Nasce il governo Conte: 18 ministri, 5 le donne. Oggi il giuramento alle 16 di Cristina Ferrulli
2018/05/30
http://www.ansa.it/sito/notizie/politic ... bb64d.htmlGiuseppe Conte ha accettato l'incarico di presidente del Consiglio e ha presentato al capo dello Stato, Sergio Mattarella, la lista dei ministri. Tra i principali dicasteri, Tria all'Economia. Per Savona gli Affari Europei. Moavero-Milanesi alla Farnesina. Per Fraccaro Rapporti con il Parlamento e, per la prima volta, Democrazia diretta. All'avvocato Giulia Bongiorno la Pubblica amministrazione.
"Lavoreremo intensamente per realizzare gli obiettivi politici anticipati nel contratto, lavoreremo con determinazione per migliorare la qualità di vita di tutti gli italiani". Così il Presidente del Consiglio incaricato, Giuseppe Conte, al Quirinale dopo aver letto la lista dei ministri del suo governo.
"C'è grande entusiasmo e determinazione. Lavoreremo per ridare fiducia all'Italia. Questo è un grande paese che ha bisogno di ritrovare fiducia". Lo ha detto il presidente del Consiglio Giuseppe Conte parlando con i cronisti mentre si recava a piedi dal Senato alla sua abitazione. - Conte ha deciso di recarsi dal Senato alla vicina pizzeria sotto casa a piedi e non in taxi, che gli uffici del Senato avevano chiamato per lui. Il presidente del Consiglio ha attraversato piazza Navona e ha imboccato via del Governo Vecchio, strada tipica della movida serale del centro. E qui è stato riconosciuto da diverse persone che gli anno fatto gli auguri.
Il premier Giuseppe Conte è andato a cena in una pizzeria vicino casa, accolto da saluti e incoraggiamenti della gente per strada. Un passante gli ha urlato ironicamente "Viva Cottarelli". Festeggiamenti anche all'interno della pizzeria dove Conte si è fatto una foto con lo staff del locale. Poi ha ordinato un piatto di straccetti di manzo con la rucola.
La svolta decisiva nelle consultazioni per cercare di formare un governo arriva alle 19 con una dichiarazione congiunta di Di Maio e Salvini che annunciava: "Ci sono le condizioni per un governo politico". L'accordo prevedeva Conte premier.
Carlo Cottarelli, intanto, saliva al Colle alle 19.30 per rimettere il mandato.
La dichiarazione di Salvini e Di Maio era giunta dopo un vertice alla Camera dei Deputati cominciato intorno alle ore 15 e al quale si era poi aggegato lo stesso prof. Conte.
"Ho sentito dire molte cose in queste ore ma ci tengo a precisare che Fdi non ha mai chiesto poltrone o di entrare nella squadra di governo. Per patriottismo abbiamo detto che davamo una mano perchè l'Italia è sotto attacco e non ci possiamo permettere di votare a luglio. Ma non abbiamo mai chiesto posti di governo". Lo afferma Giorgia Meloni, leader di Fdi conversando con i giornalisti.
Intanto il premier incaricato Carlo Cottarelli era stato per circa 30 minuiti al Quirinale da Mattarella per un incontro informale
Tria all'economia e Moavero agli Esteri - All'economia il professor Giovanni Tria,ordinario di Economia Politica all'Università di Tor Vergata a Roma; Enzo Moavero Milanesi alla Farnesina e Paolo Savona agli Affari Europei. Sono state queste le prime indiscrezioni, poi avverate, sulla possibile squadra di governo giallo-verde.
Governo Conte-Salvini-Di Maio, tutti i giornali contro. Proprio tuttiValerio Monaco
http://www.affaritaliani.it/blog/cose-n ... 43626.htmlIl nuovo governo giallo-verde Conte-Salvini-Di Maio su un punto raggiunge l’unanimità: l’opposizione pregiudiziale e senza paletti e freni di tutti i giornali italiani. Ma proprio tutti. Basta sfogliarli per rendersi conto dell’ostinata pervicacia della loro opposizione, che fa il paio con l’assenza del sia pur minimo riconoscimento positivo. Giusto così, per equilibrare un po’ e non essere monocordi.
È un inedito, finora era diverso.
C’erano finora i giornali di sinistra, come Repubblica, il Corriere e il Fatto amici e sinergici coi governi di sinistra, da Monti a Letta, a Renzi e a Gentiloni. E l’un contro l’altro armati i giornali di destra, Il Giornale e Libero, uguali e contrari, all’opposizione di tutto quel che si muovesse nel campo avverso. Una sorta di sistema dell’alternanza editoriale destra-sinistra fisso, immutabile, autoreferenziale e pregiudiziale, al di là di ogni dato di realtà.
Ora che i concetti ormai logori e finti di destra e sinistra sono stati disintegrati dall’alleanza Cinquestelle-Lega e che la contrapposizione è divenuta quella tra popolo ed élite, tutti i giornali perdono la maschera e si mostrano per quel che sono diventati, ossia strumenti dell’establishment e della Casta.
E giù botte da orbi ai nuovi barbari, dipinti a tinte fosche come spergiuri e bru bru con i calzini a righe, parvenu del Potere che dureranno poco. Con annessa difesa sotterranea dello status quo, del Palazzo e dei suoi sempiterni mandarini.
