Il maomettismo e i maomettani son una minaccia per l'umanità

Il maomettismo e i maomettani son una minaccia per l'umanità

Messaggioda Berto » ven ago 04, 2017 6:29 pm

Il maomettismo e i maomettani sono una minaccia per l'umanità intera
viewtopic.php?f=188&t=2667

Il maomettismo e i maomettani o l''Islam e gli islamici sono una minaccia, una offesa, un'ingiuria, un pericolo per l'umanità intera
https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 5512703312

-Violazione dei diritti umani universali, degli uomini, delle donne, dei bambini, dei gay e dei non mussulmani, altro religiosi e diversamente pensanti;
-incitamento al disprezzo e all'odio verso i non mussulmani in particolare gli ebrei e i cristiani;
-violazione delle costituzioni occidentali, italiana ed europea, delle libertà democratiche;
-violazione della Legge Mancino;
-i crimini del maomettismo, crimini contro l'umanità a cominciare da Maometto;

...
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Il maomettismo e i maomettani son una minaccia per l'umanità

Messaggioda Berto » ven ago 04, 2017 6:31 pm

Il reato di minaccia (art. 612 c.p.)
http://www.studiocataldi.it/guide_legal ... inacce.asp

Guida legale sul reato di minaccia di cui all'art. 612 c.p.

La minaccia è un delitto contro la libertà individuale della persona ed è punito dal codice penale con una multa (fino a 51 euro) e, nei casi più gravi (previsti dal secondo comma dell'art. 612 c.p. con la reclusione fino a un anno.

Il reato di minaccia sussiste qualora un individuo venga intimidito con la prospettazione di un danno ingiusto, rivolto alla persona o al suo patrimonio, di entità tale da limitare la sua libertà psichica.
Si tratta di un reato che ha natura di pericolo, in quanto può rappresentare l'antefatto di atti lesivi concreti; tuttavia, ogni minaccia deve essere adeguatamente valutata in funzione della circostanza, delle condizioni dell'agente e dell'effetto sulla vittima.

Testo dell'art. 612 del codice penale (minaccia)
Chiunque minaccia ad altri un ingiusto danno è punito, a querela della persona offesa, con la multa fino a 1.032 euro.
Se la minaccia è grave, o è fatta in uno dei modi indicati nell'articolo 339, la pena è della reclusione fino a un anno e si procede d'ufficio.

La prospettazione del danno ingiusto

Il principale elemento costitutivo del reato è proprio la prospettazione di un ingiusto danno, tale da limitare la libertà morale della vittima e il cui futuro verificarsi dipende, in maniera diretta o commissionata, dall'agente.

Non rientrano, quindi, nella categoria le semplici imprecazioni o gli insulti.

Affinché la minaccia sia perseguibile, non è condizione necessaria la presenza, al compimento del fatto, della persona interessata; è infatti sufficiente che quest'ultima ne risulti informata, anche indirettamente da altri soggetti, a patto sia rilevabile la volontà dell'agente di produrre il vero e proprio risultato di intimorire la persona offesa.

Inoltre, tale reato non si prospetta soltanto in presenza di atti intimidatori espressi in forma verbale: possono rientrare nella minaccia anche gli strumenti comunicativi più svariati, come scritti, gesti, sms o e-mail.

La gravità della minaccia, infine, non dipende unicamente dal suo contenuto, ossia dal male concreto prospettato, bensì dallo stesso turbamento espresso dalla vittima, dal complesso di circostanze e dalle particolari condizioni dei soggetti coinvolti.


Come tutelarsi: procedibilità a querela o d'ufficio?

Il reato di minaccia è procedibile a querela: quest'ultima, può essere redatta presso qualsiasi posto di polizia oppure presentata, in forma scritta, al pubblico ministero (si veda nel formulario: atto di querela).

Tuttavia, come dispone il secondo comma dell'art. 612 del codice penale, si procede d'ufficio se la minaccia è grave o è commessa con armi, o da persona travisata, o da più persone riunite o, più in generale se sussistono le aggravanti di cui all'articolo 339 c.p.


Tuttavia, come dispone il secondo comma dell'art. 612 del codice penale, si procede d'ufficio se la minaccia è grave o è commessa con armi, o da persona travisata, o da più persone riunite o, più in generale se sussistono le aggravanti di cui all'articolo 339 c.p.


Dispositivo dell'art. 339 Codice Penale
http://www.brocardi.it/codice-penale/li ... rt339.html

Fonti → Codice Penale → LIBRO SECONDO - Dei delitti in particolare → Titolo II - Dei delitti contro la pubblica amministrazione (artt. 314 - 360) → Capo II - Dei delitti dei privati contro la pubblica amministrazione
Le pene stabilite nei tre articoli precedenti sono aumentate [64] (1) se la violenza o la minaccia è commessa con armi [585], o da persona travisata (2), o da più persone riunite (3) [112 n. 1], o con scritto anonimo (4), o in modo simbolico, o valendosi della forza intimidatrice derivante da segrete associazioni, esistenti o supposte.
Se la violenza o la minaccia è commessa da più di cinque persone riunite, mediante uso di armi [585 2] anche soltanto da parte di una di esse, ovvero da più di dieci persone, pur senza uso di armi, la pena è, nei casi preveduti dalla prima parte dell'articolo 336 e dagli articoli 337 e 338, della reclusione da tre a quindici anni, e, nel caso preveduto dal capoverso dell'articolo 336, della reclusione da due a otto anni.
Le disposizioni di cui al secondo comma si applicano anche, salvo che il fatto costituisca piu' grave reato, nel caso in cui la violenza o la minaccia sia commessa mediante il lancio o l'utilizzo di corpi contundenti o altri oggetti atti ad offendere, compresi gli artifici pirotecnici, in modo da creare pericolo alle persone (5).
Note
(1) Si tratta di circostanze aggravanti speciali, tutte caratterizzate dalla natura oggettiva quindi si estendono a tutti i concorrenti del reato, anche qualora riguardino solo alcuni di essi.
(2) Per persona travisata deve intendersi colui che abbia alterato il proprio aspetto esteriore al punto da essere irriconoscibile o quantomeno difficile a riconoscersi.
(3) Affinchè si integri il requisito delle più persone riunite, non è necessario che tra queste vi sia un previo accordo, ma è sufficiente la presenza fisica di almeno due persone, almeno secondo l'impostazione dottrinale maggioritaria.
(4) E' anonimo lo scritto concernente le sole condotte di minaccia e di cui ovviamente non sia identificabile l'autore.
(5) Tale ultimo comma è stato inserito successivamente con d.l. 8 febbraio 2007, n.8, poi convertito in l. 4 aprile 2007, n. 41.


(5) Tale ultimo comma è stato inserito successivamente con d.l. 8 febbraio 2007, n.8, poi convertito in l. 4 aprile 2007, n. 41.

Legge Mancino
https://it.wikipedia.org/wiki/Legge_Mancino
La legge 25 giugno 1993, n. 205 è una norma della Repubblica Italiana che sanziona e condanna gesti, azioni e slogan legati all'ideologia nazifascista, e aventi per scopo l'incitazione alla violenza e alla discriminazione per motivi razziali, etnici, religiosi o nazionali. La legge punisce anche l'utilizzo di simbologie legate a suddetti movimenti politici.
Emanata con il decreto legge 26 aprile 1993 n. 122 - convertito con modificazioni in legge 25 giugno 1993, n. 205 - è nota come legge Mancino, dal nome dell'allora Ministro dell'Interno che ne fu proponente (il democristiano Nicola Mancino).
Essa è oggi il principale strumento legislativo che l'ordinamento italiano offre per la repressione dei crimini d'odio.


Diritti Umani
https://it.wikipedia.org/wiki/Diritti_umani
Tra i diritti fondamentali dell'essere umano si possono ricordare, tra gli altri, il diritto alla libertà individuale, il diritto alla vita, il diritto all'autodeterminazione, il diritto a un giusto processo, il diritto ad un'esistenza dignitosa, il diritto alla libertà religiosa con il conseguente diritto a cambiare la propria religione, oltre che, di recente tipizzazione normativa, il diritto alla protezione dei propri dati personali (privacy) e il diritto di voto.

La Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo
https://it.wikipedia.org/wiki/Dichiaraz ... itti_umani
La Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo è un documento sui diritti individuali, firmato a Parigi il 10 dicembre 1948, la cui redazione fu promossa dalle Nazioni Unite perché avesse applicazione in tutti gli stati membri.
Non riconosciuta dai paesi o stati a egemonia e a teocrazia islamica.

Crimine contro l'umanità
https://it.wikipedia.org/wiki/Crimine_c ... anit%C3%A0
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Messaggioda Berto » ven ago 04, 2017 6:32 pm

Parla Mourad Ayari, ex musulmano convertito: "Perché l'islam è una minaccia"
26 Luglio
di Gianluca Veneziani

http://www.liberoquotidiano.it/news/ita ... cia--.html

Ha cambiato Paese e credo, convinto che uno la patria e la fede se le scelga. E ora si schiera apertamente contro i tentativi di proselitismo della sua vecchia religione, l' islam. Mourad Ayari, per tutti Massimo, nato in Tunisia 48 anni fa, figlio di musulmani e a lungo islamico lui stesso (sebbene non praticante), ha appena aderito al Partito Anti-Islamizzazione (Pai), nato a Milano a inizio luglio e guidato da Stefano Cassinelli. «Quando ho chiesto di iscrivermi», racconta divertito, «hanno subito pensato che mi fossi sbagliato, che cercassi un Partito Islamico e avessi letto male il nome del loro movimento. Non capivano come un tunisino, già musulmano, potesse far parte del Pai».

