Ecco chi nega che l'Islam o nazismo maomettano sia una minaccia, un pericolo e una tortura tragica per l'umanità intera. Ovviamente i maomettani di ogni tempo e di ogni luogo a cominciare da Maometto.Ovviamente i maomettani italiani negano che l'Islam sia una minaccia; negano come tutti i colpevoli, negano com i mafiosi e come i delinquenti abituali e come coloro che li difendono a spada tratta come certi cattolici a cominciare da Bergoglio l'orrendo santificatore di Maometto e del Corano:Presentazione del libro "L'islam è una minaccia. Falso!" di Franco Cardini (Edizioni Laterza)09 NOV 2016
http://www.radioradicale.it/scheda/4914 ... ni-laterza“L’Islàm e’ una minaccia? FALSO!”Lo dimostra Franco Cardini
19 aprile 2016 Massimo abdul Haqq Zucchi
http://www.civiltaislamica.it/recension ... ccia-falso L’illustre storico italiano ha da sempre approfondito, oltre allo studio della società medievale europea in particolare, in special modo i rapporti di questa con il mondo islamico.
Cardini, pur essendo cattolico, fa parte di quel settore del mondo cattolico che mette avanti la storia vera, con i suoi documenti, per dimostrare che il rapporto del mondo islamico col mondo europeo è da sempre storicamente fatto di scambi e rapporti commerciali, politici e culturali, oltre che di scontri. Dunque, due mondi che, oltre a combattersi, si sono anche incontrati e intrecciati in innumerevoli occasioni e modi.
Questo è solo l’ultimo di una lunga serie di scritti dello storico fiorentino sull’argomento, che tutti dovrebbero leggere per cominciare ad avere le idee più chiare su questi argomenti.
Con Cardini, si è immersi comunque nel mondo della storia e della cultura, quella vera, che è tale perché volta alla comprensione, strada primaria da percorrere per chiunque remi in direzione della pace.
Le osservazioni critiche che si potrebbero fare sono di scarsa o nulla importanza, rispetto all’impostazione del libro, che ricalca i precedenti, e si concentra maggiormente nel contrastare i luoghi comuni ripetuti, spesso in maniera del tutto pappagallesca, dai fautori più o meno prezzolati dello “scontro di civiltà” che Cardini chiama, molto efficacemente, “spacciatori di bugie politiche e mediatiche”.
Più di tutto, parlano i titoli di alcuni dei capitoli, che elenchiamo qui di seguito:
“L’Islam moderato non esiste”
“Islam e modernità sono inconciliabili”
“Il Corano è un libro di guerra”
“Europa e Islam sono nemici da sempre”
“I musulmani ci odiano”
“I musulmani stanno invadendo l’Occidente”, ecc.
Invece di dilungarci troppo, riteniamo più utile citare un brano del libro (pagine 112-113-114), che dà un’idea molto precisa della serietà del contenuto.
“Ai primi dell’VIII secolo la costa settentrionale dell’Africa era interamente musulmana e le fiere popolazioni berbere, già restie ad accettare il cristianesimo, islamizzate: quello sarebbe stato per gli arabi il “Maghreb”, l’Occidente. Sappiamo bene che, tanto nel caso dell’impero bizantino cristiano quanto in quello dell’impero persiano mazdaico, l’Islam giunse a risolvere una serie di conflitti interni: le popolazioni, stanche della tirannia o della decadenza dei vecchi sistemi, accolsero i musulmani come liberatori e spesso si convertirono alla loro fede o comunque ne accettarono l’egemonia, ben più mite di quanto non fosse stato, ad esempio, l’impero bizantino che trattava i cristiani del Vicino Oriente e dell’Egitto, la maggioranza dei quali era inquadrata nella Chiesa monofisita o nestoriana, come eretici e di conseguenza come ribelli, imponendo loro pesanti tasse e costringendoli a subire umiliazioni e deportazioni. La condizione di dhimmi, soggetti ai musulmani, che comportava come vedremo il pagamento d’imposte sopportabili e qualche restrizione nel campo civile, era per i cristiani orientali di gran lunga più sopportabile del dispotismo bizantino. Altro che conquista solo con la spada, secondo un semplicistico e ingiustificato clichè molto diffuso, ohimè, anche a livello d’insegnamento scolastico! La conversione dei popoli pagani al cristianesimo, dal V secolo in poi, è stata ben più violenta e sanguinaria: dalle persecuzioni di età posteodosiana ale campagne militari-missionarie carolinge e ottoniane in Occidente e dei bizantini durante la dinastia macedone dei secoli X-XI, sino alle campagne dei cavalieri teutonici contro slavi e balti, quindi ai conquistadores spagnoli e ai bandeirantes portoghesi in America latina e, infine, alle stragi dei coloni francesi, inglesi, tedeschi, belgi e olandesi in Asia e in Africa fra XVI e XX secolo”.