Non sarà affatto facile per Conte, Salvini e Di Maio governare con tutti i giornali contro.
Casalino, nuovo portavoce del governo, avrà il suo bel daffare.
Devono stare molto attenti, i nostri absolute beginners. Andare avanti per la loro strada. Non farsi comprare. Resistere alle lusinghe erotiche del Ponentino e soprattutto non fidarsi dei giornalisti e degli opinionisti del regime. Sono capaci di travestimenti e lusinghe, corteggiamenti e avance. Ma non bisogna dimenticare che sono agenti provocatori capaci di spacciare polpette avvelenate e fare del male, come divulgare una bozza di programma fake come ufficiale e così far saltare un governo e far crollare i mercati spostando la politica e stimolando lauti guadagni per speculatori al ribasso.
Riceviamo e pubblichiamo da un lettore
Egregio Perrino, “Tutti i giornali contro, ma proprio tutti.” Bello schieramento, ma (domanda) è davvero così alta la sua capacità d'impatto? Se guardimo ai numeri (un senso ce l'hanno ancora) delle loro capacità di movimento in avanti sul fronte (delle edicole) , bé, non c'è tanto da crederci. Magari un aiutino, quello sì, viene dalla loro versioni on-line, ultima linea di resistenza. Effetto più deflagrante sarebbe (?) , quello delle televisioni, non a caso oggetto della massima allerta e vigilanza. Non è forse vero che Milena Gabanelli è stata giubilata da Mario Orfeo ...”almeno fino alle (passate) elezioni? Ad altri, un po' aggressivi sul piano dell'impatto, ham fatto la stessa sorte in casa Berlusconi?> Ma tantè! Le forze congiunte ed allineate (con chi?) stanno prendendo posizione. Potrebbe però anche accader che la strategica spallata contro la fortezza giallo-verde, risulti essere come quelle tragicamente note di Cadorna.... una carneficina (di giornalisti, innanzitutto). Avanzate che vedono a lasciar sul campo migliaia di … lettori, enza arrivar nemmeno a scorgere l'obiettivo dell'azione. Con i radar in movimento, stiamo un po' a veder le mosse delle linee avversarie al nuovo governo.
Ma quale governo del cambiamento? Siamo tornati alla Prima RepubblicaStefano Cingolani
2018/06/02
http://www.linkiesta.it/it/article/2018 ... lica/38314L'alba della Terza repubblica assomiglia molto al tramonto della Prima: nel nuovo governo non c'è nessuno di rilevante che provenga dal settore privato o dall'industria. Del resto, non c'è da stupirsi visto che Lega e 5 Stelle dicono di voler tornare "all'Italia prima di Maastricht"
È partito, il primo governo gialloverde è fatto, adesso bisogna fare il programma perché il contratto Lega-M5S è tutt’al più un canovaccio. È “la nuova destra al potere” (la Repubblica), il “laboratorio del populismo” (la Stampa) o “la via obbligata” (Corriere della sera)? Con tutto il rispetto di autorevolissimi analisti politici, l’alba della Terza Repubblica sembra proprio il tramonto della Prima. Gli uomini, la forma e i contenuti non fanno che dimostrarlo. Certo, Matteo Salvini e Luigi Di Maio sono personaggi nuovi (chi meno e chi più). Ma i tecnici che hanno scelto emanano (chi meno chi più) l’odore delle scartoffie statali, degli uffici di gabinetto ministeriali, dei sottosegretariati. Tutti romani o romanizzati, tutti dipendenti pubblici o da aziende a partecipazione statale, nessuno di rilevante che provenga dal settore privato né tanto meno dall’industria. La Lega nordista e industrialista si fa rappresentare da Giancarlo Giorgetti, già bocconiano nonché cugino del banchiere Massimo Ponzellini. Ma tra le fila padane di gente che “ha fatto un lavoro vero”, come avrebbe detto Silvio Berlusconi, non se ne trova. Altro che Donald Trump, qui spunta il fantasma di Amintore Fanfani.
È un’altra similitudine impressionante con la vecchia Italia e una differenza profonda con la Seconda repubblica che, invece, aveva portato in politica imprenditori e grand commis cosmopoliti. Non c’è molto da stupirsi, del resto: il contratto di governo scrive che sia la Lega sia la M5S vogliono tornare “all’Italia prima di Maastricht”. Il trattato venne firmato nel febbraio del 1992, pochi mesi dopo crollava la lira e con essa la Prima repubblica, appunto.
A parte chi ha fatto solo il politico di professione, a cominciare da Salvini e Di Maio, i tecnici rispondono tutti all’identikit neostatalista. Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte è un avvocato esperto in faccende amministrative. Il ministro dell’economia Giovanni Tria è un professore universitario (bravo economista e persona per bene, per carità), il ministro degli esteri Enzo Moavero è un funzionario pubblico (grande espero di Unione europea, non c’è dubbio, ma tant’è), la ministro della Difesa Elisabetta Trenta è un ex capitano dell’esercito che insegna intelligence alla Link Campus che fa capo a Malta e ai servizi segreti, c’è poi un immancabile generale (Sergio Costa) all’ambiente, un dirigente scolastico laureato in scienze motorie (Marco Bussetti alla pubblica istruzione). In sostanza, i loro stipendi, per quanto meritati, sono sempre stati pagati dai contribuenti.
