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Roma, camper a fuoco. Uccise tre sorelle: due bimbe e una 20enne. Mattarella: "Crimine al di sotto del genere umano"di F. Q. | 10 maggio 2017
http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/05 ... no/3574760Si chiamavano Elizabeth, Francesca e Angelica le tre sorelle – di 4, 8 e 20 anni – morte nel rogo del camper bruciato nella notte a Roma, in zona Centocelle. Nel veicolo viveva una famiglia rom composta da una decina di persone. I genitori e gli altri fratelli sono riusciti a uscire in tempo dal camper o sono stati salvati dai vigili del fuoco, arrivati sul posto in pochi minuti. “Chiunque sia stato è un crimine orrendo. Quando si arriva a uccidere i bambini si è al di sotto del genere umano”. Bisogna “accertare i responsabili e condannarli severamente” dice il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. “Tre sorelle, di cui due bambine, uccise crudelmente a Roma. Torniamo umani. Giustizia e compassione contro odio e violenza” scrive su Twitter il ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio. Anche Papa Francesco è stato molto colpito e ha voluto far giungere, fa sapere il Vaticano, il “suo conforto alla famiglia Halilovic, che ieri notte ha perso tre figlie nel incendio della loro roulotte nella periferia de Roma. Oggi pomeriggio l’Elemosiniere Mons. Krajewski si è recato in visita per portare un saluto e un aiuto concreto ai genitori e agli otto fratelli”.
La procura indaga per incendio doloso
Una volta in salvo, il padre e la madre delle tre vittime hanno cercato fino all’ultimo di tirarle fuori dal mezzo in fiamme, ma per loro non c’è stato sulla da fare. Sul posto sono intervenuti anche gli uomini della Squadra Mobile, della Digos e dei commissariati di Tor Pignattara e Prenestino. La Scientifica è al lavoro per accertare le cause dell’incendio: al momento non si esclude nessuna pista, neanche quella del gesto doloso. La Procura di Roma ha aperto un fascicolo in cui si procede per il reato di incendio doloso e omicidio volontario. Gli investigatori hanno trovato tracce di liquido infiammabile all’esterno del camper. Sarà l’autopsia, disposta dagli inquirenti, a stabilire nuovi dettagli utili a chi indaga. Secondo la Repubblica la procura ha acquisito un video in cui si vede una persona lanciare una bottiglia incendiaria verso la parte anteriore del camper e poi scappare via. Sul posto sarebbero stato recuperato anche il tappo della molotov artigianale. Sembrerebbe essere esclusa al momento la pista razziale. L’ipotesi più accreditata, anche alla luce di testimonianze, è quella di una vendetta maturata in ambienti nomadi.
Una testimone: “Ho sentito un boato e poi urlare”
“Ho sentito un boato e ho pensato a una bomba. Poi mi sono affacciata alla finestra e ho visto le fiamme altissime”. È il racconto di Amelia, una residente di un palazzo di via Giardino Cassandrino, a pochi metri dal parcheggio dove si trovava il camper distrutto dall’incendio. “Non ho più dormito – ha aggiunto – sentivo urlare. Inizialmente ho pensato a qualche ragazzo che aveva dato fuoco alle auto. Quel camper lo avevo visto diverse volte, era lì all’angolo da settimane, forse mesi”. Il padre e la madre delle vittime ha raccontato di aver ricevuto minacce anche recenti. Del camper resta solo lo scheletro incenerito in cui si intravede un piccolo triciclo rosa. A pochi metri, appoggiate a un palo, tre rose rosse lasciate da un cittadino che abita nella zona, con un biglietto semplice: “Mi unisco al dolore della famiglia“. Anche la sindaca Virginia Raggi si è recata sul posto per un sopralluogo. “Siamo sotto choc”, rispondono alcuni nomadi presenti sul luogo che non vogliono essere avvicinate dai cronisti.