Cosa l' ha indotta a fare questa scelta?
«Da tempo mi ritrovavo a commentare con gli amici le brutalità dei cosiddetti soldati di Allah, ma anche l' irriconoscenza degli islamici del nostro Paese, che hanno avuto tutto, l' accoglienza, l' opportunità di vivere degnamente e pensare liberamente, e nondimeno gettano fango sulla nostra cultura e in modo meschino provano a distruggerla. Ecco, per ribellarmi contro quest' andazzo, ho aderito allo spirito e alla lettera del Pai».

Il suo processo di distacco dall' islam però è cominciato molto prima.
«Ho avuto la fortuna di crescere in un ambiente piuttosto laico, in cui nessuno mi costringeva ad andare in moschea.
Già da bambino poi, sfogliando alcune pagine del Corano, mi sono accorto di quanto quel testo fosse minaccioso, pieno di moniti che assicuravano una punizione se non avessi adempiuto a una pratica. Ma lo scarto si è compiuto dopo, intorno ai miei 20 anni, quando ho capito che quel mondo e quella cultura non mi appartenevano più. Ho lasciato la Tunisia e sono partito per Roma: là ho trovato un lavoro nel settore della sicurezza, mi sono guadagnato regolarmente la cittadinanza italiana e infine ho fatto la scelta di convertirmi al cristianesimo. È stata la mia liberazione e il compimento del mio destino, perché la conversione credo di averla sempre avuta dentro».

Con quale spirito ora lei si affaccia all' impegno politico?
«Innanzitutto con la consapevolezza che il Pai non è un manipolo di fanatici di estrema destra, ma un movimento fatto di gente perbene e uomini di cultura. Quindi con la convinzione che, per difendere le radici giudaico-cristiane dell' Europa, occorre avere un atteggiamento antagonista, naturalmente nel rispetto della Costituzione, contro chi le minaccia. Questo in concreto significa limitare le occasioni per gli islamici di far proselitismo sia in tv che nelle piazze, evitando che predicatori vadano sul piccolo schermo a elogiare la bontà della sharia o che fedeli si impadroniscano di spazi pubblici per pregare Allah in moschee abusive. Ma ciò vuol dire anche opporsi di volta in volta alle richieste di rimuovere crocifissi o di introdurre cibo halal solo per compiacere o non offendere i credenti musulmani».

È già pronto a tradurre questa condivisione dei principi in una candidatura?
«Intendo dare il mio contributo operativo in tutti i sensi e per questo, se ci fosse l' occasione, sarei disposto a scendere in campo e a diventare responsabile della segreteria provinciale del partito».

In alcuni Paesi islamici, i musulmani che rinnegano la loro fede sono accusati di apostasia e rischiano il carcere o la pena di morte. Lei si è mai sentito in pericolo?
«Fortunatamente ho rotto da tempo i legami con quel mondo e ora mi sento pienamente un uomo libero, anche dalla paura. È la bellezza del cristianesimo, vera garanzia della laicità del nostro continente. Da cristiano ho l' opportunità anche di vivere la mia fede in maniera privata, coltivando un rapporto personale col mio Dio senza obblighi o timori di sanzioni da parte della comunità. Non vale lo stesso per l' islam, che di per sé è incompatibile con la libertà del singolo e la democrazia. Non ha senso parlare di islam moderato, perché l' islam nasce insieme alla jihad, all' idea di un' imposizione, è il combinato di libro e spada. Una cultura così non ti lascia alternative: o l' accetti o l' accetti».

Quando torna nel suo Paese di origine, in Tunisia, deve ancora fare i conti con queste logiche?
«Si dice che la Tunisia, tra tutti i Paesi venuti fuori dalle primavere arabe, sia l' unico ad aver maturato un regime democratico. In apparenza sembrano tutti felici, vedi città sicure con l' esercito in strada. Ma in realtà, negli ultimi tre-quattro anni, c' è stato un aumento esponenziale delle donne che indossano il velo. Lo mettono per un senso di appartenenza culturale oppure per trovare una sistemazione, un fidanzato o un posto di lavoro, per essere socialmente accettate. Questa deriva era impensabile ai tempi di Bourghiba o di Ben Ali, quando l' uso del velo era vietatissimo e c' era una repressione fortissima degli integralisti».

Da una parte all' altra del Mediterraneo, che pericoli corre invece l' Italia?
«Al momento i rischi di un' islamizzazione non vengono percepiti, eppure ogni volta che vedo in strada una donna col velo sento che quella donna sta tradendo non solo se stessa ma anche il Paese che l' accoglie. Il passo da scongiurare è quello che è accaduto in Francia: la creazione di interi quartieri-ghetto pieni di islamici, dove a dettar legge è la sharia, e dove se osi mangiare durante il ramadan ti viene strappato con la forza il panino dalle mani. Quando assisteremo a questo, sarà l' inizio della fine».
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Il maomettismo e i maomettani son una minaccia per l'umanità

Messaggioda Berto » ven ago 04, 2017 6:33 pm

L'Islam è un pericolo
ISLAMICAMENTANDO
2016

http://islamicamentando.altervista.org/ ... n-pericolo

L’Islam è una religione di pace, questo è ciò che i nostri governanti politicamente corretti continuano a ripetere. Tutti noi sappiamo però che ciò che è politicamente corretto non necessariamente è corretto dal punto di vista logico. La verità infatti è che l’Islam non è una religione di pace, nel senso che non è una religione che prevede quel tipo di convivenza pacifica tra le persone con differenti credi a cui siamo abituati in occidente. Quello che noi pensiamo è che l’Islam è una religione che alimenta l’odio e l’intolleranza verso tutto ciò che non è conforme ad essa. Noi pensiamo che l’Islam rappresenti un grave pericolo per l’umanità intera.

Uno studio completo del Corano e delle Hadith rivela che l’Islam non viene presentato correttamente dagli islamofili e non è conosciuto per quello che è dalla maggior parte dei musulmani. L’Islam così com’è insegnato nel Corano (Koran) e vissuto da Maometto (Sunna), così come viene riportato nelle Hadith (fatti e detti del Profeta), è una religione di ingiustizia, intolleranza, crudeltà, assurdità, discriminazioni, contraddizioni e fede totalmente cieca. In alcuni casi l’Islam invita addirittura all’uccisione dei non-musulmani, e limita i diritti civili delle minoranze e delle donne. L’Islam si è espanso prevalentemente attraverso la Jihad (guerra santa), con l’uccisione e la discriminazione dei dissidenti e dei popoli che abitavano da secoli le terre conquistate. Per l’Islam, l’apostasia (l’abbandono della propria religione) è il più grande crimine, punibile con la morte. L’Islam, che tradotto significa “sottomissione”, richiede che i suoi fedeli sottomettano la loro volontà ad Allah, una divinità che non tollera la ragione, la democrazia, la libertà di pensiero e di espressione.


Perché l’Islam deve essere contrastato:

Per la sua incompatibilità con alcune delle più elementari regole di convivenza.
Per le vere e proprie assurdità che impone ai suoi fedeli.

Maometto ha vissuto una vita tutt’altro che santa. Maometto era un uomo bramoso di sesso, ha avuto relazioni con le sue domestiche e le sue schiave (inclusa una relazione sessuale con Aisha, una bambina di 9 anni), ha compiuto innumerevoli stragi, causato il genocidio degli Ebrei, ridotto in schiavitù intere popolazioni per poi rivenderle, ordinato l’assassinio dei suoi avversari, distrutto e saccheggiato carovane di mercanti, distrutto piantagioni di palme, distrutto pozzi d’acqua, ha invocato il male sui suoi nemici, ha attuato la vendetta, ha interrotto i trattati di pace, violato la pace durante i giorni sacri ecc… Tutto ciò lo squalifica prima di tutto come persona e poi come messaggero di un dio.

Uno studio completo del Corano mostra che, lontano dall’essere un “miracolo”, questo libro è una truffa. Il Corano è pieno di castronerie scientifiche, errori storici, errori matematici, assurdità logiche, errori di grammatica e abomini etici. Può il Creatore dell’universo essere davvero così ignorante come il Corano lo mostra?

Il Corano dice ai musulmani di uccidere i miscredenti ovunque si trovino (2:191), di assassinarli e trattarli duramente (9:123), di eliminarli (9:5), combatterli senza stancarsi (8:65, 25:52), essere sdegnosi nei loro confronti perché essi appartengono all’inferno (66:9), di decapitarli; e dopo aver compiuto ampio massacro fra di loro, di legare con cura i superstiti per ottenerne un riscatto (47:4).

Questa è la punizione per i pagani. Per i cristiani e gli ebrei, invece, l’ordine è di sottometterli ed imporre su di loro una tassa dopo averli umiliati, e se resistono, di ucciderli.

Il Corano è completamente alieno alla libertà di fede e non riconosce altra religione se non l’Islam (3:85). Relega nell’inferno coloro che non credono (5:10), chiamandoli najif (luridi, intoccabili, impuri) (9:28), ordina ai musulmani di combatterli fino a quando non sarà rimasta altra religione se non l’Islam (2:193), di uccidere o crocifiggere o tagliare le mani e i piedi dei non credenti, e di espellerli dalla terra con disgrazia.

Insiste ossessivamente nel dire che i non credenti avranno una terribile punizione nell’aldilà (5:34) e descrive in maniera visivamente violenta le orribili punizioni a cui andranno incontro, raccontando che i dannati berranno solo acqua bollente (14:17), saranno avvolti dal fumo e dalle fiamme come una tenda, e che se imploreranno sollievo gli verrà gettata addosso dell’acqua come piombo fuso che brucerà il loro volto (18:29), e che “vestiti di fuoco saranno cuciti per loro e su di loro sarà versata acqua bollente, le loro viscere e la loro pelle sarà dissolta e saranno puniti con spranghe di ferro uncinate” (22:19).

