El magnar sagro: bestie e omani

El magnar sagro: bestie e omani

Messaggioda Berto » gio dic 26, 2013 3:38 pm

Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: El magnar sagro: bestie e omani

Messaggioda Sixara » ven dic 27, 2013 10:05 am

Ma ke skifeze ke i faxea. I ghi n à meso del tenpo eh, a rivare al sinbolixmo de l 'corpo' e del 'sangue', vojo dire a sostituire al 'corpo' el pàn e al 'sangoe' el vìn. Almanco cuà, tel mediteraneo, co la cultura de i cereali, de l ojo e del vìn mi penso ( e spero) ca ghe semo rivà subito ( o scuaxi).
Comuncue na roba sicura : a scumizio de tuto a ghè on pasto sacro, on rituale de magnare nò par magnare, pa' cavarse la fame ma pa altri motivi ( relijoxi, sociali, rituali). Da subito, da senpre a magnemo sinboli oltre ke materia pa nutrirse. I antropologi i lo gà studià sto fenomeno ke l è biolojco e culturale. E cultuale soradetuto. Dèso naltri no s inacorzemo pì ke la roba ca magnemo la gà ( la ghea) on senso, tuta na tradision de significati, de rituali, de parole e de sèsti ligà a la natura e pasà de màre n fia ( scuxème signori antropologi ma la trasmissione culturale/cultuale domestica è avvenuta da madre-figlia, altra cosa la dimensione cultuale 'alta' o sacerdotale) cusì come ca xe pasà la lengoa, le parole par descrivare l àto del còsa-come ca se magna.
Parké l alimentazion umana no se pòe solo ke vardarla da on p.d.v. biologico ( medico-scientifico), come ke i gà provà anca fare te la inbriagadura poxitivista de fine 800-900, ma soradetuto l è on àto culturale e sociale e come ca se dixe :
" non può esistere alcun fatto sociale al di fuori della cultura" e " non c'è fenomeno culturale che non sia anche fatto sociale". Solamente umano.
(A.Buttitta,Dei segni e dei miti. Una introduzione all'antropologia simbolica, 1996)
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Re: El magnar sagro: bestie e omani

Messaggioda Berto » lun gen 06, 2014 7:56 pm

Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: El magnar sagro: bestie e omani

Messaggioda Berto » gio gen 09, 2014 9:30 pm

Masar, amazzare, mactare, mola, adolenda
viewtopic.php?f=44&t=1504


Mactare, mola, adolenda
https://docs.google.com/file/d/0B_VoBnR ... V4M0k/edit
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Re: El magnar sagro: bestie e omani

Messaggioda Berto » ven gen 01, 2016 10:54 am

Cavro o cavaro o capro espiadoro
viewtopic.php?f=24&t=2072

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Re: El magnar sagro: bestie e omani

Messaggioda Berto » ven ago 26, 2016 3:18 pm

A sto mondo ghe partien anca la mesa cristiana e l'eocarestia

https://it.wikipedia.org/wiki/Messa
La messa o celebrazione eucaristica è una liturgia propria di diverse Chiese cristiane.
La celebrazione eucaristica è tipica della Chiesa cattolico-romana, delle Chiese veterocattoliche, della Chiesa ortodossa, delle Comunità anglicane di tradizione anglo-cattolica, e di alcune comunità luterane che riservano al sacramento dell'eucaristia un ruolo preponderante nella vita della Chiesa stessa.
Celebrazione eucaristica del rito romano di forma ordinaria
Il termine "messa", usato dai cattolici di rito latino, deriva dalla parola latina missa che viene pronunciata dal diacono nel rito romano in latino, quando congeda i fedeli dicendo: Ite, missa est. Prima che si diffondesse l'uso di questo nome, il rito eucaristico nelle Chiese di lingua latina era designato con varie espressioni, tra le quali Fractio panis ('lo spezzare del pane'), dal nome di uno dei gesti-chiave della liturgia stessa.


https://it.wikipedia.org/wiki/Eucaristia
Per i cristiani l'eucaristia o eucarestia è il sacramento istituito da Gesù durante l'Ultima Cena, alla vigilia della sua passione e morte. Il termine deriva dal greco εὐχαρίστω (eucharisto: "rendo grazie"). Il Nuovo Testamento narra l'istituzione dell'eucaristia in quattro fonti: Matteo 26,26-28; Marco 14,22-24; Luca 22,19-20; 1Corinzi 11,23-25.
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Re: El magnar sagro: bestie e omani

