Le menzogne dei parassitiLe bugie dei radicali, del Papa e di altri sui migranti regolari, sugli immigrati clandestini e sui rifugiantiviewtopic.php?f=194&t=2460 L'irresponsabile e bugiardo parassita MattarellaMattarella: "I migranti sono una risorsa". E Salvini: "Complice dell'invasione"Il capo dello Stato: "Con le migrazioni gli italiani scoprirono l'identità unitaria". E Salvini lo attacca: "Ipocrita, complice dell'invasione"
Giovanni Neve - Mar, 09/05/2017 - 12:39
http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 94661.html"La solidarietà davanti alle tragedie dei migranti si scontra con l'intolleranza a cui spesso è legata l'incapacità di comprendere i grandi fenomeni del mondo contemporaneo".
Sergio Mattarella parla alla comunità degli italoargentini al teatro Coliseo e attualizza l'esperienza dei loro nonni e padri, ricordando ogni aspetto delle migrazioni passate. Ora, però, "viviamo tempi nei quali le questioni migratorie assumono nuovamente enorme rilevanza. I mezzi di comunicazione portano alla nostra attenzione immani tragedie, in cui i temi della solidarietà e della dignità della persona, si scontrano - prima ancora che con preoccupazioni legate alla sicurezza - con intolleranza, discriminazioni e diffusa incapacità di riuscire a comprendere ciò che è in atto, ciò che sta accadendo nel mondo".
Gli italiani nel mondo
"Un fiume in piena quello che si riversò dall'Italia verso il resto del mondo: 803.000 gli emigrati nel solo anno 1906! In cento anni (1876-1975), emigrarono circa 26 milioni di italiani! Una nazione fuori dalla nazione". Mattarella parla davanti ai 1700 italoargentini riuniti al teatro Coliseo, luogo di cultura di proprietà del governo Italiano a Buenos Aires, e ricorda quando i migranti eravamo noi. Ecco, sottolinea il capo dello Stato, "perché non c'è una sola storia d'Italia ma, accanto a quella del territorio nazionale, si è sviluppata una storia degli italiani: tante storie degli italiani, quante erano le comunità italiane trapiantate all'estero. La storia dell'emigrazione italiana è, prima ancora dell'Unità d'Italia, la storia unitaria del nostro popolo". Mattarella cita Ludovico Incisa di Camerana secondo cui "è all'estero che meridionali e settentrionali, sudditi di regimi diversi, si appropriarono, insieme, di una comune identità, quella italiana. Qui, possiamo ben dirlo, è nata l'italianità. Prima ancora di essere cittadini del Regno d'Italia, gli emigranti provenienti dagli antichi Stati peninsulari si sono riconosciuti italiani a Buenos Aires, in istituzioni e organizzazioni comuni. Qui è stata custodita, sin dai momenti di crisi del processo unitario del Paese, la nostra identità".
Gli immigrati come risorsa
"Lo sviluppo di un Paese va di pari passo con un diminuire delle migrazioni, le due cose sono indissolubilmente legate". Durante la visita di Stato Oltreoceano, Mattarella ripercorre le tappe delle migrazioni italiane all'estero, dall'800 al 1970, quando ben 26 milioni di italiani lasciarono il Paese. E, in particolare, ricorda come in Argentina l'immigrazione è stata "incoraggiata con accordi tra governi, con lo scopo di alleggerire un corpo sociale ritenuto dalle classi dirigenti dell'epoca troppo denso, troppo pesante, misurato su quelle che si ritenevano essere le risorse dell'Italia. Una tesi, quest'ultima infondata, denunciava nel primo dopoguerra Carlo Rosselli". Per il leader di Giustizia e Libertà "la tesi secondo la quale il pauperismo italiano fosse figlio della pressione demografica era totalmente infondata: lo dimostrerà la storia successiva. Nel 1961, Centenario dell'Unità d'Italia, a popolazione raddoppiata, il reddito pro-capite del Paese risulterà quadruplicato". "Ci sono tante storie quante sono le ondate migratorie che si sono succedute, sino a quella del secondo dopoguerra, i cui effetti sono durati sino all'epoca del boom economico italiano, quando si è realizzata la previsione di Antonio Gramsci (del quale abbiamo appena ricordato gli ottant'anni dalla scomparsa). Il leader antifascista - cita il capo dello Stato - preconizzava con lo sviluppo del Paese, il venir meno della funzione dell'Italia come produttrice di riserva operaia per il mondo intero".
La replica di Salvini
L'intervento di Mattarella non è piaciuto a Matteo Salvini. Che su Facebook ha duramente criticato il capo dello Stato per aver detto che "gli immigrati sono una risorsa". "Quanta ipocrisia - ha tuonato il leader della Lega Nord - paragonare i milioni di italiani che emigrarono in cerca di lavoro, e a cui nessuno regalò pranzi, alberghi o telefonini, ai clandestini che sbarcano oggi in Italia e fanno casino, è una vergogna". E ancora: "Stop invasione, Mattarella complice".
I migranti come risorsa: la lezione di Mattarella dall'Argentina. E sui movimenti populisti antieuropei: "Fenomeno in regressione"Il presidente della Repubblica a Buenos Aires ricorda che in cento anni 26 milioni di italiani lasciarono la propria terra e ammonisce: "La Costituzione riconosce il valore dell'emigrazione, bisogna aprire e non chiudere". E sui movimenti populisti antieuropei: "In regressione dopo Brexit"
di UMBERTO ROSSO
09 maggio 2017
http://www.repubblica.it/politica/2017/ ... P4-S1.8-T1 BUENOS AIRES - Quando gli emigrati eravamo noi. Come in Argentina, dove in un secolo si sono riversati 26 milioni di italiani. E proprio da Buenos Aires, dove è visita di Stato, e proprio rileggendo il film di quella gigantesca ondata di arrivi, il presidente Sergio Mattarella ne ricava una lezione. Che propone, come messaggio, all'Italia di oggi alle prese con l'emergenza sbarchi. Gli immigrati sono una risorsa, non è vero allora come adesso che "il pauperismo italiano è figlio della pressione demografica".