C’è nulla da aggiungere. A chiunque voglia iniziare ad approfondire questi argomenti, consigliamo vivamente di leggere questo brano una cinquantina di volte, e di imprimerselo bene in testa.
Alberto PentoIn questa presentazione Gardini mostra tutta la sua faziosità di storico al servizio della menzogna politico-ideologica, poiché non ci dice come il cristianismo prima di divenire religione dell'impero romano, si diffuse in tutto il Mediterraneo, il Medio Oriente, l'Egitto, l'Anatolia, ecc., senza alcun spargimento di sangue ma solo con la buona parola e con il buon esempio dei cristiani, mentre il maomettismo si diffuse esclusivamente con la spada. con il terrore fin da subito a partire dal suo fondatore Maometto.
Basta semplicemente confrontare la vita, la parola e gli atti dei due fondatori: l'ebreo Cristo e il beduino Maometto.
Poi questo "storico della menzogna" non ci dice che i sistemi imperiali d'Europa, anche se cristiani, impero romano d'occidente, impero bizzantino e impero carolingio non erano teocrazie cristiane in quanto non agivano secondo i dettami di Cristo come invece fanno da sempre gli imperialismi islamici secondo i dettami del Corano e l'esempio di Maometto. ... Critica in lavorazione
Cardini: l’Islam non è una minacciaGianni Valente
2017/01/03
http://www.lastampa.it/2017/01/03/vatic ... agina.html Questa Europa «stanca e invecchiata» (come l’ha definita papa Francesco), minata da una pervasiva dissoluzione del legame sociale, insidiata da un dilagante individualismo autoreferenziale e governata dalla religione globale del denaro (fenomeno decisivo per comprenderne le dinamiche), da alcuni decenni si trova alle prese con l’Islam. È un termine, questo, rispetto al quale nessun europeo si sente ormai estraneo e intorno al quale si accendono discussioni pubbliche che spesso assumono toni scomposti, persino violenti. E tratti molto superficiali. In questo passaggio d’epoca urgono riflessioni pensate e pacate, conoscenze storiche e religiose corrette, analisi accurate, capacità di visione, cuore saldo nella compassione (indispensabile affinché ogni comunità umana resti “comunità” e “umana”): un lavoro non frettoloso, che si mostri in grado di far fronte con intelligenza e sensibilità ai molti mutamenti in atto e agli interrogativi che si levano nella società europea.
Sull’Islam abbiamo rivolto alcune domande allo storico Franco Cardini, autore del volume di recente pubblicazione “L’islam è una minaccia? [Falso!]” (Laterza). Già docente di Storia medioevale all’Università di Firenze e in altri atenei europei ed extraeuropei, Cardini attualmente è membro del Consiglio direttivo dell’Istituto Storico Italiano per il Medioevo e professore emerito dell’Istituto di Scienze Umane e Sociali annesso alla Scuola Normale Superiore.
Può illustrare brevemente la tesi centrale del suo volume?