I residenti: “Furti continui, c’è intolleranza”
“Furti continui in appartamenti in all’interno di auto in sosta”. A raccontarlo alcuni residenti della zona “La rottura dei vetri e i furti nelle macchine in particolare a via Romolo Balzani sono all’ordine del giorno – racconta un uomo che dice di chiamarsi Aniello -. La zona è piena di immondizia e i nomadi rovistano all’interno dei cassonetti. Certo, dispiace per quello che è successo, ma c’è intolleranza tra la gente. Qui dietro c’è anche il campo di via dei Gordiani”. Venerdì sera a via Romolo Balzani è andato a fuoco un altro camper per fortuna vuoto. “Quei nomadi parcheggiavano di solito vicino a villa de Santis. Vivevano qui intorno, li vedevamo spesso” racconta un residente quartiere. Un cliente del centro commerciale, Massimiliano, ricorda di aver visto la famiglia qualche giorno fa. “Era lunedì pomeriggio – ricorda – i bambini giocavano sul piazzale davanti al camper”.
“L’amministrazione capitolina esprime il più profondo cordoglio per la tragedia avvenuta questa notte nella Capitale dove hanno perso la vita tre sorelle. La morte di una ragazza e di due bambine è un dolore per tutta la città” ha detto la sindaca di Roma Virginia Raggi che stamattina è stata sul luogo dell’incendio.
L'elemosiniere del Papa è andato a portare un aiuto con i soldi della carità cristiana e del nostro 8xmille (che ci viene estorto con l'imposizione di stato) a questa famiglia di zingari forse milionaria del (Clan Halilovic ?).Nei conti in Croazia i giudici trovano il tesoro dei nomadi delle baracche di TorinoQuasi due milioni di euro: “Capitali sproporzionati rispetto ai loro redditi” (Clan Halilovic)
http://www.lastampa.it/2016/10/02/crona ... agina.htmlLa cifra più consistente è intestata a Raselma Halilovic. Nomade bosniaca di 66 anni , vive tra le baracche di via Germagnano: già in passato era finita nei guai per frode e falso. Ufficialmente è nullatenente. Eppure, sul suo conto corrente croato, la polizia ha trovato un milione e 35 mila euro. È la fetta più consistente del tesoro della famiglia Halilovic, poco più di cinque milioni, sequestrato dal tribunale su richiesta della procura di Torino.
Raselma è in buona compagnia. Bronzo Halilovic, parente stretto, poteva contare su un tesoro di 900 mila euro. Angela Halilovic, 36 anni e qualche precedente per furto, a Torino riceve un sussidio mensile di 245 euro: in banca ne conservava 392 mila. E c’è ancora Naim Halilovic, assegnatario di una casa popolare, che nel suo conto estero nascondeva 60 mila euro. Idem la moglie, Susanna Salkanovic, assegnataria di 108 mila euro.
L’INCHIESTA
I pm torinesi avevano ricevuto la segnalazione dai colleghi di Eurojust, interessati alla vicenda su richiesta dei magistrati croati. Che avevano avviato nel 2004 un’indagine sui nomadi originari della Bosnia Erzegovina arrivati in Italia e che avevano già congelato per sospetto riciclaggio i beni di 22 componenti della famiglia Halilovic, ma il provvedimento era in scadenza. A quel punto, il procuratore aggiunto Alberto Perduca ha coordinato il lavoro di carabinieri e poliziotti della sezione di polizia giudiziaria della procura, che hanno lavorato in collaborazione con gli agenti della polizia municipale.
L’EVASIONE
L’obiettivo era quello di ricostruire le attività degli Halilovic e capire quali fossero le loro fonti di reddito. Quasi nulle. E comunque non tali da poter giustificare depositi bancari milionari. La relazione dell’Europol è arrivata in Italia due anni fa. Gli indagati, quasi tutti appartenenti al clan Halilovic, vivono tra i campi nomadi di Torino, Asti, Massa Carrara e Genova. Il tribunale di Zagabria sequestra i beni e consegna alla procura torinese un copioso incartamento: come minimo, dietro a quella storia, c’è una gigantesca evasione fiscale. Molto di più probabilmente, e chiedono aiuto ai colleghi italiani, il denaro è provento di riciclaggio. Per confermare l’accusa, occorre provare il cosiddetto reato presupposto, all’origine dei proventi illeciti poi reinvestiti.
