Naltri no semo piegore e valtri no si pastori

Re: Naltri no semo piegore e valtri no si pastori

Messaggioda Berto » ven apr 29, 2016 8:15 pm

"Il popolo, categoria mistica". La visione politica del papa sudamericano

È uscito in Argentina e in Italia un saggio del professor Zanatta sul "populismo" di Francesco. Il filo rosso che unisce la sua visita a Lesbo alla simpatia per i "movimenti popolari" anticapitalisti e no global

di Sandro Magister

http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/1351278

ROMA, 20 aprile 2016 – Quando incrocia i territori della politica, papa Francesco batte sentieri originali. Cerca il contatto diretto, solidale, con quelli che ritiene le vittime delle potenze del mondo e insieme i protagonisti del riscatto futuro. Non enuncia programmi, compie gesti che lui per primo sa non essere risolutivi. L'importante è che abbiano una forte carica simbolica.

A Lesbo, sabato 16 aprile, ha fatto così. Si è fatto bagnare dalle lacrime dei migranti e ne ha portati con sé dodici a Roma: tre famiglie musulmane scelte con cura – ha tenuto a precisare – tra quelle che "avevano le carte in regola", d'intesa con gli Stati italiano e greco.

Un gesto, quindi, non applicabile all'ondata incontrollata di centinaia di migliaia di migranti "sans papiers", ma che appunto ha segnalato al mondo l'esigenza di una gestione razionale delle migrazioni, accogliente ma anche selettiva, per iniziativa dei paesi ospitanti, in questo caso della minuscola Città del Vaticano.

Qui Francesco si ferma. Lascia ai governi di elaborare le necessarie politiche – parole sue – "di accoglienza e integrazione, di crescita, di lavoro, di riforma dell’economia". Anche nei precedenti suoi impatti col fenomeno migratorio, a Lampedusa, sul confine tra Messico e Stati Uniti, nel centro di rifugiati dove ha celebrato lo scorso giovedì santo la lavanda dei piedi, si è sempre fermato agli atti simbolici.

Ma ciò non toglie che Jorge Mario Bergoglio abbia una sua visione politica d'insieme, che in altri momenti del suo pontificato ha reso a tutti manifesta.

In questo, Francesco si distingue dai suoi due immediati predecessori. Bisogna infatti risalire a Paolo VI per trovare un altro papa in stretta familiarità con un disegno politico preciso e organico, nel suo caso quello dei partiti popolari cattolici europei del Novecento, in Italia la Democrazia cristiana di Alcide De Gasperi e in Germania l'Unione democratica cristiana di Konrad Adenauer.

A questa tradizione politica europea, peraltro tramontata, Bergoglio è estraneo. Da argentino, il suo humus è tutt'altro. E ha un nome che in Europa ha un'accezione negativa, ma non nella patria dell'attuale papa: populismo.

Che il "pueblo", il popolo, sia effettivamente al centro della visione non solo politica ma anche religiosa di papa Francesco è cosa che lui stesso ha fatto intuire più volte.

Durante la conferenza stampa nel volo di ritorno dal Messico a Roma, lo scorso 17 febbraio, cioè in uno dei momenti nei quali si esprime con più spontaneità, ha addirittura affermato:

"La parola 'popolo' non è una categoria logica, è una categoria mistica".

Ma i discorsi nei quali egli ha reso manifesta nella forma più compiuta la sua visione politica imperniata sul popolo sono quelli che ha rivolto ai "movimenti popolari" anticapitalisti e no global da lui convocati da tutto il mondo prima a Roma e poi in Bolivia:

Ai movimenti popolari, Roma, 28 ottobre 2014

Ai movimenti popolari, Santa Cruz de la Sierra, Bolivia, 9 luglio 2015

A questi due testi capitali si può aggiungere il discorso del 27 novembre 2015 alla periferia di Nairobi, con l'esaltazione della nativa "saggezza dei quartieri popolari":

Ai poveri di Kangemi, Nairobi, Kenya, 27 novembre 2015

Ai due incontri di Roma e di Santa Cruz era presente, in qualità di attivista "cocalero", il presidente della Bolivia Evo Morales.