Messaggioda Berto » ven ago 26, 2016 3:18 pm

Spacar el pan de łi ebrei: Elebab
http://elebab.blogspot.it/p/si-spezza-il-pane.html


El pan ente ła tradision ebraega
http://www.panenostro.com/il-pane-nella ... ne-ebraica


La parola “pane” vanta nella Bibbia più di 280 citazioni: se conteggiassimo anche le diverse tipologie di pane, arriveremmo a più di 600. Da ciò deduciamo che sia nella tradizione ebraica che in quella cristiana, il pane assumeva, ed ancora oggi riveste, una importanza rilevante. Nell'ebraismo il pane ha vari significati: dall'abbondanza, alla fertilità, alla civiltà.

Spesso il pane è usato per esprimere il sostentamento,

il cibo in generale, dono del Signore che si prende cura del suo popolo. Parla ai figli d’Israele. Dirai loro: Quando voi sarete entrati nel paese, dove io sto conducendovi e mangerete del pane del paese, ne sottrarrete un’offerta al Signore”. (Num. 15, 18-19). E’ questa l’origine della Challah, il tipico pane ebraico, pane bianco che accompagna il giorno di sabato, lo shabbat, e le feste ebraiche. In origine e fin quando fu possibile, da questo pane era prelevata la decima che veniva offerta al sacerdote. Oggi non essendoci più il Tempio, si preleva comunque un pezzetto dell’impasto che viene messo da parte, bruciato in forno e non consumato.

La tradizione vuole che la preparazione di questo pane e il prelevamento dell’offerta dall’ impasto, siano compito esclusivamente femminile.

La Challah, pane bianco, soffice, leggermente dolce, è componente essenziale del pasto del sabato: solitamente assume la forma di una treccia e sulla tavola ne sono presenti due, simbolo della generosità di Dio che ogni sabato raddoppiava le porzioni di manna elargite agli israeliti in viaggio nel deserto. Dimensioni e intreccio della Challah variano, ma non a caso, poichè ogni tipo di intreccio ha un significato preciso: una treccia a due simboleggia l'amore, una a tre simboleggia la pace, la giustizia e la verità, una treccia a 12 o due da 6 servite insieme, rappresentano le 12 tribù di Israele e questa è una delle varianti meno diffuse tra gli ebrei europei.

Nella cultura tradizionale ebraica, importanza e rilevanza profonda assume anche il gesto dello spezzare il pane: il pane era un alimento fondamentale e spezzarlo significava volerlo condividere con qualcuno. La maggioranza del popolo ebreo mangiava lo stesso tipo di pane, mentre le classi sociali più abbienti potevano scegliere tra circa quaranta tipi di pane: rotondi, conici, con erbe, con miele, ecc... Molto diffuso era anche il pane d'orzo, mentre il pane di frumento era fatto in tre modi diversi, dal più rustico al più fine, ottenendo così un pane di uso comune o un pane da festa. Ad esempio, Abramo ordinò a sua moglie di preparare un pane fine per il Signore: “Allora Abramo andò in fretta nella tenda, da Sara, e disse: «Presto, tre staia di fior di farina, impastala e fanne focacce”. (Gen. 18, 6).

Nell’ ebraismo i riferimenti al pane sono innumerevoli: in quanto simbolo potente, il pane presenta molteplici elementi sia negativi che positivi.

Prendendo in esame la simbologia negativa del pane occorre partire dall’ origine della creazione, quando Dio, dopo aver generato il mondo, pone l’uomo nel paradiso terrestre. Il genere umano che si cibava di prodotti della natura, è cacciato dal paradiso terrestre: il profeta Isaia parla del pane dell’afflizione “Anche se il Signore ti darà il pane dell'afflizione e l'acqua della tribolazione, tuttavia non si terrà più nascosto il tuo maestro; i tuoi occhi vedranno il tuo maestro” (Is. 30,20), nei salmi troviamo un pane di lacrime “Tu ci nutri con pane di lacrime, ci fai bere lacrime in abbondanza”. (Sal. 80,6) “Di cenere mi nutro come di pane, alla mia bevanda mescolo il pianto” (Sal. 102,10) e addirittura un pane dell’empietà “mangiano il pane dell'empietà e bevono il vino della violenza” (Pr. 4,17). Tuttavia, nell’ ebraismo, predomina il contesto positivo nel quale vengono collocati il grano e il pane. Tutti i primi frutti del raccolto venivano offerti a Dio: importanza particolare è riservata alla Festa del Raccolto, chiamata anche Festa delle Settimane perché celebrata dopo sette settimane (sette giorni per sette settimane rimandano ai 50 giorni dopo Pasqua, che in greco prende il nome di Pentecoste) da Pesach: era l’occasione per offrire a JHWH due pani di grano! Tra le feste poi, rilevante anche quella di Hag ha-Matstot, la festa del Pane azzimo, in ricordo dell’impegno di non assumere pane lievitato per sette giorni.