LA «REGINA DEGLI ZINGARI»
Il maxi sequestro preventivo di fatto ricalca il dossier arrivato dalla ex Jugoslavia. E qui spicca la figura di Sena Halilovic, 60 anni, che si nascondeva sotto all’alias di Amela Seferovic. Poco prima dell’intervento della magistratura aveva provato a ritirare 220 mila euro alla Société Générale Splitska Banka (la filiale della banca a Spalato). Ma dagli accertamenti, risulta che era riuscita a esportarne all’estero 330 mila.
A Genova è conosciuta come la «regina degli zingari». Nella cultura matriarcale dei korakhanè - nomadi di fede musulmana - la «regina» è davvero una sovrana per il suo clan. Il suo nucleo familiare, implicato in decine di inchieste per i reati più disparati, aveva una disponibilità di 4 milioni di euro. E ancora una casa-castello a Mostar, una villa abusiva e terreni tra le campagne astigiane. Risulta sposata a un italiano a cui, nel corso degli anni, avrebbe intestato qualcosa come 400 automobili.
Dai clan serbi ai montenegrini, così i rom si dividono il poterehttp://www.ilmessaggero.it/roma/cronaca ... 65913.htmlHa un valore la consegna dei rom pirati della strada alla polizia? Perché di solito le famiglie rivali nomadi mettono fine ai loro guai con una sorta di summit che ha il sapore di un processo. Come nelle famiglie di Cosa Nostra così i rom che all'improvviso si trovano ad avere una magagna, un problema tra di loro, si mettono attorno a un tavolo. I boss si riuniscono, discutono su come pacificare la guerra. E di solito chi è più potente, chi incute più timore, è quello che vince e si prende la ragione. Chi perde risarcisce il danno: in denaro. Chi dovrà costituirsi per primo alla polizia? Chi si assumerà la responsabilità della guida? È di questo che stanno discutendo le famiglie dei fuggitivi, quelli del clan Halilovic, con lo stesso cognome, ma serbi gli uni e montenegrini gli altri?
ETNIE CONTRO
Insulti, pugni, calci, fino alle coltellate e ai colpi di pistola: la guerra dei rom esplode anno dopo anno nelle favelas della Capitale. Castel Romano, a trenta chilometri dal Centro: qui i container ospitano 1000 persone. È il più grande “villaggio della solidarietà” (ovvero: campo attrezzato) a Roma. Inaugurato nel 2005, viene ampliato nel 2012 per ospitare anche i transfughi di Tor de' Cenci, periferia Sud. Altra baraccopoli in cui macedoni e bosniaci si erano già affrontanti per la primazia. Il loro inserimento scatena la guerriglia all'interno del campo suddiviso con le recinzioni in quattro settori: M, D, K (dalle iniziali dei capostipiti) e 4. È nel D, posto al centro degli altri che confluiscono i nuovi arrivati. Su cui comincia a piovere di tutto: sassi, bottiglie, pezzi di ferro e mobilio.
Quando i vigilantes di “Risorse per Roma” (società che non presta più servizio nei campi) chiama la municipale, i nomadi sminuiscono: «Roba tra ragazzi, sono i bambini che lanciano le pietre». Il sospetto, però, è che in ballo ci siano ben altre faccende. Furti, rapine, droga, la raccolta del rame e del ferro: è su questo terreno che si gioca il delicato equilibrio tra le bande criminali. Da Castel Romano parte la maggior parte delle schiere di gang di minori che depreda pendolari e turisti nelle metropolitane, come annotano decine di verbali di polizia e carabinieri. E qui l'altra estate furono appiccate le fiamme ad alcuni moduli abitativi: una polveriera di 198 famiglie bosniache, serbe, montenegrine e romene (queste sempre più numerose), pronta a esplodere di nuovo.