Il quale è stato di nuovo invitato a Roma, pochi giorni fa, come oratore al convegno promosso dalla pontificia accademia delle scienze nel venticinquesimo anniversario dell'enciclica sociale di Giovanni Paolo II "Centesimus annus", assieme all'altro leader populista Rafael Correa, presidente dell'Ecuador, all'economista neomalthusiano Jeffrey Sachs e al candidato democratico di estrema sinistra alle presidenziali americane Bernie Sanders:

Sanders, Morales, Correa, Sachs. Il quartetto che piace tanto al papa

E in questa occasione il papa ha ricevuto in udienza Morales e ha tenuto a incontrare per un breve saluto anche Sanders, la mattina stessa della partenza per Lesbo, venendone poi da lui ripagato con ampi e pubblici elogi:

Bernie Sanders embraces Catholic social teaching at Vatican, echoing Francis' cry against indifference

Sulla vena populista di Bergoglio www.chiesa ha fatto il punto la scorsa estate in questi tre servizi ravvicinati:

Da Perón a Bergoglio. Col popolo contro la globalizzazione (12.9.2015)

Ecumenismo politico. Con i tecnocrati e con i no global (21.9.2015)

Quando Bergoglio era peronista. E lo è ancora (26.9.2015)

Sulle simpatie peroniste del giovane Bergoglio vi sono interessanti notizie in un libro uscito in Argentina nel 2014 ad opera di due giornalisti in stretto contatto col papa, Javier Cámara e Sebastián Pfaffen, di cui è ora in vendita l'edizione italiana arricchita di nuovi dati:

J. Cámara, S. Pfaffen, "Aquel Francisco", Raíz de Dos, Córdoba, 2014

J. Cámara, S. Pfaffen, "Gli anni oscuri di Bergoglio", Ancora, Milano, 2016

Ma sul populismo di papa Francesco è uscito proprio in questi giorni, in Argentina e in Italia, un saggio di uno specialista della materia, il professor Loris Zanatta, che insegna storia dell'America latina nell'università di Bologna e il cui ultimo libro, del 2015, frutto di vent'anni di studi, edito in Italia da Laterza e in Argentina da Editorial Sudamericana, ha per titolo: "La nazione cattolica. Chiesa e dittatura nell'Argentina di Bergoglio".

In Italia il saggio di Zanatta è sull'ultimo numero della prestigiosa rivista laica di cultura e politica "il Mulino" e può essere acquistato anche in pdf:

Un papa peronista?

Mentre in Argentina è sull'ultimo numero della rivista cattolica "Criterio" e può essere letto qui integralmente:

Un Papa populista

A tradurre il saggio in spagnolo è stato lo stesso direttore di "Criterio" José Maria Poirier, figura di spicco del cattolicesimo argentino e conoscitore d'antica data di Bergoglio, che quand'era arcivescovo di Buenos Aires interveniva regolarmente alle settimanali riunioni di redazione della rivista.

In un'intervista ad Alejandro Bermúdez in un libro uscito negli Stati Uniti poco dopo il conclave del 2013, Poirier disse:

"Bergoglio è un perfetto uomo politico, nel classico senso del termine. Intendo dire che dà sempre l'impressione di aver studiato tutti gli scenari. Bergoglio sapeva che cosa fare se avesse dovuto ritirarsi; sapeva che cosa fare se avesse dovuto continuare come arcivescovo di Buenos Aires; e – perché no? – aveva anche pensato che cosa fare se l'avessero eletto papa".

Quello che segue è un breve estratto del saggio del professor Zanatta, cinque volte più esteso e assolutamente da leggere per intero.




Il popolo eletto

di Loris Zanatta

Bergoglio è peronista? Assolutamente sì. Ma non perché vi aderì in gioventù. Lo è nel senso che il peronismo è il movimento che sancì il trionfo dell’Argentina cattolica su quella liberale, che salvò i valori cristiani del popolo dal cosmopolitismo delle élite. Il peronismo incarna perciò per Bergoglio la salutare coniugazione tra popolo e nazione a difesa di un ordine temporale basato sui valori cristiani e immune da quel […] liberalismo protestante,il cui ethos si proietta come un’ombra coloniale sull’identità cattolica dell’America Latina.

Ma allora Bergoglio è populista? Assolutamente sì, purché tale concetto sia inteso a dovere. […] Nei suoi grandi viaggi del 2015 – Ecuador, Bolivia, Paraguay; Cuba e Stati Uniti; Kenya, Uganda, Centrafrica – Francesco ha pronunciato 356 volte la parola "popolo". Il populismo del papa è già nelle parole. Meno familiarità ha invece Bergoglio con un altro lessico: democrazia l’ha detta appena 10 volte, individuo 14 volte, per lo più in accezione negativa. […] Sono numeri senza senso? Mica tanto. Ci confermano quel che si intuiva: che la nozione di "pueblo" è l’architrave del suo immaginario sociale. […]

Il suo popolo è buono, virtuoso, e la povertà gli conferisce un’innata superiorità morale. È nei quartieri popolari, dice il papa, che si conservano saggezza, solidarietà, valori del Vangelo. Lì sta la società cristiana, il deposito della fede.