C’è poi la pietra dello scandalo, Paolo Savona, economista di primo piano, che ha accumulato cariche non solo pubbliche, ma private (Confindustria, Impregilo, banche), un uomo che per livello intellettuale, esperienze ed età ne sa più di tutti quanti. Ma anche lui, sia pur per la bronzea forza anagrafica, è un esponente di quella Prima repubblica morta con Maastricht.
In fondo l’Italia è andata avanti così per decenni, perché non tornare indietro? “Nostalgia, nostalgia canaglia”, cantava Al Bano, un anticipatore del nuovo corso
L’Italia “prima di Maastricht” che ora vogliono ripristinare con una operazione di pura restaurazione travestita da falsa rivoluzione, non è solo il paese del ritorno alla lira (più o meno illusorio che sia). È il mondo dello stato che fa tutto, dai panettoni Motta alle Alfa Romeo, dalle coperte (l’Eni possedeva ad un certo punto anche la Lanerossi) alle locomotive.
“Nazionalizziamo il Monte dei Paschi”, dicono gli “uomini nuovi” propinando in salsa nuova la vecchia ricetta. “Impediamo la delocalizzazione”, promette il neoministro del lavoro Di Mao. Si levano ovunque gridi di dolore ai quali il nuovo governo non può restare insensibile. Nazionalizziamo la Seleco, i call center e perché non Borsalino? Un marchio eccellente, senza dubbio. Purtroppo gli uomini non portano più i cappelli, ma solo berretti, per lo più da baseball. Si potrebbe introdurre un incentivo fiscale a favore del copricapo a larghe tese, perché no? Proteggiamo i tassisti dalla concorrenza. I notai, gli avvocati (ben rappresentati da una principessa del foro come Giulia Bongiorno oltre che dallo stesso Conte). In fondo l’Italia è andata avanti così per decenni, perché non tornare indietro? “Nostalgia, nostalgia canaglia”, cantava Al Bano, un anticipatore del nuovo corso.
Aspettiamo e vediamo, questo è sempre l’invito più saggio. Molti sostengono che la prova del nove sarà l’euro ed è vero. Tria è un euro-tiepido, di fronte al dilemma se uscire o no dalla moneta unica sospende il giudizio. È un po’ come l’amor fou: si sta male, ma non si può stare senza. A trattare con l’Unione europea non sarà solo; anzi, la partita è nelle mani di Savona e in parte di Moavero. A lui toccherà litigare mese dopo mese dentro l’Ecofin con i suoi colleghi europei.
Tuttavia la vera ordalia non è a Bruxelles, ma a Montecitorio. Il primo grande ostacolo del nuovo governo si chiama legge di bilancio e se lo troverà davanti subito in un crescendo continuo, fino al momento di presentarla in ottobre. Tria dovrà trovare la quadra tra flat tax (che a lui piace sia pure in versione soft) e reddito di cittadinanza (che a lui non piace). Vorrebbe lasciar aumentare l’Iva dal 3 primo gennaio prossimo per recuperare i 12,4 miliardi necessari. Ma se spende quei quattrini salta il tetto al deficit pubblico. Inoltre, che dirà Salvini, gran paladino delle partite Iva? E Di Maio al quale spetta smontare (stracciare diceva Salvini) la riforma Fornero ed estendere l’indennità di disoccupazione?
Contraddizioni in seno al popolo, avrebbe commentato Mao Tsedong e si sarebbe fregato le mani. Noi, invece, dovremo con tutta probabilità aprire il portafoglio. Perché nessuno ha spiegato se verrà o no ridotta, la pressione fiscale complessiva. Una flat tax compensata con l’Iva, con le accise o con imposte straordinarie, alla fine della fiera non cambierà granché, mentre le spese continueranno a correre indisturbate. Proprio come nella Prima repubblica.
Minniti: «Non possiamo diventare l’Ungheria del Mediterraneo»Aldo Cazzullo
o3 giugno 2018
https://www.corriere.it/cronache/18_giu ... 4e4c.shtmlMinniti, come si sente da ex ministro?
«Liberato da una contraddizione: essere vincolato agli affari correnti, in un ministero dove non esistono affari correnti. Il terrorismo e il controllo dei flussi migratori non sono affari correnti».
Come definirebbe il nuovo governo?
«Il governo dell’ignoto. Il contratto, le dinamiche di costruzione della squadra, il profilo politico: tutto dà l’idea di un vuoto davanti a noi. In 48 ore si è passati dalla richiesta di messa in stato d’accusa del presidente della Repubblica alle strette di mano: lo stesso fatto che domenica era un attentato alla Costituzione martedì è diventato un consiglio saggio da seguire. La verità è che siamo a uno spartiacque della vita repubblicana».
La Terza Repubblica?