«L’Islam è una religione che conta oltre un miliardo e mezzo di fedeli ed è quindi la seconda religione più diffusa al mondo, dato che i cristiani ammontano a poco più di due miliardi. I musulmani nella stragrande maggioranza sono insediati tra l’Africa occidentale e il Sud-est asiatico (nel senso della longitudine) e tra Caucaso, Asia centrale e Corno d’Africa (in quello della latitudine). Essi fanno parte, nella quasi totalità, di quell’85-90% del genere umano che, secondo i dati più recenti diffusi dall’ONU, vive gestendo appena il 10-15% delle ricchezze mondiali. E qui sta il punto. A mio giudizio nella nostra epoca il vero nemico da battere non è l’Islam (che oggi è realtà polimorfa e in cammino per superare alcune contraddizioni) e neppure la sua tragica e brutale deformazione, il fondamentalismo islamico (che, ovviamente, va contrastato).
Il vero nemico, il verme che sta corrompendo la terra è l’ingiusta ripartizione delle ricchezze del pianeta, l’assurdo, osceno squilibrio di una umanità divisa tra pochi ricchi e una sterminata moltitudine di poveri. Papa Francesco non perde occasione di ricordarcelo: l’Enciclica Laudato si’, sotto questo profilo, è esemplare. La nostra economia uccide e occorre perseguire la giustizia, che non consiste solo in una equa distribuzione delle risorse ma passa attraverso un mutamento radicale di valori e stili di vita. E, aggiungo, attraverso, ad esempio, il rispetto del diritto internazionale».
A cosa si riferisce in particolare?
«Mi riferisco a quel comma importantissimo e sempre disatteso secondo il quale le ricchezze del suolo e del sottosuolo di una determinata area appartengono a coloro che lì sono insediati. Da quando, mezzo millennio orsono, è iniziato il colonialismo e quindi la globalizzazione (perché essa è iniziata allora) questo principio è stato costantemente violato. Ora siamo arrivati alla fase del redde rationem e l’imponente afflusso di migranti nel ricco Occidente ne è una delle espressioni più vistose. Il nemico da battere, lo ripeto, è questo ingiusto sistema economico: esso ha innegabilmente reso prospero l’Occidente, ma ha generato uno squilibrio che è ormai improscrastinabile curare, anche nel nostro stesso interesse. Invece, in Occidente, ci siamo concentrati di volta in volta su altri nemici che ci hanno distratto da quello più feroce: dapprima, tutto il male del mondo era causato dal nazismo e dal fascismo, poi, caduti quei regimi, tutte le colpe furono dell’Unione Sovietica e del comunismo; finito l’impero sovietico e il tramontato il comunismo, ora si è passati al fondamentalismo islamico (fingendo di non sapere che è stato tenuto a battesimo dalle potenze occidentali) e, più in generale, all’Islam.
Che l’Islam sia una minaccia sta ormai diventando un dogma laico, diffuso dai Signori della Paura, i quali – per fini economici, ma anche in vista di vantaggi politici ed elettorali – sfruttano le insicurezze e i timori delle persone istigando all’odio. I loro metodi vanno smascherati».
Nel volume lei afferma che al fine di far apparire effettivo, vero, reale, irrefutabile alla luce della ragione questo dogma laico «si tende a rivestirlo di prove o di qualcosa che loro somiglia». Può illustrare come avviene questo processo?