La frase è una citazione che il capo dello Stato trae da Carlo Rosselli, che già nel primo dopoguerra denunciava come fosse "totalmente infondata" la tesi per cui gli immigrati mandano allo sfascio l'economia di un paese. Lo dimostra, ricostruisce Mattarella, non solo appunto il laboratorio-Argentina, ma la storia stessa del nostro paese: "Nel 1961, centenario dell'Unità d'Italia, a popolazione raddoppiata, il reddito pro-capite italiano risulterà quadruplicato". E negli anni del boom economico, ricorda ancora il presidente, si è realizzata la previsione di Antonio Gramsci che "preconizzava con lo sviluppo del paese il venir meno della funzione dell'Italia come produttrice di riserva operaia per il mondo intero".
Come a dire ai profeti di sventura che, storicamente, non funziona l'equazione più immigrati uguale meno risorse per l'Italia. Mattarella ha citato la Costituzione, ricordando che "all'articolo 35 ha voluto riconoscere espressamente il valore dell'emigrazione, sottolineando, da un lato, il ripristino di questa piena libertà per i nostri concittadini. Richiamando, dall'altro, l'impegno a tutela del lavoro degli italiani all'estero". Ma naturalmente - e serve ricordare come andarono le cose con gli italiani "pionieri dell'emigrazione" qui in Argentina - questo può avvenire a certe condizioni. "Questo paese - dice il nostro presidente della Repubblica, parlando alla comunità italiana di Baires - ha sollecitato, accolto e favorito l'arrivo di milioni di nostri connazionali". Ma i nostri emigrati "con impegno e saggezza hanno offerto piena lealtà" alla patria di adozione. Nel 1949 si trasferirono in Argentina perfino "ben 88 imprese italiane con i loro dipendenti, quasi un anticipo del processo di internazionalizzazione". Insomma, integrazione piena, a patto di rispettare leggi e doveri nella nuova casa.
La strada che Mattarella intravede è perciò molto diversa da quel che le cronache raccontano ogni giorno sul dramma degli immigrati nel nostro paese. "I mezzi di comunicazione portano alla nostra attenzione immani tragedie, in cui i temi della solidarietà e della dignità della persona si scontrano con intolleranza, discriminazioni e diffusa incapacità di comprendere ciò che è in atto, ciò che sta accadendo nel mondo". Ovvero, un fenomeno di migrazione verso i paesi più ricchi di portata epocale. E non saranno i muri a poterlo fermare.
"L'Italia crede che "in un contesto sempre più globalizzato occorra mettere a fattor comune le informazioni, le competenze, i successi - ha aggiunto Matatrella - , rifuggendo dalle tentazioni del protezionismo, dalle involuzioni nazionalistiche, da artificiose chiusure in se stessi, che appaiono oggi antistoriche oltre che contro la logica e contro l'interesse della comunità mondiale".
Populisti in regressione - Secondo il capo dello Stato, inoltre, anche il fenomeno dei movimenti populisti, dopo il caso Brexit, in Europa è "in regressione". "Non faccio riferimento ai movimenti italiani - ha detto il presidente parlando con alcuni editorialisti argentini - . Però come cittadino europeo posso dire che in Europa il fenomeno è andato incontro a diverse delusioni ed è in regressione".
"Brexit - ha aggiunto il presidente della Repubblica - è stato un momento di grande rammarico all'interno dell'Unione Europea, per tutti noi che ne facciamo parte, perché la Gran Bretagna è un grande paese, è un paese amico oltre che un paese alleato. Il fatto che abbia deciso, seppure con una maggioranza molto ristretta dei suoi elettori, di uscire dall'Unione è motivo di grande dispiacere, di rammarico. Adesso stanno per avviarsi trattative su come regolare questa uscita e su come successivamente regolare i rapporti con la Gran Bretagna. Non sarà un percorso facile, lo affronteremo con senso di responsabilità".
Per Mattarella "quanto è avvenuto con Brexit probabilmente è stato un evento che ha scoraggiato e indebolito il populismo antieuropeista. Perché, toccando con mano l'uscita di un paese dell'Unione, il timore che avvenga qualcosa del genere anche nel proprio paese induce i cittadini dei vari paesi a essere molto più attenti all'importanza dell'integrazione europea. Da quando c'è stata Brexit infatti i movimenti populisti antieuropeisti si sono progressivamente indeboliti. Il risultato olandese è stato significativo. Molti erano convinti che sarebbe stato il movimento antieuropeista il primo partito ma non è andata affatto così. Vi era stato prima il segnale delle elezioni del presidente dell'Austria in cui a sorpresa - rispetto ai sondaggi - ha vinto con grande margine il presidente europeista. E' avvenuto adesso in Francia con un risultato del Fronte nazionale sotto il 35%, risultato deludente rispetto alle aspettative che loro avevano Le previsioni in Germania non sono positive per quel movimento che di più incarna le posizioni antieuropeiste".
Quindi, ha sottolineato ancora Mattarella, "vi è un fenomeno di contenimento e retrocessione dei movimenti
populisti antieuropeisti che nasce da una riflessione generale, ma nasce anche dallo shock che Brexit ha provocato. E' chiaro che superato questo lungo percorso elettorale in Europa - che ci sarà anche in Italia - l'Unione dovrà fare una riflessione su se stessa".