I cristiani antisemiti, antisraeliani e filo nazi maomettani impropriamente detti palestinesi, non si fanno certamente amare dagli ebrei, specialmente in Israele. Insulti anticristiani a GerusalemmeInsulti oltraggiosi in lingua ebraica: "Gesù figlio di.." e " Il prezzo da pagare". A Gerusalemme divampa il sentimento anticristiano. Il portavoce della polizia: "Apriremo un'inchiesta"
Luisa De Montis - Mar, 02/10/2012
http://www.ilgiornale.it/news/esteri/in ... 42648.htmlLe tensioni a Gerusalemme tra ebrei e cristiani non si placano. Questa mattina alcune scritte oltraggiose nei confronti di Gesù, come "Gesù figlio di.." sono state trovate sul portone d'ingresso del Convento di San Francesco sul Monte Sion. La paternità dell’atto di dissacrazione è stata attribuita ai sostenitori del movimento dei coloni, si tratta di gruppi dell'estrema destra religiosa ebraica. L'accaduto ha destato non poco clamore e Micky Rosenfeld il portavoce della polizia israeliana ha comunicato che presto verrà aperta un'inchiesta. Non tarda ad arrivare la reazione del Capo dello Stato, Shimon Peres, che ha definito il gesto "un fenomeno a cui è impossibile abituarsi".
Non è il primo caso. Già nel febbraio scorso la scritta " Morte ai cristiani" era apparsa fuori dal monastero della Croce a Gerusalemme, da allora il forte sentimento anticristiano è cresciuto rapidamente. Il 20 agosto scorso un gruppo di giovani coloni ha infatti devastato un complesso residenziale cristiano a Betfage, mentre circa un mese fa, precisamente il 4 settembre, un altro insulto oltraggioso ("Gesù è una scimmia") è stato trovato sulle mura dell’Abbazia di Latrun, alle porte della capitale israeliana.
All'epoca dei fatti il Custode di Terra Santa, padre Pierbattista Pizzaballa, in una intervista al quotidiano Haaretz aveva accusato i dirigenti israeliani di aver avuto reazioni troppo deboli di fronte al ripetersi di atti di ostilità verso la comunità cristiana locale.
Gli ebrei ultra-ortodossi contro il PapaHanno manifestato davanti alla tomba di Davide a Gerusalemme: per i cristiani è la sede dell'Ultima cena e il Papa vi terrà una messa durante il suo viaggio in Israele, a maggio
13 maggio 2014
http://www.ilpost.it/2014/05/13/ebrei-tomba-david-papaLunedì 12 maggio centinaia di ebrei ultra-ortodossi hanno manifestato vicino alla tomba di Davide, a Gerusalemme, chiedendo che resti di proprietà dello stato ebraico e che non sia ceduto ai cristiani. L’edificio è considerato sacro sia dagli ebrei sia dai cristiani, che lo reputano la sede del Cenacolo, la sala in cui si svolse l’Ultima cena di Gesù, in cui venne istituita l’Eucarestia, ci furono alcune apparizioni dopo la Resurrezione, e la Pentecoste. Da anni il Vaticano sta trattando con Israele per ottenere la sovranità del primo piano dell’edificio, quello che ospita il Cenacolo, mentre il piano terra, sede della tomba di Davide, resterebbe a Israele. Durante la sua prossima visita nel paese, dal 24 al 26 maggio, Papa Francesco terrà una messa nel Cenacolo, e molti ebrei temono che l’evento possa affrettare la decisione del governo israeliano di cedere al Vaticano la proprietà.
Durante la manifestazione molti fedeli reggevano cartelli che invitavano il Papa a restarsene a Roma, o che ricordavano al presidente israeliano Shimon Peres che “la tomba di Davide non è in vendita”; molti pregavano in segno di protesta. Il rabbino Avraham Goldstein ha detto all’agenzia di stampa Agence France Presse che «Se toccano lo status quo di questo luogo succederanno brutte cose». I manifestanti hanno programmato un’altra protesta, che si terrà il 22 maggio, a tre giorni dall’arrivo del Papa in Israele. Nelle ultime settimane sono aumentate la tensione e le ostilità nei confronti dei cristiani, e alcune chiese sono state danneggiate con graffiti anti-cristiani.
