Povertà e miseria nel Veneto, in Italia e in Europa

Povertà e miseria nel Veneto, in Italia e in Europa

Messaggioda Berto » sab dic 17, 2016 8:06 am

Povertà e miseria nel Veneto, in Italia e in Europa
posting.php?mode=post&f=161


Povertà:Veneto, 850mila vivono disagio
Il 17% dei minori 18 anni esposto al rischio povertà
http://www.ansa.it/veneto/notizie/2016/ ... 525a7.html

(ANSA) - VERONA, 17 OTT - Nel ricco Veneto salgono a quasi 850mila le persone che vivono in una situazione di disagio socio-economico, ovvero non raggiungono i minimi standard di benessere. E l'aumento del livello di povertà o esclusione sociale è più importante nelle fasce più fragili della popolazione (donne, bambini, stranieri). Il dato emerge dal Rapporto Caritas sulla povertà 2016 in Veneto, presentato oggi a Verona. I minori di 18 anni sono la fascia d'età più esposta al rischio di povertà o esclusione sociale (17,5% in Veneto e 32% in Italia), un rischio che oggi colpisce molto anche la fascia d'età successiva di 18-34 anni (20,1% in Veneto e 34% in Italia). Dal punto di vista abitativo, in Veneto circa l'85% della popolazione risulta proprietaria della casa in cui vive, ma c'è chi fatica a sostenere le spese legate all'abitazione e si trova a vivere situazioni di grande disagio. (ANSA).



http://www.demos.it/a00932.php

OSSERVATORIO SUL NORD EST - IL NORD EST E LA POVERTÀ CHE CRESCE

Svolto su incarico de Il Gazzettino, che ne ospita anche la pubblicazione settimanale, rileva gli atteggiamenti politici e culturali di Veneto, Friuli-Venezia Giulia e della provincia di Trento.

POVERTÀ: DAL NORD EST TANTI SEGNALI DI DIFFICOLTÀ
[di Natascia Porcellato]

L'Osservatorio sul Nord Est, curato da Demos per Il Gazzettino, si occupa oggi della percezione che le famiglie hanno del proprio stile di vita in relazione al reddito. Il 4% dichiara di vivere agiatamente mentre il 41% definisce "tranquillo" il proprio ménage mensile. Il 37%, però, avverte qualche difficoltà e il 15% arriva a fine mese con molte difficoltà. Poco più del 2%, infine, si definisce senza mezzi termini "povero". Cos'è, però, la povertà? Sei nordestini su dieci ritengono che sia una condizione che impedisce di avere l'essenziale per vivere, mentre il 40% sostiene che sono poveri anche coloro che non possono permettersi niente altro che la sopravvivenza.

La povertà, d'altra parte, può essere relativa o assoluta. Non avere soldi per comprare cibo è sicuramente una condizione di indigenza assoluta. Nella società contemporanea, però, anche non potersi garantire le condizioni necessarie per stare all'interno della comunità può costituire una forma di povertà. Secondo gli ultimi dati Istat, nel Nord le famiglie in stato di povertà assoluta sono il 5.5% mentre quella relativa tocca il 6.2%. Guardando più specificatamente dentro alla povertà relativa, vediamo che questa condizione riguarda circa il 6% delle famiglie del Veneto e del Friuli-Venezia Giulia e il 4% di quelle della provincia di Trento.

Fin qui i dati dell'Istat. Oltre a questi, però, è centrale comprendere quale sia la percezione che le famiglie hanno di loro stesse. Secondo quanto rilevato da Demos, nel Nord Est è il 4% degli intervistati a dichiarare di vivere agiatamente, mentre il 41% definisce il proprio stile di vita tranquillo. Alcune difficoltà vengono percepite dal 37%, mentre il 15% arriva a fine mese con molti problemi. Poco più del 2%, infine, si dichiara povero.

È possibile tracciare un profilo delle diverse percezioni? Se consideriamo congiuntamente quanti dichiarano di vivere agiatamente o con tranquillità (poco più del 45% degli intervistati), vediamo come questi siano soprattutto giovani under-35 e anziani con oltre 65 anni di età, mentre dal punto di vista socio-professionale ritroviamo una presenza superiore alla media di liberi professionisti, studenti e pensionati.