Anche il pane della presenza ci permette di cogliere l’assoluto rilievo del pane nell’ ebraismo.

“Le disporrai su due pile, sei per pila, sulla tavola d'oro puro davanti al Signore. Porrai incenso puro sopra ogni pila e sarà sul pane come memoriale, come sacrificio espiatorio consumato dal fuoco in onore del Signore.

Ogni giorno di sabato si disporranno i pani davanti al Signore sempre; saranno forniti dagli Israeliti; è alleanza. I pani saranno riservati ad Aronne e ai suoi figli: essi li mangeranno in luogo santo; perché saranno per loro cosa santissima tra i sacrifici in onore del Signore.

È una legge perenne” (Lv. 24,5-9).

Si tratta di due pile di pane (12 focacce in totale) di pura farina di grano depositate nel tempio davanti al Santo dei Santi. Il numero delle focacce rappresenta il simbolo delle dodici tribù di Israele, poste innanzi a Dio. Il pane dunque come offerta sacrificale a Dio: un pane particolare, ottenuto da farine selezionate che rimandano alla purezza e alla prelibatezza del cibo “Farai una tavola di legno di acacia: avrà due cubiti di lunghezza, un cubito di larghezza, un cubito e mezzo di altezza” (Es. 25,23). “Poi pani azzimi, focacce azzime impastate con olio e schiacciate azzime cosparse di olio: di fior di farina di frumento” (Es. 29,2)

Nel suo significato concreto e simbolico, allora, il pane è un dono dall’ alto, da chiedere con umiltà,
da aspettare con fiducia, da condividere con gioia.
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Re: El magnar sagro: bestie e omani

Messaggioda Berto » ven ago 26, 2016 3:23 pm

El Nostro Pare


Ke łengoa parlało Dio? – Ła łengoa de ła preghiera

https://docs.google.com/file/d/0B_VoBnR ... tpTkk/edit

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Pare nostro k'a te stè dapartuto,
entel çeło darente e drento łe stełe,
e so ła tera a rente e drento ogni gran de poldre.

Par tuti lè santo el to nome,
ente ogni dì vive el to regno,
ke ła vegna senpre fata ła to volontà
ente łi çełi e ente ła tera.

Pare nostro
dane anca ancò on toco de pan bon
come k'a te ghe lo dè a tute łe creadure,

scançełane i debeti
come k'a femo naltri co łi nostri fradei,
e no sta màsa tentarne col mal
ma aiane a k'a se ło tegnemo lonsi.

Ke cusì sipia ancò e diman!


Preghiere de l'omo e comande divine
viewtopic.php?f=24&t=483

Pan, pane, panos, panis, panico, panocia, paneło
viewtopic.php?f=31&t=935
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Re: El magnar sagro: bestie e omani

Messaggioda Berto » sab ago 27, 2016 11:12 pm

Anca le regołe so cosa magnar e cosa no, de i cristiani, de łi ebrei e dei musulmani, łe fa parte de sto mondo de superstision co raixe pristoreghe


Magnar kosher
viewtopic.php?f=197&t=2140

Magnàri vèneto-ebraici
viewtopic.php?f=31&t=2170


Magnari proibii e parmesi par i musulmani: halat e haram
https://it.wikipedia.org/wiki/Halal
https://it.wikipedia.org/wiki/Har%C4%81m
https://www.al-islam.org/it/articles/al ... citi-haram


Prescrizioni alimentari per i cristiani
https://ilcommensale.wordpress.com/2009 ... -cristiani
http://cristianità.it/cosa-come-quanto-devono-mangiare-i-cristiani
http://tavolareligioni.altervista.org/l ... lcuni-cibi


