 12 ore invece di 24. Le condizioni sono terribili, in alcuni paesi manca sia l’acqua che l’elettricità, e perfino alcuni generi alimentari come ad esempio le cipolle che vengono importate dall’Olanda a costi altissimi.

E allora perché stupirsi se poi migliaia di persone si riversano sulle coste del Mediterraneo, pagando pure il pizzo ai trafficanti di carne umana i quali poi investono immediatamente quei denari per comprare armi e droga.

“Quello che chiede l’Africa – dice Mohamed Konaré – è una moneta propria, una divisa libera dai vincoli con la Francia, una banca centrale. Le persone muoiono nel deserto. E il paradosso, è che l’Africa pur essendo ricca di materie prime, si trova nella miseria più assoluta. Noi africani chiediamo semplicemente di poter stare nelle nostre terre, ma liberi dalla politica monetaria imposta dell’Occidente”.

Qui l’Unione Europea mostra il volto feroce, quello di un’entità geografica ma non politica, quella di un bambino senza genitori, quello di un orfano per il quale è difficile distinguere il bene dal male, quello avido degli istinti monetari e finanziari.

Nel marzo 2008 Jacques Chirac affermava: “Senza l’Africa, la Francia scivolerebbe a livello di una potenza del terzo mondo”.

Il predecessore di Chirac, François Mitterand, già nel 1957 profetizzava che “senza l’Africa, la Francia non avrà storia nel 21esimo secolo”.

Più modestamente Riccardo Cocciante nel 1974 pennellava, a sua insaputa, il ritratto di questa Europa: “E adesso siediti su quella seggiola, stavolta ascoltami senza interrompere, è tanto tempo che volevo dirtelo. Vivere insieme a te è stato inutile, tutto senza allegria, senza una lacrima, niente da aggiungere ne da dividere, nella tua trappola ci son caduto anch’io, avanti il prossimo, gli lascio il posto mio”.

Bella senz’anima. Avanti il prossimo.
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