QUESTIONI DI SANGUE
La guerra dei rom è anche questione di sangue. Col matrimonio i clan suggellano affari comuni o paci ritrovate. Poco amore e tanto interesse. La futura sposa è una minore il cui “valore” viene quantificato nella sua capacità redditizia, purtroppo spesso legata ad attività come il furto o l'elemosina. Grande festa, balli e canti: la famiglia dello sposo paga la dote concordata e la neo-sposa entrerà a pieno titolo nella nuova famiglia, assoggettata alle volontà della suocera. È quando qualcosa non fila liscio in questo o in altri scambi che esplodono le liti.
«A volte furiose, con risse e coltelli - spiega Fabrizio Santori, consigliere regionale del Lazio - emblematico il caso del campo di via Candoni, zona Sud di Roma. Qui i bosniaci vivono separati dai romeni attraverso una recinzione. Lo scorso anno i vigili urbani dello Spe, il gruppo per la Sicurezza pubblica emergenziale, dovettero intervenire più volte per separare le fazioni». Più furbo Salvatore Buzzi, il ras delle coop di Mafia Capitale, che «per evitare problemi» nella gestione di Castel Romano decise di affidare la “mediazione culturale” ai Casamonica, sinti d'origine abruzzese potenti a Roma.
https://www.youtube.com/watch?v=h4-eVj4sUDA http://noiconsalvini.org/zingari-roma-f ... tti-nomadiCamper in fiamme: vendetta tra nomadi, morte tre sorellemercoledì, 10, maggio, 2017
http://www.imolaoggi.it/2017/05/10/camp ... re-sorelle Roma – La Procura di Roma ha aperto un fascicolo in cui si procede per i reati di omicidio volontario e di incendio doloso in relazione al rogo del camper in cui hanno perso la vita tre sorelle, una ragazza di 20 anni e due bimbe di 4 e 8 anni. Nei pressi della carcassa del camper sono state rinvenute tracce di liquido infiammabile.
L’incendio si è sviluppato intorno alle 3 della scorsa notte in viale della Primavera, in zona Centocelle. Genitori e fratelli delle vittime sono riusciti a scappare dal rogo. Il camper si trovava nel parcheggio di un centro commerciale e all’interno viveva una famiglia di nomadi composta dai genitori e 11 figli. Le fiamme hanno avvolto completamente il veicolo.
L’ipotesi più accreditata, anche alla luce di testimonianze, è quella di una vendetta maturata in ambienti nomadi.
Intanto un video in cui una persona, con il volto scoperto, lancia una bottiglia incendiaria verso la roulotte è al vaglio degli inquirenti che indagano sul rogo. Fotogrammi presi da una telecamera a circuito chiuso poco distante dal luogo della tragedia che potrebbero dare una svolta alle indagini. La Procura di Roma nell’inchiesta procede per i reati di incendio doloso e omicidio volontario, al momento contro ignoti.
Camper rom incendiato, rogo a Roma Centocelle: tre sorelle morte, vendetta tra nomadi? Ultime notizie, esclusa la pista del razzismo. I messaggi di cordoglio di Papa Francesco e Mattarella11 maggio 2017
http://www.ilsussidiario.net/News/Crona ... ie-/763565Il quartiere Centocelle di Roma è diviso dopo l’incendio doloso che ha ucciso tre ragazzine sorelle rom all’interno del camper del “clan” Halinovic. Da un lato le manifestazioni di stima, vicinanza e affetto per quelle tre piccole vite spezzate dalla barbarie di un incendio e un rogo provocato per uccidere, dall’altro la problematica dei nomadi che purtroppo resta in molti quartieri della Capitale, specie in periferia. «Dispiace che sono morti dei bambini, sono sempre persone. Ma qui non dovrebbero stare gli zingari, dovrebbero pagarsi un affitto, trovarsi una casa come fanno tutti i comuni mortali», raccontano alcuni cittadini ai colleghi del Fatto Quotidiano. Solidarietà e insicurezza, ci sono entrambi questi sentimenti nella Centocelle il giorno dopo la tragedia: «nel quartiere ci sono problemi, non c’è controllo, sembra il terzo mondo e così la gente arriva alla disperazione», racconta un altra coppia di ragazzi ai cronisti accorsi per raccontare la situazione di degrado della Roma periferica. Il dolore comunque resta forte visto che, al netto di tutto, tre vite giovanissime sono state spezzate in una notte senza alcuna pietà o comprensione.