«Ho perso il conto delle Repubbliche. No, siamo in una fase senza precedenti, che il presidente Mattarella ha condotto in modo impeccabile. Era giusto assecondare fin quasi oltre ogni limite la possibilità che nascesse un governo politico. Non perché ne sottovaluti la pericolosità; perché è importante che nel rapporto con il Paese nessuno possa agitare il tema della vittoria elettorale mutilata. Ora il tempo della propaganda è finito. Comincia il tempo della responsabilità».
Di Maio e Salvini sono in grado?
«Mi colpisce l’assoluta mancanza di limite alla minaccia, e nello stesso tempo l’assoluta mancanza di limite alla capacità di accettare compromessi. La mancanza di limite nel rapporto con la cosa pubblica. Non è solo disinvoltura individuale, è incapacità di capire che in democrazia le forme e le procedure sono sostanza; mentre vengono viste o come uno strumento, o come un impedimento. Qui c’è la forzatura».
Quale forzatura?
«Se Salvini e Di Maio si incontrano, decidono il rilancio dell’alleanza e la composizione della squadra, il premier arriva a incontro finito e serve solo per comunicare al capo dello Stato che c’è il governo, allora qui si delinea un punto delicato: il ruolo del presidente del Consiglio. Se il primo atto è un accordo tra capi partito, non c’è nessun cambiamento; c’è il ritorno ad antiche pratiche da pentapartito. Un pentapartito populista».
Sono i movimenti che hanno vinto le elezioni.
«Certo. La democrazia non si discute. Al messaggio di un amico europeo che esprimeva preoccupazione ho risposto: “Right or wrong, my country”; giusto o sbagliato, è il mio Paese. Ma fa parte della democrazia anche la possibilità di contrapporre la propria visione. Se prometti 50 o forse 100 miliardi di spesa, allora rischi di aver costruito un gigante delle aspettative, con i piedi drammaticamente di argilla. Senza considerare lo slittamento progressivo della collocazione internazionale del nostro Paese. E non penso solo all’euro».
Pensa ai rapporti con la Nato e la Russia?
«Penso innanzitutto all’idea di società, in contrasto con quella tradizionale che definisce la società italiana. Il pentapartito populista ha un’idea della società chiusa. Chiusa nella dimensione virtuale: il sacro blog. Chiusa nella dimensione fisica: l’idea del confine come separazione dagli altri, anche a livello internazionale. La nostra identità contro quella altrui, il nostro gruppo contro un altro gruppo. Tutto questo può portare allo slittamento di valori e di funzione del nostro Paese. Una separazione non tanto dai riti barocchi di Bruxelles, che non piacciono neanche a me, ma dai valori fondamentali che ci legano all’Europa e ai nostri alleati storici».
Una separazione che ci avvicina a Putin?
«L’Italia ha sempre coltivato il dialogo tra Est e Ovest, ma non è mai stata un Paese dell’Est al confine con l’Ovest. Non possiamo diventare un’Ungheria al centro del Mediterraneo».
E la sinistra che fa? Mangia i pop-corn?
«La sinistra deve contrastare tutto questo, evitando di cadere in due riflessi condizionati. Fare i vedovi del governo: a ogni dato positivo, rievocare quel che avevamo fatto noi; la trappola della nostalgia. E pensare che il ritorno all’opposizione consenta in modo automatico di recuperare il consenso perduto. Come nel ’94, quando pensammo che in poco tempo avremmo costruito la sconfitta di Berlusconi».
Che in effetti fu battuto nel 1996.
«C’ero. Feci le liste. Tutto fu studiato alla perfezione: la desistenza con Rifondazione, la Lega da sola, Rinnovamento italiano al 4%, i collegi marginali... Così una minoranza nel Paese divenne maggioranza di governo. Ma per la sconfitta politica di Berlusconi abbiamo dovuto attendere 24 anni. E non l’abbiamo sconfitto noi, ma Salvini».
Quanto ha sbagliato Renzi, e cosa dovrebbe fare ora?
«Renzi ha commesso errori, e credo ne sia consapevole. Ora è di fronte a un bivio. Un leader può anche cadere, e nel tempo può anche rialzarsi. Un capo corrente è più difficile che cada, ma se cade non si rialza. Sopravvive. Liberiamoci però dall’idea che le colpe siano sempre dell’altro. Avverto sulla mia pelle la responsabilità della sconfitta. La sinistra ha vissuto una rottura sentimentale nel rapporto con il Paese».
Cosa intende?
«Abbiamo affrontato la rabbia e la paura con la supponenza e la freddezza delle cifre. Che erano vere: non abbiamo mai avuto tanti occupati; i reati sono al minimo storico da vent’anni. Ma non abbiamo dato dignità a questi sentimenti. Non siamo riusciti a connettere la rabbia con un progetto, né a rimuovere le cause della paura».
Ora il Pd deve spostarsi a sinistra?
«Il Pd dev’essere il perno di uno schieramento più ampio, capace di costruire un progetto comune per una società aperta, di trovare un punto di incontro tra quelle che in filosofia si chiamano coppie opposizionali: umanità e sicurezza; riformismo e questione sociale; Europa e interesse nazionale. Per i populisti, gli elementi della coppia si escludono: o prendi uno, o prendi l’altro. Per Salvini, o scegli l’umanità, o scegli la sicurezza. La nostra sfida è stata ed è tenere insieme umanità e sicurezza».