Coloro che avvertono qualche difficoltà (37%), invece, sono in misura maggiore persone di età centrale (35-44 anni). Guardando alla professione, poi, osserviamo una presenza superiore alla media di operai, lavoratori autonomi e casalinghe.
I tratti di quanti manifestano molti problemi ad arrivare a fine mese o che si definiscono poveri (nel complesso: 17%) vedono una presenza superiore alla media delle fasce d'età centrali (35-64 anni), mentre dal punto di vista socio-professionale sono presenti soprattutto disoccupati e operai.

Qual è, però, il concetto di povertà prevalente nell'opinione pubblica nordestina? Per la maggioranza (60%) essere poveri significa non avere l'indispensabile per vivere, ricalcando quella che viene definita "povertà assoluta". Il rimanente 40%, però, mette l'accento sulla relatività della povertà, ricordando che può sentirsi povero anche chi ha dei consumi limitati allo stretto necessario.

Interessante è come cambino questi giudizi in relazione alla propria percezione familiare. Tra quanti vivono agiatamente o con tranquillità, infatti, tende a crescere la quota di persone che individuano nell'accezione "assoluta" la definizione di povertà. Guardando a coloro che arrivano a fine mese con difficoltà o si definiscono poveri, invece, osserviamo una maggiore presenza della "relatività" della povertà, quella in cui ci si trova quando non si può andare oltre lo stretto necessario per vivere.

A digo mi:
Naltri veneti a ghemo da pensar e da preocuparse inanso par ła nostra xente e no par łi afregani e łi afgani.
"Lasemo" ke sipia i criminałi parasidi e manipoładori dei Diriti Omàni Ogniversałi dei Nadivi o Endexeni Europei a ocuparse dei foresti a nostro dàno, ma almanco no se femo compleçi de sta bruta xente sensa creansa par naltri. Sti falbi boni no ła xente de bon cor, łi coverxe lomè ła so małagràsia verso de naltri fando i jeneroxi verso i foresti robando e malversando łe nostre resorse; no łi xe boni, łi xe lomè ladri e farabuti ke łi sipia crestiani o no, łi se serve dei falbi diriti dei foresti par negarne i nostri. par tegnerne sotani, par sitar a sfrutarne.
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Re: Poartà/povartà e mexeria

Messaggioda Berto » sab dic 17, 2016 8:08 am

Poareti a Venesia, col capeło en man, dapò el rivo de Napoleon


Immagine
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Re: Poartà/povartà e mexeria

Messaggioda Berto » sab dic 17, 2016 8:09 am

Emigrasion veneta ente l'800 e 900
viewtopic.php?f=139&t=519

"La vera storia del 1866: il Veneto subì l'annessione"
* 21-22 OTTOBRE 1866: "LA GRANDE TRUFFA" Il plebiscito di annessione del Veneto all'Italia" di ETTORE BEGGIATO,
http://cronologia.leonardo.it/storia/a1866a.htm

I PLEBISCITI
"con gioia" o "con mano tremante" ?
..il SI .... lo si vota a fronte alta, sotto lo sguardo del sole, colla benedizione di Dio....
il NO ....con mano tremante, di nascosto, come chi commette un delitto..."
http://cronologia.leonardo.it/storia/a1866b.htm

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Re: Poartà/povartà e mexeria

Messaggioda Berto » sab dic 17, 2016 8:09 am

Li taliani dapò ver desfà la tera veneta e copà xentenara de miliara de veneti li ciamava el Veneto
Veneto bubbone d’Italia
https://docs.google.com/file/d/0B_VoBnR ... pTaUE/edit

Immagine
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... 11/268.jpg

Immagine
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... 11/269.jpg


Ani veneto-tałiani - regno e repiovega tałiana (150 ani de dexgràsie)
viewforum.php?f=139

Ła barbarie tałiana de ła prima goera mondial
viewtopic.php?f=139&t=528
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Re: Poartà/povartà e mexeria

Messaggioda Berto » sab dic 17, 2016 8:09 am

Veneti en mexeria ke łi rumega ente łe scoàse
viewtopic.php?f=161&t=1713


On xovane vixentin sensa łaoro e sensa caxa lè ndà a vivar ente na grota, na vecia cava de pria dolçe (?) de Viçensa;
sol spiàso de ła cava el gà piantà na tenda e picà so ła parete de ła grota ła bandera de San Marco.