Proibisce fra l’altro ai musulmani di intrattenere relazioni con i loro stessi fratelli e padri se questi sono non-credenti (9:23, 3:28).

Per ciò che riguarda le donne il libro di Allah dice che queste sono inferiori agli uomini e che se disobbedienti ai loro mariti questi hanno il diritto di picchiarle (4:34). Ma la loro punizione per aver disobbedito non finisce qui, perché dopo la morte esse andranno all’inferno (66:10). Il Corano enfatizza la superiorità dell’uomo confermando che gli uomini hanno un vantaggio sulle donne (2:228). Non solo nega il diritto della donna ad avere pari eredità con gli uomini, le considera anche alla stregua di stupide decretando che la loro testimonianza non è ammissibile in una corte legale a meno che non sia accompagnata da quella di un uomo (2:282). Questo implica fra l’altro che una donna che viene violentata non può accusare il suo violentatore a meno che non abbia l’appoggio di un testimone maschio. Maometto permette agli uomini musulmani di sposare fino a quattro mogli (anche se per se stesso si è riservato il privilegio di averne a volontà) e da loro licenza di godere di ciò “che la sua mano destra possiede” (donne prigioniere di guerra), tutte quante egli sia in grado di comprare (4:3), anche se la donna era sposata prima di essere catturata (4:24).

L’uomo che si è auto-definito il Sacro Profeta e “una benedizione da Dio per tutte le creature” ha fatto tutto questo. Jawairiyah, Rayhanah e Safiyah erano belle e giovani fanciulle catturate quando eliminò le tribù di Banu al-Mustaliq, Banu Qurayza e Banu Nadir. Il profeta ha massacrato i loro mariti, padri, le persone care e ha giaciuto con loro il giorno stesso in cui fece tutto questo.

L’Islam è un pericolo per la sicurezza del mondo

islam è un pericoloIn un mondo divenuto così tecnologicamente avanzato, dove un qualsiasi gruppo terroristico ben organizzato o il più piccolo degli stati islamici, con un piccolo sforzo può procurarsi armi molto potenti, la vita di tutti è in pericolo. L’islam è un pericolo perché molti suoi fedeli sono pronti a morire, uccidere e distruggere ogni cosa “sulla via di Allah”. L’Islam incoraggia questo spirito aggressivo in maniera esplicita. Solo un musulmano integralista può credere di andare in paradiso come premio per l’uccisione di altri esseri umani innocenti. Solo un musulmano integralista non ha rispetto per le vite che distrugge perché secondo l’Islam le loro fedi (o non fedi) rappresentano il male.

Negli ultimi decenni, e a causa della ricchezza dei paesi islamici esportatori di petrolio, il fondamentalismo islamico si è risollevato e lo spirito dormiente del Jihadismo è stato destato ancora una volta e si è subito tradotto in terrorismo, rivoluzioni, e sollevamenti. La pace mondiale è stata così messa in pericolo ancora una volta a causa dell’Islam. Milioni di vite sono ora in pericolo. Ovunque.

Constatate di persona cosa Maometto ha insegnato ai suoi seguaci:

“Vi fu comandata la guerra (che duro colpo per voi!). Ma come potete non essere appassionati a una cosa che risulta essere un bene per voi?” (2:216)

La guerra è veramente un bene?

Ma non si è fermato qui! Con versetti come quello che segue, dei quali il Corano abbonda, ha reso il combattere un obbligo religioso:

“Se non vi lanciate sul campo di battaglia (Allah) vi castigherà con doloroso castigo, cercherà un altro popolo che vi possa sostituire” (9:39)

Gettiamo un secondo sguardo sull’Islam:

Possono forse queste essere le parole di Dio? Era Maometto un messaggero di Dio, o era un narcisista simile a Hitler, che usava il sentimento religioso della gente semplice ed ignorante per ottenere potere, per governare, per dominare ed avere una riserva infinita di beni per soddisfare il suo piacere?

La ragione per cui sosteniamo che l’Islam debba essere eliminato non è dovuta al fatto che il Corano dice che la Terra è piatta, che le stelle sono missili, che Allah lasia che i Jinn scalino il paradiso e ascoltino le conversazioni dell’Assemblea degli Esaltati. Queste storie potrebbero persino essere fonte di divertimento per noi. L’Islam deve scomparire perché insegna odio, ordina l’uccisione dei non-musulmani, denigra le donne e viola i diritti umani. L’Islam non deve scomparire perché è falso ma perché è distruttivo, perché è pericoloso; è una minaccia alla pace e alla sicurezza dell’umanità. Con la proliferazione delle armi di distruzione di massa nei paesi islamici, l’Islam è diventato una minaccia seria e reale per la sopravvivenza della civiltà.
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Messaggioda Berto » ven ago 04, 2017 6:34 pm

Per uno svizzero su due l'islam è una minaccia nel 2013
Il 58% degli svizzeri ritiene che la religione maomettana sia incompatibile con i valori occidentali
29/04/2013
Oggi sono molto di più probabilmente oltre i 2/3 ?

http://www.tio.ch/News/Svizzera/Attuali ... a-minaccia

ZURIGO - Da uno studio effettuato dalla fondazione tedesca Bertelsmann è emerso che uno svizzero su due ritiene l'islam una minaccia. Il 58% degli intervistati svizzeri ritiene che islam e occidente siano incompatibili. Soltanto in Spagna lo scetticismo nei confronti dell’islam è ancora più alto: 65%. Accanto alla Svizzera è stato interpellato un campione di cittadini di altri 12 paesi. Lo studio ha lo scopo di illustrare l'importanza dell'appartenenza religiosa nella società moderna.

Uno degli elementi più rilevanti è il rifiuto dell'islam nel mondo occidentale. Spagnoli (60%), statunitensi (42%), tedeschi (51%) e israeliani (76%) si sentono minacciati dall'islam.

Per l'esperto svizzero di islam, Andreas Tunger-Zanetti dell'università di Lucerna il risultato dello studio della fondazione Bertelsmann è poco sorprendente: "Il rifiuto è più marcato laddove esistono pochi contatti con altre religioni e culture". In Svizzera la conoscenza dell'islam viene veicolata attraverso i media e non attraverso il contatto diretto con le persone di fede maomettana. Inoltre la campagna anti-minareti ha contribuito a rafforzare gli stereotipi sull'islam. Secondo Tunger-Zanetti la maggioranza dei musulmani in Svizzera ha gli stessi valori occidentali democratici come i cristiani.

Secondo Saida Keller-Messahli, appartenente al "Forum per un Islam progredito", la paura degli svizzeri non è tanto nei confronti dell'islam quanto religione, bensì dell'islamismo. Una confusione che non fa che generare confusione e diffidenza. Saida Keller-Messahili ritiene per esempio che sull'attentato di Boston si strumentalizza la religione islamica per motivi religiosi. Keller-Messahli dice di non capire l'islamofobia svizzera: "In Svizzera vivono 400mila musulmani. La maggior parte di essi proviene dai Balcani e dalla Turchia, zone dove l'islamismo non gioca un ruolo di rilievo" ha detto l'esperta.

Lo studio effettuato dalla fondazione Bertelsmann mostra ulteriori dati interessanti legati alla religione. L'81% degli svizzeri si dimostrano aperti nei confronti delle altre religioni. Il 53% degli svizzeri ritengono un arricchimento la pluralità religiosa, ma il 64% considera la religione come la causa di conflitti. L'80% degli svizzeri ritiene importante che i rappresentati ecclesiastici non influenzino le decisioni del governo e l'88% è dell'opinione che i politici non debbano per forza credere in Dio quando sono incaricati di una funzione pubblica. Infine più della metà degli svizzeri (57%) indica di essere credente (medio, abbastanza o molto religioso).
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Messaggioda Berto » ven ago 04, 2017 6:34 pm

L’odio nel Corano: «Combattete chi non crede in Allah»
21 Novembre 2015

http://www.iltempo.it/politica/2015/11/ ... lah-994112

È difficile per chi voglia tentare di capire che cosa il Corano veramente indichi al popolo musulmano come linea di vita e come missione in terra, trovare nel sacro testo di Maometto elementi di moderazione o di tolleranza verso il cosiddetto popolo degli infedeli. Il versetto 29 della Sura 9 del Corano è illuminante: «Combattete coloro che non credono in Allah e quelli, fra la gente della Scrittura, che non scelgono la religione della verità». Il popolo della Scrittura sono gli ebrei e i cristiani. Combatterli significa non confrontarsi con loro, ma semplicemente eliminarli, se non si sono prima convertiti. Di conseguenza, chiunque voglia commettere una violenza è perfettamente giustificato dal Corano a farlo.

Molti passaggi nel Corano esortano i musulmani a uccidere gli infedeli, termine che in origine designava gli Arabi che non si sottomettevano all’Islam ma che dopo la morte di Maometto e la violenta espansione territoriale islamica, passò ad indicare tutti i non musulmani. Così, per esempio, nella sura 2 (190-193) si legge: «Combattete per la causa di Allah coloro che vi combattono, uccideteli ovunque li incontriate, scacciateli. Combatteteli finchè il culto sia reso solo ad Allah». Sono questi i fondamenti della Guerra Santa. Per vincerla, il Corano indica senza equivoci la violenza. Del resto, lo stesso Maometto fu nella sua vita un convinto operatore i violenza, assassinò molti dei suoi oppositori, consentiva che donne e bambini fossero venduti come schiavi, che centinaia di uomini fossero catturati, sgozzati o decapitati, come abbiamo visto fare oggi ai terroristi dell’Isis.