Salvini sarà un buon ministro dell’Interno?
«Questo lo giudicheranno gli elettori. Ho visto una sua foto accanto a una ruspa. Già per un leader che ha vinto è un’immagine un po’ forte. Vedere un ministro dell’Interno fotografato accanto a una ruspa non mi pare un segnale rassicurante».
Salvini promette i respingimenti. Sono tecnicamente possibili?
«E come si fa? I flussi migratori non si possono cancellare; si possono governare. È quel che abbiamo fatto. Siamo all’undicesimo mese consecutivo di riduzione degli arrivi. Rispetto al primo luglio del 2017 sono arrivati 122 mila migranti in meno».
L’altra promessa di Salvini sono i rimpatri di massa. Sono tecnicamente possibili?
«Furono un punto dirimente della campagna elettorale del centrodestra nel 2001. Finì con la più grande sanatoria della storia: circa 600 mila clandestini divennero regolari. Più o meno lo stesso numero delle persone che ora si vorrebbero espellere».
Finirà così anche stavolta?
«Non dico questo. Dico che nessuna espulsione è possibile senza una rete di rapporti internazionali. Affinché ci sia un Paese che espelle, ci dev’essere un Paese che riaccoglie. Questa rete di rapporti esiste. Abbiamo costruito un modello affrontando la questione sull’altra sponda del Mediterraneo. Abbiamo fatto 25 mila rimpatri volontari assistiti grazie alla collaborazione con la Libia e con le organizzazioni umanitarie dell’Onu, che prima in Libia non c’erano e ora ci sono. La frontiera più importante è quella meridionale della Libia. È fondamentale il rapporto con i Paesi nordafricani e centrafricani, anche per fermare i foreign fighters dell’Isis che tentano di tornare a casa. Ma se offendi quei Paesi e i loro cittadini, se fai saltare la rete, se pensi di riportare tutto quanto in Italia, rischi l’eterogenesi dei fini: pensi di migliorare una cosa, e la peggiori».
Il Pd doveva trattare con i 5 stelle? Deve farlo in futuro?
«Un confronto alla luce del sole non era un’eresia. Non perché bisognasse fare un accordo. Per rendere evidente che, sul terreno della sfida di un progetto ampio per il Paese, una grande formazione democratica come la nostra non si tira indietro. Detto questo, c’è stato un flusso di nostri elettori verso i 5 Stelle; ma i 5 Stelle non sono una costola della sinistra».
Il Pd ha bisogno di un nuovo segretario? Chi? Lei si candiderà?
«No. Mi sento un predicatore disarmato, e tale voglio rimanere. Non ho parlamentari, non ho una corrente. Sono soltanto uno che può stimolare una discussione vera, dura. Ho un limite costitutivo: pur essendo una persona dalle fermissime convinzioni, e forse un po’ lo si è notato, sono portato istintivamente a tenere conto del pensiero degli altri. E questo non mi rende adatto allo spirito del tempo».
Ultima cosa. Ogni tanto si diffonde la voce di un allarme attentati. Quant’è alto oggi?
«È sostanzialmente stabile, nel livello alto di allerta. La componente militare dell’Isis è stata fisicamente neutralizzata; ma la sua componente terroristica è alla ricerca di rilancio. I pericoli sono due. I foreign fighters che tornano a casa dall’Iraq e dalla Siria. E i lupi solitari. La rete dell’Isis è talmente vasta e profonda che neppure l’Isis la conosce; tutto passa dal web. In questi anni non abbiamo subìto attacchi, e abbiamo avuto il record di presenze di turisti stranieri. Abbiamo garantito la sicurezza della società senza chiuderla. L’idea della sicurezza e del governo dei flussi è un patrimonio dell’Italia. Sarebbe un errore grave disperderlo».
“Ma quanto godo a vedere rosicare gli pseudo-intellettuali”: lo strepitoso editoriale di Mario Giordano sul nuovo governohttp://www.mag24.esMario Giordano per “la Verità”
http://www.mag24.es/2018/06/02/ma-quant ... vo-governoVittorio Zucconi, Beppe Severgnini, Sabino Cassese, Vauro Senesi, Alan Friedman Ma li avete visti mentre partecipano sgomenti al Rosikoni Super Classifica Show? La confezione di Maalox sotto la sedia per cercare di placare i bruciori di stomaco, assistono all’ insediamento del nuovo governo gialloblù in uno stato di evidente prostrazione.
A un certo punto ieri mattina, durante l’Aria che tira, Andrea Romano era così angosciato che ha persino perso la parola. «Volevi intervenire?», ha chiesto la conduttrice Myrta Merlino vedendolo agitato. E lui, imbarazzato, non ha saputo cosa dire. È rimasto muto, lo giuro. «Siete un po’ nervosetti, eh?», ha infierito maliziosa Myrta. E lui ha abbassato lo sguardo. Chissà, forse gli era solo andato di traverso il pop corn.
Già, il pop corn. Volevano assistere allo spettacolo, lo spettacolo sono diventati loro.