Di più: quel "pueblo" non è per lui una somma di individui, ma una comunità che li trascende, un organismo vivente animato da una fede antica, naturale, dove l’individuo si scioglie nel tutto. Come tale, quel "pueblo" è il popolo eletto che custodisce un’identità in pericolo. Non a caso l’identità è l’altro pilastro del populismo di Bergoglio: un’identità eterna e impermeabile al divenire della storia, di cui il "pueblo" ha l’esclusiva; un’identità cui ogni istituzione o costituzione umana deve piegarsi per non perdere la legittimità che le conferisce il "pueblo".

Va da sé che tale nozione romantica di "pueblo" sia discutibile e che altrettanto lo sia la superiorità morale del povero. Non ci vuole un antropologo per sapere che le comunità popolari hanno, come ogni comunità, vizi e virtù. E lo riconosce, contraddicendosi, lo stesso pontefice, quando stabilisce un nesso di causa ed effetto tra povertà e terrorismo fondamentalista; un nesso peraltro improbabile.

Ma idealizzare il "pueblo" aiuta a semplificare la complessità del mondo, cosa in cui i populismi non hanno rivali. Il confine tra bene e male apparirà allora così diafano, da sprigionare l’enorme forza insita in ogni cosmologia manichea. Ecco così il papa contrapporre il "pueblo" buono e solidale a un'oligarchia predatrice ed egoista. Un’oligarchia trasfigurata, priva di volto e nome, essenza del male come cultrice pagana del Dio denaro: il consumo è consumismo, l’individuo è egoista, l’attenzione al denaro è adorazione senz’anima. […]

Qual è il peggior danno arrecato da tale oligarchia? La corruzione del "pueblo". L’oligarchia ne mina le virtù, l’omogeneità, la spontanea religiosità, come un diavolo tentatore. Viste così, le crociate di Bergoglio contro di essa, per quanto emulino il linguaggio della critica postcoloniale, sono eredi della crociata antiliberale che i cattolici integralisti conducono da un paio di secoli in qua. Cosa per nulla strana: l’antiliberalismo cattolico che sul piano secolare simpatizzò per le ideologie antiliberali di turno, fascismo e comunismo in primis, è naturale abbracci oggi con ardore la vulgata "no global".

Certo, v’è nella storia del cattolicesimo una robusta tradizione cattolico-liberale, votata alla laicità politica, ai diritti dell’individuo, alla libertà economica e civile. Ma non è tale la famiglia che vide crescere Francesco. Se il sacro collegio avesse eletto un papa cileno, chissà, forse avrebbe pescato in quell’universo culturale. Ma la Chiesa argentina è la tomba dei cattolici liberali, uccisi dall’onda nazionalpopolare. […]

Sullo sfondo, intanto, tante cose accadono e sollevano enormi interrogativi sulla fondatezza della visione del mondo di Francesco e sulla nozione di "pueblo" che l’ispira; e quindi sulla sua efficacia nel restituire alla Chiesa la rilevanza perduta.

Le società moderne, anche quelle del Sud del mondo, sono sempre più articolate e plurali. Parlarvi di un "pueblo" che vi custodisce identità pure e intrise di religiosità è spesso un mito cui non corrisponde alcuna realtà.

Continuare a considerare i ceti medi, cresciuti a milioni e ansiosi di più consumi e migliori opportunità, ceti coloniali nemici del "pueblo", non ha senso. Tanti poveri di ieri sono ceto medio oggi. […]

Perfino sul piano politico, i populismi con cui il papa condivide tante affinità hanno subito duri colpi, specie in America Latina, tanto da fare sospettare che stiano rimanendo orfani del "pueblo" che invocano.

Non a caso Bergoglio è apparso disorientato quando un giornalista gli ha chiesto un parere sull’elezione in Argentina di Mauricio Macri e sul nuovo corso antipopulista che taluni pensano si stia aprendo in America Latina. "Ho sentito qualche opinione – ha farfugliato il papa – ma di questa geopolitica, in questo momento non so cosa dire. Ci sono parecchi Paesi latinoamericani in questa situazione un po’ di cambiamento, è vero, ma non so spiegarlo".

A occhio, non ne è entusiasta, considerando il profilo assai più secolare e cosmopolita delle forze che si propongono di soppiantare i populismi in crisi. Ma è con esse che dovrà misurarsi il Santo Padre. Adorato dai fedeli ma anch’egli orfano, almeno un po’, del "pueblo".