«Le tecniche di questi Signori paiono ispirate al romanzo “Il montaggio” di Vladimir Volkoff: si spigola fra i fatti di cronaca mettendo in fila eventi orribili, snocciolando uno dopo l’altro nomi, fatti, date così da dare l’impressione che i musulmani siano ovunque e sempre una minaccia. Ogni fatto di cronaca nera, anche minimo, il cui protagonista è un musulmano, viene ingigantito e proposto a modello. Si passa quindi senza scrupolo alcuno dalla presentazione analitica e casistica, fondata magari su un numero circoscritto di episodi, a un’indebita generalizzazione sulla base di una arbitraria selezione degli eventi proposti come esemplari: si descrive un albero ma lo si presenta come fosse uno qualunque di una foresta di centomila alberi tutti uguali. E così non si riconoscono, consapevolmente e colpevolmente, le migliaia di casi di onesti musulmani che vivono pacificamente nelle nostre città e che stanno cercando (concediamo del tempo) o hanno già trovato il modo di essere bravi musulmani non solo in Europa, ma d’Europa. Queste migliaia di persone inappuntabili non fanno notizia, si parla pochissimo di loro. Eppure esistono! Così come esistono, ma sono quasi del tutto trascurati, i molti pronunciamenti, incontri, documenti in cui i musulmani condannano apertamente l’uso della violenza in nome di Dio e prendono le distanze dal terrorismo. I mass media hanno una responsabilità enorme. La disinformazione genera squilibri gravi che danneggiano la democrazia».
Europa e Islam sono nemici da sempre: questa è una delle affermazioni che circolano con maggior insistenza; ma, lei afferma, non è fondata.
«Persino non pochi libri di storia in uso nelle nostre scuole sostengono questa tesi. È falsa. Quello compreso tra il 1200 e il 1500, pur segnato da numerose guerre, è stato uno dei periodi più gloriosi della civiltà europea. È stato il tempo delle grandi cattedrali, della nascita delle università, di importantissime acquisizioni scientifiche, di uno straordinario sviluppo dell’arte. Tutto ciò avvenne grazie a una grande floridezza economica che, nata sotto l’impulso operoso dei comuni, delle repubbliche marinare, delle città mercantili europee, fu determinata in gran parte dai costanti, intensi traffici con il vicino Oriente musulmano».
In questo contesto, che rilevanza ebbero le crociate?
«L’immensa ricchezza duecentesca dell’area mediterranea fu dovuta al commercio tra i paesi cristiani e musulmani e questo fenomeno macroscopico, quasi del tutto ignorato da molti media e da non pochi insegnanti, è ben più rilevante delle crociate che si possono considerare punture di spillo. L’Islam, nel suo complesso, non si è veramente reso conto di quanto era accaduto sino all’Ottocento, tanto che non esisteva neppure un termine arabo per definire le crociate. Nell’Ottocento i musulmani utilizzarono un neologismo (“hurub as-salibyya”, “guerre della croce”) quando dovettero tradurre i testi scolastici che le potenze coloniali imponevano di adottare. Le crociate – considerate come difesa contro un Islam aggressivo e sanguinario – vennero usate dagli occidentali quasi come antefatto giustificativo del loro dominio, ossia per dare giustificazione morale al colonialismo. Giova però ricordare che la prima grande espansione musulmana, iniziata nel VII secolo – contrariamente a quanto molti credono – si verificò con pochissima violenza (come ho diffusamente spiegato nel mio libro): i popoli si lasciarono conquistare, l’Islam ebbe vita facile nella sua espansione a causa della debolezza dell’impero persiano e di quello bizantino il quale, pur glorioso, a quell’epoca era in forte crisi. Bisogna inoltre rammentare che talora i cristiani imposero il proprio credo con la spada: si pensi a Carlo Magno o all’Ordine Teutonico dell’Europa nordorientale del medioevo. In conclusione, chi sostiene che Europa e Islam siano da sempre nemici e che ciò sia sempre avvenuto per colpa totale o prevalente dell’Islam mostra di conoscere assai poco la storia».
Che ha molto da insegnare.
«Certo, se si accetta di ascoltarla. Ai cristiani, ai musulmani, agli uomini di buona volontà la storia fornisce il modello di tempi nei quali la convivenza era non solo possibile ma anche franca e cordiale: si pensi ad esempio all’impero mongolo o al sultanato di al-Akbar nell’India moghul tra XVI e XVII secolo. Ma i modelli storici restano lettera morta se non si afferma la volontà di seguirne i suggerimenti, di far vivere il seme che essi hanno piantato. Questa è, a mio avviso, la sostanza della sfida odierna».