Che meraviglia la Rosikatura dell’intellighenzia progressista di fronte ai barbari nel palazzo. Vittorio Zucconi a Piazzapulita, l’ altra sera, ha subito dato il benvenuto al nuovo esecutivo: «Abbiamo i fascisti al governo», tuonava. A un certo punto l’ ex direttore del Fatto, Antonio Padellaro, gli ha chiesto di fare i nomi di codesti fascisti. Ma lui, annaspando nella memoria, è riuscito solo a citare Tambroni e Scelba, che peraltro non risultano nelle liste consegnate al Quirinale.
Qualche ora prima, ospite di Lilli Gruber, Beppe Severgnini si disperava mostrando un video postato da Salvini. «C’è un immigrato che spenna i piccioni per strada e lui lo vuole espellere», ripeteva sdegnato. E concludeva che il cambiamento, se ci sarà, sarà in peggio. Come si possa arrivare a questa conclusione partendo da un piccione, solo Severgnini può dirlo. Ma è fatto così: se vede qualcuno che viene spennato, è felice. È l’idea di Salvini ministro invece che gli manda il ciuffo di traverso. Del resto, capiamo lo choc.
Siamo andati avanti per giorni a sentire i benpensanti che ripetevano la litania: «Salvini non vuole governare», «Salvini non vuole fare il ministro», «Ah quanto è furbo Salvini che fa saltare tutto perché ha paura di andare al Viminale». E adesso? Non sanno più cosa dire: Alan Friedman (Tagadà, La7) parla di «linguaggio dell’ odio e della paura», Mario Lavia (una specie di Sandro Bondi del Pd) arriva quasi ad augurarsi l’ aumento della criminalità per dispetto.
E l’ ex ministro Marco Follini rispunta dal suo tragico passato per lamentarsi dell’«atteggiamento», cioè del «linguaggio non verbale» di Salvini (e anche di Di Maio). La loro colpa? «Sono contenti». Follini ha anche raccontato di quando lui fu nominato vicepremier (ovviamente «di malavoglia»): «Ero angosciatissimo». E guai a voi se non ci credete, populisti che non siete altro.
Dunque Salvini impari: sia triste. Dica che lo fa di malavoglia: così magari riuscirà a raggiungere gli strabilianti risultati di Follini, no? È quello che si augurano i partecipanti al Gran Premio Rosikoni. Ma li avete sentiti? I ministri non avevano ancora giurato e loro già parlavano di «governo caotico» (Augusto Minzolini), di aumento sicuro dell’ Iva (Simona Malpezzi) e anche di diffusione di nuove epidemie (ancora Andrea Romano).
Quest’ ultimo ha accusato anche Salvini di essere amico di Trump (ma come? Fino a ieri non era amico di Putin?). E il giornalista della Stampa Jacobo Jacoboni, con understatement sabaudo, ha completato l’ opera elencando le caratteristiche di chi si sta insediando a Palazzo Chigi: «Xenofobi, antieuropeisti, filocinesi, filorussi, no vax, omofobi». Grazie, collega. Ma non hai forse dimenticato di dire che sono anche stupratori, stragisti e che quando giocano a rubamazzetto barano?
Il vignettista Vauro Senesi rincara la dose: quelli che governano ora, dice, sono anche «antiabortisti e andreottiani». Poi aggiunge con un’ improvvisa lucidità autobiografica: «Siamo al delirio». Negli studi tv infatti fa capolino anche Lupo Rattazzi, figliol nobile e imprenditore, diventato eroe per aver comprato pagine di pubblicità pro euro e anti Lega sui giornali.
Chiede a Salvini un abiura pubblica sulla via di Bruxelles, e c’ è persino qualcuno che lo sta a sentire. Intanto il direttore del Foglio Claudio Cerasa viene colto da sindrome da tweet compulsivo e comincia a sparare a raffica messaggi del tipo: «Ah ma quindi non esistono governi eletti dal popolo?», oppure «Davigo e Di Matteo hanno già aperto un fascicolo sulla trattativa Stato-spread?». Diagnosi certa: Angoscia Rosikante Progressiva. Pregasi chiamare il 118. Ma non è uno spettacolo?
Non sappiamo come andrà a finire questo governo, se riuscirà a realizzare quanto promesso o no. Ma lo spettacolo dei Rosikoni è impagabile. Siamo grati a Salvini e Di Maio solo per avercelo regalato. L’ altra sera Sabino Cassese, giurista e accademico, già membro della Corte Costituzionale, più volte candidato invano a Palazzo Chigi, cercava di affogare la delusione di vedere un collega al suo posto. Diceva cose del tipo: «Non governano i vincitori ma i migliori perdenti».