Questo perché ai musulmani viene promesso a chi combatte e muore per la Jihad, il perdono di tutti i peccati commessi e ricompensato, come predica la Sura 3, «nel più alto dei Paradisi» con una vita sensuale e lussuriosa, un Giardino delle Delizie, dove i beati vivono in oasi lussureggianti, in ricchi palazzi, consumano cibi squisiti e bevande inebrianti, comprese quelle proibite sulla terra. Va ricordato che i primi anni di Maometto furono contraddistinti da una predicazione pacifica nella città della Mecca. Durante questo periodo egli si mostrò uomo che cercava di elevare la condotta morale del suo popolo attraverso una serie di leggi che faceva credere gli fossero state dettate da Dio. Subito dopo la svolta aggressiva che è sotto i nostri occhi, fino alla giustificazione delle nefandezze e degli attentati sanguinari, oggi rivolti agli occidentali, popolo degli infedeli e dei miscredenti. Un popolo che va sterminato, perché ha valori e costumi incompatibili con l’Islam, a sua volta incompatibile con la libertà, la democrazia e i diritti umani, quindi con lo stesso concetto di civiltà. L’Islam è fisiologicamente violento, conflittuale per missione religiosa, secondo i dettami del Corano.

Ma esiste un Islam moderato, che bilanci quello aggressivo e seminatore di morte? Per Oriana Fallaci no. Chi si dice moderato ma bastona la propria moglie, uccide la figlia se si innamora di un cristiano, non si può definire tale. Eppure questo accade di frequente anche nella maggioranza dei musulmani non hanno aderito all’Isis. Chi vuole sostituire la democrazia con la teocrazia, madre di tutti i totalitarismi, non può dirsi moderato. Oramai stanno divenendo di dominio pubblico, oltre che virali, alcuni versetti del Corano che inneggerebbero alla violenza e alla guerra. Ricordiamo che il Corano è unico e vale sia per i musulmani cosiddetti «moderati» che per gli estremisti.

Sta di fatto che coniugando fede e ragione, diversi circoscritti versi del Corano sono violenti e inapplicabili in una moderna società civile. Uno dei versetti più in voga recita senza equivoci: «Quando incontrate gli infedeli, uccideteli con grande spargimento di sangue e stringete forte le catene dei prigionieri». (Sura 47:4). La verità è che tutto quanto sta accadendo oggi e che noi abbiamo fatto finta di non vedere, è scritto molto chiaramente nel Corano, così come Hitler nel Mein Kampf aveva anzitempo messo nero sul bianco le follie che avrebbe poi commesso. Tutto il male che i figli di Allah militanti nell’Isis compiono contro di noi, è di fatto scritto in molte Sure. Secondo le quali gli esseri umani hanno insito nella propria natura, insieme a elementi divini, celesti, anche una naturale inclinazione verso il male. Per un certo Islam, il male è giustificabile se usato come strumento per il trionfo di Allah.
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Il maomettismo e i maomettani son una minaccia per l'umanità

Messaggioda Berto » ven ago 04, 2017 6:34 pm

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Il maomettismo e i maomettani son una minaccia per l'umanità

Messaggioda Berto » ven ago 04, 2017 6:35 pm

Maometto, il fondatore del maomettismo, come Cristo è stato il fondatore del cristianismo, si è comportato da criminale che se commisurato a Hitler lo supera di gran lunga.
Il maomettismo pùo essere definito nazismo maomettano.


Hitler e Maometto: chi è stato il peggior criminale?
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 188&t=2659

Immagine
https://www.filarveneto.eu/wp-content/u ... lIslam.jpg


Così ha fatto anche Maometto a suo tempo, il primo assassino terrorista islamico.
http://www.youreporter.it/video_ISIS_le ... accetto=si



Ecco la lista degli assassini ordinati e compiuti da Maometto
http://wikiislam.net/wiki/Lista_degli_a ... a_Maometto
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Il maomettismo e i maomettani son una minaccia per l'umanità

Messaggioda Berto » ven ago 04, 2017 6:40 pm

Ecco chi nega che l'Islam o nazismo maomettano sia una minaccia, un pericolo e una tortura tragica per l'umanità intera. Ovviamente i maomettani di ogni tempo e di ogni luogo a cominciare da Maometto.

Ovviamente i maomettani italiani negano che l'Islam sia una minaccia; negano come tutti i colpevoli, negano com i mafiosi e come i delinquenti abituali e come coloro che li difendono a spada tratta come certi cattolici a cominciare da Bergoglio l'orrendo santificatore di Maometto e del Corano:

Presentazione del libro "L'islam è una minaccia. Falso!" di Franco Cardini (Edizioni Laterza)
09 NOV 2016
http://www.radioradicale.it/scheda/4914 ... ni-laterza

“L’Islàm e’ una minaccia? FALSO!”
Lo dimostra Franco Cardini
19 aprile 2016 Massimo abdul Haqq Zucchi

http://www.civiltaislamica.it/recension ... ccia-falso

L’illustre storico italiano ha da sempre approfondito, oltre allo studio della società medievale europea in particolare, in special modo i rapporti di questa con il mondo islamico.

Cardini, pur essendo cattolico, fa parte di quel settore del mondo cattolico che mette avanti la storia vera, con i suoi documenti, per dimostrare che il rapporto del mondo islamico col mondo europeo è da sempre storicamente fatto di scambi e rapporti commerciali, politici e culturali, oltre che di scontri. Dunque, due mondi che, oltre a combattersi, si sono anche incontrati e intrecciati in innumerevoli occasioni e modi.

Questo è solo l’ultimo di una lunga serie di scritti dello storico fiorentino sull’argomento, che tutti dovrebbero leggere per cominciare ad avere le idee più chiare su questi argomenti.

Con Cardini, si è immersi comunque nel mondo della storia e della cultura, quella vera, che è tale perché volta alla comprensione, strada primaria da percorrere per chiunque remi in direzione della pace.

Le osservazioni critiche che si potrebbero fare sono di scarsa o nulla importanza, rispetto all’impostazione del libro, che ricalca i precedenti, e si concentra maggiormente nel contrastare i luoghi comuni ripetuti, spesso in maniera del tutto pappagallesca, dai fautori più o meno prezzolati dello “scontro di civiltà” che Cardini chiama, molto efficacemente, “spacciatori di bugie politiche e mediatiche”.

Più di tutto, parlano i titoli di alcuni dei capitoli, che elenchiamo qui di seguito:

“L’Islam moderato non esiste”
“Islam e modernità sono inconciliabili”
“Il Corano è un libro di guerra”
“Europa e Islam sono nemici da sempre”
“I musulmani ci odiano”
“I musulmani stanno invadendo l’Occidente”, ecc.

Invece di dilungarci troppo, riteniamo più utile citare un brano del libro (pagine 112-113-114), che dà un’idea molto precisa della serietà del contenuto.

“Ai primi dell’VIII secolo la costa settentrionale dell’Africa era interamente musulmana e le fiere popolazioni berbere, già restie ad accettare il cristianesimo, islamizzate: quello sarebbe stato per gli arabi il “Maghreb”, l’Occidente. Sappiamo bene che, tanto nel caso dell’impero bizantino cristiano quanto in quello dell’impero persiano mazdaico, l’Islam giunse a risolvere una serie di conflitti interni: le popolazioni, stanche della tirannia o della decadenza dei vecchi sistemi, accolsero i musulmani come liberatori e spesso si convertirono alla loro fede o comunque ne accettarono l’egemonia, ben più mite di quanto non fosse stato, ad esempio, l’impero bizantino che trattava i cristiani del Vicino Oriente e dell’Egitto, la maggioranza dei quali era inquadrata nella Chiesa monofisita o nestoriana, come eretici e di conseguenza come ribelli, imponendo loro pesanti tasse e costringendoli a subire umiliazioni e deportazioni. La condizione di dhimmi, soggetti ai musulmani, che comportava come vedremo il pagamento d’imposte sopportabili e qualche restrizione nel campo civile, era per i cristiani orientali di gran lunga più sopportabile del dispotismo bizantino. Altro che conquista solo con la spada, secondo un semplicistico e ingiustificato clichè molto diffuso, ohimè, anche a livello d’insegnamento scolastico! La conversione dei popoli pagani al cristianesimo, dal V secolo in poi, è stata ben più violenta e sanguinaria: dalle persecuzioni di età posteodosiana ale campagne militari-missionarie carolinge e ottoniane in Occidente e dei bizantini durante la dinastia macedone dei secoli X-XI, sino alle campagne dei cavalieri teutonici contro slavi e balti, quindi ai conquistadores spagnoli e ai bandeirantes portoghesi in America latina e, infine, alle stragi dei coloni francesi, inglesi, tedeschi, belgi e olandesi in Asia e in Africa fra XVI e XX secolo”.
C’è nulla da aggiungere. A chiunque voglia iniziare ad approfondire questi argomenti, consigliamo vivamente di leggere questo brano una cinquantina di volte, e di imprimerselo bene in testa.


Alberto Pento
In questa presentazione Gardini mostra tutta la sua faziosità di storico al servizio della menzogna politico-ideologica, poiché non ci dice come il cristianismo prima di divenire religione dell'impero romano, si diffuse in tutto il Mediterraneo, il Medio Oriente, l'Egitto, l'Anatolia, ecc., senza alcun spargimento di sangue ma solo con la buona parola e con il buon esempio dei cristiani, mentre il maomettismo si diffuse esclusivamente con la spada. con il terrore fin da subito a partire dal suo fondatore Maometto.
Basta semplicemente confrontare la vita, la parola e gli atti dei due fondatori: l'ebreo Cristo e il beduino Maometto.
Poi questo "storico della menzogna" non ci dice che i sistemi imperiali d'Europa, anche se cristiani, impero romano d'occidente, impero bizzantino e impero carolingio non erano teocrazie cristiane in quanto non agivano secondo i dettami di Cristo come invece fanno da sempre gli imperialismi islamici secondo i dettami del Corano e l'esempio di Maometto. ...