http://www.ilgiornaledivicenza.it/stori ... una_grotta

Perde il lavoro e non ha casa Ridotto a vivere in una grotta «Vorrei solo un'occupazione ma a 42 anni pare sia troppo vecchio»
23/04/2014

La grotta che l'uomo ha adattato ad abitazione. FOTOSERVIZIO CASTAGNA
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http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... -grota.jpg
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Re: Poartà/povartà e mexeria

Messaggioda Berto » sab dic 17, 2016 8:10 am

Sfrattato, forza la serratura e torna nella sua ex casa e si impicca
viewtopic.php?f=161&t=1007

Veneti ke łi se ga copà o morti xbandonà e de mexeria
viewtopic.php?f=187&t=1846
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Re: Poartà/povartà e mexeria

Messaggioda Berto » sab dic 17, 2016 8:11 am

Udine, ragazza sviene in classe: viveva in condizioni di povertà
Enrica Iacono - Ven, 16/12/2016

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 43445.html

Stava assistendo a una lezione in una scuola media di Udine prima di di svenire davanti a compagni e insegnante e di essere soccorsa dal 118.

È successo a una ragazza che, arrivata in ospedale, ha confessato di non toccare cibo da 48 ore e di essersi fatta la doccia con l'acqua fredda. "Non è la prima volta che capita: di bambini che vivono senza riscaldamento o senza un piatto caldo, o non hanno i soldi per pagare i buoni pasto della mensa ce ne sono anche a Udine, e non solo qualcuno, solo che queste situazioni non vengono quasi mai denunciate", ha detto il preside della scuola a riguardo.

Il preside, parlando ai giornali locali, ha voluto mantenere l'anonimato sulla studentessa per tutelare la privacy della minorenne mentre ha ribadito che molte famiglie di ragazzi che frequentano l'istituto non hanno soldi per comprare cibo e vivono in condizioni di povertà: "A volte ne siamo a conoscenza e cerchiamo di dare una mano, per quanto possiamo, alle famiglie di questi minori, ma in altri casi, se i ragazzi non trovano in noi il canale giusto per parlare e confidarsi, può capitare che alcune situazioni sfuggano".

"Non è l’unico caso che si verifica e negli ultimi anni sono, purtroppo, sempre più frequenti – ha continuato il preside –. Noi cerchiamo il dialogo con le famiglie e vogliamo aiutarle, ove possibile, ma si tratta di realtà delicate, in cui spesso anche gli stessi genitori non si affidano ai servizi per un senso di vergogna e pudore, e ignorano le agevolazioni e i supporti sui quali possono invece contare per ricevere qualche sussidio. Ci vorrebbe maggiore conoscenza di questi aspetti".
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Re: Poartà/povartà e mexeria

Messaggioda Berto » sab dic 17, 2016 8:14 am

Crisi, raddoppiate le famiglie povere tra il 2007 e il 2014
Le persone in povertà assoluta hanno superato nel 2014 i 4 milioni, con un incremento di quasi il 130% rispetto al 200
12 giugno 2016

http://www.ansa.it/sito/notizie/economi ... 72e4e.html

Le famiglie italiane in condizione di povertà assoluta sono quasi raddoppiate negli anni della crisi: +78,5%, con una incidenza sul totale passata dal 3,5% pre-recessione al 5,7% del 2014. Lo segnala un'indagine dell' Ufficio studi della Confcommercio.

Le persone in povertà assoluta hanno superato nel 2014 i 4 milioni, con un incremento di quasi il 130% rispetto al 2007, arrivando a sfiorare il 7% della popolazione. Le famiglie assolutamente indigenti erano oltre 823mila nel 2007, sono salite a quasi 1,5 mln nel 2014.

In tema di pressione fiscale, Italia batte Germania 43,6% (del Pil) a 39,5%. Ma è un primato che non piace affatto a imprese e famiglie. Se l'Italia infatti avesse avuto la stessa pressione fiscale della Germania nel 2014, ci sarebbero stati 66 miliardi di euro in meno di prelievo fiscale, ''vale a dire 23 miliardi in meno di Irpef e altrettanti di imposte indirette, nonchè 20 miliardi in meno di carico contributivo su imprese e lavoratori''. Secono lo studio, tra 2010-2014 ci sono segnali di miglioramento, nel confronto Italia-Germania su qualità del capitale umano e carico eccessivo di tasse ''i divari restano molto ampi''.