«Gesù è spazzatura», esplode il razzismo ebraico a pochi giorni dell’arrivo del papahttp://rivoluzioneromantica.com/2014/05 ... o-del-papa«Re David appartiene agli ebrei, Gesù è spazzatura»: questa, apparsa sulle mura della chiesa di Hahoma Hashlishit a Gerusalemme, è soltanto una delle tante scritte anticristiane, ad opera di “estremisti” ebrei, che in queste settimane hanno vandalizzato edifici e chiese in Israele, a pochi giorni dalla visita di Papa Francesco in Terra santa.
Il sentimento fortemente anticristiano in Israele, del resto, non è un fenomeno che nasce da un giorno all’altro, anzi: gli atti di vandalismo – che a parti inverse sarebbero chiamati atti di razzismo – da parte degli estremisti ebrei contro i cristiani in Israele non hanno mai accennato a placarsi pur senza fare notizia.
E se gli accenti fortemente anti-arabi sono cosa abbastanza nota a chi non si nutre solo di telegiornali, passa invece più facilmente sotto silenzio il razzismo che colpisce i cristiani, molto più politicamente scorretto e sconveniente visto che il conservatorismo europeo e statunitense considera Israele parte di un unico “fronte” insieme all’occidente. Tutti contro l’estremismo islamico, nemico della democrazia e della civiltà.
Ma a rompere per una volta il velo d’ipocrisia è il patriarca di Gerusalemme Fouad Twal, che ha denunciato proprio in questi giorni il clima pesante che si respira. Un tentativo che i media italiani hanno accolto a dir la verità freddamente, riportando lo stretto indispensabile, senza mettere troppo in evidenza la questione relativa all’estremismo ebraico.
Basti leggere il lancio dell’Ansa: «Atti anticristiani Israele, sos di Twal – Patriarca Gerusalemme, ‘Avvelenano atmosfera visita Papà». Ma chi sarebbero gli autori di questi atti vandalici? Un mistero che si disvelerà nel corpo dell’articolo? Non esattamente: «I recenti anti di vandalismo anticristiani – scrive l’Ansa – ‘avvelenano l’atmosfera di coesistenza e cooperazione, in particolare a due settimane dalla visita di papa Francesco’. Lo ha detto il patriarca latino di Gerusalemme, Fouad Twal, la più alta autorità cattolica in Terra Santa. ‘Non abbiamo paura, il pontefice non ha paura e gli apparati di sicurezza dei tre paesi che si appresta a visitare funzionano. E poi – ha aggiunto Twal riferendosi alla prossima visita del papa – c’è anche la protezione divina’»[1].
Di ebrei colpevoli neanche l’ombra; cosa sia successo e per colpa di chi rimane un interrogativo. Siamo all’11 maggio.
Il giorno seguente, in un approfondimento di Massimo Lomonaco, il quadro sembra un po’ più chiaro ed in partenza si parla di razzismo ed estremisti ebrei, anche se ancora il titolo rimane vago al riguardo («Israele: stretta contro razzismo anticristiano e arabo») e nel sottotitolo si fa addirittura riferimento ai «neonazisti locali». La logica è chiara, non conta l’ideologia, è il male in sé in qualsiasi forma che rappresenta il campo avverso, quello sconfitto nella seconda guerra mondiale. E così lo stereotipo si autoalimenta.