Al termine dell'udienza al presidente della Bolivia Evo Morales, lo scorso 15 aprile, papa Francesco ha ricevuto da lui in dono un lettera da parte di imprecisati esponenti dei "movimenti popolari" e tre libri sulle virtù salutari della coca, di cui lo stesso Morales è stato fervente coltivatore. E il saluto tra i due – hanno riferito le agenzie – è stato "molto affettuoso":

Morales dona al papa tre libri sulla coca: "Gliela consiglio"

Il presidente della Bolivia era comunque fresco della bocciatura in patria, tramite referendum, della modifica costituzionale da lui voluta per assicurarsi la futura rielezione.

Per le sinistre populiste sudamericane l'attuale è una fase molto negativa. In Brasile, in Venezuela, in Argentina, in Perù è una sequenza di sconfitte. Non sorprende che, per resistere, Morales si appoggi a Francesco.

Ha appunto raccomandato al papa bevande a base di coca poco dopo che la conferenza episcopale boliviana lo aveva accusato di "far penetrare il narcotraffico nella struttura dello Stato".

E di ritorno in Bolivia ha consigliato ai vescovi di "fare apertamente un partito pro capitalista e pro imperialista", mentre lui esibisce dalla sua parte il papa. Che "è contento di quello che abbiamo fatto e mi ha detto: Stai sempre con il popolo":

Perché la sinistra sudamericana in crisi adesso fa il tifo per il papa
20.4.2016
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Re: Naltri no semo piegore e valtri no si pastori

Messaggioda Berto » ven apr 29, 2016 8:35 pm

Magdi Cristiano Allam: "Papa Francesco è ossessionato dall'accoglienza ai clandestini"
Michele M. Ippolito

http://www.lafedequotidiana.it/magdi-cr ... landestini

“Papa Francesco è ossessionato dall’accoglienza ai clandestini”. Lo dice scandendo le parole Magdi Cristiano Allam in questa intervista.

Allam, il vescovo Trasarti ha detto che spesso dimentichiamo i poveri locali a vantaggio dei migranti, condivide?

“ Quel vescovo ha compiuto un atto di coraggio e di onestà intellettuale , soprattutto di rispetto per il disorientamento di tanti cattolici che non condividono la linea del Papa sulla immigrazione. Papa Francesco è ossessionato dall’ accoglienza ai clandestini, perchè nella stragrande maggioranza tali sono, in quanto privi di documenti, spesso islamici. Da Lesbo è arrivato con 12 di loro e ha lanciato così un messaggio molto preoccupante”.

Perchè?

“ Perchè in Italia abbiamo tanti poveri e disoccupati che vanno a mangiare, quando possono, alle mense Caritas e che oggi si trovano discriminati in casa loro. Papa Francesco sin dal suo primo viaggio a Lampedusa nel 2013 ha parlato dei migranti e non ci sta santo giorno o quasi che non se ne occupi, una ossessione. Ricordo che nella stragrande maggioranza sono clandestini, coloro che vanno via per la guerra sono una infinitesima parte”.

Esiste qualcuno che favorisce questi flussi migratori, secondo lei?

“Penso che esista un progetto preordinato a scardinare la sovranità degli stati nazionali europei e la identità dei singoli popoli per creare uno stato unico e senza confini, tale progetto è favorito, meglio ancora voluto, dalla grande finanza, dai poteri forti e da organizzazioni internazionali, come il FMI e la eurocrazia dei tecnocrati, i quali fortemente vogliono la soppressione degli stati nazionali. Mi sembra che il Papa sia funzionale a questo disegno, basta leggere certe sue dichiarazioni”.

Ultimamente il vescovo polacco Pieronek ha detto che esiste un progetto di islamizzazione dell’ Europa, che cosa ne pensa?

“ Non è un progetto o tentativo, è realtà. Ci sono i tagliagole e mi riferisco a quelli di Parigi e di Bruxelles, e i taglia lingue. La mia mente va con preoccupazione alle nostre città dove brulicano i centri culturali islamici, le moschee, i negozi e le macellerie etniche. Inoltre questa islamizzazione passa per via demografica. L’Europa non fa più figli o quasi, indice di natalità molto basso, mentre loro hanno natalità elevatissima. Di questo passo, siamo destinati ad essere colonizzati. L’ Europa deve combattere e penso che prima o dopo arriverà un sussulto o una sollevazione generale”.

Esiste un Islam moderato?