Prescrizioni alimentari per i buddisti
http://www.forumdellereligioni.com/publ ... -e-il-cibo


Prescrizioni alimentari nelle varie religioni
http://religionando.jimdo.com/lezioni/c ... -religioni
http://www.comune.tivoli.rm.it/files/al ... 04-5-6.pdf
http://www.amando.it/societa/mondo/diff ... gioni.html
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Re: El magnar sagro: bestie e omani

Messaggioda Berto » dom ago 28, 2016 7:38 am

Le prescrizioni alimentari dei cristiani

https://ilcommensale.wordpress.com/2009 ... -cristiani


Dei divieti alimentari della Torah, Gesù Cristo, ebreo palestinese della tribù di David, ha fatto carta straccia: «Ascoltatemi tutti e intendete bene: non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa contaminarlo; sono invece le cose che escono dall’uomo a contaminarlo» e ancora: «Siete anche voi così privi di intelletto? Non capite che tutto ciò che entra nell’uomo dal di fuori non può contaminarlo, perché non gli entra nel cuore ma nel ventre e va a finire nella fogna?» (Mc 7:14,19).

La comunità cristiana delle origini si divise fin da subito sul rispetto delle regole alimentari ebraiche. Quando l’apostolo Pietro, nato da famiglia ebrea, accettò l’invito a cena di Cornelio, un centurione romano, alcuni cristiani non esitano a rimproverarlo: «Sei entrato in casa di uomini non circoncisi e hai mangiato insieme con loro!» (Ac 11:3). Pietro conosceva bene quel divieto «Voi sapete che non è lecito per un Giudeo unirsi o incontrarsi con persone di altra razza; ma Dio mi ha mostrato che non si deve dire profano o immondo nessun uomo.» (Ac 10:28). Nella lettera ai Galati si legge che Pietro «prima che giungessero alcuni da parte di Giacomo, prendeva cibo insieme ai pagani; ma dopo la loro venuta, cominciò a evitarli e a tenersi in disparte, per timore dei circoncisi» (Ga 2:12).

Se i primi cristiani di origine ebraica hanno continuato a osservare le prescrizioni alimentari della Bibbia di Israele, la conversione dei pagani al cristianesimo ha spinto gli apostoli ad accantonare quei divieti. Ancora dagli Atti apprendiamo una visione di Pietro: «Gli venne fame e voleva prendere cibo. Ma mentre glielo preparavano, fu rapito in estasi. Vide il cielo aperto e un oggetto che discendeva come una tovaglia grande, calata a terra per i quattro capi. In essa c’era ogni sorta di quadrupedi e rettili della terra e uccelli del cielo. Allora risuonò una voce che gli diceva: “Alzati, Pietro, uccidi e mangia!”. Ma Pietro rispose: “No davvero, Signore, poiché io non ho mai mangiato nulla di profano e di immondo”. E la voce di nuovo a lui: “Ciò che Dio ha purificato, tu non chiamarlo più profano”».

Ai tempi del primo Concilio tenuto dagli apostoli a Gerusalemme, più o meno nel 50 d.C., fu presa la decisione di limitare il più possibile la distinzione tra animali leciti e proibiti, cibo puro e impuro. «Abbiamo deciso, lo Spirito Santo e noi, di non imporvi nessun altro obbligo al di fuori di queste cose necessarie: astenervi dalle carni offerte agli idoli, dal sangue, dagli animali soffocati e dalla impudicizia. Farete cosa buona perciò a guardarvi da queste cose» (Ac 15:28-29). Vale la pena sottolineare che nel medesimo Concilio venne tolto per i cristiani l’obbligo della circoncisione, importantissimo sigillo identitario per gli ebrei ai quali era proibito frequentare, avere rapporti e anche solo salutare i non circoncisi. Con quelle decisioni la Chiesa primitiva usciva dai confini etnico-religiosi di Gerusalemme e del giudaismo. Non con il senso e il fine di un atto di ribellione nei confronti dell’integralismo israelita ma come strumento funzionale ad una predicazione non discriminatoria, a tutto campo, finalizzata alla diffusione del Vangelo di Cristo allora non ancora scritto.