Per evidenziarne anche i contenuti più interessanti: «Il governo, in sostanza, sembra aver imboccato la strada che il movimento dietro i ‘price tag’ – !il prezzo da pagare” – sia definito organizzazione terroristica: una mossa definita da molti ”decisiva” per contrastare il fenomeno». E ancora: «un ufficiale di polizia avrebbe chiesto alle autorità cattoliche di rimuovere un poster gigante di benvenuto a papa Francesco apposto su un palazzo dell’Ordine Francescano vicino alla Porta di Giaffa di Gerusalemme. La motivazione dell’ufficiale di polizia sarebbe stata il pericolo che il poster potesse infiammare le passioni e condurre a nuove proteste di ebrei contrari alla visita del papa»[2].
Ancor più ermetica la notizia data sempre dall’Ansa in un altro lancio, da Gerusalemme: «I recenti atti di vandalismo anticristiani ‘avvelenano l’atmosfera di coesistenza e cooperazione, in particolare a due settimane dalla visita di papa Francesco’. Lo ha detto il patriarca latino di Gerusalemme, Fuad Twal, la più alta autorità cattolica in Terra Santa in una conferenza stampa a Haifa». Ma immediatamente, nella frase successiva, si cambia registro e si rimane disorientati: di che si parla?! «’Provo dolore – ha detto il Papa a braccio ordinando 13 nuovi preti – quando trovo gente che non va più a confessarsi perché è stata bastonata, sgridata: hanno sentito che le porte delle chiese si chiudevano in faccia, per favore – ha esortato – non fate questo, misericordia, misericordia’»[3].
Storia simile a quella illustrata poc’anzi anche per Rai News, che titola: «Israele, l’allarme del patriarca: ‘Stop a vandalismo contro cristiani’». E poi, nel sottotitolo, “spiega”: «Monsignor Fouad Twal denuncia un”atmosfera avvelenata’ a due settimane dalla visita di Papa Francesco e chiede al governo israeliano di agire contro i responsabili di atti d’odio contro i cristiani. Il ministro della Giustizia Livni: ‘Terrorismo’».
Anche qui la regola base del giornalismo, quella delle 5 W, viene bypassata: il ‘chi?’ (‘who?’) viene del tutto ignorato.
Anche nell’incipit del pezzo Rai News è molto cauta: «’Un’ondata di atti estremisti‘ che ‘avvelenano l’atmosfera di coesistenza e cooperazione’, ‘in particolare a due settimane dalla visita di Papa Francesco’. Lo denuncia il patriarca latino di Gerusalemme, Fuad Twal, la più alta autorità cattolica in Terra Santa. Nel mirino, i cosiddetti ‘price tag’ (prezzo da pagare), cioè gli atti di violenza commessi da estremisti e coloni contro arabi e cristiani».
‘Coloni’ anziché ‘ebrei’ o ‘estremisti ebrei’: suona meglio, più leggero.
E’ solo alla fine del secondo paragrafo che arriva finalmente il punto: «sospettati alcuni ebrei ultraortodossi». Ah ecco!
«Quello della Chiesa – aggiunge Rai News – è solo uno dei tanti atti contro i cristiani. È di pochi giorni fa una lettera di minacce spedita a Nazareth negli uffici del vescovo Giacinto Boulos Marcuzzo, vicario patriarcale per Israele». Il responsabile, che si è anche firmato, chiedeva ai cristiani di lasciare Israele.
«Spesso gli obiettivi dei radicali sono chiese, moschee, gruppi pacifici israeliani e persino basi dell’esercito israeliano. Il vandalismo è stato ampiamente condannato dalle autorità dello Stato ebraico e dall’opinione pubblica, mentre la polizia indaga sui fatti»[4].
Vandalismo, non razzismo. L’antisemitismo a parti inverse non è più “il più odioso dei crimini contro l’umanità” ma un fenomeno paragonabile al comune danneggiamento.
Anche Repubblica sceglie di non fare riferimento diretto ai responsabili nel titolo: «Veleni anticristiani sulla visita del Papa a Gerusalemme». Dopo un po’ è finalmente spiegato il punto: «Polizia e Shin Bet, il servizio di sicurezza interna, temono che il movimento radicale ebraico che è in parte sotterraneo, potranno beneficiare del pellegrinaggio del Papa in Terra Santa dal 24 al 26 maggio per intensificare la loro campagna di intimidazioni».