''L'eccesso di pressione fiscale in Italia presenta una connotazione strutturale per l'incapacità di procedere a una serie revisione della spesa pubblica che riduca eccessi e sprechi'' afferma l'Ufficio studi. Fino ad oggi, ''gli unici tagli hanno riguardato la spesa in conto capitale, cioè di fatto gli investimenti pubblici''. Infatti, ''tutte le componenti di spesa corrente derivanti da scelte discrezionali di policy sono in crescita tra il 2015 e il 2017, anche se con incrementi leggermente inferiori a quelli del Pil nominale''.





L'Italia di Renzi è senza futuro: boom di poveri e crollo dei nati
Istituzioni sempre più deboli. La società non investe più sul futuro: i giovani risultano più poveri dei nonni. Il risultato? La povertà cresce e crollano le nascite
Sergio Rame - Ven, 02/12/2016

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 38225.html

Una società che si regge da sé, senza contare più su istituzioni indebolite, e che diventa così terreno fertile per il populismo. L'Italia di Matteo Renzi, descritta dal cinquantesimo Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese, è senza futuro.

Un Paese che ha abdicato qualsiasi speranza nelle istituzioni e che non investe più. Un'Italia in cui "il corpo sociale si sente rancorosamente vittima di un sistema di casta", mentre "il mondo politico si arrocca sulla necessità di un rilancio dell'etica e della moralità pubblica" e "le istituzioni sono inermi (perché vuote o occupate da altri poteri), incapaci di svolgere il loro ruolo di cerniera". E così, mentre aumenta la povertà e crescono le preoccupazioni nei confronti dell'immigrazione, le coppie smettono di fare figli e i giovani restano intrappolatio in lavori a basso costo e bassa produttività.


I giovani più poveri dei nonni

Sfiduciati dalla crisi, gli italiani si aggrappano al risparmio e non investono sul futuro. Le risorse dirottate nel salvadanaio impoveriscono la società e i giovani si ritrovano più poveri dei loro nonni. È un'Italia rentier, avara di speranze, dove l'immobilità sociale genera insicurezza. Tanto che, dall'inizio della crisi nel 2007, in Italia sono stati accantonati 114,3 miliardi di euro di liquidità aggiuntiva. Una cifra maggiore del Pil dell'Ungheria. Per i millennial è un ko economico. I loro redditi sono più bassi del 15% rispetto alla media. Un gap che cresce al 26,5% se si fa il confronto con i loro coetanei di venticinque anni fa. La ricchezza dei giovani è inferiore del 41% rispetto a quella dei sessantenni, che stanno sempre meglio. Per gli over 65 il reddito infatti è aumentato del 24,3%. "La ricchezza dei millennial - si legge nell'analisi del Censis - è inferiore del 4,3% rispetto a quella dei loro coetanei del 1991, mentre per gli italiani nell'insieme il valore attuale è maggiore del 32,3% rispetto ad allora e per gli anziani è maggiore addirittura dell'84,7%". Il divario tra i giovani e il resto degli italiani si è ampliato nel corso del tempo perché venticinque anni fa i redditi dei giovani erano superiori alla media della popolazione del 5,9% (mentre oggi sono inferiori del 15,1%) e la ricchezza era inferiore alla media solo del 18,5% (mentre oggi lo è del 41,1%).