Nella serata di ieri sera, visionato il video del rogo appiccato contro il camper della famiglia rom Halinovic (nomadi di origine bosniaca) - nel cui incendio hanno perso la vita tre sorelle di 20, 8 e 4 anni - si è arrivati a prediligere una pista su tutte le altre formulate ieri dalla Procura di Roma che indaga sul rogo all’interno del centro commerciale del quartiere Centocelle. Ebbene, al momento sembra esclusa la pista razziale che veniva adottata in un primo momento appena dopo l’incendio doloso appiccato contro il camper dove la famiglia di etnia rom viveva, con 13 persone rinchiuse in uno spazio vitale angusto e assurdo. L’ipotesi più accreditata vede invece una consumata vendetta tra bande di nomadi: la famiglia delle vittime, di origine bosniaca, dormiva da tempo nel camper a Centocelle dopo un periodo in due campi della Capitale.
Ieri alcuni fratelli delle tre giovanissime ragazze morte a Centocelle hanno anche raccontato come spesso negli ultimi mesi erano stati minacciati: il camper, nelle immagini visionate dalle autorità, si vede avvolto dalle fiamme dopo il lancio di una molotov. L’uomo responsabile dell’orribile gesto omicida si allontana poi dandosela a gambe, con volto scoperto, e dunque di semplice riconoscimento: nella giornata di oggi si attendono novità importanti su un caso che ha sconvolto la città di Roma e l’Italia intera.
Appena venuta a conoscenza del camper incendiato a Centocelle, il sindaco di Roma Virginia Raggi si era recata sul luogo della strage, commentando brevemente ai cronisti, «C’è stato un rogo dove sono morte tre persone, due bambine e una ragazza di 20 anni. Esprimiamo il nostro cordoglio: quando ci sono delle vittime si rimane un attimo in silenzio». Nel corso della giornata poi l’eco della tragedia è arrivata fino alle orecchie di Papa Francesco che ha voluto poi mandare un messaggio diretto alla famiglia di rom che ha subito la violenta aggressione: «Papa Francesco ha voluto far giungere il "suo conforto alla famiglia Halilovic, che ieri notte ha perso tre figlie nel incendio della loro roulotte nella periferia de Roma; oggi pomeriggio l'Elemosiniere Mons. Krajewski si è recato in visita per portare un saluto e un aiuto concreto ai genitori e agli otto fratelli», sono le parole della Santa Sede in un comunicato letto durante la conferenza stampa in Vaticano.
Anche il Capo dello Stato, raggiunto dalla notizia gravissima, ha voluto dare un suo personale commento all’intera vicenda: «Chiunque sia stato è un crimine orrendo. Quando si arriva a uccidere i bambini si è al di sotto del genere umano». Visibilmente alterato e addolorato, il presidente Sergio Mattarella ha poi aggiunto, «ora serve accertare i responsabili e condannarli severamente».
Uccise nel camper a Roma, c'è un sospettato. Caccia all'uomo nei campi rom11/05/2017
http://www.ilmessaggero.it/roma/cronaca ... 33470.htmlSi stringe il cerchio attorno al responsabile dell'incendio del camper in cui hanno perso la vita l'altra notte tre sorelline di etnia rom. Secondo quanto si è appreso, ci sarebbe un sospettato che gli investigatori starebbero cercando in queste ore. Al setaccio alcuni campi nomadi della Capitale. L'ipotesi, infatti, è che il gesto sia legato a una vendetta maturata in ambienti rom. Sulla vicenda indaga la polizia.