«Lunedì a Gerusalemme – segnala Repubblica – è stata imbrattato il muro davanti l’ufficio dell’Assemblea degli Ordinari cattolici, edificio del Vaticano che sorge proprio di fronte alla Città Vecchia. Con lo spray è stato scritto ‘Morte agli arabi e ai cristiani’».
A chiarire il contesto e far capire che non si tratta di episodi e realtà isolate è lo scrittore israeliano Amos Oz, che racconta «dell’appoggio di certi nazionalisti, deputati razzisti e di certi rabbini che forniscono loro giustificazioni pseudo- religiose»[5].
Del resto, su circa otto milioni di israeliani, gli ultraortodossi (haredim) si aggirano tra i quattrocentomila e gli ottocentomila abitanti, con un tasso di crescita del 6% annuo, a dispetto dell’1,5% del tasso complessivo.
—
[1]
http://www.ansa.it/sito/notizie/topnews ... b9f1e.html[2]
http://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2 ... 74105.html[3]
http://www.ansa.it/sito/notizie/politic ... c7dd0.html[4]
http://www.rainews.it/dl/rainews/artico ... refresh_ce[5]
http://ricerca.repubblica.it/repubblica ... mme14.html«Ma è solo un cristiano!»Israele anticristiano
26 Ottobre 2008: di Ultimo Crociato su primopiano, 548 letture
http://www.valianti.it/cgi-bin/bp.pl?pa ... icolo=4506sono un cittadino italiano (cattolico) residente in Israele da 25 anni. Ho avuto la fortuna di studiare la lingua ebraica all'Università di Gerusalemme e ora insegno ebraico biblico sempre a Gerusalemme, cercando di trasmettere ai miei discepoli, oltre all'amore per la grammatica, anche l'amore per il testo sacro scritto in ebraico e per il popolo che fu il primo destinatario del messaggio divino.
Nel mese di gennaio 2008, forse anche sotto l'impulso delle celebrazioni legate alla Giornata della memoria, ho avuto modo di vedere che in Italia molte proposte di studio/ricerca/dialogo fra cristiani ed ebrei. Mi fa piacere e dispiacere allo stesso tempo vedere tutte queste iniziative. Mi fa piacere vedere che nel nostro Paese ci sia una buona sensibilità verso la questione. Mi dispiace che si parli sempre a senso unico. Mi spiego.
Qui in Israele la situazione dei cristiani è ben diversa da quella italiana ed europea. Non c'è nessuna sensibilità da parte ebraica circa il dialogo con i cristiani in terra d'Israele; non esiste un punto di riferimento civile e/o religioso con cui si possa dialogare. A Gerusalemme succede non di rado che ebrei religiosi sputino addosso a cristiani. A me è successo più di una volta. Uno di questi sedicenti ebrei religiosi, colto in flagrante e fermato dalla polizia, si difendeva dicendo: «Ma è solo un cristiano!».
In Europa e in Occidente si continuano a organizzare conferenze sull'antisemitismo dei cristiani, mentre qui gli ebrei, quando ne hanno la possibilità, osteggiano i cristiani... Che intanto continuano a fuggire da Israele senza che nessuno se ne voglia assumere la responsabilità.
Nessuna condanna, per esempio, da parte dei rabbini. Certo, i cristiani sono in gran parte arabi, «gli altri». Ma si tratta comunque di un silenzio colpevole!
Non sarebbe il caso di reimpostare la questione del dialogo e delle sue difficoltà chiamandola in altro modo? Ad esempio l'intolleranza o in sensibilità di una maggioranza (cristiani in Europa ed ebrei in Israele) verso una minoranza (ebrei in Europa e cristiani in Israele) che tende ad emergere?