Gli italiani rinunciano a curarsi

"La scure non guarirà la sanità italiana. Gli effetti socialmente regressivi delle manovre di contenimento del governo si traducono in un crescente numero di italiani (11 milioni circa) che nel 2016 hanno dichiarato di aver dovuto rinunciare o rinviare alcune prestazioni sanitarie, specialmente odontoiatriche, specialistiche e diagnostiche". Secondo il Rapporto Censis, infatti, "il mercato del lavoro genera sempre meno opportunità occupazionali lasciando senza redditi un numero sempre più crescente di famiglie". Un impoverimento diffuso che non necessariamente coincide con la condizione di povertà economica: l'area del disagio sociale è infatti più ampia. "La deprivazione - si legge nel dossier - coinvolge anche famiglie che sono al di sopra della soglia di povertà. Sono in condizioni di deprivazione materiale grave 6,9 milioni di persone nel 2014 (+2,6 milioni rispetto al 2010) e uno zoccolo duro di 4,4 milioni di deprivati di lungo corso, cioè almeno dal 2010". I nuclei familiari in povertà alimentare sono oltre 2 milioni nel 2014 (pari all'8% del totale). E i minori in povertà relativa nel 2015 oltre 2 milioni (il 20,2% del totale). La crisi e la stentata ripresa generano un'incertezza diffusa che alimenta un pessimismo diffuso: solo pochi pensano di essere al riparo dal rischio di cadere in condizioni di disagio. Le famiglie in "deprivazione abitativa" sono 7,1 milioni nel 2014 (+1,7% rispetto al 2004). Quelle in "severa deprivazione abitativa" 826.000 (+0,4% rispetto al 2004). Circa il 20% ha problemi di umidità in casa, il 16,5% di sovraffollamento e il 13,2% di danni fisici all'abitazione. Le famiglie in deprivazione di beni durevoli sono 2,5 milioni nel 2014, di queste 775mila sono in gravi condizioni di deprivazione.


Roma e Milano sempre più povere

Le capitali italiane - quella politica, Roma e quella finanziaria, Milano - pesano di meno per Pil delle omologhe aree urbane delle altre nazioni del vecchio Continente. "Sono molti i Paesi europei in cui la capitale - spiega il Censis - condensa in misura straordinaria popolazione e soprattutto ricchezza. Stoccolma, Bruxelles, Vienna, Lisbona, Praga pesano per oltre il 30% della rispettiva ricchezza nazionale. Milano e Roma, pur con il loro primato nazionale, pesano ciascuna per poco meno del 10% del Pil italiano". All'interno di questa 'fotografià rientra la difficile strada dell'autonomia abitativa dei giovani italiani. In Italia la generazione dei millennial ha un peso demografico scarso: i giovani di 20-34 anni rappresentano appena il 16,4% della popolazione totale, la percentuale più bassa tra i Paesi dell'Unione europea. E sono in diminuzione: oggi non arrivano a 11 milioni (erano quasi 15 milioni nel 1991), mentre la popolazione anziana (13,4 milioni) è in costante crescita. Anche le nostre grandi aree urbane, se paragonate a quelle del resto del continente, risultano le meno giovani: la quota di popolazione tra 20 e 34 anni si attesta al 15-16% a Roma, Milano e Torino. I giovani di 18-24 anni ancora in famiglia in Italia sono il 92,6%, nella fascia di età 25-34 anni la quota scende al 48,4%: dati molto elevati rispetto alla media dell'Ue (rispettivamente, 78,9% e 28,9%).


Il calo della popolazione e l'allarme demografico

In Italia le coppie sono sempre più "temporanee, reversibili e asimmetriche, ma autentiche". Nell'ultimo anno sono nati fuori dal matrimonio 139.611 bambini (+59,9% in un decennio), pari al 28,7% del totale: dieci anni fa erano il 15,8%. "Emerge insomma - rileva il Censis - l'erosione delle forme più tradizionali di relazionalità tra le persone e il contestuale sviluppo di modelli diversi". Vince, insomma, la spinta ad abbassare le barriere di ingresso e di uscita nelle relazioni affettive. I millennial sono per l'80,6% celibi o nubili (il 71,4% solo dieci anni fa), mentre i coniugati sono il 19,1% (erano il 28,2%). L'Italia non è un Paese per genitori. Che nel Belpaese si facciano troppi pochi figli e sempre più avanti negli anni è una consapevolezza ormai diffusa nell'immaginario collettivo. Nel sentire comune, la prima causa imputata rispetto al crollo delle nascite è la grave e perdurante crisi economica. Il Censis segnala, infatti, come "senza stranieri il rischio è il declino". Nell'ultimo anno l'allarme demografico ha raggiunto il suo apice: diminuisce la popolazione (nel 2015 le nascite sono state 485.780, il minimo storico dall'Unità d'Italia a oggi), la fecondità si è ridotta a 1,35 figli per donna, gli anziani rappresentano il 22% della popolazione e i minori il 16,5%. "Senza giovani né bambini - si legge nel report - il nostro viene percepito come un Paese senza futuro".