In questo passaggio d’epoca, quale dovrebbe essere a suo giudizio il compito dei cristiani?
«Le imponenti migrazioni degli ultimi anni stanno creando in moltissimi italiani ed europei un forte senso di disagio e insicurezza: sottovalutarlo e non farsene carico sarebbe un errore. Ma sarebbe ancor più sbagliato alimentarlo. Papa Francesco ci sta dando l’esempio, sia distinguendo la fede islamica dal terrorismo fondamentalista, sia incoraggiando tutti a costruire vita buona con le disperate genti che giungono in Europa, anche con quelle musulmane. Penso che un cristiano dovrebbe sentire in modo speciale il dovere di aiutare chi è più vulnerabile e abbia anche il dovere di andare controcorrente affermando con un po’ di coraggio civile, se occorre, alcune verità scomode rispetto al mainstream attuale.
Non possiamo nascondere che vi sono obiettive difficoltà teoriche e concettuali nel dialogo tra cristiani e musulmani che non si possono aggirare né in nome dell’ottimismo del cuore, né in quello della retorica irenistico-ecumenica. Tuttavia il dialogo prosegue in modo proficuo e, nella pratica, nella vita di tutti i giorni, la convivenza pacifica si rivela possibile e infatti esiste. La Chiesa, con parole e opere concrete, sta indicando a tutti la strada con grande chiarezza. L’edificazione di legami buoni nella quotidianità passa attraverso un lavoro artigianale: e il primo mattone è la comprensione reciproca, che è arte difficile. L’immigrato musulmano fa paura, ma se quel volto anonimo comincia ad avere un nome, se scopriamo che anche lui, come noi, ha figli da mandare a scuola, genitori da accudire, problemi di salute, sogni e preoccupazioni, allora le cose possono iniziare a cambiare. Certo, bisogna impegnarsi. Penso che nella quotidianità i cristiani debbano continuare a promuovere e favorire buone pratiche di incontro e integrazione, costruendo dalla base ciò che le istituzioni, in larga misura, paiono esitanti a progettare. È quanto anch’io cerco di fare».
Vuole illustrare il suo impegno?
«Nel piccolo paese dove vivo, Bagno a Ripoli, alle porte di Firenze, sono giunte alcune famiglie senegalesi, una trentina di persone inclusi bambini e anziani. Il loro arrivo ha scatenato molte proteste: da parte mia, insieme ad alcuni amici, ho voluto conoscere le ragioni di tutti e sto cercando di organizzare incontri tra i residenti e i migranti affinché si conoscano, coinvolgendo in quest’opera il parroco, il sindaco e altri rappresentanti delle istituzioni. Mi sono rivolto per questo al presidente della Regione, che conosco: per rispetto dell’autorità costituita, aspetto un suo cenno prima di procedere in modo che quanto riusciremo a fare appaia come un atto che ha la legittimazione istituzionale e non solo come un gesto frutto della buona volontà di qualche privato cittadino.
In Italia sono moltissime le persone che stanno lavorando per costruire buona convivenza, ma quest’opera sarebbe più efficace se fosse maggiormente e più organicamente sostenuta dalle istituzioni locali e nazionali. I sindaci, ad esempio, dovrebbero promuovere periodici momenti di incontro tra italiani e migranti appena giunti, avvalendosi di mediatori culturali che facciano da interprete. E invece, in molti casi, si limitano a protestare per “l’invasione”».