Un'altra cosa a mio avviso è grave: l'appartenenza a Israele (religione e Stato) è segnalata sul passaporto! Chi non è ebreo non è cittadino a pieno diritto quando si tratta di cercare un lavoro o una posizione nella società civile... I cristiani sono confinati nei loro quartieri e gli israeliani (di religione ebraica e passaporto israeliano) non si mescolano ad essi. Immaginiamo se, per essere italiani, si dovesse essere cristiani, o peggio cattolici. I non cattolici cosa direbbero? Non urlerebbero (giustamente) tutti i difensori dei diritti umani? Io sono qui da 25 anni, ho fatto i miei studi all'Università ebraica (dove mi sono trovato benissimo), ma non sono cittadino israeliano solo perché sono cristiano.
Per questa ragione trovo a dir poco «aggressive» le affermazioni di «dialoganti ebrei italiani» (anche rabbini) che continuano a sostenere che l'Occidente è antisemita. L'Occidente non è più antisemita oggi di quanto l'attuale Israele non sia anticristiano.
Massimo Pazzini, Gerusalemme
Bruciata la chiesa della «Moltiplicazione dei Pani e dei Pesci», in GalileaAttacco a un simbolo della cristianità in Cisgiordania. Israele arresta 16 estremisti ebrei
19/06/2015
maurizio molinari
http://www.lastampa.it/2015/06/19/ester ... agina.htmlhttp://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... -crese.jpgUn incendio doloso ha devastato la chiesa «dei Pani e dei Pesci» sul lago di Tiberiade, la polizia israeliana indaga sui gruppi di estremisti ebraici e il premier Benjamin Netanyahu chiede di punirli «con tutta la forza della legge» perché «chi aggredisce una chiesa, attacca tutti noi».
Il blitz durante la notte
L’attacco è avvenuta nella notte fra mercoledì e giovedì, quando un gruppo ben organizzato prima ha coperto le insegne stradali che portano alla chiesa del V secolo e poi ha dato fuoco al portone in legno dei monaci, provocando un incendio che ha gravemente danneggiato due sale di uno dei luoghi di preghiera più frequentati dai pellegrini cristiani. La chiesa della «Moltiplicazione dei Pani e dei Pesci» è infatti stata edificata a Tabgha nel posto dove si ritiene che Gesù fu protagonista del miracolo omonimo, narrato nel Vangelo.
Due dei monaci della chiesa sono rimasti leggermente intossicati dal fumo e i religiosi hanno redatto un rapporto sull’incendio, inviandolo al Vaticano. Fonti della Chiesa cattolica locale hanno affermato che «rientra in una serie di attacchi recenti a cui il governo non ha saputo rispondere». Gli autori dell’attacco hanno lasciato sulle mura della chiesa scritte in ebraico sulla «distruzione dei falsi idoli». Proprio l’esame delle tracce lasciate dagli aggressori ha portato la polizia israeliana, nelle ore seguenti, ad arrestare 16 giovani ebrei residenti negli insediamenti in Cisgiordania, che sono stati interrogati e rimessi in libertà.
Le informazioni ottenute sono il primo tassello delle indagini che vedono polizia e Shin Beth - il servizio di sicurezza interna - cooperare per «punire un atto codardo e ignobile che contrasta con i valori basilari dello Stato di Israele», come afferma il ministro della Sicurezza Interna, Gilad Erdan. Per il premier Benjamin Netanyahu «dare fuoco a una chiesa è un attacco a tutti noi perché la libertà di culto è una delle pietre su cui Israele è costruita». Da qui l’impegno ad adoperare «tutta la forza della legge per punire i responsabili di questo atto odioso e intollerante».
I gruppi ultranazionalisti
Nel mirino c’è una galassia di gruppi ultranazionalisti ebraici che include «Lehava» (Fiamma), guidato da Ben Zion Gopstein dell’insediamento di Kiryat Arba, già colpito da arresti per simili atti contro chiese e moschee al punto da spingere il ministro della Difesa, Moshe Yaalon, a valutare la possibilità di dichiararlo «gruppo terroristico». Per l’associazione «Rabbini per i diritti umani» sono almeno 43 i luoghi di culto cristiani e musulmani che dal 2009 sono stati attaccati da questi gruppi estremisti, in Israele e in Cisgiordania. Tali attentati sono stati inseriti lo scorso anno nel rapporto del Dipartimento di Stato Usa sul terrorismo.