Camper a fuoco, il giorno dopo in Via Ugo Mario Guattari (Foto Paolo Rizzo/Ag.Toiati)
L’ipotesi è che gli Halilovic possano avere avuto un ruolo nell’identificazione dei tre rom finiti in manette per la morte di Zhang Yao, scippata e travolta da un treno mentre inseguiva i ladri ai margini del campo rom di Salviati. Ma c’è un’altra pista. Un episodio è finito nel mirino degli investigatori, altro tassello nella faida all’origine di tanto odio e dolore. A fine gennaio la Polizia locale della Capitale arresta tre rom all’interno del “villaggio della solidarietà” (così si chiamano a Roma i campi regolari) de La Barbuta, ai confini con il Comune di Ciampino.
All'attenzione degli agenti anche un precedente incendio doloso avvenuto il 5 maggio nella vicina via Romolo Balzani. Gli investigatori, coordinati dalla Procura che ipotizza i reati di omicidio plurimo volontario e incendio doloso, stanno anche setacciando gli insediamenti della Capitale e anche gli ambienti vicini alla comunità nomade. La famiglia Halilovic infatti aveva lasciato i campi di via Salviati e quello della Barbuta dove abitavano parenti. Alcuni di recente erano stati coinvolti in operazioni dei vigili urbani tra cui anche quella che ipotizza un giro di racket ed estorsioni nei confronti di altre famiglie nomadi costrette a pagare un pizzo per poter continuare ad abitare nei container invece assegnati dal Comune in base alla situazione economica degli occupanti. I familiari sopravvissuti al rogo hanno inoltre raccontato di aver ricevuto minacce nelle ultime settimane.
Uccise nel camper a Roma, c'è un sospettato. Caccia all'uomo nei campi rom11/05/2017
http://www.ilmessaggero.it/roma/cronaca ... 33470.htmlSi stringe il cerchio attorno al responsabile dell'incendio del camper in cui hanno perso la vita l'altra notte tre sorelline di etnia rom. Secondo quanto si è appreso, ci sarebbe un sospettato che gli investigatori starebbero cercando in queste ore. Al setaccio alcuni campi nomadi della Capitale. L'ipotesi, infatti, è che il gesto sia legato a una vendetta maturata in ambienti rom. Sulla vicenda indaga la polizia.
Camper a fuoco, il giorno dopo in Via Ugo Mario Guattari (Foto Paolo Rizzo/Ag.Toiati)
L’ipotesi è che gli Halilovic possano avere avuto un ruolo nell’identificazione dei tre rom finiti in manette per la morte di Zhang Yao, scippata e travolta da un treno mentre inseguiva i ladri ai margini del campo rom di Salviati. Ma c’è un’altra pista. Un episodio è finito nel mirino degli investigatori, altro tassello nella faida all’origine di tanto odio e dolore. A fine gennaio la Polizia locale della Capitale arresta tre rom all’interno del “villaggio della solidarietà” (così si chiamano a Roma i campi regolari) de La Barbuta, ai confini con il Comune di Ciampino.
All'attenzione degli agenti anche un precedente incendio doloso avvenuto il 5 maggio nella vicina via Romolo Balzani. Gli investigatori, coordinati dalla Procura che ipotizza i reati di omicidio plurimo volontario e incendio doloso, stanno anche setacciando gli insediamenti della Capitale e anche gli ambienti vicini alla comunità nomade. La famiglia Halilovic infatti aveva lasciato i campi di via Salviati e quello della Barbuta dove abitavano parenti. Alcuni di recente erano stati coinvolti in operazioni dei vigili urbani tra cui anche quella che ipotizza un giro di racket ed estorsioni nei confronti di altre famiglie nomadi costrette a pagare un pizzo per poter continuare ad abitare nei container invece assegnati dal Comune in base alla situazione economica degli occupanti. I familiari sopravvissuti al rogo hanno inoltre raccontato di aver ricevuto minacce nelle ultime settimane.