L'allarme immigrazione e il terrorismo

Sono l'immigrazione e il terrorismo le due questioni che più preoccupano l'Europa e l'Italia. Paure che hanno portato il 65,4% degli italiani a modificare le proprie abitudini. Nell'immediato, il 73,1% ha evitato di fare viaggi all'estero, il 53,1% ha evitato luoghi percepiti come possibili bersagli di attentati (piazze, monumenti, stazioni), il 52,7% ha disertato luoghi affollati (cinema, teatri, musei, sale per concerti, luoghi della movida), il 27,5% non ha preso la metropolitana, il 18% ha evitato di uscire la sera. In realtà la stragrande maggioranza degli italiani è convinta che queste microstrategie non siano sufficienti a risolvere problemi che avrebbero bisogno di una governance condivisa sul terreno dell'ordine pubblico e dell'intelligence.






Censis: "Figli più poveri dei loro nonni"
02/12/2016

http://www.adnkronos.com/soldi/economia ... frEZM.html


In Italia i nostri figli sono più poveri dei loro nonni: nel nostro paese si registra un vero Ko economico dei giovani. Nel Rapporto 2016 sulla Situazione Sociale del Paese diffuso oggi, il Censis disegna a tinte forti questo quadro. "Sono evidenti gli esiti di un inedito e perverso gioco intertemporale di trasferimento di risorse che ha letteralmente messo ko economicamente i millennial" annota l'istituto. Rispetto alla media della popolazione, oggi le famiglie dei giovani con meno di 35 anni hanno un reddito più basso del 15,1% e una ricchezza inferiore del 41,1%, rileva il rapporto.

Nel confronto con venticinque anni fa, sottolinea il Censis, i giovani di oggi hanno un reddito del 26,5% più basso di quello dei loro coetanei di allora, mentre per gli over 65 anni è invece aumentato del 24,3%. La ricchezza degli attuali millennial è inferiore del 4,3% rispetto a quella dei loro coetanei del 1991, mentre per gli italiani nell’insieme il valore attuale è maggiore del 32,3% rispetto ad allora e per gli anziani è maggiore addirittura dell’84,7%. Il divario tra i giovani e il resto degli italiani si è ampliato nel corso del tempo, perché venticinque anni fa, valuta il rapporto, i redditi dei giovani erano superiori alla media della popolazione del 5,9% (mentre oggi sono inferiori del 15,1%) e la ricchezza era inferiore alla media solo del 18,5% (mentre oggi lo è del 41,1%).

Migranti in testa a paure per 44%, terrorismo per 34% - Sono l'immigrazione e il terrorismo le due questioni che più preoccupano l'Europa e l'Italia: la prima è segnalata come principale paura dal 48% degli europei e dal 44% degli italiani, il secondo è indicato dal 39% dei cittadini dell'Unione e dal 34% di quelli italiani. Secondo quanto rileva il Censis, in base a un'indagine realizzata su un campione nazionale di cittadini subito dopo le stragi del 13 novembre 2015 a Parigi, emerge come il 65,4% degli italiani abbia modificato le proprie abitudini a causa delle nuove paure. Nell'immediato, il 73,1% ha evitato di fare viaggi all'estero, il 53,1% ha evitato luoghi percepiti come possibili bersagli di attentati (piazze, monumenti, stazioni), il 52,7% ha disertato luoghi affollati (cinema, teatri, musei, sale per concerti, luoghi della movida), il 27,5% non ha preso la metropolitana, il 18% ha evitato di uscire la sera.