L'estremista ebreo: bruciare le chiese. Protestano i cattoliciNon solo Isis, in Israele i cristiani sono nel mirino dei fanatici ebrei: si è oltrepassato il limite.
lunedì 10 agosto 2015
http://www.globalist.it/Detail_News_Dis ... 78&typeb=2 Clima teso e pericoloso in Israele, dove gli estremisti ebrei "hanno oltrepassato le linee rosse" degli attacchi contro obiettivi cristiani. E' arrivato il momento che il governo intervenga con misure dure per fermare le violenze. La richiesta è arrivata da Wadiya Abu Nasser, consigliere della Chiesa cattolica in Israele, intervistato dalla radio dell'esercito. "Gli attacchi - ha denunciato - non sono solo contro le proprietà, ma adesso anche contro le persone, contro i religiosi cristiani".
Ma contro tutto questo, continua nella sua accusa, il governo israeliano non sta prendendo "alcuna misura vera: spero che le autorità competenti affrontino questo fenomeno in modo significativo". Le parole di Nasser arrivano dopo che la Custodia di Terrasanta ha chiesto al procuratore generale d'Israele di incriminare per incitamento al razzismo l'estremista ebreo Bentzi Gopstein, dopo che questi ha sostenuto che bruciare chiese significa rispettare la legge ebraica.
L'Assemblea degli ordinari cattolici, dello scorso 7 agosto, hanno diffuso una lettera in cui si afferma che "la comunità cattolica in Terra Santa ha paura e si sente in pericolo". La lettera ricorda che tali affermazioni avvengono "dopo una serie di atti di vandalismo contro i Luoghi santi in Israele". L'ultimo in ordine di tempo è l'incendio alla chiesa della moltiplicazione dei pani e dei pesci a Tabgha. In precedenza vi sono stati tentativi di incendio e vandalismi verso il "Cenacolino", la basilica dell'Annunciazione a Nazareth e altri.
Le chiese bruciano, i vandali ridono19 giugno 2015
http://www.famigliacristiana.it/blogpos ... idono.aspxDell'incendio doloso che ha devastato la chiesa della Moltiplicazione dei pani e dei pesci a Tabgha, sulle rive del lago di Tiberiade, si sta parlando troppo poco. Un po' perché alcuni grandi giornali italiani hanno semplicemente ignorato la notizia. Un po' perché questo atto, sotto le vesti dell'intolleranza religiosa, ha un cuore profondamente politico di cui non è comodo parlare.
Tabgha è un luogo di rara suggestione, come sanno migliaia e migliaia di pellegrini che ci sono passati e hanno sostato per una preghiera. Ed è un luogo centrale per la predicazione di Gesù che, come tutti sanno, si svolse in gran parte lungo le sponde di questo lago, che i primi israeliani chiamavano "mare" per mantenere le proporzioni con le dimensioni ridotte del loro Stato.
Però Israele, oggi, non è più quello. E' assai più popoloso e un po' meno piccolo, perché ha insediato parte della propria popolazione (circa 700 mila persone, ovvero poco meno di un israeliano su dieci) nei "territori occupati". Sono quelli che i palestinesi chiamano "coloni", gli israeliani che vivono negli insediamenti. E proprio dagli insediamenti escono i vandali che dal 2009, come testimonia l'organizzazione israeliana "Rabbini per i diritti umani", hanno attaccato e devastato 43 luoghi di culto cristiani o musulmani. Anche la chiesa della moltiplicazione dei pani e dei pesci è entrata nel mirino delle stesse bande: su uno dei muri è stata tracciata in ebraico la scritta "i falsi idoli saranno distrutti", frase tratta dall'Alenou Le Shabeah, preghiera che gli ebrei osservanti recitano tre volte al giorno.