Nella prima lettera ai Corinti San Paolo affronta ancora il tema del cibo con la sua consueta determinazione e intelligenza. Sulle carni immolate agli idoli: «…noi sappiamo che non esiste alcun idolo al mondo e che non c’è che un Dio solo.» (I Co 8:4) E ancora più avanti: «”Tutto è lecito!”. Ma non tutto è utile! “Tutto è lecito!”. Ma non tutto edifica. Nessuno cerchi l’utile proprio, ma quello altrui. Tutto ciò che è in vendita sul mercato, mangiatelo pure senza indagare per motivo di coscienza, perché del Signore è la terra e tutto ciò che essa contiene. Se qualcuno non credente vi invita e volete andare, mangiate tutto quello che vi viene posto davanti, senza fare questioni per motivo di coscienza. Ma se qualcuno vi dicesse: “È carne immolata in sacrificio”, astenetevi dal mangiarne, per riguardo a colui che vi ha avvertito e per motivo di coscienza; della coscienza, dico, non tua, ma dell’altro. Per qual motivo, infatti, questa mia libertà dovrebbe esser sottoposta al giudizio della coscienza altrui? Se io con rendimento di grazie partecipo alla mensa, perché dovrei essere biasimato per quello di cui rendo grazie?» (I Co 10:25-30).

Nella sua epistola ai Romani (Rm 14), Paolo scrive: «Accogliete tra voi chi è debole nella fede, senza discuterne le esitazioni. Uno crede di poter mangiare di tutto, l’altro invece, che è debole, mangia solo legumi. Colui che mangia non disprezzi chi non mangia; chi non mangia, non giudichi male chi mangia, perché Dio lo ha accolto» … «Io so, e ne sono persuaso nel Signore Gesù, che nulla è immondo in se stesso; ma se uno ritiene qualcosa come immondo, per lui è immondo. Ora se per il tuo cibo il tuo fratello resta turbato, tu non ti comporti più secondo carità. Guardati perciò dal rovinare con il tuo cibo uno per il quale Cristo è morto! Non divenga motivo di biasimo il bene di cui godete! Il regno di Dio infatti non è questione di cibo o di bevanda, ma è giustizia, pace e gioia nello Spirito Santo». (Rm 14:2-4, 14-17)

Il sangue

Il divieto di consumare il sangue, oggi non più così ferreo, è stato a lungo rispettato dei cristiani così come confermato da Tertulliano di Cartagine ( 155-220 ca. ), apologista, polemista, teologo e moralista, il quale dimostra l’assurdità delle accuse contro i cristiani, e come stragi e calunnie ottengono l’effetto contrario. Sua è la famosa frase sanguis semen cristiano rum (il sangue è semente di cristiani). Nella sua Apologia del cristianesimo (IX, 9-15) così si esprime: «Arrossisca la vostra aberrazione davanti a noi cristiani, che non consideriamo il sangue degli animali neppure come cibo ammesso nei pranzi, e per questa ragione ci asteniamo dagli animali uccisi per soffocamento o morti naturalmente, per non essere in alcun modo contaminati dal sangue, anche se giace sepolto fra le viscere». Nel 692, il Concilio in Trullo (palazzo imperiale di Costantinopoli) vieta espressamente il consumo di qualsiasi alimento contenente sangue, e stabilisce la scomunica per il popolo che contravvenga al veto e la destituzione per i sacerdoti.

Le carni equine

Alcune prescrizioni alimentari si affacciano di quando in quando nella storia della cristianità. Nel 732, i cavalieri franchi di Carlo Martello nei dintorni di Tours mettono un freno all’ espansionismo musulmano e papa Gregorio III pone fine con una epistola al consumo di carne equina: i quadrupedi si sono mostrati troppo preziosi per venire banalmente macellati. Il successore di Gregorio, Zaccaria I, scaglia un ulteriore anatema sulla carne di cavallo con l’intento di discriminare gli invasori Germani che si cibavano delle carni immolate al culto di Odino. Il sacrificio pagano diventa quindi la vera ragione dell’interdetto alimentare. Tracce di questa avversione nei confronti delle carni equine (il cui consumo fu ri-considerato “lecito” per la Chiesa all’epoca della Ritirata di Russia) permangono ancora in molte aree cristiane che considerano il cavallo “impuro” o “abominevole” dal punto di vista religioso, in questo inconsapevolmente d’accordo con l’Islam e l’Ebraismo.