“ No, perchè l’ Islam si basa sul Corano e in quel libro esiste l’ordine di uccidere i cristiani e gli infedeli. I terroristi sono rappresentativi dell’ Islam. Del resto, per rendersi conto di che cosa è l’ Islam basti domandare a sacerdoti o religiosi cattolici che vivono nelle loro terre”.

Che cosa non la convince del Papa sulle migrazioni?

“Ritengo che vada contro il pensiero cristiano. In particolare dimentica che bisogna amare il prossimo, ma come sè stessi e noi il sè stessi lo stiamo tralasciando. Inoltre il prossimo anche in via etimologica è rappresentato prima di tutto dai vicini e dopo dai lontani”.
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Re: Naltri no semo piegore e valtri no si pastori

Messaggioda Berto » gio mag 05, 2016 3:19 am

Papa Francesco: cristiani chiusi puzzano di chiuso
2016-05-04

http://www.lalucedimaria.it/papa-france ... ano-chiuso

All’udienza generale in Piazza San Pietro, il Papa ha svolto la sua catechesi sulla parabola della “pecorella smarrita” raccontata dal Vangelo di san Luca. “Conosciamo tutti l’immagine del Buon Pastore – ha detto – che si carica sulle spalle la pecorella smarrita. Da sempre questa icona rappresenta la sollecitudine di Gesù verso i peccatori e la misericordia di Dio che non si rassegna a perdere alcuno”.

Vicinanza ai peccatori non deve scandalizzare
“La parabola – sottolinea – viene raccontata da Gesù per far comprendere che la sua vicinanza ai peccatori non deve scandalizzare, ma al contrario provocare in tutti una seria riflessione su come viviamo la nostra fede. Il racconto vede da una parte i peccatori che si avvicinano a Gesù per ascoltarlo e dall’altra parte i dottori della legge, gli scribi sospettosi che si discostano da Lui per questo suo comportamento. Si discostano questi, perchè Gesù si avvicinava ai peccatori. Questi erano orgogliosi, erano superbi, si credevano giusti”.

Dio non si rassegna al fatto che anche una sola persona possa perdersi
“La nostra parabola – ha osservato – si snoda intorno a tre personaggi: il pastore, la pecora smarrita e il resto del gregge. Chi agisce però è solo il pastore, non le pecore. Il pastore quindi è l’unico vero protagonista e tutto dipende da lui. Una domanda introduce la parabola: «Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova?» (v. 4). Si tratta di un paradosso che induce a dubitare dell’agire del pastore: è saggio abbandonare le novantanove per una pecora sola? E per di più non al sicuro di un ovile ma nel deserto? Secondo la tradizione biblica il deserto è luogo di morte dove è difficile trovare cibo e acqua, senza riparo e in balia delle fiere e dei ladri. Cosa possono fare novantanove pecore indifese? Il paradosso comunque continua dicendo che il pastore, ritrovata la pecora, «se la carica sulle spalle, va a casa, chiama gli amici e i vicini e dice loro: Rallegratevi con me» (v. 6). Sembra quindi che il pastore non torni nel deserto a recuperare tutto il gregge! Proteso verso quell’unica pecora sembra dimenticare le altre novantanove. Ma in realtà non è così. L’insegnamento che Gesù vuole darci è piuttosto che nessuna pecora può andare perduta. Il Signore non può rassegnarsi al fatto che anche una sola persona possa perdersi. L’agire di Dio è quello di chi va in cerca dei figli perduti per poi fare festa e gioire con tutti per il loro ritrovamento. Si tratta di un desiderio irrefrenabile: neppure novantanove pecore possono fermare il pastore e tenerlo chiuso nell’ovile”.

Gesù cerca la persona più abbandonata
A braccio ha aggiunto: “Lui potrebbe ragionare: ‘Mah, faccio il bilancio: ne ho novantanove, ne ho persa una, ma non è una grande perdita’. No, lui va a cercare quella, perché ognuna di esse è molto importante per lui e quella è la più bisognosa, la più abbandonata, la più scartata; e lui va là a cercarla”.

Lo stile di Dio
Ha poi proseguito leggendo il testo: “Siamo tutti avvisati: la misericordia verso i peccatori è lo stile con cui agisce Dio e a tale misericordia Egli è assolutamente fedele: nulla e nessuno potrà distoglierlo dalla sua volontà di salvezza”.

Dio non scarta nessuno
Di nuovo a braccio ha aggiunto: “Dio non conosce la nostra attuale cultura dello scarto, in Dio questo non c’entra. Dio non scarta nessuna persona; Dio ama tutti, cerca tutti… Tutti! Uno per uno. Lui non conosce questa parola ‘scartare la gente’, perché è tutto amore e tutta misericordia”.