Il primo ministro Netanyahu ha usato espressioni forti nei confronti degli sconosciuti vandali di Tabgha: ha chiesto di punirli "con tutta la forza della legge", perché "chi aggredisce una chiesa attacca tutti noi". Non sarebbe quindi giusto dubitare della determinazione delle autorità di Israele nel perseguire i colpevoli. Allo stesso modo, però, sarebbe da sciocchi non notare che quasi mai i responsabili sono stati identificati, catturati e processati. Il che è comunque un po' strano, in un Paese che ha un imponente ed efficiente apparato di sicurezza e di polizia. Nel 2014, appena prima che arrivasse in visita papa Francesco, a Gerusalemme erano state coperte di scritte offensive la Chiesa ortodossa rumena e il Centro Notre Dame, il grande complesso cristiano subito fuori dalla Città Vecchia. Prima ancora era stato colpita la chiesa dei francescani nei pressi del Cenacolo, l’abbazia della Dormizione e un vicino cimitero cristiano. Nel 2012, con modalità simili a quelle usate a Tabghah, era stato attaccato il monastero dei trappisti a Latrun, tra Gerusalemme e Tel Aviv. Persone processate e condannate? Zero.
Con tutta la buona volontà, riesce un po' difficile vedere Netanyahu nei panni di colui che persegue con accanimento i vandali religioso-politici che compiono le loro incursioni a partire dagli insediamenti. Perché Netanyahu è, da sempre, il loro (non dei vandali, ma degli insediamenti) sostenitore numero uno. Quando Ariel Sharon decise di abbandonare Gaza, nel 2004, Netanyahu lasciò il suo Governo in segno di protesta. Negli ultimi vent'anni la superficie occupata dagli insediamenti israeliani nei "territori occupati" è cresciuta di oltre il 180%, e per almeno metà di questo periodo Netanyahu è stato primo ministro. E l'ultimo atto del precedente Governo Netanyahu, quello che ha portato al disfacimento del governo e alle elezioni anticipate, è stata proprio l'approvazione della legge che definisce Israele "Stato della nazione ebraica", con una potenziale discriminazione ai danni delle minoranze etniche e religiose.
Tutta l'azione politica di Netanyahu, insomma, è stata a favore della strategia degli insediamenti. Lui ne ha tratto un consenso politico sempre crescente, anche ai danni degli alleati. Ma la realtà è che oggi sono i cosiddetti "coloni" a dettare il passo politico di Israele. Sono le loro esigenze a influenzare l'agenda dei Governi. E' l'intransigenza di chi tiene la prima linea, anche rischiando la vita, quella da rispettare. Il resto, incendi compresi, non è che conseguenza.
GIUSTIFICATO BRUCIARE LE CHIESEBenzi Gopstein - 14-08-2015
http://www.stampalibera.com/?a=30139The Telegraph: giustificato bruciare chiese cristiane, dice leader estrema destra in Israele
‘il leader del gruppo israeliano di estrema destra ha rischiato l'arresto perchè pare abbia dato voce ad un sostegno ad attacchi con incendio doloso in chiese cristiane in Israele, questo nel mezzo di un inasprimento di estremismo ebraico.
Benzi Gopstein, il capo di Lehava – che è diventato famoso per i suoi violenti assalti sul tema assimilazione tra Arabi ed Ebrei - ha fatto queste osservazioni durante una discussion di un programma per studenti ebrei yeshiva, quando gli è stato chiesto da un presente ai lavori, se credesse che fosse giustificato bruciare chiese in Israele.
Successivamente ha cercato di eludere le accuse, relative ad incitamento dei suoi seguaci ad appiccare fuoco, dicendo che era responsabilità del governo portare avanti cio' che egli presentava come un insegnamento religioso, del 12 sec a mezzo del filosofo Maimonide".