Franco Cardini islamofiloRino Tripodi
http://www.lucidamente.com/35292-franco ... lo-tripodiNel suo saggio-pamphlet “L’Islam è una minaccia. Falso”, edito da Laterza, lo storico fiorentino cerca di controbattere punto per punto le argomentazioni non “politicamente corrette”. Senza riuscirci quasi per nulla
Dopo aver letto il recente L’Islam è una minaccia. Falso (Laterza, pp. XXII-218, € 10,00) del noto storico fiorentino Franco Cardini, sorge il dubbio che l’autore abbia svolto la stessa operazione che in Dei Sepolcri Ugo Foscolo – errando – attribuiva a Niccolò Machiavelli riguardo ai tiranni. Vale a dire, un “falso” elogio per mostrarne invece gli orrori («gli allòr ne sfronda, ed alle genti svela / di che lagrime grondi e di che sangue»).
In effetti, il saggio di Cardini è talmente pieno di contraddizioni, ammissioni e paradossi, che – riteniamo – alla fine il suo lettore medio guarderà al mondo musulmano con maggior sospetto di prima. Sarà sufficiente citare alcuni brani del libro. Innanzi tutto, lo scrittore commette almeno tre errori di fondo. Il primo. Identifica tout court la cultura occidentale con quella consumistica, ritenendo quest’ultima – a ragione – disastrosa quanto trionfante. Peccato che in realtà non stia vincendo la civiltà occidentale, in quanto lo sfrenato consumismo è ormai il frutto avvelenato di una selvaggia globalizzazione, che poco ha a che vedere con il tanto di buono contenuto nella cultura europea, anzi ne è il più accanito nemico. Il secondo. Ripete di continuo la trita tesi che l’ingiustizia sociale globale sia alla base del terrorismo islamico («la miseria e l’ingiustizia che coinvolgono i quattro quinti della famiglia umana sono purtroppo il vero brodo di coltura del terrorismo»).
Peccato che sia provato che tutti i jihadisti che hanno insanguinato il pianeta erano benestanti o, perlomeno, “ben integrati” e occupati in lavori decorosi e retribuiti. Come del resto scrive lo stesso autore, «i casi più duri di militanza, fino all’attentato suicida, non si registrano all’interno dei ceti subalterni bensì tra le masse mediamente più agiate e colte». In verità, l’ingiustizia sociale nei paesi islamici è provocata ben più dall’assoluta indifferenza nei confronti della povertà, della miseria e dell’ignoranza dei cittadini (o sudditi) da parte dei loro governi, piuttosto che dal presunto “sfruttamento neocolonialista” (l’occidentale medio sta sguazzando nell’oro? non ci sembra).
E, difatti, Cardini ammette che «gli imprenditori sceicchi ben provvisti di capitali […] vengono tra noi o mandano i loro procuratori di affari, di solito dalla penisola arabica, per acquistarci imprese, opifici, impianti alberghieri, compagnie aeree (anche “di bandiera”), addirittura squadre di calcio» Insomma, chi sfrutta chi? Il terzo errore. Lo scrittore non prende in alcuna considerazione le dinamiche demografiche. Com’è noto, il tasso di natalità delle popolazioni islamiche – soprattutto di quelle emigrate in Occidente – è ben maggiore di quelle occidentali (che, invece, talvolta conoscono un calo demografico, come l’Italia). Occorre solo calcolare quanto tempo trascorrerà prima che gli immigrati musulmani – pacificamente – diventino più numerosi degli abitanti dei paesi che li avevano ospitati e, quindi, possano, democraticamente, dettare le leggi o, meglio, la legge (la sharia).
L’autore ripete stancamente il consueto pregiudizio sui lavori umili e manuali che gli italiani non vorrebbero più svolgere, al contrario degli immigrati, che espletano «mansioni che i nostri giovani si rifiutano di fare». Però, affermando che gli stranieri «accettano docili lavori “al nero” e salari da fame, cioè di far quello che noi non vogliamo fare», implicitamente riconosce che il problema non è che gli italiani non intendono svolgere certi lavori, ma che non vogliono essere sfruttati e che, pertanto, la disoccupazione è dovuta anche al fatto che i migranti lavorano sottocosto e al di fuori di ogni regola.