Non rinchiudere il Signore nei nostri schemi
“Il gregge del Signore è sempre in cammino: non possiede il Signore, non può illudersi di imprigionarlo nei nostri schemi e nelle nostre strategie. Il pastore sarà trovato là dove è la pecora perduta. Il Signore quindi va cercato là dove Lui vuole incontrarci, non dove noi pretendiamo di trovarlo! In nessun altro modo si potrà ricomporre il gregge se non seguendo la via tracciata dalla misericordia del pastore. Mentre ricerca la pecora perduta, egli provoca le novantanove perché partecipino alla riunificazione del gregge. Allora non solo la pecora portata sulle spalle, ma tutto il gregge seguirà il pastore fino alla sua casa per far festa con amici e vicini”.

Puzza di chiuso
“Dovremmo riflettere spesso su questa parabola – ha commentato – perché nella comunità cristiana c’è sempre qualcuno che manca e se ne è andato lasciando il posto vuoto. A volte questo è scoraggiante e ci porta a credere che sia una perdita inevitabile, una malattia senza rimedio. E’ allora che corriamo il pericolo di rinchiuderci dentro un ovile, dove non ci sarà l’odore delle pecore, ma puzza di chiuso!”.

A braccio ha detto: “E noi cristiani non dobbiamo essere chiusi perché avremo il puzzo delle cose chiuse. Mai! Dobbiamo uscire e questo chiudersi in sé stessi, nelle piccole comunità, nella parrocchia, là, … ‘Ma noi, i giusti’… Questo succede quando manca lo slancio missionario che ci porta ad incontrare gli altri. Nella visione di Gesù non ci sono pecore definitivamente perdute, questo dobbiamo capirlo bene: per Dio nessuno è definitivamente perduto. Mai! Fino all’ultimo momento, Dio ci cerca. Pensate al buon ladrone; ma solo nella visione di Gesù nessuno è definitivamente perduto ma solo pecore che vanno ritrovate”.

Nessun gregge può rinunciare a un fratello
“La prospettiva pertanto – ha concluso – è tutta dinamica, aperta, stimolante e creativa. Ci spinge ad uscire in ricerca per intraprendere un cammino di fraternità. Nessuna distanza può tenere lontano il pastore; e nessun gregge può rinunciare a un fratello. Trovare chi si è perduto è la gioia del pastore e di Dio, ma è anche la gioia di tutto il gregge! Siamo tutti noi pecore ritrovate e raccolte dalla misericordia del Signore, chiamati a raccogliere insieme a Lui tutto il gregge! Grazie”.


Basta co łe piegore Papa! D-o no lè on pastor.
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Re: Naltri no semo piegore e valtri no si pastori

Messaggioda Berto » dom mag 15, 2016 1:51 pm

SILVANA DE MARI - Dobbiamo accogliere gli immigrati, tutti, altrimenti siamo cattivi.

https://www.facebook.com/MagdiCristiano ... 6408081947

I migranti africani fuggono dalla miseria: ho fatto il medico in Africa, gli africani nella miseria non somigliano per nulla a quelli che sbarcano a Lampedusa. Quelli che sbarcano a Lampedusa hanno abiti corretti, cellulari e l'aspetto inequivocabile di chi ha sempre mangiato e ha la disponibilità economica per il trasporto. Quelli che arrivano a Lampedusa, come ci dicono gli intellettuali africani, è gente che scappa da nazioni con ottimi Pil come la Costa d'Avorio o l'Algeria, perché preferisce fare il mantenuto al lavoratore, dopo aver dissanguato la propria terra, sottraendo il costo del trasporto, sufficiente nei paesi di origine a comprare una piccola mandria o una fattoria.

Stiamo dissanguando l'Italia e peggiorando le condizioni dell'Africa per accogliere i peggiori. È il più bizzarro suicidio che una civiltà abbia mai compiuto.

Il secondo punto che vale la pena di esaminare è la religione dei richiedenti asilo. Ogni anno supera le centomila unità il numero dei cristiani assassinati per la loro fede. Ricordiamo sempre che in ogni tipo di aggressione o conflitto, in media a ogni morto corrispondono venti vittime che hanno subito danni non mortali, quali ferite e stupri.