Critica in lavorazione




Cardini: l’Islam non è una minaccia
Gianni Valente
2017/01/03

http://www.lastampa.it/2017/01/03/vatic ... agina.html

Questa Europa «stanca e invecchiata» (come l’ha definita papa Francesco), minata da una pervasiva dissoluzione del legame sociale, insidiata da un dilagante individualismo autoreferenziale e governata dalla religione globale del denaro (fenomeno decisivo per comprenderne le dinamiche), da alcuni decenni si trova alle prese con l’Islam. È un termine, questo, rispetto al quale nessun europeo si sente ormai estraneo e intorno al quale si accendono discussioni pubbliche che spesso assumono toni scomposti, persino violenti. E tratti molto superficiali. In questo passaggio d’epoca urgono riflessioni pensate e pacate, conoscenze storiche e religiose corrette, analisi accurate, capacità di visione, cuore saldo nella compassione (indispensabile affinché ogni comunità umana resti “comunità” e “umana”): un lavoro non frettoloso, che si mostri in grado di far fronte con intelligenza e sensibilità ai molti mutamenti in atto e agli interrogativi che si levano nella società europea.

Sull’Islam abbiamo rivolto alcune domande allo storico Franco Cardini, autore del volume di recente pubblicazione “L’islam è una minaccia? [Falso!]” (Laterza). Già docente di Storia medioevale all’Università di Firenze e in altri atenei europei ed extraeuropei, Cardini attualmente è membro del Consiglio direttivo dell’Istituto Storico Italiano per il Medioevo e professore emerito dell’Istituto di Scienze Umane e Sociali annesso alla Scuola Normale Superiore.

Può illustrare brevemente la tesi centrale del suo volume?

«L’Islam è una religione che conta oltre un miliardo e mezzo di fedeli ed è quindi la seconda religione più diffusa al mondo, dato che i cristiani ammontano a poco più di due miliardi. I musulmani nella stragrande maggioranza sono insediati tra l’Africa occidentale e il Sud-est asiatico (nel senso della longitudine) e tra Caucaso, Asia centrale e Corno d’Africa (in quello della latitudine). Essi fanno parte, nella quasi totalità, di quell’85-90% del genere umano che, secondo i dati più recenti diffusi dall’ONU, vive gestendo appena il 10-15% delle ricchezze mondiali. E qui sta il punto. A mio giudizio nella nostra epoca il vero nemico da battere non è l’Islam (che oggi è realtà polimorfa e in cammino per superare alcune contraddizioni) e neppure la sua tragica e brutale deformazione, il fondamentalismo islamico (che, ovviamente, va contrastato).

Il vero nemico, il verme che sta corrompendo la terra è l’ingiusta ripartizione delle ricchezze del pianeta, l’assurdo, osceno squilibrio di una umanità divisa tra pochi ricchi e una sterminata moltitudine di poveri. Papa Francesco non perde occasione di ricordarcelo: l’Enciclica Laudato si’, sotto questo profilo, è esemplare. La nostra economia uccide e occorre perseguire la giustizia, che non consiste solo in una equa distribuzione delle risorse ma passa attraverso un mutamento radicale di valori e stili di vita. E, aggiungo, attraverso, ad esempio, il rispetto del diritto internazionale».

A cosa si riferisce in particolare?

«Mi riferisco a quel comma importantissimo e sempre disatteso secondo il quale le ricchezze del suolo e del sottosuolo di una determinata area appartengono a coloro che lì sono insediati. Da quando, mezzo millennio orsono, è iniziato il colonialismo e quindi la globalizzazione (perché essa è iniziata allora) questo principio è stato costantemente violato. Ora siamo arrivati alla fase del redde rationem e l’imponente afflusso di migranti nel ricco Occidente ne è una delle espressioni più vistose. Il nemico da battere, lo ripeto, è questo ingiusto sistema economico: esso ha innegabilmente reso prospero l’Occidente, ma ha generato uno squilibrio che è ormai improscrastinabile curare, anche nel nostro stesso interesse. Invece, in Occidente, ci siamo concentrati di volta in volta su altri nemici che ci hanno distratto da quello più feroce: dapprima, tutto il male del mondo era causato dal nazismo e dal fascismo, poi, caduti quei regimi, tutte le colpe furono dell’Unione Sovietica e del comunismo; finito l’impero sovietico e il tramontato il comunismo, ora si è passati al fondamentalismo islamico (fingendo di non sapere che è stato tenuto a battesimo dalle potenze occidentali) e, più in generale, all’Islam.

Che l’Islam sia una minaccia sta ormai diventando un dogma laico, diffuso dai Signori della Paura, i quali – per fini economici, ma anche in vista di vantaggi politici ed elettorali – sfruttano le insicurezze e i timori delle persone istigando all’odio. I loro metodi vanno smascherati».

Nel volume lei afferma che al fine di far apparire effettivo, vero, reale, irrefutabile alla luce della ragione questo dogma laico «si tende a rivestirlo di prove o di qualcosa che loro somiglia». Può illustrare come avviene questo processo?

«Le tecniche di questi Signori paiono ispirate al romanzo “Il montaggio” di Vladimir Volkoff: si spigola fra i fatti di cronaca mettendo in fila eventi orribili, snocciolando uno dopo l’altro nomi, fatti, date così da dare l’impressione che i musulmani siano ovunque e sempre una minaccia. Ogni fatto di cronaca nera, anche minimo, il cui protagonista è un musulmano, viene ingigantito e proposto a modello. Si passa quindi senza scrupolo alcuno dalla presentazione analitica e casistica, fondata magari su un numero circoscritto di episodi, a un’indebita generalizzazione sulla base di una arbitraria selezione degli eventi proposti come esemplari: si descrive un albero ma lo si presenta come fosse uno qualunque di una foresta di centomila alberi tutti uguali. E così non si riconoscono, consapevolmente e colpevolmente, le migliaia di casi di onesti musulmani che vivono pacificamente nelle nostre città e che stanno cercando (concediamo del tempo) o hanno già trovato il modo di essere bravi musulmani non solo in Europa, ma d’Europa. Queste migliaia di persone inappuntabili non fanno notizia, si parla pochissimo di loro. Eppure esistono! Così come esistono, ma sono quasi del tutto trascurati, i molti pronunciamenti, incontri, documenti in cui i musulmani condannano apertamente l’uso della violenza in nome di Dio e prendono le distanze dal terrorismo. I mass media hanno una responsabilità enorme. La disinformazione genera squilibri gravi che danneggiano la democrazia».

Europa e Islam sono nemici da sempre: questa è una delle affermazioni che circolano con maggior insistenza; ma, lei afferma, non è fondata.

«Persino non pochi libri di storia in uso nelle nostre scuole sostengono questa tesi. È falsa. Quello compreso tra il 1200 e il 1500, pur segnato da numerose guerre, è stato uno dei periodi più gloriosi della civiltà europea. È stato il tempo delle grandi cattedrali, della nascita delle università, di importantissime acquisizioni scientifiche, di uno straordinario sviluppo dell’arte. Tutto ciò avvenne grazie a una grande floridezza economica che, nata sotto l’impulso operoso dei comuni, delle repubbliche marinare, delle città mercantili europee, fu determinata in gran parte dai costanti, intensi traffici con il vicino Oriente musulmano».

In questo contesto, che rilevanza ebbero le crociate?

«L’immensa ricchezza duecentesca dell’area mediterranea fu dovuta al commercio tra i paesi cristiani e musulmani e questo fenomeno macroscopico, quasi del tutto ignorato da molti media e da non pochi insegnanti, è ben più rilevante delle crociate che si possono considerare punture di spillo. L’Islam, nel suo complesso, non si è veramente reso conto di quanto era accaduto sino all’Ottocento, tanto che non esisteva neppure un termine arabo per definire le crociate. Nell’Ottocento i musulmani utilizzarono un neologismo (“hurub as-salibyya”, “guerre della croce”) quando dovettero tradurre i testi scolastici che le potenze coloniali imponevano di adottare. Le crociate – considerate come difesa contro un Islam aggressivo e sanguinario – vennero usate dagli occidentali quasi come antefatto giustificativo del loro dominio, ossia per dare giustificazione morale al colonialismo. Giova però ricordare che la prima grande espansione musulmana, iniziata nel VII secolo – contrariamente a quanto molti credono – si verificò con pochissima violenza (come ho diffusamente spiegato nel mio libro): i popoli si lasciarono conquistare, l’Islam ebbe vita facile nella sua espansione a causa della debolezza dell’impero persiano e di quello bizantino il quale, pur glorioso, a quell’epoca era in forte crisi. Bisogna inoltre rammentare che talora i cristiani imposero il proprio credo con la spada: si pensi a Carlo Magno o all’Ordine Teutonico dell’Europa nordorientale del medioevo. In conclusione, chi sostiene che Europa e Islam siano da sempre nemici e che ciò sia sempre avvenuto per colpa totale o prevalente dell’Islam mostra di conoscere assai poco la storia».

Che ha molto da insegnare.

«Certo, se si accetta di ascoltarla. Ai cristiani, ai musulmani, agli uomini di buona volontà la storia fornisce il modello di tempi nei quali la convivenza era non solo possibile ma anche franca e cordiale: si pensi ad esempio all’impero mongolo o al sultanato di al-Akbar nell’India moghul tra XVI e XVII secolo. Ma i modelli storici restano lettera morta se non si afferma la volontà di seguirne i suggerimenti, di far vivere il seme che essi hanno piantato. Questa è, a mio avviso, la sostanza della sfida odierna».

In questo passaggio d’epoca, quale dovrebbe essere a suo giudizio il compito dei cristiani?