In alcuni passi del libro l’atteggiamento del saggista nei confronti degli islamici violenti e perfino terroristi è addirittura giustificazionista: «può sembrare poi non così assurdo l’abbandono del paradiso dei consumi […] a vantaggio del paradiso all’ombra delle spade» e «non c’è poi da meravigliarsi se […] la reazione della gente è “sbagliata” e si volge magari a al-Qaeda o all’Is». Siccome, però, Cardini è tutt’altro che ignorante e sprovveduto, più e più volte deve ammettere che l’islam non è proprio del tutto quella religione “di pace e amore” che vuol farci intendere, evidenziando «l’indubbia componente guerriera e perfino violenta della sua cultura». Nel passato l’Islam è stato tollerante e rispettoso delle altre religioni? In effetti, persino «i neoconvertiti venivano tenuti, come mawali (“clienti”, “liberti”), in uno stato di parziale soggezione, e si arrivava – sia pur illegittimamente – a richieder loro di continuar a pagare la jiziya la “tassa di capitazione” imposta ai dhimmi».
Nessun espansionismo odierno da parte dell’islam? Cardini deve pur piegarsi all’evidenza che «la religione musulmana si stia imponendo in Europa come la seconda dopo quella cristiana; che i centri culturali e i luoghi di culto islamici si stiano moltiplicando [dove] si sta svolgendo un’attività missionaria e proselitistica anche intensa [… e] che si stiano aggiungendo europei convertiti in un numero […] non trascurabile». Lo storico ammette che vi sono aspetti dell’islam del tutto contrari alla nostra civiltà: l’assoluta «ostilità per le immagini umane» (il che già lo renderebbe incompatibile con la cultura e l’arte occidentali); l’«inumazione del cadavere direttamente nella terra» (addio norme igienico-sanitarie); l’«alimentazione halal», crudele verso gli animali macellati; per non dire dell’abbigliamento, della separazione dei sessi, delle liturgie musulmane.
Vi è il forte rischio di cadere in un buonismo acritico: «le difficoltà esistono e non si possono aggirare né in nome dell’ottimismo del cuore, né in quello della retorica irenistico-ecumenica». Intanto, i cristiani d’Asia spariscono: ad esempio, nel 2003 la comunità caldea «contava ben 35.000 fedeli, mentre nel decennio successiva è scesa a 3.000 (diminuendo cioè di oltre il 90%)». L’Oci (Organizzazione della cooperazione islamica) si preoccupa solo che i paesi occidentali «adottino comportamenti ispirati a maggior rispetto e comprensione per la cultura dell’islam», giungendo a «conclusioni non sempre chiare e convincenti». Cardini lamenta il rischio «di pubbliche o di private violenze» da parte di occidentali verso gli immigrati musulmani. Ebbene, alzi la mano chi ne è stato testimone, mentre, al contrario, sono decine le stragi commesse da islamici, anche con regolare cittadinanza, nei confronti degli europei.
Nonostante tutto, quello che non manca nel libro di Cardini è la spocchia, l’intolleranza, il disprezzo, del resto tipico dei “politicamente corretti”, per coloro che definisce “islamofobi” e per le loro posizioni (l’«orianismo» – scrive lui – della Fallaci): «dinanzi a che tipo di interlocutori ci troviamo», lamenta. Addirittura, con una sorta di damnatio memoriae, alcuni avversari delle tesi del saggista non vengono neanche nominati. Magdi Cristiano Allam è citato in modo sbrigativo quale «un giornalista che si qualifica come un convertito dall’Islam al cristianesimo», Daniela Santanchè una «pasionaria dell’estrema destra dell’era berlusconiana». Perdiana, professore, almeno un po’ di stile e di cavalleria!