Mischiati con gli islamici che arrivano sulle nostre terre ci sono i cristiani, loro sì degni di soccorso, di asilo e facilmente integrabili nelle nostre società. L'Italia, l'Unione Europea e il bizzarro tizio vestito di bianco che sta a Santa Marta, fanno tutto quello che possono perché le persecuzioni continuino nei centri di accoglienza. I cristiani devono nascondere la loro identità sui barconi o rischiano di essere uccisi. Di 12 di loro abbiamo avuto notizia perché il loro assassinio è avvenuto nelle nostre acque territoriali ed è stato visto e denunciato, ma la maggioranza passa inosservata.

La terza carica di questa nazione, la signora Boldrini, ha deriso con una frase sprezzante l'assassinio di questi uomini affermando che di certo non si fanno discussioni teologiche sui barconi. Le violenze continuano anche nei centri di accoglienza. In Germania e Svezia sono all'ordine del giorno, gli amici cristiani pachistani di Bergamo mi assicurano che nei centri italiani sono la norma.

Se il bizzarro tizio vestito di bianco avesse fatto salire qualche cristiano sul suo aereo lo avrebbe salvato da sofferenze certe. Se avesse elevato alla porpora cardinalizia qualcuno dei vescovi delle terre del cristianesimo perseguitato, avrebbe dato potenza alla sua voce. Se almeno la piantasse di riempire il web con il suo ridicolo segno di ok sarebbe una parziale consolazione per le donne cristiane stuprate a Mosul dopo aver visto i mariti decapitati.
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Re: Naltri no semo piegore e valtri no si pastori

Messaggioda Berto » dom mag 22, 2016 9:39 am

La Boldrini vuole punire chi parla male dell'islam
Editoriale
di Magdi Cristiano Allam 22/05/2016

http://www.magdicristianoallam.it/edito ... islam.html

(Il Giornale, 22 maggio 2016) - La minaccia principale alla nostra civiltà laica e liberale risiede nel divieto assoluto di criticare e di condannare l'islam come religione, perché i suoi contenuti sono in totale contrasto con le leggi dello Stato, le regole della civile convivenza, i valori non negoziabili della sacralità della vita, della pari dignità tra uomo e donna, della libertà di scelta.

Mentre il terrorismo islamico dei tagliagole, coloro che sgozzano, decapitano, massacrano e si fanno esplodere, noi lo sconfiggeremo sui campi di battaglia dentro e fuori di casa nostra, di fatto ci siamo già arresi al terrorismo islamico dei taglialingue, coloro che sono riusciti a imporci la legittimazione dell'islam a prescindere dai suoi contenuti ed ora sono mobilitati per codificare il reato di “islamofobia”, un'auto-censura nei confronti dell'islam.

Le Nazioni Unite, l'Unione Europea e il Consiglio d'Europa hanno già accreditato, sul piano politico, il reato di islamofobia, assecondando la strategia dell'Organizzazione per la Cooperazione Islamica. Ebbene ora in Italia il Presidente della Camera Laura Boldrini ha fatto un ulteriore passo in avanti finalizzato a codificare per legge il reato di islamofobia, che comporterà sanzioni penali e civili per chiunque criticherà e condannerà l'islam come religione.

È ciò che emerge dall'iniziativa della Boldrini di dar vita alla Commissione di studio sull’intolleranza, la xenofobia, il razzismo e i fenomeni di odio, nelle varie forme che possono assumere, xenofobia, antisemitismo, islamofobia, antigitanismo, sessismo, omofobia. Secondo la Boldrini sarebbero nuove forme di razzismo, che si manifestano soprattutto nella Rete, catalogate in inglese come “hate speech”, da intendersi come “incitazione all'odio”.

È singolare che siamo in un'Italia e in un'Europa dove chiunque può dire di tutto e di più sul cristianesimo, su Gesù, sulla Chiesa e sul Papa, senza che succeda nulla perché viene ascritto alla libertà d'espressione, mentre ci siamo auto-imposti di non dire nulla sull'islam, su Allah, su Maometto e sul Corano perché urta la suscettibilità dei musulmani, perché abbiamo paura della loro reazione violenta che si ritorce indiscriminatamente contro tutti i cristiani nel mondo. A proposito, dal momento che i cristiani sono in assoluto i più perseguitati al mondo per la loro fede, perché mai tra le categorie che sostanzierebbero il reato di “incitazione all'odio” non compare la “cristianofobia”?

L'errore fondamentale che viene commesso è di sovrapporre la dimensione della persona con quella della religione, ritenendo che per rispettare i musulmani come persone si debba automaticamente e acriticamente legittimare l'islam come religione. Noi invece dobbiamo rispettare i musulmani come persone, ma al tempo stesso dobbiamo usare la ragione per entrare nel merito dei contenuti di una religione e poter esprimere in libertà la verità sull'islam.