Situazione sociale, Censis: “Cresce il disagio, più difficile curarsi e scegliere di avere figli. L’Italia rischia il declino”

Il cinquantesimo rapporto del centro studi evidenzia che se non ci fossero gli stranieri nella Penisola vivrebbero "oltre 2,5 milioni di minori e under 35 in meno”. Senza "politiche di sviluppo e di disincentivo della fuga altrove" andiamo verso "una situazione di ristagno". Le famiglie in deprivazione abitativa sono 7,1 milioni e quelle che hanno difficoltà ad acquistare beni durevoli 2,5 milioni
di Luisiana Gaita | 2 dicembre 2016

http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/12 ... no/3231730

Privati della possibilità di vivere in una casa sicura, di potersi curare, di mantenere i figli. La crisi economica, il conseguente restringimento del welfare e l’andamento del mercato del lavoro hanno conseguenze sulle famiglie italiane. Sono sempre più numerose quelle che, con meno opportunità occupazionali, restano senza redditi da lavoro. Eppure quello economico è solo uno degli aspetti del disagio sociale, che riguarda anche i nuclei al di sopra della soglia di povertà. E senza stranieri il rischio è il declino. Basti pensare che nel 2015 gli italiani che si sono trasferiti all’estero sono stati 102.259: una cifra praticamente raddoppiata negli ultimi quattro anni e che ha avuto una crescita del 15,1% solo nell’ultimo anno. “Immaginare un’Italia senza stranieri vorrebbe dire pensare a un Paese con oltre 2,5 milioni di minori e under 35 in meno”. Questi alcuni dei temi su cui si sofferma il cinquantesimo rapporto del Censis sulla situazione sociale.

In Italia sono in condizioni di ‘deprivazione materiale grave’ 6,9 milioni di persone (dati del 2014): sono 2,6 milioni in più rispetto al 2010. E uno zoccolo duro di 4,4 milioni vive in questa situazione almeno da sei anni. Le famiglie in deprivazione abitativa sono 7,1 milioni (+1,7% rispetto a dieci anni prima). Quelle in severa deprivazione abitativa sono 826mila (+0,4% rispetto al 2004). Circa il 20% ha problemi di umidità in casa, il 16,5% di sovraffollamento e il 13,2% di danni fisici alla casa dove vive. Le famiglie che hanno difficoltà ad acquistare beni durevoli sono 2,5 milioni nel 2014, di queste 775mila sono in gravi condizioni di deprivazione. Le famiglie in povertà alimentare sono oltre 2 milioni nel 2014 (pari all’8% del totale). E i minori in povertà relativa nel 2015 sono oltre 2 milioni, il 20,2% del totale.

L’ITALIA NON È UN PAESE PER GENITORI – Secondo una indagine del Censis, l’87,7% degli italiani pensa che il nostro Paese sia afflitto dalla scarsa natalità. Per l’83,3% la crisi economica ha reso più difficile la scelta di avere figli anche per chi li vorrebbe. Il problema principale, però, riguarda gli interventi di sostegno ai genitori: sussidi, asili nido, sgravi fiscali, orari di lavoro più flessibili, permessi per le esigenze dei figli. “Il 60,7% degli italiani – spiega il rapporto – è convinto che, se migliorassero gli interventi pubblici su vari fronti, la scelta di avere un figlio sarebbe più facile”. Pesa però anche la presa di coscienza tardiva circa la presenza di eventuali problemi di infertilità, che allunga i tempi di accesso alle cure e quindi la loro efficacia. Non solo le coppie che si sottopongono alle tecniche di Pma (procreazione medicalmente assistita) devono affrontare un percorso molto complesso, ma accesso e opportunità non sono uguali per tutti. Secondo il Censis il 76% delle coppie in trattamento pensa che chi ha problemi di questo genere in Italia sia svantaggiato rispetto a chi vive in altri Paesi europei e il 79,5% pensa che non in tutte le regioni sia assicurato lo stesso livello di qualità nei trattamenti, così come la gratuità dell’accesso alle cure (74,3%).