https://www.facebook.com/pietro.marinel ... 0518957652 Franco Cardini - L'Occidente ringrazi l'Islam
https://www.youtube.com/watch?v=tqUy1Roj4a8 Francesco Birardi Cardini è un "fascista rosso", in realtà MOLTO più rosso che fascista. Odia l'America, origine di tutti i mali che affliggono il pianeta, sentina di ogni depravazione, simbolo stesso di questa civiltà capitalista, imperialista, corrotta, usuraia, giudaica, oppressiva, schiavista, sfruttatrice dei popoli.... ragion per cui si schiera sistematicamente coi suoi nemici, ieri l'Urss, il Vietnam, Fidel Castro.... oggi i Palestinesi, l'Islam, l'Iran, la Corea del Nord.... Il CheGuevara è un suo eroe, come oggi probabilmente lo è Maduro, il carnefice del Venezuela. La sua concezione dell'Islam riflette solo o una enorme ignoranza (complimenti allo "storico"!) o il solito abuso ideologico della storia.... E idem dicasi dei suoi estimatori. Gl'importa un caxxo dell'Islam a loro! L'importante è che distrugga gli odiati Yankees e gli odiatissimi Ebrei.... In pratica la stessa identica posizione della Sinistra più estrema.
Cardini è il pupazzo da ventriloquo di Chomsky... una patetica miscela tra Giulietto Chiesa, Gino Strada e Noam Chomsky.... Spazzatura. La "civiltà araba" non esiste, e lui lo sa benissimo. Ma continua, da vero marxista ontologicamente disonesto, a propinarci questa stupida favoletta! Come molti intellettuali irrigiditi nei propri schemi ideologici, Cardini continua a interpretare la storia (e quel che è peggio, la realtà) attraverso le lenti deformanti della sua ottica "anticapitalista e antimperialista" a qualunque costo... Il MALE per lui sono gli Usa, il "Sionismo internazionale", il capitalismo, il materialismo, l'individualismo, il liberismo, il colonialismo, l’imperialismo yankee, ecc. ecc... tutta la litania "demo-pluto-giudaico-massonica" che ben conosciamo. E questo sarebbe uno "storico"??? Io credo che Cardini, come Buttafuoco e tanti altri "cameragni", abbia terminato il lungo giro che dal fascismo porta al comunismo, e che oggi approda finalmente all'Islam, l'unico vero nemico del Satana giudaico-americano.Ornella Mariani personalmente ritengo che parlare ancora dei deliri di franco cardini, trombone sfiatato del medievismo italiano, sia una gran perdita di tempo e una per lui immeritata occasione pubblicitaria. Caro Francesco Birardi, il problema di Cardini è patologico: non odia l'America o quanto essa esprima ma odia se stesso ed il dover convivere con se stesso; con le proprie frustrazioni; con la propria proterva faziosità; con la propria supponente incoerenza; con le scempiaggini che dice e che scrive; con la assoluta mancanza di sobrietà nell'esprimerle e con il discutibile lessico. Il suo top? Avere imbarazzato , in occasione della tragedia dell'11 settembre, finanche un Bruno Vespa con affermazioni imbarazzanti quanto insulse ed avulse dalla realtà. A mio avviso, malgrado i premi ( che sono solo risultanze di "merito politico"....: anche Obama ha vinto un Nobel per avere condiviso la politica sanguinaria della Clinton!!!! e anche Dario Fo ha vinto un improbabile Nobel per la letteratura) Cardini è professionalmente un mediocre, incapace di lucide e documentate analisi, e un ingombrante rinnegato: la docenza prescrive l'etica e l'onestà intellettuale. E se Cardini è diventato islamologo e filoislamico, vuol dire che insegna l'odio predicato da un folle pedofilo; che manca di etica e di onestà intellettuale e che, pertanto, costituisce un pericolo sociale. Da ultimo: nessun docente degno di questo nome avrebbe accettato di essere "governato" da un ministro della Istruzione con terza media ....Ciò detto, con tutto il rispetto, per ogni diversa opinione, vi prego di considerare che in Italia ci sono fior di Medievisti rispettabili, preparati e corretti....