La Boldrini, la terza carica dello Stato che dovrebbe lealtà e fedeltà all'Italia, si esibisce in pubblico con al petto una spilletta su cui c'è scritto “Stati Uniti d'Europa”, una entità inesistente ma che si tradurrebbe nella scomparsa dell'Italia come Stato sovrano e indipendente, così come promuove l'auto-invasione di milioni di clandestini musulmani che a suo avviso rigenererebbero la vita e la civiltà dell'Italia. In questo contesto il reato di islamofobia si rivelerebbe il colpo di grazia all'Italia e agli italiani.
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Re: Naltri no semo piegore e valtri no si pastori

Messaggioda Berto » ven ott 28, 2016 6:41 am

E no, Santità, Gesù non era un Profugo
di Gianluca Veneziani
http://www.lintraprendente.it/2016/10/e ... un-profugo

Ormai non solo Dio è nei migranti, ma Cristo stesso sarebbe un profugo. È l’ennesimo capitolo del bergoglismo come ultima frontiera (e temiamo fase finale) del cattolicesimo: se i musulmani usano il Corano per convertire, Papa Francesco attinge al Vangelo per predicare l’accoglienza. Un modo di piegare la teologia all’ideologia terzomondista, la fede al multiculturalismo.

Nella sua ultima sortita in occasione dell’udienza del mercoledì, Bergoglio ha scomodato Gesù Cristo per sostenere l’urgenza della solidarietà ai migranti e lo stop a muri ed egoismi. “Ero straniero e mi avete accolto, ero nudo e mi avete vestito”, ha detto, citando Matteo 25 (35-36). Ma l’estraneità cui accenna Cristo in quel passaggio ha a che fare con la sua condizione divina, al suo essere straniero in senso metafisico, e al suo arrivare nudo tra noi, con le fattezze di un bimbo. Non ha nulla a che vedere con l’identità di migrante, con la provenienza da un Paese lontano o da un’altra cultura, né con la conseguente necessità di incentivare le migrazioni di massa o accogliere a tutti i costi.

Oltre a un’interpretazione teologica forzata, c’è anche un errore storico nell’associare l’immagine di Cristo a quella del Migrante. Se Gesù non è stato Profeta in patria, non è stato nemmeno Profugo altrove. Non è stato compreso, è stato imprigionato e infine ucciso, e nondimeno non ha mai pensato di abbandonare la terra natia o di fuggire dalle persecuzioni. Ha subito il martirio là dove era nato e cresciuto. E la stessa condizione di pellegrino cui si ispira il cristiano – quella dell’homo viator – ha una connotazione tutta spirituale, riguarda un cammino in direzione della salvezza dell’anima, non certo di uno spostamento continuo in cerca di pace o di migliori opportunità economiche.

Ma ciò che più indigna nel monito di Francesco è il suo continuo voler ricondurre il Verbo alla Cronaca, le parole di vita eterna ai problemi di attualità, di deformare la religione in sociologia, perdendo così la sua dimensione verticale, che riguarda il rapporto con la trascendenza. Il Papa parla di Dio, solo se lo riferisce alla disoccupazione, all’immigrazione, ai drammi umanitari. Lo espunge dall’unico aspetto di cronaca in cui pure il suo nome viene rivendicato sebbene in modo improprio, quello del terrorismo islamico. Per il resto lo adegua a faccende umane, troppo umane.

Sua Santità, vorremmo sentire parlare di Dio per faccende che riguardino la vita dopo la morte, la resurrezione delle anime, il destino finale dell’umanità, per le cose prime e ultime, cioè la ragione stessa per cui esiste la Chiesa e lei è è stato investito di quel ruolo. Vorremmo associare quelle tre lettere, DIO, alla Trinità e non alle Traversie umane. Vorremmo sentire, in quel nome, il Nome per eccellenza, e non un guscio vuoto, una Parola priva di senso, buona a indicare ogni cosa. Anche perché se Dio è ogni cosa– come credevano i panteisti – allora niente più è Dio.

Dio è una Persona, sua Santità, non tutte le persone diventano dio solo perché fuggono dai loro paesi. E allora ci faccia sentire l’eterno, l’afflato di cielo, chiamando Gesù, senza imprigionarlo ogni volta in vicende che hanno a che fare semmai col mare e la terra.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Naltri no semo piegore e valtri no si pastori

Messaggioda Berto » sab mar 04, 2017 9:06 pm

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