LA SCURE NON GUARIRÀ LA SANITÀ – Il progressivo restringimento del welfare cambia le dinamiche della spesa sanitaria. Intanto, dal 2009 al 2015 si registra solo una lieve riduzione in termini reali della spesa pubblica. “Nello stesso arco di tempo la spesa sanitaria privata – spiega il Censis – dopo una fase di crescita significativa, si riduce a partire dal 2012, per riprendere ad aumentare negli ultimi due anni (+2,4% dal 2014 al 2015), fino a raggiungere nel 2015 i 34,8 miliardi di euro, cioè poco meno del 24% della spesa sanitaria totale”. Significativo l’aumento della compartecipazione dei cittadini alla spesa: +32,4% in termini reali dal 2009 al 2015 (con un incremento più consistente per quanto riguarda nello specifico la spesa farmaceutica: 2,9 miliardi, +74,4%). “Gli effetti socialmente regressivi delle manovre di contenimento – si legge nel rapporto – si traducono in un crescente numero di italiani (11 milioni circa) che nel 2016 hanno dichiarato di aver dovuto rinunciare o rinviare alcune prestazioni sanitarie, specialmente odontoiatriche, specialistiche e diagnostiche”. Anche l’offerta ospedaliera mostra una progressiva riduzione dei posti letto (3,3 per mille abitanti in Italia nel 2013 secondo i dati Eurostat, contro i 5,2 in media dei 28 Paesi Ue, gli 8,2 della Germania e i 6,3 della Francia).

I POPOLI DELLE PENSIONI – I nuovi pensionati sono più anziani rispetto al passato e hanno anche redditi pensionistici mediamente migliori “come effetto di carriere contributive più lunghe e continuative nel tempo – spiega il rapporto – e occupazioni in settori e con inquadramenti professionali migliori”. Tra il 2004 e il 2013 l’incidenza dei nuovi pensionati di vecchiaia che hanno versato contributi per non più di 35 anni scende dal 54,9% al 37,5%, quella di chi ha versato contributi per un periodo compreso tra i 36 e i 40 anni dal 37,6% al 33,7%, mentre per chi ha percorsi contributivi superiori ai 40 anni l’incidenza si quadruplica, passando dal 7,6% al 28,8%. Migliorano le condizioni socio-economiche dei pensionati: negli anni 2008-2014 il reddito medio del totale delle pensioni è passato da 14.721 a 17.040 euro (+5,3%). Per 3,3 milioni di famiglie con pensionati le prestazioni pensionistiche sono l’unico reddito familiare e per 7,8 milioni i trasferimenti pensionistici rappresentano oltre il 75% del reddito familiare disponibile. Così, si stimano in 1,7 milioni i pensionati che hanno ricevuto un aiuto economico da parenti e amici. Ma i pensionati non possono essere considerati solo come recettori passivi di risorse e servizi di welfare, perché sono anche protagonisti di una redistribuzione orizzontale di risorse economiche: sono 4,1 milioni quelli che hanno prestato ad altri un aiuto economico.

SICUREZZA E CITTADINANZA – Nell’ultimo anno l’allarme demografico ha raggiunto il suo apice: diminuisce la popolazione (nel 2015 le nascite sono state 485.780, il minimo storico dall’Unità d’Italia a oggi), la fecondità si è ridotta a 1,35 figli per donna, gli anziani rappresentano il 22% della popolazione e i minori il 16,5%. “Senza giovani né bambini – sottolinea il Censis – il nostro viene percepito come un Paese senza futuro”. Ne è prova il boom delle cancellazioni dall’anagrafe di italiani trasferitisi all’estero. In un Paese in cui la piramide generazionale si è rovesciata gli stranieri rappresentano un importante serbatoio di energie. Proprio grazie a loro dal 2001 a oggi la popolazione è aumentata del 6,5%, raggiungendo gli attuali 60 milioni e 666mila abitanti: la presenza di stranieri si è quasi triplicata negli ultimi quindici anni (+274,7%). Ma l’effetto combinato del prolungamento della vita media e dell’omologazione dei comportamenti demografici degli stranieri a quelli degli italiani “se non affrontato da politiche di sviluppo e di disincentivo della ‘fuga altrove’ – spiega il Censis – potrebbe determinare, anche nel futuro, una situazione di ristagno per il nostro Paese”.
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Re: Poartà/povartà e mexeria

Messaggioda Berto » sab dic 17, 2016 8:16 am

Accoglienza o ospitalità imposta o forzata è un crimine contro l'umanità
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Re: Poartà/povartà e mexeria

Messaggioda Berto » sab dic 17, 2016 8:28 am

I çitadini veneti cristiani ke łi se dixe a favor de łi foresti e de ła so acojensa ma ke ł trascura ła so jente veneta (fameja e popoło veneto) no łi xe par gnente boni çitadini e boni cristiani, ma tuto el so contraro.

Rasixmo antiveneto a Thiene, da parte de cristian-catołeghi ?
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