O ancora: «Il popolo ha chiesto in modo evidente un governo moderato, se voleva un governo estremista li faceva vincere davvero». E poi: «Hanno solo la maggioranza parlamentare». Ecco sì, professore, è vero: hanno «solo» la maggioranza parlamentare. Un dettaglio inutile, come avevamo fatto a non capirlo? Per fortuna c’ è lei che ci illumina, conquistando l’ unica premiership che le spetta di diritto. Quella del Rosikoni Super Classifica S
Governo: Conte ottiene fiducia Senato con 171 sì. 'Populisti? Ascoltiamo gente'. Apertura a Mosca. 'Fine business migranti' - Politica2018/06/04
http://www.ansa.it/sito/notizie/politic ... e2879.htmlL'Aula del Senato dà la fiducia al governo Conte. I sì sono sono stati 171, 117 i no, 25 gli astenuti. Domani sarà la volta della Camera. Tre senatori a vita si astengono sul voto di fiducia, mentre due sono in congedo: Giorgio Napolitano e Carlo Rubbia. E Renzo Piano è assente. Si sono astenuti Mario Monti, Giuliana Segre, Elena Cattaneo. "E' andata molto bene anche per quanto riguarda i numeri", ha detto il premier commentando con i cronisti fuori di Palazzo Madama. Conte ironizza poi con Renzi sul suo essere "collega" in quanto premier non eletto e ai giornalisti che lo attendono fuori Palazzo Madama replica: "E' professore lui?". Accompagnando le parole con una smorfia eloquente.
L'intervento di Giuseppe Conte al Senato
http://www.ansa.it/sito/videogallery/it ... bff65.htmlUn discorso di 75 minuti che ha confermato punto per punto il contratto di governo siglato tra Lega e Cinque stelle. Confermando l'appartenenza all'alleanza atlantica e il rispetto dei parametri europei, in una Ue più equa. Ma anche riorientando la politica estera italiana verso Mosca. Giuseppe Conte si è preso la scena parlamentare elencando a Palazzo Madama le priorità dell'esecutivo che sta nascendo. Partendo da una duplice premessa: il contratto è "una pagina scritta che vincola" e per il Paese ora "soffia un vento nuovo". Conte terrà la delega ai servizi segreti.
CONTE NON CITA LE PAROLE 'FORNERO' ED 'EURO'. 61 GLI APPLAUSI, SOLO DUE BIPARTISAN (LEGGI)
http://www.ansa.it/sito/notizie/politic ... fe77d.htmlE poi nessun imbarazzo nell'autodefinirsi "populista e anti-sistema". "Se populismo è attitudine ad ascoltare i bisogni della gente, allora lo rivendichiamo", ha garantito tra gli applausi. Un'ora un quarto nella quale il premier ha detto che procederà con "umiltà e con determinazione" lanciando il "daspo" e l'agente sotto copertura contro i corrotti, l'inasprimento delle pene per alcuni reati come la violenza sessuale, il carcere per i grandi evasori, la riforma della legittima difesa, i tagli alle pensioni d'oro, la riforma della prescrizione e tanto altro.
Le parole del presidente del Consiglio italiano Giuseppe Conte sulla rimozione delle sanzioni alla Russia sono "positive" ma per ora "non sopravvalutiamo i segnali che arrivano da Roma", ha detto il presidente della commissione Affari Esteri del Senato Konstantin Kosachev citato da Interfax. "L'Italia è parte integrante dell'Unione Europea e i leader dell'Ue hanno modi per influenzare qualunque paese membro: sappiamo benissimo come i leader di altri stati hanno fatto dichiarazioni simili ma quando poi arrivava l'ora di votare anche i più 'sovversivi' non hanno rotto le righe".
"Sulla giustizia un discorso pessimo, siamo preoccupati: il premier si era definito 'avvocato del popolo', ma se le proposte sono l'aumento delle pene, nuove carceri e processi più lunghi, sono ricette vecchie che guardano al passato, non al futuro, e che non servono". E' la posizione del presidente dell'Unione camere penali italiane, Beniamino Migliucci. "Conte - spiega - ha detto che intende rivedere la prescrizione, ma questo allungherà i processi". E "con l'aumento delle pene si cerca di ottenere un consenso facile".
POLITICA ESTERA: SI APRE A RUSSIA, VIA LE SANZIONI
Il premier Conte assicura "la convinta appartenenza all'Alleanza atlantica, con gli Stati Uniti d'America quale alleato privilegiato". Ma annuncia "una apertura alla Russia, che ha consolidato negli ultimi anni il suo ruolo internazionale in varie crisi geopolitiche" e si cercherà "una revisione del sistema delle sanzioni". Più "ortodossa" la posizione europea: "l'eliminazione del divario di crescita tra l'Italia e l'Unione Europea è un nostro obiettivo, che dovrà essere perseguito in un quadro di stabilità finanziaria e di fiducia dei mercati".
IMMIGRAZIONE: NOI MAI RAZZISTI MA BASTA BUSINESS
Dopo aver assicurato che l'Italia "chiederà con forza il superamento del regolamento di Dublino", Giuseppe Conte ha parlato a lungo di immigrazione premettendo che non sarà un governo "razzista". Ma si fermerà il "business degli immigrati", ci saranno procedure efficaci di identificazione e si renderanno "effettive le procedure di rimpatrio". "Cambia che metteremo fine al business dell'immigrazione, cresciuto a dismisura sotto il mantello di una finta solidarietà", ha garantito tra gli applausi della sua maggioranza.
FISCO: FLAT TAX E CARCERE PER GRANDI EVASORI
Il premier le ha definite "misure rivoluzionarie". Si tratta dell'ormai conosciuta Flat tax, ovvero usando le sue parole, "una riforma fiscale caratterizzata dall'introduzione di aliquote fisse, con un sistema di deduzioni che possa garantire la progressività dell'imposta, in piena armonia con i principi costituzionali". Misura che verrà accompagnata con l'inasprimento "dell'esistente quadro sanzionatorio amministrativo e penale, al fine di assicurare il carcere vero per i grandi evasori".