L’astinenza e il digiuno

La Scrittura non comanda ai cristiani di digiunare o di astenersi dal consumo delle carni. Ma allo stesso tempo, la Bibbia presenta il digiuno come qualcosa di buono, proficuo e che ci si aspetta. Secoli di tradizione spirituale cristiana avevano conservato le pratiche dell’astinenza e del digiuno come un memoriale necessario. Oggi la chiesa cattolica propone (non obbliga a) l’astinenza dalla carne solo nei venerdì di quaresima, permettendo la sostituzione di questa pratica con altre opere nei venerdì del resto dell’anno. Le chiese ortodosse invece conservano una legislazione molto precisa riguardo all’astinenza da alcuni alimenti e i fedeli vi si attengono con estrema serietà. Resta difficile da comprendere perché mai astenersi dalle carni e poter invece mangiare la carne… di pesce, che oggi è più ricercata e più costosa della carne stessa.

Una notazione. Nel cinquecento, il Concilio di Trento fu indetto sull’onda della Controriforma Luterana anche con lo scopo di imporre alla Chiesa Cattolica usi e contegni più frugali e controllati. Il nuovo corso della morale ecclesiale s’impose di stigmatizzare la cucina grassa del Medioevo predicando l’astinenza dalle carni il venerdì e per tutta la Quaresima. Le aringhe e il merluzzo seccato o salato erano uno dei principali commerci dell’epoca: cibi poco costosi, proteici, facilmente trasportabili e conservabili permettevano ai fedeli di salvare l’anima riempiendo lo stomaco. Ciò che è poco noto e che un Padre Conciliare, il Cardinale Olao Magno, fece uso di tutta la sua influenza per convincere i suoi “colleghi” a pronunciarsi a favore dello stoccafisso, indicandolo come cibo adatto a sostituire le carni, cibo lussurioso e grasso che induceva al peccato. E ci riuscì. Per la cronaca Olao Magno era il nome latinizzato di Olaf Manson arcivescovo di Uppsala, primate di Svezia, la cui famiglia commerciava in stoccafisso da secoli… Comunque sia, oggi il presupposto religioso (che divieto non è) è scivolato lentamente verso la norma dietetica: ci si astiene da determinati cibi più per salvaguardare la propria linea che l’anima!

Qualche eccezione

Alcuni gruppi religiosi cristiani continuano a osservare i precetti alimentari della Bibbia. È il caso degli Avventisti e raccomandano una dieta ovo-latteo-vegetariana e il rispetto degli interdetti biblici sugli animali. E si ritengono che “la distinzione tra gli animali puri e impuri fu operata all’epoca di Noè, molto tempo prima dell’esistenza di Israele”. E si raccomandano anche di astenersi dal fumare e dal consumare alcol, e caffè (considerate lente forme di suicidio, contrarie quindi al comandamento “non uccidere”). Per questo motivo nelle celebrazioni eucaristiche usano succo d’uva anziché vino. Gli Avventisti si astengono dal consumo del sangue ma non si oppongono alla trasfusione terapeutica com’è consuetudine per i Testimoni di Geova. Per questi ultimi le regole alimentari della Bibbia non sono vincolanti (sangue escluso) e non hanno alcuna preclusione sul consumo del vino e degli alcolici ma considerano il fumo come una disobbedienza al dettato di San Paolo “purifichiamoci da tutte le sozzure della carne e dello spirito”. I Mormoni non osservano le prescrizioni alimentari della Bibbia riguardanti gli animali ma raccomandano di non cibarsi di sangue. Si astengono dal fumo, dall’alcol, dal tè e dal caffè.

Nonostante questi tre gruppi si oppongano al consumo del sangue, nessuno di loro richiede pratiche rituali particolari per l’abbattimento degli animali, come quelle proprie degli ebrei. Ignorano anche la norma biblica che vieta di mescolare la carne al latte.

L’ordine religioso dei Certosini fa della privazione costante di ogni carne un elemento fondamentale della sua regola al capitolo 7 del loro Statuto si legge: “ Secondo un’abitudine introdotta dai nostri padri fondatori e sempre guardata con particolare rispetto, noi abbiamo rinunciato all’uso della carne. Questo è un tratto caratteristico dell’Ordine e un segno della austerità eremitica in cui, con l’aiuto di Dio, noi abbiamo scelto di vivere”.