«Le imponenti migrazioni degli ultimi anni stanno creando in moltissimi italiani ed europei un forte senso di disagio e insicurezza: sottovalutarlo e non farsene carico sarebbe un errore. Ma sarebbe ancor più sbagliato alimentarlo. Papa Francesco ci sta dando l’esempio, sia distinguendo la fede islamica dal terrorismo fondamentalista, sia incoraggiando tutti a costruire vita buona con le disperate genti che giungono in Europa, anche con quelle musulmane. Penso che un cristiano dovrebbe sentire in modo speciale il dovere di aiutare chi è più vulnerabile e abbia anche il dovere di andare controcorrente affermando con un po’ di coraggio civile, se occorre, alcune verità scomode rispetto al mainstream attuale.

Non possiamo nascondere che vi sono obiettive difficoltà teoriche e concettuali nel dialogo tra cristiani e musulmani che non si possono aggirare né in nome dell’ottimismo del cuore, né in quello della retorica irenistico-ecumenica. Tuttavia il dialogo prosegue in modo proficuo e, nella pratica, nella vita di tutti i giorni, la convivenza pacifica si rivela possibile e infatti esiste. La Chiesa, con parole e opere concrete, sta indicando a tutti la strada con grande chiarezza. L’edificazione di legami buoni nella quotidianità passa attraverso un lavoro artigianale: e il primo mattone è la comprensione reciproca, che è arte difficile. L’immigrato musulmano fa paura, ma se quel volto anonimo comincia ad avere un nome, se scopriamo che anche lui, come noi, ha figli da mandare a scuola, genitori da accudire, problemi di salute, sogni e preoccupazioni, allora le cose possono iniziare a cambiare. Certo, bisogna impegnarsi. Penso che nella quotidianità i cristiani debbano continuare a promuovere e favorire buone pratiche di incontro e integrazione, costruendo dalla base ciò che le istituzioni, in larga misura, paiono esitanti a progettare. È quanto anch’io cerco di fare».

Vuole illustrare il suo impegno?

«Nel piccolo paese dove vivo, Bagno a Ripoli, alle porte di Firenze, sono giunte alcune famiglie senegalesi, una trentina di persone inclusi bambini e anziani. Il loro arrivo ha scatenato molte proteste: da parte mia, insieme ad alcuni amici, ho voluto conoscere le ragioni di tutti e sto cercando di organizzare incontri tra i residenti e i migranti affinché si conoscano, coinvolgendo in quest’opera il parroco, il sindaco e altri rappresentanti delle istituzioni. Mi sono rivolto per questo al presidente della Regione, che conosco: per rispetto dell’autorità costituita, aspetto un suo cenno prima di procedere in modo che quanto riusciremo a fare appaia come un atto che ha la legittimazione istituzionale e non solo come un gesto frutto della buona volontà di qualche privato cittadino.

In Italia sono moltissime le persone che stanno lavorando per costruire buona convivenza, ma quest’opera sarebbe più efficace se fosse maggiormente e più organicamente sostenuta dalle istituzioni locali e nazionali. I sindaci, ad esempio, dovrebbero promuovere periodici momenti di incontro tra italiani e migranti appena giunti, avvalendosi di mediatori culturali che facciano da interprete. E invece, in molti casi, si limitano a protestare per “l’invasione”».


Franco Cardini islamofilo
Rino Tripodi
http://www.lucidamente.com/35292-franco ... lo-tripodi

Nel suo saggio-pamphlet “L’Islam è una minaccia. Falso”, edito da Laterza, lo storico fiorentino cerca di controbattere punto per punto le argomentazioni non “politicamente corrette”. Senza riuscirci quasi per nulla

Dopo aver letto il recente L’Islam è una minaccia. Falso (Laterza, pp. XXII-218, € 10,00) del noto storico fiorentino Franco Cardini, sorge il dubbio che l’autore abbia svolto la stessa operazione che in Dei Sepolcri Ugo Foscolo – errando – attribuiva a Niccolò Machiavelli riguardo ai tiranni. Vale a dire, un “falso” elogio per mostrarne invece gli orrori («gli allòr ne sfronda, ed alle genti svela / di che lagrime grondi e di che sangue»).

In effetti, il saggio di Cardini è talmente pieno di contraddizioni, ammissioni e paradossi, che – riteniamo – alla fine il suo lettore medio guarderà al mondo musulmano con maggior sospetto di prima. Sarà sufficiente citare alcuni brani del libro. Innanzi tutto, lo scrittore commette almeno tre errori di fondo. Il primo. Identifica tout court la cultura occidentale con quella consumistica, ritenendo quest’ultima – a ragione – disastrosa quanto trionfante. Peccato che in realtà non stia vincendo la civiltà occidentale, in quanto lo sfrenato consumismo è ormai il frutto avvelenato di una selvaggia globalizzazione, che poco ha a che vedere con il tanto di buono contenuto nella cultura europea, anzi ne è il più accanito nemico. Il secondo. Ripete di continuo la trita tesi che l’ingiustizia sociale globale sia alla base del terrorismo islamico («la miseria e l’ingiustizia che coinvolgono i quattro quinti della famiglia umana sono purtroppo il vero brodo di coltura del terrorismo»).

Peccato che sia provato che tutti i jihadisti che hanno insanguinato il pianeta erano benestanti o, perlomeno, “ben integrati” e occupati in lavori decorosi e retribuiti. Come del resto scrive lo stesso autore, «i casi più duri di militanza, fino all’attentato suicida, non si registrano all’interno dei ceti subalterni bensì tra le masse mediamente più agiate e colte». In verità, l’ingiustizia sociale nei paesi islamici è provocata ben più dall’assoluta indifferenza nei confronti della povertà, della miseria e dell’ignoranza dei cittadini (o sudditi) da parte dei loro governi, piuttosto che dal presunto “sfruttamento neocolonialista” (l’occidentale medio sta sguazzando nell’oro? non ci sembra).

E, difatti, Cardini ammette che «gli imprenditori sceicchi ben provvisti di capitali […] vengono tra noi o mandano i loro procuratori di affari, di solito dalla penisola arabica, per acquistarci imprese, opifici, impianti alberghieri, compagnie aeree (anche “di bandiera”), addirittura squadre di calcio» Insomma, chi sfrutta chi? Il terzo errore. Lo scrittore non prende in alcuna considerazione le dinamiche demografiche. Com’è noto, il tasso di natalità delle popolazioni islamiche – soprattutto di quelle emigrate in Occidente – è ben maggiore di quelle occidentali (che, invece, talvolta conoscono un calo demografico, come l’Italia). Occorre solo calcolare quanto tempo trascorrerà prima che gli immigrati musulmani – pacificamente – diventino più numerosi degli abitanti dei paesi che li avevano ospitati e, quindi, possano, democraticamente, dettare le leggi o, meglio, la legge (la sharia).

L’autore ripete stancamente il consueto pregiudizio sui lavori umili e manuali che gli italiani non vorrebbero più svolgere, al contrario degli immigrati, che espletano «mansioni che i nostri giovani si rifiutano di fare». Però, affermando che gli stranieri «accettano docili lavori “al nero” e salari da fame, cioè di far quello che noi non vogliamo fare», implicitamente riconosce che il problema non è che gli italiani non intendono svolgere certi lavori, ma che non vogliono essere sfruttati e che, pertanto, la disoccupazione è dovuta anche al fatto che i migranti lavorano sottocosto e al di fuori di ogni regola.

In alcuni passi del libro l’atteggiamento del saggista nei confronti degli islamici violenti e perfino terroristi è addirittura giustificazionista: «può sembrare poi non così assurdo l’abbandono del paradiso dei consumi […] a vantaggio del paradiso all’ombra delle spade» e «non c’è poi da meravigliarsi se […] la reazione della gente è “sbagliata” e si volge magari a al-Qaeda o all’Is». Siccome, però, Cardini è tutt’altro che ignorante e sprovveduto, più e più volte deve ammettere che l’islam non è proprio del tutto quella religione “di pace e amore” che vuol farci intendere, evidenziando «l’indubbia componente guerriera e perfino violenta della sua cultura». Nel passato l’Islam è stato tollerante e rispettoso delle altre religioni? In effetti, persino «i neoconvertiti venivano tenuti, come mawali (“clienti”, “liberti”), in uno stato di parziale soggezione, e si arrivava – sia pur illegittimamente – a richieder loro di continuar a pagare la jiziya la “tassa di capitazione” imposta ai dhimmi».

Nessun espansionismo odierno da parte dell’islam? Cardini deve pur piegarsi all’evidenza che «la religione musulmana si stia imponendo in Europa come la seconda dopo quella cristiana; che i centri culturali e i luoghi di culto islamici si stiano moltiplicando [dove] si sta svolgendo un’attività missionaria e proselitistica anche intensa [… e] che si stiano aggiungendo europei convertiti in un numero […] non trascurabile». Lo storico ammette che vi sono aspetti dell’islam del tutto contrari alla nostra civiltà: l’assoluta «ostilità per le immagini umane» (il che già lo renderebbe incompatibile con la cultura e l’arte occidentali); l’«inumazione del cadavere direttamente nella terra» (addio norme igienico-sanitarie); l’«alimentazione halal», crudele verso gli animali macellati; per non dire dell’abbigliamento, della separazione dei sessi, delle liturgie musulmane.

Vi è il forte rischio di cadere in un buonismo acritico: «le difficoltà esistono e non si possono aggirare né in nome dell’ottimismo del cuore, né in quello della retorica irenistico-ecumenica». Intanto, i cristiani d’Asia spariscono: ad esempio, nel 2003 la comunità caldea «contava ben 35.000 fedeli, mentre nel decennio successiva è scesa a 3.000 (diminuendo cioè di oltre il 90%)». L’Oci (Organizzazione della cooperazione islamica) si preoccupa solo che i paesi occidentali «adottino comportamenti ispirati a maggior rispetto e comprensione per la cultura dell’islam», giungendo a «conclusioni non sempre chiare e convincenti». Cardini lamenta il rischio «di pubbliche o di private violenze» da parte di occidentali verso gli immigrati musulmani. Ebbene, alzi la mano chi ne è stato testimone, mentre, al contrario, sono decine le stragi commesse da islamici, anche con regolare cittadinanza, nei confronti degli europei.