LE CITAZIONI DI CONTE, IL POPULISMO DA DOSTOEVSKIJ (LEGGI)
http://www.ansa.it/sito/notizie/politic ... b7a24.htmlLAVORO. REDDITO CITTADINANZA E TAGLI A PENSIONI D'ORO
Ovviamente nel programma c'è il reddito di cittadinanza, i tagli alla politica e alle pensioni d'oro. "I cittadini hanno diritto a un salario minimo orario, a un reddito di cittadinanza e a un reinserimento al lavoro qualora si ritrovino disoccupati". Ma anche l'introduzione della pensione di cittadinanza per i pensionati con le entrate più basse. Al contrario verranno toccate le pensioni che superano i 5000 euro netti al mese.
GIUSTIZIA: LOTTA A CONFLITTO INTERESSI E PRESCRIZIONE
L'avvocato che "tutelerà l'intero popolo italiano", come si è definito oggi, è stato durissimo sul conflitto d'interessi: "rafforzeremo la normativa attuale in modo da estendere le ipotesi di conflitto fino a ricomprendervi qualsiasi utilità, anche indiretta, che l'agente possa ricavare dalla propria posizione o dalla propria iniziativa. Occorre rafforzare, inoltre, le garanzie e i presidi utili a prevenire l'insorgenza di potenziali conflitti di interesse". E ci ha aggiunto anche la riforma della prescrizione che "deve essere restituita alla sua funzione originaria, non più ridotta a mero espediente per sottrarsi al giusto processo".
SANITÀ: INVERTIRE ROTTA TRACCIATA DA DEF E FUORI LA POLITICA
Per il premier il Def "prevede una contrazione della spesa sanitaria. Sarà compito di questo Governo invertire questa tendenza per garantire la necessaria equità nell'accesso alle cure". E poi si cercherà "la riduzione dei tempi delle liste d'attesa e un cambio di rotta nella politica dentro la Sanità "Vogliamo che le nomine apicali delle strutture manageriali nel mondo della sanità avvenga in base a criteri esclusivamente meritocratici, rigorosamente al riparo da indebite influenze politiche", ha detto Conte.
INTERNET: DIRITTO FONDAMENTALE E STRUMENTO DI CRESCITA
Non poteva mancare infine un'accelerazione sul digitale: "l'accesso a Internet - ha detto Conte - va assicurato a tutti i cittadini in quanto diritto fondamentale e precondizione dell'effettivo esercizio dei diritti democratici, ai sensi del secondo comma dell'art. 3 della Costituzione. Occorre però assicurare un elevato livello di protezione dei dati personali, in quanto sussiste un circolo virtuoso tra tutela dei diritti, uso della rete, inclusione sociale e crescita economica". Poi tanto altro come lotta alla burocrazia e semplificazione per le imprese. Il discorso è stato chiuso con un appello alle opposizioni: "saremo disponibili anche a valutare l'apporto di gruppi parlamentari che vorranno condividere il nostro cammino e, se del caso, aderire successivamente al contratto di governo, offrendo un apporto più stabile alla realizzazione del nostro programma". Destinatario? Fratelli d'Italia.
Renzi, votiamo contro perché siamo altra cosa
Poi il premier Giuseppe Conte ha replicato in Aula: "Non facciamo dello spread il nostro vessillo anche perché dietro lo spread si nasconde la speculazione finanziaria", ha detto nel suo intervento.
Matteo Salvini:"Confermo che è strafinita la pacchia per chi ha mangiato per anni, alle spalle del prossimo, troppo abbondantemente: ci sono 170mila presunti profughi che stanno in albergo a guardare al tv", ha poi detto spiegando anche che "l'Italia è il Paese che concede più cittadinanze". E aggiunge: "Non siamo stati eletti per aumentare tasse, accise ed Iva: l'Iva non aumenterà".
LE REAZIONI
"Abbiamo visto le dichiarazioni del primo ministro Conte e diamo il benvenuto alla sua riaffermazione della forte relazione fra Usa e Italia", ha detto all'ANSA un portavoce del dipartimento di Stato americano. "L'Italia è uno dei nostri più stretti alleati e non vediamo l'ora di continuare a lavorare e consultarci con il nuovo governo", ha aggiunto. Nessun commento invece finora sull'apertura a Mosca e sulla revisione del sistema delle sanzioni alla Russia.
Le parole del presidente del Consiglio italiano Giuseppe Conte sulla rimozione delle sanzioni alla Russia sono "positive" ma per ora "non sopravvalutiamo i segnali che arrivano da Roma", ha detto il presidente della commissione Affari Esteri del Senato Konstantin Kosachev citato da Interfax. "L'Italia è parte integrante dell'Unione Europea e i leader dell'Ue hanno modi per influenzare qualunque paese membro: sappiamo benissimo come i leader di altri stati hanno fatto dichiarazioni simili ma quando poi arrivava l'ora di votare anche i più 'sovversivi' non hanno rotto le righe".