Si può dunque concludere che i cristiani, con l’eccezione di qualche gruppo minore, non conoscono né praticano forme di privazione-esclusione alimentare a fini religiosi. E se oggi i cristiani d’Occidente non mangiano topi o cani, ciò è da ascrivere solo a costumi e pratiche culinarie e non a divieti religiosi.




Le regole sul cibo per la religione cristiana: queste le parole di Gesù

http://cristianità.it/cosa-come-quanto-devono-mangiare-i-cristiani

Il modo di alimentarsi, per qualsiasi cultura esistente, è sempre stato condizionato dalla religione. Spieghiamo, ad esempio, l’importanza che rivestiva nel Medioevo la ritualità quando si mangiava: i cristiani, quando bevevano, sorseggiavano cinque volte, perché cinque erano le piaghe di Gesù; ogni boccone di cibo doveva essere equamente diviso in quattro parti, che rappresentavano Padre, Figlio e Spirito Santo, mentre l’ultimo Maria, la Madre di Gesù.

In tutte le religioni, quindi non solo in quella cristiana, il cibo è considerato elemento naturale e indispensabile per la sopravvivenza, ma anche giustamente considerato un dono del Cielo: i momenti dedicati all’alimentazione significano atto sacro e ringraziamento nei confronti di Dio. Atto sacro perché bisogna rispettare l’alto valore spirituale di moderazione e virtù, ringraziamento perché Dio permette a tutti i suoi figli di cibarsi, assicurando loro la vita. Da ciò derivano determinate regole alimentari, seguite scrupolosamente dai cristiani: purificazione e redenzione hanno regolato sempre l’alimentazione dei fedeli, i quali in passato potevano, anche grazie al cibo, distinguersi dai non-credenti, dai non-eletti.

Nella religione cristiana, a differenza di quella ebraica e islamica, non esistono regole o divieti alimentari, fuorché appunto il precetto di consumare il cibo con moderazione, evitando gli eccessi e, quindi, sfuggendo il troppo sottovalutato peccato di gola. La passione per il cibo è uno dei sette vizi capitali, perché è, in qualche modo, cedimento al piacere. Per questo motivo i monaci hanno l’abitudine di digiunare. E’ bene, però, ricordare che l’evento più importante della religione cristiana, che porta alla salvezza dell’uomo, è l’Eucarestia: durante l’ultima cena, per celebrare la Pasqua ebraica, gli apostoli e Gesù mangiarono l’agnello, il pane azzimo, le erbe amare e bevvero il vino rosso: un evento che i cattolici ricordano e rivivono ogni giorno nella Santa Messa.

Il figlio di Dio si è fatto uomo, per redimerci dai peccati e, nella sua vita terrena, aveva abitudini terrene come appunto quella di consumare cibi e bevande. Cosa mangiava Gesù Cristo non è un mistero, ricordiamo le sue parole secondo il Vangelo di Matteo:

“Non è ciò che entra nella bocca che contamina l’uomo; ma è quel che esce dalla bocca che contamina l’uomo […] Non capite che tutto ciò che entra nella bocca se ne va nel ventre, e viene espulso nella fogna? Ma le cose che escono dalla bocca procedono dal cuore; sono esse che contaminano l’uomo. Poiché dal cuore provengono pensieri malvagi, omicidi, adulteri, fornicazione, furti, false testimonianze, maldicenze. Queste sono le cose che contaminano l’uomo; ma il mangiare senza lavarsi le mani non contamina l’uomo” (Mt 15,11; Mt 15,17-20).

QUALI SONO LE REGOLE DELLA CHIESTA CATTOLICA RIGUARDO IL CIBO?

Fondamentalmente, come abbiamo letto sopra, la religione cristiana non ha elaborato un elenco di cibi proibiti, considerando che bisogna consumarli con moderazione. Ricordiamo, però, che ci sono due precetti fondamentali che tutti i buoni cristiano osservano scrupolosamente:

divieto di consumare carne nel venerdì santo;
obbligo del digiuno in alcune circostanze particolari come il mercoledì delle ceneri e il venerdì santo.


Dixem ke lavarse le man vanti de magnar lè on ben, come anca vanti de strenxar altre man, come par on dotor tocar on pasiente o par on kirurgo operar, come lavarse la boca e tuto el corpo vanti de far a l'amor.
Anca el batexo lè on lavarse, come pur coeło vanti de çerte çeremogne rełijoxe o de pregar.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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