Nonostante tutto, quello che non manca nel libro di Cardini è la spocchia, l’intolleranza, il disprezzo, del resto tipico dei “politicamente corretti”, per coloro che definisce “islamofobi” e per le loro posizioni (l’«orianismo» – scrive lui – della Fallaci): «dinanzi a che tipo di interlocutori ci troviamo», lamenta. Addirittura, con una sorta di damnatio memoriae, alcuni avversari delle tesi del saggista non vengono neanche nominati. Magdi Cristiano Allam è citato in modo sbrigativo quale «un giornalista che si qualifica come un convertito dall’Islam al cristianesimo», Daniela Santanchè una «pasionaria dell’estrema destra dell’era berlusconiana». Perdiana, professore, almeno un po’ di stile e di cavalleria!



https://www.facebook.com/pietro.marinel ... 0518957652
Franco Cardini - L'Occidente ringrazi l'Islam
https://www.youtube.com/watch?v=tqUy1Roj4a8

Francesco Birardi
Cardini è un "fascista rosso", in realtà MOLTO più rosso che fascista. Odia l'America, origine di tutti i mali che affliggono il pianeta, sentina di ogni depravazione, simbolo stesso di questa civiltà capitalista, imperialista, corrotta, usuraia, giudaica, oppressiva, schiavista, sfruttatrice dei popoli.... ragion per cui si schiera sistematicamente coi suoi nemici, ieri l'Urss, il Vietnam, Fidel Castro.... oggi i Palestinesi, l'Islam, l'Iran, la Corea del Nord.... Il CheGuevara è un suo eroe, come oggi probabilmente lo è Maduro, il carnefice del Venezuela. La sua concezione dell'Islam riflette solo o una enorme ignoranza (complimenti allo "storico"!) o il solito abuso ideologico della storia.... E idem dicasi dei suoi estimatori. Gl'importa un caxxo dell'Islam a loro! L'importante è che distrugga gli odiati Yankees e gli odiatissimi Ebrei.... In pratica la stessa identica posizione della Sinistra più estrema.

Cardini è il pupazzo da ventriloquo di Chomsky... una patetica miscela tra Giulietto Chiesa, Gino Strada e Noam Chomsky.... Spazzatura. La "civiltà araba" non esiste, e lui lo sa benissimo. Ma continua, da vero marxista ontologicamente disonesto, a propinarci questa stupida favoletta! Come molti intellettuali irrigiditi nei propri schemi ideologici, Cardini continua a interpretare la storia (e quel che è peggio, la realtà) attraverso le lenti deformanti della sua ottica "anticapitalista e antimperialista" a qualunque costo... Il MALE per lui sono gli Usa, il "Sionismo internazionale", il capitalismo, il materialismo, l'individualismo, il liberismo, il colonialismo, l’imperialismo yankee, ecc. ecc... tutta la litania "demo-pluto-giudaico-massonica" che ben conosciamo. E questo sarebbe uno "storico"??? Io credo che Cardini, come Buttafuoco e tanti altri "cameragni", abbia terminato il lungo giro che dal fascismo porta al comunismo, e che oggi approda finalmente all'Islam, l'unico vero nemico del Satana giudaico-americano.


Ornella Mariani
personalmente ritengo che parlare ancora dei deliri di franco cardini, trombone sfiatato del medievismo italiano, sia una gran perdita di tempo e una per lui immeritata occasione pubblicitaria. Caro Francesco Birardi, il problema di Cardini è patologico: non odia l'America o quanto essa esprima ma odia se stesso ed il dover convivere con se stesso; con le proprie frustrazioni; con la propria proterva faziosità; con la propria supponente incoerenza; con le scempiaggini che dice e che scrive; con la assoluta mancanza di sobrietà nell'esprimerle e con il discutibile lessico. Il suo top? Avere imbarazzato , in occasione della tragedia dell'11 settembre, finanche un Bruno Vespa con affermazioni imbarazzanti quanto insulse ed avulse dalla realtà. A mio avviso, malgrado i premi ( che sono solo risultanze di "merito politico"....: anche Obama ha vinto un Nobel per avere condiviso la politica sanguinaria della Clinton!!!! e anche Dario Fo ha vinto un improbabile Nobel per la letteratura) Cardini è professionalmente un mediocre, incapace di lucide e documentate analisi, e un ingombrante rinnegato: la docenza prescrive l'etica e l'onestà intellettuale. E se Cardini è diventato islamologo e filoislamico, vuol dire che insegna l'odio predicato da un folle pedofilo; che manca di etica e di onestà intellettuale e che, pertanto, costituisce un pericolo sociale. Da ultimo: nessun docente degno di questo nome avrebbe accettato di essere "governato" da un ministro della Istruzione con terza media ....Ciò detto, con tutto il rispetto, per ogni diversa opinione, vi prego di considerare che in Italia ci sono fior di Medievisti rispettabili, preparati e corretti....
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Berto
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Il maomettismo e i maomettani son una minaccia per l'umanità

Messaggioda Berto » ven ago 04, 2017 6:44 pm

Apologia e ideologia. Il caso Cardini
Niram Ferretti
25 agosto 2016

http://www.linformale.eu/3873-2

Occuparsi di Franco Cardini significa occuparsi di uno strenuo apologeta dell’Islam interpretato nella luce benevola di grande culla della civiltà e purgato di tutto ciò che non collima con questa rappresentazione mitica. Cardini appartiene a quella categoria cospicua di storici e studiosi che hanno sottomesso l’analisi puntigliosa e il più possibile oggettiva dei fatti, all’ideologia. Il suo antiamericanismo, figliato in anni giovanili dall’appartenenza alla destra paneuropeista di Jean Thiriart, il cui obbiettivo era quello di sganciare l’Europa dagli Stati Uniti e dal patto atlantico, non è mai venuto meno, anzi si è rafforzato in modo esponenziale, tanto da farlo apparire una filiale di provincia della casa madre (ahimè per lui, americana e pure ebrea, quella di Noam Chomsky).
L’Islam fantasticato da Cardini è infondo nulla più che una gigantesca messinscena in cui le parti più violente e indigeribili con le quali ci dobbiamo confrontare oggi non sono altro che l’effetto di cause a loro esterne, ovvero dell’Occidente brutto, sporco e cattivo, il vero e perenne villain dal volto sfigurato come quello di Dorian Grey, per le turpitudini commesse.
In una recente intervista concessa a un intervistatore accovacciato, Cardini ci ha regalato alcuni estratti del suo romanzo islamico. Il nostro compito, qui, è di aggiungervi alcune dolenti postille.
Su i terroristi musulmani questo è ciò che ci viene propinato.
“L’Islam non viene usato come fede religiosa ma come un’ideologia politica. Un’ideologia fondata sul movimento di riscossa di tutte le genti che aderiscono ad esso, una riscossa che non persegue, come debbono i credenti, la propria salvezza, bensì l’egemonia sul mondo. La stessa egemonia che l’Islam ha avuto dal VII al, grosso modo, XVIII secolo, prima che l’Occidente progressivamente gliela strappasse. Questa non è fede religiosa, ma ideologia politica. Chi vi aderisce può essere religiosissimo, ma quella è un’ideologia politica. In nome della quale addirittura si scambiano le carte in tavola: si forzano i dettami della shari’a fino al punto di falsare i termini del rapporto con i cristiani. Dire che i cristiani non hanno diritto di stare in territorio musulmano contraddice il diritto coranico, che è molto chiaro.”
Per Cardini, o meglio per il Cardin dell’Islam che lo rimodella secondo il proprio estro sartoriale, ci sarebbe una differenza sostanziale nell’Islam tra fede religiosa e politica. Da una parte ci sarebbero i credenti, con la loro fede, e dall’altra gli ideologi politici. Peccato che quanto egli dice contraddice palesemente la stessa ragione d’essere dell’Islam che è essenzialmente teopolitica fin dal principio e non è mai venuta meno. “L’egemonia sul mondo” è infatti statuita coranicamente come compito perrenne dell’Islam.
Nelle limpide parole di Ignaz Goldziher, uno dei più grandi islamologhi di sempre, “Maometto è il profeta della lotta e della guerra…Ciò che egli fece inizialmente nell’ambito arabo vale come testamento per i suoi seguaci: lotta contro gli infedeli, estensione non tanto della propria fede quanto della propria sfera di potere, che è la sfera di potere di Allah. I combattenti dell’Islam devono innanzitutto sottomettere, più che convertire gli infedeli”.