ISRAELE - VATICANOLeader cattolici denunciano rabbino estremista che spinge a bruciare chiese e moschee
di Joshua Lapide
10/08/2015
http://www.asianews.it/notizie-it/Leade ... 34997.htmlL’Assemblea degli ordinari di Terra Santa si appella alle autorità israeliane perché fermino “l’odio” e “la reale minaccia sugli edifici religiosi”. Per il rabbino Benzi Gopstein bruciare luoghi di culto “idolatri” è secondo la legge di Israele. Il gruppo Lehava, di cui Gopstein è il capo, è un’organizzazione razzista anti-araba.
Gerusalemme (AsiaNews) – Gli ordinari cattolici della Terra Santa hanno denunciato un rabbino estremista che nei giorni scorsi ha approvato in pubblico il bruciare chiese e moschee, dicendo che esso era “secondo la legge” ebraica.
L’Assemblea degli ordinari cattolici, radunati lo scorso 7 agosto, hanno diffuso una lettera in cui si afferma che “la comunità cattolica in Terra Santa ha paura e si sente in pericolo”. Per questo, oltre a denunciare le dichiarazioni del rabbino, i leader cattolici domandano “alle autorità israeliane… che garantiscano una vera protezione ai cittadini cristiani di questo Paese, come pure ai loro luoghi di culto”.
L’appello degli ordinari cattolici si riferisce a una dichiarazione di Benzi Gopstein, leader del gruppo estremista Lehava. Durante una conferenza, in risposta a uno studente ebreo di una yeshiva di Gerusalemme, che gli domandava “se lui era favorevole a bruciare chiese nella Terra di Israele”, Giopstein ha risposto: “Rambam [Maimonide] ha stabilito o no di distruggere [l’adorazione degli idoli]? L’adorazione idolatrica deve essere distrutta. [Perciò] è un semplice sì. Dov’è il problema?”.
Quando il moderatore della conferenza cui stava partecipando, ha avvertito Gopstein che la discussione veniva filmata e che la polizia avrebbe potuto arrestarlo, il rabbino ha risposto: “Questa è l’ultima cosa che mi preoccupa. Se è la verità, sono pronto ad andare in prigione per 50 anni”.
La lettera degli ordinari cattolici ricorda che tali affermazioni avvengono “dopo una serie di atti di vandalismo contro i Luoghi santi in Israele”.
L’ultimo in ordine di tempo è l’incendio alla chiesa della moltiplicazione dei pani e dei pesci a Tabgha. In precedenza vi sono stati tentativi di incendio e vandalismi verso il “Cenacolino”, la basilica dell’Annunciazione a Nazareth e altri.
Le affermazioni di Gopstein – sottolineano i leader cattolici – “spingono all’odio e fanno pesare una reale minaccia sugli edifici religiosi cristiani di questo Paese”.
L’assemblea degli ordinari cattolici di Terra Santa raduna circa 20 fra patriarchi, arcivescovi e vescovi in Israele, compreso il Custode francescano di Terra Santa.
Alla loro lettera, Gopstein ha risposto su Facebook. Attribuendo il messaggio al Vaticano, egli ha criticato l’intervento della Santa Sede in una discussione “halakhica” (halakhah è la tradizione legale rabbinica). “E’ tempo – egli ha detto – di ricordare al Vaticano che è finito il tempo della censura, quando essi censuravano i libri ebraici. Già le mani dalla Torat Yisrael (le legge di Israele)”.
Il gruppo Lehava, di cui Gopstein è il capo, è un’organizzazione che dice di lottare contro la perdita di identità ebraica, opponendosi soprattutto ai matrimoni misti fra ebrei e arabi. Esso si ispira all’ideologia del rabbino Meir Kahana, fondatore del movimento razzista anti-arabo Kach. Il nipote di Meir Kahana, Meir Ettinger è uno dei tre ebrei estremisti in detenzione amministrativa dopo l’incedio di una casa palestinese – in cui è morto un bambino di un anno e mezzo e il padre – e quello della chiesa di Tabgha.