La natura intrinsecamente politica dell’Islam si manifesta chiaramente nella sua ripartizione del mondo in due sfere opposte e inevitabilmente in conflitto tra di loro, dār al-Islām (La Casa dell’Islam) e Dār al-ḥarb (La Casa della Guerra). I kafir (gli infedeli) che si trovano nel Dār al-ḥarb, devono essere sottomessi all’unica vera e originaria religione dell’umanità.
Come recita la sura 9:5 del Corano, “Quando i mesi sacri sono trascorsi, uccidi i kaifir ovunque li troverai. Prendili prigionieri, assediali, e attendili con ogni genere di imboscata. Se si sottomettono all’Islam osserva la preghiera e paga le tasse ai poveri, poi lasciali andare. Allah è generoso e misericordioso”.
Su una cosa ha ragione Cardini, la shari’a non impedisce ai kafir, in questo caso i cristiani, di stare nello stesso territorio dei musulmani. Solo che bisognerebbe dire in che modo ci sono stati per secoli, da dhimmi, sottomessi cioè alla supremazia e protezione islamica. Sulla questione, Abu l-A’la Maududi, eminente teologo pakistano non la manda a dire:
“Uno stato islamico è obbligato a distinguere (vedi alla voce discriminare) tra musulmani e non musulmani. Tuttavia la legge islamica, shari’a garantisce ai non musulmani alcuni diritti stabiliti oltre ai quali non viene loro permesso di immischiarsi negli affari dello stato non sottoscrivendo la sua ideologia”.
Sì, dice Maududi, i cristiani o gli ebrei, o altri, possono stare qui da noi, ma in una condizione subordinata e minoritaria, non essendo infatti musulmani. Per lungo tempo i kafir hanno dovuto pagare nella loro condizione di dhimmi, la jiza, il “pizzo” legalizzato dallo stato islamico per la protezione offerta. Protezione contro chi? Soprattutto contro i musulmani stessi. Questa pratica è rimasta in voga fino alla fine del XIX secolo, ma di fatto la sua pratica non si è estinta del tutto. Ancora nel 2013 i Fratelli Musulmani la imposero a quindicimila egiziani copti nel villaggio di Dalga. Nella sua interpretazione fedelmente rigorista dell’Islam, l’ISIS ne ha ripristinato la pratica in stretta osservanza con ciò che afferma il Corano al riguardo (9,29).
Su tutto ciò naturalmente lo storico toscano sorvola e resta in attesa della prossima domanda dell’intervistatore supino, ammaliato dal verbo del suo intervistato. Questa giunge attesa e inevitabile. Il sufismo come esempio di Islam superiore e illuminato. Cardini-Cardin non fa attendere una nuova creazione. Sì, i Sufi sono sicuramente pia e devotissima gente unicamente interessata alla mistica e all’unione beatifica con Allah, tuttavia…
“Una certa animosità, che poi è divenuta inimicizia e ostilità tra i Sufi e i movimenti fondamentalisti, è nata alla fine del XX° Secolo con gli sviluppi propriamente militari del wahabismo, un movimento che hanno incrementato i sauditi per far piacere agli americani durante la guerra in Afghanistan. Da lì sono nati tutti i problemi che conosciamo oggi”.
Davvero? Evidentemente Al-Ghazali, uno dei maggiori pensatori islamici e Sufi esemplare doveva essere un anacronismo vivente vista la sua rigorosissima ortodossia islamica, che con terminologia moderna si potrebbe sicuramente definire “fondamentalista”. Acceso sostenitore del jihad e della dhimma, come è scritto chiaramente nel Wagjiz, che è del 1101. Ma Al-Ghazali, si sa, era figlio del suo tempo, lo stesso tempo cristallizzato che ritroviamo nell’opera del Sufi, Hussein Tabandeh vissuto molti secoli dopo, rigorista quanto Al-Ghazali realtivamente all’implementazione più rigorosa della shari’a e sostenitore in accordo con la tradizione suprematista più consolidata dell’Islam, dell’inferiorità dei non musulmani rispetto ai musulmani.
Tabadesh scrisse un intero trattato contro la Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo che diventò la base sulla quale il governo teocratico di Theran ha basato la sua legislazione relativamente ai non musulmani. Tabadesh non è un’aberrazione tra i Sufi. Egli segue la tradizione dei dervisci Sufi turchi il cui fanatismo ha contribuito all’islamizzazione forzata dei cristiani nell’Asia Minore. E’ in buona compagnia con altri Sufi illuminati come Sirhindi (morto nel 1624) Shah Wali-Allah ( morto 1762), anch’essi sostenitori accesi della classica visione suprematista e jihadista dell’Islam, la medesima esposta senza infingimenti dall’ISIS.

Ma per Cardin-Cardini il sufismo è solo unio mistica e pratica interiore. Quanto al wahabismo “incrementato dai sauditi per fare piacere agli americani durante la Guerra in Afghanistan”, siamo al pieno delirio di una mente deragliata da troppo antiamericanismo.
Il wahabismo, credo dominante in Arabia Saudita, che si oppone radicalmente alla versione sciita dell’Islam, non ha certo avuto bisogno degli americani per incrementarsi né della guerra in Afghanistan. E’ dal 1970 che l’Arabia Saudita finanzia cospicuamente le madrasse e le moschee in tutto il mondo per espandere il radicalismo wahabita. Nel 2013 il Parlamento europeo lo ha identificato come la fonte principale del terrorismo globale. Ma per Cardin-Cardini il terrorismo globale di matrice islamica è 1) una ideologia politica che non ha nulla a che vedere con l’Islam, religione di pace, concordia e dialogo, 2) è un prodotto degli Stati Uniti, i quali lo avrebbero anche misteriosamente determinato in Africa, nelle Filippine, in Tailandia e in India, dove la presenza e gli interessi americani sono stati marginali o nulli.
Mancano due preziosi tasselli. Uno riguarda un cavallo di battaglia dell’apologetica islamica, “il debito immenso” che l’Occidente deve all’Islam. Per Cardini, “L’Islam è alla base della modernità”.
Ascoltiamolo.
“Non dobbiamo dimenticare che il succo della modernità è anche l’elaborazione tecnico-scientifica di dati che attraverso la cultura medievale provenivano dal’Islam. I dati che venivano dall’antichità comunque la cristianità occidentale li ha potuti elaborare grazie all’apporto islamico.”
Bisogna qui fare una considerazione essenziale. E’indubbio che durante la dinastia degli Abassidi vi fu una notevole fioritura culturale in ambito islamico dei cui frutti godette l’Europa, ma tutti questi frutti assimilati dal mondo musulmano e poi trasferiti dentro quello occidentale non hanno nulla di autoctono, di specificamente musulmano. Infatti sono di derivazione principalmente greca, indù, persiana. Tutte le elaborazioni di pensiero sorte in ambito islamico non sono state generate dall’humus musulmano in quanto tale, sempre e prioritariamente ancorato al proprio testo sacro come fonte ultima di legislazione e conoscenza, ma nonostante esso. Come ha scritto Bernard Lewis, l’impero islamico ereditò “il sapere e le abilità del vicino Medioriente, della Grecia e della Persia, vi aggiunse nuove e importanti innovazioni dall’esterno, come la fabbricazione della carta dalla Cina e i numeri decimali dall’India”. Con l’eccezione di alcuni personaggi di grande levatura intellettuale, come Al-Farabi, Omar Kahayyam, Al Khawarzami, Averroe, Avicenna, e pochi altri, tutti in odore di eresia in quanto critici della religione musulmana ed estimatori soprattutto della ragione, l’Islam ha proceduto lungo la strada di una progressiva svalutazione della ragione e di conseguenza della ricerca scientifica. Nessuno di questi autori e pensatori era un devoto o buon musulmano secondo i criteri dell’ortodossia islamica. Il trionfo di Al Ghazali nel dodicesimo secolo, per il quale l’indagine razionale era da subordinare completamente all’azione divina, e a suo seguito, il progressivo consolidarsi dell’ortodossia islamica, mise fine all’impresa scientifica già agli albori del tredicesimo secolo. Ma per Cardini “la base della modernità” sarebbe l’Islam.
Non si può concludere senza farci mancare l’elogio dell’attuale papa, il quale invece della indimenticabile lectio di Ratisbona svolta dal suo predecessore, Benedetto XVI ci ha spiegato che l’esortazione gesuana a convertire le genti può essere ritenuta una forma di conquista non dissimile a quella che si trova radicata nella natura dell’Islam (e questa ultima considerazione, di una consustanzialità tra Islam e conquista dovrebbe forse dispiacere a Cardini).
Sulla possibilità del dialogo tra cristianesimo e Islam ci viene infine detto:
“Il dialogo risulta possibile finché almeno nella Chiesa Cattolica (e mi risultano posizioni simili anche in altre chiese cristiane) c’è una figura come Francesco. Egli ha capito due cose: prima di tutto la grossolanità degli errori strategici in corso, poiché bombardare dall’alto vuol dire semplicemente fomentare odio e regalargli adepti. E poi che il modo vero per contrastare il Califfo è la diplomazia, non ricreare i “crociati”, come la propaganda islamista ci descrive. Bisogna neutralizzare queste sciocchezze. Il Papa è il primo nemico del Califfo. Da cristiano, si sta rimettendo alla Volontà Divina. Un Sufi direbbe che è si sta comportando da vero musulmano.”
Non c’è bisogno di essere un Sufi per considerare il comportamento del papa quello di un vero musulmano, basta infatti leggere le sue dichiarazioni, di cui una parafrasata sopra, tutte tese a volere separare la violenza islamica dalla religione che trova in essa la sua giustificazione ed evitando di mostrare come l’Islam e il cristianesimo siano di fatto incompatibili. Ci vorrebbe di nuovo un papa della grandezza testimoniale e fervente di Giovanni Paolo II per dire ciò che disse in tempi non ancora supini al politically correct, quando affermò “Chiunque, conoscendo l’Antico e il Nuovo Testamento legga il Corano, vede con chiarezza il processo di riduzione della Divina Rivelazione che in esso si è compiuto…Non soltanto la teologia ma anche l’antropologia dell’Islam è molto distante da quella cristiana”.
Per quanto riguarda i bombardamenti, Cardini propone di non fare nulla. Bombardare significa infatti, “fomentare l’odio e regalare adepti”. Meglio non fare niente, osservare da lontano e lasciare per esempio, la Siria al suo destino. Si resti in attesa confidenti. Forse vincerà Assad, forse l’ISIS riuscirà a scalzarlo, noi aspetteremo e vedremo. Il Cardini stratega militare ci indica un mondo senza guerra e senza difese in attesa che quell’Islam illuminato, frutto della sua accalorata immaginazione, prepari l’avvento di una nuova modernità europea.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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